CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: FEBBRAIO 2023

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: FEBBRAIO 2023

FEBBRAIO è il mese che la CHIESA DEDICA alla SANTISSIMA TRINITA’ – Inizio della Quaresima.

All’inizio di questo mese è bene rinnovare l’atto di fede Cattolico – autentico e solo – recitando il Credo Atanasiano, le cui affermazioni, tenute e tenacemente professate contro tutte le insidie della falsa chiesa dell’uomo, parto distocico del conciliabolo Vaticano II, delle sette pseudotradizionaliste, della gnosi panteista-modernista, protestante, socino-massonica, pagana, atea, comunisto-liberista, noachide-mondialista, permettono la salvezza dell’anima per giungere all’eterna felicità. 

 IL CREDO Atanasiano

 (Canticum Quicumque * Symbolum Athanasium)

“Quicúmque vult salvus esse, * ante ómnia opus est, ut téneat cathólicam fidem: Quam nisi quisque íntegram inviolatámque serváverit, * absque dúbio in ætérnum períbit. Fides autem cathólica hæc est: * ut unum Deum in Trinitáte, et Trinitátem in unitáte venerémur. Neque confundéntes persónas, * neque substántiam separántes. Alia est enim persóna Patris, ália Fílii, * ália Spíritus Sancti: Sed Patris, et Fílii, et Spíritus Sancti una est divínitas, * æquális glória, coætérna majéstas. Qualis Pater, talis Fílius, * talis Spíritus Sanctus. Increátus Pater, increátus Fílius, * increátus Spíritus Sanctus. Imménsus Pater, imménsus Fílius, * imménsus Spíritus Sanctus. Ætérnus Pater, ætérnus Fílius, * ætérnus Spíritus Sanctus. Et tamen non tres ætérni, * sed unus ætérnus. Sicut non tres increáti, nec tres imménsi, * sed unus increátus, et unus imménsus. Simíliter omnípotens Pater, omnípotens Fílius, * omnípotens Spíritus Sanctus. Et tamen non tres omnipoténtes, * sed unus omnípotens. Ita Deus Pater, Deus Fílius, * Deus Spíritus Sanctus. Ut tamen non tres Dii, * sed unus est Deus. Ita Dóminus Pater, Dóminus Fílius, * Dóminus Spíritus Sanctus. Et tamen non tres Dómini, * sed unus est Dóminus. Quia, sicut singillátim unamquámque persónam Deum ac Dóminum confitéri christiána veritáte compéllimur: * ita tres Deos aut Dóminos dícere cathólica religióne prohibémur. Pater a nullo est factus: * nec creátus, nec génitus. Fílius a Patre solo est: * non factus, nec creátus, sed génitus. Spíritus Sanctus a Patre et Fílio: * non factus, nec creátus, nec génitus, sed procédens. Unus ergo Pater, non tres Patres: unus Fílius, non tres Fílii: * unus Spíritus Sanctus, non tres Spíritus Sancti. Et in hac Trinitáte nihil prius aut postérius, nihil majus aut minus: * sed totæ tres persónæ coætérnæ sibi sunt et coæquáles. Ita ut per ómnia, sicut jam supra dictum est, * et únitas in Trinitáte, et Trínitas in unitáte veneránda sit. Qui vult ergo salvus esse, * ita de Trinitáte séntiat. Sed necessárium est ad ætérnam salútem, * ut Incarnatiónem quoque Dómini nostri Jesu Christi fidéliter credat. Est ergo fides recta ut credámus et confiteámur, * quia Dóminus noster Jesus Christus, Dei Fílius, Deus et homo est. Deus est ex substántia Patris ante sǽcula génitus: * et homo est ex substántia matris in sǽculo natus. Perféctus Deus, perféctus homo: * ex ánima rationáli et humána carne subsístens. Æquális Patri secúndum divinitátem: * minor Patre secúndum humanitátem. Qui licet Deus sit et homo, * non duo tamen, sed unus est Christus. Unus autem non conversióne divinitátis in carnem, * sed assumptióne humanitátis in Deum. Unus omníno, non confusióne substántiæ, * sed unitáte persónæ. Nam sicut ánima rationális et caro unus est homo: * ita Deus et homo unus est Christus. Qui passus est pro salúte nostra: descéndit ad ínferos: * tértia die resurréxit a mórtuis. Ascéndit ad cælos, sedet ad déxteram Dei Patris omnipoténtis: * inde ventúrus est judicáre vivos et mórtuos. Ad cujus advéntum omnes hómines resúrgere habent cum corpóribus suis; * et redditúri sunt de factis própriis ratiónem. Et qui bona egérunt, ibunt in vitam ætérnam: * qui vero mala, in ignem ætérnum. Hæc est fides cathólica, * quam nisi quisque fidéliter firmitérque credíderit, salvus esse non póterit.”

L’adorazione della Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, con il mistero dell’Incarnazione e la Redenzione di Gesù-Cristo, costituiscono il fondamento della vera fede insegnata dalla Maestra dei popoli, la Chiesa di Cristo, Sposa verità unica ed infallibile, via di salvezza, fuori dalla quale c’è dannazione eterna.  … O uomini, intendetelo quanto questo dogma vi nobiliti. Creati a similitudine dell’augusta Trinità, voi dovete formarvi sul di lei modello, ed è questo un dover sacro per voi. Voi adorate una Trinità il cui carattere essenziale è la santità, e non vi ha santità sì eminente, alla quale voi non possiate giungere per la grazia dello Spirito santificatore, amore sostanziale del Padre e del Figlio. Per adorare degnamente l’augusta Trinità voi dovete dunque, per quanto è possibile a deboli creature umane, esser santi al pari di lei. Dio è santo in se stesso, vale a dire che non è in lui né peccato, né ombra di peccato; siate santi in voi stessi. Dio è santo nelle sue creature: vale a dire che a tutto imprime il suggello della propria santità, né tollera in veruna il male o il peccato, che perseguita con zelo immanchevole, a vicenda severo e dolce, sempre però in modo paterno. Noi dunque dobbiamo essere santi nelle opere nostre e santi nelle persone altrui evitando cioè di scandalizzare i nostri fratelli, sforzandoci pel contrario a preservarli o liberarli dal peccato. Siate santi, Egli dice, perché Io sono santo. E altrove: Siate perfetti come il Padre celeste è perfetto; fate del bene a tutti, come ne fa a tutti Egli stesso, facendo che il sole splenda sopra i buoni e i malvagi, e facendo che la pioggia cada sul campo del giusto, come su quello del peccatore. Modello di santità, cioè dei nostri doveri – verso Dio, L’augusta Trinità è anche il modello della nostra carità, cioè dei nostri doveri verso i nostri fratelli. Noi dobbiamo amarci gli uni gli altri come si amano le tre Persone divine. Gesù Cristo medesimo ce lo comanda, e questa mirabile unione fu lo scopo degli ultimi voti che ei rivolse al Padre suo, dopo l’istituzione della santa Eucarestia. Egli chiede che siamo uno tra noi, come Egli stesso è uno col Padre suo. A questa santa unione, frutto della grazia, ei vuole che sia riconosciuto suo Padre che lo ha inviato sopra la terra, e che si distinguono quelli che gli appartengono. Siano essi uno, Egli prega, affinché il mondo sappia che Tu mi hai inviato. Si conoscerà che voi siete miei discepoli, se vi amate gli uni gli altri. « Che cosa domandate da noi, o divino Maestro, esclama sant’Agostino, se non che siamo perfettamente uniti di cuore e di volontà? Voi volete che diveniamo per grazia e per imitazione ciò che le tre Persone divine sono per la necessità dell’esser loro, e che come tutto è comune tra esse, così la carità del Cristianesimo ci spogli di ogni interesse personale ». – Come esprimere l’efficacia onnipotente di questo mistero? In virtù di esso, in mezzo alla società pagana, società di odio e di egoismo, si videro i primi Cristiani con gli occhi fissi sopra questo divino esemplare non formare che un cuore ed un’anima, e si udirono i pagani stupefatti esclamare: « Vedete come i Cristiani si amano, come son pronti a morire gli uni per gli altri! » Se scorre tuttavia qualche goccia di sangue cristiano per le nostre vene, imitiamo gli avi nostri, siamo uniti per mezzo della carità, abbiamo una medesima fede, uno stesso Battesimo, un medesimo Padre. I nostri cuori, le nostre sostanze siano comuni per la carità: e in tal guisa la santa società, che abbiamo con Dio e in Dio con i nostri fratelli, si perfezionerà su la terra fino a che venga a consumarsi in cielo. – Noi troviamo nella santa Trinità anche il modello dei nostri doveri verso noi stessi. Tutti questi doveri hanno per scopo di ristabilire fra noi l’ordine distrutto dal peccato con sottomettere la carne allo spirito e lo spirito a Dio; in altri termini, di far rivivere in noi l’armonia e la santità che caratterizzano le tre auguste persone, e ciascuno di noi deve dire a sé  stesso: Io sono l’immagine di un Dio tre volte santo! Chi dunque sarà più nobile di me! Qual rispetto debbo io aver per me stesso! Qual timore di sfigurare in me o in altri questa immagine augusta! Qual premura a ripararla, a perfezionarla ognor più! Sì, questa sola parola, io sono l’immagine di Dio, ha inspirato maggiori virtù, impedito maggiori delitti, che non tutte le pompose massime dei filosofi.

3

Te Deum Patrem ingenitum, te Filium unigenitum, te Spiritum Sanctum Paraclitum, sanctam et individuam Trinitatem, toto corde et ore confitemur, laudamus atque benedicimus. (ex Missali Rom.).

Indulgentia quingentorum dierum.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, si quotìdie per integrum mensem precatiuncula devote reperita fuerit

(S. C. Ind., 2 iul. 1816; S. Pæn. Ap., 28 sept. 1936).

12

a) O sanctissima Trinitas, adoro te habitantem per gratiam tuam in anima mea.

b) O sanctissima Trinitas, habitans per gratiam tuam in anima mea, facut magis ac magis amem te.

c) O sanctissima Trinitas, habitans per gratiam tuam in anima mea, magis magisque sanctifica me.

d) Mane mecum, Domine, sis verum meum gaudium.

Indulgentia trecentorum dierum prò singulis iaculatoriis precibus etiam separatim (S. Pæn. Ap., 26 apr. 1921 et 23 oct. 1928).

16

a) Sanctus Deus, Sanctus fortis, Sanctus immortalis, miserere nobis.

b) Tibi laus, tibi gloria, tibi gratiarum actio in sæcula sempiterna, o beata Trinitas (ex Missali Rom.).

Indulgentia quingentorum dierum prò singulis invocationibus etiam separatim.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, si quotìdie per integrum mensem alterutra prex iaculatoria devote recitata fuerit (Breve Ap., 13 febr. 1924; S. Pæn. Ap., 9 dec. 1932).

40

In te credo, in te spero, te amo, te adoro,

beata Trinitas unus Deus, miserere mei nunc et

in hora mortis meæ et salva me.

Indulgentia trecentorum dierum (S. Pæn. Ap., 2 iun.)

43

CREDO IN DEUM,

Patrem omnipotentem, Creatorem cœli et terræ. Et in Iesum Christum, Filium eius unicum, Dominum nostrum: qui conceptus est de Spiritu Sancto, natus ex Maria Virgine, passus sub Pontio Pilato, crucifixus, mortuus et sepultus; descendit ad inferos; tertia die resurrexit a mortuis ; ascendit ad cœlos; sedet ad dexteram Dei Patris omnipotentis; inde venturus est iudicare vivos et mortuos. Credo in Spiritum Sanctum, sanctam Ecclesiam catholicam, Sanctorum communionem, remissionem peccatorum, carnis resurrectionem, vitam æternam, Amen.

Indulgentia quinque annorum.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, dummodo quotìdie per integrum mensem praefatum Apostolorum Symbolum pia mente recitatum fuerit (S. Pæn. Ap., 12 apr. 1940).

ACTUS ADORATIONIS ET GRATIARUM ACTIO PROPTER BENEFICIA, QUÆ HUMANO GENERI EX DIVINI VERBI INCARNATIONE ORIUNTUR.

45

Santissima Trinità, Padre, Figliuolo e Spirito Santo, eccoci prostrati alla vostra divina presenza. Noi ci umiliamo profondamente e vi domandiamo perdono delle nostre colpe.

I. Vi adoriamo, o Padre onnipotente, e con tutta l’effusione del cuore vi ringraziamo di averci dato il vostro divin Figliuolo Gesù per nostro Redentore, che si è lasciato con noi nell’augustissima Eucaristia sino alla consumazione dei secoli, rivelandoci le meraviglie della carità del suo Cuore in questo mistero di fede e di amore.

Gloria Patri.

II. O divin Verbo, amabile Gesù Redentore nostro, noi vi adoriamo, e con tutta l’effusione del cuore vi ringraziamo di aver preso umana carne e di esservi fatto, per la nostra redenzione, sacerdote e vittima del sacrificio della Croce: sacrificio che, per eccesso di carità del vostro Cuore adorabile, Voi rinnovate sui nostri altari ad ogni istante. 0 sommo Sacerdote, o divina Vittima, concedeteci di onorare il vostro santo sacrificio nell’augustissima Eucaristia con gli omaggi di Maria santissima e di tutta la vostra Chiesa trionfante, purgante e militante. Noi ci offriamo tutti a voi; e nella vostra infinita bontà e misericordia accettate la nostra offerta, unitela alla vostra e benediteci.

Gloria Patri.

III. O divino Spirito Paraclito, noi vi adoriamo, e con tutta l’effusione del cuore vi ringraziamo di avere con tanto amore per noi operato l’ineffabile beneficio dell’Incarnazione del divin Verbo, beneficio che nell’augustissima Eucaristia si estende e amplifica continuamente. Deh! per questo adorabile mistero della carità del sacro Cuore di Gesù, concedete a noi ed a tutti i peccatori la vostra santa grazia. Diffondete i vostri santi doni sopra di noi e sopra tutte le anime redente, ma in modo speciale sopra il Capo visibile della Chiesa, il Sommo Pontefice Romano [Gregorio XVIII], sopra tutti i Cardinali, i Vescovi e Pastori delle anime, sopra i sacerdoti e tutti gli altri ministri del santuario. Così sia.

Gloria Patri.

Indulgentia trium annorum (S. C. Indulg. 22 mart. 1905; S. Pæn. Ap., 9 dec. 1932).

Queste sono le feste del mese di FEBBRAIO 2023:

1 Febbraio S. Ignatii Episcopi et Martyris  –  Duplex

2 Febbraio In Purificatione Beatæ Mariæ Virginis  – Duplex II. classis *L1*

3 Febbraio S. Blasii Episcopi et Martyris – Simplex

                  PRIMO VENERDI’

4 Febbraio S. Andreæ Corsini Episcopi et Confessoris – Duplex m.t.v.

                  PRIMO SABATO

5 Febbraio Dominica in Septuagesima – Semiduplex II. classis *I*

                    S. Agathæ Virginis et Martyris – Duplex

6 Febbraio S. Titi Episcopi et Confessoris – Duplex m.t.v.

7 Febbraio S. Romualdi Abbatis  – Duplex m.t.v.

8 Febbraio S. Joannis de Matha Confessoris – Duplex m.t.v.

9 Febbraio S. Cyrilli Episc. Alexandrini Confessoris et Ecclesiæ Doctoris  Duplex.

                    Commemoratio: S. Apolloniæ Virginis et Martyris

10 Febbraio S. Scholasticæ Virginis – Duplex

11 Febbraio In Apparitione Beatæ Mariæ Virginis Immaculatæ Duplex majus.

12 Febbraio Dominica in Sexagesima – Semiduplex II. classis

                     Ss. Septem Fundatorum Ordinis Servorum B. M. V.    Duplex

14 Febbraio S. Valentini Presbyteri et Martyris – Simplex

15 Febbraio SS. Faustini et Jovitæ Martyrum  – Simplex

18 Febbraio S. Simeonis Episcopi et Martyris    Simplex

19 Febbraio Dominica in Quinquagesima – Semiduplex II. classis

22 Febbraio Feria IV Cinerum  – Feria privilegiata

                     In Cathedra S. Petri Apostoli Antiochiæ – Duplex majus

23 Febbraio S. Petri Damiani Episcopi Confessoris et Ecclesiæ Doctoris – Duplex

24 Febbraio S. Matthiæ Apostoli – Duplex II. classis *L1*

26 Febbraio Dominica I in Quadrag.- Semiduplex I. classis

27 Febbraio S. Gabrielis a Virgine Perdolente Confessoris – Duplex

LA GRAN BESTIA E LA SUA CODA (7)

LA GRAN BESTIA E LA SUA CODA (7)

LA GRAN BESTIA SVELATA AI GIOVANI

dal Padre F. MARTINENGO (Prete delle Missioni

SESTA EDIZIONE – TORINO I88O

Tip. E Libr. SALESIANA

XIV.

CONTINUA A MOSTRARSI LA FEROCIA DELL’ ORSO.

Voi conoscete senza dubbio la storia del Battista: uomo di tale innocenza e santità di vita, che gli stessi Giudei lo pigliavano in iscambio dell’aspettato Messia, di tal zelo e coraggio, che in faccia Erode ripetea franco il suo non licet, come in faccia all’ultimo dei soldati: tanto che esso Erode (per quanto malvagio) ne fa grande stima, e lo temeva e molte cose facea secondo i suoi consigli. Vedete, giovani miei, l’uomo franco e sicuro come sa farsi rispettare anche dai tristi! Ma Erode era uno dei molti, un debole, vo’ dire, che lasciavasi dominare all’umano rispetto. Fra le danze e l’ebbrezza d’un convito giura a sua figlia di farle qual grazia fosse per dimandargli, e la figlia, istigata dalla madre, chiede il capo del Battista. Il re all’audace dimanda si turba, si contrista. Giovanni è un santo (pensa); come mai permetterò io che si versi il suo sangue? — Ma la figlia insiste, i convitati secondano, applaudono … Il re ha giurato (dicono), è obbligato a mantenere: battono le mani alle ripetute istanze d’Erodiade. Ed ecco Erode soffocare i rimorsi, e per un vile rispetto dei suoi convitati, ce l’ attesta chiaro il Vangelo, propter simul discumbentes, consentire alla scellerata dimanda. Di lì a poco il capo insanguinato del Battista era a in giro in un vassoio fra i canti e le danze… Quel sacro labbro è chiuso finalmente; ma Erode il guarda (dice s. Ambrogio) e ancor ne ha paura. Oh se egli avesse avuto un po’ di quel coraggio, che tanto ammirava nel Battista! – Né solo il Precursore di Cristo, ma Cristo stesso, può dirsi, fu ucciso dall’umano rispetto. L’avarizia è vero, il tradì, la rabbia, la gelosia, l’odio, l’invidia lo trascinarono ai tribunali, lo coprirono di piaghe, lo colmarono d’obbrobrii e di scherni, ma l’umano rispetto fece ancora di più, l’umano rispetto lo condannò alla morte, fu cagione del più grande delitto che mai siasi commesso, che mai si possa commettere sulla terra: uccidere un Dio! un Dio venuto per salvarci!.. Ponete mente a ciò che ne racconta s. Giovanni nel suo Vangelo. Gesù vien tratto al tribunale di Pilato: i sacerdoti, e i principi della sinagoga col popolazzo da loro sedotto, fan ressa intorno al Pretorio, vogliono Cristo condannato alla morte. Ma Pilato sa ch’Egli è innocente, sa che per invidia l’han tradito nelle sue mani, ed è risoluto di liberarlo. Vediamo come si destreggia. — Di che accusate quest’uomo? — dimanda ai Giudei; ed essi: — se non fosse un malfattore non te l’avremmo dato nelle mani. — Che bella ragione! (dovea risponder loro Pilato) e pretendete che sulla vostra parola condanni un uomo alla morte? Suvvia! quale è il suo delitto? Fuori le prove, fuori i testimoni Nulla di ciò; ma come s’accorge che a ogni modo vogliono morto Gesù, cerca sbrigarsene, abbandonando Gesù alla lor discrezione. — Se è un malfattore, pigliatevelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge. — Ma i Giudei che di tal morte volevano gettar tutta l’odiosità sopra il Preside Romano: — a noi non è lecito sentenziare alcuno di morte; — rispondono. – Il Preside allora entra nel pretorio chiama davanti a sé il reo, e come avea sentito certe voci che l’accusavano di farsi re, l’interroga: Sei tu proprio il re de’ Giudei? E Cristo non nega, anzi il conferma, dichiarandogli la natura del suo regno, che non ha nulla di simile co’ regni di questo mondo, come quello, che essendo spirituale, non mira ad altro che alla salute dell’anime e al trionfo della verità sulla terra. Pilato ch’era uno scettico bell’e buono: Quid est veritas? gli dimanda crollando le spalle; e senz’aspettare altra risposta, pianta li Gesù, esce sul loggiato del pretorio e dice a’ Giudei: ——. Io non trovo in lui alcun delitto. — Ma siccome i Giudei insistono e vogliono ad ogni modo la sua condanna. Pilato immagina un suo espediente, una di quelle che si chiamano mezze misure, che tanto piacciono ai devoti dell’umano rispetto. I Giudei per la Pasqua avevano il privilegio di liberare un lor prigioniero qual volessero. Ora, trovandosi appunto in prigione un tal Barabba macchiato di sedizioni, di furti e d’omicidi: — E uomo così sozzo e scellerato costui (pensò Pilato), che Gesù vi guadagnerà immensamente al paragone; e volto ai Giudei: — Chi volete che io vi rilasci? Barabba o Gesù? — Ma il ripiego gli andò fallito; ché i sacerdoti, i principi, e con essi tutto il popolo (udite plebiscito!) gridarono a’ una voce: — Non hunc, sed Barabbam! Ma e che farò di Gesù? – Alla croce! alla croce! viva Barabba, morte a Gesù! — A Pilato cadde il cuore. Ei conosceva (già l’abbiam detto) l’innocenza di Gesù, e non avrebbe voluto condannarlo per tutto l’oro del mondo. Era  un onest’uomo Pilato, un buon impiegato; chi ne dubita?… Ma impiegato (avverte Tommaseo) è parola che ti dice implicamenti ed impicci. E quali impicci ? Da una parte ti bisogna contentare il padron che ti paga, pensar come lui, parlar come lui…. insomma baciar basso. Dall’altra, palpare, adulare il popolo che sta sotto, guardarsi dall’irritarlo, dal contradirlo… Cosicché, tra chi sta sopra e chi sta sotto, il povero impiegato si trova come tra due morse di una tanaglia… Giovani miei, non vi fa gola la sua sorte? Pensateci un poco per quando dovrete scegliervi una carriera; io torno al mio Governatore della Giudea. Il quale, sentendo ingrossar la burrasca, e fallito il primo ripiego, ne trovò subito un altro, non solo inutile questa volta, ma crudele. — Si flagelli Gesù; così  data una satisfazione all’odio e alla rabbia popolare, potrò metterlo in libertà. — Gesù dunque è orribilmente flagellato, poi abbandonato alle mani d’una vile e barbara soldataglia, che l’incoronano di spine, lo mascherano da re, lo caricano di percosse, il satollano di scherni… E Pilato? Pilato, quando il vede sì malconcio… da una parte credo in cuore ne fremesse, ma dall’altra si consola un poco e dice: – Ora i suoi nemici saranno contenti! — E pigliato per un braccio Gesù, lo trae alla loggia, e lo presenta al popolo affollato. Povero Gesù! era così malconcio e sfigurato che quasi più non si conosceva. Di che Pilato nel presentarlo: — ecco l’uomo che m’avete condotto (disse loro) Ecce homo! Quasi dir volesse: guardate se vi par più quello! E se alcuna colpa è in lui, non l’ho castigato d’avanzo? Or bene, sappiate ch’io ve l’ho condotto qui per ripetervi, ch’io non trovo in lui di che condannarlo alla morte. — Ma a queste parole i pontefici, i ministri, tutto il popolo di nuovo con più alte grida: — Alla croce! alla croce! — E Pilato: — Ma io non me la sento di condannare un innocente. Se assolutamente morto il volete, io non entro, pigliatevelo, condannatelo voi. — E il popolo più forte ancora: — alla croce! alla croce! tu devi condannarlo alla croce, perché ei s’è fatto figlio di Dio. — A queste grida ripetute Pilato, (dice il Vangelo) magis timuit. Gli venne la tremarella, la solita tremarella di chi si fa schiavo dell’umano rispetto. Pure la giustizia, la dignità, la coscienza… Ah la coscienza gridava ancor più alto del popolo e gridava a favor di Gesù. Pilato non ha pace, chiama di nuovo Gesù così piagato, insanguinato, col volto pallido, gli occhi spenti… Avrebbe dovuto gettarsi a’ suoi piedi, chiedergli perdono d’averlo così trattato dopo averlo più volte e riconosciuto e dichiarato innocente … Invece si mette sul fiscaleggiare. Pare che sul punto di darsi vinto all’umano rispetto sperasse con ulteriori interrogatori trovar tanta colpa in Gesù da poter dire a se stesso: – Ora posso condannarlo in buona coscienza. – Perciò l’interroga: – Unde es tu? – Donde ci sei venuto?.. Pilato più non meritava risposta, e Gesù tacque.. Questo silenzio punse la vanità e la boria dell’alto impiegato: — Ah sì neh? non ti degni rispondermi? Non sai tu forse che sta in man mia il crocifiggerti o il metterti in libertà? — Qui Gesù buono volle fargli ancora una grazia, dargli un’ultima lezione : — Non avresti potere alcuno sopra di me se non ti fosse dato dal cielo. — Vedete! Lo richiama a serii pensieri, come volesse dirgli: — Bada, o Pilato: tu stai per cedere a coloro che mi gridano la morte. Ma sappi: che lassù c’è Uno da cui tieni il comando, Uno che, se tu condanni me nel tempo, condannerà te nella eternità: perocché, grande peccato sarebbe il tuo, benché maggiore sia quello di chi mi ti ha dato nelle mani. — Divina minaccia, che rispondeva agli intimi pensieri di Pilato, il quale in procinto di condannare Gesù, già cercava farsi una falsa coscienza, rovesciando ogni colpa, come fece più tardi colla sciocca mostra di lavarsi le mani, sui nemici di Gesù. Pilato ancora una volta ne è scosso; l’accento di quest’uomo misterioso, che in mezzo agli strazi del suo corpo par non soffra, par non tema che per lui, e gli parla con tanta pace e maestà, gli è un lampo di luce… ei nicchia, ei dubita ancora. Ma i sacerdoti scaltri, che ben conoscevano il lato debole del Presidente: — Gesù vuol farsi re: (gli gridano); se tu il salvi, ti fai nemico di Cesare; e allora?… addio la sua grazia, addio l’impiego. — Pilato più non regge, Pilato s’arrende; siede pro tribunali, fa per scrivere… ma la mano gli trema, è pallido come un cadave, ha gli occhi stravolti … Di nuovo si alza, di nuovo presenta Gesù ai Giudei: — Ecco, dicendo loro, il vostro re. — Ma essi urlano da capo: — Tolle, tolle, crucifige eum. — E Pilato: —Crocifiggerò io il vostro re? — Chere? (rispondono gli invasati) non abbiamoaltro re che Cesare, noi. —A tal parole Pilato si dà vinto. Coidue spauracchi davanti alla mente,del popolo da una parte e di Cesaredall’altra, e pur maledicendoin cuor suo e Cesare e il popolo adun tempo, preme dentro un istantel’angoscia e i rimorsi, di nuovosiede e scrive con rapidità febbrilel’iniqua sentenza: — Gesù sia crocifisso!. Orrore! Un Dio condannatoa morte, per paura dell’uomo!

LA GRAN BESTIA E LA SUA CODA (8)