IL SACRO CUORE DI GESÙ (47)

IL SACRO CUORE (47)

J. V. BAINVEL – prof. teologia Ist. Catt. Di Parigi;

LA DEVOZIONE AL S. CUORE DI GESÙ-

[Milano Soc. Ed. “Vita e Pensiero, 1919]

PARTE TERZA.

Sviluppo storico della divozione.

CAPITOLO SECONDO

CAPITOLO Ill.

PRIMO SVILUPPO DELLA DIVOZIONE

(SECOLO XVI)

Si rileva dai fatti e dai testi raccolti nel capitolo precedente, che la divozione al sacro Cuore era molto diffusa verso la fine del medio evo e ai tempi del Rinascimento. Abbiamo ancora notato, benché vagamente, qualche corrente di propaganda, qualche centro d’irraggiamento. Abbiamo pur constatato che si avevano esercizî e pratiche determinate, come in santa Matilde, in santa Gertrude, in Taulero, in Domenico di Treviri, nella beata Varani, ecc. Ma sembra che nella seconda metà del XV secolo e nella prima metà del XVI la divozione tendesse a emanciparsi, a organizzarsi in divozione distinta, a fiorire in pratiche speciali e proprie. Non si tratta più soltanto di relazioni personali fra: Gesù e l’anima; essa si concretizza in certo qual modo e diviene una divozione che si propone, con esercizî suoi proprî e di cui si preconizza il valore e si concilia l’uso. Così passa, per così dire, dal dominio della mistica in quella dell’ascetica cristiana. Un certosino di Colonia, Lansperge, e un benedettino, Luigi di Blois, hanno avuto, sembra, la più gran parte in questa prima fioritura della divozione, ma intorno a loro, poco prima o poco dopo, possiamo notare altri nomi e segnalare altre influenze. Cominciamo con due testi che formano, per così dire, un legame fra questo e il capitolo precedente.

IN DANIMARCA E IN BAVIERA

Il manoscritto di Mariebo. Il Prete Bavarese.

In un libro di preghiere che l’abbadessa di Mariebo, in Danimarca, fece scrivere nel 1497, troviamo una preghiera al Cuor di Gesù: « Salve, cuore onorabile di Gesù Cristo, Io vi prego, o cuore dilatato (blühendes) e amante di Gesù Cristo dal quale scorre, ha scorso, e scorrerà sempre ogni bene, ogni gioia, ogni felicità. Io vi saluto, santo Cuore di Gesù che so capace di illuminare il mio cuore tenebroso e agghiacciato. Fortificatelo, confermatelo nel vostro amore e nel vostro santo timore, perché io possa amarvi temervi, perfettamente e lodarvi degnamente nell’eternità. Così sia » (Volktshimliche Andachtsitbungen der Dinen beim Ausgange des Mittelalters, articolo del P. W. Scumrtz, s. j. nella rivista Stimmen aus Maria-Laach, agosto 1891, t. XLI, p. 191, 192. Il P. Scumitz non dà il testo originale. Il manoscritto al quale rimanda, è della biblioteca reale di Copenhague, collezione Thott, n. 553, in 4°. La preghiera si trova, io credo, al foglio 32, ma il richiamo manca di precisione. Il manoscritto contiene, ci dite il P. Scamitz, una grande scelta di preghiere piene di unzione, specialmente quelle rivolte all’anima di Cristo, alla sua faccia, alle sue cinque piaghe, alla piaga del costato e al Cuore di Maria. L’indicazione di questo articolo si deve alla cortesia di P. Bernard.). – Nel 1510. un prete di Monaco componeva una raccolta di preghiere e di meditazioni sulla vita e sui dolori di N. S. Gesù Cristo, dove pur si trova un bell’esercizio della divozione. al sacro Cuore. È  nella meditazione 52, ma sulla ferita del costato. I pensieri sono quelli della tradizione sul simbolismo del sangue e dell’acqua, ma l’idea del cuore è sempre espressa. « La lancia del soldato…. ha raggiunto il vostro cuore sì buono e sì tenero, ha aperto la benedetta e viva sorgente del vostro sangue ». Seguono bellissimi commenti sulla virtù del sangue redentore, dell’acqua purificatrice, sul simbolismo della Chiesa che esce dal costato di Cristo, come Eva da quello d’Adamo, su questa ferita ancor più venerabile delle altre. « Chiunque, aggiunge il pio autore, chiunque beva alla divina e sacra sorgente di questa larga ferita, non foss’altro che una sol goccia del santo amore, dimentica tosto le sue tristezze e le sue pene…. Andiamo, andiamo, povera anima mia, penetra adunque nel costato destro del tuo Signore crocifisso. Entra per questa larga ferita nel cuore amantissimo di Cristo, che nel suo ardente amore sì è lasciato trafiggere. Cerca un rifugio nella cavità di questa roccia contro le inquietudini e il tumulto del mondo. Anima fedele penetra dunque in questo cuore sublime, in questo cuore nascosto, in questo cuore misterioso, in questo cuore divino, che si apre così largamente dinanzi a te; entra in quel mare, anima benedetta da Dio. Perché esitare sì lungo tempo? Davanti a te si dischiude la sorgente della. vita, la via della salute, la fontana celeste da cui scorrono i flutti preziosi che riconfortano e beatificano. Ecco la città di rifugio, contro gli attacchi dello spirito cattivo; ecco l’asilo inviolabile contro la collera del giudice che deve venire. Ecco la sorgente inesausta della divina grazia…. La sorgente che la potenza divina fece scaturire nel mezzo del paradiso terrestre. Anima cristiana, bevi dunque a questa sorgente sì pura del Salvatore, una goccia del divino amore…. ». Ciò che segue riguarda anche più direttamente il cuore. « Per questa santa ferita, o cristiano, penetra sino al più intimo del tuo Salvatore. Egli t’invita a dimorare in lui, lo esige. Tutto il suo desiderio è che il tuo cuore faccia un sol cuore col suo. Figlio mio, ti dice, dammi il tuo cuore. Il cuore…. intendi …. nessun’altra cosa; il cuore è il dono migliore che tu possa fargli. Se il Salvatore ha voluto che il suo costato fosse sì largamente aperto e il suo cuore sì profondamente ferito, è affinché tu possa entrare liberamente nel cuore del tuo diletto e gustare quanto è dolce e soave dimorare così nel santuario intimo del cuore del tuo Dio. Si opererà in questo modo una unione così intima e indissolubile che d’ora innanzi potrai compiere nella semplicità del tuo cuore ogni cosa per la maggior gloria di Gesù e cercare in tutto il suo buon volere e vivere interamente sotto la sua dipendenza. Dove potrai ritrovare una dimora più sicura, un riposo più tranquillo, un sonno più dolce, che nelle sacre piaghe di Gesù Cristo? Dove potrai trovare sapienza più grande, insegnamenti più utili per il tuo progresso spirituale, che pelle intime profondità del cuore del divin Crocifisso da cui scorrono le acque vivificatrici della grazia? Da dove potrai più efficacemente scacciare la tiepidezza? Da dove meglio infiammare il cuore di santo amore e dove trovare più facilmente rimedio alle tue ferite e raccoglimento perfetto, che nel cuore di Cristo? Nulla sulla terra potrebbe infiammare e attirare così irresistibilmente il cuore umano come l’amore infinito di Cristo sulla croce. Il mio Amore è stato trafitto e ferito, affinché io possa penetrare liberamente nel cuore amante dell’eterno Amore…. ». « Anima cristiana, stringiti al sacro Cuore del tuo Dio…. se lo puoi, strappati il Cuore dal petto e mettilo nel cuore del tuo Maestro, affinché lo custodisca, lo governi, lo. Protegga contro le seduzioni delle creature e le rovine del peccato…. ». – « Apri il tuo cuore, a questo Maestro, a Gesù, affidagli interamente il tuo cuore, dallo a Lui senza riserva, con tutti i suoi desideri, tutte le sue volontà, tutte le sue ripugnanze. Un sol cuore, un’anima sola con Gesù, una conformità perfetta di giudizi e di sentimenti in ogni cosa, una sottomissione assoluta alla sua sovrana volontà per tutto e sempre. Tu possederai così la pace più soave e dimorerai in Lui. La preghiera che si sprigiona da queste considerazioni e da queste esortazioni è tutta impregnata essa stessa dello spirito della divozione al sacro Cuore. « Dolcissimo Signore Gesù, sorgente d’intime gioie, voi che abitate nei cuori che vi amano e vi sono devoti…., Voi avete voluto che la lancia vi squarciasse il sacro costato; datemi dunque, io ve ne supplico, di poter entrare in quell’abisso senza fondo di misericordia; lasciatemi penetrare, per questa piaga, nell’intimo santuario del vostro Cuore amabilissimo, affinché il mio cuore si unisca al vostro cuore indistruttibile, e s’infiammi d’amore per Voi, affinché Voi dimoriate in me, ed io in voi, e che questa unione abbia eterna durata. Ferite il. mio cuore con i raggi penetranti del vostro amore sovrano; feritelo profondamente, questo cuore così freddo e così vile; trapassatelo da parte a parte, affinché, grazie a questa ferita salutare, la mia anima ricuperi una sanità perfetta e d’ora innanzi nessun amore s’impossessi del mio cuore e io non cerchi, e non trovi gioia e consolazione che in Voi solo. Che il mio cuore si apra solo per Voi, o Gesù, che sia chiuso a satana e al mondo, e protetto contro tutti gli attacchi, dal segno della vostra santissima. croce, o Gesù. Così sia. (Secondo le Bulletin de l’Oeuvre du Vœu national, 2 ottobre 1896, t. XXI, n. 19 P- 856-858. È da rimpiangere che il Bollettino, non dia nessuna indicazione precisa sul libro da cui ciò è ricavato. Dice solo che fu pubblicato nel 1887. FRANCIOSI ha riprodotto il testo dal Bollettino, col. 337. 340 trascrivendo, però, in maniera inesatta le indicazioni già insufficienti).

II.

LANSPERGE E LUIGI DI BLOIS

La divozione si concretizza. Pratiche è preghiere. — Da mistica diviene ascetica.

Queste preghiere e questi esercizî di cui, senza dubbio, sarebbe facile moltiplicare gli esempi, preparavano un nuovo divozione. Non era ancora una divozione  organizzata se così può dirsi, una esistenza stabile e distinta e le sue pratiche speciali; ma questa organizzazione era in via di sviluppo. Due uomini vi diedero potente aiuto, cioè: il devoto Lansperge della Certosa di Colonia (Giovanni Giusto, o Gerecht, di Landsberg in Baviera, morto nel 1539) e il pio Luigi di Blois (Blosius), benedettino, abate di Liessies, in Hainaut, che morì nel 1566. – Lansperge fu il primo e sembra aver fatto il più. La sua influenza si esercitò sullo stesso Luigi di Blois, che lo conobbe e lo citò: ma anche Luigi fece pur molto per propagare e rendere popolari alcune pratiche destinate a diffondersi molto. Nei due, pertanto, la divozione si presenta come un esercizio eccellente della vita ascetica e buon numero di pratiche e di preghiere ci son date per renderla facile. Lansperge è più ricco e più vario. Egli offre modelli mirabili di preghiere e di affetti al sacro Cuore. Fu uno dei primi a portare delle immagini del cuore. Per i particolari rimando a dom Boutrais, ma bisogna pur citare almeno qualche passo per mostrare con quale insinuante pietà raccomanda la sua cara divozione. Per lui, questa divozione « è traboccante d’amore e di misericordia » e cerca uno stimolo nell’immagine sensibile del cuore. – Ecco come ne scrive a una novizia: « Cerca di onorare il Cuore del tenerissimo Gesù Cristo, Nostro Signore, tutto traboccante d’amore e di misericordia; abbi la divozione di salutarlo spesso; bacialo; penetra in ispirito e fa a Lui le tue domande e offrigli i tuoi esercizi, Esso è il deposito (apotheca) di tutte le grazie, la porta per cui andiamo a Dio e Dio viene a noi. Abbi dunque un’immagine del Cuor divino o delle cinque piaghe, o di Gesù sanguinante e piagato, mettila in qualche luogo dove vieni tu a passare di frequente, affinché ti ricordi la tua pratica e il tuo esercizio d’amore verso Dio. A questa vista…. innalza a Dio il tuo cuore e solo con lo spirito, senza strepito di parole, grida verso di Lui, desiderando che il tuo cuore sia purificato e che il tuo cuore e la tua volontà si riuniscano al cuore di Cristo e alla sua divina volontà. Potrai pure, se la divozione ti spinge a ciò, baciar questa immagine, che intendo del cuor di  Gesù, su cui stringerai le labbra col desiderio d’imprimervi il tuo cuore, d’immergervi il tuo spirito, di assorbirti là, figurandoti di attirare dal suo Cuore grazioso nel tuo il suo spirito, le sue grazie e le sue virtù, e tutto quello che, nella sua immensità, contiene di salutare per te. Il cuore del Signore trabocca di tutto ciò. È dunque molto utile e molto pio onorare devotamente il Cuore del Signore Gesù. Ricorri ad esso in ogni necessità e attingi ad esso consolazioni e conforti d’ogni specie. Ancorchè tutti i cuori ti abbandonassero ed ingannassero, non temere; questo Cuore fedelissimo non ti abbandonerà né ingannerà (Pharetra divini amoris, libro 1, parte 5°. Exercitium ad piissimum Cor Jesu, p. 196, Montreuil 1892, completa secondo l’edizione in 18.mo, Parigi 1576, senza impaginatura e secondo la lettera  citata nel Mois du Sacré-Coeur de Jèsus par d’anciens auteurs Chartreux; p. 552. Montreuil 1886. L’ultima frase è quasi testualmente in Domenico di Treviri. Vedi p. 262. È difficile, nei minuti particolari di espressione, avere il testo esatto di Lansperge, tanto tutto questo è stato ritoccato. L’edizione della Pharetra, Montreuil 1895, differisce molto da quella di Parigi 1526, che si dà come l’edizione principe, (nunc primum typis excusa) e che è, probabilmente, una semplice ristampa della prima edizione che dovè uscire a Colonia; la distribuzione della materia è tutt’altra, e le preghiere e gli esercizî non sono sempre gli stessi. Ve ne sono di più nell’edizione del 1892; ma mancano documenti di prim’ordine e indicazioni pratiche che facevano della Pharetra un manuale di vita spirituale eccellente. Si aveva forse avuto paura di dar pretesto ad accuse di quietismo?). A questi consigli bisogna aggiungere, non foss’altro che come esempio, qualche estratto delle pie aspirazioni che ci propone: O Gesù amabilissimo, quando mi toglierai questo cuore macchiato, e mi darai il cuor tuo?…. Quando sarà che il mio cuore potrà essere tutto imbalsamato dell’odore delle tue virtù e infiammato d’amore per le cose celesti? Ah! dolcissimo Gesù, chiudi il mio cuore; rimani tu solo, siane il solo padrone; deh! che il mio cuore sia nobilitato e abbellito dalla nobiltà del tuo cuore. Imprimi, te ne prego, nel mio cuore, tutte le ferite del tuo cuore ferito, affinché io vi legga incessantemente, l’amore immenso del tuo cuore per me e i suoi vivi dolori » (loc. cit. p. 197). Né si potrebbe tralasciare questa bella preghiera, una di quelle che afferrano meglio «al vivo e in azione la divozione al sacro Cuore. – «O cuore sì nobile, sì buono, sì dolce, del mio fedele amico Gesù Cristo, mio Dio e mio Signore, attira, assorbi in te, te ne prego, il mio cuore e tutti i miei pensieri, i miei affetti, con tutte le potenze dell’anima mia e i miei sensi e tutto quello che è in me, tutto quello che io sono e che posso; che io non viva che per la tua gloria e a seconda della tua santissima volontà ». – « O misericordiosissimo Gesù, io mi rimetto e mi abbandono interamente nel tuo Cuore. Io ti prego, o Dio di bontà, di togliermi questo mio cuore corrotto, senza pietitudine; dammi il tuo cuore divino, o, almeno, rendi il mio cuor secondo il cuor tuo, e lavoralo come  più ti piace ». – « Ah! Signore, mio Dio, mio Salvatore e Redentor mio, togli i miei peccati e tutto quello che ti dispiace in me, e in me versa dal tuo santissimo Cuore quel che ti è grato. Cambiami e possiedimi tutto. Che io non viva che per piacerti, o Dio santissimo, e per amarti. Fai che il mio cuore si unisca al tuo Cuore e la mia volontà alla volontà tua; che nulla io voglia, che mai possa io nulla volere all’infuori di quel che tu vuoi e che a te piace. Che io ti ami, o dolce Gesù, mio Dio, con tutto il cuore e al disopra di tutte le cose. Amen » (Pharetra, loc. cit., p. 198. Con questa differenza che l’ultimo paragrafo si trova avanti del primo. lo ho seguito l’ordine antico. Molti altri testi in Franciosi, 294-301). – Io non credo che possa trovarsi, anche oggidì, nulla di più pio in onore del sacro Cuore, nulla di più penetrante, di queste aspirazioni o di queste preghiere di Lansperge. Sono veramente delle frecce d’amore. – Luigi di Blois ci consiglia a rifugiarci nel Cuore di Gesù per la piaga aperta del suo costato nelle tentazioni, afflizioni, miserie della vita, per trovarvi forza e misericordia, per attingervi consolazione e gioia (Margaritum spirituale, pars. 3, c. XIX, Opera in fol., edizione d’Ingolstadt, 1726, p. 603. Le parole stesse sono quelle degli Erercitia Tauleriana. Ho sott’occhi per questa 4.a edizione D. Ludovici. Blosii…., opera accurate recognita, Colonia 1615. Il capitolo indicato si trova a p. 604-607). Ci raccomanda: con insistenza « di offrire le nostre buone opere al dolcissimo e sacratissimo Cuore di Gesù Cristo, affinché le purifichi le perfezioni (Conclave anima fidelis, part. 1, speculum spirituale; c. VII, p. 4, n. 4, loc.. cit., p. 450, edizione del 1615; p. 59). – A questo scopo ci suggerisce delle formule bellissime, come, ad esempio, questa; «Io ti offro, o Padre celeste, l’amore infiammato e i desideri ardenti del cuore di Gesù,. Tuo Figlio diletto, per supplire all’aridità e alla freddezza del mio povero cuore » (Conclave, pars 4. Scriniolum p. 5, l. c. p. 507. Ed. 1615, p. 135). Egli ha, per salutare il Cuore, delle parole di una tenerezza squisita..« Salve, cuore amantissimo, buonissimo, dolcissimo (mellitissimum), ferito per me. Salve, tesoro (gazophylacium) incomparabile d’ogni bene e di ogni beatitudine. Di grazia (eia), sii per me un gradevole asilo (umbraculum) alla morte, e, dopo la. morte, la mia dimora eterna » (Institutio spiritualis. Appendice III, endologia 6, p. 272, ed. 1615, p. 473). Ci raccomanda, di poi, di appropriarci le intenzioni del sacro Cuore e di offrire tutte le mostre preghiere, azioni e pene, in unione con Lui, per la gloria di Dio e la salute della sua Chiesa (Institutio spiritualis, c. 1X, P. 253. Ed. 1615, p. 447. Per più ampi dettagli vedi Franciosi, col. 310-312). È la pratica che l’Apostolato della preghiera doveva lanciare, un giorno, attraverso il mondo.

III

INFLUENZA DI LANSPERGE E DEI CERTOSINI

Eschio. Canisio. I Certosini.

Lansperge e Luigi di Blois sembrano avere avuto una missione speciale nella nostra divozione, e cioè organizzarla e propagarla. I loro scritti la fecero conoscere e praticare anche lontano. Accanto a Lansperge e, in parte almeno, sotto la sua influenza, la vediamo praticata da Eschio, da Canisio e dai Certosini. – Eschio o Van Fsch (1507-1578), il maestro di Pietro Canisio o del Surio fu, come già ho notato, l’amico di Lansperge e della Certosa di Colonia. Ci rimangono di lui degli esercizî molto commoventi della divozione al sacro Cuore « O dolcissimo Signore Gesù Cristo, io ti prego per l’ardente amore del tuo cuore divino, per il tuo cuore umano trafitto e per le tue angosce, imprimi il mio cuore in quel tuo cuore trafitto e riempilo di quella carità perfetta che possa sradicare in me ogni amore personale per me stesso e per le creature. Che la freccia del tuo ardente amore mi ferisca e mi infiammi per siffatto modo che io possa amarti perfettamente con tutta l’anima, con tutto il cuore, con tutto lo spirito, con tutte le forze e puramente per la tua bontà, senza preoccupazione alcuna di ricompensa. Possa io, per amor tuo, rinunziare a molto, molto agire e soffrire senza mai stancarmi! Possa io, per i miei desideri ardenti e senza limiti, per le mie suppliche, ottenere la perfetta rinunzia di me e l’amorosa unione con te, aspirare incessantemente a te, a te innalzare la voce e battere alla tua porta. Possa io pensare a te, aver fame e sete di te, e cercarti e trovarti, sino a che, tutto trasformato in te, divenga con te un solo spirito, io vivendo sempre in te e tu in me! Dammi anche di amare col medesimo amore il prossimo mio con te e per te come me stesso » (Escercitium cruciforme ad Vulnera Domini lesu. Exercitium VII in orationis formulam prætice redactum… Ad cor lesu. In appendice agli Exercitia del Taulero, Lione, 1556, p. 906-497. Testo latino, in Franciosi, 320. Il P. Talos ha unito alla sua traduzione dei suddetti esercizi quella pure degli Exercitia di Eschio. Vedi più sopra c. 2, par. 4.a. Il passo qui tradotto si trova a p. 479). – Non meno pia è un’altra preghiera d’Eschio « per entrare attraverso le ferite sino al cuore e alla divinità di Gesù, per nascondervisi contro le distrazioni e tentazioni d’ogni genere »: « Signore Gesù Cristo, crocifisso per i peccatori, accogli questo peccatore che si rifugia in te, e proteggimi sotto l’ombra delle tue ali che distendi sulla croce, fra le braccia del tuo amore. Che esca dalle tue sacre ferite e cadano su di me raggi d’umiltà, di povertà, d’obbedienza, di pazienza e di carità. Dalla ferita del tuo cuore trafiggi il mio cuore, affinché io arda veramente, languisca nei sospiri dell’anima mia (in desiderio animæ) e. illuminato dalla luce che proietta la tua morte, possa io comprendere veramente, i dolori e le sofferenze che hai sopportato nelle mani, nei piedi, nella testa, nel corpo, nel cuore e nell’anima tua » (Margarita Evangelica, 1. 4, (Appendice), c. 6, 2.a Ed. latina, Dilingæ, 1610. Tradotto su di una copia latina cortesemente comunicatami da J. Brucker.). m- Non separiamo da Eschio il suo discepolo, il B. Pietro Canisio (1521-1597), amico e familiare come lui dei Certosini di Colonia, che, divenuto Gesuita, ricordava con tanta riconoscenza il suo santo maestro e i giorni della sua pia gioventù. Nel giorno della sua professione solenne, fatta a Roma nella Basilica Vaticana fra le mani di sant’Ignazio, fu invaso, quasi al momento di pronunciarli, da un sentimento profondo della sua miseria e della sua povertà, ma il sacro Cuore volle supplire a tutto. « Voi, dice egli a Gesù nel suo Memoriale, m’apriste allora il cuore del vostro sacro corpo, e mi sembrava vederlo vicinissimo a me; mi diceste di bere a quella sorgente, invitandomi così ad attingere le acque della mia salute alle vostre sorgenti, o mio Salvatore. Ed io desideravo ardentemente che di là venissero sino a me flutti di fede, di speranza e di carità… Quando osai accostarmi al vostro dolcissimo cuore e spegnervi la mia sete, voi mi prometteste una veste tessuta in tre parti » (Beati Petri Canisii Epistula et Acta, per Orto Braunsberger, t. I, p. 55, Fribourg-en-Brisgau, 1896). Si trovano molte altre tracce della sua divozione al S. Cuore. In un manoscritto, scritto di suo pugno, si trova fra le altre preghiere che egli aveva composto e raccolte, una preghiera per salutare al mattino il Cuore di Cristo, che è quella stessa di santa Matilde : « io vi lodo, vi benedico, vi glorifico e vi saluto, o dolcissimo e buonissimo Cuore di Gesù Cristo, mio fedele amico, ringraziandovi per la vostra vigilanza nel custodirmi durante la notte, e per la vostra attenzione continua a lodare e ringraziare per me Dio Padre e a rendergli ogni onore in mia vece. Ed ora, o mio unico amico, io vi offro il mio cuore come una rosa di primavera, la cui grazia attiri tutto il giorno i vostri sguardi e il cui profumo incanti il vostro cuore divino, ecc. » (Ibid, p. 58. Cf.: Revelationes mechtildianæ, pars tertia, c. 17, Pi 207). Si trova pure, nello stesso manoscritto, una graziosa preghiera per il momento di coricarsi, nella quale si unisce alla « riconoscenza di cui tutti i Santi trovano la sorgente nel sacro Cuore » e loda Dio; e li unisce pure allo « spirito d’orazione che dal Divin Cuore si è sparso in tutti i Santi», ecc. (Ibid, p. 59. Inspirato a santa Matilde, ibid, c. 31, p. 238.). – Nello stesso libro scriveva: « Il cuore di Gesù arde per noi di un tale amore, che questo Figlio di Dio e della Vergine è pronto…., che dico?, è desideroso di soffrire per te solo tutte le amarezze interiori e esteriori che Egli ha sofferto per il mondo intiero, piuttosto che permettere la tua perdita o la rovina di un’anima sola » (Otto Braunsberger, loc. cit, p. 59). – E, infine, nelle sue Exhortations domestiques, rivolte ai suoi fratelli in religione, raccomandava loro « d’unire la propria volontà col Cuore di Gesù, perché, come Egli ci ha dato il suo cuore, così bisogna rendergli il nostro »; che essi « imitino la liberalità con la quale ci ha dato da bere il sangue del suo Cuore, in unione con la gratitudine che i Santi attingono nel Cuore di Gesù, ringraziandolo dei doni che ne han ricevuto »; e che facciano il loro nido nella cavità della pietra e si rifugino, in ogni tentazione, nell’amabile Cuore di Cristo » (Exhortationes domesticœ B. P. Canisii, ed. del P. Giorgio Schlosser, Ruremonde 1876, p. 181 e 435-457. Vedi: Nix, p. 8. E Braunsbarger, p. 58). La divozione al sacro Cuore, con i suoi molteplici esercizi, non era, peraltro, concentrata esclusivamente nella Certosa di Colonia. Altri Certosini s’incontrano, e da per tutto, non meno divoti, non meno pii, nell’esprimere la loro devozione. Dom Boutrais, nel suo Mese del S. Cuore d’antichi Certosini, ci dà delle belle pagine di Giovanni di Torralba, priore della Cour-Dieu, 1578, di Antonio Volmar, priore di Astheim, nato circa il 1550, di don Giovanni Michele di Vesly, 44mo generale dei Certosini, che nel 1598, pubblicò a Lione un Manuel d’exercices de piété, per l’uso giornaliero dei Certosini, dove si fa menzione ad ogni pagina (Vedi Dom Boutrain, Larsperge, p. 185) del sacro Cuore, senza parlare di quelli che appartengono al XVII secolo.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

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