UN’ENCICLICA AL GIORNO, TOGLIE GLI USURPANTI APOSTATI DI TORNO: S. S. PIO X – “TRIBUS CIRCITER”

Questa lettera enciclica di S. S. Pio X, DEL 1906, affronta il tema spinoso, per l’epoca, dei cosiddetti “mariaviti”, sacerdoti polacchi seguaci di una presunta mistica che, promuovendo un culto apparentemente cattolico, minava la sacra costituzione apostolica della Chiesa incitando alla separazione dai legittimi pastori e addirittura dalla Sede Apostolica. La vicenda andò avanti con alterne vicende, finché il Santo Padre si vide costretto ad assumere una posizione di intransigenza verso i ribelli alle legittime Autorità divinamente istituite. Quanta differenza con i comportamenti degli attuali usurpanti che, sotto un finto ed indulgete buonismo lasciano pseudo-sacerdoti ed ingannati fedeli alla mercé di lupi rapaci, falsi mistici propagatori di ancor più false rivelazioni sacrileghe, tutte a favore però – guarda caso – del modernismo della ovviamente falsa chiesa dell’anticristo o sinagoga di satana attualmente insediata nei sacri palazzi ed usurpante le diocesi di tutto l’orbe, con i risultati di scristianizzazione che tutti possiamo facilmente osservare. Qui viene ribadito il ruolo essenziale dei Vescovi nell’edificio ecclesiale, il cui fondamento portante, la pietra fondante, è il Santo Padre, il Vicario di Cristo, successore senza soluzioni di continuità del Beato Pietro, Principe degli Apostoli, la cui adesione dottrinale al Magistero ordinario universale, e l’indiscussa sottomissione disciplinare è condizione “sine qua non” e garanzia di salvezza eterna dell’anima. Ma attenzione, aderire scientemente, o pure con falsa o dubbia coscienza ad un illegittimo Vescovo di Roma, come ci ha avvertito fin da quando la Chiesa ha mosso i primi passi alla conquista del mondo, San Cipriano, significa essere fuori dalla Chiesa Cattolica e quindi – senza scampo – fuori dalla via della salvezza. Ma torniamo al nostro documento apostolico, redatto in inglese, e facciamone tesoro, come per tutto il Magistero pontificio:

TRIBUS CIRCITER

ENCICLICA DI PAPA PIUS X

SUI MARIAVITI O SACERDOTI MISTICI DELLA POLONIA

AI NOSTRI VENERABILI FRATELLI, GLI ARCIVESCOVI DI VARSAVIA E I VESCOVI DI PLOTSK E DI LUBLINO

Venerabili Fratelli, Salute e Benedizione Apostolica.

Circa tre anni fa questa Sede Apostolica è stata debitamente informata che alcuni sacerdoti, soprattutto tra il clero minore delle vostre diocesi, avevano fondato, senza il permesso dei loro legittimi Superiori, una sorta di società pseudo-monastica, nota come i Mariaviti o Sacerdoti mistici, i cui membri, a poco a poco, si sono allontanati dalla retta strada e dall’obbedienza che devono ai Vescovi “che lo Spirito Santo ha posto al governo della Chiesa di Dio”, e si sono vanificati nei loro pensieri.

2. Ad una certa donna, che essi hanno proclamato « santissima, meravigliosamente dotata di doni celesti, divinamente illuminata su molte cose, e provvidenzialmente donata per la salvezza di un mondo che sta per perire », non hanno esitato ad affidarsi senza riserve, e ad obbedire ad ogni suo desiderio.

3. Basandosi su un presunto mandato di Dio, si sono posti l’obiettivo di promuovere senza discriminazioni e di propria iniziativa tra la gente, numerosi esercizi di pietà (altamente lodevoli se giustamente eseguiti), specialmente l’adorazione del Santissimo Sacramento e la pratica della Comunione frequente; ma allo stesso tempo hanno mosso le più gravi accuse contro tutti i Sacerdoti e i Vescovi che si sono avventurati ad esprimere qualche dubbio sulla santità e l’elezione divina della donna, o hanno manifestato una qualche ostilità alla società dei Mariaviti. Un tale passaparola ha fatto sì che ci fosse motivo di temere che molti fedeli, nella loro illusione, stessero per abbandonare i loro legittimi pastori.

4. Così, su consiglio dei nostri venerati fratelli, i Cardinali dell’Inquisizione generale, abbiamo fatto emettere, come sapete, un decreto, in data 4 settembre 1904, che sopprimeva la suddetta società di sacerdoti e ordinava loro di interrompere assolutamente ogni rapporto con questa donna. Ma i sacerdoti in questione, nonostante avessero firmato un documento che esprimeva la loro sottomissione all’autorità dei loro Vescovi e che, come dicono di aver fatto, interrompevano in parte i loro rapporti con la donna, non riuscivano comunque ad abbandonare l’impegno e a rinunciare sinceramente all’associazione condannata. Non solo ne condannarono poi le esortazioni e le inibizioni, non solo molti di loro firmarono dichiarazioni audaci in cui rifiutavano la comunione con i loro Vescovi, non solo in più di un luogo incitavano gli illusi a scacciare i loro legittimi pastori, ma, come nemici della Chiesa, affermarono che essa è caduta dalla verità e dalla giustizia, e quindi è stata abbandonata dallo Spirito Santo, e che solo a loro, i sacerdoti mariaviti, è stato dato divinamente l’incarico di istruire i fedeli alla vera pietà.

5. Né questo è tutto. Qualche settimana fa due di questi sacerdoti sono venuti a Roma: Romanus Prochniewsky e Joannes Kowalski, quest’ultimo riconosciuto, in virtù di una sorta di delegazione della donna citata, come loro superiore da tutti i membri della Società. Entrambi, in una petizione da loro scritta, come asseriscono, per espresso ordine di Nostro Signore Gesù Cristo, chiedono al Supremo Pastore della Chiesa, o alla Congregazione del Sant’Uffizio a suo nome, di emettere un documento concepito in questi termini: « Che Maria Francesca (la donna sopra menzionata) è stata resa santissima da Dio, che è la madre di misericordia per tutti gli uomini chiamati ed eletti alla salvezza da Dio in questi giorni; e che tutti i sacerdoti Mariaviti sono incaricati da Dio di promuovere in tutto il mondo la devozione al Santissimo Sacramento e alla Beata Vergine Maria del Perpetuo Soccorso, libera da ogni restrizione della legge o del costume ecclesiastico o umano, e da ogni potere ecclesiastico e umano. . . »

6. Da queste parole eravamo disposti a credere che i sacerdoti in questione fossero accecati non tanto dall’orgoglio consapevole, quanto dall’ignoranza e dall’illusione, come quei falsi profeti di cui Ezechiele scrive: « Vedono cose vane e preannunciano menzogne, dicendo: Il Signore dice: “Il Signore non li ha mandati, mentre il Signore non li ha mandati”. Non avete visto una visione vana e pronunciato una divinazione menzognera: e voi dite: Il Signore dice: “Il Signore dice: mentre io non ho parlato” » (Ezechiele XIII. 6, 7). Li abbiamo dunque accolti con pietà, li abbiamo esortati a mettere da parte gli inganni della vana rivelazione, a sottomettere se stessi e le loro opere alla salutare autorità dei loro Superiori, e ad affrettare il ritorno dei fedeli di Cristo sulla via sicura dell’obbedienza e della riverenza verso i loro pastori; e infine a lasciare alla vigilanza della Santa Sede e delle altre Autorità competenti il compito di confermare quelle pie consuetudini che possono sembrare più adatte per il pieno incremento della vita cristiana, in molte parrocchie della vostra diocesi, e allo stesso tempo ammonire i sacerdoti che sono stati giudicati colpevoli di parlare in modo abusivo o sprezzante di pratiche ed esercizi devoti approvati dalla Chiesa. E ci consolava vedere i due sacerdoti, commossi dalla Nostra paterna bontà, gettarsi ai Nostri piedi ed esprimere la loro ferma volontà di realizzare i Nostri desideri con la devozione dei figli. Hanno poi fatto sì che ci venisse trasmessa una dichiarazione scritta che accresceva la Nostra speranza che questi figli ingannati abbandonassero sinceramente le illusioni del passato e tornassero sulla retta strada:

7. « Noi (queste sono le loro parole), sempre pronti a compiere la volontà di Dio, che ora ci è stata resa così chiara dal suo Vicario, revochiamo con grande sincerità e gioia la nostra lettera, che abbiamo inviato il 1° febbraio di quest’anno all’Arcivescovo di Varsavia, e nella quale dichiariamo di esserci separati da lui. Inoltre, professiamo con grande sincerità e gioia che desideriamo essere sempre uniti con i nostri Vescovi, e specialmente con l’Arcivescovo di Varsavia, per quanto Vostra Santità ci ordinerà di fare. Inoltre, poiché ora agiamo in nome di tutti i Mariaviti, facciamo questa professione di tutta la nostra obbedienza e sottomissione in nome non solo di tutti i Mariaviti, ma di tutti gli Adoratori del Santissimo Sacramento. Facciamo questa professione in modo speciale a nome dei Mariaviti di Plotsk che, per la stessa causa dei Mariaviti di Varsavia, hanno consegnato al loro Vescovo una dichiarazione di separazione da lui. Perciò tutti noi, senza eccezione, ci prostriamo ai piedi di Vostra Santità, professando sempre di nuovo il nostro amore e la nostra obbedienza alla Santa Sede, e in modo speciale a Vostra Santità, chiediamo umilmente perdono per ogni dolore che abbiamo causato al Vostro cuore paterno. Infine, dichiariamo che ci metteremo subito al lavoro con tutte le nostre energie per ristabilire immediatamente la pace tra il popolo e i suoi Vescovi. Possiamo affermare che questa pace sarà veramente ristabilita molto presto ».

8. E’ stato quindi di grande piacere molto per Noi il poter credere che questi nostri figli, così graziati, al loro ritorno in Polonia, avesseero subito dato attuazione alle loro promesse, e per questo ci siamo affrettati a consigliare a voi, Venerabili Fratelli, di accogliere loro e i loro compagni, ora che hanno professato tutta l’obbedienza alla vostra autorità, con eguale misericordia, e di ristabilirli legalmente, se i loro atti corrispondevano alle loro promesse, alle loro facoltà per l’esercizio delle loro funzioni sacerdotali.  – Ma gli eventi hanno ingannato le Nostre speranze, perché abbiamo appreso da recenti documenti che essi hanno di nuovo aperto le loro menti a rivelazioni false, e che dal loro ritorno in Polonia, non solo non hanno ancora mostrato a voi, Venerabili Fratelli, il rispetto e l’obbedienza che avevano promesso, ma che hanno scritto ai loro compagni una lettera del tutto contraria alla verità e all’obbedienza genuina.

9. Ma la loro professione di fedeltà al Vicario di Cristo è vana in coloro che, di fatto, non cessano di violare l’autorità dei loro Vescovi. Infatti « la parte di gran lunga più augusta della Chiesa è costituita dai Vescovi (come scriveva il Nostro Predecessore Leone XIII di santa memoria nella sua lettera del 17 dicembre 1888 all’Arcivescovo), in quanto questa parte, per diritto divino, insegna e governa gli uomini; quindi, chi resiste o rifiuta loro pertinentemente l’obbedienza, si separa distingue dalla Chiesa. D’altra parte, giudicare o rimproverare gli atti dei Vescovi non appartiene affatto ai privati – cosa che compete per giurisdizione solo a quelli più alti in autorità e soprattutto al Sovrano Pontefice, perché a lui Cristo ha affidato l’incarico di nutrire non solo i suoi agnelli, ma anche le sue pecore di tutto il mondo. Al massimo, in questioni di grave lamentela, è consentito riferire l’intero caso al Romano Pontefice, e questo con prudenza e moderazione, come richiede lo zelo per il bene comune, non con clamore o fraudolentemente, perché in questo modo si allevano, o certamente aumentano, i dissensi e le ostilità.

10. Oziosa e ingannevole è anche l’esortazione del sacerdote Johannes Kowalski ai suoi compagni in errore a favore della pace, mentre egli persiste nei suoi discorsi stolti e negli incitamenti alla ribellione contro i pastori legittimi e nella sfacciata violazione dei comandi episcopali.

11. Per questo motivo, affinché i fedeli di Cristo e tutti i cosiddetti sacerdoti mariaviti che sono in buona fede, non siano più traviati dalle illusioni della suddetta donna e del sacerdote Johannes Kowalski, confermiamo ancora una volta il decreto per cui la società dei mariaviti, fondata illegittimamente e invalidamente, è interamente soppressa, e Noi la dichiariamo soppressa e condannata, e proclamiamo che è ancora in vigore il decreto che vieta a tutti i sacerdoti, ad eccezione di quello che il Vescovo di Plotsk, nella sua prudenza, sostituirà come suo confessore, di avere qualsiasi cosa a che fare con la citata donna con qualsiasi pretesto.

12. Voi, Venerabili Fratelli, Vi esortiamo vivamente ad abbracciare con paterna carità i sacerdoti che avendo sbagliato, immediatamente e sinceramente si pentono, e a non rifiutarsi di richiamarli di nuovo, sotto la vostra direzione, ai loro doveri sacerdotali, quando si saranno stati debitamente dimostrati degni. Ma se essi, che Dio non voglia, dovessero rifiutare le vostre esortazioni e perseverare nella loro contumacia, sarà Nostra premura che siano trattati con severità. Studiate di ricondurre sulla retta via i fedeli di Cristo che ora si trovano ad operare sotto un’illusione che può essere perdonata; e promuovete nelle vostre diocesi quelle pratiche di pietà, recentemente o da tempo approvate in numerosi documenti della Sede Apostolica, e fatelo con tanta più alacrità ora che, con la benedizione di Dio, i sacerdoti tra di voi sono messi in grado di esercitare il loro ministero e i fedeli di emulare l’esempio di pietà dei loro padri.

13. Intanto, come pegno di favori celesti e come prova della Nostra paterna buona volontà, concediamo amorevolmente nel Signore la Benedizione Apostolica a voi, Venerabili Fratelli, e a tutto il clero e a tutto il popolo affidato alle vostre cure e alla vostra vigilanza.

Dato a Roma, a San Pietro, il quinto giorno di aprile, MDCCCCVI, nel terzo anno del Nostro Pontificato.