IL SACRO CUORE DI GESÙ (55)

IL SACRO CUORE (55)

J. V. BAINVEL – prof. teologia Ist. Catt. di Parigi;

LA DEVOZIONE AL S. CUORE DI GESÙ

[Milano Soc. Ed. “Vita e Pensiero, 1919]

PARTE TERZA.

Sviluppo storico della divozione.

CAPITOLO QUINTO

SFORZI SPECIALI PER ORGANIZZARE E PER DIFFONDERE LA DEVOZIONE

III. – S. GIOVANNI EUDES E IL CULTO PUBBLICO DEL CUOR DI GESÙ

S. Giovanni Eudes è stato, prima di tutto, l’apostolo della divozione al Cuor di Maria, ma ha avuto la sua parte nella diffusione della divozione al Cuor di Gesù, e questa parte oggi è riconosciuta da tutti. La Chiesa stessa, nel decreto sull’eroismo delle sue virtù, del 3 gennaio 1903, lo designa come « l’autore del culto liturgico dei sacri Cuori di Gesù e di Maria ». Il breve di beatificazione, è ancor più esplicito: « Ardente lui stesso di un amore singolare verso i Cuori santissimi di Gesù e di Maria, ebbe per il primo, e non senza una specie d’ispirazione divina, l’idea di un culto pubblico in loro onore. Si deve dunque riguardarlo come il padre di questo dolce culto, perché fino dalla fondazione della sua congregazione di preti, egli fece celebrare fra i suoi figli la solennità di questi cuori; come il dottore, poiché compose in loro onore degli uffici ed una Messa; come l’apostolo infine, perché, con tutto il suo cuore si adoperò per diffondere dappertutto questa divozione salutare » (Per questo paragrafo molto debbo al P. Dauphin, che ebbe tanta parte nell’edizione delle opere complete di S. Giovanni Eudes). Senza dubbio non bisogna spinger troppo le parole, né dar loro una portata maggiore di quella che hanno; e forse, qua o là, si è mancato un po’ di misura. Ma è una testimonianza considerevole che noi abbiamo in lui e bisogna guardarsi bene dall’attenuarla come dall’esagerarla. Le numerose pubblicazioni di questi ultimi anni hanno messo in piena luce l’uomo e la sua opera; la polemica, che, in generale, vive d’idee vaghe e di asserzioni appassionate, non ha più che da tacere davanti alla storia che porta fatti precisi e testi chiari, almeno in quel che riguarda il punto principale, l’azione personale di S. Giovanni Eudes. Nato a Caen, nel 1601, G. Eudes ebbe fin dall’infanzia, il più tenero amore per Gesù e per Maria; nei vent’anni del suo soggiorno all’Oratorio, la sua pietà si informò un poco secondo quella di Bérulle e di De Condren. Lesse S. Matilde e S. Gertrude, Lansperge e Luigi di Blois. Furon quelle letture che inspirarono la sua divozione ai cuori di Gesù e di Maria? O non fecero che nutrirla? Pare che non si sappia niente di preciso a questo proposito. Dal 1640 circa lo vediamo tutto dedicato ai sacri Cuori di Gesù e di Maria; a loro consacra le congregazioni che fondò nel 1641 e 1643, prescrisse loro degli esercizi speciali in onore del sacratissimo Cuore di Gesù, principalmente la salutazione celebre: Ave Cor sanctissimum. Ave Cor amantissimum Jesu et Mariæ. Fin dal 1646 fa loro celebrare solennemente la festa del santo cuore di Maria — vedremo poi che, per san G. Eudes, il Cuore di Maria non è mai separato dal Cuor di Gesù — prima il 20 ottobre, che consacrerà più tardi al cuor di Gesù, poi 1°8 febbraio che resterà riservato al Cuor di Maria; e compone per questa festa un ufficio che nel 1648 è approvato da alcuni Vescovi. La festa non rimane nell’interno della comunità. Nel 1648 il P. Eudes la celebra solennemente nella cattedrale d’Autun. Il movimento si propagò poi in diverse diocesi specialmente in Borgogna e Normandia sotto l’influenza di S. G. Eudes e della sua Congregazione. Una specie di terzo ordine, ch’egli fondò verso il 1650, le confraternite del santo Cuore che stabilì in molti luoghi, contribuirono a divulgare e far conoscere la sua cara divozione. Il libro si unisce alla parola e all’azione. Nel 1648 il P. Eudes pubblicò a Autun la sua opera: La divozione del santissimo Cuore e del santissimo Nome della B. Vergine Maria; la ripubblicò a Caen nel 1650. Nel 1654 gli Eudisti stabiliscono, nel loro collegio di Lisieux, una Congregazione della Santissima Vergine, sotto l’invocazione del suo santo Cuore, con un piccolo ufficio. Nel 1655 essi inaugurarono, nel loro seminario di Coutances, la prima chiesa costrutta in onore del Cuore di Gesù e di Maria. La divozione si diffuse anche a Parigi, in qualche gruppo d’anime, e sempre sotto l’influenza e la parola ardente del P. Eudes. Malgrado ostacoli di ogni sorta e calunnie, molti Vescovi stabilirono la festa, il libro riceveva approvazioni, le chiese si costruivano, le confraternite si moltiplicavano (1650-1668). Si faceva tutto ciò senza autorità di Roma; ma Roma, tollerava, allora, quelle iniziative episcopali. Nel 1668 si ottenne un’approvazione del cardinale di Vendòme, legato a latere. È vero che Roma, nel 1669, rifiutava la sua, ma per questo il culto non cessò di diffondersi in Francia. Dal 1670 esso ricevette uno sviluppo interno considerevole. Fino ad allora il P. Eudes non aveva proposto che una festa, non aveva composto che un ufficio. Il Cuor di Gesù vi era onorato nel e con il cuor di Maria, e l’ufficio nominava spesso il Cuor di Gesù. Dal 1660 circa queste menzioni del cuor di Gesù sono meno numerose, e l’ufficio è più esclusivamente quello del cuor di Maria. Il P. Eudes, senza dubbio, pensava fin d’allora a festeggiare a parte, con un ufficio speciale, il Cuor di Gesù. Nel 1670 egli riceveva l’approvazione dei teologi per la Messa e Ufficio del Cuore adorabile di Gesù. Lo stesso anno i Vescovi di Rennes, Coutances ed Évreux approvavano Messa e Ufficio e permettevano di celebrare la festa. È stato creduto, fino ai nostri giorni che la prima festa del sacro Cuore di Gesù sia stata celebrata a Rennes, nel seminario, il 31 agosto 1670; ma questa opinione non sembra sufficientemente accertata, e non si concilia con i fatti accertati. Soltanto il 20 ottobre 1672 la solennità deve aver avuto luogo; ed essa ebbe luogo, lo stesso giorno, in diverse città: a Coutances, a Évreux, a Bayeux, come a Rennes; in una parola da per tutto dove vi erano case della Congregazione, fuorché a Rouen, dove Mons. di Médavy, allora succeduto a Mons. di Harlay, non permise la festa che l’anno seguente. – I considerando di alcuni degli atti episcopali sono interessantissimi; è la prima volta che la Chiesa docente parla del sacro Cuore. Il Vescovo di Coutances, Mons. Di Loménie di Brienne, scrive nella sua lettera del 29 luglio 1670: « Il Cuore adorabile del nostro Redentore è il primo oggetto della dilezione e compiacenza del Padre di tutte le misericordie, ed essendo reciprocamente tutto infiammato di santo amore verso questo Dio di consolazione, ed essendo pure infiammato di carità verso di noi, tutto ardente di zelo per la nostra salute, tutto pieno di misericordia verso i peccatori, tutto riempito di compassione Verso i miserabili ed essendo esso il principe di tutte le glorie e le felicità del cielo e di tutte le grazie e benedizioni della terra e una sorgente inesauribile di ogni sorta di favori per coloro che l’onorano, tutti i Cristiani devono sforzarsi di rendergli tutte le venerazioni e adorazioni possibili ». Il Vescovo di Évreux, Mons di Maupas du Tour, esprime idee simili nella sua lettera dell’8 ottobre 1670: « Il Cuore adorabile di nostro Signore, essendo una fornace d’amore verso il suo Padre e di carità verso di noi e la sorgente di un’infinità di grazie e favori per tutto il genere umano, tutti gli uomini, specialmente tutti i Cristiani, hanno l’obbligo grandissimo di onorarlo, lodarlo e glorificarlo in tutte le maniere possibili ». Nel 1671 l’Arcivescovo di Rouen, che era ancora Mons. di Harlay, i Vescovi di Bayeux e di Lisieux, e l’antico Vescovo di Rodez, Abelly, si univano agli altri tre per approvare la festa e l’ufficio. Infine, il 29 luglio 1672 il Padre Eudes indirizzava alle sei case della sua Società una circolare stampata per ordinare loro di celebrare, d’allora in poi, come festa patronale, il 20 ottobre, la solennità del sacro Cuore di Gesù. La circolare comincia così: « È una grazia inesplicabile che il nostro amabile Salvatore ci ha fatto di donare alla nostra Congregazione il Cuore ammirabile della sua santissima Madre; ma la sua bontà, che non ha limiti, non arrestandosi lì, è andata molto più oltre dandoci il suo proprio Cuore per essere, con il Cuore della sua gloriosa Madre, il fondatore e il superiore, il principio e la fine, l’anima e la vita di questa Congregazione… Benché sinora non si sia celebrata una festa propria e particolare del Cuore adorabile di Gesù, tuttavia noi non abbiamo mai avuto l’intenzione di separare due cose che Dio ha unito così strettamente insieme, come sono il Cuore augustissimo del Figlio d’Iddio e quello della sua benedetta Madre. Al contrario, è sempre stata nostra intenzione, fin dalla fondazione della nostra Congregazione, di riguardare e onorare questi due Cuori come un solo e medesimo Cuore, in unità di spirito, di sentimento, di volontà e d’affezione ». – Il pio fondatore spiega in seguito « come la divina Provvidenza… ha voluto far precedere la festa del Cuore di Maria a quella del Cuore di Gesù, per preparare le vie, nei cuori dei fedeli, alla venerazione di questo Cuore adorabile »; e come « questa ardente divozione dei veri figli del Cuore della Madre d’amore… l’ha obbligata ad attendere dal suo amatissimo Figlio questo favore grandissimo, che Egli fa alla sua Chiesa, di donarle la festa del suo Cuore regale, che sarà una nuova sorgente di infinite benedizioni, per quelli che si disporranno a celebrarla santamente ». Segue un bel ragionamento su l’eccellenza della festa e l’eccellenza del suo oggetto. « Qual Cuore è più adorabile, più ammirabile e più amabile del Cuore di questo Uomo-Dio che si chiama Gesù? Quale onore mesita questo Cuore divino, che ha sempre reso e renderà eternamente a Dio (tanta) gloria ed amore!… Che zelo dobbiamo avere per onorare questo Cuore augusto, che è la sorgente della nostra salute, che è l’origine di tutte le felicità del cielo e della terra, che è una fornace immensa d’amore verso di noi, e che non pensa, notte e giorno, che a colmarci di un’infinità di beni e che infine si è spezzato… di dolore per noi sulla croce! ». Conclusione: « Riconosciamo dunque… la grazia infinita e il favore incomparabile di cui il nostro buon Salvatore onora la nostra Congregazione donandole il suo adorabilissimo Cuore col Cuore amabilissimo della sua santa Madre. Sono due Cuori inestimabili, che comprendono un’immensità di beni celesti e di ricchezze eterne, di cui la rende depositaria per spargerli in seguito, per Mezzo suo, nei cuori dei fedeli ». Margherita Maria non potrà esser più esplicita quando parlerà della missione confidata alla Visitazione e alla Compagnia di Gesù. – La festa così promulgata dal P. Eudes fu adottata da alcune Congregazioni religiose, specialmente, dal 1674 in poi, dalle Benedettine del SS. Sacramento, la fondatrice delle quali, Caterina di Bar, madre Matilde del SS. Sacramento, era devota al P. Eudes. Pure dal 1674 essa fu celebrata dalle Benedettine dell’Abbazia reale di Montmartre, presso il luogo dove, 200 anni più tardi, doveva innalzarsi la Basilica del sacro Cuore. L’ufficio da lui composto si diffondeva in pari tempo ed è quello, pare, di cui si servivano le Visitandine stesse in molti dei loro monasteri fin verso il 1750. – La festa fioriva naturalmente con le Confraternite. Ora, il P. Eudes ed i suoi, profittavano di tutte le occasioni per stabilirla. Ed è qui che interviene il Papa. Fin dal 1666 Alessandro VII approvava una Confraternita del Cuore di Gesù e Maria a Morlaix. Il P. Eudes ottenne, nel 1674 e nel 1675, sei Brevi di Clemente X in favore di Confraternite simili. Era almeno indirettamente una approvazione della divozione al sacro Cuore e i postulatori che verranno più tardi lo faranno notare. – Frattanto il P. Eudes lavorava alla grande opera in cui doveva mettere il meglio dell’anima sua e riassumere il lavoro di tutta la sua vita. Meno di un mese prima di morire egli scriveva: « Oggi 25 luglio 1680, Dio mi ha fatto la grazia di compiere il mio libro del Cuore ammirabile della santissima Madre d’Iddio ». L’autore morì il 19 agosto seguente e l’opera non fu pubblicata che nel 1681. La divozione al sacro Cuore non ne è il principale oggetto, come lo indica il titolo. Vi si tratta soprattutto del Cuor di Maria. Ma dei dodici libri che lo compongono, il dodicesimo è tutto consacrato al cuor di Gesù. È diviso in venti capitoli, otto meditazioni e litanie, e comprende quasi 100 pagine in-4°, su circa 700. Unendo a questo libro le nozioni generali, date nel libro primo, si ha, dice il P. Le Doré, « un eccellente trattato della divozione al sacro Cuore del Figlio d’Iddio ». Si vede che, per il P. Eudes, la divozione al Cuore adorabile di Gesù fiorisce, per così dire, sulla divozione al Cuore ammirabile di Maria dalla quale si è staccata a poco a poco. Fin dal principio essa le era unita come, secondo il pensiero del P. Le Doré, il sangue prezioso nel calice; essa le era unita ma nell’unità morale, nell’unità d’amore, nella conformità di vita e di affezione fra il cuore del Figlio e quello della Madre. Il P. Eudes dapprima non ha avuto in vista che questa unità morale dei due cuori: il Cuore di Gesù e il Cuore di Maria non formavano, per lui, che un sol Cuore. Perciò egli diceva il Cuore di Gesù e Maria, piuttosto che i Cuori. Tuttavia, egli è stato trascinato ad occuparsi distintamente dei due cuori. Allora vede veramente il cuore di carne, evidentemente non in se stesso, ma come simbolo; simbolo e focolare di tutta la vita intima del Cristo. Però troviamo in lui più spesso la metafora che il simbolismo; l’espressione un po’ confusa dell’amore e dell’uomo intimo per mezzo della parola Cuore, piuttosto che uno sguardo sul cuore di carne per leggervi l’amore. La devozione, come l’espone e la insegna il P. Eudes, non differisce essenzialmente da quella originata a Paray; ma abbraccia di più e si appoggia meno sul simbolismo del cuore. Anzi, per questa stessa ragione, essa è forse meno precisa nelle sue formule, meno concreta di aspetto, meno parlante alla folla. Il gran libro in cui essa è esposta non è fatto per renderla popolare. Il P. Eudes morì senza averlo pubblicato lui stesso, e la sua possente influenza non era più là per spingerlo… Non vi è dubbio che, se fosse vissuto, avrebbe adattato il suo lavoro, avrebbe resa la sua dottrina tale da essere più alla portata di tutti, staccando il dodicesimo libro o componendo con esso qualche opuscolo come fu fatto dopo la sua morte; ma questi tentativi stessi fecero perder di vista l’opera primitiva; quando Galliffet e Languet credono di citare il P. Eudes citano un’altra opera scritta senza dubbio da uno dei suoi discepoli. Il libro grande non fu pubblicato che nel 1833; e nel 1891 lo stesso Padre Le Doré, trovando lo « stile invecchiato », ha creduto suo dovere, per rendere più accessibile una dottrina « troppo poco conosciuta », « di cambiare talvolta alcune parole non più usate, sopprimere alcuni epiteti ed anche tagliare certe frasi troppo lunghe ». Malgrado questi inconvenienti, questo dodicesimo libro merita di essere conosciuto. Non possiamo darne, qui che una breve analisi, quasi un indice. È intitolato Del divin Cuore di Gesù. 1 titoli dei capitoli ne dicono assai chiaramente il soggetto:

1. Che il divin Cuore di Gesù è la corona della gloria del santissimo Cuor di Maria; ».

2. Che il divin Cuore di Gesù è una fornace di amore ardentissimo per il Padre Eterno;

3-4. Che il divin Cuore di Gesù è una fornace d’amore per la sua santissima Madre, le cui fiamme si dimostrano nei privilegi di cui l’ha arricchita;

5. Che l’amore infinito di Gesù per la sua Madre santissima riempie il suo divin Cuore di dolori amarissimi, in vista di quelli che penetreranno il suo Cuor verginale, al tempo della Passione:

6. Esercizio di amore e di pietà sui dolori del divin Cuore di Gesù e del sacro Cuore della sua beatissima Madre;

7. Che il divin Cuore di Gesù è una fornace di amore verso la Chiesa trionfante, militante e sofferente;

8. Che il divin Cuore di Gesù è una fornace di amore verso ciascuno di noi:

9.-10. Che il divin Cuore di Gesù è una fornace d’amore per noi nel santissimo Sacramento e nella sua santa Passione;

11. Che il Cuore di Gesù non è che una cosa sola col Cuore del Padre e dello Spirito Santo; e che il Cuore di queste tre divine Persone è una fornace d’amore verso di noi;

12. Che il divin Cuore di Gesù è un tesoro immenso; che è tutto nostro: e l’uso santo che dobbiamo farne:

13. Che il nostro amabile Gesù ci ama come suo Padre l’ama, e ciò che dobbiamo fare per amarlo;

14. Belle parole del santo dottore Lansperge, certosino, sul divin Cuore del nostro Salvatore, tolte dal capitolo 36 del suo libro sulla Milizia cristiana (Queste parole non sono di Lansperge, ma di Domenico di Treviri);

15. Il serafico S. Bonaventura che parla del divin Cuore di Gesù (Sunto dello Stimulus amoris, che, come si sa, non è di S, Bonaventura. Ne ho già citate alcune linee.);

16. Gli esercizî d’amore e di pietà verso l’amabile Cuor di Gesù tolti da diversi passi del libro di Lansperge, certosino, intitolato: Pharetra divini amoris, faretra dell’amore divino (Sono i testi citati più sopra, con qualcun altro.);

17. Altro esercizio d’amore verso il divin Cuore di Gesù, tolto dagli Esercizi di S. Gertrude su la preparazione alla morte;

18. Conversazione di un’anima santa nella solitudine col divin Cuore di Gesù;

19. Diversi altri fatti meravigliosi del divin Cuore di Gesù, riportati nel capitolo VI, del libro III della Vita di Suor Margherita del SS. Sacramento, religiosa carmelitana del monastero di Beaune, composta da un prete dell’Oratorio (Il P. Amelote. Vedi alcuni passi più sopra.);

20. Quante fiamme o aspirazioni di amore verso l’amabile Cuor di Gesù »

Seguono diciassette meditazioni in due serie: una serie di nove « per la festa del divin Cuore di Gesù »; un’altra di otto « sul divin Cuore di Gesù ». Queste meditazioni, in molti punti, ripetono ciò che è detto nei capitoli; ma in molti altri invece lo completano felicemente. Nell’insieme esse sono forse più istruttive e più pratiche che i capitoli stessi; la devozione al sacro Cuore vi è più palese e vi appare con i veri caratteri della devozione. Le prime tre si aggirano sulla festa del divin Cuore: disposizioni richieste per ben prepararsi a celebrarla; considerazioni e pratiche per il giorno della festa; gran favore che ci ha fatto nostro Signore donandocela; nella quarta consideriamo il Cuor di Gesù come nostro rifugio, nostro oracolo, nostro tesoro; nella quinta, come il modello e la regola della nostra vita. Sesta: « Che Gesù ci dona il suo Cuore per essere il nostro cuore ». Settima: « La profondissima umiltà del divin Cuore di Gesù ». Ottava: « Che il Cuor di Gesù è il Re dei Martiri ». Nona: « Che il Cuor di Gesù è il Cuor di Maria ». – Seconda serie. Prima meditazione: « Che la Santissima Trinità è viva e regnante nel Cuor di Gesù ». — Seconda: « Che il Cuor di Gesù è il santuario e l’immagine delle perfezioni divine ». — Terza: « Che il Cuor di Gesù è il tempio, l’altare e l’incensiere dell’amore divino ». — Quarta: « Che il Cuor di Gesù ci ama di un amore immenso ed eterno ». — Quinta: « Che il Cuor di Gesù è il principio della vita, dell’Uomo-Dio, della vita della Madre d’Iddio, e della vita degli figli d’Iddio ». — Sesta: « Tre Cuori di Gesù che non sono che un unico Cuore » e sono; « il Cuore divino, il Cuore spirituale, il Cuore santissimo del suo corpo divinizzato ». — Settima: « I miracoli del Cuor di Gesù ». Il mondo della natura, il mondo della grazia, il mondo della gloria. — Ottava: « Che il Cuor di Gesù è una fornace d’amore purificante, illuminante, santificante, trasformante e deificante ». – A queste meditazioni, il P. Eudes, ha aggiunto delle litanie del divin Cuore di cui alcune invocazioni mostrano che, se anche egli non insiste molto sul cuore di carne, tuttavia non lo dimentica; poiché esse ricordano la ferita d’amore, il colpo di lancia, e, secondo un’idea presa da S. Brigida, questo cuore spezzato dal dolore. – S. Giovanni Eudes ha lavorato per la divozione al cuor di Gesù forse più che con il suo libro, con l’ufficio e la Messa composti per la festa e l’ottava. L’opera, infatti, è originale e ricorda in certi punti, l’incomparabile ufficio del SS. Sacramento, per la fusione armoniosa di un pensiero ricco e profondo, dell’entusiasmo poetico, della pietà soave e solida tutta nutrita della Scrittura e dei santi Padri (Il ritmo, tuttavia, è lontano dalla pienezza e facilità delle composizioni di S. Tomaso, la rima si riduce spesso ad una semplice assonanza. S. G. Eudes. d’ordinario, si limita alle leggi della quantità classica, mentre i « ritmi» di S. Tommaso sono, come si sa, regolati dall’accento). I temi e i soggetti sono presso a poco quelli che abbiamo incontrato nel XII libro del Cuore ammirabile; ma, grazie in parte alle costrizioni del genere liturgico e del ritmo, l’espressione è più vigorosa e raccolta. Quanto allo spirito generale, è il più puro spirito della divozione al sacro Cuore, lo spirito d’amore, soprattutto; l’amore dell’uomo che vuol rispondere all’amore d’Iddio. Alcune strofe, a volte più o meno modificate, son state usate in altri uffici, questa, per esempio, che il P. Galliffet ha trascritta per il suo.

O Cor, amore saucium,

Amore corda saucia;

Vitale nectar caelitum,

Amore nos inebria

(Inno dei vespri:

O cuore d’umore

Ferite d’amore i nostri;

Nettare di vita ai Beati,

Inebriateci d’amore).

Ecco l’Invitatorio del Mattutino :

Jesu cor amantissimum venite adoremus: qui est amor et vita nostra (Venite, adoriamo il Cuore amantissimo di Gesù. Che è nostro amore e nostra vita).

Ed ecco l’Orazione:

Pater misericordiarum et Deus totius consolationis, qui, propter nimiam caritatem qua dilexisti nos, dilectissimi Filii tui cor amantissimum nobis ineffabili bonitate donasti, ut te uno corde cum ipso perfecte diligamus; præsta, quæsumus, ut cordibus nostris inter se et cum corde Jesu in unum consummatis, omnia nostra in caritate ejus fiant atque ipso interveniente Juxta cordis nostri desideria compleantur (« Padre di misericordia e Dio di tutte le consolazioni, voi, che, nell’eccesso d’amore con cui ci avete amati, ci avete donato, con bontà ineffabile il cuore del vostro amantissimo Figlio, perché noi si possa amarvi in unione perfetta con Lui, accordateci, ve ne preghiamo, che, consumati i nostri cuori nell’unione fra loro e col cuore di Gesù, la nostra vita sia tutta una vita d’amore fra Lui e noi, e che, per la sua intercessione, si compiano i giusti desideri dei cuori nostri! »). – Le antifone son tutte bibliche e non spirano che amore; sono spesso modificate in maniera da racchiudere la parola cuore. Le lezioni, sia bibliche, sia patristiche, sono scelte molto bene. E questa osservazione non è solo per quelle del giorno, ma anche dell’ottava. La Messa, infine, è una Messa tutta d’amore, tutta piena del sacro Cuore, del suo amore per Dio e per noi, del nostro amore per Lui. È una liturgia grandiosa e bella, che estenderà e prolungherà l’influenza del P. Eudes persino negli ambienti più imbevuti della divozione di Paray. Prova evidente, in mancanza di altre, che le due divozioni non si presentavano come distinte, giacché si cantava il sacro Cuore rivelato a santa Margherita Maria con le formule prese al P. Eudes. – S. G. Eudes ha così preparato il terreno; ha suscitato il movimento verso la divozione, ha parlato del Cuor di Gesù con amore, scienza e pietà; ne è stato il primo cantore liturgico; le confraternite da lui fondate in onore del cuore di Gesù e di Maria, hanno aiutato a  fondarne altre in onore del sacro Cuore; le approvazioni che egli ha ottenuto hanno incoraggiato a chiederne altre; ha istituita e propagata la festa, ed è lo dice il decreto 6 gennaio 1903 che introdusse la sua causa e lo dichiarò Venerabile, auctor liturgici cultus SS. Cordium Jesu et Mariæ. Infine prima e poi con santa Margherita Maria, prima e poi con i principali promotori della divozione, il P. Eudes è stato attaccato con Violenza dai Giansenisti, da tutti i nemici del Cuor di Gesù e del Cuor di Maria. Si può dire che su di lui hanno fatto le loro prove. Il culto quale si è propagato nel mondo, quale è stato approvato dalla Chiesa universale, è quello che fu rivelato a Margherita Maria; e, per concludere col P. Le Doré « la beata Margherita Maria è l’apostolo per eccellenza del sacro Cuor di Gesù; il P. Eudes fu scelto, prima di tutto, per esser quello del Cuor di Maria; ma sarebbe ingiusto di negare all’ardente missionario la gloria d’aver servito di possente ausiliario e di degno precursore alla beata Visitandina ».