LE GRANDI VERITÀ CRISTIANE (18)

ADOLFO TANQUEREY

LE GRANDI VERITÀ CRISTIANE CHE GENERANO NELL’ANIMA LA PIETÀ (18)

Vers. ital. di FILIPPO TRUCCO, Prete delle Missioni

ROMA DESCLÉE & C. EDIT. PONTIF. – 1930

NIHIL OBSTAT – Sarzanæ, 8 Maji 1930 J. Fiammengo, Rev. Eccl.

IMPRIMATUR Spediæ, 8 Maji 1930 Can, P. Chiappani, Del. Generalis.

SECONDA PARTE

CAPITOLO III.

Maria Santissima e il Sacerdote.

« Dio, dice l’Olier (J. J. Olier, Traité de SS. Ordres, III parte, cap. 6) ha fatto due prodigi nella Chiesa : il Sacerdote e la Vergine santissima ». Il pio autore svolge poi il suo pensiero mostrando l’analogia che corre tra l’ufficio del sacerdote e quello di Maria. È ciò che intendiamo di fare qui anche noi ispirandoci alle sue idee. – Pur non avendo ricevuto il carattere sacerdotale, Maria è:

1° la Madre del Sommo Sacerdote, e quindi Madre in modo speciale di tutti i Sacerdoti;

2° la cooperatrice di Gesù nell’opera sacerdotale della Redenzione;

3° ha in grado eminente lo spirito sacerdotale. Onde noi Sacerdoti dobbiamo avere una divozione speciale a questa divina Madre.

Art. I. — MARIA MADRE DEL SOMMO SACERDOTE.

Richiamiamo la scena dell’Incarnazione. Dio invia l’Angelo Gabriele a Maria, a richiederla del suo consenso al doppio mistero dell’Incarnazione e della Redenzione; perché, rispettandone la libertà, non vuole associarsela in questa grand’opera se prima ella liberamente non vi acconsente. Ora, come già sopra dicemmo, il Verbo diviene Sacerdote nel momento stesso che s’incarna nel seno di Maria: l’incarnazione stessa è, a così dire, la consacrazione sacerdotale di Gesù. Illustrata da lume divino, Maria lo conosce: sa che il Figlio di Dio non può adempiere la sua missione di Salvatore se non facendo l’ufficio di Sacerdote e di vittima per tutto il genere umano. Pronunziando quindi il suo fiat, acconsente liberamente a divenir Madre di Colui che, Sacerdote e vittima, offrirà per la nostra redenzione il solo sacrificio degno di Dio. Nel momento stesso che Maria lo concepisce, Gesù è rivestito del Sacerdozio: Ella quindi diventa Madre di Gesù in quanto Sommo Sacerdote. È Lei che gli dà quel corpo e quel sangue, senza di cui non potrebbe essere Sacerdote e vittima; ed è così associata al suo Sacerdozio.

b) Maria, dunque, non è paga di dare il suo consenso, dà pure parte della sua sostanza per formare l’umanità santa del Salvatore, passa qualche cosa di Lei in Colui che sarà insieme Sacerdote e vittima. Risulta quindi formato della sostanza di Maria quel corpo che sarà un dì immolato sul Calvario, quel sangue che sarà versato per noi, quel Sacrificatore che offrirà l’uno e l’altro. – Così Maria viene a fare un ufficio simile a quello del Sacerdote consacratore, un ufficio anzi che è in qualche modo superiore. Nel momento della Consacrazione il Sacerdote produce Gesù sull’altare, dandogli l’essere sacramentale, ma non lo produce già, come Maria, della propria sostanza. Possiamo anche aggiungere che se noi, Sacerdoti cattolici, abbiamo il mirabile potere di dare a Gesù la sua esistenza sacramentale, lo dobbiamo a Maria che, per la prima, e della propria sostanza, concepì e partorì quel sacro corpo che noi riproduciamo sugli altari. (L’aveva capito bene la Madre MARIA DI Gesù, la quale esprime il suo pensiero così: « Essendo necessarie mani immacolate per ricevere il Figlio di Dio e per restituirlo e offrirlo al Padre come il dono sublime e il sacrificio del mondo. Dio elesse la Vergine Maria. È Lei, aureo canale che porta questo dono divino, è Lei che lo recò ai Sacerdoti, e si direbbe che è pur Lei che lo riprende ora dalle loro mani per offrirlo lassù, nella parte più arcana del santuario dei cieli. Oh! Quanto, dunque, il Sacerdote deve essere unito a Maria! Poiché è Lei la via per cui Egli passa nel ricevere il sacro dono dell’altare, e nel restituire a Dio questo dono sublime! » (Manoscritto, di cui alcune parti furono pubblicate da Dom VANDEUR, La sainte Messe et les écrits de la Mère Marie de Jesus, pagina 25). Oh! grazie, eterne grazie, o Madre divina! sempre che consacreremo, vi faremo ossequiosa offerta di quel Gesù eucaristico il quale non discende ora tra le nostre mani se non perché, venti secoli fa, discese nel virgineo vostro seno.

c) Madre del Sommo Sacerdote, la Vergine santissima riceve la missione, come dice il Papa Pio X: di custodire, di nutrire la vittima e di offrirla, a suo tempo, sull’altare. (Enciclica Ad diem illum pel Giubileo dell’Immacolata Concezione, 2 febbraio 1904).

Maria sarà dunque l’educatrice di Gesù, Sacerdote e vittima, e Gesù trarrà da Lei in parte quella squisita sensibilità, quel cuore pieno di tanta compassione e di tanta misericordia che lo renderà il più pietoso degli uomini, che ne farà un Sacerdote il quale prenderà parte ai nostri dolori, piangerà sulle nostre miserie, pregherà per noi con gemiti ineffabili (Heb. V, 2, 7). Maria è dunque la Madre del Sommo Sacerdote, e quindi Madre in modo speciale di tutti i Sacerdoti della nuova Legge. Come dicemmo più sopra, Maria è madre di tutti i Cristiani in quanto sono membri del Corpo mistico del divino suo Figlio. Ora in questo Corpo mistico il Sacerdote tiene un posto d’onore: rappresentante visibile del Sacerdote invisibile, rivestito del suo carattere sacerdotale e dei suoi poteri, mediatore tra il cielo e la terra, il Sacerdote è veramente un altro Cristo, sacerdos alter Christus. A questo titolo partecipa alla dignità di capo o testa del Corpo mistico, non certo per la stessa ragione di Nostro Signore, ma dipendentemente da Lui, come suo rappresentante visibile e suo strumento, e come colui che riceve grazie non solo per sé, ma anche per distribuirle agli altri specialmente coll’amministrazione dei sacramenti. Quindi Maria, che è Madre di tutti i Cristiani in quel grado che sono uniti a Cristo, è specialmente Madre del Sacerdote che di Cristo fa le veci sulla terra, « pro Christo legatione fungimur! ». La materna sua sollecitudine è dunque in modo particolare per loro. Ardentemente bramosa che, per ben adempiere la nobile missione loro affidata, siano copie viventi del suo divin Figlio, li porta, a così dire, nel seno, li partorisce alla vita sacerdotale, formando nel loro cuore Gesù Cristo col suo spirito e colle sue virtù. Onde noi Sacerdoti dobbiamo avere in Lei una confidenza più filiale dei semplici fedeli, dobbiamo andare a Gesù per Maria, pregarla spesso per la santificazione nostra e per quella di coloro che ci sono affidati; specialmente poi per le cause che riputiamo disperate; memori che nulla vi è di disperato quando si ricorre all’intercessione di Colei che è detta da san Bernardo « omnipotentia supplex ».

ART. II. — MARIA ASSOCIATA ALL’OPERA SACERDOTALE DI GESÙ:

A) Madre del Sommo Sacerdote, Maria doveva pure essere associata al suo ufficio di sacrificatore e di vittima.

a) E lo è sino dal primo momento dell’Incarnazione. C’è un’armonia perfetta tra i sentimenti della Madre e quelli del Figlio. Nell’istante in cui Gesù si offre al Padre dicendo: Eccomi pronto a fare la vostra volontà, l’umile Vergine si offre anch’essa al Padre, pronunciando parole assolutamente simili: « Ecco l’Ancella del Signore, sia fatto a me secondo la tua parola » (S. Luca, I, 38). È lo stesso spirito che li anima e li fa vibrare all’unisono. Quindi, in modo secondario ma vero, Maria viene associata a quell’atto di offerta del Verbo incarnato che è già atto sacerdotale, e dà così anch’Ella principio al suo ufficio di sacrificatrice e di vittima.

b) E lo continua nel giorno della presentazione di Gesù al Tempio. Il Verbo Incarnato, che si era già interiormente offerto al Padre nel seno di Maria, vuole ripetere pubblicamente l’offerta nel Tempio di Gerusalemme, che era allora il solo asilo della vera Religione, e vuole esservi presentato per le mani della Madre. « Gesù era proprietà di Maria, nota l’Olier (Explic. des cerem. de la Grand Messe, L. VI, c. 11); ora, avendo Dio proibito che gli si offrissero vittime furtive e volendo che gli fossero offerte da coloro a cui appartenevano, Gesù-Vittima non gli poteva essere presentato che col consenso e per le mani della sua Madre santissima ». Mentre Gesù rinnova pubblicamente la sua offerta, la santa Vergine gli si associa in quest’offerta e consegna il Figlio nelle mani del Padre, dicendogli interiormente: « Gesù si è già offerto a Voi nel mio seno e ha posto nelle vostre mani tutto il diritto che aveva su se stesso. Ma, poiché è mia proprietà, avendolo voi dato a me, vuole che ve lo presenti anch’io e ceda tutto il diritto che ho su di Lui. Cedo dunque il mio tesoro nelle vostre mani, e vi offro ciò che vi è di più grande in cielo e in terra, affinché per questo voto solenne e questa pubblica offerta di Religione Egli sia totalmente vostro ». (J. J. Olier, Vie interieur de la S.te Vierge, ed. Jeard, 1875, p., 143-144). – Il vecchio Simeone, ispirato da Dio, assicura Maria che l’offerta è stata gradita. Egli, che da sì lungo tempo aspettava fiduciosamente il Messia, si dichiara ora pronto a morire, « perché, dice, i miei occhi videro la tua salute, o mio Dio, quella salute che hai preparata al cospetto di tutti i popoli; la luce che deve dissipare le tenebre delle Nazioni e illustrare il popolo tuo Israele ». Ma aggiunge che quel bambino sarà un dì fatto segno di contradizione e che una spada trafiggerà l’anima di Maria! (S. Luc. I, 25-35). Maria dunque verrà associata al sacrificio di Gesù come è associata ora alla sua offerta, ed eserciterà con Lui, benché in modo secondario, gli uffici sacerdotali.

c) È appunto ciò che vediamo sul Calvario. Nel momento che il divino Crocifisso, dopo aver sofferto lunga e dolorosa agonia, si offre vittima sull’altare della croce, Maria se ne sta ritta appiè di quella croce, in atteggiamento di sacrificatrice. Gesù è cosa sua: è quindi necessario che Ella dia il suo consenso all’immolazione della vittima; e lo fa liberamente, unendosi a Gesù stesso, sommo Sacrificatore; offre così, sebbene in modo secondario, la grande vittima, quella che sola può restituire a Dio tutto l’onore toltogli dal peccato, riparare tutte le nostre offese, espiarle, e meritarci tutte le grazie necessarie alla salute. Ma alla parte di sacrificatrice Maria aggiunge quella di vittima; perché tutti i dolori fisici e morali del Figlio hanno un’eco dolorosa nel suo cuore materno. Vedendo così atrocemente patire Colui che ama molto più di se stessa, sostiene tanti martirii quanti sono i colpi e le ingiurie che Gesù riceve; e, se non fosse stata sorretta da virtù superna, sarebbe morta le cento volte prima di veder spirare il Figlio. Avete quindi ragione, o Madre dei dolori, di essere chiamata Regina dei Martiri, perché, non il vostro corpo, ma l’anima vostra, il vostro cuore, fu torturato, fu crocifisso, fu trafitto: « tuam ipsius animam gladius pertransibit ».

d) Associata al sacrificio di Gesù, Maria avrà, come Lui, una pienezza di grazia a cui noi tutti parteciperemo: sarà mediatrice universale di grazia! e per le sue mani verranno distribuite le grazie spirituali meritate dal Figlio.A questo modo la Vergine santissima, pur non avendo il carattere sacerdotale, compì sublimemente uffici pari a quelli del sacerdote. – Il P. Hugon, (La Vserge-Prétre, 30 ed., Paris, 1912, p. 20)? uno dei più autorevoli nostri teologi, spiega molto bene questo punto. « Maria non dà a Cristo la nascita eucaristica e non lo immola sull’altare, ma gli diede la prima volta la nascita corporale, che viene rinnovata dalla consacrazione; lo offrì sul Calvario in quel sacrificio unico di cui la Messa è ricordo e riproduzione. Maria non assolve i peccatori nel tribunale della penitenza, ma per Lei giunge loro il beneficio della giustificazione. Maria non produce la grazia, come i Sacerdoti, coll’efficacia del carattere sacerdotale, ma tutte le grazie, anche le sacramentali, passano per l’universale sua mediazione, in quel modo che tutte un dì le meritò con merito di convenienza. Maria non consacra i Sacerdoti, come fa il Vescovo, ma ottiene loro col suo merito de congruo e coll’attuale sua impetrazione la grazia della sacra Ordinazione e le disposizioni richieste per ricevere con frutto il sacro rito »,

B) Anche noi sacerdoti, associati all’opera sacerdotale di Cristo, dobbiamo essere, come Maria, sacrificatori e vittime.

a) Sacrificatori; studiamoci di offrire la sacra vittima con disposizioni simili a quelle di Maria appiè della croce, non mossi da orgoglio, da vanità o da interesse, ma unicamente perché Dio sia glorificato e le anime santificate. Specialmente all’altare noi siamo i Religiosi di Dio, quando, tenendo fra le mani la Vittima pura, santa, immacolata, la offriamo alla santissima Trinità, appropriandoci i sentimenti di religione profonda che Gesù, il Figlio diletto, offre alle tre divine Persone. Ah! certo, gli ossequi nostri non valgono gran che, ma quelli di Gesù hanno valore infinito, e Dio guarda i nostri come non facenti ormai che una cosa sola con quelli di suo Figlio. Quindi, nonostante la nostra indegnità, noi, col santo Sacrificio della Messa, lo glorifichiamo come si merita. Oh! qual grande efficacia acquistano le nostre preghiere unite a quelle di Gesù che teniamo fra le nostre mani! Gesù appoggia allora con tutto il peso dei suoi meriti infiniti le umili suppliche che porgiamo al Padre per noi e per i nostri fratelli. Allora specialmente si avvera in tutta la sua forza la promessa di Nostro Signore!: « Et quodcunque petieritis Patrem in nomine meo, hoc faciam: ut glorificetur Pater in Filio ». Sì tutto ciò che chiediamo al Padre in nome del Figlio, che sta rinnovando sull’altare la mistica sua immolazione, ci viene certamente concesso, perché altrimenti ne andrebbe dell’onore del Padre e del Figlio. Ed essendo nostro dovere di adorare pure Gesù stesso, vero Dio e vero uomo, rammentiamoci che Maria è la più perfetta adoratrice del Figlio, e che i nostri ossequi, i quali, nonostante la nostra buona volontà, rimangono sempre così imperfetti, hanno bisogno, per riuscire accetti, di passare per il Cuore Immacolato di Maria.

b) Perché le nostre adorazioni e preghiere siano più efficaci, dobbiamo, come Maria a piè della croce, acconsentire anche noi ad esser vittime. Celebrando il santo Sacrificio della Messa, che è poi la ripetizione del Sacrificio del Calvario con la sola differenza che l’immolazione mistica vi prende il posto dell’immolazione cruenta, non dobbiamo dimenticare le parole che il Vescovo ci disse nel giorno della nostra sacerdotale ordinazione: « Agnoscite quod agitis, imitamini quod tractatis, quatenus mortis dominicæ mysterium selebrantes, mortificare membra vestra a vitiis et concupiscentiis omnibus procuretis ». Sì, sta qui la nostra immolazione e il nostro martirio: combattere vigorosamente in noi e nelle anime la triplice concupiscenza; immolar quotidianamente le cattive tendenze della nostra natura, che non scompaiono interamente se non al punto della morte; dichiarare guerra spietata al vizio; lottare energicamente contro le seduzioni e le attrattive del mondo: fare anzi di più, consacrarci, sacrificarci interamente al servizio delle anime, onde far conoscere e amare Gesù, senza cercare noi stessi, bramosi anzi che ci dimentichino, affinché Dio sia meglio conosciuto ed amato: « Dum omni modo Christus annuncietur » (Filip., I, 18). Ecco il martirio quotidiano che il Signore vuole da noi Sacerdoti. Regolandoci a questo modo, avremo, come Maria, lo spirito sacerdotale.

ART. III. — MARIA POSSIEDE IN GRADO EMINENTE LO SPIRITO SACERDOTALE.

Lo spirito sacerdotale consiste nel dimenticar se stessi e non pensare più che alla gloria di Dio e alla salute delle anime, perché non si è Sacerdoti per sé ma per gli altri. Ed è appunto questo lo spirito che ammiriamo in Maria. Come Gesù non cercò la gloria sua ma quella del Padre e diede la vita per le sue pecorelle, così Maria, dimentica di sé, non pensa che a glorificar Dio e a collaborare alla salute delle anime.

a) Questa brama, questo bisogno di glorificar Dio risplende nel giorno della Visitazione. Elisabetta, vedendo gli effetti soprannaturali causati dall’ingresso di Maria in casa sua, la saluta Madre di Dio, benedetta fra tutte le donne. Maria respinge subito ogni sua lode, e, levando in alto la mente ed il cuore, canta la gloria di Colui che solo ha diritto di essere lodato perché solo ha operato queste meraviglie: « L’anima mia, dice nel suo Magnificat, glorifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore ». In cambio di accettare per sé le lodi della cugina, amorosamente benedice Colui che « volse lo sguardo alla bassezza della sua ancella ». Tutte le generazioni la proclameranno certamente beata, ma solo perché l’Onnipotente operò in Lei cose grandi. Ella non c’entra per nulla: Dio solo ne dev’essere benedetto; Dio, che pose in opera la forza del suo braccio; che ha confusi i superbi e innalzati gli umili; che ha colmati di beni gli affamati e lasciati a mani vuote quelli che si credevano ricchi. Tali erano i sentimenti abituali dell’umile Vergine: unica sua ambizione glorificare, benedire, esaltare il Signore; quindi il suo cuore vibrava all’unisono col cuore di Gesù, Sommo Sacerdote, che la sua gloria e la sua vita aveva sacrificato per onorare il Padre.

b) Questa sua piena conformità di volere Maria ben la mostrò quando il divino suo Figlio, salendo al cielo, le chiese di rimanere ancora sulla terra dopo la sua ascensione. È evidente che era questo per lei il più eroico dei martirii. Maria non aveva vissuto che per Gesù, e meglio di san Paolo avrebbe potuto dire: « Per me il mio vivere è Gesù! ». Non aveva quindi che un’unica brama: seguirlo, contemplarlo, amarlo, glorificarlo per tutta l’eternità. Eppure, quando Gesù le affida la missione di rimanere ancora a lungo in mezzo ai discepoli, per edificarli, istruirli, animarli coi suoi consigli e coi suoi esempi, Maria acconsente a questo nuovo martirio e s’immola per le anime come s’era immolata per Dio.

c) Se ne va coi discepoli al Cenacolo, insegna loro a perseverare unanimi nella preghiera, e attira così su di loro una copiosa effusione dei doni e delle grazie dello Spirito Santo. Ritirata nella casa di san Giovanni, che le era stato dato per figlio, vive nella sua intimità e gli rivela i segreti che il Verbo Incarnato le aveva confidati nei trent’anni della sua vita nascosta. Quei tesori Maria li aveva conservati nel suo cuore e amorosamente meditati, e meglio di ogni altro poteva istruire quell’Apostolo che doveva un giorno far conoscere alla Chiesa nascente le glorie del Verbo Incarnato, fonte di luce, di vita e di amore. – Abbiamo buon fondamento di pensare che la Madre della divina Sapienza non sia stata estranea a quella dottrina così sublime che san Giovanni espone nel quarto Vangelo. Del resto anche altri Apostoli e futuri evangelisti, come san Luca, vennero ad attingere alla medesima fonte certi particolari intimi della vita nascosta del Salvatore. Maria fu così la Madre della Chiesa nascente, esercitando l’apostolato, non in modo pubblico e ufficiale, ma in quel modo modesto ed ascoso che si addice alle vergini cristiane, Divenne a questo modo il modello più perfetto dello spirito sacerdotale e meritò di esser detta Regina degli Apostoli, Regina e Madre dei Sacerdoti, Regina et Mater sacerdotum.

c) Se vogliamo quindi progredire nello spirito sacerdotale od apostolico, non possiamo far di meglio che chiederlo istantemente per intercessione di Colei che attirò sui discepoli una sì ricca effusione dei doni dello Spirito Santo. Maria otterrà anche per noi adagio adagio e progressivamente la trasformazione che venne operata negli Apostoli in un sol tratto il dì della Pentecoste. Anche noi dimenticheremo, come loro, i particolari nostri interessi per non pensare più che alla gloria di Dio e alla salute delle anime. In cambio di esser vittime del rispetto umano, di aver paura della persecuzione, di paventare il patire, ci rallegreremo di dover sostenere gli oltraggi, le calunnie, le umiliazioni, lieti di poter soffrire per il nome di Gesù. In cambio di cercare la stima e l’affetto dei mondani, non avremo che un unico pensiero, quello di predicare coll’esempio più ancora che colla parola le massime del Vangelo e l’amore del divin Crocifisso. Così il nostro apostolato riuscirà più fecondo. E poiché piacque alla divina bontà di distribuire tutte le grazie per le mani di Maria, è chiaro che, se chiediamo colla sua intercessione quelle che ci sono necessarie per la santificazione nostra e per quella delle anime a noi care, le otterremo più sicuramente e più copiosamente; perché, come dice san Bernardo, è volere di Dio che riceviamo tutti i favori spirituali per mezzo di Maria: « Sic a voluntas eius qui totum nos habere voluit per Mariam » (Sermone sulla Natività della Beata Vergine Maria, Numero 7). – O Vergine benedetta, voi che, senza avete il carattere sacerdotale, foste eletta ad esse la Madre del Sommo Sacerdote Gesù e dei suoi rappresentanti sulla terra, voi che con spirito eminentemente apostolico esercitaste uffici simili ai nostri, degnatevi di abbassare sui vostri Sacerdoti il materno vostro sguardo, e vedendone la incapacità ad adempiere la nobile loro missione di religiosi di Dio e di santificatori delle anime, formate in noi lo spirito e le virtù di vostro Figlio, affinché con Lui e per lui possiamo glorificar Dio e condurre molte anime al suo seno.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.