LE GRANDI VERITÀ CRISTIANE (9)

ADOLFO TANQUEREY

LE GRANDI VERITÀ CRISTIANE CHE GENERANO NELL’ANIMA LA PIETÀ (9)

Vers. ital. di FILIPPO TRUCCO, Prete delle Missioni

ROMA DESCLÉE & C. EDIT. PONTIF. – 1930

NIHIL OBSTAT – Sarzanæ, 8 Maji 1930 J. Fiammengo, Rev. Eccl.

IMPRIMATUR Spediæ, 8 Maji 1930 Can, P. Chiappani, Del. Generalis.

PARTE PRIMA

Gesù vivente in noi per comunicarci la sua vita

CAPITOLO IV.

Maria Madre nostra e nostra Mediatrice.

Nella vita cristiana la parte principale la fa Dio; e, dopo di Lui, Gesù Cristo, che è la via, la verità e la vita. Ma se Dio è nostro Padre e Gesù nostro Fratello, ci occorreva, nella vita soprannaturale, anche una madre che fosse pronta a piegarsi teneramente verso di noi e farci da mediatrice presso il Figlio: mediatrix ad mediatorem. Per sodisfare a questo bisogno della nostra natura, Dio assegnò a Maria un ufficio, secondario è vero, ma importantissimo nella nostra vita soprannaturale. Il fine ultimo delle nostre aspirazioni, il primo oggetto delle nostre adorazioni e del nostro amore è certamente il Dio vivo e vero, la santissima Trinità, che si degna di farci partecipare alla sua vita. Il mediatore necessario per andare al Padre, la causa meritoria ed  esemplare della vita divina che ci è comunicata, è il Verbo incarnato, è Gesù a cui siamo incorporati. Ma questo Gesù ci fu dato per Maria, per Maria quindi andremo a Lui, come per Lui andremo al Padre. Avendo esposta la parte che la santissima Trinità e il Verbo incarnato hanno nella vita cristiana, ci resta ora a dire di quella di Maria. Possiamo compendiarla in una parola sola: Maria è la nostra mediatrice presso il Mediatore: mediatrix ad mediatorem. Questa mediazione ha per fondamento il glorioso suo titolo di Madre di Dioe di Madre degli uomini, e per conseguenza usadivozione speciale da parte nostra alla Santissima Vergine e a Gesù vivente in Mania. Sono quindi quattro le verità che dobbiamo qui illustrare:

1° Maria madre di Dio e madre degli uomini.

2° Maria mediatrice universale di grazia.

3° La nostra divozione a Maria.

4° La nostra divozione a Gesù vivente in Maria.

ART. I. — MARIA MADRE DI DIO E MADRE DEGLI UOMINI.

Pensatamente poniamo insieme questi due titoli così gloriosi per Maria e così consolanti per noi, perché nello stesso tempo la Vergine benedetta divenne madre di Dio e madre nostra.

1° Maria, Madre di Dio.

A) RAGIONE DI QUESTO TITOLO. La divina maternità di Maria avvenne nel benedetto dì dell’Annunciazione. Maria se ne stava nella casetta di Nazareth e pregava per la venuta del Messia. Ed ecco che dal cielo è inviato un Angelo per annunziare alla terra la venuta del promesso Liberatore. « Va, scrive il Berulle (Vie de Jésus, cap. VII, Oeuvres de Berulle; ed. 1657, p. 311), non alla trionfatrice Roma, non alla dotta Atene, non alla superba Babilonia, e neppure alla santa Gerusalemme: va in un angolo della Galilea, a un ignoto paesello… In questa Nazareth vi è una casetta che chiude il tesoro del cielo e della terra: vi è una Vergine più grande insieme del cielo e della terra, Vergine eletta da Dio a chiudere nel suo seno l’universo. A questa Vergine volge Dio il suo sguardo; ed ella rimira Dio, occupata di Lui, elevata a Lui. A questa Vergine invia Dio il suo Angelo. » – L’Angelo, entrato nell’umile casetta, fa un inchino a Maria, e, in nome di Dio di cui è messaggero, le rivolge queste parole: « Ti saluto o piena di grazia, il Signore è teco, tu sei benedetta fra le donne » (Luc. I, 28). Parole semplici in apparenza, ma piene di profondo significato. È Dio stesso che proclama la sua stima e la sua venerazione per l’umile verginella: Ella sola fra tutte le creature attira su di sé gli sguardi amorosi della santissima Trinità; perché, come dichiara Pio IX nella Bolla Ineffabilis : « Maria possiede tale pienezza di santità e di innocenza che, dopo Dio, non se ne può immaginare maggiore. I Padri apertamente dissero che questo saluto, inaudito, solenne, senza precedenti, riconosceva la Vergine Madre come sede di tutte le grazie divine, ornata di tutti i doni dello Spirito Santo, tesoro quasi infinito e abisso inesauribile delle grazie celesti ». Il Signore è quindi con Lei e in Lei, nel più intimo dell’anima sua, e la viene ornando di tutte le virtù e cagionando in Lei disposizioni perfettissime che Maria riceve ed applica con filiale docilità. Ma l’umiltà è pari in Lei alla santità; onde, tutta turbata dall’elogio dell’Angelo, non sa che dire e tace. L’Angelo la rassicura: « Non temere, o Maria, tu hai trovato grazia dinanzi a Dio. Ecco che concepirai nel seno e partorirai un figlio a cui porrai nome Gesù. Ei sarà grande; verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Iddio gli darà il trono di David suo padre; regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine » (Luc. I, 30-32). A una figlia di Giuda, nutrita della lettura dei Profeti di Israele, il senso di queste parole non poteva rimaner dubbio: era un dirle che sarebbe la madre del Messia. Maria ben lo capisce, ma, prima di dare il suo consenso, chiede uno schiarimento; « Come avverrà questo, dacchè io non conosco uomo? dacchè ho risoluto di serbarmi vergine? ». Tale risoluzione non poteva dispiacere al Dio di ogni purità che gliela aveva ispirata. Quindi per bocca dell’Angelo la assicura che la sua verginità non ha nulla da temere da questa divina maternità: « Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti avvolgerà come ombra; onde il da te generato santo sarà chiamato Figlio di Dio ». – Cessa ormai ogni esitazione, e la Vergine, non meno ubbidiente che pura, dice umilmente: « Ecco la serva del Signore: si faccia a me secondo la tua parola ». Or dunque, nota Bossuet (Quarto Sermone per l’Annunciazione, édit. Lebarcq, t. III, p. 435-436.), « Maria non inorgoglisce della novella dignità di Madre di Dio; e, senza abbandonarsi a trasporti di gioia, che sarebbe stata pur tanto giusta, dichiara soltanto la sua sottomissione. Dischiudonsi subito i cieli e mille torrenti di grazie scendono su Maria; viene come inondata di Spirito Santo che tutta la compenetra; il Verbo si forma un corpo del suo sangue purissimo; il Padre la copre della sua virtù e genera anche nel seno di Maria quel Figlio che eternamente genera nel suo seno… Or come poté operarsi un così grande miracolo? È l’umiltà che fece Maria atta a contenere la stessa immensità. Per la vostra umiltà, o Vergine beatissima, ricevete per la prima in voi Colui che è destinato a tutto il mondo. Voi diventate il tempio di un Dio incarnato; e l’umiltà onde siete piena gli rende così gradita questa dimora che, per grazia particolare, vuole che per lo spazio di nove interi mesi Voi possediate da sola il bene comune di tutto l’universo ». – In quello stesso momento che Maria pronuncia il suo fiat, il Verbo si fa carne e abita tra noi: « Verbum caro factum est et habitavit in nobis! » (S. Giov., I, 14 Ed ecco che gli Angeli discendono dal cielo per adorare, su quel sì puro altare del seno di Maria, il Dio fatto uomo, secondo il detto della Scrittura (Hebr. I, 6): « Lo adorino tutti gli Angeli di Dio! ». Risulta chiara da tutta questa narrazione la grande verità che Maria è Madre di Dio. Ella è infatti Madre di Gesù, l’eterno Figlio di Dio, uguale in tutto al Padre, è Madre di un Figlio-Dio e quindi Madre di Dio. Perché la maternità termina alla persona; ciò che una madre genera non è solo un corpo ma una persona umana. Onde ciò che Maria concepì e partorì è la Persona di Cristo, la Persona del Verbo incarnato: Maria è quindi veramente la Madre del Verbo, la Madre di Dio. Tal è pur la dottrina dei Padri. Quando Nestorio volle distinguere due persone in Cristo e affermare che Maria, pure essendo Madre di Cristo, non era Madre di Dio, l’intiero popolo cristiano si sollevò a protesta, s’adunò in Efeso un Concilio ecumenico e proclamò altamente che, se in Cristo vi sono due nature, la divina e l’umana, non vi è però che una Persona sola, la Persona del Verbo incarnato, e che Maria, essendo Madre di questa Persona, è veramente la Madre di Dio. Che dignità sublime è mai questa! Gli Angeli si tengono onorati di essere i messaggeri di Dio, e noi siamo, per ragion della grazia, suoi figli adottivi; ma Maria ne è la Madre, non per adozione, ma nel senso proprio della parola! Dal purissimo suo sangue venne formato il corpo del Verbo incarnato; e Colui che Dio genera da tutta l’eternità, Maria lo genera nel tempo: il Figlio di Dio è Figlio di Maria! È dignità che ha qualche cosa d’infinito: poiché, come giustamente osserva il Beato Alberto Magno, se si giudica un albero dai frutti, che dire di questa mistica vite che produsse un frutto di valore infinito? Certo Maria rimane creatura e la sua persona è e sarà sempre finita; ma la sua dignità, commisurandosi a quella di suo Figlio, è talmente trascendente che non se ne può concepire una più grande tra le creature sia in terra che in cielo.

B) CONSEGUENZE DI QUESTA DIGNITÀ. L’essere Madre di Dio fa che Maria acquista le relazioni più intime con le tre divine Persone e quindi un’immensa autorità presso di loro.

a) La cosa è evidente per la Persona del Figlio. Se una Madre ha diritto alla venerazione, all’ubbidienza e all’amore di suo figlio, forse che Gesù, il migliore dei figli, il più compìto modello di filiale pietà, non avrà venerato e amato la Madre sua sopra ogni altra creatura? Lui che se l’era scelta per Madre, che l’aveva ornata di tutti i doni di natura e di grazia onde farne la più pura, la più amabile, la più amante, la più premurosa di tutte le madri? E chi ci potrà ridire l’intimità della Madre e del Figlio? Vive per nove mesi nel virgineo suo seno, dimora per trent’anni sotto il suo tetto, e vive specialmente nel suo cuore: « vi abita con pienezza, vi opera in tutta l’ampiezza del divino suo Spirito: non è che un cuor solo, che un’anima sola, che una vita sola con Lei » (J. J. Olier, Journée chrétienne, ed. 1907, p. 396.). Le comunica i suoi pensieri, i suoi sentimenti, le sue virtù: è in costante comunione con Lei. – E ora in cielo è una gioia per Gesù il prevenire i suoi anche più piccoli desideri: avendo ricevuta da Lei quell’umanità che gli fu necessaria a compiere l’opera sua sulla terra, ne la ricambia ora aprendole tutti i tesori delle sue grazie. Gesù che a Nazareth ubbidiva agli ordini di Lei, è lieto di esaudire ora in cielo le richieste di Maria: ne fa la distributrice delle grazie che ci ha meritate; ed è cosa giusta perché da Lei ebbe quella natura umana con cui poté acquistare i suoi meriti. Maria ha quindi una illimitata autorità presso il Redentore.

b) Le relazioni di Maria col Padre derivano da quelle che ha col Figlio. Avendola scelta da tutta l’eternità per farla madre di suo Figlio, Dio se l’associa e intimissimamente se la unisce per operar con Lei e per Lei l’opera dell’Incarnazione. Colui che il Padre genera da tutta l’eternità diviene, nel dì dell’Incarnazione, figlio di Maria, onde Gesù è nello stesso tempo figlio di Dio Padre e della santissima Vergine: come Verbo, è generato dal Padre da tutta l’eternità; come Uomo-Dio, è generato nel tempo da Maria. E poiché Dio non fa le cose a metà, trasfonde nel cuore di questa Madre divina qualche cosa del suo amore per il suo Verbo e le delega la propria autorità sul suo Figlio: a questo intento Dio Padre risiede in modo tutto particolare nell’anima di Lei e la fa partecipe delle sue perfezioni. In virtù di quest’unione Maria deve avere un’autorità immensa sul cuore di Dio. Se tutti gli uomini sono figli adottivi di Dio, Maria ne sarà la figlia prediletta, la beniamina, in cui riporrà le sue compiacenze; ecco perché  l’Angelo le dice che ha trovato grazia, vale a dire favore e credito presso Dio. Anche i suoi più piccoli desideri saranno esauditi ed ella sarà colle sue preghiere onnipotente sul cuore di questo Padre amantissimo.

c) Né minore sarà l’autorità sua presso lo Spirito Santo. L’anima sua è in modo particolare il tempio di questo Spirito divino; è il giardino chiuso in cui Egli solo può penetrare; il paradiso ove si delizia, perché lo trova ornato di tutte le virtù; il santuario onde sale costantemente un armonioso concerto di lode alle tre divine Persone; l’altare ove si offre il più puro dei sacrifici. Maria è anima così docile alle ispirazioni della grazia che non resiste mai a nessuna di esse; onde la sua santità ne acquista continuo incremento. Ora, se è vero che Dio si compiace di esaudire le preghiere di coloro che ne fanno la santa volontà, che cosa il divino Spirito potrebbe negare a Colei che è tutta intesa ad eseguire, anzi a prevenire anche i suoi più piccoli desideri? Maria dunque per la divina sua maternità ha le relazioni più intime con ognuna delle tre divine Persone e gode presso di loro della più larga e più possente autorità. E ampiamente ella ne userà a pro dei suoi figli adottivi.

2° Maria, Madre nostra.

Maria divenne nostra Madre il dì dell’Incarnazione, privilegio che fu proclamato poi sul Calvario.

A) Chi voglia intendere in che modo la Vergine santissima ci adotta per figli nel momento stesso in cui diviene Madre del Verbo incarnato, richiami ciò che più sopra abbiamo detto intorno alla nostra incorporazione a Cristo. Oltre il Cristo storico, che visse trentatré anni sulla terra e poi risalì al cielo, vi è un Cristo mistico, che si stende nel tempo e nello spazio, un Cristo che ha un capo, un’anima, delle membra che non formano se non un solo e medesimo corpo spirituale. Non sono propriamente due Cristi diversi, ma due aspetti del medesimo Cristo, perché Capo del Corpo mistico di cui noi siamo le membra è Gesù, il vero Gesù storico. Ora, se badiamo bene al racconto evangelico quale sopra lo riferimmo, l’Angelo Gabriele chiede a Maria che accetti di essere Madre non solo della Persona privata di Cristo ma anche del Cristo Salvatore, di Colui che sarà l’eterno Re dell’umanità rigenerata, il Capo di un Corpo mistico di cui noi siamo le membra. Pronunciando il suo fiat, Maria accetta la divina proposta in tutta la sua ampiezza. Ora Ella non può diventar Madre di Gesù, Capo di questo Corpo mistico, senza diventar pure Madre delle membra che lo compongono. Madre certamente in modo diverso: è Madre di Gesù in senso proprio, perché lo genera della sua sostanza; ed è Madre nostra per adozione e per estensione, perché noi siamo come la continuazione di Cristo. Tal è il pensiero di sant’Agostino quando afferma che, se Maria è Madre secondo la carne di Gesù nostro Capo, è pure Madre secondo lo spirito di tutte le sue membra: « Carne mater capitis nostri, spiritu mater membrorum ejus ». La parola di Gesù sul Calvario non farà che porre il sigillo su questa verità. Mentre, colla morte del Salvatore, stava per compiersi la nostra redenzione, Gesù dalla croce dice a Maria, mostrandole san Giovanni: « ecco tuo figlio »; e a san Giovanni, indicando Maria: « ecco tua Madre ». Ora san Giovanni, il discepolo che Gesù amava, rappresenta tutti i veri discepoli del Maestro; e quindi tutti diventano figli spirituali di Maria. Dandoci la Vergine santissima per Madre, Dio, che non fa le cose a metà, le dà anche per noi un cuore veramente materno (Come bene osserva il Gilloz nell’ottimo suo libro Porte du ciel, p. 96, le parole di Gesù uscite più dal cuore che dalla bocca del Salvatore, cadendo dall’alto della croce, portarono seco alla Vergine benedetta una fiamma d’amore che l’accese di affetto tutto materno per gli uomini; e nel cuore dei discepoli un amore filiale per Maria che non si deve più estinguere ». Le parole di Gesù non sono soltanto assertive ma anche effettive di ciò che significano, essendo egli uomo e Dio.). Onde Maria ci amerà come membra viventi del divino suo Figlio, ci amerà con quell’amore tenero, ardente, generoso che ha per Gesù. – Ecco perché, secondo Bossuet, Gesù, a promulgare l’ufficio materno di Maria, scelse il momento in cui Maria pativa nell’anima un vero martirio, il momento in cui, per l’eccesso stesso dei suoi dolori, sentiva più che mai di essere madre: « Il Salvatore Gesù. che voleva che la Madre sua fosse pure la nostra ond’essere nostro fratello in tutto, considerando dall’alto della croce quanto l’anima di Lei fosse intenerita, quasi che quivi appunto l’aspettasse, colse il momento opportuno e mostrandole san Giovanni, le dice: O donna, ecco tuo figlio... O donna afflitta, a cui un amore sfortunato fa ora esperimentare fin dove può giungere la tenerezza e la compassione di una madre, questo stesso affetto materno che sì vivamente sentite ora nell’anima vostra per me, abbiatelo per Giovanni mio discepolo prediletto; abbiatelo per tutti i miei fedeli che nella persona di lui vi raccomando, perché tutti sono miei discepoli e miei prediletti. Queste parole impressero veramente nel cuor di Maria una tenerezza di madre per tutti i fedeli come suoi veri figli; non essendovi nulla di più efficace sul cuore della Vergine che le parole di Gesù morente ». – La Vergine-Madre non dimenticherà mai che venne proclamata Madre degli uomini sul Calvario, ai piedi della Croce, fra i più acerbi dolori; e se è vero che una madre tanto più ama il figlio quante più lacrime le è costato, quale tenerezza, quali premure non avrà Maria per coloro che le sono costati il sangue del dilettissimo suo Figlio? Non avrà che un’ambizione sola, quella di formare in noi l’immagine e le virtù di questo Figlio, perché, ravvisandolo in noi, possa in noi amarlo; e perché, a Lui conformati, possiamo far parte del suo Corpo mistico e seguirlo un dì nel cielo dove ci ha preceduti. Meglio quindi di san Paolo, Maria potrà dirci: « O figliuolini miei, pei quali soffro nuovamente i dolori del parto sino a che non sia formato Cristo in voi! » (Gal. IV.,12).

B) Che se tale è l’amor di Maria per noi, quale non dev’essere il nostro per una Madre così amante e così amabile? Giacché vuole formar Cristo in noi, lasciamoci da Lei plasmare, cooperiamo anzi attivamente con Lei: Ella ci dà Gesù, facciamolo vivere nell’anima nostra, imitandone le virtù coll’aiuto così efficace della Madre nostra. Bossuet espone così bene questo pensiero che non so resistere al piacere di citarlo, pregando il lettore di meditare questa pagina eloquente! (Secondo Sermone per la festa del Rosario, ed, Lebareq, t. II, p. 356). « Maria dà un Gesù, restituiamole in noi un Gesù; facciamo rivivere nelle anime nostre quel Figlio che perde per nostro amore… Siamo quindi casti e pudici, e Maria riconoscerà Gesù in noi; siamo umili e ubbidienti come fu Gesù fino alla morte; abbiamo cuor tenero e mani aperte per i poveri e per gli sventurati; dimentichiamo tutte le ingiurie come le dimenticò Gesù fino a lavare nel proprio sangue il delitto dei suoi carnefici. Oh! qual gioia per Maria quando vedrà vivere Cristo in noi: nelle anime nostre con la carità, nel nostro corpo con la continenza, anche negli occhi nostri e sul volto col riserbo, con la modestia e con la semplicità cristiana. Riconoscendo allora in noi Gesù Cristo con la pratica esatta del suo Vangelo, il suo cuore rimarrà commosso da questa viva rappresentazione del suo Diletto e, profondamente intenerita di questa santa conformità, le parrà d’amar Gesù Cristo in noi e verrà su noi con tutte le dolcezze del suo affetto materno ». – Che se talora, violentemente tentati dalle passioni e dalle seduzioni del mondo, ci sentiremo vivamente sollecitati al male e prossimi a soccombere: « Non dimenticare, ci avverte Bossuet, i gemiti di tua Madre, ricordati delle lacrime di Maria e dei dolori incredibili che le straziarono l’anima sul Calvario. Sciagurato! che vuoi dunque fare? Vuoi innalzare un’altra volta la croce per appendervi Gesù? Vuoi mostrare a Maria il Figlio un’altra volta crocifisso, coronarne il capo di spine, calpestare sotto gli occhi di Lei il sangue del nuovo Testamento, e, con spettacolo così triste, riaprire un’altra volta tutte le ferite del materno suo cuore? » (Per la festa del Rosario, l. c., p. 361). –  E se avessimo anche avuto, in un momento di debolezza e di viltà, la disgrazia di offendere Dio, volgeremo subito supplichevole lo sguardo a questa Madre di misericordia: e penseremo che, nonostante i nostri peccati, non ha cessato di esser nostra Madre, e che è animata da un unico desiderio, di ricondurci a Gesù ripartorendoci alla vita della grazia. Maria non dimentica che suo Figlio venne a salvare i peccatori, che convertì la Samaritana, perdonò l’adultera, restituì la sua amicizia a Pietro che l’aveva rinnegato; e che, dall’alto della croce, pregò pei suoi crocifissori e aprì il paradiso al buon ladrone. Animata dai sentimenti di questo misericordioso Salvatore, Maria è il sicuro rifugio dei peccatori, sempre pronta a patrocinarne la causa; e sa farlo con tanta efficacia che nessun peccatore mai ricorse a Lei senza provar la potenza della sua intercessione. È dunque verissimo che Maria è per noi la più tenera, la più generosa, la più misericordiosa delle madri, e che noi dobbiamo esser per Lei figli riconoscenti, affettuosi, fidenti e docili. – CONCLUDEREMO con santo Stanislao Kostka: « La madre di Dio è pur Madre mia! Maria è la Madre di Dio, vale a dire la più perfetta delle creature, la figlia prediletta del Padre, la sua associata nell’opera dell’Incarnazione, e quindi onnipotente sul suo cuore; è la Madre del Figlio, che nulla quindi le può negare; è il santuario privilegiato dello Spirito Santo ov’Ei si compiace di comunicarle tutte le grazie che gli domanda. Maria è dunque, come dice san Bernardo, una onnipotenza supplichevole: omnipotentia supplex. – Or proprio Lei è mia Madre! Maria mi ama come un’estensione e un membro vivo del diletto suo Figlio; e tanto più mi ama perché più lacrime le sono costato, perché le sono costato il sangue di suo Figlio! Io dunque l’amerò, dopo Dio, con tutte le forze dell’anima, avrò in Lei una confidenza filiale e l’invocherò come mediatrice di grazia. È questo il titolo che dobbiamo ora spiegare.