LA GRAN BESTIA E LA SUA CODA (7)

LA GRAN BESTIA E LA SUA CODA (7)

LA GRAN BESTIA SVELATA AI GIOVANI

dal Padre F. MARTINENGO (Prete delle Missioni

SESTA EDIZIONE – TORINO I88O

Tip. E Libr. SALESIANA

XIV.

CONTINUA A MOSTRARSI LA FEROCIA DELL’ ORSO.

Voi conoscete senza dubbio la storia del Battista: uomo di tale innocenza e santità di vita, che gli stessi Giudei lo pigliavano in iscambio dell’aspettato Messia, di tal zelo e coraggio, che in faccia Erode ripetea franco il suo non licet, come in faccia all’ultimo dei soldati: tanto che esso Erode (per quanto malvagio) ne fa grande stima, e lo temeva e molte cose facea secondo i suoi consigli. Vedete, giovani miei, l’uomo franco e sicuro come sa farsi rispettare anche dai tristi! Ma Erode era uno dei molti, un debole, vo’ dire, che lasciavasi dominare all’umano rispetto. Fra le danze e l’ebbrezza d’un convito giura a sua figlia di farle qual grazia fosse per dimandargli, e la figlia, istigata dalla madre, chiede il capo del Battista. Il re all’audace dimanda si turba, si contrista. Giovanni è un santo (pensa); come mai permetterò io che si versi il suo sangue? — Ma la figlia insiste, i convitati secondano, applaudono … Il re ha giurato (dicono), è obbligato a mantenere: battono le mani alle ripetute istanze d’Erodiade. Ed ecco Erode soffocare i rimorsi, e per un vile rispetto dei suoi convitati, ce l’ attesta chiaro il Vangelo, propter simul discumbentes, consentire alla scellerata dimanda. Di lì a poco il capo insanguinato del Battista era a in giro in un vassoio fra i canti e le danze… Quel sacro labbro è chiuso finalmente; ma Erode il guarda (dice s. Ambrogio) e ancor ne ha paura. Oh se egli avesse avuto un po’ di quel coraggio, che tanto ammirava nel Battista! – Né solo il Precursore di Cristo, ma Cristo stesso, può dirsi, fu ucciso dall’umano rispetto. L’avarizia è vero, il tradì, la rabbia, la gelosia, l’odio, l’invidia lo trascinarono ai tribunali, lo coprirono di piaghe, lo colmarono d’obbrobrii e di scherni, ma l’umano rispetto fece ancora di più, l’umano rispetto lo condannò alla morte, fu cagione del più grande delitto che mai siasi commesso, che mai si possa commettere sulla terra: uccidere un Dio! un Dio venuto per salvarci!.. Ponete mente a ciò che ne racconta s. Giovanni nel suo Vangelo. Gesù vien tratto al tribunale di Pilato: i sacerdoti, e i principi della sinagoga col popolazzo da loro sedotto, fan ressa intorno al Pretorio, vogliono Cristo condannato alla morte. Ma Pilato sa ch’Egli è innocente, sa che per invidia l’han tradito nelle sue mani, ed è risoluto di liberarlo. Vediamo come si destreggia. — Di che accusate quest’uomo? — dimanda ai Giudei; ed essi: — se non fosse un malfattore non te l’avremmo dato nelle mani. — Che bella ragione! (dovea risponder loro Pilato) e pretendete che sulla vostra parola condanni un uomo alla morte? Suvvia! quale è il suo delitto? Fuori le prove, fuori i testimoni Nulla di ciò; ma come s’accorge che a ogni modo vogliono morto Gesù, cerca sbrigarsene, abbandonando Gesù alla lor discrezione. — Se è un malfattore, pigliatevelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge. — Ma i Giudei che di tal morte volevano gettar tutta l’odiosità sopra il Preside Romano: — a noi non è lecito sentenziare alcuno di morte; — rispondono. – Il Preside allora entra nel pretorio chiama davanti a sé il reo, e come avea sentito certe voci che l’accusavano di farsi re, l’interroga: Sei tu proprio il re de’ Giudei? E Cristo non nega, anzi il conferma, dichiarandogli la natura del suo regno, che non ha nulla di simile co’ regni di questo mondo, come quello, che essendo spirituale, non mira ad altro che alla salute dell’anime e al trionfo della verità sulla terra. Pilato ch’era uno scettico bell’e buono: Quid est veritas? gli dimanda crollando le spalle; e senz’aspettare altra risposta, pianta li Gesù, esce sul loggiato del pretorio e dice a’ Giudei: ——. Io non trovo in lui alcun delitto. — Ma siccome i Giudei insistono e vogliono ad ogni modo la sua condanna. Pilato immagina un suo espediente, una di quelle che si chiamano mezze misure, che tanto piacciono ai devoti dell’umano rispetto. I Giudei per la Pasqua avevano il privilegio di liberare un lor prigioniero qual volessero. Ora, trovandosi appunto in prigione un tal Barabba macchiato di sedizioni, di furti e d’omicidi: — E uomo così sozzo e scellerato costui (pensò Pilato), che Gesù vi guadagnerà immensamente al paragone; e volto ai Giudei: — Chi volete che io vi rilasci? Barabba o Gesù? — Ma il ripiego gli andò fallito; ché i sacerdoti, i principi, e con essi tutto il popolo (udite plebiscito!) gridarono a’ una voce: — Non hunc, sed Barabbam! Ma e che farò di Gesù? – Alla croce! alla croce! viva Barabba, morte a Gesù! — A Pilato cadde il cuore. Ei conosceva (già l’abbiam detto) l’innocenza di Gesù, e non avrebbe voluto condannarlo per tutto l’oro del mondo. Era  un onest’uomo Pilato, un buon impiegato; chi ne dubita?… Ma impiegato (avverte Tommaseo) è parola che ti dice implicamenti ed impicci. E quali impicci ? Da una parte ti bisogna contentare il padron che ti paga, pensar come lui, parlar come lui…. insomma baciar basso. Dall’altra, palpare, adulare il popolo che sta sotto, guardarsi dall’irritarlo, dal contradirlo… Cosicché, tra chi sta sopra e chi sta sotto, il povero impiegato si trova come tra due morse di una tanaglia… Giovani miei, non vi fa gola la sua sorte? Pensateci un poco per quando dovrete scegliervi una carriera; io torno al mio Governatore della Giudea. Il quale, sentendo ingrossar la burrasca, e fallito il primo ripiego, ne trovò subito un altro, non solo inutile questa volta, ma crudele. — Si flagelli Gesù; così  data una satisfazione all’odio e alla rabbia popolare, potrò metterlo in libertà. — Gesù dunque è orribilmente flagellato, poi abbandonato alle mani d’una vile e barbara soldataglia, che l’incoronano di spine, lo mascherano da re, lo caricano di percosse, il satollano di scherni… E Pilato? Pilato, quando il vede sì malconcio… da una parte credo in cuore ne fremesse, ma dall’altra si consola un poco e dice: – Ora i suoi nemici saranno contenti! — E pigliato per un braccio Gesù, lo trae alla loggia, e lo presenta al popolo affollato. Povero Gesù! era così malconcio e sfigurato che quasi più non si conosceva. Di che Pilato nel presentarlo: — ecco l’uomo che m’avete condotto (disse loro) Ecce homo! Quasi dir volesse: guardate se vi par più quello! E se alcuna colpa è in lui, non l’ho castigato d’avanzo? Or bene, sappiate ch’io ve l’ho condotto qui per ripetervi, ch’io non trovo in lui di che condannarlo alla morte. — Ma a queste parole i pontefici, i ministri, tutto il popolo di nuovo con più alte grida: — Alla croce! alla croce! — E Pilato: — Ma io non me la sento di condannare un innocente. Se assolutamente morto il volete, io non entro, pigliatevelo, condannatelo voi. — E il popolo più forte ancora: — alla croce! alla croce! tu devi condannarlo alla croce, perché ei s’è fatto figlio di Dio. — A queste grida ripetute Pilato, (dice il Vangelo) magis timuit. Gli venne la tremarella, la solita tremarella di chi si fa schiavo dell’umano rispetto. Pure la giustizia, la dignità, la coscienza… Ah la coscienza gridava ancor più alto del popolo e gridava a favor di Gesù. Pilato non ha pace, chiama di nuovo Gesù così piagato, insanguinato, col volto pallido, gli occhi spenti… Avrebbe dovuto gettarsi a’ suoi piedi, chiedergli perdono d’averlo così trattato dopo averlo più volte e riconosciuto e dichiarato innocente … Invece si mette sul fiscaleggiare. Pare che sul punto di darsi vinto all’umano rispetto sperasse con ulteriori interrogatori trovar tanta colpa in Gesù da poter dire a se stesso: – Ora posso condannarlo in buona coscienza. – Perciò l’interroga: – Unde es tu? – Donde ci sei venuto?.. Pilato più non meritava risposta, e Gesù tacque.. Questo silenzio punse la vanità e la boria dell’alto impiegato: — Ah sì neh? non ti degni rispondermi? Non sai tu forse che sta in man mia il crocifiggerti o il metterti in libertà? — Qui Gesù buono volle fargli ancora una grazia, dargli un’ultima lezione : — Non avresti potere alcuno sopra di me se non ti fosse dato dal cielo. — Vedete! Lo richiama a serii pensieri, come volesse dirgli: — Bada, o Pilato: tu stai per cedere a coloro che mi gridano la morte. Ma sappi: che lassù c’è Uno da cui tieni il comando, Uno che, se tu condanni me nel tempo, condannerà te nella eternità: perocché, grande peccato sarebbe il tuo, benché maggiore sia quello di chi mi ti ha dato nelle mani. — Divina minaccia, che rispondeva agli intimi pensieri di Pilato, il quale in procinto di condannare Gesù, già cercava farsi una falsa coscienza, rovesciando ogni colpa, come fece più tardi colla sciocca mostra di lavarsi le mani, sui nemici di Gesù. Pilato ancora una volta ne è scosso; l’accento di quest’uomo misterioso, che in mezzo agli strazi del suo corpo par non soffra, par non tema che per lui, e gli parla con tanta pace e maestà, gli è un lampo di luce… ei nicchia, ei dubita ancora. Ma i sacerdoti scaltri, che ben conoscevano il lato debole del Presidente: — Gesù vuol farsi re: (gli gridano); se tu il salvi, ti fai nemico di Cesare; e allora?… addio la sua grazia, addio l’impiego. — Pilato più non regge, Pilato s’arrende; siede pro tribunali, fa per scrivere… ma la mano gli trema, è pallido come un cadave, ha gli occhi stravolti … Di nuovo si alza, di nuovo presenta Gesù ai Giudei: — Ecco, dicendo loro, il vostro re. — Ma essi urlano da capo: — Tolle, tolle, crucifige eum. — E Pilato: —Crocifiggerò io il vostro re? — Chere? (rispondono gli invasati) non abbiamoaltro re che Cesare, noi. —A tal parole Pilato si dà vinto. Coidue spauracchi davanti alla mente,del popolo da una parte e di Cesaredall’altra, e pur maledicendoin cuor suo e Cesare e il popolo adun tempo, preme dentro un istantel’angoscia e i rimorsi, di nuovosiede e scrive con rapidità febbrilel’iniqua sentenza: — Gesù sia crocifisso!. Orrore! Un Dio condannatoa morte, per paura dell’uomo!

LA GRAN BESTIA E LA SUA CODA (8)

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.