Il Magistero impedito: ORTODOSSIA, ERRORI E PERICOLI (1)

Gregorio XVII [26, X, 1958 – 2, V, 1989]:

il Magistero impedito.

ORTODOSSIA, ERRORI E PERICOLI (1)

.I.— Ortodossia

 [Lettera pastorale scritta il 1° agosto 1959; «Rivista Diocesana Genovese», 1959]

Cari confratelli, la verità soprattutto. La verità, qualunque verità, ha il fondamento in Dio e questa è la ragione per cui qualunque errore o prima o poi turba i rapporti con Dio. Dunque si deve difendere la verità, massimamente quella che Dio ha rivelato agli uomini e della quale è custode autorizzata la Chiesa. La verità può essere insidiata da proposizioni apertamente contrarie e questo, se accade, suscita ben presto le reazioni necessarie. Ma ben più frequentemente viene insidiata da posizioni inesatte od improprie attribuite a punti di vista, a problemi e a dubbi da prospettive false, da impostazioni vaghe ed inafferrabili, da stati d’animo, da preoccupazioni fantastiche e letterarie. In questi casi la reazione è difficile, perché richiede in genere una profonda e vasta cultura teologica. Sono precisamente questi i casi dei quali ci preoccupiamo, impressionati dalle confusioni mentali e dalle carenze che si delineano e delle quali, nel corso di questo scritto, cercheremo di cogliere le principali e le più sintomatiche. Infatti, nel secondo modo sopra elencato esiste in Italia una vera seminagione di errori. Dobbiamo levare la voce. – Cominciamo intanto a guardare «dove» tutto questo accade. Si possono individuare tre aree. Chi legge ci farà grazia se ci asteniamo dal fare citazioni di scritti, di fatti e di nomi: non abbiamo qui da fare citazioni di scritti, di fatti e di nomi: non abbiamo qui da fare della polemica, abbiamo solo da mettere in guardia. Non occorre molto a capire che la polemica non si conviene a noi.

La prima area è quella in cui prevale l’istinto letterario ai danni della teologia. Esiste infatti una produzione nella quale è chiaro che la Teologia fa le spese dell’estro letterario. Facciamo un esempio. All’istinto letterario vien bene, ad esempio, fare del dramma. Nel campo delle idee i drammi si fanno coi problemi accascianti, coi dubbi mortali, colle questioni tragiche, cogli stati d’animo arrossati e frementi. Ecco allora creare prospettive, cercare scorci intellettuali coi quali gettare le anime in una ansimante ricerca di cose che non vale la pena di cercare, per il fatto che sono già trovate. Ecco che ci si chiede allora, e ad esempio,. come si fa a conciliare umanesimo e grazia, ossia amore del mondo e amore di Dio. E una domanda questa? Leggete il Vangelo e saprete che la risposta è stata data chiarissima da venti secoli. Ma se si dice questo, non si può più esistenzialisticamente agonizzare sul margine di inafferrabili verità!

La seconda area sta nel campo politico. Bisogna dirlo con franchezza. Esistono in Italia pubblicazioni facenti capo a correnti politiche, le quali per scopi siti evidentemente al livello puramente politico comportano stati d’animo ed affermazioni difficili a conciliarsi colla ortodossia cattolica.

La terza sta nel campo sedicente sociale. Abbiamo messo intenzionalmente la parola «sedicente sociale». Non andremo mai d’accordo con coloro che intendono far il bene del popolo rovinando anzitutto quello con cui si fa il bene del popolo e cioè il regime di vera libertà ed un ordine economicamente solido. Non occorre molta intelligenza a capire che quando si enunciano donazioni o attribuzioni universali ai meno abbienti e se ne accaparrano così le simpatie, ma si imbastisce lentamente la congiura contro la libertà e l’ordine economico, si è semplicemente dei traditori e non dei sociali. Il giorno in cui avremo fatto dei magnifici contratti di lavoro e li avremo fermamente tutelati, ma avremo distrutto il lavoro perché avremo distrutte o ridotte le possibilità economiche colle quali soltanto si dà lavoro, noi avremo fatto qualcosa di più che un brutto scherzo. E quando giunti all’ultimo spalto, per salvare ancora questa possibilità, noi arrivassimo ad ipotizzare una pianificazione nella folle idea che la pianificazione sia sorgente, miniera, pozzo di san Patrizio etc. distruggendo la libertà, noi saremo diventati degli assassini di coloro che hanno sperato e che si sono fidati. E in questo spaventoso equivoco che sta l’area da noi detta francamente come «sedicente sociale». Orbene, in questa area si dicono talvolta cose, le quali possono non sembrare eresie e sono invece una somma di eresie. – Noi siamo ben consci di rendere un grande servizio, allorché difendiamo la verità, costi quello che vuol costare. Infatti il vero bene non si salva mai, o prima o poi, nel solco degli errori. Per debito di chiarezza noi enunceremo gli errori serpenti sotto forma di proposizioni definite e chiare, avvertendo che difficilmente si troveranno gli errori espressi in forma cruda, ma la sostanza dei quali esiste pericolosamente palliata sotto menzognere apparenze.

I.

«Il Cristianesimo non è completamente attrezzato per produrre un ordine puramente terreno che sia di pieno benessere e di solido ordine civile. Ciò perché Dio ha voluto con esso provvedere alla vita eterna, disinteressandosi di quello al quale aveva già provveduto coll’ordine naturale. Pertanto il Cristianesimo deve lasciare il campo a quelle umane iniziative possibilissime, le quali meglio e più direttamente provvedono al benessere e all’ordine terreno. La Chiesa deve agire di conseguenza». Questa proposizione è il reale fondamento di affermazioni non ben delineate e pudicamente contenute, di allusioni, di prospettive, di simpatie e di stati d’animo reattivi e violenti. Bisogna avere il duro coraggio di vederla dove è. Bisogna dire a taluni uomini chiaramente che essi, anche se mentiscono a se stessi, accettano e vivono o per lo meno si comportano come se quella proposizione ritenessero vera e sicura. Orbene tale proposizione in un modo o nell’altro contiene una generale interpretazione errata della rivelazione divina, in più contiene esplicitamente o virtualmente errori incompossibili con certe proposizioni teologiche. Dobbiamo vederlo ordinatamente.

1. La proposizione della quale ci occupiamo suppone in modo formale la negazione di quest’altra proposizione: «l’ordine soprannaturale innalza tutto l’ordine naturale sia colla destinazione dell’uomo alla vita eterna, sia logicamente colla elevazione di lui nella grazia». – Infatti l’ordine di grazia eleva tutto, tocca tutto e nulla lascia fuori del suo raggio. Dire pertanto che esiste un ordine naturale il quale se ne va per conto proprio accanto ad un ordine soprannaturale, costituendo una coppia di parallele le quali non si incontrano, è incongruenza con tutta la rivelazione divina.

2. La citata proposizione è poi direttamente contraria a quest’altra: «Gesù Cristo, Verbo di Dio, è quello nel quale sono state fatte tutte le cose, nel quale tutto è stato restaurato, sicché a Lui genuflettono tutte le realtà in cielo in terra e negli inferni, mentre di tutta la storia anche semplicemente terrena Egli è il giudice definitivo non solo secondo un codice di legge naturale, ma secondo il codice evangelico. Infatti al giudizio universale il mondo sarà giudicato anzitutto a proposito della carità, legge tipicamente evangelica. Per tutti questi motivi Gesù Cristo non è valevole solo dinnanzi alle anime che si debbono salvare, ma è il Signore, il Redentore, il Legislatore dinnanzi a tutta la realtà terrena. Questa deve scegliere tra Lui e quello che non è di Lui, ma in questa scelta elegge tra la propria vita e la propria morte come asserì, Lui bambino, il vecchio profeta Simeone». Il Cristianesimo non è parallelo alla storia, è l’anima della storia. Gesù Cristo non è in terra un divino turista in incognito, che segretamente si interessa di anime e di destini eterni, è Lui stesso uomo, Figlio dell’uomo e Signore degli uomini, i quali non possono ignorarlo che colpevolmente e che debbono rinnegare qualunque cosa per seguirlo, anche il padre e la madre, anche i beni terreni, anche la vita.

3. La proposizione in esame non è affatto compossibile con la seguente proposizione, la quale riassume una dottrina certa: «Gesù Cristo ha dato, sia confermando, sia perfezionando la antica legge morale, una legge completa per condurre tutti gli uomini meritoriamente alla vita eterna». Infatti tale legge ordinando ogni atto «umano» ordina tutte le situazioni possibili dell’uomo in tutta la sua storia concreta. In più la «ordina» in modo esclusivo, perché nessuna altra legge può venire accettata in contrasto con questa. Che tale legge «ordini» significa come per divina volontà indirizzi gli uomini al massimo di perfezione possibile sia nei confronti della natura, sia nei confronti del cosmo, sia nei confronti delle possibili contingenze. E carattere inalienabile della legge divina essere, per la stessa unità di Dio, coerente con quanto Dio fa e coerente pertanto con quanto esiste. Tanto basta per dedurne che la legge cristiana, in base alla Rivelazione, rappresenta il massimo apporto normativo, sotto tutti i punti di vista, anche per il vero e durevole benessere terreno. Si noti bene che tale conclusione impegna principi sommi ed indiscutibili ed è garantita in modo perentorio dagli stessi sommi e indiscutibili principi. In realtà la proposizione errata, che stiamo esaminando, proviene da una colpevolissima confusione di sommi principi, oltreché da una sostanziale mutilazione della rivelazione divina. Se coloro i quali si lasciano, o per ignoranza di teologia o per carenza di strutture logiche, «tingere» da essa riflettessero bene, sarebbero inorriditi dallo scempio che fanno di una somma verità. – Lo scempio equivale ad una negazione di Gesù Cristo. Essi infatti credono o vorrebbero credere solo in un Gesù Cristo incognito divino turista in questo mondo, resosi tale per non disturbare la superbia e la leggerezza umana.

4. La proposizione non è compossibile colla seguente proposizione: «La Chiesa è vera società, perfetta, visibile, gerarchica». Tutti pensare ad una possibile media di perfezione degli uomini colle loro sole forze, se si considera quanto accade pur avendo a disposizione la grazia di Dio. E difficile pensare che una possibilità di perfezione tra gli uomini, abbandonati alle loro forze, non sia puramente platonica e in contrasto netto colla più semplice esperienza. Quanto a pensare che un ordine umano e durevole possa costruirsi senza una sufficiente perfezione nella media degli uomini è lo stesso che pensare possibile un ordine tra uomini liberi senza interiorità, senza convinzione, senza giustizia e senza verità. – Dobbiamo anche fare l’ipotesi che qualcuno pensi alla possibilità di realizzare un ordine puramente umano, mediante l’aiuto della grazia ai singoli, in modo però da lasciar fuori la Chiesa. Qualcuno di fatto pensa così. Si disilluda: l’ordine della grazia non lo si disgiunge dal quadro nel quale lo ha collocato Gesù Cristo. Egli ha fatto la Chiesa società necessaria. Dunque condiziona anche la grazia in modo che a escludere la Chiesa (salvo il beneficio della ignoranza incolpevole), si esclude anche la amicizia con Gesù Cristo. La verità è che il Cristianesimo non ha avuto lo scopo ultimo di creare maggiori agi agli uomini in questo mondo, perché esso ha lo scopo eterno. Tuttavia è non meno certo che esso, ordinandoli alla vita eterna, offre il miglior ordinamento pensabile per la vita terrena. Offre il più alto perfezionamento delle loro azioni, i più alti motivi per stimolarle ed animarle rettamente, le più alte verità per dare ad esse inconcussa sicurezza ed efficace controllo, i più fecondi sussidi per ridurne e vincerne le naturali debolezze, i massimi punti di riferimento al disopra della umana saggezza, la più completa visione di una contingente ed effimera vita che, proprio perché effimera, non ha in sé sola alcunché di pieno e di conclusivo. – Il Cristianesimo non è un sistema economico, o politico; lascia agli uomini libertà di sfruttare le proprie risorse intellettuali e volitive in differenti modi; ma nessun sistema economico o politico potrà andar bene se non si accorderà con la suprema norma della quale esso solo è fatto da Dio depositario. Anzi nessuno potrà avere vero vantaggio, se non ispirandosi direttamente e fiduciosamente a quanto la sua dottrina formula e propone. Non possono infatti esistere due verità e due ordini indipendenti non più di quanto non possono esistere due dei. Quanto detto serva a rimanere in guardia sul permanente equivoco, talvolta non voluto, ma sempre pericoloso, che dilaga allorché si parla di «umanesimo» in senso sociale e politico. Non ci interessa qui la parola «umanesimo» se con essa si vuol significare un mondo letterario ed artistico che ha avuto la sua storica funzione; qui la parola ci interessa per la costante insinuazione che oggi fa sul terreno sociale politico, giuridico e religioso di affermazioni confuse, indigeste, cangianti, le quali possono in qualunque momento cambiarsi in errori formali o in complete apostasie, siccome sopra si è dimostrato. – Non si dica che bisogna incoraggiare il bene dovunque si trova, che non si deve fuggire da questo mondo costretti come si è a viverci, che bisogna presentare una buona cera a quelli che sono lontani da Cristo, che non si deve far la parte dei suoceri tirchi e dei mentori fastidiosi. Tutto questo può avere un senso anche legittimo; ma non è affatto legittimo per fare questo alterare la verità del peccato originale (con un ritorno a Lutero), la verità della necessità della grazia (con un ritorno a Pelagio), la verità della riduzione di tutto ad un unico principio (con un ritono alla gnosi e a Manete). Sorridiamo pure alle molte cose belle che Dio ha posto generosamente anche in questo mondo; incoraggiamo pure e sempre tutti i nostri simili, ma badiamo a non diventare così sprovveduti da rovinare la impalcatura della verità con la quale si salveranno per questa e per l’altra vita. Siamo pure generosi colle cose nostre, ma non facciamo getto del patrimonio di Dio!

(Continua…)