MADONNA DI LORETO

La traslazione della Santa Casa.

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Per la Santa Casa si intende quella piccola casa di Nazaret che fu abitata dalla Beatissima Vergine, insieme al Casto suo sposo S. Giuseppe, che fa distinta dall’Annunciazione fatta a Maria dall’Arcangelo Gabriele, e ove con Maria e Giuseppe, abitò per tanti anni il divin Redentore Gesù. Fin dai primi giorni del Cristianesimo, dessa per opera degli Apostoli fu convertita in una devota cappella, erigendovi un semplice altare con una croce di legno, sopra cui venne dipinta l’immagine del Redentore, e con una statua di cedro rappresentante la Madre di Dio, lavoro dell’evangelista S. Luca. Passata poi la Palestina sotto il dominio dei Mussulmani e trovandosi la Santa Casa esposta alle profanazioni degli infedeli il 10 Maggio 1291, gli Angioli la levaron da Nazaret e la portarono in Schiavonia fra Tersatto e Fiume nell’illirico.Non essendo quivi onorata come si conveniva, gliela levarono da quel luogo, e traversando il mare, la deposero in una selva del territorio di Recanati di cui era padrona una gentildonna detta Loreta, onde prese il nome di Santa Maria di Loreto. Il concorso dei devoti alla portentosa chiesuola venne ben presto disturbato da alcuni malfattori che, nel folto della selva annidaronsi per spogliare e maltrattare i concorrenti. Ond’è che gli Angioli ne la levarono e la portarono sopra un monte dello stesso territorio posseduto da due fratelli. Venuti questi in discordia per la cupidigia di appropriarsi ciascuno di tutte le offerte dei Fedeli, nel giorno 10 dicembre 1294, gli Angioli alzarono un’altra volta la Casa, e la portarono sulla via comune vicina a quel monte ove si trova anche al presente, posata sulla superficie della terra, senza fondamenti, lasciati a Nazaret. La sua forma è quadrangolare, di palmi 40 in lunghezza, 18 in larghezza e di 25 in altezza; presenta l’antico camino o focolare ancor nero, ed ha scavato nel muro un piccolo armadio che serviva di ripostiglio alle poche suppellettili più necessarie alla Sacra Famiglia, delle quali si conserva ancora una scodella di terra, che opera spesso grandi prodigi al sol toccarla, o col solo bevere per mezzo di essa un poco d’acqua.

Un perfetto fac simile di questa santissima Casa, con tutti i relativi ornamenti, fu con grande consolazione di tutti i buoni, costruita nel 1863 in Milano presso l’Ospitale dei Fate-bene-fratelli a S. Vittore in porta Vercellina (ora Magenta). Quanti si recano a visitarla, e sono sempre moltissimi, hanno il contento di poter vagheggiare in Milano quanto dal lato materiale si trova in Loreto. Di sì bell’opera, che può dirsi una nuova gloria della Lombarda Metropoli, si devesi il primo merito ai milanesi Oblatori, che ne somministrarono i mezzi ai sempre benemeriti Religiosi di S. Giovanni di Dio che ne sollecitarono l’effettuamento, dovrà sempre ricordarsi con speciale riconoscenza il pio e dotto milanese Sac. Don Domenico Giardini, Penitenziere nella Metropolitana, il quale assunta la direzione della bella opera, non rispamiò viaggi, cure e fatiche per procurare a quella nuova Santa Casa una imitazione così perfetta d’ogni più piccola sua parte col Santuario Loretano da costituire una specie di identità che fece meravigliare anche il piissimo vescovo di Lodi Monsignor Gaetano Benaglio, che nella gravissima età d’anni 95, ne fece la prima solenne inaugurazione. Ma torniamo a Loreto dove esiste la vera Santa Casa, in cui solo può dirsi con verità: Il divin Verbo, Qui si è fatto carne. Come immenso divenne il concorso a sì insigne Santuario, e innumerabili furono i prodigi che vi si operarono, così in breve tempo vi si costruirono in vicinanza diverse case per alloggio dei pellegrini, vi si stabilirono artefici e negozianti, e abitatori d’ogni condizione e d’ogni stato fino a formare una nuova bella città, e la Santa Casa venne rinchiusa in un vasto e magnifico tempio in cui anche attualmente si celebrano fino a 120 Messe per giorno, e ove i forestieri hanno il comodo di Penitenzieri che confessano in ogni lingua e di assistenti e Canonici che quotidianamente vi praticano le più solenni funzioni. Per tutto questo bisogna dirlo a gloria del vero, i recanatesi vi spiegarono per i primi il più ammirabile zelo. Il famoso Giubileo nel 1300, che portò a Roma centinaia e centinaia di forestieri, portò pure a Loreto un tal numero di devoti, che la fama del gran Santuario eccitò in breve l’ammirazione di tutto il mondo, per cui da ogni parte gli spedirono i doni più vistosi. Martino V concesse a Loreto pubbliche fiere: Nicolò V lo fortificò contro gli assalti dei pirati che spesso tentarono di saccheggiarlo. Pio II vi mandò a voto con un prezioso calice d’oro per implorare la propria guarigione. Il vescovo di Recanati nel 1458 gli fece dono di grandi poderi, e non molto dopo, il cardinale Pietro Barbo, attaccato dalla peste in Ancona, volle esser portato al Santuario di Loreto, dove si mise in orazione, e sorpreso da un placido sonno, si svegliò affatto guarito, e coll’orecchio ancor risuonante dell’avviso avuto in visione, che egli sarebbe Papa, come lo fu infatti nel 1464, e prese il nome di Paolo II, il quale volle si desse mano a surrogare al primo tempio una più ampia e maestosa Basilica, che fu opera di Bramante terminata sotto Giulio II, e da Leone X e Clemente VII, resa più ancora distinta per nuovi ornati. Fra i doni preziosi offerti alla Santa Casa meritano menzione una veste su cui scintillavano circa 4 mila diamanti, mandatavi da una Regina di Spagna; un’Aquila do oro brillante di 150 diamanti, offerta dall’Imperatrice Anna d’Astria; un Angelo d’argento, del peso di 35 libbre, che offriva sopra un cuscino pure d’argento un Regio Bambino d’oro del peso di 24 libbre; voto offerto da Luigi XIII nell’occasione che gli nacque il real successore; che fu poi Luigi XIV. Ah, so a questo divin Santuario non mai venerato abbastanza non possiamo offrire distinti pegni del nostro affetto alla sacra Famiglia che vi abitò, né ci è dato di recarci in persona a visitarlo, non lasciamo almeno stargli la nostra pietà col dirigere a Maria ss. le seguenti orazioni affine di appropriarci quei documenti che Dio intese di dare al mondo colla traslazione della Santa Casa e così assicurarci il conseguimento di quelle grazie che sono più necessarie per arrivare con certezza alla casa eterna della sua gloria.

ALLA MADONNA DI LORETO (10 Dicembre).

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I . Per quel giudizio di severità che voi esercitaste sopra quei popoli che possedevano per i primi la vostra santissima Casa, privandoli con aperto prodigiò di così ricco tesoro, perché rinnegando la vera fede, non ne facevano quel conto che essa si merita, otteneteci, o beatissima Vergine, di viver sempre in maniera da non provocare giammai la vostra collera contro di noi, niente essendovi di più spaventoso della perdita del vostro favore, il quale è confermazione di grazia in questa, assicuramento di gloria nell’altra. Ave.

II. Per quella benignità particolare con cui, a differenza d’ogni altro popolo della terra, voleste arricchire l’Italia dell’inestimabile tesoro della vostra Santissima Casa, e per quei tanti prodigi che accompagnarono il suo trasporto eseguito dagli angioli, dalla Palestina in Dalmazia, poi dalla Dalmazia a Recanati, fissando poscia la propria dimora in quell’amenissimo colle dei recanatesi dintorni che, dal nome della sua prima proprietaria, e dall’abbondanza dei lauri onde fu sempre abbellito, denominassi Loreto, otteneteci, o beatissima Vergine, di essere sempre riconoscenti a tanta vostra predilezione col venerare profondissimamente quei grandi misteri, e col praticare costantemente quelle eminentissime virtù cui voi, in unione del vostro divin Figliuolo, rendeste così santa e così celebre la vostra Casa. Ave.

III . Per quella magnificenza affatto nuova di cui per la pietà dei fedeli, venne rivestita la vostra Casa, cui sempre concorsero ad onorare i facoltosi coi loro doni, i poveri colle loro preghiere, i sacerdoti con i loro uffici, i Pontefici coi loro privilegi, otteneteci o beatissima Vergine, che noi veneriam sempre in spirito quelle sacre mura che furono santificate dal vostro alito, e quel pavimento che fu calcato dai vostri piedi, e di offrir sempre a Voi, come vi offeriamo in questo momento, tutto il nostro cuore con quello spirito di devozione con cui tanti vostri devoti afferirono alla vostra Casa l’oro il più puro e le gemme le più preziose. E come davanti alla vostra ss. Immagini in Loreto ardono continuamente innumerevoli lumi, così arda sempre di santo amore davanti a Voi il nostro cuore, onde dopo avervi venerata nella vostra casa qui in terra, passiamo per la vostra intercessione a partecipare per tutti i secoli alla vostra gloria su in cielo. Ave, Gloria.