SAN MICHELE ARCANGELO

SAN MICHELE

[J. J. Gaume: Il Catechismo di Perseveranza, vol. IV, Torino, 1881]

Il culto degli Angeli è antico al pari del mondo; vediamo infatti che erano invocati nell’antico Testamento [Vedi Bergier, art. Angeli.], ed i pagani stessi che loro prestavano omaggi superstiziosi. La Chiesa cattolica, erede di tutte le tradizioni veridiche, nobilitò, purificò e consacrò fino dalla sua origine il culto dei santi Angeli, e su questo punto sono concordi i Padri dell’Oriente e dell’Occidente. – Tuttavia essendo sorti degli eretici, che prestavano agli Angeli un culto idolatrico, la Chiesa d’Oriente credé dover usare somma cautela nel culto con che ella onorò questi Spiriti beati, per timore che i settari potessero da ciò prender cagione di confermarsi nei loro errori. Ma la Chiesa d’Occidente, che nulla aveva di simile da temere, si spiegò più francamente sopra l’invocazione degli Angeli. [Hilar. in Ps. CXXIX e c. XXXVII.] – Certo egli è che erano invocati molto tempo prima che loro fossero dedicate feste e templi. Non era loro consacrato verun giorno particolare, perché  il loro culto era come incorporato a tutte le preghiere pubbliche, a tutti i sacrifici pubblici, e per conseguenza a tutte le feste della Chiesa. – Si fa menzione degli Angeli nel prefazio e nel canone della Messa; e nel salterio che compone quasi tutto l’uffizio canonico noi ripetiamo spessissimo la commemorazione degli Angeli. Le litanie, che risalgono alla più alta antichità, e che sono quasi un compendio delle preghiere generali della Chiesa, nominano gli Angeli dopo Maria, augusta loro Regina. Nel modo stesso pertanto che si faceva una festa generale della Trinità, del Santo Sacramento e di tutti i Santi, prima che si avessero solennità speciali instituite a loro onore, per egual modo si celebrava la festa generale di tutti gli Angeli, il culto dei quali si collega a tutta la liturgia cattolica, prima che fossero state per essere instituite, come si è detto, delle feste e assegnati loro dei templi. Tuttavia la Chiesa, compresa da gratitudine per gli Spiriti beati che vegliano alla sua difesa e proteggono la salute dei suoi figli, stabilì delle feste particolari per sciogliere il debito della sua devozione. La prima è quella di san Michele, principe della milizia celeste; la seconda, quella di tutti gli Angeli e particolarmente dell’Angelo custode. Spieghiamo in poche parole l’origine di queste solennità. Nel tempo che il Creatore, per far prova della fedeltà degli Angeli, aveane sublimato un gran numero, essi inorgogliti della loro propria eccellenza si sollevarono contro l’autore di tanti doni preziosi. L’Arcangelo san Michele precipitò nell’abisso i ribelli, mercé la possanza irresistibile del nome di Dio; vittoria significata dal nome stesso dell’Arcangelo: Quis ut Deus; chi è come Dio? San Michele è stato sempre considerato come l’Angelo difensore delle nazioni fedeli. Antico protettore della Francia, ei fu scelto a patrono dell’Ordine militare instituito sotto il suo nome nel 1469 dal re Luigi XI.

Festa di san Michele. — Nel 493 il glorioso arcangelo apparve sul monte Gargano, in Italia. Nulla si conosce di più consolante e di più celebre di quella apparizione. In riconoscenza dei benefizi che l’inviato dell’Onnipotente procurò alla Chiesa, fu instituita una festa in memoria di quell’avvenimento e in onore di san Michele. Fino dal quinto secolo essa si celebra li 29 di settembre; ed era in antico solennissima in molti paesi d’Occidente. – Ecco quanto si legge negli Statuti ecclesiastici pubblicati nel 1044 da Eteiredo re d’Inghilterra: « Ogni cristiano, che ha l’età prescritta, digiuni per tre giorni a pane ed acqua, innanzi la festa di san Michele, non mangiando che radici crude, poi ciascuno si rechi a confessarsi alla chiesa a piedi nudi …. Ogni sacerdote vada per tre giorni scalzo in processione col suo popolo; ciascuno prepari i viveri necessari per tre giorni, sempre però che nulla vi sia di grasso, e che tutto il soverchio sia dato ai poveri. Ogni servo sia dispensato dal lavoro in quei tre giorni per meglio celebrare la festa, o almeno non faccia fuorché quello che è indispensabile. – Questi tre giorni sono il lunedì, il martedì e il mercoledì, innanzi la festa di san Michele ». – Quantunque san Michele sia il solo nominato nel titolo di questa festa, apparisce dalle preghiere della Chiesa, che tutti i santi Angeli sono in essa contemplati. Da ciò deriva una evidente induzione, capace di ristringere i vincoli di carità che insieme ci uniscono. La Chiesa vuole manifestamente che noi onoriamo gli angeli e i santi, e che ne celebriamo la festa in spirito di carità e di universalità, considerandoli come un solo corpo e un solo santo, ch’è il corpo di Gesù Cristo, il Santo dei santi. E ben difficile onorare un membro senza che quest’onore si comunichi a tutte le altre membra del medesimo corpo. La gloria e la gioia di ciascuno di loro è comune a tutti, e quella che è comune a tutti è propria di ciascuno in particolare. E se un membro patisce, patiscono insieme tutti questi membri, e se un membro gode, godono insieme tutte le membra, dice san Paolo [I Cor. XII, 26]. Così la festa di ciascun santo è la festa di tutti gli altri santi. Perciò in passato si faceva la festa dei santi Apostoli in uno stesso giorno, perché non si può far la festa di uno senza che tutti gli altri vi partecipino. – Queste riflessioni sono anche più necessarie nel favellare degli Angeli, che onoriamo tutti generalmente nel giorno della festa di san Michele. La Chiesa non permette che si conoscano nominatamente più di tre Angeli, i cui nomi sono stati designati dalla Scrittura, e tuttavia ella desidera che ne siano onorati parecchi milioni. Non dobbiamo dunque tributar loro l’omaggio dovuto mediante feste particolari, ma coll’esser persuasi che quando nominiamo od ossequiamo uno di loro, gli onoriamo tutti, come quelli che tutti insieme compongono una santa città, di cui ciascuno di loro rappresenta la maestà e la eccellenza.

III. Mezzi di onorare gli angeli santi. — Parleremo brevemente del culto che prestiamo agli angeli e della maniera di celebrarne la festa. Il culto supremo detto di latria, non appartiene che a Dio, e non potrebbesi prestare alla creatura senza cadere nella più mostruosa idolatria e senza farsi rei del delitto di ribellione contro la Maestà divina. Si è idolatra quando si offre sacrificio ad un ente che non è Dio, e che gli si concede, o in lui si riconosce, direttamente o indirettamente, qualche attributo della Divinità; ma esiste una venerazione di ordine inferiore che si deve a certe creature, a riguardo della loro superiorità o della loro eccellenza. – Tale è quello che la legge stessa di Dio ci ordina di prestare ai nostri genitori, ai governanti, ai magistrati e a tutte le persone costituite in dignità; tal è pure quell’ossequio misto di sentimenti di religione che, secondo i Libri santi e la legge naturale, è dovuto ai sacerdoti e ministri dell’Altissimo e che i monarchi, anche i più malvagi, prestavano sovente ai profeti, quantunque fossero uomini oscuri e negletti agli occhi del mondo. – Quest’ossequio, come ognuno ben vede, è essenzialmente diverso da quello che è dovuto a Dio; né punto può essergli ingiurioso, perché si riferisce alle creature in quanto le loro perfezioni sono doni della bontà divina. Quando noi dimostriamo il nostro rispetto ad un ambasciatore, noi onoriamo il padrone che lo fece depositario d’una parte della sua autorità; ed è il padrone quegli ch’è lo scopo principale dei sentimenti che manifestiamo. La Scrittura viene su questo punto a sostegno della legge naturale: Rendete dunque a tutti quel che è dovuto… a chi l’onore, l’onore [Rom. XIII, 7].. « Onorate , dice san Bernardo, a questo proposito, onorate ciascuno, secondo la propria dignità ». – Quanto al modo di ben celebrare le feste degli Angeli, noi dobbiamo, per entrare nello spirito della Religione: ringraziare Dio della gloria, di cui ricolma quelle sublimi creature, e rallegrarci della felicità di cui godono ; dimostrare la nostra gratitudine al Signore, perché per sua misericordia ha affidato la cura della nostra salute a quegli spiriti celesti, che ci fanno continuamente provare gli effetti del loro zelo e della loro protezione; unirci ad essi per lodare e adorare Dio. per chiedere la grazia di fare la sua volontà sulla terra, come gli Angeli la fanno nel cielo, e faticare per la nostra santificazione con l’imitare la purità di quegli spiriti beati ai quali siamo uniti si intimamente; onorarli non solo con fervore, ma implorare anche il soccorso della loro intercessione.

ALL’ARCANGELO S. MICHELE (29 sett.)

I. – Gloriosissimo arcangelo s. Michele, che pieno di fede, di umiltà, di riconoscenza, di amore, lungi dall’aderire alle suggestioni del ribelle Lucifero, o di intimidirvi alla vista degli innumerabili suoi seguaci, sorgeste anzi pel primo contro di lui ed animando alla difesa della causa di Dio tutto il restante della Corte celeste, ne riportaste la più completa vittoria, ottenetemi, vi prego, la grazia di scoprire tutte le insidie, e resistere a tutti gli assalti di questi angeli delle tenebre, affinché, trionfando a vostra imitazione dei loro sforzi, meriti di, risplendere un giorno sopra quei seggi di gloriai da cui furono essi precipitati per non risalirvi mai più. Gloria.

II. – Gloriosissimo arcangelo s. Michele, che destinato alla custodia di tutto il popolo Ebreo, lo consolaste nelle afflizioni, lo illuminaste nei dubbi, lo provvedeste in tutti i bisogni, fino a dividere i mari, a piover manna dalle nubi, a stillar acqua dai sassi, illuminate, vi prego, consolate, difendete, e sovvenite in tutti i bisogni l’anima mia, affinché, trionfando di tutti gli ostacoli che ad ogni passo s’incontrano nel pericoloso deserto di questo mondo, possa arrivare con sicurezza a quel regno di pace e di delizie, di cui la terra promessa ai discendenti di Abramo non era che una smorta figura. Gloria.

III. – Gloriosissimo arcangelo s. Michele, che, costituito capo e difensore della cattolica Chiesa, la rendeste sempre trionfatrice della cecità dei gentili con la predicazione degli Apostoli, della crudeltà dei tiranni con la fortezza dei Martiri, della malizia degli eretici con la sapienza dei Dottori, e del mal costume del secolo con la purità delle Vergini, la santità dei Pontefici e la penitenza dei confessori, difendetela continua mente dagli assalti dei suoi nemici, liberatela dagli scandali dei suoi figliuoli, affinché, mostrandosi sempre in aspetto pacifico e glorioso, ci teniamo sempre più fermi nella credenza dei suoi dogmi, e perseveriamo sino alla morte nell’osservanza de’suoi precetti. Gloria.

IV. – Gloriosissimo arcangelo s. Michele, che state alla destra dei nostri altari per portare al trono dell’Eccelso le nostre preghiere e i nostri sacrifici, assistetemi, vi prego, in tutti gli esercizi della cristiana pietà, affinché compiendoli con costanza, con raccoglimento e con fede, meritino di essere di vostra mano presentati all’Altissimo, e da lui ricevuti come l’incenso in odore di grata soavità. Gloria.

V. – Gloriosissimo arcangelo s. Michele che, dopo Gesù Cristo e Maria, siete i l più potente mediatore fra Dio e gli uomini, al cui piede s’inchinano confessando le proprie colpe le dignità le più sublimi di questa terra, riguardate, vi prego, con occhio di misericordia la miserabile anima mia dominata da tante passioni, macchiata da tante iniquità, ed ottenetemi la grazia di superare le prime, e detestar le seconde, affinché, risorto una volta, non ricada mai più in uno stato sì indegno e luttuoso. Gloria.

VI. – Gloriosissimo arcangelo s. Michele, che, come terror dei demoni, siete dalla divina bontà destinato a difenderci dai loro assalti nell’estrema battaglia, consolatemi, vi prego, in quel terribile punto con dolce vostra presenza, ajutatemi col vostro insuperbile potere a trionfare di tutti quanti i miei nemici, affinché, salvato per mezzo vostro dal peccato e dall’Inferno, possa esaltare per tutti i secoli la vostra potenza e la vostra misericordia. Gloria.

VII. – Gloriosissimo arcangelo s. Michele, che con premura più che paterna discendete pietosamente nel tormentoso regno del Purgatorio per liberarvi le anime elette, e seco voi trasportarle nella eterna felicità fate, vi prego, che, mediante una vita sempre santa e fervorosa, io meriti di andare esente da quelle pene sì atroci. Che se, per le colpe non conosciute, o non abbastanza piante e scontate, siccome già lo prevedo, mi vi andassi condannato per qualche tempo, perorate in allora presso il Signore la mia causa, movete tutti i miei prossimi a suffragarmi, affinché il più presto possibile voli al cielo a risplendere di quella luce santissima che fu promessa ad Abramo ed a tutti i suoi discendenti. Gloria.

VIII. – Gloriosissimo arcangelo s. Michele, destinato a squillare la tromba annunziatrice del gran Giudizio, ed a precedere colla croce il Figliuolo dell’uomo nella gran valle, fate che il Signore mi prevenga con un giudizio di bontà e di misericordia in questa vita, castigandomi a norma delle mie colpe, affinché il mio corpo risorga insieme coi giusti ad una immortalità beata e gloriosa, e si consoli il mio ‘spirito alla vista di quel Gesù che formerà il gaudio la consolazione di tutti quanti gli eletti. Gloria.

IX. – Gloriosissimo arcangelo s. Michele, che costituito governatore di tutta l’umana natura, siete in modo speciale il Custode della cattolica Chiesa, e del visibil suo Capo, [S. S. Gregorio XVIII], riunite al seno di questa eletta Sposa di Gesù Cristo, tutte le pecore erranti, gli infedeli, i turchi, gli ebrei, [gli scismatici sedevacantisti e FSSPX, gli apostati della setta vaticana del “novus ordo” – ndr.-], i peccatori, affinché, adunati tutti in un sol ovile, possano cantare unitamente per tutti i secoli le sovrane misericordie: sostenete nella via della santità, e difendete da tutti i nemici l’infallibile interprete dei suoi voleri, il suo Vicario sopra la terra il Romano Pontefice Gregorio XVIII, affinché obbedendo sempre alla voce di questo Pastore universale, non mai si allontanino dai pascoli della salute, ma crescano anzi ogni giorno nella giustizia così i sudditi come i magistrati, così i popoli come i Re, e compongano su questa terra quella società concorde, pacifica e indissolubile, che è l’immagine, il preludio e la caparra di quella perfetta ed eterna che comporranno con Gesù Cristo tutti i beati nel cielo. Gloria …

OREMUS.

Da nobis, omnipotens Deus, beati Michaeli Arcangelo, honore ad summa proficere; ut cujus in terris gloriam præadicamus, ejus quoque precibus adjuvemur in cœlis. Per Dominum, etc.

 

 GIACULATORIA A s. MICHELE.

O glorioso, o forte – arcangiolo s. Michele,

Siatemi in vita e in morte – proteggitor fedele.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.