L’APPARIZIONE A LA SALETTE 1846 (I)

Oggi Iniziamo la pubblicazione di un opuscolo che riguarda l’Apparizione della Vergine Maria a La Salette. Vogliamo però innanzitutto tranquillizzare i nostri lettori e smascherare le vergognose contestazioni di parte dei modernisti e pseudo tradizionalisti non-preti lefebvriani (è di questi giorni il raglio di una bestia-asino della fraternità non-sacerdotale di Sion, di uno degli eredi del cavaliere kadosh Lienart e del suo degno “compariello” LEFEBVRE, sul loro bestiario: la tradizione (anti) cattolica), circa il riconoscimento canonico della apparizione stessa. Questi ultimi faziosi [non possiamo infatti ritenerli semplicemente degli ignoranti non informati dei fatti, ma dobbiamo indicarli obbligatoriamente come servi di satana], citano un decreto del Santo Uffizio del 1923 – Pio XI  regnante – che renderebbe falsa l’apparizione stessa, approvata da numerosissimi Vescovi e dalla stessa Autorità massima, nella persona di Pio IX. Il decreto della Congregazione del Santo Uffizio, poneva all’indice un opuscolo edito in Francia che riportava un presunto segreto di Melania, senza imprimatur imposto a garanzia. Riportiamo il testo del decreto, che ognuno può leggere consultando gli Atti della Sede Apostolica, vol. 15 del 1923, p. 287 e seg.:

DAMNATUR OPUSCULUM: « L’APPARITION DE LA TRÈS SAINTE VIERGE DE LA SALETTE ».

DECRETUM

Feria IV, die 9 maii 1923

In generali consessu Supremæ Sacræ Congregationis S. Officii Emi. ac R.mi Domini Cardinales fidei et moribus tutandis præpositi proscripserunt atque damnaverunt opusculum: L’apparition de la très Sainte Vierge sur la sainte montagne de la Salette le samedi 19 septembre 1845. – Simple réimpression du texte intégral publié par Melanie, etc. Société Saint-Augustin, Paris-Rome-Bruges, 1922; mandantes ad quo spectat ut exemplaria damnati opusculi e manibus fidelium retrahere curent.

Et eadem feria ac die Sanctissimus D. ST. D. Pius divina providentia

Papa XI, in solita audientia R. P. D. Assessori S. Officii impertita, relatam sibi Emorum Patrum resolutionem approbavit.

Datum Romæ, ex ædibus S. Officii, die 10 maii 1923.

Aloisius Castellano,

Supremæ S. C. S. Officii Notarius.

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Da questa banale costatazione, si evince che ad essere condannato è semplicemente questo opuscolo francese del 1922, che riportava evidentemente notizie e commenti non autorizzati da un’Autorità competente, e non  – come amano ripetere gli adoratori modernisti del demonio – la veridicità dell’apparizione con relativo segreto direttamente consegnato peraltro nelle mani di S. S. PIO IX . Tanto, per smontare le assurde faziosità ed imbecillità riportate da satanisti che spargono la zizzania della condanna da parte della Chiesa dell’apparizione della Vergine a La Salette, apparizione che evidentemente vogliono contrastare perché da essa vergognosamente smascherati. Noi consigliamo loro di pentirsi sinceramente, lasciare i falsi culti da essi praticati [modernismo della chiesa dell’uomo, sedevacantismi vari, fraternità paramassoniche non autorizzate prive di giurisdizioni e missione, tesisti, etc. etc. ] e tornare alla vera Religione Cattolica, che solo può loro assicurare la salvezza. Chiediamo allo Spirito Santo il dono della Pietà per potere impetrare il perdono per essi per le falsità che seminano.  

Il libricino che ci accingiamo a pubblicare, dall’originale inglese del 1853, è fornito di tutte le autorizzazioni richieste con la testimonianza del Vescovo di Grenoble e la personale costatazione, all’epoca dei fatti, di Mgr. Dupanloup, notissimo prelato francese, poi Vescovo di Orleans.

LA SALETTE (I)

[Some account of the

APPARITION OF THE BLESSED VIRGIN Of LA SALETTE

London 1853]

Le pagine seguenti sono intese come una nuova edizione di un piccolo libro che è stato pubblicato qualche tempo fa, contenente un breve resoconto dell’Apparizione della Beata Vergine riportata da due pastorelli a La Salette in Francia. La precedente edizione è andata esaurite; e, in conseguenza della crescente importanza attribuita all’evento miracoloso in questione, è sembrato bene preparare per la stampa un’altra narrazione più completa. La sostanza della presente pubblicazione è stata tratta dai “Rapporti” sull’argomento di M. Rousselot, Canonico di Grenoble e Vicario generale onorario della diocesi, che fu redatto e presentato al Vescovo di Grenoble, a seguito delle indagini della Commissione ecclesiastica che era stata nominata per esaminare la questione dell’Apparizione. Coloro che sono interessati a notizie più esaurienti di quelle che si troveranno qui, sono pregati di consultare le due opere di M. Rousselot, in cui viene prodotto ogni tipo di documento che l’incredulità possa richiedere per cui tutte le ragionevoli obiezioni vengono respinte; mentre è esposta con chiarezza e semplicità l’unanime adesione che è stata data alla veridicità della storia da tutta la popolazione religiosa della Francia. Nel corso dello scorso anno, i bambini hanno confidato i loro segreti al Papa e il Santo Padre non ha esitato ad esprimere la sua convinzione privata sulla veridicità del loro racconto; e così è stata generale la devozione dei Fedeli a Nostra Signora di La Salette, al punto tale che il Vescovo della diocesi, dopo aver meditato a lungo sul suo dovere di scoraggiarlo, ha concesso poi la sua autorevole autorizzazione; e il 25 maggio di quest’anno, nonostante la sua veneranda età, si fece condurre sulle altezze alpine dove l’evento si era verificato, posando la prima pietra di una chiesa e di un grande edificio destinato all’accoglienza di una comunità di sacerdoti, colà stabiliti per servire l’altare e per fornire assistenza spirituale ai pellegrini che arrivando ogni giorno la richiedano. Di seguito verranno fornite alcune spiegazioni di queste circostanze, come anche una parte delle prove che sono state prodotte a sostegno della verità dell’Apparizione. – Prima di dare un resoconto dell’Apparizione stessa, sarà bene descrivere in poche parole la località in cui si dice sia avvenuta, e dire anche qualcosa sul carattere generale e le abitudini dei due bambini sulla cui autorità si basa il tutto.

Il villaggio di La Salette è situato tra le montagne, a circa quattro miglia dalla cittadina di Corps, che si trova in basso sulla strada alta tra Grenoble e Gap. La scena dell’Apparizione è ancora più in alto, e a circa quattro miglia dalla chiesa di La Salette. Situata in mezzo ad una cerchia di montagne, questa contrada non è praticabile dalle carrozze; la salita deve essere fatta a piedi o a cavallo attraverso un sentiero, che è facile fino a quando si estende il terreno coltivato, ma dopo questo punto diventa sempre più ripido e difficile, anche se non pericoloso, fino ad arrivare sull’ampio pianoro della montagna chiamata Sous les Baisses. Questo spazio pianeggiante, formato da tre montagne che si innalzano dalla stessa base, e che non si separano subito in eminenze separate, ma si elevano insieme, per così dire, per un lungo tratto in salita, si estende da nord a sud, ed è ricoperto di vegetazione; come lo sono anche le tre montagne stesse, che, dopo la loro separazione e fino alle loro cime, non offrono alla vista altro che un’estensione di rada erba verde. Non si vede un sasso, né il più piccolo albero o cespuglio, tutto intorno. In questa ampia pianura tra le colline c’è un piccolo dirupo, formato da due strisce di terreno in salita che passano da nord e da sud, in fondo al quale scorre il piccolo ruscello chiamato Sézia. È nella cavità di questo burrone, sulla riva destra del ruscello, e nel punto in cui ora sgorga la celebre fontana, che la “bella Signora” è stata vista, secondo il racconto. È a circa due o tre gradoni più in basso, sullo stesso lato, che Ella parlava ai bambini; ma è dopo aver attraversato il ruscello, e aver fatto venticinque o trenta gradini in salita all’opposto, che è scomparsa, a poco a poco, dagli occhi dei bambini che l’avevano seguita, e che erano a meno di tre passi da Lei quando si è levata in aria. Nel corso del tempo, quando l’evento aveva cominciato ad attrarre l’attenzione, attirando ogni giorno folle di visitatori sul luogo, sono state erette quattordici croci lungo il percorso che “la Signora” ha attraversato, come indicato dai bambini. Davanti a queste croci è sorta tra i visitatori l’usanza di fare “la via crucis”; e su alcune di esse sono stati di volta in volta sospesi diversi oggetti, come fiori, ghirlande, stampelle, catene d’oro, gioielli, anelli, orecchini, etc., “ex voto” doni di devozione o di gratitudine per i favori ricevuti. I due lati del piccolo burrone erano, prima dell’evento, ricoperti di erba verde come il resto del terreno circostante. Tutta quest’erba, però, è stata da tempo consumata, perché non solo il luogo è stato calpestato dai piedi di innumerevoli pellegrini, ma viene continuamente raschiato e l’erba strappata da coloro che sono ansiosi di portare via come reliquie i fili dell’erba stessa, una zolla di terreno, o qualche pezzo di pietra. Le croci stesse non sono state risparmiate, e vengono quotidianamente tagliuzzate e sgretolate da coloro che vogliono portarne via alcuni pezzi. La fontana, che prima era intermittente e, qualche tempo prima dell’Apparizione abbastanza asciutta, da quel giorno non ha più smesso di presentare continuamente il suo flusso. I pellegrini ritengono che la sua acqua gelida, anche se bevuta in grande quantità e da coloro che sudano più abbondantemente, non produca mai effetti negativi; ed è stata cercata con avidità, portata via e distribuita in quasi tutti i paesi d’Europa. Quanto al mucchio di pietre su cui i bambini hanno visto per la prima volta “la Signora” seduta, esso è letteralmente sparito. La gente della zona ed i pellegrini ne hanno portati via i sassi come monumenti commemorativi: quella pietra, però, sulla quale, secondo la testimonianza, “Ella” si è posata direttamente, è entrata in possesso del curato di La Salette, che la conserva con rispetto. Dagli stessi bambini, è stato pubblicato nell’anno 1848 il seguente resoconto, nel “Rapporto” di M. Rousselot. –

Peter Maximin Giraud è nato a Corps, il 27 agosto 1835, da genitori poveri, che si guadagnano da vivere col sudore della fronte. Suo padre è un carrettiere. Maximin è di piccola statura, con un viso paffuto e giocondo; la sua espressione è dolce, e guarda senza paura e senza arrossire i volti di chi lo interroga. Non può rimanere un istante senza muovere le braccia e le mani. Gesticola quando parla, e a volte è così animoso che colpisce con la mano qualsiasi oggetto si trovi vicino a lui, soprattutto quando il suo interlocutore non sembra essere d’accordo con ciò che dice. Non si arrabbia mai, anche quando viene considerato un bugiardo, come nei lunghi esami che ha dovuto subire. A volte però, esausto dalla stanchezza e stanco di vedere che ogni parola che dice è inutile, si mostra impaziente; … almeno alcuni dicono di averlo osservato così. – Ma, in verità, in queste occasioni i poveri bambini erano stati molestati da una moltitudine di minuscole e cavillose obiezioni, che avrebbero messo in imbarazzo e persino provocato le persone più ragionevoli. Inoltre, quando Maximin ha raccontato la sua storia, e ha risposto alle principali difficoltà che gli erano state contestate, naturalmente desiderava andarsene, e tornare ai suoi giochi.  Prima dell’evento non era mai andato a scuola; non sapeva né leggere né scrivere, e non aveva alcuna educazione. Quando veniva portato in chiesa, spesso se ne scappava per andare a giocare con i suoi piccoli compagni; così, privo di ogni insegnamento religioso, non poteva essere ammesso tra i bambini che il curato stava preparando per la prima Comunione. Suo padre dice di aver avuto grandi difficoltà ad insegnargli a dire il “Pater Noster” e l’ “Ave Maria”, e che ci sono voluti tre o quattro anni prima che li imparasse. Fu solo nell’anno 1848, il 7 maggio, più di un anno e mezzo dopo l’evento, che lui e Mélanie furono ammessi a fare la prima Comunione con gli altri bambini della parrocchia di Corps. Anche se Maximin ha i difetti propri della sua età, sembra essere sempre stato sincero e aperto. Peter Selme, il suo padrone di lavoro a La Salette, alla domanda di M. Rousselot e della commissione episcopale, quando gli chiesero cosa avesse notato nel ragazzo durante i pochi giorni in cui era stato al suo servizio, rispose: « Maximin era un bambino innocente, senza malizia e senza alcun pregiudizio. Prima che partisse per condurre le nostre mucche sulla montagna gli facemmo mangiare un po’ di zuppa; poi gli mettemmo nella sua camiciola e nel sacchetto una scorta di cibo per la giornata. Ebbene, lo abbiamo sorpreso quando ancora in viaggio, aveva già mangiato tutte le sue provviste, avendole condivise in gran parte con il cane; e quando gli abbiamo detto: « Ma cosa mangerai durante il giorno? », ha risposto: « Ma io non ho fame! » Il ragazzo sembra essere semplice e sincero. Riconosce con grande ingenuità la miseria della sua condizione precedente e la mancanza delle sue occupazioni. Quando gli è stato chiesto: « Dove vivevi e cosa facevi prima di andare a servizio da Peter Selme? », ha risposto: « Vivevo con i miei genitori, e andavo a raccogliere letame sulla strada principale ». Si spinge ancora più in là; dichiara i suoi difetti e le sue cattive inclinazioni; così quando M. Rousselot gli disse: « Maximin, mi è stato detto che prima dell’apparizione a La Salette eri un po’ un fanfarone », il ragazzo, con un sorriso e con aria di candore, rispose: « Quello che ti hanno detto è vero; ho detto delle bugie, ed imprecavo mentre lanciavo sassi alle mie mucche quando si allontanavano dal sentiero ». Dall’evento del 19 settembre, Maximin va a scuola nel convento delle Suore della Provvidenza. Passa la giornata qui e vi prende i suoi pasti. La Superiora delle Suore, persona di forte senso, si è fatta carico, con il consenso del Vescovo, della sua educazione. Alla domanda della Commissione su ciò che aveva osservato negli ultimi dieci mesi nel bambino, ha risposto: « Maximin sembra avere solo capacità ordinarie. Gli insegniamo a leggere e scrivere e ad imparare il Catechismo. È tollerante ed obbediente, ma instabile, ama il gioco, è sempre in movimento. Non ci parla mai della vicenda di La Salette; e noi abbiamo evitato di menzionarla per paura di dargli un’idea della sua importanza. Mai, dopo i frequenti e lunghi interrogatori a cui ha dovuto sottoporsi, non ha mai detto a nessuno, né a noi né ai suoi compagni di scuola, come fossero gli esaminatori e quali domande gli  avessero poste. Dopo le sue numerose passeggiate a La Salette con i visitatori, torna a casa in modo semplice e naturale, come se non avesse alcun interesse per la vicenda. Non ha voluto ricevere il denaro che alcuni pellegrini gli hanno offerto; ma quando, in alcune occasioni, è stato costretto ad accettarlo, me l’ha dato fedelmente e non ha chiesto se fosse stato speso per sé o per i suoi genitori. Quanto agli oggetti di pietà, come libri, croci, rosari, medaglie, quadri, che gli vengono regalati, non ne tiene conto: a volte li regala ai primi dei suoi piccoli compagni che incontra; spesso li perde o li smarrisce per la sua naturale incostanza caratteriale. Non è pio per natura; tuttavia va volentieri a Messa, e fa le sue preghiere con buon sentimento quando gli venga ricordato questo dovere. In una parola, il bambino non sembra per nulla impressionato dall’essere stato per dieci mesi oggetto della curiosità e dell’attenzione di una moltitudine così grande di persone; non lo colpisce il fatto che sia la causa primaria del prodigioso movimento di gente estranea a La Salette ». Qualche tempo dopo la Superiora ha detto, davanti alla Commissione nel palazzo vescovile di Grenoble: « Maximin, anche se nell’ultimo anno è stata impiegato quasi tutti i giorni per servir Messa, non ha ancora imparato a farlo bene; né Mélanie può dire perfettamente a memoria gli atti di fede, di speranza e di carità, anche se glieli ho fatti ripetere ad entrambi due volte al giorno ». –

Anche la ragazzina, Francoise Mélanie Matthieu, è nata a Corps, il 7 novembre 1831, da genitori molto poveri. Da giovanissima è stata messa a servizio per guadagnarsi da vivere occupandosi delle mucche. Raramente andava in chiesa, perché i suoi padroni la tenevano occupata nei giorni di domenica e nei giorni di festa come negli altri giorni della settimana. Non aveva quasi nessuna conoscenza della Religione, e la sua debole memoria non riusciva a farle ricordare due righe di Catechismo, tanto che non era stata ammessa alla prima Comunione. Al momento dell’apparizione aveva quasi quindici anni, ma non era ben nutrita, non era forte e non si era sviluppata in proporzione alla sua età. La sua espressione è dolce e gradevole. C’è una grande aria di modestia nel suo portamento e nell’aspetto. Anche se piuttosto timida, non è angosciata o imbarazzata in presenza di estranei. Nove mesi prima del 19 settembre, era al servizio di Baptiste Pra, proprietario di un piccolo terreno in una delle frazioni in cui è divisa La Salette. Questa persona, interrogata sul carattere di Mélanie, la descriveva come di una timidezza eccessiva, e così incurante, che quando dalla montagna tornava a casa di sera, bagnata dalla pioggia, non chiedeva nemmeno di cambiarsi i vestiti. A volte, per la disattenzione del suo carattere, dormiva nella stalla, altre volte, se non fosse stata vista, avrebbe passato la notte all’aria aperta. » Baptiste Pra ha anche deposto che prima del giorno dell’apparizione riportata, Mélanie fosse oziosa, disobbediente e imbronciata, per cui non sempre rispondeva a chi le parlava; ma che da quell’evento era poi diventata attiva e obbediente, e più attenta alle sue preghiere. Erano questi i due bambini che si ritiene che la Santa Vergine abbia scelto per essere portatori di un messaggio di avvertimento al “suo popolo”, ed essere depositari di alcuni misteriosi segreti. Mélanie era già residente, come abbiamo detto, da nove mesi nella parrocchia di La Salette, in qualità di custode delle mucche di Baptiste Pra. Maximin era lì solo da quattro giorni e mezzo prima del sabato 19 settembre. Era venuto per una settimana solo per sostituire il ragazzo che faceva l’allevatore di Peter Selme, e che in quel momento era malato. Peter Selme era stato a Corps per implorarne il padre perché facesse quel servizio, e il giorno di lunedì era andato lui stesso a prenderlo. Anche se nati nella stessa città di Corps, non sembra che i bambini si conoscessero tra loro; o perché i loro genitori vivevano a due estremità opposte di essa, o perché Mélanie, prima di andare al servizio di Baptiste Pra, aveva vissuto due anni come serva a Quet, e altri due a Saint-Luc. Durante i quattro giorni e mezzo che Maximin aveva trascorso a La Salette, sembra che non si sia incontrato con Mélanie fino al venerdì, il giorno precedente l’apparizione. Il suo datore di lavoro ne dà conto in questi giorni, in una dichiarazione redatta, su sua dettatura, da M. Dumanoir, dottore in giurisprudenza, e giudice del Tribunale di Montelimart, che ha fatto molti viaggi a La Salette, vi ha passato un po’ di tempo, e ha preso sul posto informazioni più precise su tutte le questioni relative all’argomento. Peter Selme dice: « Sono andato a prendere Maximin lunedì, e l’ho portato a casa con me; lui è venuto e nei giorni successivi si è preso cura delle mie quattro mucche nel campo che ho sul declivio meridionale del monte Aux Baisses. Questo declivio è suddiviso in proprietà private; il comune di La Salette ha il diritto di pascolo sull’ampio pianoro che si trova nel declivio nord, e sul quale si sono svolti gli eventi di cui parlano Mélanie e Maximin. Temendo che il ragazzino non fosse attento alle mucche, che potevano facilmente cadere in alcuni dei numerosi burroni della montagna, mi sono recato al lavoro in questo campo il lunedì, il martedì, mercoledì e venerdì della stessa settimana. Dichiaro che in questi giorni non l’ho perso d’occhio neanche per un istante, mi è stato facile vederlo in qualsiasi parte del campo si trovasse, perché non c’è un’elevazione che possa nasconderlo. Aggiungo solo che il lunedì l’ho portato al largo di cui ho parlato, per indicargli una piccola sorgente in un piccolo burrone a cui doveva portare le mucche a bere. Le portava lì ogni giorno a mezzogiorno, e tornava subito a mettersi sotto il mio sguardo. Il venerdì l’ho visto giocare con Mélanie, che guardava le mucche di Baptiste Pra, il cui campo è accanto al mio. Non li ho mai viste insieme al villaggio. Sabato 19 settembre sono andato come al solito nel mio campo con il piccolo Maximin. Verso le undici e mezza gli ho detto di portare le mucche alla fontana. Il bambino ha detto: « Vado a chiamare Melanie e ci andiamo insieme ». Quel giorno non è tornato come al solito dopo aver portato le mie mucche a bere: non l’ho visto fino a sera, quando è tornato a casa. – Gli ho detto allora, « Perché – Maximin – come mai non sei tornato nel mio campo questo pomeriggio ». « Oh – mi ha detto lui – ma non sai cosa è successo! ». « Che cosa è successo? » – dissi io – e lui rispose: « Abbiamo trovato vicino al ruscello una bella Signora, che ci ha intrattenuto a lungo, ed ha parlato con Melanie e me. All’inizio avevo paura e non osavo andare a prendere il mio pane, che era vicino a Lei; ma Lei mi ha detto: « Non abbiate paura, figli miei, avvicinatevi; sono qui per darvi una grande notizia », … e poi mi fu ripetuta la storia esattamente come la racconta attualmente ». La dichiarazione continua dicendo: « Durante i quattro giorni e mezzo in cui il ragazzino ha tenuto le mie mucche, non l’ho mai perso di vista, e non ho visto nessuno, prete o laico, avvicinarsi a lui. Mélanie è andata più volte a tenere le sue mucche nel campo del suo padrone mentre Maximin era con me. L’ho vista in piedi da sola; e se qualcuno fosse venuto a parlarle, io l’avrei visto, perché il mio campo e quello di Baptiste Pra sono uno accanto all’altro, sullo stesso versante della montagna, e presentano una superficie piana, in modo che chiunque sia in piedi possa vederli entrambi ». – La conoscenza, quindi, tra i due bambini, non essendo niente di più di quanto abbiamo descritto, è stato semplicemente dovuta al caso della loro similitudine di occupazione che, la mattina del 19 settembre 1846, li ha portati insieme sulla montagna, sul cui ampio crinale si trovava il pascolo del loro bestiame. Avevano sotto la loro responsabilità quattro mucche a testa, oltre ad una capra appartenente al padre di Massimino: la giornata era perfetta, il cielo era limpido e il sole autunnale, chiaro e limpido. Verso mezzogiorno, che i pastori conoscevano grazie al tintinnio dell’Angelus, presero la loro piccola scorta di cibarie e andarono a bere alla fontana che sgorga nella cavità del burrone. Terminato il pasto, scesero al ruscello che scorre lungo il fondo e, dopo averlo attraversato, depositarono i loro sacchetti di provviste vicino alla bocca di un’altra sorgente intermittente, che all’epoca era asciutta; e dopo aver fatto qualche passo, si sdraiarono, contrariamente alla loro usanza, a pochi passi l’uno dall’altro, e si addormentarono. – La storia continua con le parole di Mélanie. « Mi svegliai la prima volta e non riuscii a vedere le mucche. Svegliai Maximin, e gli dissi: “Vieni presto, Maximin, andiamo dietro alle nostre mucche”. Abbiamo attraversato il ruscello, percorso la piccola salita davanti a noi, e abbiamo visto le nostre mucche sdraiate sull’erba dall’altra parte: non erano lontane. Ci siamo girati e siamo scesi a prendere i sacchetti che avevamo lasciato vicino al ruscello. Io vi giunsi per prima; e quando ero a circa cinque o sei passi dal ruscello, ho visto una luce splendente, come il sole, e ancora più luminosa, ma non dello stesso colore; e dissi a Maximin: « Vieni presto, guarda quella luminosità laggiù »; e Maximin scese, dicendomi: « Dov’è? » Indicai con il mio dito la piccola fontana; e quando la vide, egli si fermò. Poi vedemmo una Signora nella luminosità: era seduta e aveva la testa tra le mani. Avevamo paura. Lasciai cadere il mio bastone. Allora Maximin mi disse: « Tieni il tuo bastone; se ci fa qualcosa, gli darò un bel colpo ». Allora questa Signora si alzò volgendosi a destra, incrociò le braccia e ci disse: « Venite, figli miei, non abbiate paura; sono qui per annunciarvi una grande notizia ». Poi abbiamo superato il ruscello, e Lei si è fatta avanti nel punto in cui avevamo dormito. Era in mezzo a noi. Piangeva per tutto il tempo in cui ha parlato: Ho visto chiaramente le lacrime scorrere sul suo viso. Diceva: « Se il mio popolo non si sottomette, sarò costretta a lasciare cadere la mano di mio Figlio. Essa è così forte e così pesante che non riesco più a trattenerla ». Quanto tempo sono stata in pena  per voi? Se desidero che mio Figlio non vi abbandoni, devo pregarlo incessantemente. E voi, voi non rendete conto di questo. « Potete pregare e fare tutto quello che volete, mai potrete ricompensarmi per quello che ho fatto per voi. Vi ho dato sei giorni per il lavoro; il settimo l’ho riservato a me stesso; e voi non lo osservate affatto. » [Fin dalla prima volta che è stata fatta ai bambini l’osservazione che questo cambiamento nella prima persona non era in accordo grammaticale con il resto delle parole della Signora, essi si accontentarono di rispondere che lo dicevano come lo avevano sentito. In verità, questo cambiamento nella prima persona è tanto più impressionante, e ricorda l’ « Io, il Signore » nella bocca di Mosè.] Questo è ciò che tanto pesa sulla mano di mio Figlio. Gli uomini bestemmiano mentre guidano i loro carri, e mettono il Nome di mio Figlio nei loro giuramenti. Queste sono le due cose che appesantiscono il braccio di mio Figlio. Se il raccolto fallisce, è a causa dei vostri peccati: ve l’ho fatto vedere l’anno scorso per le patate; non ci avete badato; al contrario, quando avete trovato le patate rovinate, avete bestemmiato e avete messo il Nome di mio Figlio nei vostri giuramenti: la malattia continuerà, e quest’anno a Natale non ci saranno più “patate”. Io non capivo cosa significasse “pommes de terre”; “Stavo per chiedere a Maximin cosa significasse appunto “pommes de terre”, e la Signora ha detto: “Ah, figli miei, non capite; parlerò in modo diverso”; e poi ha continuato nel “patois”, [dialetto locale]: « Se le patate sono viziate, è colpa vostra: ve l’ho fatto vedere l’anno scorso, e non avete voluto occuparvene; al contrario, quando avete trovato le “patate” … [A Corps, e in molte parti del Dauphiny, le patate sono chiamate “truffes”] viziate, avete bestemmiato, e avete messo il Nome di mio Figlio nei vostri giuramenti. La malattia durerà, cosicché quest’anno a Natale non ci saranno patate. Se avrete del mais, non è detto che lo vediate: tutto ciò che seminerete sarà divorato dagli animali, o, se crescerà, cadrà in polvere quando lo trebbierete. Ci sarà una grande carestia. Prima della carestia, i bambini sotto i sette anni avranno convulsioni e moriranno tra le braccia di chi li tiene; gli altri faranno penitenza con la fame. Le noci diventeranno cattive, l’uva marcirà. Se gli uomini si convertiranno, le pietre e i sassi saranno trasformati in cumuli di grano e le patate saranno seminate su tutto il terreno. Siete regolari nel dire le vostre preghiere, figli miei? » Rispondemmo, tutti e due: « Non molto, signora ». Dovete essere molto assidui, sia al mattino che alla sera: quando non potete fare di più, dite solo un Pater e un Ave; ma quando avete tempo, dite di più. Nessuno va a Messa se non qualche anziana signora: il resto lavora la domenica per tutta l’estate, e d’inverno, quando non sanno cos’altro fare, i ragazzi ci vanno, ma solo per prendere in giro la Religione. Durante la Quaresima vanno come i cani ai negozi dei macellai. Non hai visto il mais viziato, figlia mia? Maximin rispose: « Oh no, signora ». Non sapevo a chi di noi due avesse fatto questa domanda, e ho risposto molto gentilmente: « No, signora; non ne ho visto mai ». « Tu devi averne visto un po’, tu figlio mio – (e si è rivolta a Maximin), una volta al campo chiamato “l’angolo”, con tuo padre. Il proprietario del terreno ha detto a tuo padre di andare a vedere il suo mais guasto. Tu sei andato a vederlo. Hai preso in mano due o tre spighe, le hai strofinate e tutte sono cadute in polvere; poi sei tornato a casa. Quando eri a circa mezz’ora di distanza da Corps, tuo padre ti diede un pezzo di pane e ti disse: “Prendi questo, figlio mio, quest’anno hai ancora del pane da mangiare”. Non so chi ne avrà da mangiare l’anno prossimo, se il grano continua così”, rispose Maximin: « Oh sì, signora, ora mi ricordo, ma prima non me lo ricordavo ». Dopo di che la Signora ci disse in francese: « Bene, figli miei, lo farete sapere a tutto il mio popolo ». Attraversò il ruscello e ci disse una seconda volta: « Bene, figli miei, lo farete sapere a tutto il mio popolo! ». Poi è salita nel punto in cui eravamo andati a cercare le nostre mucche. I suoi piedi non toccavano terra: scivolò lungo le punte dei fili d’erba. L’abbiamo seguita. Io andavo davanti alla signora, e Maximin un po’ di lato, a due o tre passi distante da Lei. E poi questa bella Signora si alzò un po’ in aria (Mélanie qui indicava con la mano l’altezza da terra che voleva esprimere, – circa due o tre piedi) – Quando Maximin raccontò a casa, a Corps, quello che gli era successo sulla collina, la sua famiglia non gli credette; ma quando menzionò l’incidente raccontato sopra, suo padre scoppiò in lacrime, e si convinse che qualche essere soprannaturale aveva parlato a suo figlio. – Poi Ella guardò in alto verso il cielo, poi in basso verso la terra; poi non si vedeva più la sua testa, poi non si vedevano più le sue braccia e poi non si vedevano più i suoi piedi. Non vedevamo altro che una luminosità nell’aria; e presto anche la luminosità sparì. E io dissi a Maximin: « Forse è una grande Santa »; e Maximin mi disse: « Se avessimo saputo che era una grande Santa, le avremmo detto di portarci con lei »; e io gli dissi: « Oh, vorrei che fosse ancora qui! » Poi Maximin ha tirato fuori la mano per catturare un po’ di luminosità; ma non ne è rimasto nulla. E abbiamo guardato a lungo per vedere se potevamo vederla ancora; ed io ho detto: « Non si lascerà vedere, … così non vedremo dove va ». Dopo di che siamo andati ad occuparci delle nostre mucche. – D. C’è un segreto? R. Sì, signore. Ma ci ha detto di non dirlo. D. Di cosa ha parlato? R. Se vi dico di cosa si tratta, scoprirete di cosa si tratta. D. Quando vi ha detto questo segreto? R. Dopo aver parlato delle noci e dell’uva; ma prima che me lo dicesse, mi sembrava che avesse parlato con Maximin; e non ho sentito nulla di quello che gli ha detto. D. Ti ha detto il tuo segreto in francese? R. No, signore; in patois. D. Com’era vestita? R. Aveva delle scarpe bianche, con vicino delle rose ».  [Maximin nel suo racconto aggiunge, « … e per prendere i fiori che erano vicino ai suoi piedi » ]. Le rose erano di tutti i colori. I suoi calzini erano gialli; il suo grembiule giallo; e il suo vestito bianco, con perle dappertutto. Aveva un fazzoletto bianco con rose intorno; un cappello alto, un po’ piegato davanti; una corona intorno al cappello con delle rose. Aveva una catena molto piccola, alla quale era attaccato un crocifisso; a destra c’erano delle pinzette, a sinistra un martello; alle estremità della croce c’era un’altra grande catena, che cadeva come le rose intorno al suo fazzoletto. Il suo viso era bianco e lungo. Non potei guardarla per molto tempo, perché ci abbagliò ». Il resoconto che abbiamo dato sopra è più esatto di quello che è apparso finora, esso dà, parola per parola, ciò che i bambini hanno detto il primo giorno dopo l’evento, e ciò che hanno poi ripetuto tanto spesso. Lo dicono ora come una lezione a loro familiare; ma i padroni di lavoro dei due bambini, i loro genitori, il sindaco di La Salette, gli abitanti di Corps e di La Salette, così come un gran numero di ecclesiastici e di persone illustri, estranei al paese, che hanno visitato il luogo subito dopo l’evento, dopo che i bambini hanno dato fin dall’inizio esattamente la stessa versione dei fatti, se non con la stessa volubilità e facilità, almeno senza la minima variazione nella sostanza, o anche nelle espressioni, sia che siano stati interrogati separatamente o insieme. Nell’opuscolo di M. Rousselot la narrazione di Maximin è data anche così come è stata tratta da lui stesso al suo esame davanti alla Commissione episcopale. Ci sono alcune differenze verbali tra essa e quella di Mélanie; ma tutto il racconto è talmente simile nella sostanza, e anche nella fraseologia, che non è sembrato necessario aggiungerlo all’altro. Rispetto ai segreti che sono stati loro conferiti, essi hanno mantenuto dal primo giorno ad oggi un silenzio impenetrabile, tranne che nel caso del Papa, al quale hanno spontaneamente svelato il loro mistero. Quando “la Signora” ha dato il segreto all’uno, l’altro non ha sentito e ha visto solo le sue labbra muoversi. Il segreto fu dato prima a Maximin, poi a Mélanie; ma l’una non sapeva che l’altro avesse ricevuto un segreto. Solo dopo la fine della visione, Maximin aveva detto a Mélanie: « Si è fermata a lungo senza parlare; ho visto solo le sue labbra muoversi; cosa diceva? Mélanie risponde: « Mi ha detto una cosa, ma non posso dirtela, perché mi ha detto di non farlo ». Maximin rispose subito: « Oh, sono così contenta, Mélanie; anche a me ha detto qualcosa, ma non devo dirla neanche a te ». Fu così che compresero che ognuno di loro era in possesso di un segreto. Questo è forse il luogo per affermare ciò che si sa sulla trasmissione dei loro segreti al Papa. ~ Nell’ultimo anno 1851 i bambini, alla presenza di alcune persone nominate dal Vescovo di Grenoble, scrissero ciascuno su un foglio di carta, che fu piegato e sigillato dallo scrivente, i segreti loro affidati. Il Vescovo diede poi ordine a M. Rousselot e ad un altro sacerdote di portare questi pacchetti sigillati a Roma, e di consegnarli nelle mani del Santo Padre. Questo fu fatto. Sua Santità ruppe per primo il sigillo dell’uno e lo lesse senza fare commenti. Dopo averlo letto, disse: « Non è solo la Francia che ha peccato, ma anche la Germania, l’Italia, tutta l’Europa”. Quando M. Rousselot andò a congedarsi dal Cardinale Lambruschini, il Cardinale disse: « Conosco il segreto; il Santo Padre me lo ha confessato ». Per continuare la narrazione: i bambini rimasero sulla collina fino al momento di condurre le loro mucche a casa, cosa che fecero come al solito; e, dopo averle sistemate nelle loro stalle, cominciarono, secondo le istruzioni che avevano ricevuto dalla “Signora”, per annunciare nel villaggio gli eventi del giorno. « Sabato – dice Baptiste Pra, nella sua dichiarazione – sono venuti entrambi insieme per dirmi cosa avevano visto e sentito sulla collina. Durante questo e i primi giorni non ho dato credito alla storia, e spesso ho esortato Mélanie ad accettare il denaro che le era stato offerto a condizione che mantenesse il silenzio sull’argomento. Lei insisteva nel rifiutarsi di farlo, ed era altrettanto insensibile alle minacce e alle promesse di ricompensa. – Il sindaco di La Salette, tra gli altri, impiegò invano ogni sorta di mezzo per far contraddire la bambina. Non ci riuscì. Le offrì allora del denaro; lei lo rifiutò, e in risposta alle sue minacce disse che avrebbe sempre ripetuto ovunque ciò che la Vergine le aveva detto. Il sindaco l’ha interrogata per un’ora intera durante la domenica 20 settembre. La domenica i bambini sono stati portati al curato, al quale hanno raccontato la loro storia. Era un brav’uomo anziano, di grande semplicità, che sembra aver loro creduto subito, e aver pianto con tenerezza alla loro recita. Si spinse fino a menzionarlo dal pulpito lo stesso giorno, anche se dalla commozione dei suoi sentimenti fu con grande difficoltà che riuscì a parlare dell’argomento. Dieci giorni dopo fu trasferito dal Vescovo ad un’altra parrocchia, e al suo posto fu nominato un sacerdote più giovane. Durante la Domenica tutta la parrocchia era in movimento sul posto. Naturalmente non avevano modo di giudicare se la storia dei bambini fosse vera o falsa; ma una cosa colpì subito tutti coloro che conoscevano la località, cioè che la fontana, che il giorno prima e per qualche tempo era stata asciutta, ora mandava un getto pieno di acqua purissima, non avendo nulla del sapore salmastro del ruscello che ivi scorreva. Questa sorgente continua da allora a zampillare; ed è grazie all’uso dell’acqua che ne scorre, che tanti miracoli meravigliosi sono stati fatti per il miracolo dell’Apparizione. Fu nel corso di questo stesso giorno che il sindaco di La Salette, il cui compito era quello di reprimere un tale scandalo se la storia fosse stata un inganno, sottopose Mélanie ad un’ora di interrogatorio. Le offrì una grossa somma di denaro, la minacciò con il giudizio di Dio, e in definitiva con la prigione, a meno che non dicesse chi fosse stato a spingerla a questo, e non tenesse la lingua a freno. Qualche giorno dopo l’invio a Corps di Maximin, li fece passare entrambi attraverso lo stesso controinterrogatorio, utilizzando gli stessi mezzi, duri o persuasivi, per indurli a scoprire la frode. Egli stesso ha redatto una dichiarazione in tal senso, e dice che i bambini gli rispondevano sempre: « Non possiamo fare a meno di raccontare ciò che abbiamo visto e ciò che abbiamo sentito; ci è stato ordinato di raccontarlo ». Si aggiunga che il resoconto che hanno dato allora era lo stesso in ogni particolare di quello che danno attualmente ». Maximin era stato portato a casa da suo padre a Corps dal suo datore, Peter Selme, durante questa domenica mattina, poiché la settimana per la quale era stato ingaggiato era scaduta. Mélanie è rimasta al servizio del suo datore di lavoro fino a quasi Natale. Nel frattempo la fama di questo evento si stava estendendo in tutte le direzioni e veniva rafforzata dalla notizia che vari miracoli erano stati fatti sul posto, e anche a distanza, grazie all’uso dell’acqua della sorgente; si stava portando sulla scena dell’Apparizione un numero di visitatori, che ogni giorno aumentava. Infine, l’autorità civile, per conto del figlio del magistrato del distretto, ritenne necessario prendere conoscenza della vicenda; e il 22 maggio 1847, otto mesi dopo l’evento, i bambini furono convocati separatamente, e poi insieme, perché essendo ora davanti a un tribunale di giustizia, dicessero l’esatta verità. Furono poi interrogati a parte, uno dopo l’altro, e poi insieme, e minacciati seriamente di punizione in caso di contraddizioni nelle loro dichiarazioni. Il loro resoconto non variava in alcun modo da quello che avevano redatto la prima sera, e che hanno poi dato ad ogni interrogante. Un rapporto di questo esame è stato redatto sul posto, trasmesso all’avvocato del re a Grenoble, e presentato formalmente all’ufficio della corte d’appello di quella città. Il magistrato di Corps, nella sua lettera all’avvocato del re, dice: « Questo resoconto non differisce in alcun modo da quello che hanno dato ai loro padroni la sera del 19 settembre, dopo il loro ritorno dalla collina. Se c’è una differenza, è nelle parole; ma la sostanza è la stessa ».

[1 – Continua]

https://www.exsurgatdeus.org/2020/03/24/lapparizione-a-la-salette-1846-ii/

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.