LO SCUDO DELLA FEDE (147)

P. F. GHERUBINO DA SERRAVEZZA Cappuccino Missionario Apostolico

IL PROTESTANTISMO GIUDICATO E CONDANNATO DALLA BIBBIA E DAI PROTESTANTI (16)

FIRENZE – DALLA TIPOGRAFIA CALASANZIANA 1861

DISCUSSIONE XV.

L’Eucaristia: — La Messa: — La presenza reale di Gesù Cristo: — La Comunione sotto una sola specie, etc.

84. Prot. Pertanto, più non contrasto alla Chiesa Romana-Cattolica la potestà e il diritto di decidere, né la sua infallibilità intorno il vero senso delle Sante Scritture. Ma cionondimeno è d’uopo credere ancora che ella non di rado miseramente cada in grossolani errori; poiché tra le altre ha solennemente deciso, che insegna ed apertamente e semplicemente professa che nel grande Santo Sacramento dell’Eucaristia, dopo la consacrazione del pane e del vino, si contiene veramente, realmente e sostanzialmente sotto le specie di quelle cose sensibili il Signor Nostro Gesù Cristo, vero Dio ed uomo. » (Conc. Trid.- Sess. XIII, cap. I).

E perché nulla manchi a tanto errore, aggiunge che « per mezzo della consacrazione del pane e del vino si fa la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo Nostro Signore, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del Sangue di Lui, la qual conversione appella: Transustanziazione.- » (ivi, cap. IV)

Né a tanto si arresta, ma aggiungendo errori ad errori, professa ed insegna: 1.° che Gesù Cristo si mantiene tutto ed intiero sotto ciascuna delle due specie ugualmente che sotto ambedue prese insieme, ed anche sotto ciascuna parte o particella, per quanto sia piccola, di ciascuna specie, fatta che ne sia la separazione. (Cap. III e can. 3).E quindi, per non so quali suoi motivi, nega ai fedeli laici, contro l’istituzione divina, l’uso del Calice!

2.° Per conseguenza, obbliga tutti i fedeli ad adorare l’Eucaristia con culto divino, e ciò non solo nell’atto della compiuta consacrazione, ed immediata consumazione, ma anche dipoi;onde conserva il Sacramento nelle Chiese, lo porta agli infermi,nelle pubbliche processioni, etc. etc., e sempre lo fa adorare comese vi fosse Gesù Cristo realmente in persona, e per tal modo simacchia della più colpevole idolatria! Finalmente, in vece di farela Santa Cena alla protestante, cioè, sopra una semplice tavola coperta di una tovaglia, come si usa nelle osterie con due o tre fornate, o più, di pane, ed alquanti barili di vino, e del buono, onde eccitare maggior divozione nel popolo’: ella celebra ognigiorno, ed in ogni luogo, una certa funzione che appella -la Santa Messa – nella quale eseguisce, con religioso e dispendiosoapparato, la consacrazione suddetta, e pretende così rinnovare, in modo incruento, lo stesso gran Sacrifizio della Croce! Chi maipuò tacere a tanti delitti, mentre è cosa certissima che quandoGesù disse: « Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue » intese parlare in senso figurato, spirituale, cioè, che quel pane equel vino da Lui presi in mano erano la figura, il simbolo del suo corpo e del suo sangue; onde il pane e il vino consacrati restanosempre pane e vino com’erano prima della consacrazione. Ma comunquesia, quando mai gli Apostoli han celebrato, o permessosi celebri la Messa? Non è forse questa una sacrilega novità!

85. Bibbia. È scritto: «Erano nella Chiesa di Antiochia de’ Profeti e dei Dottori…. Or mentre essi offerivano al Signore i sacri misteri, etc. » (Act. XIII, 19). Ove qui si dice offerivano al Signore i sacri misteri, nell’originale è detto: – leitourgouton de auton to kurio – il che significa sacrificare al Signore con sacrifizio propriamente detto. Che però nel linguaggio del medesimo originale questo sacrifizio, inteso nel senso cattolico, si appella – leitourghia – Liturghia – che equivale al termine Messa, né porta altro nome che questo. È dunque di fede che al tempo degli Apostoli si offriva un vero e propriamente detto sacrifizio al Signore; ed essendo pur di fede che nella legge di grazia non vi è, né  vi può essere altro Sacrifizio di tal sorta che il Sacrifizio della Croce, rinnovato secondo l’istituzione divina; evidentemente ne segue che ha in tutto ragione la Cattolica Chiesa; poiché si celebrava anche l a Messa nel senso medesimo da essa Chiesa inteso. Ho detto che ha ragione in tutto; poiché la citata divina testimonianza è più che bastante a giustificarla su tutto il resto delle tue accuse, e a condannarti su tutti i punti. – Ma per tua maggiore soddisfazione voglio, quanto al resto, passare alle altre invincibili prove. Ascolta.

86. « E (Gesù) preso il pane, rendé le grazie, e lo spezzò, e lo diede loro, dicendo: Questo è il mio Corpo, il quale è dato per voi: fate questo in memoria dì me! » (Luc. XXII, 19). E preso il calice, rendette le grazie, e lo diede loro, dicendo: Bevete di questo tutti: imperocché Questo è il sangue mio del nuovo testamento, il quale sarà sparso per molti per la remissione dei peccati. » (Matt. XXVI, 27, 28). Queste divine parole sono talmente chiare, precise, categoriche, che è impossibile intenderle in senso figurato. Imperocché dicendo: « è il mio Corpo che è dato per voi: Il Sangue mio che sarà sparso per molti per la remissione dei peccati: apertamente e nel modo più preciso dichiara, che è quel medesimo Corpo, quel medesimo Sangue che va a sacrificare sopra la Croce. – Onde se non vuoi arrivare alla orrenda empietà di asserire che Gesù Cristo sacrificò sulla Croce non già sé stesso, ma del pane, e del vino, e che tal sacrificio, di pane e di vino, ebbe l’infinito valore di soddisfare per l’uomo alla divina giustizia, di redimere il mondo, ti è forza confessare che quelle parole – Questo è il mio Corpo, Questo è il Sangue mio – intender necessariamente, sidebbono non della figura, ma del vero Corpo, del vero sangue diGesù Cristo. Dice ancora Gesù che quel suo Sangue è il sangue del nuovo testamento: e ciò è un’altra prova non meno forte edecisiva dell’antecedente per allontanare ogni idea, ogni pretesto di senso figurato, essendo dogma espresso di fede che il sangue del nuovo testamento, ossia quel sangue col quale fu stabilito econsacrato il Nuovo Testamento, o patto, è il vero e proprio Sangue di Gesù Cristo, come a lungo dichiarò S. Paolo: « Cristo, venendo Pontefice dei beni futuri,… non mediante il sangue deicapri e dei vitelli, ma per mezzo del proprio sangue entrò una volta nel santo…. E per questo egli è mediatore del nuovo testamento, etc. » (Ebr. IX, 11, 18).

87. Che se ne brami ancora prove ulteriori, te le presenta e con molta chiarezza lo stesso Divin Redentore nella promessa da Lui già fatta di questo gran Sacramento. Ascoltalo: « Il pane che Io vi darò è la mia carne per la salute del mondo. » (Giov. VI, 52 e segg.).  Queste parole essendo state intese letteralmente: « Altercavano tra loro i Giudei, dicendo: Come può costui darci a mangiare la sua carne. » Eppure Gesù anziché ritrattarsi, conferma nel modo il più chiaro e assoluto di aver parlato nel senso da loro inteso, dicendo: « In verità vi dico: Se non mangerete la carne del Figliuolo dell’uomo e beverete il suo sangue, non avrete in voi la vita. La mia carne è veramente cibo (nota quel veramente), il mio sangue è veramente bevanda. Chi mangia la mia carne, e beve il mio sangue sta in me, ed io in Lui. Anche questa mutua unione sarebbe impossibile per mezzo dell’Eucaristia, se questa non contenesse che pane e vino.

Prot. A meraviglia. Ma che Gesù parlasse in senso figurato, se ne è dichiarato apertamente in quelle parole: Fate questo in memoria di me. »

Bibbia. A meraviglia: ma S. Paolo apertamente ti condanna. Egli, pertanto, premettendo che di tal mistero era stato immediatamente istruito dal Redentore, dopo la citata formula della consacrazione: Questo è il mio corpo, etc. – venuto a quelle parole – fate questo in memoria di me – le spiega soggiungendo : « Imperocché ogni qualvolta che mangerete questo pane, e beverete questo calice, annunzierete la morte del Signore per fino a tanto che Egli venga. Per la qual cosa (N. B.) chiunque mangerà questo pane, o berrà il calice del Signore indegnamente, sarà reo del Corpo e del Sangue del Signore. » (I Cor. XI, 23 e segg.). Da ciò è più chiaro che la luce meridiana, che il Sacrifizio della Messa è bensì una memoria, una semplice rappresentanza quanto alla morte di Gesù Cristo, perché in esso Egli realmente non muore, e però dalla Chiesa Cattolica rettamente è appellato Sacrifizio incruento, ma non già è una memoria o figura quanto al resto; poiché in esso è offerto, etc. il Corpo ed il Sangue del Signore, di cui perciò si fa reo chi ne partecipa indegnamente.

Prot. Se tutto ciò è vero, perché quel pane anche dopo la consacrazione è appellato pane?

Bibbia. Dai testi citati del Redentore e di S. Paolo è ben dichiarato in qual senso si dica pane; ma se ciò non ti basta, ascolta anche una volta lo stesso S. Paolo. « Il calice della benedizione, cui benediciamo, non è forse comunicazione del sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse partecipazione del Corpo di Cristo?  » (I Cor. XI, 23 e segg.). Che te ne pare?

88. Avrai poi notato quella riferita sentenza: « Chiunque mangerà questo pane o berrà il calice del Signore indegnamente, si fa reo del Corpo e del Sangue del Signore, » In essa, con quella disgiuntiva – mangerà o berrà – ti dichiara l’Apostolo: 1.° che Gesù Cristo è tutto interamente sotto ciascuna delle due specie; altrimenti non sarebbe reo del suo Corpo e del suo Sangue chi riceve indegnamente Gesù Cristo sotto l’una o l’altra delle due specie soltanto: 2.° che fin d’allora s’introduceva il costume di comunicare i laici sotto una sola specie. Che questa poi fosse la specie del pane, è dichiarato negli Atti Apostolici. « Erano assidui (i fedeli) alle istruzioni degli Apostoli, e alla comunicazione della frazione del pane. » (Act. II, 42). Passiamo adesso alle altre tue accuse.

89. Prot. Avrei ancora da opporre il più forte argomento dei miei seguaci, cioè che il Divin Redentore dopo aver detto: « La mia carne è veramente cibo: » in seguito disse ancora: « Lo Spirito è quello che dà la vita: la carne non giova a niente » (Giov. VI, 64). Dal che credono dedurne il senso figurato di quant’altro disse Gesù circa l’Eucaristia. Ma io me ne astengo, perché in questo per carne s’intende l’umana pravità e viziosità; e, per ispirito, la forza divina, dalla quale gli uomini aiutati sono resi pronti e facili ad abbracciare ed osservare la Religione Cristiana. » (Schleusner. Lexic. N. Test.). Voglio anche risparmiarvi la discussione sulle altre accuse: protestandovi che ormai mi arrendo, e vi soddisfarò su tutti i punti. Ascoltatemi. Le parole di Gesù Cristo, – Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue: sono talmente chiare che niun Angelo del cielo,niun uomo in terra parlar poteva più chiaro. » (Sclussemberg, presso Herberman , Vindiciæ Bellar. Lib. 3 de Eucharist.).« Vi sono Bibbie ebraiche, greche, latine, tedesche: che eglidunque (Zuinglio) ci mostri una versione, in cui stia scritto: Questo è il segno del mio Corpo. Se nol possono, che tacciano. La Scrittura,… la Scrittura, gridano essi incessantemente; ma ecco la Scrittura che grida a chiare note queste parole: Questo è il mio Corpo: parole che stanno contro di loro. Neppure un fanciullodi sette anni sarebbe per dare a questo testo una diversa interpretazione. » (Lutero: Lettera ai suoi fratelli di Francoforte).

« Gesù Cristo ci dà (nell’Eucaristia) il suo Corpo e il suo Sangue. » (Calvino, nel suo Catechismo: Domen. 33). —

« Nella [sacra] cena è veramente il Corpo di Cristo; affinché sia in cibo salutare alle anime nostre, cioè, le anime nostre sono pasciute colla sostanza del Corpo di Cristo; affinché veramente siamo fatti una stessa cosa con lui …. Non ci vien dunque proposto un vuoto e nudo segno.’ » (ivi, in cap. XXVI di Matt.). –

« Gesù Cristo è veramente offerto e dato a tutti quelli che sono assisi alla sua mensa, sebbene non ne cavino frutto che i soli fedeli: » ((ivi, lib. 4, Instit, cap. 7, §10 e 32) cioè, che sono in grazia.

« In questo consiste l’integrità del Sacramento (cioè della comunione), che il mondo intero non può violare, che la carne eil sangue di Gesù Cristo sono veramente dati tanto agli indegniche ai fedeli, agli eletti. » (Il medes. Ivi, cap. 17, §5 e 32)

« Quando i Cristiani ripetono la Cena che Gesù Cristo fece prima della sua morte, nel modo che Egli la istituì, Egli dà loro veramente a mangiare il suo vero Corpo, e a bere il suo vero Sangue: onde sieno il cibo e la bevanda dell’anima. » (Confess. Augustan. Cap. 17, de cœna).

« L’articolo della Cena così è insegnato nella Confessione di Ausburg; che il vero Corpo e il vero Sangue di Gesù Cristo sono veramente presenti, distribuiti e ricevuti nella Santa Cena, sotto le specie del pane e del vino, e che si riprovano coloro che insegnano il contrario. » (Libr. Concordiæ, p. 728).

« Le parole – Fate questo in memoria di me – significano: ogni qualvolta ciò farete, celebrerete il religioso Convito, abbiate grata memoria di me. » (Gerem. Rosenmuller, op. cit. sopra questo passo).

« Alle specie superstiti (nell’Eucaristia) fu sovente attribuito il nome di pane e di vino, perchè co’ sensi non si distinguono. Così disse Ambrogio: – è talmente efficace la parola, che sieno ciò che erano, ed in altra cosa sieno mutate. Cioè, gli accidenti sono quelli che erano, la sostanza è mutata. Imperocché il medesimo dice: – Dopo la consacrazione si deve credere nient’altro esservi che la carne ed il sangue. » (Leibniz, sist. Theol. P. 226).

« Questo dogma della presenza reale non fu punto inventato dagli uomini, ma è fondato nel Vangelo, e sulle precise inespugnabili parole di Cristo. Dal principio sino a quest’ora esso fu uniformemente creduto e predicato su tutta la terra. I Padri della Chiesa Greca e Latina ne fanno fede. Esso riposa sulla credenza unanime e sulla pratica costante di tutti i secoli. In mancanza di altre prove bastar dovrebbe quella tradizione di tutte le Chiese, per restar fermi nel suaccennato articolo, e respingere i sofismi dei settarii. » (Lutero, Lettera ad Alberto di Prussia).

« Quando si ammette la presenza reale e sostanziale del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo nella Eucaristia, è necessario parimente ammettere che il pane ed il vino subiscono una incomprensibile mutazione in qualche punto determinato di tempo; e la Chiesa Cattolica nient’altro fa che determinar questo punto. Per la stessa ragione essa Chiesa può appoggiarsi alla lettera delle Scritture, perchè in esse si dice: hoc est: e non mai: in hoc. » (Schultess, in Annal. Theolog.).

« Nella Santa Cena evvi realmente e sostanzialmente il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, e ciò per maniere soprumane, e transustanzialmente » (Ammon, Lettere di Rodolfo e Ida, p. 23).

« La pia antichità dichiarò chiaramente abbastanza che il pane si muta nel Corpo di Cristo, e il vino nel Sangue: ad ogni tratto gli antichi riconobbero la – metazakeiosin — che i latini rettamente traducono – Transubstantiatio, transustanziazione – »

. E siccome altrove si fa, così anche qui deve spiegarsi la Scrittura colla tradizione, che la Chiesa fino a noi ha trasmessa. » (Leibnitz, Systm. Theolog., pag. 226).

« È certo che l’antichità ha insegnato che per mezzo della consacrazione si fa mutazione, siccome apparisce dalle parole di Ambrogio, già citate, né mai fu noto agli antichi il nuovo dogma di alcuni – Che vi sia il Corpo di Cristo nel suo momento della percezione; – Imperocché alcuni (degli antichi) non subito consumavano questo sacro cibo, ma lo mandavano ad altri, e seco lo portavano a casa, anzi ne’ viaggi, nei deserti, e questo costume fu per un tempo commendato, sebbene di poi, per causa di maggior riverenza, abrogato. E certamente, o le parole dell’istituzioni, che si pronunziano dal sacerdote, sono false (il che Dio ci guardi di pensare), o è necessario che ciò che è benedetto sia il Corpo di Cristo anche prima che si mangi?» (Il medes.ivi, p. 228 e segg.).

« Non può certamente negarsi che in virtù di concomitanza, si riceva tutto Gesù Cristo sotto l’una, e sotto l’altra delle due specie,come dicono i teologi; imperocché la sua carne non è separata dal sangue. Se poi al presente convenga rendere ai popoli il calice, cioè se preponderino o no le ragioni che tanti Principie nazioni allegarono, non appartiene sicuramente ai privati il definirlo, ma ai Rettori della Chiesa, e massimamente poi al Sommo Pontefice, a cui il Concilio di Trento rimise questo affare. Percerto alla Chiesa è largamente data la potestà di definire anche intorno quelle cose che sono di diritto divino, come è manifestodalla mutazione del Sabato nel giorno di Domenica, dalla permissionedel sangue e del soffogato, dal Canone dei Libri Sacri,dall’abrogazione del Battesimo per immersione, e dagli impedimentidel matrimonio; le quali cose seguono in parte con sicurezza gli stessi protestanti, per la sola autorità della Chiesa, che IN TUTTO IL RESTO DISPREZZANO. » (Il medes. Ivi, p. 254 e segg.).

« Il Corpo del Signore (fatta la divisione) si contiene (tutto) in ciascuna parte, e nelle più piccole particelle del pane celeste. » (Dichiar. Del Parlam. Inglese: 1548).

« L’adorazione del Santissimo Sacramento dell’ Eucaristia, quantunque non sempre sia stata in uso (solennemente), è stata con tutto ciò ricevuta con lodevole pietà. Imperocché i primi Cristiani in tutto ciò che appartiene alla esterna dimostrazione del culto, usavano una cristiana semplicità, che non può sicuramente riprendersi; imperocché nell’ interno dell’anima ardevano di una vera pietà. Essendosi poi a poco a poco raffreddato lo zelo, fu necessario servirsi di segni esteriori, d’istituire riti solenni, i quali ammaestrassero del dovere, e risuscitassero l’ardore, principalmente dove se ne presentasse grande occasione o ragione. Non può facilmente poi esibirsene ai Cristiani veruna maggiore di quella che loro si offre in questo Divin Sacramento, ove Dio stesso a noi mostra la presenza del Corpo a sé unito…. Pertanto, fu al certo dì massima convenienza che istituita ne fosse (in modo solenne) l’adorazione, e rettamente fu stabilito che nel Sacramento dell’Eucaristia collocata fosse la sommità del culto esterno, il che vale anche al culto supremo interno dei Cristiani…. cioè ad infiammare in noi l’amor divino, ad attestare e nutrire la carità. » (Leibnitz, Op. cit., p. 258).

« Appo i Cattolici adunque si adora devotamente Cristo in Sacramento, e l’oggetto di questa adorazione non è altro che il vero eterno Iddio unito in uno sustanzialmente colla sacra sua Umanità, la quale tengono essi per fermo stare ivi presente, tuttoché adombrata dalle specie sacramentali. E dato pure che non estimassero ivi in realtà la presenza di questo Dio, nulladimeno sono eglino tanto lungi da venerare il pane, che in tal caso si riputerebbero idolatri. Il che dà a vedere quanto l’anima in quest’atto sia libera, e lontana da ogni benché minimo senso d’idolatria, e come lo stesso debba dirsi della volontà, che anzi del tutto all’idolatria è opposta e contraria. » (Taylor, Op. La libertà di profetare; Sez. 20, cap. 10). Concludiamo:

« Noi seriamente dichiariamo essere eretici, e alieni dalla Chiesa di Dio gli Zuingliani, e tutti Sacramentarii.3 (Lutero, Thes. 27, cont. Thoelogos Lovaniens, 1545). « — «Satanassoregna talmente in essi che non è in loro potere il dire altro che menzogne. » (Il medes. Epist. Ad Jan Pæ. Bremens.).

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.