IL BEATO HOLZHAUSER INTERPRETA L’APOCALISSE: LIBRO OTTAVO

LIBRO OTTAVO


SUI CAPITOLI XVIII, XIX E XX.


Il trionfo solenne ed assoluto della Chiesa Cattolica sul mondo; l’avvento di Gesù Cristo, e la grande cena di Dio.


SEZIONE I
SUI CAPITOLI XVIII ET XIX.


DEL TRIONFO SOLENNE E ASSOLUTO DELLA CHIESA DI GESÙ-CRISTO SUL MONDO.


§ 1

La rovina della grande Babilonia.


CAPITOLO XVIII. – VERSETTI 1-4.

Et post hæc vidi alium angelum descendentem de cœlo, habentem potestatem magnam: et terra illuminata est a gloria ejus. Et exclamavit in fortitudine, dicens: Cecidit, cecidit Babylon magna: et facta est habitatio dæmoniorum, et custodia omnis spiritus immundi, et custodia omnis volucris immundæ, et odibilis: quia de vino iræ fornicationis ejus biberunt omnes gentes: et reges terræ cum illa fornicati sunt : et mercatores terræ de virtute deliciarum ejus divites facti sunt. Et audivi aliam vocem de cælo, dicentem: Exite de illa populus meus: ut ne participes sitis delictorum ejus, et de plagis ejus non accipiatis.

[E dopo di ciò vidi un altro Angelo, che scendeva dal cielo, e aveva grande potestà: e la terra fu illuminata dal suo splendore. E gridò forte, dicendo: È caduta, è caduta Babilonia la grande: ed è diventata abitazione di demoni, e carcere di ogni spirito immondo, e carcere di ogni uccello immondo e odioso: Perché tutte le genti bevettero del vino dell’ira della sua fornicazione: e i re della terra fornicarono con essa: e i mercanti della terra si sono arricchiti dell’abbondanza delle sue delizie. E udii un’altra voce dal cielo, che diceva: Uscite da essa, popolo mio, per non essere partecipi dei suoi peccati, né percossi dalle sue piaghe.]

I. Vers. 1. – E dopo queste cose vidi un altro Angelo che scendeva dal cielo, con grande potenza; e la terra fu illuminata dalla sua gloria. Con queste parole, “E dopo queste cose vidi un altro Angelo”, San Giovanni ci avverte che sta passando ad un’altra visione rispetto a quella che l’Angelo precedente gli ha appena mostrato sotto forma di donna o prostituta seduta nel deserto. L’Apostolo ci dice quindi che non è più lo stesso Angelo, ma un altro che è sceso dal cielo; cioè un vero Angelo, appartenente a una delle categorie di spiriti celesti più elevate in potenza e dignità. Questo è indicato dalle parole: Avente un grande potere; e la terra fu illuminata dalla sua gloria. Anche questo passaggio deve essere preso in senso figurato; perché vediamo dal contesto che questo Angelo è uno degli Spiriti celesti incaricati di comunicare le profezie. Quindi capiamo già in che senso è detto: E la terra fu illuminata dalla sua gloria. Questo Angelo rappresenta dunque tutti i Profeti e soprattutto quelli che hanno predetto la fine del mondo. San Giovanni non ci dice chi sia questo Angelo, perché non lo sapeva egli stesso, almeno non per dircelo. Questo può essere visto da questo versetto (Apoc. XIX, 10): « E caddi ai suoi piedi per adorarlo; ma egli mi disse: guardati dal farlo: io sono un servo come te e come i tuoi fratelli che hanno testimoniato di Gesù. Adorate Dio, perché lo spirito di profezia è la testimonianza di Gesù. » Così questo Angelo, che San Giovanni voleva adorare per lo splendore della gloria e della potenza che vedeva brillare in lui, dice di sé che è solo un servo di Dio come San Giovanni e come i suoi fratelli che hanno testimoniato di Gesù. Ed affinché si capisca che non ha dato questa testimonianza con il martirio, poiché è uno spirito, questo Angelo aggiunge: Adorate Dio, perché lo spirito di profezia è la testimonianza di Gesù. Questo Angelo rappresenta dunque nella sua persona l’universalità dei Profeti, che sono tutti uno, perché la verità che annunciano in forme diverse e in tempi diversi è una sola. Questa verità annunciata dai Profeti ha un grande potere, perché rischiara e illumina tutta la terra. Inoltre, questa verità scende dal cielo, e fa la gloria dei Profeti sulla terra. Da qui queste parole del testo: E dopo questo vidi un altro Angelo che scendeva dal cielo con grande potenza; e la terra fu illuminata dalla sua gloria; San Giovanni, nel dirci che si prostrò ai piedi di questo Angelo per adorarlo, aggiunge che la sua potenza era così grande e la sua gloria così luminosa che tutta la terra ne fu illuminata; questo per insegnarci quanto bella e potente sia la verità, poiché l’Angelo che rappresentava questa verità era così raggiante di gloria che San Giovanni lo prese per la verità stessa che è Dio, e volle adorarlo. Ma l’Angelo gli disse: Stai attento a non farlo; io sono un servo di Dio come te, e come i tuoi fratelli che hanno dato testimonianza di Gesù. Adorate Dio, perché lo spirito di profezia è la testimonianza di Gesù. È come se questo Angelo gli avesse detto: Io non sono la Verità stessa che è Dio, ma sono un servo di Dio nel rendere testimonianza alla Verità; cioè, io non sono che uno dei rappresentanti della Verità, come te, che sei un Profeta, e come tutti i tuoi fratelli che hanno testimoniato la Verità con la loro parola o con il loro martirio. Ora, se uno dei rappresentanti di questa Verità eterna, che è Dio, è già così radioso e splendente di gloria che tutta la terra è come illuminata, e San Giovanni stesso, testimone della verità, stava per adorarlo, cosa sarà quando gli uomini vedranno Gesù Cristo, la Verità stessa, venire sulle nuvole in tutto lo splendore della sua gloria e maestà per giudicare i vivi e i morti?

II. Qual è la missione di questo Profeta ora? È quella di annunciare la rovina della grande Babilonia, come vedremo in questo capitolo. Ma prima di entrare nel merito, dobbiamo far osservare al lettore il modo in cui San Giovanni ricevette questa rivelazione; perché sembra che l’ordine della narrazione sia invertito. Infatti, egli comincia descrivendo la grande catastrofe di questo evento; poi ci legge la sentenza pronunciata contro questa prostituta che egli raffigura nelle considerazioni; e solo nell’ultimo luogo profetizza questo evento. Non è questo un modo ingegnoso e ammirevole di far meglio emergerne la verità e la certezza? E questo capovolgimento non mostra forse la bontà di Gesù Cristo, Autore di questa rivelazione, di annunciare con entusiasmo alla sua Chiesa e ai suoi amici un fatto della massima importanza e che deve interessarli e consolarli al più alto grado? Noi evocheremo qui la testimonianza di tutti gli uomini; non c’è nessuno che non ammetta che quando un messaggero porta ai suoi amici la felice notizia di una grande vittoria ottenuta su un nemico formidabile, il suo primo grido di gioia è: Vittoria, vittoria, il nemico è sconfitto! È solo dopo aver dato origine a questo primo impulso della natura, e dopo aver soddisfatto la prima e più ardente curiosità di chi lo ascolta con interesse, che il messaggero dà di seguito i dettagli più importanti e termina la sua narrazione con le circostanze le più remote. Ora, questo è precisamente il modo in cui il Profeta racconta alla Chiesa militante la felice notizia della sconfitta dei suoi nemici. È così che Dio, volendo parlare agli uomini, si conforma al loro linguaggio.

III. Vers. 2. – E gridò con forza, dicendo: “La grande Babilonia è caduta, è caduta, ed è ora dimora di demoni, e rifugio d’ogni spirito immondo, e d’ogni uccello immondo e sinistro. Come abbiamo appena detto, anche questo Angelo o messaggero del cielo inizia la sua narrazione gridando con forza, cioè facendosi sentire da tutta la terra con la voce della sua profezia. È caduta, è caduta, la grande Babilonia!  Lo ripete due volte per meglio farsi intendere, e per esprimere con più forza la felice notizia della rovina della capitale del regno dell’anticristo, e quella della rovina dei malvagi di tutta la terra. È da notare che San Giovanni usa, per descrivere questa rovina universale, più o meno le stesse espressioni che Isaia usò per descrivere lo sterminio della Babilonia caldea; (Isa. XIII, 19): « Babilonia, perla dei regni, splendore orgoglioso dei Caldei, sarà come Sodoma e Gomorra sconvolte da Dio. Non sarà abitata mai più né popolata fino alla fine dei secoli; l’Arabo non vi pianterà la sua tenda né i pastori vi faranno sostare i greggi. Ma vi si stabiliranno gli animali del deserto, i suoi palazzi saranno riempiti da serpenti, i gufi riempiranno le loro case, vi faranno dimora gli struzzi, vi danzeranno i satiri. Ululeranno le iene nei loro palazzi, gli sciacalli nei loro edifici adibiti alla voluttà, etc. ». Si veda l’adempimento letterale di questa profezia nella Storia antica di Rollin, volume I. E gridò ad alta voce, dicendo: E la grande Babilonia è caduta, è caduta, ed è diventata dimora dei demoni, e il rifugio di ogni spirito impuro e di ogni uccello impuro e sinistro. – Cioè, i luoghi e i paesi dove hanno regnato le potenze della prostituta saranno ridotti in un tale stato di abbandono che diventeranno desolati e saranno immersi nelle tenebre della notte eterna, secondo San Matteo (VIII, 12): « I figli del regno saranno gettati nelle tenebre esterne; e là ci sarà pianto e stridore di denti. » Questi luoghi diventeranno la dimora dei demoni e il rifugio di ogni spirito immondo e sinistro. Questi uccelli impuri e sinistri sono una figura di cui si serve il Profeta per descrivere meglio l’orrore di queste tenebre e di questi demoni. Perché gli uccelli impuri sono i gufi, che fuggono dalla luce, e sono anche gli uccelli sinistri e minacciosi di cui parla Isaia. Questi uccelli sono una vera figura dei demoni, come lo erano anche le capre selvatiche, i satiri e i rettili che occupavano la Babilonia caldea dopo la sua rovina e il suo sterminio. Inoltre, i luoghi deserti sono comunemente considerati come il rifugio e la tana degli spiriti maligni e degli spettri. Vedere Areta. E Dio si serve di nuovo di un linguaggio appropriato alle concezioni umane. Come si ripete spesso nella Scrittura che Dio e il suo Spirito dimorano nei corpi e nelle dimore dei Santi, così si dice qui per contrasto che i demoni e gli spiriti immondi hanno il loro rifugio nei corpi dei reprobi, nel loro regno, nelle loro città e nei loro edifici dedicati alle voluttà. Tale sarà lo stato di nudità e l’orribile punto di degradazione a cui sarà condannata la prostituta, essa che ora è così imponente per la sua grandezza, il suo potere, le sue ricchezze, il suo lusso, il suo fasto, la sua ostentazione e per la sua gloria mondana!

IV. Vers. 3. – Perché tutte le nazioni hanno bevuto il vino dell’ira della sua prostituzione; i re della terra si sono corrotti con lei, e i mercanti della terra si sono arricchiti con l’eccesso del suo lusso. San Giovanni ci dà in questo testo la ragione di questa condanna, e ci dice che questa città sarà così ridotta, perché tutte le nazioni hanno bevuto il vino dell’ira della sua prostituzione; e perché i re della terra si sono corrotti con essa, etc. Abbiamo già visto sopra cos’è questo vino dell’ira della prostituzione, e cosa sono questi re della terra che si sono corrotti con la prostituta. Il Profeta, avendo voluto raffigurare il regno universale dell’iniquità sotto la figura di una donna e di una città, persiste nel suo paragone, e ci rappresenta i disordini di cui questa donna e questa città saranno state la causa tra gli uomini, dicendo che hanno sedotto re e popoli. Infatti, come il lusso sfrenato e la mollezza sono allo stesso tempo l’effetto e la causa della corruzione del mondo, così questa donna e questa città, con lo scintillio delle loro ricchezze, l’attrazione dei loro piaceri e il fasto del loro orgoglio, avranno arricchito i mercanti che venivano da tutte le parti della terra, per portare loro beni onde soddisfare tutte le passioni degli uomini, come vedremo più avanti. Lo vediamo anche da queste parole: è perché tutte le nazioni della terra hanno bevuto il vino dell’ira della sua prostituzione, che tutta la terra sarà ridotta in questo stato terribile, poiché tornerà ad essere un caos come lo era prima della creazione e molto peggio, poiché diventerà la dimora dei demoni, cioè un vero inferno. Perché la figura di questo mondo scomparirà e non se ne troverà più nemmeno il posto. (Apoc. XVIII, 21 e XX, 11).

§ II.

Avviso di un Angelo alla Chiesa militante.

CAPITOLO XVIII. – VERSETTI 4-8.

Et audivi aliam vocem de cælo, dicentem: Exite de illa populus meus: ut ne participes sitis delictorum ejus, et de plagis ejus non accipiatis. Quoniam pervenerunt peccata ejus usque ad caelum, et recordatus est Dominus iniquitatum ejus. Reddite illi sicut et ipsa reddidit vobis: et duplicate duplicia secundum opera ejus: in poculo, quo miscuit, miscete illi duplum. Quantum glorificavit se, et in deliciis fuit, tantum date illi tormentum et luctum: quia in corde suo dicit: Sedeo regina: et vidua non sum, et luctum non videbo. Ideo in una die venient plagae ejus, mors, et luctus, et fames, et igne comburetur: quia fortis est Deus, qui judicabit illam.

[E udii un’altra voce dal cielo, che diceva: Uscite da essa, popolo mio, per non essere partecipi dei suoi peccati, né percossi dalle sue piaghe. Poiché i suoi peccati sono arrivati sino al cielo, e il Signore si è ricordato delle sue iniquità. Rendete a lei secondo quello che essa ha reso a voi: e datele il doppio secondo le opere sue: mescetele il doppio nel bicchiere, in cui ha dato da bere. Quanto si glorificò e visse nelle delizie, altrettanto datele di tormento e di lutto, perché dice in cuor suo: Siedo regina, e non sono vedova: e non vedrò lutto. Per questo in uno stesso giorno verranno le sue piaghe, la morte, e il lutto, e la fame: e sarà arsa col fuoco: perché forte è Dio, che la giudicherà.]

I. Vers. 4. – E udii un’altra voce dal cielo, che diceva: Uscite da Babilonia, popolo mio, affinché non siate partecipi dei suoi peccati e non siate coperti dalle sue piaghe. Quest’altra voce è quella di un Angelo; ciò è indicato dalle parole: Ho sentito un’altra voce dal cielo. Questo Angelo rappresenta 1° la persona dell’Angelo che annuncia il futuro a San Giovanni. 2° Rappresenta anche l’Angelo che effettivamente annuncerà ai fedeli degli ultimi tempi, di uscire da Babilonia, come abbiamo visto nel capitolo delle piaghe; e questo Angelo potrebbe essere un uomo; perché sappiamo che la parola Angelo significa generalmente messaggero, inviato di Dio. 3° Questo Angelo rappresenta anche la persona morale della Chiesa in generale, e dell’ultimo Papa in particolare, negli avvertimenti che daranno ai fedeli degli ultimi tempi, di uscire da Babilonia, cioè di non prendere parte alla sua prostituzione, e di non adorare la bestia, per non essere avvolti dalle sue piaghe, ed avere parte nei terribili castighi di cui si parla nel capitolo XIV, verss. 9 e seguenti. Uscite da Babilonia, popolo mio, etc. – Queste parole hanno diversi significati, secondo l’uso dei profeti, che spesso annunciano più cose contemporaneamente sotto una sola figura, perché la verità eterna è infinita, ed è allo stesso tempo una ed indivisibile. 1° Questo avvertimento sarà dato da un Angelo ai Cristiani che vivranno nel tempo della persecuzione dell’anticristo; ed egli dirà loro di uscire da Gerusalemme e dalla Giudea, affinché non partecipino ai peccati dell’abominio della desolazione, adorando la bestia, e non siano avvolti dalle terribili piaghe che affliggeranno il suo regno. (Matth. XXIV, 16): « Allora quelli che sono in Giudea fuggano sui monti, etc. » – 2° Questo avvertimento è rivolto dalla Scrittura ai Cristiani di ogni luogo e di ogni tempo, affinché non bevano il vino dell’ira della prostituzione, e partecipino ai castighi e alle piaghe che ne sono le conseguenze: queste piaghe sono in particolare quelle della fine dei tempi, ed in generale i castighi fisici e morali con cui Dio è solito castigare gli empi già in questo mondo, secondo quel proverbio così noto e così vero: Si viene puniti per dove si è peccato. Queste piaghe rappresentano anche i mali dell’inferno. Tutto questo è così vero che ne troviamo la ragione nel versetto seguente:

Vers. 5: Perché i suoi peccati salirono al cielo e Dio si ricordò delle sue iniquità. Così la causa delle sue piaghe temporali ed eterne, sono e saranno i peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi e luoghi; perché se si trattasse qui solo dei mali particolari della fine dei tempi, il Profeta non farebbe menzione del ricordo eterno di Dio: E Dio si ricordò delle sue iniquità.

Vers. 6. Trattala come lei ti ha trattato, e ripagala due volte per tutte le sue opere; falle bere due volte dallo stesso calice in cui ti ha dato da bere. Questo Angelo si rivolge ora non ai fedeli credenti della Chiesa militante sulla terra, ma ai Santi che saranno in cielo dopo la rovina della grande Babilonia; e dice loro: Trattatela come lei ha trattato voi, perché il tempo del perdono dei torti è passato, ed è venuto il tempo delle vendette eterne. Sulla terra, i giusti devono obbedire a Gesù Cristo, seguire il suo esempio e non restituire male per male, ma bene per male, devono perdonare i loro nemici, fare loro del bene quando possono, e pregare per i loro persecutori; ma dopo la rovina della grande Babilonia, non ci sarà più perdono da dare o da chiedere, perché non ci sarà più perdono da sperare. Perché allora le profezie si realizzeranno, e la legge del perdono dei torti non sarà più applicabile ai reprobi, e il Dio onnipotente che tiene in mano le vendette eterne, inviterà i suoi santi amici, per voce di questo Angelo, a unirsi a lui nel far cadere sui malvagi e sugli empi tutto il peso della sua ira per i secoli dei secoli. Allora questi giusti saranno animati e come inebriati, a loro volta, dall’ira del giusto Giudice, secondo le parole del santo re Davide, Ps. LVII, 4: « I peccatori si sono allontanati dalla giustizia fin da quando sono nati; si sono smarriti fin dal grembo della madre loro; hanno detto falsità. Il loro furore è come quello del serpente; è come quello dell’aspide, che si rende sordo turandosi le orecchie. ….. Dio spezzerà i loro denti nella bocca; il Signore ridurrà in polvere le mascelle dei leoni. Saranno ridotti a niente, come un’acqua che passa; Egli ha teso il suo arco perché cadano nell’ultima debolezza. Saranno distrutti come cera che il calore fa colare; il fuoco è caduto su di loro dall’alto e non hanno più visto il sole. Prima che essi abbiano visto le loro spine giunte fino alla forza di un arboscello, Egli li inghiottirà come ogni vivente nella sua ira. Il giusto si rallegrerà quando vedrà la vendetta, e si laverà le mani nel sangue del peccatore. E gli uomini diranno: Poiché l’uomo giusto raccoglie il frutto della sua giustizia, c’è sicuramente un Dio che giudica gli uomini sulla terra. » Così questo Angelo, che allora parlerà nel Nome di Dio Onnipotente, dirà ai Santi che possono e devono rallegrarsi, con una festa solenne, sulla rovina della grande Babilonia; ed Egli dirà loro: ridatele raddoppiate le sue opere, perché hanno oltraggiato Dio come voi e più di voi. Il loro crimine è il crimine di lesa maestà; il loro reato è salito fino al cielo del Signore; ed è dal cielo del Signore che il castigo deve scendere nei secoli dei secoli. Sulla terra non hanno ricevuto che l’equivalente delle loro opere, nell’eternità, devono ricevere il doppio. Fateli bere due volte dallo stesso calice in cui vi ha dato da bere. Perché sulla terra non hanno potuto farvi bere che il vino dell’amarezza del corpo, nel calice della passione di Gesù Cristo; ma nell’eternità li farete bere dal calice dell’amarezza del corpo e dell’anima. Essi vi hanno vinto nel tempo, voi li avete vinti nell’eternità. Abbeverateli dunque in questo stesso calice in proporzione ai loro crimini nei secoli dei secoli.

Vers. 7. – Quanto si glorificò e visse nelle delizie, altrettanto datele di tormento e di lutto, perché dice in cuor suo: Siedo regina, e non sono vedova: e non vedrò lutto; cioè, moltiplicate i tormenti e i dolori eterni degli empi in proporzione alle delizie e ai godimenti temporali e terreni di cui si sono inorgogliti. E come i vostri digiuni, le mortificazioni, le preghiere e le pratiche di pietà furono derisi da quegli empi che si vantavano di sfidare la legge di Dio abbandonandosi alle delizie della terra, e che consideravano la Croce come una stoltezza; così dovete ora confonderli, mostrando loro che la legge di Dio non si viola impunemente, e che la sua parola è eterna. Poiché ella dice in cuor suo: Io sono una regina e non sono vedova, e non sono in lutto. 1° Queste parole si applicano agli empi di tutti i tempi e luoghi, che agiscono sempre come se il loro regno fosse eterno e come se non dovessero mai morire. 2° Queste parole si riferiscono anche e principalmente al tempo dell’anticristo, quando gli uomini crederanno che egli è il Messia promesso e il Re dei Giudei; e che il suo regno non avrà fine; e questo regno sarà considerato come il paradiso in cui i malvagi potranno indulgere impunemente in tutti i vizi e le voluttà. Allora soprattutto quando Dio avrà cessato di manifestare la sua presenza per un momento, con le piaghe con cui affliggerà la terra e il regno della bestia; quando i due profeti Enoch ed Elia saranno sconfitti ed uccisi, ed il gregge di Gesù Cristo sarà disperso, e la Chiesa sarà distrutta, allora la prostituta dirà in cuor suo: Sono una regina e non sono una vedova, né sono in lutto.

Vers. 8Perciò in un giorno solo verranno le sue piaghe, la morte, il lutto e la carestia, ed essa sarà bruciata col fuoco, perché il Dio che la giudicherà è il Dio forte. Queste parole si riferiscono a diverse circostanze: alle piaghe degli ultimi tempi e ai tormenti dell’eternità; poi queste parole annunciano la punizione degli empi in ogni tempo e di ogni luogo. Perché ognuna delle sue piaghe trova la sua applicazione in ognuna di queste circostanze del tempo e dell’eternità.

§ III.

Lamentazioni sulla rovina della Grande Babilonia, e la conversione delle nazioni e dei Giudei.

CAPITOLO XVIII. VERSETTI 9-24.

Et flebunt, et plangent se super illam reges terræ, qui cum illa fornicati sunt, et in deliciis vixerunt, cum viderint fumum incendii ejus: longe stantes propter timorem tormentorum ejus, dicentes: Væ, væ civitas illa magna Babylon, civitas illa fortis: quoniam una hora venit judicium tuum. Et negotiatores terræ flebunt, et lugebunt super illam: quoniam merces eorum nemo emet amplius: merces auri, et argenti, et lapidis pretiosi, et margaritæ, et byssi, et purpurae, et serici, et cocci (et omne lignum thyinum, et omnia vasa eboris, et omnia vasa de lapide pretioso, et aeramento, et ferro, et marmore, et cinnamomum) et odoramentorum, et unguenti, et thuris, et vini, et olei, et similæ, et tritici, et jumentorum, et ovium, et equorum, et rhedarum, et mancipiorum, et animarum hominum. Et poma desiderii animæ tuæ discesserunt a te, et omnia pinguia et præclara perierunt a te, et amplius illa jam non invenient. Mercatores horum, qui divites facti sunt, ab ea longe stabunt propter timorem tormentorum ejus, flentes, ac lugentes, et dicentes: Væ, væ civitas illa magna, quæ amicta erat bysso, et purpura, et cocco, et deaurata erat auro, et lapide pretioso, et margaritis: quoniam una hora destitutæ sunt tantæ divitiæ, et omnis gubernator, et omnis qui in lacum navigat, et nautae, et qui in mari operantur, longe steterunt, et clamaverunt videntes locum incendii ejus, dicentes: Quæ similis civitati huic magnæ? et miserunt pulverem super capita sua, et clamaverunt flentes, et lugentes, dicentes: Væ, væ civitas illa magna, in qua divites facti sunt omnes, qui habebant naves in mari de pretiis ejus: quoniam una hora desolata est. Exsulta super eam cælum, et sancti apostoli, et prophetæ: quoniam judicavit Deus judicium vestrum de illa. Et sustulit unus angelus fortis lapidem quasi molarem magnum, et misit in mare, dicens: Hoc impetu mittetur Babylon civitas illa magna, et ultra jam non invenietur. Et vox citharœdorum, et musicorum, et tibia canentium, et tuba non audietur in te amplius: et omnis artifex omnis artis non invenietur in te amplius: et vox molæ non audietur in te amplius: et lux lucernæ non lucebit in te amplius: et vox sponsi et sponsæ non audietur adhuc in te: quia mercatores tui erant principes terræ, quia in veneficiis tuis erraverunt omnes gentes. Et in ea sanguis prophetarum et sanctorum inventus est: et omnium qui interfecti sunt in terra.

[E piangeranno e meneranno duolo pei lei i re della terra, i quali fornicarono con essa e vissero nelle delizie, allorché vedranno il fumo del suo incendio: Stando da lungi per tema dei suoi tormenti, dicendo: Ahi, ahi, Babilonia, la città grande, la città forte: in un attimo é venuto il tuo giudizio. E i mercanti della terra piangeranno e gemeranno sopra di lei: perché nessuno comprerà più le loro merci: le merci d’oro, e di argento, e le pietre preziose, e le perle, e il bisso, e la porpora, e la seta, e il cocco, e tutti i legni di tino, e tutti i vasi d’avorio, e tutti i vasi di pietra preziosa, e di bronzo, e di ferro, e dì marmo, e il cinnamomo, e gli odori, e l’unguento, e l’incenso, e il vino, e l’olio, e il fior dì farina, e il grano, e ì giumenti, e le pecore, e i cavalli, e i cocchi, e gli schiavi, e le anime degli uomini. E i frutti desiderati dalla tua anima se ne sono partiti da te, e tutte le cose grasse e splendide sano perite per te, e non si troveranno mai più. I mercanti di tali cose che da essa sono stati arricchiti, se ne staranno alla lontana per tema dei suoi tormenti, piangendo, e gemendo, e diranno: Ahi, ahi, la città grande, che era vestita di bisso, e di porpora, e di cocco, ed era coperta d’oro, e di pietre preziose, e di perle: Come in un attimo sono state ridotte al nulla tante ricchezze. E tutti i piloti, e tutti quei che navigano pel lago, e i nocchieri, e quanti trafficano sul mare, se ne stettero alla lontana, e gridarono guardando il luogo del suo incendio, dicendo: Qual città vi fu mai simile a questa grande città? E si gettarono polvere sul capo, e gridarono piangendo e gemendo: Ahi, ahi la città grande, delle cui ricchezze si fecero ricchi quanti ave- vano navi sul mare, in un attimo è stata ridotta al nulla. Esulta sopra di essa, o cielo, e voi, santi Apostoli e profeti: perché Dio ha pronunziato sentenza per voi contro di essa. Allora un Angelo potente alzò una pietra come una grossa macina, e la scagliò nel mare, dicendo: Con quest’impeto sarà scagliata Babilonia, la gran città, e non sarà più ritrovata, e non si udirà più in te la voce dei suonatori dì cetra, e dei musici, e dei suonatori di flauto e di tromba: e non si troverà più in te alcun artefice dì qualunque arte: e non sì udirà più in te rumore di macina: e non rilucerà più in te lume di lucerna: e non sì udirà più in te voce di sposo e di sposa: perché i tuoi mercanti erano i principi della terra, perché a causa dei tuoi venefici furono sedotte tutte le nazioni. E in essa si è trovato il sangue dei profeti, e dei santi, e di tutti quelli che sono stati uccisi sulla terra.]

I. Vers. 9. E i re della terra, che si sono corrotti con lei e che hanno vissuto nelle delizie, piangeranno su di lei e si batteranno il petto quando vedranno il fumo del suo incendio. Abbiamo visto in precedenza che dopo la rovina di Gerusalemme e lo sterminio degli empi, il resto sarà preso dal timore e darà gloria a Dio. Ora, tra questi resti ci saranno anche i re della terra, cioè i re infedeli. Questi re rappresentano le nazioni che non appartengono alla Chiesa, o che l’hanno abbandonata. Perché Dio, nella sua infinita bontà, non vuole che il peccatore muoia, ma che si converta e viva. (Ezek. XXXIII, 11 e seguenti). Questo è ciò che la Scrittura ci insegna e ciò che l’esperienza quotidiana ci conferma. Ma se Dio è infinitamente misericordioso, è anche infinitamente giusto e vero nelle sue parole. Ed è per manifestare meglio la sua giustizia e la sua bontà agli uomini che Egli colpisce alcuni e risparmia altri, affinché gli uomini imparino a temerlo e a servirlo, sperando in Lui. Ora, è soprattutto alla fine dei tempi che Dio manifesterà questi due grandi attributi, la sua giustizia e la sua bontà. Guai dunque ai peccatori ostinati che cadranno sotto i suoi colpi; ma beati coloro che partecipano alla misericordia di Dio, che moltiplica i suoi eletti tanto quanto lo permette la sua giustizia. Ecco perché, un gran numero di questi re della terra, che rappresentano i principi e le nazioni infedeli, e anche i resti dei Giudei, come vedremo più avanti, saranno risparmiati in questo terribile disastro. Sopravviveranno a questa grande catastrofe della rovina di Gerusalemme e delle città delle nazioni che il fuoco del cielo e i terremoti distruggeranno. E i re della terra, che sono stati corrotti e hanno vissuto con essa nelle delizie, piangeranno su di lei e si batteranno il petto quando vedranno il fumo del suo incendio. Avranno paura e si convertiranno. Queste lamentazioni si applicano a Gerusalemme considerata come Babilonia, cioè la grande città figura della prostituta; ed è in questo senso che queste parole e quelle che seguono devono essere intese come espressione sia della desolazione dei reprobi, sia dell’amaro rimpianto che gli ultimi convertiti proveranno per i loro peccati ed i loro abomini, quando vedranno le conseguenze delle loro opere e l’immenso pericolo che avranno corso. Nella sua rivelazione, Gesù Cristo usa questi stessi re che saranno stati corrotti con la prostituta, e che si convertiranno alla fine dei tempi, per dare più forza alla sua parola facendo lor confessare con la loro stessa bocca i mezzi che questa donna avrà usato per attirarli nella sua prostituzione, e anche per fare esprimere da loro stessi le orribili conseguenze temporali ed eterne del peccato. Perché queste parole indicano anche i mali e gli amari rimpianti che gli empi proveranno nell’inferno per la perdita dei loro beni e dei loro piaceri sensuali. Ascoltiamo dunque questi re e questi Giudei nei loro gemiti e lamenti sulla rovina temporale ed eterna della grande Babilonia.

II. Vers. 10E stando in piedi lontano da essa nel timore dei suoi tormenti, diranno: “Guai, guai! Babilonia, grande città, potente città, è giunta la tua condanna in un’ora….. E stando in piedi, cioè sopravvivendo a questa distruzione generale degli empi, lontano da essa, risparmiati da questa orribile catastrofe, e separandosi dai malvagi con la penitenza. Essi diranno: nel timore dei suoi tormenti, cioè nel timore del Signore che è l’inizio della sapienza, (Ps. CX , 10). Guai, guai! Babilonia, grande città, potente città, la tua condanna è giunta in un’ora. Così parleranno questi re convertiti. È da notare che essi dicono due volte Guai, guai, e due volte, grande città, città potente, per esprimere i due guai temporali ed eterni di questa grande città che è Gerusalemme, capitale del regno dell’anticristo, e Gerusalemme considerata come la grande Babilonia, o la grande prostituta che rappresenta i malvagi di tutti i tempi e luoghi. La tua condanna è arrivata in un’ora, cioè all’improvviso e inaspettatamente, secondo le parole di Gesù Cristo: « Verrò come un ladro ».

Vers. 11. – E i mercanti della terra piangeranno e gemeranno per essa, perché nessuno comprerà più le loro mercanzie. 1 ° Questi mercanti della terra rappresentano la classe comune del popolo, e il Profeta sceglie i mercanti tra questa classe, per far loro svolgere questo doppio ruolo di rappresentanti del popolo e di rappresentanti di tutti coloro che hanno preso parte alla prostituzione, come i mercanti che hanno profittato del lusso sfrenato della prostituta per arricchirsi a sue spese.  Questi mercanti saranno dunque tutti gli uomini che, come i re di cui sopra, si convertiranno dopo essere stati presi dalla paura. Poteva il Profeta scegliere meglio di questi re e mercanti per rappresentare tutte le classi della società? 2º Questi mercanti rappresentano letteralmente i Giudei che si convertiranno anch’essi e diranno: Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Si dice più avanti che questi mercanti erano i principi della terra, cioè che essi avranno regnato sulla terra con il loro denaro e con il loro commercio, e che avranno dominato gli uomini con la loro opulenza, con le loro ricchezze e con la loro influenza, etc. Per questo si dice abusivamente, ma con una certa verità, “Il denaro governa il mondo“. Infine, questi mercanti saranno quelli che hanno fornito tutti gli oggetti di lusso menzionati nei versetti seguenti; perché sono soprattutto i Giudei che commerciano in questi oggetti, e che procurano di che soddisfare le passioni e il gusto depravato della prostituta. È soprattutto ai Giudei che questa donna chiede incessantemente nei suoi desideri sfrenati e insaziabili e nel suo orgoglio infernale.

Vers. 12. – Queste mercanzie d’oro e d’argento, di gioielli, di perle, di lino fino, di porpora, di seta, di scarlatto, tutti i loro legni profumati, e tutti i loro mobili d’avorio, di pietre preziose, di bronzo, di ferro e di marmo.

Vers. 13. – Di cannella, di spezie, gli odori, incenso, vino, olio, fiore di farina di grano, di bestie da soma, pecore, cavalli, carri, schiavi e uomini liberi. Tutti questi beni e cibi menzionati nel testo sono mirabilmente ben scelti per rappresentare gli articoli di commercio dei Giudei, e anche gli oggetti degli idoli della grande prostituta. Vi si trova infatti tutto ciò che è necessario per soddisfare le tre grandi concupiscenze di cui parla San Giovanni, l’orgoglio, i piaceri e le ricchezze. Inoltre, la scelta di queste mercanzie ed alimenti di lusso è ammirevole in quanto possono convenire ed applicarsi a tutti i tempi del mondo e che non ce n’è alcuno che non sia conosciuto in tutti i tempi e luoghi, dalle pecore di Caino, alle perle preziose che il demone Moasim farà conoscere all’Anticristo.

III. Perché nessuno comprerà più la loro merce. Infatti:

Vers. 14. I frutti che erano le tue delizie non sono più; ogni delicatezza e ogni magnificenza è perduta per te, e non si troverà mai più, non solo a Gerusalemme, ma anche nel mondo intero. Non si troveranno mai più, perché il secolo sarà consumato.

Vers. 15. – Quelli che si sono arricchiti con la vendita delle sue mercanzie staranno in piedi lontano nel timore dei suoi tormenti; essi piangeranno e gemeranno, cioè  i commercianti, gli operai, i commessi, gli uomini d’affari, i banchieri, ecc. ecc. quelli dei Giudei che saranno stati risparmiati dalla bontà di Dio nella catastrofe dell’ultima piaga, saranno in piedi: essi sopravviveranno e saranno nel numero di coloro di cui parla Daniele, XII, 12: « Beato chi aspetta e arriva a milletrecento trentacinque giorni ». Perché il regno dell’anticristo durerà solo milleduecentosettantasette giorni e mezzo, compresa l’abbreviazione predetta in San Matteo, XXIV, 22: « E se quei giorni non fossero stati abbreviati, ogni carne sarebbe stata distrutta; ma saranno abbreviati per amore degli eletti ». La meravigliosa bontà di Dio che sa sempre trarre il bene dal male e dirigere le disgrazie che gli uomini si sono procurati con i loro peccati, affinché servano come mezzo per moltiplicare il maggior numero possibile di eletti! E questi mercanti staranno in piedi lontani, cioè separati dalle vittime del peccato, dopo la rovina di Babilonia, nel timore dei suoi tormenti, essi saranno dal numero di coloro di cui è detto in Apoc. XI, 13: Il resto fu colto da timore e rese gloria a Dio. Il resto degli uomini, dunque, sarà testimone di questa terribile sciagura, e ne concepirà un grande timore, e sarà allora l’inizio della loro conversione, secondo quel detto dell’Ecclesiastico, (I, 16): « L’inizio della saggezza è il timore del Signore ».

Vers. 16.Piangeranno e si lamenteranno, dicendo:

Vers. 17. – Guai, guai, questa grande città, vestita di lino fine, porpora e scarlatto, ornata d’oro, di gioielli e di perle, ha perso in un momento queste grandi ricchezze. Tutte queste parole continuano a riferirsi a Gerusalemme, la grande città, e alla grande città che rappresenta la gloria, le ricchezze e gli onori del mondo con l’universalità degli empi di tutti i tempi e luoghi, come è indicato ancora queste parole ripetute due volte: Guai, guai! Questa grande città, vestita di lino fine, porpora e scarlatto, ornata d’oro, di gioielli e di perle, ha perso in un attimo queste immense ricchezze. Questo abito pomposo e ricco aggiunge la brillantezza della verità, e queste parole ha perso in un momento, indicano chiaramente la grande catastrofe della consumazione del secolo, e mostrano che si parla qui della rovina di Gerusalemme e delle città dei Gentili, rovesciate dal grande terremoto di cui abbiamo parlato. E tutti questi mali saranno l’inizio dei mali dell’eternità, secondo le parole citate sopra: Tutta la delicatezza e la magnificenza sono perdute per te, e non saranno mai più ritrovate.

IV. Vers. 18. E tutti i piloti, coloro che navigano i mari, i nocchieri, e tutti quelli che sono impiegati sui vascelli, si tenevano lontani, e gridavano vedendo il luogo dell’incendio e dicevano: quale città è simile a questa grande città? Questi piloti, questi marinai, coloro che navigano e sono impiegati sulle navi, sono i pochi Cristiani e direttori di anime che saranno sopravvissuti alla persecuzione dell’anticristo; perché avranno navigato a lungo sul mare tempestoso della persecuzione, e si saranno tenuti in disparte e nascosti, secondo le parole di Gesù Cristo stesso, Matteo, XXIV, 16: « Allora quelli che sono in Giudea fuggono sui monti, etc. » È anche a questo passaggio che dobbiamo mettere in relazione queste parole del testo, Apoc. XIV, 20: « E tutte le isole fuggirono »; così come quelli del cap. XVIII, 4: « Uscite da Babilonia, popolo mio, per non essere coinvolti dalle sue piaghe. »  Tutti i piloti, coloro che navigano sul mare, i marinai e tutti coloro che sono impiegati sulle navi, sulla nave della Chiesa o sulla barca di San Pietro, o nell’arca di Noè, sono rimasti lontani. Queste parole si applicano anche ai buoni di tutti i tempi e luoghi, che si sono tenuti lontani dal mondo, dimorando nel vascello della Chiesa. Inoltre, queste parole si applicano letteralmente ai Giudei e ai ricchi mercanti, etc.

V. Ora ecco la prova evidente che questi re, mercanti e marinai, che rappresentano i resti degli uomini che sono sopravvissuti a questa catastrofe e a queste disgrazie, faranno penitenza:

Vers. 19E si coprirono il capo di polvere e gridarono, piangendo, gemendo e dicendo: Guai, guai, questa grande città, che ha arricchito della sua opulenza tutti coloro che avevano vascelli in mare, è stata desolata in un momento.

Vers. 20. – Cielo, rallegratevi su di essa, e voi, santi apostoli e profeti, perché Dio vi ha vendicato di essa. Notiamo bene queste parole: E si coprirono il capo di polvere … cioè essi hanno fatto penitenza, perché nella Scrittura il segno della penitenza è coprirsi il capo con cenere e polvere. Così, dunque, essi hanno iniziato ad essere rappresentati in piedi, cioè, come se fossero sopravvissuti a queste disgrazie, grazie alla bontà di Dio. Poi rimasero lontani, soggetti ai tormenti di quella grande città. Dopo di che rifletterono e considerarono il luogo di questo grande incendio e gridarono: Quale città era come quella grande città? Infine, nei sentimenti di penitenza, gridarono, piangendo, lamentandosi e dicendo: Guai, guai! Questa grande città, che ha arricchito con la sua opulenza tutti coloro che avevano vascelli in mare, fu desolata in un momento. Queste ultime parole, oltre ad essere prese alla lettera quando sono applicate ai Giudei ed ai grandi del mondo, hanno un significato figurato. Perché, nell’opulenza, si è potenti, e nel potere, gli uomini abusano della loro forza e diventano persecutori; è così che percuotendo i buoni che avevano il loro rifugio nell’arca di Noè, figura della nave della Chiesa costantemente battuta dalla tempesta, e nella barca di San Pietro, simbolo della fede della Chiesa, questi ricchi e potenti persecutori arricchirono i giusti con i beni spirituali della carità e della pazienza. Questa grande città fu desolata in un attimo. Cioè, questa Gerusalemme, o grande Babilonia, cadrà e sarà rovinata in un momento, come il mondo di cui è la figura. Tra un momento, cioè tra qualche giorno, come si vede dai milletrecentotrentacinque giorni di Daniele, che devono essere presi qui come naturali; perché sarebbe assurdo supporre un incendio così lungo di una città. Abbiamo visto, inoltre, nell’opera del venerabile Holzhauser, la spiegazione di questo passaggio e sappiamo che il regno dell’anticristo sarà breve e persino abbreviato. La sua rovina non inizierà che negli ultimi giorni, e continuerà fino alla consumazione dei secoli, secondo San Matteo e San Marco, che dicono: « Questo sarà l’inizio dei dolori. » Infine, questi re, mercanti e marinai, ecc., avendo fatto penitenza, parteciperanno alla gioia dei buoni e dei santi, e diranno: Cielo, rallegratevi di essa, e voi, santi apostoli e profeti, perché Dio vi ha vendicato di essa… Che mirabile descrizione di tutti i movimenti di un cuore penitente, che comincia con l’essere preso dalla paura, poi si separa dai giorni malvagi, deplora le proprie  disgrazie, si copre di cenere e di polvere in segno di contrizione, piange e geme; poi entra nel tempio del Signore, la cui maestà e potenza non può dapprima comprendere a causa del fumo delle sue piaghe, e infine riconosce la sua bontà verso i santi, e la giustizia delle sue vendette sui malvagi, unendosi ai sentimenti comuni degli apostoli, dei profeti e di tutta la Chiesa, e gridando a gran voce: Cielo, rallegratevi di essa, e voi, santi apostoli e profeti, che avete sofferto tanto con tutti i giusti della Chiesa, gioite, perché Dio vi ha vendicato su di essa. Va notato che questi sono i re che rappresentano i grandi e le nazioni infedeli, e poi i resti dei cattivi Cristiani che avranno prevaricato adorando la bestia, e anche i mercanti, cioè i Giudei, che diranno: Perché Dio vi ha vendicato di essa. Non dicono noi, ma voi, poiché i Gentili e i Giudei non saranno appartenuti alla Chiesa di Gesù Cristo, e di conseguenza, non saranno stati oggetto, non più dei cattivi Cristiani, degli insulti e delle persecuzioni con cui i malvagi avranno afflitto la Chiesa, rappresentata dai santi Apostoli e dai Profeti.

VI. Vers. 21. – E un Angelo forte sollevò una pietra come una grande macina e la gettò nel mare, dicendo: “Così sarà gettata giù la grande città Babilonia e d’ora in poi non sarà più trovata”. E San Giovanni vide nella sua immaginazione un Angelo forte, rappresentante della potenza di Dio, che gettava in mare una pietra come una grande macina. E l’Angelo gli disse: “Babilonia, quella grande città, sarà precipitata così, con la stessa forza e fragore di una grande macina da mulino, la cui caduta un braccio forte rende ancora più celere. E quella grande città scomparirà nelle profondità dell’inferno, come una grande macina scompare nelle profondità del mare. E non si troverà più, mai più e infinitamente meno di quanto una pietra possa essere trovata nelle profondità dell’oceano.

VII. Vers. 22. – E la voce degli arpisti e dei musicisti, il flauto dei cantori e le trombe non suoneranno più in te; nessun artigiano si troverà più nella tua cinta, né si intenderà più il rumore della macina.

Vers. 23. – E la luce delle lampade non risplenderà in te per sempre, né vi si udrà più la voce dello sposo e della sposa. Tutte queste parole seguono questo patetico e toccante lamento sul triste stato di questa grande Babilonia, che rappresenta il mondo intero. Che lutto e miseria, che tristezza mortale ispirano queste parole! Il Profeta ci dà poi la ragione e il motivo di questa terribile condanna di Gerusalemme, e dice: Perché i tuoi uomini malvagi erano principi della terra, e tutte le nazioni sono state traviate dai tuoi incantesimi. Vediamo in questo le cause principali dei giudizi di Dio su Gerusalemme e sulla nazione giudaica. 1º Questi mercanti, cioè i Giudei, erano i dominatori della terra. Ora, come abbiamo detto sopra, i Giudei sono il popolo che più ha contribuito alla perversione del mondo e alla prostituzione degli uomini, essendo i principi della terra con il loro oro, il loro commercio e l’influenza che hanno acquisito per le loro ricchezze.  2° Tutte le nazioni sono state sviate dai tuoi incantesimi, cioè dal lusso e dalle merci che i tuoi mercanti hanno fornito alle passioni degli uomini, e anche dalla tua doppiezza, dalle tue frodi, dalle tue menzogne, ecc. e, infine, dai prodigi e dagli incantesimi dell’anticristo e dei suoi falsi profeti. Poi San Giovanni termina questo capitolo con il rimprovero del più grande crimine che egli rivolge a questa città, colpevole della morte del Dio di ogni bontà, Nostro Signore Gesù Cristo di Nazareth crocifisso.

Vers. 24. – E in questa città fu trovato il sangue dei profeti e dei santi e di tutti quelli che erano sulla terra. Cioè il sangue di Gesù Cristo, che rappresenta tutti i Martiri, i Profeti e i Santi. Perché i Giudei, uccidendo Gesù Cristo, parteciparono ai crimini di tutti i persecutori della Chiesa e di tutti gli empi del mondo, come tutti gli empi del mondo avranno partecipato al più grande dei crimini, il crimine della morte di Gesù Cristo, uccidendo i Martiri e i Profeti e perseguitando i Santi.

VIII. Noteremo, concludendo questo capitolo, che San Giovanni parla in tre passaggi diversi dei “guai” che rovineranno Gerusalemme alla fine dei tempi. Infatti dice nel capitolo XI, 13: « E in quella stessa ora ci fu un grande terremoto, e la decima parte della città cadde, e settemila uomini morirono nel terremoto; e gli altri furono presi da spavento e diedero gloria a Dio. » Poi dice nel capitolo XVI, 18: « E ci furono lampi e tuoni e un grande terremoto, così grande che nessun uomo ne ha sentito uno simile da quando sono sulla terra. E la grande città fu divisa in tre parti, e le città delle nazioni caddero; e Dio si ricordò della grande Babilonia per darle da bere il vino dello sdegno della sua ira. E tutte le isole fuggirono, e le montagne scomparvero. » Infine il Profeta, senza aver annunciato nessun altro terremoto oltre a quello che abbiamo descritto nel capitolo delle piaghe della consumazione, dice improvvisamente, (capitolo XVIII, 18): « Ed essi gridarono, vedendo il luogo del suo incendio, e dissero: Quale città fu come questa grande città? » Bisogna concludere da tutto questo, che Dio, nella sua infinita bontà, colpirà questa città di Gerusalemme e tutte le città delle nazioni, in modo da spaventare i più ostinati tra gli uomini e dare loro il tempo di convertirsi. Ma gli empi ostinati periranno con le città delle nazioni, perché i terremoti ed il fuoco continueranno a rovinare queste città fino alla consumazione dei tempi. Questo è confermato dagli evangelisti, (Matteo, XXIV, 7): « Nazione si leverà contro nazione, regno contro regno, pestilenze, carestie e terremoti saranno in diversi luoghi. Ora tutte queste cose sono l’inizio dei dolori. » E San Marco, (XIII, 8): « Perché i popoli si solleveranno contro i popoli e i regni contro i regni; e ci saranno terremoti in diversi luoghi e carestie; questo sarà il principio dei dolori ». Infine, (San Luca, XXI, 11): « E ci saranno grandi terremoti, pestilenze e carestie in diversi luoghi; e ci saranno cose spaventose e grandi segni nel cielo.  Ma prima vi prenderanno e vi perseguiteranno, etc. » Possiamo vedere che i quattro Evangelisti sono d’accordo, i tre precedenti nel loro Vangelo, e San Giovanni nella sua Apocalisse, nell’annunciare terribili terremoti che precederanno la fine. – La precipitazione con cui San Giovanni passa, nella sua Apocalisse, dalla descrizione di questo grande terremoto, di cui gli uomini non hanno mai avvertito uno simile, sentito l’effetto, a queste espressioni: e grideranno, vedranno il luogo del suo incendio, ed essi diranno: qual città è stata pari a questa grande città? Questa precipitazione, diciamo, è un modo ammirevole ed energico di mostrarci il pronto adempimento di quelle profezie di San Marco e San Matteo, che ci dicono che tutte queste cose saranno l’inizio dei dolori; cioè della fine dei malvagi sulla terra e dell’apertura dei supplizi dell’eternità. Infatti, vediamo da tutto il contesto che i terremoti che colpiranno Gerusalemme e le città delle nazioni, continueranno a devastarle fino alla loro totale rovina, poiché, secondo San Marco e San Matteo, queste disgrazie devono essere l’inizio dei dolori. Ciò è dimostrato anche dalle parole del testo: E gridarono quando videro il luogo del suo incendio, e dissero: quale città è simile a questa grande città? Così, dunque, il fuoco sarà mescolato ai terremoti, e non si vedrà più il luogo dell’incendio di questa città, rappresentante di tutte le altre città delle nazioni. E allora i piloti e i marinai potranno dire con verità: quale città era simile a questa grande città? Cioè a Gerusalemme, la capitale del regno dell’anticristo, e a Gerusalemme considerata come la grande Babilonia che rappresenta i malvagi di tutti i luoghi e di tutti i tempi.

§ IV.

Applausi, acclamazioni e rallegramenti della Chiesa militante e della Chiesa trionfante, sulla rovina della grande Babilonia, e l’avvicinarsi delle nozze dell’Agnello.

CAPITOLO XIX. VERSETTI 1-10.

Post hæc audivi quasi vocem turbarum multarum in caelo dicentium: Alleluja: salus, et gloria, et virtus Deo nostro est: quia vera et justa judicia sunt ejus, qui judicavit de meretrice magna, quæ corrupit terram in prostitutione sua, et vindicavit sanguinem servorum suorum de manibus ejus. Et iterum dixerunt: Alleluja. Et fumus ejus ascendit in saecula sæculorum. Et ceciderunt seniores viginti quatuor, et quatuor animalia, et adoraverunt Deum sedentem super thronum, dicentes: Amen: alleluja. Ex vox de throno exivit, dicens: Laudem dicite Deo nostro omnes servi ejus: et qui timetis eum pusilli et magni. Et audivi quasi vocem turbæ magnæ, et sicut vocem aquarum multarum, et sicut vocem tonitruorum magnorum, dicentium: Alleluja: quoniam regnavit Dominus Deus noster omnipotens. Gaudeamus, et exsultemus: et demus gloriam ei: quia venerunt nuptiæ Agni, et uxor ejus præparavit se. Et datum est illi ut cooperiat se byssino splendenti et candido. Byssinum enim justificationes sunt sanctorum. Et dixit mihi: Scribe: Beati qui ad cœnam nuptiarum Agni vocati sunt; et dixit mihi: Hœc verba Dei vera sunt. Et cecidi ante pedes ejus, ut adorarem eum. Et dicit mihi: Vide ne feceris: conservus tuus sum, et fratrum tuorum habentium testimonium Jesu. Deum adora. Testimonium enim Jesu est spiritus prophetiœ.

[Dopo di ciò udii come una voce di molte turbe in cielo, che dicevano: Alleluja: salute, e gloria, e virtù al nostro Dìo: perché veri e giusti sono i suoi giudizi, ed ha giudicato la gran meretrice, che ha corrotto la terra colla sua prostituzione, ed ha fatto vendetta del sangue dei suoi servi (sparso) dalle mani di lei. E dissero per la seconda volta: Alleluia. E il fumo di essa sale pei secoli dei secoli. E i ventiquattro seniori e i quattro animali si prostrarono, e adorarono Dio sedente sul trono, dicendo: Amen: alleluja. E uscì dal trono una voce, che diceva: Date lode al nostro Dio voi tutti suoi servi: e voi, che lo temete, piccoli e grandi. E udii come la voce di gran moltitudine, e come la voce di molte acque, e come la voce di grandi tuoni, che dicevano: Alleluia: poiché il Signore nostro Dio onnipotente è entrato nel regno. Rallegriamoci, ed esultiamo, e diamo a lui gloria: perché sono venute le nozze dell’Agnello, e la sua consorte sì è messa all’ordine. E le è stato dato di vestirsi di bisso candido e lucente. Perocché il bisso sono le giustificazioni dei Santi. Sono stati chiamati alla cena delle nozze dell’Agnello: e mi disse: Queste parole di Dio sono vere. E mi prostrai ai suoi piedi per adorarlo. Ma egli mi disse: Guardati dal farlo: io sono servo come te e come i tuoi fratelli, i quali hanno testimonianza di Gesù. Adora Dio. Poiché la testimonianza di Gesù è lo spirito di profezia.]

I. Vers. 1. Dopo questo, io intesi nel cielo come la voce di una grande moltitudine che diceva: Alleluja, salvezza, gloria e potenza al nostro Dio …

Dopo questo …, vale a dire, dopo la rovina della grande Babilonia, San Giovanni intese per immaginazione, nel cielo, nella Chiesa trionfante e nella Chiesa militante, come la voce di una grande moltitudine. Questa grande moltitudine è la riunione di tutti i Santi che faranno parte della Chiesa militante, dopo la conversione del resto degli uomini, così come la riunione di tutti i Santi della Chiesa trionfante. Questa grande moltitudine farà sentire come una sola voce per mostrarci l’accordo, l’insieme, l’unità delle vedute e dei sentimenti che uniranno strettamente tutti i re, i mercanti, i piloti, i marinai, di cui si è parlato nel capitolo precedente, in tal modo che essi non formeranno, per così dire, che una sola persona con la Chiesa trionfante. E tutti questi Santi diranno: Alleluja. Questa parola è un grido di gioia che significa: lodate il Signore. Ed essi aggiungeranno: Salvezza, gloria e potenza al nostro Dio. Tutte queste parole esprimono la gioia, le lodi e la riconoscenza che questi Santi della Chiesa militante e della Chiesa trionfante manifesteranno altamente e solennemente, in occasione della vittoria finale e del trionfo assoluto che la Chiesa militante avrà ottenuto sul mondo con la caduta della grande Babilonia. Vediamo nel versetto seguente le ragioni di questa gioia e di questa lode; e queste ragioni sono espresse così chiaramente che non hanno bisogno di alcun commento.

Vers. 2. Perché i suoi giudizi sono veri e giusti, ha condannato la grande prostituta che ha corrotto la terra con la sua prostituzione, ed ha vendicato il sangue dei suoi servi, sparso dalle mani di lei. Così, dunque, questi motivi di gioia e di lode sono tratti dai giudizi di Dio, fondati sulla sua verità e la sua giustizia, che questi nuovi convertiti riconosceranno e confesseranno allora altamente, dicendo che Dio ha condannato veracemente e giustamente la grande prostituta, perché essa ha corrotto la terra con la sua prostituzione agli idoli, che sono sue creature; in più, essi diranno che Egli ha vendicato il sangue dei suoi servi, cioè il sangue di Gesù-Cristo, che come uomo è anche un servo di Dio; ed il sangue dei suoi Profeti, dei suoi Apostoli, di tutti i Martiri della Chiesa, da Abele fino all’ultimo martire che morrà nella persecuzione dell’anticristo. E questo sangue sarà sparso dalla mano dei malvagi di tutti i tempi e di tutti i luoghi.

II. Vers. 3. Ed essi dissero una seconda volta: Alleluja, ed il fumo del suo incendio si eleva nei secoli dei secoli. Si devono osservare queste parole con attenzione. San Giovanni, dopo aver descritto la gioia della Chiesa militante, passa tutto ad un tratto alla Chiesa trionfante designata nel primo versetto e che aveva accomunato alla Chiesa militante con queste parole, in cielo, parole che si applicano ugualmente ad entrambe queste due Chiese. Perché ora ci dice: E dissero una seconda volta: Alleluia? È per meglio farci capire la stretta unione di queste due Chiese, che sono una nello spirito di fede, speranza e carità, e che si uniranno anche nel corpo, dopo la caduta della grande Babilonia. E hanno detto una seconda volta: Alleluia. Queste parole implicano che i Santi della Chiesa militante e della Chiesa trionfante diranno Alleluia due volte. La prima volta sarà quando la grande Babilonia sarà caduta e prima dell’ultimo giudizio. La seconda volta sarà quando queste due Chiese saranno così strettamente unite che formeranno una sola Chiesa trionfante nei secoli dei secoli. Questo è chiaramente indicato dalle seguenti parole: ed il fumo della sua combustione si alza nei secoli dei secoli. – San Giovanni dice al presente: il fumo della loro combustione si alza, per farci intendere che questo secondo grido, Alleluia, è il grido di gioia che sarà manifestato dalle due Chiese al momento della loro riunione. Perché appena avranno detto una seconda volta Alleluia, l’Apostolo aggiunge immediatamente: E il fumo della sua combustione si alza nei secoli dei secoli. San Giovanni vuole quindi farci capire con questo che a questo secondo grido Alleluia, inizia la beata eternità per i Santi di queste due Chiese, così come un’eternità di dannazione per i figli della prostituta e per tutti gli abitanti della grande Babilonia. Avrebbe potuto l’Apostolo esprimere con più forza e verità l’eternità ed il rigore dei tormenti a cui saranno condannati gli abitanti di questa grande città, che dicendo: E il fumo del suo incendio si eleva per i secoli dei secoli?

 III. Vers. 4. E i ventiquattro vegliardi ed i quattro animali si prostrarono ed adorarono Dio, che era assiso sul trono, dicendo: Amen, Alleluja. Questi ventiquattro vegliardi sono i dodici Patriarchi dell’Antico Testamento ed i dodici Apostoli del Nuovo. C’è così, l’universalità dei Pontefici e dei Dottori della Chiesa, etc. I quattro animali sono gli Evangelisti. Ora tutti questi Santi uniranno le loro voci a quella di tutta la Chiesa, si prostreranno ed adoreranno Dio, che è seduto sul trono della sua gloria nel cielo. E con questo atto unanime di adorazione, essi manifesteranno i loro sentimenti di gioia, di amore, di riconoscenza sì solennemente… ed essi diranno: Amen, così sia; cioè che si faccia la giustizia di Dio, e così si compia la sua parola, ed aggiungeranno questa parola, Alleluja; Dio sia lodato per tutte le sue opere.

IV. Vers. 5. E dal trono uscì una voce dicendo: Lodate il nostro Dio, voi tutti suoi servi che lo temete, grandi e piccoli. Questa voce è quella dell’Agnello, Gesù-Cristo, considerato come uomo e come capo di tutta la Chiesa; infatti, questa voce esce dal trono stesso. Ora, non c’è che Gesù-Cristo che sieda sul trono alla destra del Padre, secondo questa parola del Salmista, Ps. CIX: « Il Signore ha detto al mio Signore: siedi alla mia destra, finché non ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi ». Così l’umanità di Gesù Cristo vincerà i suoi nemici e regnerà sul mondo fino alla consumazione dei secoli; ed Egli regna e regnerà anche per tutta l’eternità. Ora, questi nemici della sua umanità gli saranno serviti per essere sgabello per arrivare a questo Regno di gloria; e così l’Uomo-Dio continuerà ad essere il Sacerdote eterno secondo l’ordine di Melchisedech. Perciò Gesù Cristo, considerato come uomo e come Capo di tutta la Chiesa, dirà: Lodate il nostro Dio. Gesù Cristo come uomo, anche se Dio stesso, può dire, come rappresentante della nostra umanità: Lodate il nostro Dio, voi tutti suoi servi, che lo temete, grandi e piccoli. Perché è qui che vediamo chiaramente l’ufficio di “mediatore” che Gesù Cristo esercita tra Dio e gli uomini. Troviamo nella Scrittura un esempio di questo modo di parlare di Gesù Cristo, quando al momento della sua morte chiamò Dio suo Padre: Mio Dio! Marco, XV, 34: « All’ora nona Gesù gridò a gran voce, dicendo: Eloi, Eloi, lama sabacthani, cioè: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? » Queste parole devono essere attentamente esaminate: tutti voi che lo temete; cioè tutti voi che il timore del Signore ha contenuto nella bontà di Dio e che siete stati abbandonati alla penitenza. Cosa di più vero, pertanto, che Gesù Cristo, come Capo della Chiesa, invita in questo momento solenne, tutti i suoi che saranno stati i servi di Dio e che l’avranno temuto durante la vita del mondo, inviti a lodare Dio nella sua gloria, nella sua potenza, nella sua giustizia e nella sua santità!

V. Vers. 6. Ed io intesi come la voce di una grande moltitudine, come il fragore di grandi acque e come la voce dei tuoni, che dicevano: Alleluia, perché il Signore nostro Dio, l’Onnipotente, regna. Su questo invito che Gesù-Cristo indirizza alla sua Chiesa, San Giovanni sentì come una voce, cioè come una sola voce, che rappresentava l’unione e l’accordo di tutti gli Angeli ed i Santi della corte celeste, indicata dalle parole: di una grande moltitudine… L’ho sentita come la voce di grandi acque, cioè la voce di tutti i Santi della Chiesa militante, che hanno sofferto nelle acque delle tribolazioni, e come la voce dei tuoni; i Dottori ed i predicatori, che tutti insieme si faranno sentire come una sola voce, dicendo: Alleluia, lodiamo il Signore, perché il Signore nostro Dio, l’Onnipotente, regna.

Vers. 7. Rallegriamoci, stiamo nella gioia e rendiamogli gloria, perché è giunto il momento delle nozze dell’Agnello, e la sua sposa vi si è preparata. Tutti questi Santi, dunque, diranno: rallegriamoci. Gioiamo e rendiamo gloria a Dio Padre, perché è giunto il momento delle nozze dell’Agnello Gesù-Cristo; cioè è giunto il momento in cui lo sposo Gesù-Cristo debba essere glorificato ed unirsi alla sua Sposa che è la Chiesa, nei secoli dei secoli. Questa Sposa gioirà delle presenza dello Sposo, non con la fede e la speranza, ma essa lo vedrà così com’è, ed il suo amore non avrà più limiti e non sarà più velato. E la sua Sposa vi si è preparata; in effetti i Santi della Chiesa militante si sono preparati a queste nozze; infatti, le virtù ed i meriti dei Santi sono i loro abiti, e la loro veste nuziale. È ciò che San Giovanni spiega con le seguenti parole.

VI. Vers. 8. E le è stato dato di vestirsi di lino bianco e puro; e questo lino è la giustizia dei Santi … – E le è stato dato … cioè è Dio Padre che ha dato ai Santi della Chiesa, Sposa di Gesù Cristo, di rivestirsi di giustizia, secondo San Giacomo, (I, 17): « Ogni grazia buona e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre dei lumi, nel quale non c’è cambiamento, né ombra, né mutamento di stato. ». È Dio Padre che ha dato alla Chiesa il dono di essere vestita di puro lino bianco per le nozze dell’Agnello. E le ha fatto questo dono per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo, senza la fede nel Quale è impossibile piacere a Dio, secondo San Paolo, (Rom. V): « Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, il quale mediante la fede ci ha dato accesso a quella grazia nella quale stiamo e ci gloriamo nella speranza della gloria dei figli di Dio, etc. » E questo lino è la giustizia dei Santi, di cui saranno rivestiti dalla grazia di Dio Padre, nella fede di Gesù Cristo suo Figlio, per apparire ed essere ammessi alla cena delle nozze dell’Agnello. –

VII. vers. 9. L’Angelo allora mi disse: scrivi: beati coloro che sono stati chiamati alla cena delle nozze dell’Agnello; e aggiunse: queste parole di Dio sono veraci. L’Angelo raccomanda specialmente a San Giovanni di scrivere queste parole di incoraggiamento per tutta la Chiesa militante, e ci esorta con ciò a rivestirci di giustizia, mediante le buone opere fatte nella fede di Gesù-Cristo; infatti, è questo il vestito di lino puro e bianco, che deve essere la nostra veste nuziale, senza la quale non saremo trovati degni di essere nel numero di coloro di cui qui è detto: beati quelli che sono stati chiamati alla cena della nozze dell’Agnello. – La cena è il pasto alla fine del giorno; e questa cena delle nozze dell’Agnello sarà alla fine del giorno della vita di questo mondo; e solo coloro che hanno lavorato nella vigna del Signore, almeno all’undicesima ora, potranno partecipare alla cena di queste nozze. Gli altri che sono stati chiamati e non hanno risposto alla chiamata saranno gettati, mani e piedi, nelle tenebre esterne; … e là ci sarà pianto e stridore di denti. Vedi San Matteo, XXII, 2, ecc. E l’Angelo aggiunse: Queste parole di Dio sono veraci; cioè, queste parole sono una promessa solenne, fondata sulla verità eterna di Dio, a favore di coloro che, essendo stati invitati alla cena delle nozze dell’Agnello, vi compariranno vestiti con l’abito di nozze; e l’Angelo aggiunge queste parole per la consolazione e l’incoraggiamento dei buoni.

Vers. 10 – E mi prostrai ai suoi piedi per adorarlo. Ma egli mi disse: Guardati dal farlo: io sono servo come te e come i tuoi fratelli, i quali hanno testimonianza di Gesù. Adora Dio. Poiché la testimonianza di Gesù è lo spirito di profezia. Questo versetto è stato già spiegato.

SEZIONE II.

SUI CAPITOLI XIX E XX

Del secondo Avvento di Gesù Cristo e della grande cena di Dio.

OSSERVAZIONI PRELIMINARI.

I. Per ben comprendere il seguito di questo capitolo XIX ed il capitolo seguente, è importante notare che San Giovanni ha racchiuso e confuso, in un certo senso, le due apparizioni di Gesù Cristo sulla terra, cioè la sua prima venuta, quando ha stabilito il suo regno spirituale che è la Chiesa, e la sua seconda venuta, quando scenderà dal cielo per giudicare tutti gli uomini. La ragione di questo modo di raccontare di San Giovanni è ammirevole, in quanto egli ci mostra a colpo d’occhio l’intero piano della sapienza eterna nella grande opera della nostra redenzione. Sappiamo dalla teologia che l’ultimo giudizio avrà luogo per tre motivi principali: 1° per glorificare Gesù Cristo; 2° per la consolazione dei buoni; 3° per la confusione dei malvagi. Ora, cosa potrebbe essere più naturale, più vero e anche più ammirevole che rappresentare le due venute di Gesù Cristo, e in generale la sua presenza sulla terra, sempre nella stessa forma e con gli stessi caratteri? Perché come potrebbe Dio Padre glorificare meglio il suo unico Figlio fatto uomo, confortare i buoni e confondere i malvagi, che farlo nelle stesse circostanze e nelle stesse forme in cui Gesù Cristo e i suoi Santi hanno sofferto e i malvagi hanno peccato? Troviamo, inoltre, nella Scrittura, esempi sensibili di questo modo di descrivere gli eventi così simili tra loro, tanto da poter essere considerati come un’unica cosa, da poter essere rappresentati sotto le stesse figure; tra questi esempi, citeremo solo quello in cui il profeta Isaia predice, sotto la figura della Gerusalemme terrena, la gloria e la prosperità promessa alla Gerusalemme celeste. (Vedere Isaia, LX). Le seguenti parole si applicano ugualmente alle due venute di Gesù Cristo sulla terra.

§ 1.

Sulla seconda venuta di Gesù Cristo.

CAPITOLO XIX. – VERSETTI 11-16.

Et vidi cœlum apertum, et ecce equus albus, et qui sedebat super eum, vocabatur Fidelis, et Verax, et cum justitia judicat et pugnat. Oculi autem ejus sicut flamma ignis, et in capite ejus diademata multa, habens nomen scriptum, quod nemo novit nisi ipse. Et vestitus erat veste aspersa sanguine: et vocatur nomen ejus: Verbum Dei. Et exercitus qui sunt in cœlo, sequebantur eum in equis albis, vestiti byssino albo et mundo. Et de ore ejus procedit gladius ex utraque parte acutus, ut in ipso percutiat gentes. Et ipse reget eas in virga ferrea: et ipse calcat torcular vini furoris iræ Dei omnipotentis. Et habet in vestimento et in femore suo scriptum: Rex regum et Dominus dominantium.

[E vidi il cielo aperto, ed ecco un cavai bianco, e colui che vi stava sopra si chiamava il Fedele e il Verace, e giudica con giustizia, e combatte. I suoi occhi erano come fiamma di fuoco, e aveva sulla testa molti diademi, e portava scritto un nome, che nessuno conosce se non egli. Ed era vestito d’una veste tinta di sangue: e il suo nome si chiama Verbo di Dio. E gli eserciti, che sono nel cielo, lo seguivano sopra cavalli bianchi, essendo vestiti di bisso bianco e puro. E dalla bocca di lui usciva una spada a due tagli, colla quale egli percuota le genti. Ed egli le governerà con verga di ferro: ed egli pigia lo strettoio del vino del furore dell’ira di Dio onnipotente. Ed ha scritto sulla sua veste e sopra il suo fianco : Re dei re e Signore dei dominanti.]

.I. Vers. 11. – E vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; e Colui che lo cavalcava si chiamava il Fedele e il Verace, che giudica e combatte con giustizia.

Queste prime parole, E vidi il cielo aperto… , si riferiscono alle due venute di Gesù Cristo sulla terra, con la differenza che nella prima, il cielo fu aperto invisibilmente agli uomini, mentre nella seconda, tutti gli uomini vedranno Gesù Cristo apparire nelle nuvole, scendere dal cielo, per giudicare i vivi e i morti. La prima volta la sua venuta fu manifestata da una stella, che era il tipo della luce, della verità e della giustizia eterna che annunciava, in Gesù Cristo, il Sole di Giustizia, apparso realmente nella forma della nostra carne, in uno stato di povertà, umiltà e sofferenza. (Matth. II, 7ss). La seconda volta, apparirà pure realmente, ma in un modo molto diverso. Perché allora non sarà più preceduto da una stella, ma dalla sua Croce; e così lo strumento della sua umiliazione, povertà e sofferenza precederà Gesù Cristo in segno di trionfo, quando verrà nello splendore della sua gloria, maestà e potenza, come la stella che ne era il tipo, precedette Lui e la sua croce quando venne la prima volta, per rigenerare e illuminare il mondo con le sue virtù ed i suoi esempi. Nella sua seconda apparizione, non si mostrerà più sotto forma di un povero bambino neonato, ma scenderà dal cielo, splendente di gloria come Dio e come uomo. (Matth. XXIV, 30): « Allora il segno del Figlio dell’uomo apparirà nel cielo,  e tutte le tribù della terra gemeranno, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole del cielo con grande potenza e grande maestà. » – Ed ecco un cavallo bianco. Queste parole sono una figura simile a quell’altro passo dell’Apocalisse, dove si dice: “E uscì un altro cavallo rosso, etc. ... La differenza nel significato di questi cavalli si spiega con il loro colore. Così, il cavallo bianco in questione rappresenta qui la giustizia, la santità e la verità di Gesù Cristo e la Sua dottrina, mentre gli altri cavalli, rosso, nero, pallido, etc. rappresentavano con i loro colori le false dottrine delle eresie. Questo cavallo bianco rappresenta dunque la dottrina di Gesù Cristo, nella sua prima venuta; ed anche la giustizia, la santità e la verità, che risplenderanno in Lui con tutto il loro splendore nel suo secondo avvento. Colui che era in alto si chiamava il Fedele e il Verace. Ora, questi due attributi insieme non possono convenire che a Dio solo, secondo San Paolo, (Rom. III, 4): « Dio è verace e ogni uomo è mendace, come sta scritto: Voi siete riconosciuto fedele nelle vostre parole, e vittorioso quando giudicate. » La parola verace di Dio è il Verbo, cioè Gesù Cristo, che si è fatto carne, secondo San Giovanni, (I, 14): « E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, e noi vedemmo la sua gloria, come quella dell’unigenito Figlio del Padre, pieno di grazia e di verità. » – Che giudica e combatte con giustizia. Queste parole, che giudica e combatte, messe insieme, mostrano che Gesù Cristo è qui rappresentato nelle sue due apparizioni: 1° come Colui che combatte i malvagi sulla terra; e 2° come Colui che deve giudicare i vivi ed i morti.  Che giudica e combatte con giustizia, perché è il Fedele ed il Verace, cioè vero e fedele in tutte le sue promesse. Si può caratterizzare l’Uomo-Dio in una maniera più ammirabile di come lo fa San Giovanni in due parole che racchiudono tutta la storia dei tempi e dell’eternità?

II. Vers. 12I suoi occhi erano come una fiamma di fuoco, e aveva molti diademi sulla testa, e un nome scritto che nessuno conosce. Questi occhi di Gesù Cristo, come una fiamma di fuoco, rappresentano la giustizia, la verità, la penetrazione, la santità, la carità, la forza, il calore, etc; attributi infiniti di Dio con i quali, secondo l’Apocalisse stessa, (II, 23), Gesù Cristo è venuto e verrà di nuovo sulla terra. « Tutte le chiese sapranno che Io sono colui che scruta i reni ed i cuori ». Sarebbe troppo lungo citare i molti passi della Scrittura in cui si parla di questi occhi di Dio, quindi ci limiteremo ad uno il cui significato si applica al nostro testo. Prov. XVI, 1: « Spetta all’uomo preparare la sua anima e al Signore governare la lingua. Tutte le vie dell’uomo sono davanti ai suoi occhi, ma il Signore pesa gli spiriti. Esponete le vostre opere al Signore, ed Egli farà prosperare i vostri pensieri. » Questi occhi di Gesù Cristo brilleranno soprattutto come una fiamma d’amore per i buoni e d’ira per i malvagi, quando verrà nell’ultimo giorno a giudicare tutti gli uomini. Vedi Salmo VII, 8. Aveva molte corone sul capo, perché Gesù Cristo è Re dei re, Signore dei signori, Creatore del cielo e della terra; perché è Dio e uomo insieme; e infine perché regna su tutte le Virtù, i Principati, le Potenze, i Troni, le Dominazioni, gli Angeli, gli Arcangeli, i Cherubini, i Serafini; sugli Apostoli, i Profeti, i Martiri, i Confessori, i vergini; sui Pontefici, i Prelati, i Dottori, etc. E un nome scritto che nessuno conosce tranne Lui. Abbiamo già visto nel corso di quest’opera che i Santi stessi godranno in cielo di una gloria speciale che nessuna creatura conoscerà, cioè non possiederà, tranne essi, ed è nello stesso senso, e con infinitamente più ragione, che è detto qui di Gesù Cristo, che Egli ha un Nome scritto che nessuno conosce tranne Lui; perché questo nome di Gesù Cristo contiene tutti i suoi attributi divini e i meriti infiniti che nessuna creatura potrebbe possedere, e dei quali nessuna creatura potrebbe conoscere la profondità e l’immensità. Questo Nome di Gesù Cristo, che è menzionato qui, ha soprattutto a che fare con i grandi misteri della Santissima Trinità, l’Incarnazione e la Redenzione, secondo San Paolo, (Filipp., II, 6): « Gesù Cristo, che avendo la forma e la natura di Dio, non ritenne un’usurpazione l’essere uguale a Dio, tuttavia annientò se stesso, prendendo la forma e la natura di servo, rendendosi simile agli uomini, e facendosi riconoscere come uomo da tutto ciò che appariva di Lui fuori. Si è umiliato, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha esaltato e gli ha dato un Nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e negli inferi, e ogni lingua confessi che il Signore Gesù Cristo è nella gloria di Dio suo Padre. »  Da questo si vede che San Paolo confonde in qualche modo il santo Nome di Gesù con la sua gloria, che è anche la gloria di suo Padre. Oh sì, pieghiamo il ginocchio al santo Nome di Gesù sulla terra, aspettando la felicità di piegarlo quando verrà in tutto lo splendore della sua gloria, per invitarci a partecipare alle nozze dell’Agnello!

III. Vers. 13. – Ed era vestito con una veste intinta nel sangue, e il suo nome è il Verbo  di Dio. 1° Chi non riconosce in questa veste macchiata di sangue, la veste di cui fu rivestito Gesù Cristo nella sua benedetta Passione. O adorabile veste che fu tinta del suo prezioso sangue! Aggrappiamoci ad essa come un bambino si aggrappa alla veste di sua madre. Cosa abbiamo da temere sotto una tale protezione? – 2° Queste parole e le seguenti alludono al passaggio di Isaia che citeremo per far ammirare al lettore la somiglianza delle espressioni di questi due Profeti, che apparvero, tuttavia, in epoche così distanti tra di loro? (Isaia, LXIII): « Chi è colui che viene da Edom e Bosra in vesti rosse? Com’è bello nel suo abito, come con quale forza e maestà cammina! Io che parlo con giustizia, sono grande nel soccorrere. Perché dunque la vostra veste è rossa e perché i vostri abiti sono come quelli di coloro che calpestano il vino nel torchio? Sono stato solo a calpestare il vino e nessun uomo del popolo era con me. Li ho calpestati nel mio furore, li ho calpestati nella mia ira, il loro sangue si è versato sulla mia veste e tutte le mie vesti ne sono macchiate. »  – 3º Questa veste rossa rappresenta anche i Martiri; perché il sangue dei Martiri è versato sulla veste di Gesù Cristo, come la veste di cui si copre la povertà di Gesù Cristo stesso, secondo questo detto in  Matth. (XXV, 36): « Ero nudo e mi avete rivestito ». E il suo Nome è il Verbo di Dio. Così questo Nome che nessuno conosce se non Gesù Cristo, questo Nome adorabile è il Verbo di Dio. Potremmo a malapena balbettare se volessimo scandagliare i misteri impenetrabili che sono nascosti sotto questo Nome benedetto. Ci basti adorarLo con timore, umiltà, obbedienza e amore.

IV. Vers. 14. – E gli eserciti che sono nei cieli lo seguivano su cavalli bianchi, vestiti di puro lino bianco.  Questo passaggio si applica anche alle due venute di Gesù Cristo; e il cielo qui significa la Chiesa militante e la Chiesa trionfante. Infatti, Gesù Cristo, nella sua prima apparizione sulla terra, è stato seguito da eserciti di Angeli custodi che combattono per la sua Chiesa, e da armate di Apostoli, Pontefici, Sacerdoti, Dottori, predicatori, vergini, ecc. E tutti questi eserciti lo seguivano su cavalli bianchi di giustizia, verità e santità, vestiti di puro lino bianco, dell’alba sacerdotale, di semplicità, carità, modestia, purezza, rettitudine e castità. 2° Questo passaggio si applica anche alla seconda venuta di Gesù Cristo, perché allora tutti i Santi della Chiesa trionfante e della Chiesa militante verranno con Gesù Cristo per giudicare i vivi e i morti, secondo le parole di Daniele, (VII, 21): « Guardai, ed ecco, questo corno (l’anticristo) faceva guerra ai santi e aveva la meglio  su di loro, finché finché non fosse venuto l’Antico di Giorni (Gesù Cristo). Poi ai santi dell’Altissimo diede il potere di giudicare; e quando il tempo fu compiuto, i Santi entrarono in possesso del regno. » Vediamo questa stessa verità espressa con altre parole nella stessa Apocalisse, (cap. XX , 4): « Vidi anche dei troni e coloro che vi sedevano sopra, e fu dato loro il potere di giudicare. » Ora, chi sono coloro che si siederanno su questi troni, è ciò che San Giovanni spiega nelle parole che seguono nello stesso capitolo: « E le anime di coloro che sono morti per aver reso testimonianza a Gesù, la parola di Dio, e che non hanno adorato la bestia, né la sua immagine, né hanno ricevuto il suo carattere sulla fronte o sulle mani, etc. » Così allora tutti i Santi sono paragonati per numero agli eserciti, così come i figli di Abramo secondo la fede saranno numerosi come le stelle del cielo e la sabbia dei mari; tutti i santi, diciamo, seguiranno il Verbo di Dio su dei cavalli bianchi e saranno vestiti di puro lino bianco per giudicare i vivi e i morti. Tutte queste parole ci danno un’idea della gloria e dell’imponente maestà con cui Gesù Cristo apparirà nelle nuvole per il giudizio universale.

V. Vers. 15. – E dalla sua bocca uscì una spada a doppio taglio per colpire le nazioni; poiché Egli le governerà con uno scettro di ferro; ed Egli stesso calcherà il torchio del vino del furore e dell’ira di Dio Onnipotente. Queste parole si applicano anche alle due venute di Gesù Cristo: E dalla sua bocca uscì una spada a doppio taglio. 1° Questa spada è la parola di Dio, secondo San Paolo; per questo si dice che è uscita dalla sua bocca. (Ef. VI, 17): « Prendete l’elmo della salvezza e la spada spirituale, che è la parola di Dio. » 2 ° Questa spada rappresenta anche la giustizia, la potenza e l’impero di Gesù Cristo sulla terra, Isaia, XI, 4: « Egli renderà giustizia ai poveri e si dichiarerà giusto vendicatore degli umili sulla terra. Egli colpirà la terra con la verga della sua bocca e ucciderà gli empi con il soffio delle sue labbra. » La spada è la figura del potere, della forza e della giustizia dei re; e Gesù Cristo, venendo sulla terra, era e sarà rivestito delle stesse prerogative di un re, secondo queste parole del Salmista (Ps. CIX): « Il Signore disse al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché non avrò reso i tuoi nemici uno sgabello per i tuoi piedi. Il Signore farà uscire da Sion lo scettro della tua autorità; tu stabilirai il tuo impero in mezzo ai tuoi nemici. Il principato è con te nel giorno della tua forza, in mezzo allo splendore dei tuoi santi: ti ho generato dal mio seno prima dell’aurora. L’Eterno ha giurato, non si pentirà: tu sei Sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec. Il Signore è alla tua destra, annienterà i re nel giorno della sua ira. Giudicherà i popoli: riempirà tutto di rovine, stritolerà la testa di un gran numero. Egli berrà sulla via dell’acqua del torrente (cioè le acque delle tribolazione), perciò alzerà il capo. » Sarà esaltato sulla croce, e trionferà eternamente attraverso la croce e con la croce. Tutto ciò che è stato appena detto e citato da Daniele e dal Salmista, spiega chiaramente le parole del testo: E dalla sua bocca uscì una spada a doppio taglio, per colpire le nazioni con la sua parola, con la sua giustizia e con la sua potenza; poiché egli le governerà con uno scettro di ferro. Questo scettro di ferro è la sua spada a due tagli; (Matth. X, 34): « Non sono venuto a portare la pace, ma una spada. » È anche lo scettro che il Signore farà uscire da Sion di cui abbiamo appena parlato. Perché egli governerà le nazioni con uno scettro di ferro. Chi non riconosce in queste parole il Dio degli eserciti, che comanda le potenze del mondo e le fa combattere tra loro secondo i disegni imperscrutabili della sua eterna saggezza, per la sua maggior gloria e per la salvezza dei suoi? E così Egli stesso calpesta il torchio del furore e dell’ira di Dio Onnipotente, per punire i malvagi e salvare i giusti. Poiché tutta la carne ha corrotto le sue vie, il divino Redentore è venuto nel mondo e apparirà di nuovo nell’ultimo giorno, armato della sua spada a due tagli e dello scettro della sua autorità, per governare su tutta la carne … per mezzo di piaghe: guerra, malattia, combattimento spirituale, afflizioni, persecuzioni, la tirannia dei malvagi; è, in una parola, con tutti i mali terreni, che il Signore seduto alla destra del Signore, calca il torchio del furore e dell’ira di Dio Onnipotente. E il risultato è il vino della sua vigna, attraverso la giustificazione dei buoni; e la feccia che resterà nel torchio sarà calpestata e gettata come inutile nel fuoco dell’inferno. Si ricorderà che nel passo di Isaia citato sopra, viene chiesto a Gesù Cristo: « Perché dunque è rossa la tua veste e rossa la tua carne? Perché dunque la tua veste è rossa e perché i tuoi abiti sono come la veste di coloro che calpestano il vino nel torchio? » A questa domanda, GesùCristo risponde: « Io solo ho calpestato il vino e nessun uomo del popolo era con me. » Ed è per questo che aggiunge: « Li ho calpestati nella mia ira, li ho calpestati nella mia collera, il loro sangue è schizzato sulla mia tunica e le mie vesti ne sono macchiate. » Perché quando Gesù Cristo venne a redimerci, Egli era solo a calpestare il vino spirituale della giustificazione degli uomini; perché i Giudei e persino i dottori della legge erano affondati nelle tenebre dell’errore e nel fango delle passioni, e i Gentili non conoscevano il vero Dio; e così Gesù Cristo era solo a calpestare il vino, e … qual vino? Il vino del furore e dell’ira di Dio Onnipotente. Perché Dio, vedendosi abbandonato da tutti gli uomini e persino dal popolo giudaico, che era il suo popolo eletto per osservare la sua legge, dovette entrare in furore contro il genere umano, come ne abbiamo un esempio al tempo di Noè, che fu un tipo di Gesù Cristo, come la sua arca era un tipo della Chiesa. E come allora Dio si pentì di aver creato il mondo, perché tutta la carne aveva corrotto le sue vie, e distrusse tutti gli uomini nelle acque del diluvio, così Dio si pentì di aver creato il mondo, tranne Noè e la sua famiglia, che erano gli unici giusti a rappresentare Gesù Cristo e la sua Chiesa; così alla venuta di Gesù Cristo, tutti gli uomini avevano corrotto le loro vie, e questo adorabile Redentore era il solo a calpestare il vino spirituale della giustificazione degli uomini. Non c’era da meravigliarsi, quindi, che le sue vesti fossero cosparse di sangue, poiché Egli era l’unico uomo giusto il cui sangue poteva essere trovato degno di soddisfare alla giustizia del Dio offeso. La differenza tra la prima ira che Dio fece scoppiare al tempo del diluvio, e la seconda al tempo di Gesù Cristo, è che al diluvio Dio ha sacrificato tutti gli uomini tranne una famiglia, mentre al tempo di Gesù Cristo ne ha sacrificato solo uno per tutti, tanto grande è la potenza, la giustizia e la bontà di Dio!

VI. Vers. 16. – Ed egli porta scritto sulla sua veste e sulla sua coscia: Re dei re e Signore dei signori. 1° La veste di Gesù Cristo è dunque la giustizia, la santità e la verità. 2°. È anche la veste della sua Passione; e poiché con la sua gloriosa Passione ha vinto il mondo e tutte le potenze della terra, sulle quali ha il dominio per la sua eterna giustizia, santità e verità, è con infinita ragione che si dice che egli porta scritto Re dei re e Signore dei signori. 3° San Gregorio, (Hom. XV, in Ezechiele), ci dice anche che per coscia, o per fianco, si intende l’incarnazione di Gesù Cristo: ne consegue, quindi, nella stessa idea, che con la sua incarnazione Gesù Cristo iniziò il regno della sua umanità; perciò, è detto ancora: Egli porta scritto sulla sua coscia: Re dei re e Signore dei signori.

§ II.

Della grande cena di Dio.

CAPITOLO XIX. – VERSETTO 17-21.

Et vidi unum angelum stantem in sole, et clamavit voce magna, dicens omnibus avibus, quæ volabant per medium cœli: Venite, et congregamini ad coenam magnam Dei: ut manducetis carnes regum, et carnes tribunorum, et carnes fortium, et carnes equorum, et sedentium in ipsis, et carnes omnium liberorum, et servorum, et pusillorum et magnorum. Et vidi bestiam, et reges terrae, et exercitus eorum congregatos ad faciendum prælium cum illo, qui sedebat in equo, et cum exercitu ejus. Et apprehensa est bestia, et cum ea pseudopropheta: qui fecit signa coram ipso, quibus seduxit eos, qui acceperunt caracterem bestiæ, et qui adoraverunt imaginem ejus. Vivi missi sunt hi duo in stagnum ignis ardentis sulphure: et ceteri occisi sunt in gladio sedentis super equum, qui procedit de ore ipsius: et omnes aves saturatæ sunt carnibus eorum.

[E vidi un Angelo che stava nel sole, e gridò ad alta voce, dicendo a tutti gli uccelli che volavano per mezzo il cielo: Venite, e radunatevi per la gran cena di Dio: per mangiare le carni dei re, e le carni dei tribuni, e le carni dei potenti, e le carni dei cavalli e dei cavalieri, e le carni di tutti, liberi e servi, e piccoli e grandi. E vidi la bestia, e i re della terra, e i loro eserciti radunati per far battaglia con colui che stava sul cavallo, e col suo esercito. E la bestia fu presa, e con essa il falso profeta, che fece davanti ad essa, prodigi coi quali sedusse coloro che ricevettero il carattere della bestia e adorarono la sua immagine. Tutti e due furono gettati vivi nello stagno di fuoco ardente per lo zolfo: e il restante furono uccisi dalla spada di colui che stava sul cavallo, la quale esce dalla sua bocca: e tutti gli uccelli si sfamarono delle loro carni.]

I. Vers. 17. – E vidi un Angelo che stava in piedi nel sole, e gridò a gran voce, dicendo a tutti gli uccelli che volavano in mezzo all’aria: Venite e radunatevi alla grande cena di Dio. Queste parole sono una figura di ciò che accadrà alla fine del mondo, al tempo della rovina universale. Questo Angelo in piedi nel sole rappresenta il Re del cielo e della terra e di tutto ciò che esiste. Perché verso la fine dei tempi, Dio manifesterà la sua potenza nel sole, con i prodigi che il suo Angelo vi opererà. Con questo segno nel sole, tutti gli uccelli che volano in mezzo all’aria, cioè i giusti e i Santi, saranno convocati e riuniti per la grande cena di Dio e per il trionfo dello spirito sulla carne. Si dice che Egli gridò a gran voce, perché il suo segno nel sole produrrà un tale effetto che tutto l’universo ne sarà scosso. Questo Angelo sarà come quello di cui si è parlato altrove, che riunirà tutti gli uomini al suono della tromba. Infatti, Dio, parlando agli uomini, ha dovuto servirsi di queste immagini sensibili per rappresentare la realtà di questa scena, la più imponente che sia mai avvenuta e che l’uomo non poteva immaginare. La migliore spiegazione di questo passaggio del nostro testo si trova in San Luca, dove vediamo che subito dopo la persecuzione dell’anticristo, e quando il tempo dei Gentili che calpesteranno Gerusalemme sarà compiuto, cioè, quando la grande catastrofe della caduta di Babilonia, menzionata sopra, avrà avuto luogo, gli uccelli che volano nell’aria saranno convocati e riuniti per la grande cena di Dio. Ascoltiamo allora San Luca, (XXI, 25): « (I giusti) cadranno a fil di spada e saranno portati in cattività in tutte le nazioni; e Gerusalemme sarà calpestata dai Gentili, finché sia compiuto il tempo dei Gentili. E ci saranno prodigi nel sole, nella luna e nelle stelle; e le nazioni saranno nella costernazione, a causa del rumore del mare e dei flutti. E gli uomini avvizziranno per la paura, aspettando quello che deve arrivare su tutto il mondo, perché le potenze celesti saranno scosse. Allora vedranno il Figlio dell’Uomo venire in una nuvola con grande potenza e maestà. Ora, quando queste cose cominceranno ad accadere, alzate il capo e guardate in alto, perché la vostra redenzione è vicina. » Queste ultime parole, perché la vostra redenzione è vicina, si spiegano con il passo del nostro testo, dove si dice che tutti gli uomini che sopravvivranno alla caduta di Gerusalemme e alla rovina delle città delle nazioni saranno presi dal timore e daranno gloria a Dio. Così Gesù Cristo, nella sua misericordia, vuole rassicurare, con la sua predizione, tutti gli uomini che moriranno di paura, o saranno distrutti in questa rovina generale della natura, promettendo ad essi la loro redenzione spirituale, secondo San Paolo, Ebr. IX, 27: « Come è stabilito che gli uomini muoiano una volta, e che poi siano giudicati; così Gesù Cristo è stato offerto una volta per cancellare i peccati di molti; e la seconda volta apparirà, non più come caricato dei nostri peccati, ma per la salvezza di coloro che lo aspettano. » Bisogna notare che San Giovanni parla solo del segno nel sole, e questo laconismo è ammirevole, se si considera che essendo il sole l’astro più splendido del cielo, bastava che San Giovanni indicasse un cambiamento in questo solo punto per annunciare lo sconvolgimento generale di tutta la natura, come vediamo, infatti, dal passo di San Luca che abbiamo appena citato. Venite e unitevi alla grande cena di Dio, dirà quest’Angelo.

Vers. 18. – Per mangiare la carne dei re, la carne dei tribuni, la carne dei forti, la carne dei cavalli e dei cavalieri, la carne di tutti gli uomini, liberi e schiavi, piccoli e grandi. 1° Vediamo, dal contesto, che la grande cena di Dio inizierà alla caduta della grande Babilonia e durerà finché si alzerà il fumo del suo incendio, cioè nei secoli dei secoli. (Vedi Apoc., XIX, 3). Infatti, da allora tutta la carne corruttibile e corrotta sarà distrutta per risorgere dopo, con questa differenza che i buoni risorgeranno con tutte le qualità dei corpi gloriosi, mentre i malvagi avranno corpi terribili e spaventosi. Questa distruzione universale di tutti gli uomini è espressa in queste parole: La carne di tutti gli uomini, liberi e schiavi, buoni e cattivi, piccoli e grandi, senza distinzione di persone; perché il peccato originale è comune a tutti noi. Solo la Beata Vergine Maria, Regina del Cielo e Madre degli uomini, ne è esente. È in questa grande cena, in questa eterna cena di Dio, che le anime dei giusti e di tutti i Santi saranno convocate. Sono rappresentati figurativamente come uccelli che volano nell’aria, perché si sono elevati dalla terra e sono stati comprati di tra gli uomini, come primizie consacrate a Dio e all’Agnello. (Vedi cap. XIV, 4.). È a questa grande cena, diciamo, che le anime dei giusti saranno invitate e riunite per mangiare la carne dei re, la carne dei tribuni, la carne dei forti, la carne dei cavalli e dei cavalieri, la carne di tutti gli uomini, liberi e schiavi, piccoli e grandi. Queste parole sono una figura che significa che lo spirito regnerà su tutta la carne e su tutto il potere terreno; come tutta la carne regnava sullo spirito nel mondo corrotto, o nella grande Babilonia e nella grande prostituta. 2º Si sa che i Profeti rappresentano spesso, sotto un’unica figura, persone o cose diverse e anche opposte, purché abbiano qualche somiglianza tra loro; ora è così, diciamo, che San Giovanni rappresenta anche i demoni e le dieci corna della bestia o i re del regno dell’anticristo che odieranno la prostituta, la ridurranno all’ultima desolazione, la spoglieranno, divoreranno la sua carne e la bruceranno tra le fiamme. (Vedi cap. XVII, 16.). Questi demoni e queste dieci corna della bestia saranno usati come strumenti per punire i malvagi, rappresentati dalla carne, e per vendicare i buoni, rappresentati anche dagli uccelli che volano nell’aria. Poiché Dio ha messo nei loro cuori di fare ciò che gli piace. (Apoc. XVII, 17). 3º Questi uccelli di cui si è parlato, rappresentano anche, alla lettera, gli uccelli rapaci che si abbatteranno sui cadaveri degli empi per divorarli, dopo l’orribile carneficina della fine dei tempi. Così leggiamo nel primo libro dei Re, (capitolo XVII, 46), che Davide, andando a combattere contro Golia, gli disse: « Il Signore ti consegnerà nelle mie mani; io ti ucciderò e ti taglierò la testa, e darò oggi i corpi morti dei Filistei agli uccelli del cielo e alle bestie della terra, perché tutta la terra sappia che c’è un Dio in Israele. » 4° Questa grande cena di Dio allude, per contrasto, alla santa Cena in cui Gesù Cristo istituì la santissima Eucaristia, poiché vi scopriamo circostanze perfettamente simili. Infatti: 1° mangiando la carne e bevendo il sangue adorabile di Gesù Cristo, i giusti hanno cominciato a vivere spiritualmente e a diventare quegli uccelli che volano nell’aria, cioè nella sfera della grazia, della fede e della giustizia. (Jo., VI, 47): « In verità vi dico che chi crede in me ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti. Questo è il pane disceso dal cielo, perché chiunque ne mangi non muoia. Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno; e il pane che Io darò per la vita del mondo è la mia carne. » Ora, per questa vita eterna che i giusti acquistano mangiando la carne di Gesù Cristo, essi acquistano anche l’incomparabile diritto e la prerogativa di dominare su tutta la carne corruttibile e corrotta, e di mangiare o immolare, nell’eterna cena di Dio, la carne dei re e la carne dei tribuni, etc. – 2°. La cena di Gesù Cristo ebbe luogo alla vigilia della sua morte, e attraverso la sua morte i Cristiani entrarono nella vita. E così, al contrario, la caduta della grande Babilonia, che sarà l’inizio della grande cena di Dio, avverrà alla vigilia della nuova vita, la vita eterna dei Santi, e anche alla vigilia della morte del mondo, che cesserà di esistere per sempre. – 3° Pochi giorni dopo l’ultima cena, Gesù Cristo è risorto dai morti. Allo stesso modo, pochi giorni dopo la caduta della grande Babilonia, gli uomini risorgeranno per l’eternità. – 4° Il pane della Cena del Signore doveva dare la vita ai buoni e la morte ai malvagi; e così nella grande Cena di Dio i buoni avranno la vita e i malvagi la morte eterna. – 5°. Il pane della Cena del Signore dà vita all’anima per il tempo, al corpo e all’anima dei buoni per l’eternità. Anche così, per contrasto, alla grande cena di Dio, alla caduta della grande Babilonia, la carne dei re, la carne dei tribuni, la carne dei forti, etc. sarà distrutta per il tempo, e l’anima e il corpo dei malvagi soffriranno per l’eternità. 5° Questa grande cena è letteralmente quell’immensa e terribile carneficina che avrà luogo sulle montagne della Giudea, quando tutti i popoli della terra vi accorreranno in massa, e gli stessi Giudei saranno tornati da terre straniere. La descrizione di questo orribile dramma si trova nella profezia di Ezechiele, XXXVIII, che contiene in altri termini quello che ci ha dato il venerabile Holzhauser. 6° Infine, queste parole sono una figura del giudizio universale.

II. Vers. 19. E vidi la bestia e i re della terra e i loro eserciti riuniti per far guerra a colui che sedeva sul cavallo e al suo esercito. San Giovanni ritorna di nuovo su questa grande catastrofe della caduta di Babilonia per presentarcela in tutti i suoi aspetti. La prima volta lo ha fatto in occasione della morte di Enoch ed Elia, e del trionfo dei Santi sui malvagi; ora vi ritorna in occasione del trionfo di Gesù Cristo e della grande cena di Dio. Questo è ciò che vediamo in questo passaggio: E vidi la bestia, l’anticristo, e i re della terra e i loro eserciti riuniti, cioè vidi i malvagi, che l’anticristo riunirà sotto i suoi vessilli, per fare guerra contro Colui che montava sul cavallo ed il suo esercito: Gesù Cristo e i suoi Santi. E quale sarà il risultato di questa guerra? Questo è ciò che ci dice Gesù Cristo nelle seguenti parole, parole di incoraggiamento e di consolazione per la Sua Chiesa.

Vers. 20. Ma la bestia fu presa, e con essa il falso profeta che aveva fatto prodigi in sua presenza, prodigi con i quali aveva sedotto coloro che avevano ricevuto il carattere della bestia, e che avevano adorato la sua immagine; ed entrambi furono gettati vivi nello stagno pieno di fuoco e di zolfo.

Vers. 21. – E gli altri furono uccisi con la spada che usciva dalla bocca di Colui che sedeva sul cavallo, cioè con la potenza e il soffio di Gesù Cristo; e tutti gli uccelli si saziarono della loro carne. Queste parole significano che tutti i Santi saranno presenti al grande trionfo di cui si parla, e che avranno il potere di giudicare e condannare i malvagi. Queste parole sono anche una conferma di ciò che è stato detto, che la caduta di Gerusalemme e delle città delle nazioni sarà il preludio immediato alla fine del mondo, l’ultimo giudizio ed il trionfo eterno di Gesù Cristo con i suoi Santi.

III.

Ricapitolazione.

OSSERVAZIONE PRELIMINARE.

I. Prima di passare al capitolo XX dell’Apocalisse, è bene ricordare al lettore che questo capitolo contiene un riassunto di tutto il regno di Gesù Cristo sulla terra. Questo capitolo è diviso in tre parti che sono: – 1. Il primo Avvento di Gesù Cristo e il suo regno spirituale dalla Chiesa fino all’anticristo. Questo regno è rappresentato da un periodo di mille anni, durante il quale l’antico serpente che è il diavolo e satana sarà stato legato. – 2° Questo capitolo descrive poi il regno dell’anticristo, quando satana sarà nuovamente liberato. – 3° Infine, l’ultima parte contiene la seconda venuta di Gesù Cristo o l’ultimo giudizio.  – Inoltre, questo stesso capitolo presenta un’altra divisione in due punti principali, che sono: la prima e la seconda risurrezione. Si noterà che San Giovanni ritorna di nuovo sulle stesse cose, ed è, come abbiamo detto, per presentare questi eventi, così importanti e così interessanti per la Chiesa, sotto tutti i loro aspetti. Questo capitolo può quindi essere considerato come una ricapitolazione o una perorazione di queste rivelazioni di Gesù Cristo. Questo capitolo è di grande utilità per dare più forza e vigore a tutto ciò che San Giovanni ha predetto. Esso serve anche come una preziosa conferma ed una chiarificazione per la comprensione e lo sviluppo di tutto ciò che precede.

§ IV.

Sul Primo Avvento di Gesù Cristo e il suo regno di mille anni.

CAPITOLO XX. VERSETTI 1-3.

Et vidi angelum descendentem de cælo, habentem clavem abyssi, et catenam magnam in manu sua. Et apprehendit draconem, serpentem antiquum, qui est diabolus, et Satanas, et ligavit eum per annos mille: et misit eum in abyssum, et clausit, et signavit super illum ut non seducat amplius gentes, donec consummentur mille anni: et post hæc oportet illum solvi modico tempore.

[E vidi un Angelo che scendeva dal cielo, e aveva la chiave dell’abisso, e una grande catena in mano. Ed egli afferrò il dragone, il serpente antico, che è il diavolo e satana, e lo legò per mille anni, e lo cacciò nell’abisso, e lo chiuse e sigillò sopra di lui, perché non seduca più le nazioni, fino a tanto che siano compiti i mille anni: dopo i quali deve essere sciolto per poco tempo.]

I. E vidi un Angelo che scendeva dal cielo, avendo la chiave del pozzo senza fondo e una grande catena in mano. Questo Angelo che scende dal cielo è Gesù Cristo, quando si è fatto carne. Scese dal cielo, essendo uno spirito puro come gli Angeli, ma infinitamente perfetto come Dio; ed essendosi fatto carne è apparso sulla terra come Dio e come Uomo in qualità di Angelo, cioè come uno inviato da Dio suo Padre per compiere la grande opera della nostra redenzione. Avendo in mano la chiave dell’abisso. Questa chiave rappresenta il potere che possedeva come Dio e che usava come Dio e uomo insieme, per la salvezza del mondo. Questa chiave è dunque la figura di tutti i poteri di cui il nostro divino Redentore abbia fatto uso contro il nemico della razza umana, il vecchio serpente, a cui ha dovuto schiacciare la testa. Questo potere è anche quello che ha conferito alla sua Chiesa, ed in generale a tutto il suo esercito in cielo e in terra. Potere di legare e sciogliere, di scacciare i demoni, di fare miracoli, etc. etc., insomma, questa chiave era la chiave dell’abisso, cioè la chiave dell’inferno; ed Egli teneva questa chiave in mano come la chiave della Chiesa, contro la quale le porte dell’inferno non prevarranno mai. Teneva anche in mano una grande catena, la catena dei Papi che sono i suoi anelli, il primo anello dei quali fu San Pietro, che ricevette il suo potere dalla mano di Gesù stesso, un potere che deve continuare ad estendersi fino all’ultimo Papa, che si chiamerà anch’esso Pietro, e che l’anticristo farà uccidere; ed è allora che il diavolo sarà nuovamente slegato per un po’. Questa chiave e questa grande catena sono dunque anche l’autorità della Chiesa e dei Papi.

Vers. 2. E prese il drago, il vecchio serpente, che è il diavolo e satana, e lo legò per mille anni. Si sa dalla storia che con la diffusione del Cristianesimo, gli idoli e il potere del diavolo scomparvero. E così Gesù Cristo legò satana per mille anni. San Giovanni cita di nuovo un numero certo per un numero indeterminato. Questi mille anni rappresentano l’intera durata della Chiesa, da Gesù Cristo fino all’avvento dell’anticristo. E prese il drago … che è il diavolo e satana, cioè il principe dei demoni e il tentatore della razza umana.

Vers. 3. E lo gettò nel pozzo senza fondo, e lo rinchiuse lì, e lo sigillò, affinché non seducesse più le nazioni, finché non fossero compiuti i mille anni, dopo i quali doveva essere sciolto per un po’ di tempo.  Con il suo primo avvento e l’istituzione della sua Chiesa, Gesù Cristo ha gettato satana nell’abisso, cioè ha relegato il suo potere all’inferno e vi ha posto un sigillo, il sigillo della sua parola, della sua volontà e della sua  promessa: (Matth. XVI, 18): « E io ti dico che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. » E vi pose un sigillo, affinché non ingannasse più le nazioni, come ai tempi dei pagani, degli idoli e degli indovini, etc.; finché i mille anni, cioè gli anni della durata della Chiesa e del Sacrificio perpetuo, siano compiuti, dopo di che, perché si adempiano le profezie, deve essere sciolto per un po’ di tempo; per la durata cioè, del regno dell’anticristo, che sarà breve, poiché quando entrerà nella pienezza del suo regno, vivrà solo quarantadue mesi naturali. Ed è durante questo intervallo che satana sarà sciolto per sedurre le nazioni, con i suoi prodigi, con le sue imposture e con le sue persecuzioni.

§ V.

Della prima risurrezione.

CAPITOLO XX . VERSETTI 4-6.

Et vidi sedes, et sederunt super eas, et judicium datum est illis: et animas decollatorum propter testimonium Jesu, et propter verbum Dei, et qui non adoraverunt bestiam, neque imaginem ejus, nec acceperunt caracterem ejus in frontibus, aut in manibus suis, et vixerunt, et regnaverunt cum Christo mille annis. Ceteri mortuorum non vixerunt, donec consummentur mille anni. Hæc est resurrectio prima. Beatus, et sanctus, qui habet partem in resurrectione prima: in his secunda mors non habet potestatem: sed erunt sacerdotes Dei et Christi, et regnabunt cum illo mille annis.

[E vidi dei troni e sederono su questi, e fu dato ad essi di giudicare: e le anime di quelli che furono decollati a causa della testimonianza di Gesù, e a causa della parola di Dio, e quelli i quali non adorarono la bestia, né la sua immagine, né ricevettero il suo carattere sulla fronte o sulle loro mani, e vissero e regnarono con Cristo per mille anni. Gli altri morti poi non vissero, fintantoché siano compiti i mille anni. Questa è la prima risurrezione. Beato e santo chi ha parte nella prima risurrezione: sopra di questi non ha potere la seconda morte: ma saranno sacerdoti di Dio e di Cristo, e regneranno con lui per mille anni.]

I. Vers. 4. – E vidi dei troni e coloro che vi sedevano, e fu dato loro il potere di giudicare; e le anime di coloro che morirono per la testimonianza di Gesù e per la parola di Dio, e che non adorarono la bestia, né la sua immagine, né ricevettero il suo carattere sulla loro fronte o nelle loro mani; e vissero e regnarono mille anni con Gesù Cristo. Questo passaggio offre, a prima vista, una difficoltà molto grande, a causa del tipo di confusione che San Giovanni sembra fare dei Martiri del tempo dell’anticristo, con gli altri che regneranno durante i mille anni del regno di Gesù Cristo e della Chiesa; e anche a causa dei due tipi di morte di cui parla in questo versetto e in quello seguente, il cui significato è difficile da afferrare a prima vista. Ma questa apparente confusione contiene una figura ammirevole, con la quale San Giovanni ci rappresenta l’unità e la stretta unione che esiste nel destino dei Santi e dei giusti in tutte le epoche della Chiesa; basta scomporre il suo quadro per cogliere il significato di ciascuna delle figure che contiene. E vidi anche dei troni, cioè San Giovanni vide i dodici troni di cui si parla in San Matteo, (XIX, 27): « Pietro disse (a Gesù): Ora che abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, che ne sarà di noi? E Gesù disse loro: In verità vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo si siederà sul trono della sua gloria nel tempo della rigenerazione, anche voi siederete su dodici troni e giudicherete le dodici tribù d’Israele. » – E vidi anche coloro che sedevano su di essi, cioè i dodici Apostoli e anche tutti i Santi; perché questi dodici troni rappresentano l’universalità dei troni dei Santi che avranno seguito Gesù Cristo come gli Apostoli, e che avranno una parte, di conseguenza, in questa ricompensa nell’essere seduti su troni, per giudicare i vivi e i morti. San Girolamo, nella sua omelia su questo passo del Vangelo, dice anche: Lib. III, in Matth. XIX che: seguire Gesù Cristo è proprio dei credenti. – E fu dato loro il potere di giudicare; abbiamo appena visto che gli Apostoli e i Santi che hanno seguito Gesù Cristo saranno seduti sui troni all’ultimo giudizio, per giudicare, con Gesù Cristo, i vivi e i morti. E le anime di coloro che sono morti per la testimonianza di Gesù e per la parola di Dio, vale a dire cioè, che ho visto anche le anime di tutti i martiri della Chiesa in generale, e quelle degli Apostoli, dei missionari, dei Dottori, dei predicatori, ecc. che sono morti dando testimonianza di Gesù e della parola di Dio. E vidi anche nella stessa visione coloro che moriranno come martiri dopo i mille anni, al tempo dell’anticristo. Perché aggiunge: E le anime di coloro che non hanno adorato la bestia, né la sua immagine, né hanno ricevuto il suo carattere sulla loro fronte o nelle loro mani. San Giovanni vide dunque le anime di tutti i Martiri della Chiesa in generale, e anche quelle della fine dei tempi. Bisogna notare che non menziona i corpi, ma solo le anime di questi Santi, e questo per mostrarci che queste anime godranno della gloria eterna prima della risurrezione universale dei corpi. E vissero e regnarono mille anni con Gesù Cristo. È come se dicesse: i primi Martiri vissero e regnarono mille anni con Gesù Cristo. Ma San Giovanni sembra aver omesso questa distinzione dei primi e degli ultimi Martiri della Chiesa, per farci capire che i Martiri del tempo dell’anticristo vivranno la stessa vita degli altri, cioè la vita di Gesù Cristo. Ora, vivere con Gesù Cristo è regnare, e in questo senso, i Santi appartengono tutti indistintamente al regno di Gesù Cristo e della sua Chiesa; e tutti saranno seduti su troni per giudicare i vivi e i morti. Queste parole: che non hanno adorato la bestia, né la sua immagine, etc., si intendono anche per i primi Martiri della Chiesa, che non si sono prostituiti agli idoli del mondo. Per quanto riguarda la vera e unica distinzione che esiste tra questi Martiri, intendiamo la distinzione del tempo in cui furono messi a morte, San Giovanni la esprime chiaramente con le seguenti parole:

II. Vers. 5 Gli altri morti non entrarono nella vita se non dopo il compimento dei mille anni. Questa è la prima resurrezione. Gli altri morti, i Nartiri del tempo dell’anticristo, entrarono nella vita eterna attraverso il martirio solo dopo che i mille anni furono compiuti, cioè, sono solo quelli che subiranno il martirio dopo i mille anni del regno di Gesù Cristo, quando il diavolo sarà di nuovo slegato al tempo dell’anticristo. Questa è la prima resurrezione, la resurrezione particolare di ciascuno, la resurrezione spirituale che precede la resurrezione universale dei corpi; per questo si chiama la prima resurrezione. Questo passaggio si applica anche ai Giudei e ai Gentili che si convertiranno alla fine del mondo; perché sappiamo che i Profeti designano varie cose nella stessa figura. Gli altri morti non entrarono nella vita se non dopo che i mille anni erano passati. Anche qui il Profeta cita un numero definito per un numero indefinito. Troviamo la spiegazione di questi mille anni del regno di Gesù Cristo nella seconda epistola di San Pietro, (III, 8): « Ma una cosa non dovete ignorare, miei cari, è che agli occhi del Signore, un giorno è come mille anni, e mille anni come un giorno. Quindi il Signore non ha ritardato il compimento della sua promessa, come alcuni immaginano (anche se non è venuto dopo mille anni), ma Egli vi aspetta con santa pazienza, per gli appelli di Pietro, volendo che nessuno perisca, ma che tutti ritornino alla penitenza. » Così, le parole di San Pietro, spiegate nella parentesi che aggiungiamo, per sottolinearne meglio il senso di queste parole – noi diciamo – sono una profezia che preveniva già alla Chiesa primitiva, almeno indirettamente, che il secondo avvento di Gesù-Cristo potrebbe non avere luogo immediatamente dopo che i mille anni del suo regno che si sarebbero adempiuti alla lettera. Perché tutto il contesto mostra che San Pietro ha voluto dare una spiegazione di ciò che si debba intendere moralmente per i mille anni di cui si questiona qui.

III. Vers. 6Beato e santo è colui che partecipa alla prima risurrezione; la seconda morte non avrà dominio su di loro, ma essi saranno sacerdoti di Dio e di Gesù Cristo e regneranno con lui per mille anni. Queste parole e quelle sopra sono un continuo incoraggiamento ai Cristiani, che sono costantemente esposti alla persecuzione da parte dei malvagi. Beato e santo è colui che ha una parte nella resurrezione di cui abbiamo appena parlato. Perché la seconda morte, la morte eterna, che segue la morte temporale, non avrà alcun potere su di loro; ma saranno sacerdoti di Dio e di Gesù Cristo, cioè saranno sacrificatori della propria vita per Dio e per Gesù-Cristo; ed essi offriranno a Dio un continuo sacrificio di lode e di ringraziamento, ed intercederanno presso Dio per i fedeli della Chiesa, e le loro preghiere saranno potenti e facilmente esaudite in virtù dei loro meriti. E regneranno con lui per mille anni, come è stato spiegato sopra.

§ VI.

Del regno dell’anticristo, quando satana sarà nuovamente sciolto.

CAPITOLO XX. VERSETTI 7-10.

Et cum consummati fuerint mille anni, solvetur Satanas de carcere suo, et exibit, et seducet gentes, quæ sunt super quatuor angulos terrae, Gog, et Magog, et congregabit eos in prælium, quorum numerus est sicut arena maris. Et ascenderunt super latitudinem terræ, et circuierunt castra sanctorum, et civitatem dilectam. Et descendit ignis a Deo de cælo, et devoravit eos: et diabolus, qui seducebat eos, missus est in stagnum ignis, et sulphuris, ubi et bestia et pseudopropheta cruciabuntur die ac nocte in sæcula sæculorum.

[E compiti i mille anni, satana sarà sciolto dalla sua prigione, e uscirà, e sedurrà le nazioni che sono nei quattro angoli della terra, Gog e Magog, e le radunerà a battaglia, il numero delle quali è come la rena del mare. E si stesero per l’ampiezza della terra, e circondarono gli accampamenti dei santi e la città diletta. E dal cielo cadde un fuoco (spedito) da Dio, il quale le divorò: e il diavolo, che le seduceva, fu gettato in uno stagno di fuoco e di zolfo, dove anche la bestia, e il falso profeta saranno tormentati dì e notte pei secoli dei secoli.]

I. Vers. 7E dopo che i mille anni saranno compiuti, Satana sarà sciolto, uscirà dalla sua prigione e radunerà le nazioni che sono ai quattro angoli del mondo, Gog e Magog, e le riunirà per la battaglia, e il loro numero sarà come la sabbia del mare. – E dopo che mille anni saranno compiuti, cioè dopo il regno di Gesù Cristo e della Sua Chiesa sulla terra, durante le prime sei età, satana sarà slegato e lasciato libero di regnare di nuovo come ai tempi del paganesimo e peggio. Uscirà dalla sua prigione, dall’inferno, dove il suo potere era stato relegato, e sedurrà le nazioni che sono ai quattro angoli del mondo, cioè le nazioni della terra. Sedurrà anche Gog che, secondo Sant’Agostino, sarà l’anticristo; e secondo San Girolamo, il rappresentante di tutti gli eresiarchi. E Magog che, secondo lo stesso San Girolamo, rappresenta tutti i settari della dottrina dell’anticristo. Ora, questi settari saranno numerosi, poiché l’anticristo estenderà il suo potere su tutte le nazioni della terra. Ed egli li radunerà per la battaglia di cui si è parlato, per fare guerra a Dio stesso nel giorno della grande battaglia di Dio Onnipotente. E il loro numero sarà come la sabbia del mare, cioè un gran numero di tutti i popoli della Libia, dell’Etiopia, della Persia, dei popoli del Nord, di Gomer e di tutti i suoi battaglioni, della casa di Thogorma, vicina al Nord, con tutta la sua forza e la moltitudine dei suoi popoli, ecc. ecc. (Vedere Ezechiele, XXXVIII).

II. Vers. 8 . E salirono sulla faccia della terra e circondarono l’accampamento dei santi e la città amata, vale a dire che questi grandi eserciti si accamperanno sui monti della Giudea e circonderanno l’accampamento dei Santi e la città amata, che è Gerusalemme, figura della Chiesa, dove è stato trovato il sangue dei Profeti e dei Santi e di tutti coloro che sono stati sulla terra. (Vedi cap. XVII, 24). Ricordiamo che Gerusalemme, presa letteralmente, rappresenta la grande Babilonia e, in senso mistico, è una figura della Chiesa di Gesù Cristo.

Vers. 9. – Ma il fuoco di Dio scese dal cielo e li divorò, e il diavolo che li aveva ingannati fu gettato nel lago di fuoco e di zolfo, dove la bestia

Vers. 10. – … E i falsi profeti saranno tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli. Questo passaggio è già stato citato e spiegato, in occasione della caduta di Babilonia. Si ripete qui, come abbiamo detto, in forma di perorazione, come tutto il capitolo.

§ VII.

Sulla seconda risurrezione e l’ultimo giudizio.

CAPITOLO XX. VERSETTI 11-15.

Et vidi thronum magnum candidum, et sedentem super eum, a cujus conspectu fugit terra, et caelum, et locus non est inventus eis. Et vidi mortuos, magnos et pusillos, stantes in conspectu throni, et libri aperti sunt: et alius liber apertus est, qui est vitae: et judicati sunt mortui ex his, quae scripta erant in libris, secundum opera ipsorum: et dedit mare mortuos, qui in eo erant: et mors et infernus dederunt mortuos suos, qui in ipsis erant: et judicatum est de singulis secundum opera ipsorum. Et infernus et mors missi sunt in stagnum ignis. Hæc est mors secunda. Et qui non inventus est in libro vitæ scriptus, missus est in stagnum ignis.

[E vidi un gran trono candido, e uno che sopra di esso sedeva, dalla vista del quale fuggirono la terra e il cielo e non fu più trovato luogo per loro. E vidi i morti grandi e piccali stare davanti al trono; e si aprirono i libri: e fu aperto un altro libro che è quello della vita: e i morti furono giudicati sopra quello che era scritto nei libri secondo le opere loro. E il mare rendette i morti che riteneva dentro di sé: e la morte e l’inferno rendettero i morti che avevano: e si fece giudizio di ciascuno secondo quello che avevano operato. E l’inferno e la morte furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte. E chi non si trovò scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco.]

I. Vers. 11. – E vidi un grande trono bianco, e uno seduto davanti alla cui faccia la terra e il cielo fuggirono e il loro posto non fu più. San Giovanni passa ora al giudizio universale, e ci dice: Ho visto nella mia immaginazione un grande trono bianco. Questo trono sono le nuvole sulle quali apparirà il Figlio dell’Uomo. … e uno solo seduto, cioè Nostro Signore Gesù Cristo stesso. (Matth. XXIV, 30): « E allora apparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo (il segno della Croce) e tutte le tribù della terra gemeranno, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole del cielo con grande potenza e maestà. » – Davanti al cui volto la terra e il cielo fuggiranno… Ah! allora il cielo e la terra saranno bruciati con il fuoco e poi saranno rinnovati. (II, Pietr., III, 7): « I cieli e la terra che ora esistono sono conservati dalla parola di Dio, e sono riservati per essere bruciati con il fuoco nel giorno del giudizio e della rovina degli empi. Ora come il ladro viene di notte così il giorno del Signore verrà all’improvviso; e allora con il rumore di una tempesta spaventosa i cieli passeranno, e gli elementi saranno dissolti, e la terra con tutto quello che c’è sarà bruciata con il fuoco. Poiché dunque tutte queste cose devono perire, come dovreste essere nelle vostre opere di pioetà e nel vostro comportamento, aspettando e desiderando la venuta del giorno del Signore, quando la violenza del fuoco dissolverà i cieli e fonderà tutti gli elementi! Perché noi attendiamo, secondo la sua promessa, nuovi cieli e una nuova terra, in cui dimorerà la giustizia. Perciò, miei cari, in questa attesa, che il Signore vi trovi puri, irreprensibili e in pace; e credete che la longa pazienza del nostro Signore è la vostra salvezza. » – Noi crediamo con Sant’Agostino, (De Civ. 20, XIV), che questo cambiamento della terra e dei cieli avrà luogo dopo il giudizio e non prima. E il loro stesso posto non si troverà più, cioè essi spariranno completamente nello spazio, e saranno annientati per sempre.

II. Vers. 12.E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono; i libri furono aperti, e un altro libro, il libro della vita, fu aperto di nuovo, e i morti furono giudicati secondo quanto era scritto in quei libri, secondo le loro opere. – E vidi i morti, cioè tutti gli uomini che sono vissuti sulla terra e che tutti, grandi e piccoli, senza distinzione di persone, hanno subito la pena del peccato originale, di cui tutti sono macchiati, tranne la Donna benedetta fra tutte le donne, la Regina del cielo e nostra Madre, la beata Vergine Maria. Ho visto tutti questi morti in piedi davanti al trono per essere giudicati. Il profeta Daniele ci parla anche di questo trono davanti al quale i morti, grandi e piccoli, appariranno per essere giudicati, e ci dice, (cap. VII, 9): « Io ero attento a ciò che vedevo, finché furono posti dei troni e l’Antico dei Giorni (Gesù Cristo) si sedette; la sua veste era bianca come la neve e i capelli del suo capo erano come la lana più bianca e più pura. Il suo trono era delle fiamme ardenti e le ruote di questo trono un fuoco ardente. Un fiume di fuoco uscì rapidamente dalla sua faccia, mille migliaia di Angeli lo servivano e centinaia di migliaia di uomini stavano davanti a Lui. Il giudizio iniziò e i libri furono aperti. » Questi libri sono i libri sacri e anche i libri in cui sono registrate le opere degli uomini; perché Dio le ricorderà tutte nei minimi dettagli e le confronterà con la sua Legge, e la sua Legge con le nostre opere.  Sant’Agostino ci dice che per l’onnipotenza di Dio, queste opere saranno viste e conosciute da tutti gli uomini con una celerità meravigliosa. I libri furono aperti e un altro libro, il libro della vita, fu aperto ancora; questo libro della vita è il libro in cui sono scritti i nomi degli eletti. E i morti furono giudicati da ciò che era scritto in quei libri, cioè sulle loro opere, e dalla legge di Dio applicata alle azioni degli uomini, … e sulle loro opere, cioè secondo il numero e il merito delle loro opere e sulla Legge di Dio applicata alle azioni degli uomini. E i morti furono giudicati da ciò che era scritto in questi libri. Come abbiamo detto, questi morti sono tutti i morti, grandi e piccoli, che stavano davanti al trono, cioè tutti gli uomini; perché secondo San Paolo, (Eb. IX, 27): « È decretato che gli uomini muoiano una volta sola. » Nessuna eccezione è fatta per coloro che hanno partecipato al peccato originale, quindi, queste parole devono essere intese in modo assoluto: E i morti furono giudicati. Inoltre, vediamo dalle differenze nei giudizi indicati nelle parole seguenti che si tratta qui di tutti i morti, i buoni e i cattivi, che saranno tutti giudicati, ed è solo dopo questo giudizio che seguiranno le diverse sentenze, secondo le due categorie a cui tutti gli uomini apparterranno per l’eternità. Queste due categorie sono indicate nel versetto seguente: quella dei buoni con i morti nel mare, e quella dei malvagi con la morte e l’inferno.

III. Vers. 13. – Il mare restituì quelli che erano morti nelle sue acque; anche la morte e l’inferno restituirono i loro morti, e ogni uomo fu giudicato secondo le sue opere. San Giovanni distingue qui due tipi di morti: quelli che sono morti nel mare, e quelli che sono morti nella morte e nell’inferno: anche la morte e l’inferno hanno consegnato i loro morti. Cioè, tutti gli uomini risorgeranno nell’ultimo giorno, i buoni e i cattivi. La resurrezione dei buoni è espressa in queste parole: Il mare ha restituito coloro che sono morti nelle sue acque, nelle acque del Battesimo e nelle acque della penitenza e della tribolazione, secondo le parole dell’Apocalisse, (XXII, 14): « Beati coloro che lavano le loro vesti nel sangue dell’Agnello, perché abbiano diritto all’albero di vita, etc. » La resurrezione dei malvagi, invece, è espressa con queste altre parole: Anche la morte e l’inferno hanno consegnato i loro morti, e ciascuno fu giudicato secondo le sue opere. Ora vediamo chiaramente dalle parole del testo seguente che quelli della morte e dell’inferno sono un tutt’uno, e che saranno tutti condannati al fuoco dell’inferno. La parola morte qui, significa la morte temporale, ed è congiunta alla parola inferno, per significare la morte dell’anima o la morte eterna. E ognuno fu giudicato secondo le sue opere; cioè, i buoni giudicheranno e condanneranno i malvagi; poiché il giudizio di ciascuno sarà ratificato davanti al cielo e alla terra, davanti a tutti i Santi della corte celeste e davanti a tutti gli uomini, per glorificare Dio, per onorare i giusti e per confondere i malvagi. La sentenza di questo giudizio sarà pronunciata dal Giudice sovrano Gesù Cristo, quando dirà ai suoi eletti: Venite, benedetti del Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi, etc.;partite da me, maledetti, nel fuoco dell’inferno, etc. Allora i buoni uniranno la loro voce a quella di Gesù Cristo, dicendo, (Apoc. XIX): « Alleluia, salvezza, gloria e potenza al nostro Dio, perché i suoi giudizi sono veri e giusti, perché ha condannato la grande meretrice che ha corrotto la terra con la sua prostituzione, e ha vendicato il sangue dei suoi servi che le sue mani hanno versato. E diranno una seconda volta (dopo che la sentenza di Gesù Cristo sarà stata pronunciata), Alleluia. E allora il fumo dell’incendio di Babilonia si alzerà nei secoli dei secoli. » Troviamo conferma di questa interpretazione nel libro della Sapienza, V: « Allora i giusti si solleveranno con grande potenza contro coloro che li hanno afflitti e hanno portato via il frutto delle loro fatiche. I malvagi, alla vista di questo, saranno colti da confusione e da un orribile timore, saranno stupiti quando vedranno improvvisamente i giusti salvati contro le loro aspettative. Diranno a se stessi, con rammarico e sospiro nei loro cuori: Questi sono quelli che erano oggetti dei nostri disprezzi e ne facevamo un esempio di persone degne di ogni tipo di rimprovero. Eravamo degli sciocchi, e la loro vita ci sembrava una follia, e la loro morte una vergogna. Eppure qui sono elevati al rango di figli di Dio, e la loro porzione è con i santi. Ci siamo dunque, smarriti dalla via della verità, e la luce della giustizia non ha brillato su di noi, né è sorto su di noi il sole della intelligenza. Ci siamo abbandonati nella via dell’iniquità e della perdizione; abbiamo camminato per vie difficili e abbiamo ignorato la via del Signore. Che cosa ha fatto per noi il nostro orgoglio? Cosa abbiamo guadagnato con la vana ostentazione delle nostre ricchezze? Tutte queste cose sono passate come un’ombra e come un corriere che corre; o come una nave che fende le onde turbolente, di cui non si trova traccia dopo che è passata, o come un uccello che vola nell’aria, senza che si noti dove è passato; si sente solo il rumore delle sue ali che battono l’aria, e la dividono con sforzo. E dopo che abbia completato il suo volo, non si trova più alcuna traccia del suo passaggio; o come una freccia che viene lanciata verso la sua meta; l’aria che divide si ricongiunge immediatamente, senza che nessuno riconosca da dove sia passata. Così non siamo nati che per cessare di essere. Non abbiamo avuto il coraggio di mostrare alcuna traccia di virtù in noi, e siamo stati consumati dalla nostra malizia. Questo è ciò che i peccatori diranno nell’inferno. »

IV. Vers. 14L’inferno e la morte furono gettati nello stagno di fuoco: questa è la seconda morte. 1° Risulta quindi da queste parole che i morti che moriranno nelle acque del mare, saranno salvati; e Sant’Agostino dice che questi morti del mare saranno gli uomini degli ultimi giorni del mondo; ora tutti questi saranno salvati; perché saranno tra coloro che temeranno e daranno gloria a Dio, secondo il nostro testo. 2° Il mare rappresenta anche le tribolazioni e le persecuzioni; perciò questi morti del mare saranno salvati, perché avranno fatto penitenza o avranno subito persecuzioni per aver vissuto piamente nel Signore, secondo San Paolo, (II Tim. III, 12): « Tutti coloro che vogliono vivere in modo pio in Cristo Gesù saranno perseguitati. » 3º Questi morti del mare sono anche i Giudei che saranno stati convertiti, e questi Giudei rappresentano la Chiesa di Gesù Cristo, cioè tutti i veri Cristiani, e specialmente quelli della fine del mondo, di cui si parla nell’Apocalisse, (capitolo XVIII, 17), come dovessero essere convertiti prima dell’ultimo giudizio. – 4 ° Il mare rappresenta il Battesimo e la fede, sia per le tribolazioni, sia per la barca di San Pietro. Per questo si fa riferimento qui alla seconda lettera di San Paolo ai Tessalonicesi, in cui vediamo che questo autore sacro concorda con il nostro testo sulla sorte riservata a coloro che avranno vissuto nella fede e nelle tribolazioni. Infatti  San Paolo ci dice, (II Tessal. II, 12): « Dobbiamo, fratelli miei, rendere continuamente grazie a Dio per voi, come è giusto e opportuno, poiché la vostra fede aumenta di giorno in giorno e l’amore che avete per Dio cresce giorno dopo giorno, e l’amore che avete gli uni per gli altri diventa più abbondante. In modo che noi stessi ci gloriamo di voi nelle chiese di Dio a causa della vostra pazienza e fede in mezzo a tutte le persecuzioni e tribolazioni che dovete sopportare, e che sono segni del giusto giudizio di Dio. Così vi rendete degni del suo regno, per il quale anche voi soffrite. Perché è giusto agli occhi di Dio che Egli dia afflizioni a coloro che vi affliggono, e che voi che siete nella tribolazione, godiate del riposo con noi quando il Signore Gesù scenderà dal cielo e apparirà con gli Angeli che sono i ministri del suo potere, in mezzo alle fiamme, per vendicarsi di coloro che non conoscono Dio e di coloro che non obbediscono al Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo, e che soffriranno la pena della dannazione eterna alla presenza del Signore e davanti allo splendore della sua potenza, quando verrà per essere glorificato nei suoi Santi e per essere ammirato in tutti coloro che avranno creduto in Lui, poiché la testimonianza che abbiamo reso alla sua parola è stata accolta da voi in attesa di quel giorno. »

V. Vers. 15. – E chiunque non fu trovato scritto nel libro della vita fu gettato nel lago di fuoco. Come è stato detto, questo libro della vita è il libro in cui sono scritti i nomi degli eletti, cioè di tutti i giusti che sono esistiti sulla terra e che Dio, nella sua infinita prescienza, ha conosciuto da tutta l’eternità, per essere salvati dalla misericordia di Dio e dalla loro fede e dalle buone opere unite ai meriti del divino Redentore. – Come possiamo vedere, questo capitolo dell’ultimo Giudizio stesso è una ricapitolazione e un riassunto di tutto ciò che precede, proprio come l’ultimo Giudizio, sarà un’analisi di tutto il bene e di tutto il male che gli uomini hanno fatto nel mondo presente.

FINE DEL LIBRO OTTAVO

IL BEATO HOLZHAUSER INTERPRETA L’APOCALISSE: LIBRO NONO