FESTA DEL SACRO CUORE DI GESÙ (2022)

FESTA DEL SACRATISSIMO CORE DI GESÙ (2022)

VENERDÌ DOPO L’OTTAVA DEL CORPUS DOMINI.

(Messale Romano di S. Bertola e G. Destefani, comm. di D. G. LEFEBVRE O. S. B; L. I. C. E. – R. Berruti & C. Torino 1950)

Doppio di Ia cl. con Ottava privilegiata di 3° ordine. – Param. bianchi.

Il Protestantesimo nel secolo XVI e il Giansenismo nel XVIII avevano tentato di sfigurare uno dei dogmi essenziali al Cristianesimo: l’amore di Dio verso tutti gli uomini. Lo Spirito Santo, che è spirito d’amore, e che dirige la Chiesa per opporsi all’eresia invadente, affinché la Sposa di Cristo, lungi dal veder diminuire il suo amore verso Gesù, lo sentisse crescere maggiormente, ispirò la festa del Sacro Cuore. L’Officio di questo giorno mostra « il progresso trionfale del culto del Sacro Cuore nel corso dei secoli. Fin dai Primi tempi i Padri, i Dottori, i Santi hanno celebrato l’amore del Redentore nostro e hanno detto che la piaga, fatta nel costato di Gesù Cristo, era la sorgente nascosta di tutte le grazie. Nel Medio-evo le anime contemplative presero l’abitudine di penetrare per questa piaga fino al Cuore di Gesù, trafitto per amore verso gli uomini » (2° Notturno). — S. Bonaventura parla in questo senso: « Per questo è stato aperto il tuo costato, affinché possiamo entrarvi. Per questo è stato ferito il tuo Cuore affinché possiamo abitare in esso al riparo delle agitazioni del mondo (3° Nott.). Le due Vergini benedettine Santa Geltrude e Santa Metilde nel XIII secolo ebbero una visione assai chiara della grandezza della devozione al Sacro Cuore:. S. Giovanni Evangelista apparendo alla prima le annunziò che « il linguaggio dei felici battiti del Cuore di Gesù, che egli aveva inteso, allorché riposò sul suo petto, è riservato per gli ultimi tempi allorché il mondo invecchiato raffreddato nell’amore divino si sarebbe riscaldato alla rivelazione di questi misteri (L’araldo dell’amore divino. – Libro IV c 4). Questo Cuore, dicono le due Sante, è un altare sul quale Gesù Cristo si offre al Padre, vittima perfetta pienamente gradita. È un turibolo d’oro dal quale s’innalzano verso il Padre tante volute di fumo d’incenso quanti gli uomini per i quali Cristo ha sofferto. In questo Cuore le lodi e i ringraziamenti che rendiamo a Dio e tutte le buone opere che facciamo, sono nobilitate e diventano gradite al Padre. — Per rendere questo culto pubblico e ufficiale, la Provvidenza suscitò dapprima S. Giovanni Eudes, che compose fin dal 1670, un Ufficio e una Messa del Sacro Cuore, per la Congregazione detta degli Eudisti. Poi scelse una delle figlie spirituali di S. Francesco di Sales, Santa Margherita Maria Alacoque, alla quale Gesù mostrò il suo Cuore, a Paray-le-Monial il 16 giugno 1675, il giorno del Corpus Domini, e le disse di far stabilire una festa del Sacro Cuore il Venerdì, che segue l’Ottava del Corpus Domini. Infine Dio si servì per propagare questa devozione, del Beato Claudio de la Colombière religioso della Compagnia di Gesù, che mise tutto il suo zelo a propagare la devozioni al Sacro Cuore». (D. GUERANGER, La festa del Sacro Cuore di Gesù). – Nel 1765, Clemente XIII approvò la festa e l’ufficio del Sacro Cuore, e nel 1856 Pio IX l’estese a tutta la Chiesa. Nel 1929 Pio XI approvò una nuova Messa e un nuovo Officio del Sacro Cuore, e vi aggiunse una Ottava privilegiata. Venendo dopo tutte le feste di Cristo, la solennità del Sacro Cuore le completa riunendole tutte in un unico oggetto, che materialmente, è il Cuore di carne di un Uomo-Dio e formalmente, è l’immensa carità, di cui questo Cuore è simbolo. Questa festa non si riferisce a un mistero particolare della vita del Salvatore, ma li abbraccia tutti. È la festa dell’amor di Dio verso gli uomini, amore che fece scendere Gesù sulla terra con la sua Incarnazione per tutti (Off.) che per tutti è salito sulla Croce per la nostra Redenzione (Vang. 2a Ant. dei Vespri) e che per tutti discende ogni giorno sui nostri altari colla Transustanziazione, per applicarci i frutti della sua morte  sul Golgota (Com.). — Questi tre misteri ci manifestano più specialmente la carità divina di Gesù nel corso dei secoli (Intr.). È « il suo amore che lo costrinse a rivestire un corpo mortale » (Inno del Mattutino). È il suo amore che volle che questo cuore fosse trafitto sulla croce (Invitatorio, Vang.) affinché ne scorresse un torrente di misericordia e di grazie (Pref.) che noi andiamo ad attingerecon gioia (Versetto dei Vespri); un acqua, che nel Battesimo ci purifica dei nostri peccati (Ufficio dell’Ottava) e il sangue, che, nell’Eucaristia, nutrisce le nostre anime (Com.). E, come la Eucaristia è il prolungamento dell’Incarnazione e il memoriale del Calvario, Gesù domandò che questa festa fosse collocata immediatamente dopo l’Ottava del SS. Sacramento. — Le manifestazioni dell’amore di Cristo mettono maggiormente in evidenza l’ingratitudine degli uomini, che corrispondono a questo amore con una freddezza ed una indifferenza sempre più grande, perciò questa solennità presenta essenzialmente un carattere di riparazione, che esige, la detestazione e l’espiazione di tutti i peccati, causa attuale dell’agonia che Gesù sopportò or sono duemila anni. — Se Egli previde allora i nostri peccati, conobbe anche anticipatamente la nostra partecipazione alle sue sofferenze e questo lo consolò nelle sue pene (Off.). Egli vide soprattutto le sante Messe e le sante Comunioni, nelle quali noi ci facciamo tutti i giorni vittime con la grande Vittima, offrendo a Dio, nelle medesime disposizioni del Sacro Cuore in tutti gli atti della sua vita, al Calvario e ora nel Cielo, tutte le nostre pene e tutte le nostre sofferenze, accettate con generosità. Questa partecipazione alla vita eucaristica di Gesù è il grande mezzo di riparare con Lui, ed entrare pienamente nello spirito della festa del Sacro Cuore, come lo spiega molto bene Pio XI nella sua Enciclica « Miserentissimus » (2° Nott. dell’Ott.) e nell’Atto di riparazione al Sacro Cuore di Gesù, che si deve leggere in questo giorno davanti al Ss. Sacramento esposto.

Incipit

In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

Introitus

Ps XXXII: 11; 19
Cogitatiónes Cordis ejus in generatióne et generatiónem: ut éruat a morte ánimas eórum et alat eos in fame.

[I disegni del Cuore del Signore durano in eterno: per strappare le ànime dalla morte e sostentarle nella carestia.]


Ps XXXII: 1
Exsultáte, justi, in Dómino: rectos decet collaudátio.

[Esultate nel Signore, o giusti, la lode conviene ai retti.]

Cogitatiónes Cordis ejus in generatióne et generatiónem: ut éruat a morte ánimas eórum et alat eos in fame.

[I disegni del Cuore del Signore durano in eterno: per strappare le ànime dalla morte e sostentarle nella carestia.]

Oratio

Orémus.
Deus, qui nobis in Corde Fílii tui, nostris vulneráto peccátis, infinítos dilectiónis thesáuros misericórditer largíri dignáris: concéde, quǽsumus; ut, illi devótum pietátis nostræ præstántes obséquium, dignæ quoque satisfactiónis exhibeámus offícium.  

[O Dio, che nella tua misericordia Ti sei degnato di elargire tesori infiniti di amore nel Cuore del Figlio Tuo, ferito per i nostri peccati: concedi, Te ne preghiamo, che, rendendogli il devoto omaggio della nostra pietà, possiamo compiere in modo degno anche il dovere della riparazione.]


Lectio

Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Ephésios. Eph III: 8-19

Fratres: Mihi, ómnium sanctórum mínimo, data est grátia hæc, in géntibus evangelizáre investigábiles divítias Christi, et illumináre omnes, quæ sit dispensátio sacraménti abscónditi a sǽculis in Deo, qui ómnia creávit: ut innotéscat principátibus et potestátibus in cœléstibus per Ecclésiam multifórmis sapiéntia Dei, secúndum præfinitiónem sæculórum, quam fecit in Christo Jesu, Dómino nostro, in quo habémus fidúciam et accéssum in confidéntia per fidem ejus. Hujus rei grátia flecto génua mea ad Patrem Dómini nostri Jesu Christi, ex quo omnis patérnitas in cœlis ei in terra nominátur, ut det vobis, secúndum divítias glóriæ suæ, virtúte corroborári per Spíritum ejus in interiórem hóminem, Christum habitáre per fidem in córdibus vestris: in caritáte radicáti et fundáti, ut póssitis comprehéndere cum ómnibus sanctis, quæ sit latitúdo, et longitúdo, et sublímitas, et profúndum: scire étiam supereminéntem sciéntiæ caritátem Christi, ut impleámini in omnem plenitúdinem Dei.

[Fratelli: A me, minimissimo di tutti i santi è stata data questa grazia di annunciare tra le genti le incomprensibili ricchezze del Cristo, e svelare a tutti quale sia l’economia del mistero nascosto da secoli in Dio, che ha creato tutte cose: onde i principati e le potestà celesti, di fronte allo spettacolo della Chiesa, conoscano oggi la multiforme sapienza di Dio, secondo la determinazione eterna che Egli ne fece nel Cristo Gesù, Signore nostro: nel quale, mediante la fede, abbiamo l’ardire di accedere fiduciosamente a Dio. A questo fine piego le mie ginocchia dinanzi al Padre del Signore nostro Gesù Cristo, da cui tutta la famiglia e in cielo e in terra prende nome, affinché conceda a voi, secondo l’abbondanza della sua gloria, che siate corroborati in virtù secondo l’uomo interiore per mezzo del suo Spirito. Il Cristo abiti nei vostri cuori mediante la fede, affinché, ben radicati e fondati nella carità, possiate con tutti i santi comprendere quale sia la larghezza, la lunghezza e l’altezza e la profondità di quella carità del Cristo che sorpassa ogni concetto, affinché siate ripieni di tutta la grazia di cui Dio è pienezza inesauribile.]

Graduale

Ps XXIV:8-9
Dulcis et rectus Dóminus: propter hoc legem dabit delinquéntibus in via.
V. Díriget mansúetos in judício, docébit mites vias suas.

[Il Signore è buono e retto, per questo addita agli erranti la via.
V. Guida i mansueti nella giustizia e insegna ai miti le sue vie.]
Mt XI: 29

ALLELUJA

Allelúja, allelúja. Tóllite jugum meum super vos, et díscite a me, quia mitis sum et húmilis Corde, et inveniétis réquiem animábus vestris. Allelúja.

[Allelúia, allelúia. Prendete sopra di voi il mio giogo ed imparate da me, che sono mite ed umile di Cuore, e troverete riposo alle vostre ànime. Allelúia]

Evangelium

Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Joánnem.
Joannes XIX: 31-37
In illo témpore: Judǽi – quóniam Parascéve erat, – ut non remanérent in cruce córpora sábbato – erat enim magnus dies ille sábbati, – rogavérunt Pilátum, ut frangeréntur eórum crura, et tolleréntur. Venérunt ergo mílites: et primi quidem fregérunt crura et alteríus, qui crucifíxus est cum eo. Ad Jesum autem cum veníssent, ut vidérunt eum jam mórtuum, non fregérunt ejus crura, sed unus mílitum láncea latus ejus apéruit, et contínuo exívit sanguis et aqua. Et qui vidit, testimónium perhíbuit: et verum est testimónium ejus. Et ille scit quia vera dicit, ut et vos credátis. Facta sunt enim hæc ut Scriptúra implerétur: Os non comminuétis ex eo. Et íterum alia Scriptúra dicit: Vidébunt in quem transfixérunt.

[In quel tempo: I Giudei, siccome era la Parasceve, affinché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era un gran giorno quel sabato – pregarono Pilato che fossero rotte loro le gambe e fossero deposti. Andarono dunque i soldati e ruppero le gambe ad entrambi i crocifissi al fianco di Gesù. Giunti a Gesù, e visto che era morto, non gli ruppero le gambe: ma uno dei soldati gli aprì il fianco con una lancia, e subito ne uscì sangue e acqua. E chi vide lo attesta: testimonianza verace di chi sa di dire il vero: affinché voi pure crediate. Tali cose sono avvenute affinché si adempisse la Scrittura: Non romperete alcuna delle sue ossa. E si avverasse l’altra Scrittura che dice: Volgeranno gli sguardi a colui che hanno trafitto.]

OMELIA

(G. Colombo: Pensieri sui Vangeli e sulle feste del Signore e dei Santi; VI ediz. – Soc. Ed. Vita e pensiero.- Milano 1956.)

AMOR PER AMORE

Al popolo di Israele « dalla testa dura » (Deut., IX, 6) Iddio aveva concesso leggi di un’elementare e palpitante giustizia: occhio per occhio, dente per dente, ferita per ferita, rottura per rottura (Lev., XXIV, 20). Altra giustizia non avrebbe potuto intendere quel popolo fuor di questa grossa del taglione. A noi invece, istruiti dai precetti salutari e dagli esempi del Vangelo, raffinati dallo Spirito Santo disceso in Noi, è possibile comprendere una giustizia più profonda e più completa: quella del perdono e del bene, « Chi vi odia, amatelo! chi vi fa del male, beneficatelo! » (Mt., V, 44). E ben questo il significato della festa d’oggi in cui pare che il Figlio di Dio venga incontro a ciascuno di noi come lo vide Santa Margherita Maria Alacoque: « Ecco quel cuore il quale ha tanto amato gli uomini… Rendigli in contraccambio il tuo cuore, rendigli il tuo amore ». S. Giovanni il prediletto ne aveva intuito i palpiti ardenti, e nell’ultima cena piegò la testa giovanile sul petto divino per ascoltarli. Ma le anime mistiche e privilegiate non bastano a Gesù, Egli volle mostrare a tutti il suo Cuore. Perciò; dopo la morte, un soldato con la lancia squarciò il suo costato. Le piaghe di un cadavere non si rimarginano più; e quella ferita del Cuore di Cristo resta aperta nei secoli, e « attraverso alla ferita visibile noi vediamo la ferita invisibile dell’amore ». (S. BONAVENTURA, Vitis mystica, c.. II). Più nessuno, per quanto debole di vista o freddo di spirito, potrà negare quell’Amore. Invano ha tentato di negarlo Tommaso il Gemello, uno dei dodici. Gesù riapparendo lo chiamò e disse: « Incredulo! metti la tua mano dentro a questa piaga ». E dovette intingere le sue dita in quel Cuore, e gridare come se le sentisse scottare una tremenda fiamma: « Dio mio! Signor mio! ». Cristiani, a tutti quanti ancora non si sono arresi alle dolci attrattive del Signore, a chi spreca i pochi anni della vita nel peccato o nella tristezza, Gesù rivolge il suo amoroso e doloroso rimprovero: « Incredulo! metti la tua gelida mano dentro questa piaga del mio Cuore: è Cuore ardente d’amore; è Cuore ferito d’amore ».

1. È CUORE ARDENTE D’AMORE

Almeno prima di morire il Signore un giorno di trionfo non ha voluto negarselo. Era un dorato mezzodì d’aprile: Gesù dal colle degli Ulivi scese verso la città. Ed ecco la frotta dei discepoli e molta gente accorsa incontro cominciò a trar dal cuore gridi di esultanza e di adorazione. « Viva il re che viene! Benedetto il Figlio di Davide! Gloria in cielo! Pace in terra! ». Alcuni Farisei, sospettosi e astiosi, all’udir questo incontenibile frastuono si rivolsero a Gesù: « Maestro, falli smettere questi urlatori ». Ed Egli, senza fermarsi, rispose: « Io vi dico che se anche costoro tacessero, griderebbero le pietre » (Lc., XIX, 37-40). Ma ci sono dunque delle anime più sorde più dure più immobili delle pietre di montagne? È dunque più facile strappare dai sassi una voce di riconoscenza, un fremito d’affetto, che non dal cuore degli uomini? Troppa gente vive come se non intendesse i palpiti del Cuore di Gesù. Poteva questo Sacro Cuore far di più a noi? ah, lo gridino le pietre!

a) Lo gridino le pietre della grotta di Betlemme, che per le prime videro in gracile carne l’Unigenito dell’Onnipotente. Pensate: tutto il genere umano, fatto nemico del Creatore per la colpa del primo padre Adamo, gemeva sotto la schiavitù del demonio. Non poteva uscire da così miseranda rovina e riconciliarsi con Dio perché privo di un mediatore che valesse a tanto; né v’era tra le creature chi potesse compensare l’ingiuria fatta all’infinita Maestà e sollevare gli uomini dall’abisso profondo ov’erano precipitati. Essi stessi, lungi dall’implorare pietà, si erano allontanati dal Creatore e, abbandonatisi ciecamente al disordine, dormivano smemorati in braccio alla morte. Ebbene, chi pensò ad essi? chi si prese cura dell’infelicissimo loro destino? Fu il divin Cuore che ebbe pietà di tutti gli uomini e decise di spezzare le loro catene, di operare la loro salvezza. E come fece? Lo gridino le pietre della grotta: nacque bambino per crescere vittima di sacrificio, per soddisfare in sovrammisura alla giustizia del Padre. Chi avrebbe osato chiedere un sì grande rimedio? Chi anche solo avrebbe potuto immaginarlo? Eppure, quello che nessun uomo avrebbe saputo immaginarlo, immaginò e fece l’Amor di Dio.

b) E se l’uomo non l’intende lo gridino pure le pietre delle strade palestinesi. Esse videro Gesù passare sotto le sferze del vento invernale e sotto le vampate del solleone in cerca di anime; lo videro raccogliere dalla polvere bambini e stringerli al Cuore; lo videro consolare, insegnare, guarire, da ogni male. Esse lo attesero invano molto per offrirgli un’ora di sonno e di ristoro. « Gli uccelli hanno un nido, le volpi una tana; soltanto il Figlio dell’Uomo non ha pietra dove posare la guancia » (S. Lc. IX, 58).

c) Lo gridino ancora le pietre del deserto, quelle che videro Gesù moltiplicare pane e companatico per sfamare parecchie migliaia di bocche. « Questa folla mi fa compassione: e non mi basta il Cuore di rimandarla digiuna indietro; forse qualcuno potrebbe sentirsi male lungo il cammino » (Mt., XV, 32). Il Figlio di Dio sentiva dunque tremare le fibre del suo Cuore d’uomo anche per le nostre sofferenze corporali. – E dire che per nostro amore Egli, non tre giorni appena, ma quaranta sopportò il digiuno: ed alla fine si rifiutò di cambiare in pani le bollenti pietre del deserto che satana gli presentava (Mt., IV, 4). Quanta tenerezza e profondità d’affetto!

d) Lo gridi pure la pietra che ostruiva il sepolcro di Lazzaro. Gesù stava davanti ad essa diritto, ed aveva a’ suoi fianchi Marta e Maria, e dietro a Lui molti dolenti e molti curiosi. « Come vide le sorelle piangere, e altra gente piangere, lo prese un tremito di commozione che tutto lo conturbò ». Invano forse cercò di dominarsi, e « scoppiò a piangere ». Quando i Giudei videro quelle lagrime sgorgare dal suo Cuore premuto dalla compassione, fu un lungo mormorare di meraviglia: «Guardate come l’amava!» (Giov.. XI, 33 ss.). E a noi, Cristiani, le lagrime del Cuor di Gesù sulla tomba dell’amico, o quelle altre sulla città ingrata non destano neppure un sincero brivido di commozione o di meraviglia?

e) Se poi tacciamo, grideranno le pietre del Cenacolo. Essendo venuto il tempo di sua partenza, Gesù non seppe lasciarci senza un qualche dono, e il dono fu quale soltanto il Cuore suo poteva trovare. Quando Luigi XVI uscì dalla prigione per andare al palco di morte, incontrò il suo fedel servo Clery, che piangeva dirottamente sulla sventura del suo sovrano. Il re angosciato volle lasciargli un ricordo. Ristette un momento pensando, e poi portata la mano alla fronte, strappò dal suo capo una ciocca de’ suoi capelli incanutiti precocemente e glieli donò. Clery ringraziandolo, se li strinse al petto. Ma il Cuore di Gesù disponendo colla sua onnipotenza di mezzi pari al suo desiderio, trovò un ricordo che realizzasse il sogno dell’amore, di star cioè sempre colla persona amata. « Questo — disse agli amati discepoli ed agli uomini — è il mio corpo, e questo è il mio sangue: rinnovate questo sacramento in mia memoria ». Qual dono è mai l’Eucaristia! Noi abbiamo sull’altare il Cuore vero di Gesù nel suo Corpo vivo: noi l’adoriamo, l’amiamo.

f) Ma il supremo atto d’amore del Sacro Cuore, lo gridano le pietre del Calvario; quelle che nell’istante della morte, più sensibili di molti cuori umani, si spaccarono e tremarono. Diceva un giorno il nostro Signore: « Non c’è palpito più grande che dar la vita per gli amati ». Ed Egli giunse fin qui: con un grido d’immenso amore, emise lo spirito.

Dopo questa breve rassegna dei principali atti d’Amore del Sacro Cuore verso di noi, bisogna ricordare la legge a cui accennammo in principio: « Cuore per cuore, Amor per amore ».

2. È CUORE FERITO D’AMORE

Purtroppo, la terribile ingratitudine umana ha disconosciuto la profonda giustizia dell’amore. Perciò il Sacro Cuore è ferito da molte spine, e dalla lancia. Il colpo della lancia, che non poté sentire perché già morto, gli ha lasciato una piaga viva che lo costrinse a lamentarsi. « Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini e non riceve in compenso che ingratitudine per i disprezzi, le irriverenze, i sacrilegi, le freddezze che hanno per me, specialmente nel Sacramento di amore ». Una vecchia biografia di S. Domenico riferisce il seguente racconto. Una donna di costumi dubbi, contrariamente alle sue abitudini, una sera trovavasi sola in casa. A un tratto sente bussare alla porta. Va ad aprire. Un uomo bellissimo, ma in preda a una tristezza profonda, le chiede ospitalità. La donna gli serve parte della sua cena. Ma ecco che sul tovagliolo dell’ospite, una macchia di sangue è apparsa. La donna cambia il tovagliolo, ma dopo alcuni istanti, esso è di nuovo, sopra al cuore, rosso di sangue. La misera allora capisce: quell’uomo è il Crocifisso del Calvario, quel Cuore che sanguina è il prezzo del peccato. Cristiani, c’è della gente che fa sanguinare ancora il Cuore di Gesù; e c’è della gente che lo lascia indifferentemente sanguinare.

a) Lo fan sanguinare i peccatori. E tra tutti i peccati mortali — se non mi sbaglio — due specialmente trafiggono, nel Cuore, Gesù ai nostri tempi: il peccato impuro, e la trascuranza della Messa nei giorni festivi. Gesù rinnova sull’altare il supremo atto d’amore che un giorno compì sul Calvario: ed è pauroso pensare che molte anime neppure una volta alla settimana vengano ad assistervi. Che dovrà dire Gesù? « Io mi immolo per la loro salvezza, ed essi sono spensieratamente perduti nei loro affari, divertimenti, chiacchiere, come se il sacrificio del Figlio di Dio non li riguardasse ».

Gesù è venuto in terra a svelarci i tesori del suo Cuore perché ivi ponessimo i nostri affetti e i desideri di felicità. Ma l’impuro sazia il proprio cuore di affetti illeciti o vili, si fa adoratore d’una creatura, pone la sua felicità in soddisfazioni vergognose e degradanti. Così, con un oltraggio senza nome, il Redentore vede il suo Cuore respinto per una manata di ghiande; e il suo Cuore sanguina.

b) Lo lascian sanguinare i tiepidi, perché non si sentono di far nulla per consolare Gesù. Vivono senza gravi offese, ma non si accostano frequentemente all’Eucaristia, ma non pregano con fervore, ma non si sforzano d’acquistare gentilezza e candore di coscienza. Essi trattano con enorme spilorceria quell’amore che si prodiga senza misure. Inoltre, i tiepidi lasciano soffrire il Cuore di Gesù, perché non fanno nulla per riparare altri oltraggi coi quali fu ripagato Gesù per causa dell’amore che ci porta, mentre uno degli scopi principali della devozione al Sacro Cuore è appunto la riparazione. Come potranno sentire dispiacere delle colpe altrui, se indifferentemente passano sulle proprie? Come avranno zelo della salvezza del prossimo, se mettono la propria in grande pericolo? Avviene così che molti ascoltano tranquillamente bestemmiare, sparlare della fede, dir cose invereconde. E molti altri non si preoccupano di nessuna opera buona, né di missioni, né di poveri, né di chiese. E molti ancora non pregano mai per i loro compagni, o parenti, o amici traviati; non hanno cura di porre nella loro casa la immagine del Sacro Cuore, di consacrare a Lui la propria famiglia. Si racconta di un illustre pittore cristiano (Ippolito Flandrin) che dipingendo in una chiesa di Nimes ebbe la bella ispirazione di scrivere nella piega della veste di Cristo, e proprio sul Cuore, il nome di suo padre, di sua madre, della sua sposa, e dei suoi figlioli. Dopo molti anni, quando già il pittore era morto, fu scoperta quell’iscrizione: quei suoi cari nomi stavano ancora scritti sul Cuore di Gesù. – Anche noi, gettata via ogni ingratitudine e ogni tiepidezza, con la preghiera, con la mortificazione, con le opere di zelo scriviamo il nostro nome, il nome dei nostri cari, il nome delle persone che vogliamo specialmente salve, sul Cuore divino. Esso è il libro della vita.

CONCLUSIONE

Nella mattina della festa di S. Giovanni Evangelista, nel convento di Helfta in Germania, a Santa Geltrude apparve il discepolo prediletto, il quale le fece gustare le dolcezze intime ch’egli aveva provato nell’ultima cena, riposando il capo sul Cuore del Signore. La vergine benedettina estasiata non poté tenersi dal domandare: « Perché avete tenuto un così assoluto silenzio su ciò, non facendone alcun cenno nei vostri scritti, almeno per edificazione delle anime nostre? ». E l’Evangelista rispose che il conoscere la dolcezza di quei palpiti era riserbato al tempo avvenire, « affinché il mondo invecchiato, intendendo questi misteri, riacquistasse nell’amore divino un po’ di calore » (Révélations de Sainte Geltrude, Paris, 1878, 1. IV, c. IV, pag. 28). Quel tempo è giunto: il mondo è ormai invecchiato e i misteri del Cuore divino sono stati rivelati. Oh guai a quelli che non riscalderanno la loro fede alle fiamme di questo amore! dovranno penare orribilmente alle fiamme della vendetta infernale! Non illudiamoci però. Quest’amore che il Sacro Cuore domanda non è fatto di parole o di sterili sentimentalismi, ma di opere. Le opere sono la prova dell’amore. « Se mi amate; osservate i miei comandamenti » (Giov., XIV, 15). S. Paolo che aveva compreso bene il mistero del Sacro Cuore, aveva saputo amarlo bene. Sentite da lui come: « Più d’una volta per suo amore mi sono sentito la morte alle calcagna; una volta a sassate; tre volte fui in pericolo di naufragio. Per suo amore ho viaggiato tutta la vita tra innumerevoli pericoli: pericolo di terra e di acqua, di città e di foreste, di briganti e di nemici. Per suo amore ho provato e fame e sete e freddo e nudità; senza contare il lavoro di ogni giorno » (II Cor., XI, 23-28). Eppure, dice ancora San Paolo, « né spada, né malattia, né persecuzione, né angoscia mi potrà strappare dal cuore l’amore verso Gesù » (Rom., VIII, 35). E lancia al mondo un grido come di sfida: « Si quis non amat Dominum nostrum Jesum Christum anathema sit! », che noi possiamo tradurre così: « Se alcuno non ama il Sacro Cuore di Gesù Cristo è scomunicato ».

IL CREDO

Offertorium

Orémus
Ps LXVIII: 21

Impropérium exspectávi Cor meum et misériam: et sustínui, qui simul mecum contristarétur, et non fuit: consolántem me quæsívi, et non invéni

[Obbrobrii e miserie si aspettava il mio Cuore; ed attesi chi si rattristasse con me: e non vi fu; cercai che mi consolasse e non lo trovai.]

Secreta

Réspice, quǽsumus, Dómine, ad ineffábilem Cordis dilécti Fílii tui caritátem: ut quod offérimus sit tibi munus accéptum et nostrórum expiátio delictórum.

[Guarda, Te ne preghiamo, o Signore, all’ineffabile carità del Cuore del Tuo Figlio diletto: affinché l’offerta che Ti facciamo sia gradita a Te e giovi ad espiazione dei nostri peccati].

Præfatio
de sacratissimo Cordis Jesu

Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Qui Unigénitum tuum, in Cruce pendéntem, láncea mílitis transfígi voluísti: ut apértum Cor, divínæ largitátis sacrárium, torréntes nobis fúnderet miseratiónis et grátiæ: et, quod amóre nostri flagráre numquam déstitit, piis esset réquies et poeniténtibus pater et salútis refúgium. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis exércitus hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes: Sanctus ...

 [È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che hai voluto che il tuo Unigenito, pendente dalla croce, fosse trafitto dalla lancia del soldato, così che quel cuore aperto, sacrario della divina clemenza, effondesse su di noi torrenti di misericordia e di grazia; e che esso, che mai ha cessato di ardere d’amore per noi, fosse pace per le anime pie e aperto rifugio di salvezza per le ànime penitenti. E perciò con gli Angeli e gli Arcangeli, con i Troni e le Dominazioni, e con tutta la milizia dell’esercito celeste, cantiamo l’inno della tua gloria, dicendo senza fine:]

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Joannes XIX: 34

Unus mílitum láncea latus ejus apéruit, et contínuo exívit sanguis et aqua.

[Uno dei soldati gli aprì il fianco con una lancia, e subito ne uscì sangue e acqua.]

Postcommunio

Orémus.
Prǽbeant nobis, Dómine Jesu, divínum tua sancta fervórem: quo dulcíssimi Cordis tui suavitáte percépta;
discámus terréna despícere, et amáre cœléstia:

[O Signore Gesù, questi santi misteri ci conferiscano il divino fervore, mediante il quale, gustate le soavità del tuo dolcissimo Cuore, impariamo a sprezzare le cose terrene e ad amare le cose celesti:]

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (2)

ORDINARIO DELLA MESSA

ACTUS REPARATIONIS ET CONSECRATIONIS

Iesu dulcissime, cuius effusa in homines caritas, tanta oblivione, negligentia, contemptione, ingratissime rependitur, en nos, ante altaria [an: conspectum tuum] tua provoluti, tam nefariam hominum socordiam iniuriasque, quibus undique amantissimum Cor tuum afficitur, peculiari honore resarcire contendimus. Attamen, memores tantæ nos quoque indignitatis non expertes aliquando fuisse, indeque vehementissimo dolore commoti, tuam in primis misericordiam nobis imploramus, paratis, voluntaria expiatione compensare flagitia non modo quæ ipsi patravimus, sed etiam illorum, qui, longe a salutis via aberrantes, vel te pastorem ducemque sectari detrectant, in sua infìdelitate obstinati, vel, baptismatis promissa conculcantes, suavissimum tuæ legis iugum excusserunt. Quæ deploranda crimina, cum universa expiare contendimus, tum nobis singula resarcienda proponimus: vitæ cultusque immodestiam atque turpitudines, tot corruptelæ pedicas innocentium animis instructas, dies festos violatos, exsecranda in te tuosque Sanctos iactata maledicta àtque in tuum Vicarium ordinemque sacerdotalem convicia irrogata, ipsum denique amoris divini Sacramentum vel neglectum vel horrendis sacrilegiis profanatum, publica postremo nationum delicta, quæ Ecclesiæ a te institutæ iuribus magisterioque reluctantur. Quæ utinam crimina sanguine ipsi nostro eluere possemus! Interea ad violatum divinum honorem resarciendum, quam Tu olim Patri in Cruce satisfactionem obtulisti quamque cotidie in altaribus renovare pergis, hanc eamdem nos tibi præstamus, cum Virginis Matris, omnium Sanctorum, piorum quoque fìdelium expiationibus coniunctam, ex animo spondentes, cum præterita nostra aliorumque peccata ac tanti amoris incuriam firma fide, candidis vitæ moribus, perfecta legis evangelicæ, caritatis potissimum, observantia, quantum in nobis erit, gratia tua favente, nos esse compensaturos, tum iniurias tibi inferendas prò viribus prohibituros, et quam plurimos potuerimus ad tui sequelam convocaturos. Excipias, quæsumus, benignissime Iesu, beata Virgine Maria Reparatrice intercedente, voluntarium huius expiationis obsequium nosque in officio tuique servitio fidissimos ad mortem usque velis, magno ilio perseverantiæ munere, continere, ut ad illam tandem patriam perveniamus omnes, ubi Tu cum Patre et Spiritu Sancto vivis et regnas in sæcula sæculorum.

Amen.

[ATTO DI RIPARAZIONE AL SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ

Gesù dolcissimo, il cui immenso amore per gli uomini viene con tanta ingratitudine ripagato di oblìo, di trascuratezza, di disprezzo, ecco che noi prostrati dinanzi ai tuoi altari intendiamo riparare con particolari attestazioni di onore una così indegna freddezza e le ingiurie con le quali da ogni parte viene ferito dagli uomini l’amantissimo tuo Cuore.

Ricordando però che noi pure altre volte ci macchiammo di tanta indegnità e provandone vivissimo dolore, imploriamo anzitutto per noi la tua misericordia, pronti a riparare con volontaria espiazione, non solo i peccati commessi da noi, ma anche quelli di coloro che errando lontano dalla via della salute, o ricusano di seguire Te come pastore e guida ostinandosi nella loro infedeltà, o calpestando le promesse del Battesimo hanno scosso il soavissimo giogo della tua legge.

E mentre intendiamo espiare tutto il cumulo di sì deplorevoli delitti, ci proponiamo di ripararli ciascuno in particolare: l’immodestia e le brutture della vita e dell’abbigliamento, le tante insidie tese dalla corruttela alle anime innocenti, la profanazione dei giorni festivi, le ingiurie esecrande scagliate contro Te e i tuoi Santi, gli insulti lanciati contro il tuo Vicario e l’ordine sacerdotale, le negligenze e gli orribili sacrilegi ond’è profanato lo stesso Sacramento dell’amore divino, e infine le colpe pubbliche delle nazioni che osteggiano i diritti e il Magistero della Chiesa da Te fondata.

Oh! potessimo noi lavare col nostro sangue questi affronti! Intanto, come riparazione dell’onore divino conculcato, noi Ti presentiamo — accompagnandola con le espiazioni della Vergine Tua Madre, di tutti i Santi e delle anime pie — quella soddisfazione che Tu stesso un giorno offristi sulla croce al Padre e che ogni giorno rinnovi sugli altari: promettendo con tutto il cuore di voler riparare, per quanto sarà in noi e con l’aiuto della tua grazia, i peccati commessi da noi e dagli altri e l’indifferenza verso sì grande amore con la fermezza della fede, l’innocenza della vita, l’osservanza perfetta della legge evangelica specialmente della carità, e d’impedire inoltre con tutte le nostre forze le ingiurie contro di Te, e di attrarre quanti più potremo al tuo sèguito. Accogli, Te ne preghiamo, o benignissimo Gesù, per intercessione della Beata Vergine Maria Riparatrice, questo volontario ossequio di riparazione, e conservaci fedelissimi nella tua ubbidienza e nel tuo servizio fino alla morte col gran dono della perseveranza, mercé il quale possiamo tutti un giorno pervenire a quella patria, dove Tu col Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni, Dio, per tutti i secoli dei secoli. Così sia.] .

Indulgentia quinque annorum.

Indulgentia plenaria, additis sacramentali confessione, sacra Communione et alicuius ecclesiæ aut publici oratorii visitatione, si quotidie per integrum mensem reparationis actus devote recitatus fuerit.

Fidelibus vero, qui die festo sacratissimi Cordis Iesu in qualibet ecclesia aut oratorio etiam (prò legitime utentibus) semipublico, adstiterint eidem reparationis actui cum Litaniis sacratissimi Cordis, coram Ssmo Sacramento sollemniter exposito, conceditur:

Indulgentia septem annorum;

Indulgentia plenaria, dummodo peccata sua sacramentali pænitentia expiaverint et eucharisticam Mensam participaverint (S. Pæn. Ap., 1 iun. 1928 et 18 mart. 1932).

[Indulg. 5 anni; 7 anni nel giorno della festa – Plenaria se recitata per un mese con Confessione, Comunione, Preghiera per le intenzioni del Sommo Pontefice, visita di una chiesa od oratorio pubblico. – Nel giorno della festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, 7 anni, e se confessati e comunicati, recitata con le litanie de Sacratissimo Cuore, davanti al SS. Sacramento solennemente esposto: Indulgenza plenaria].

LITANIA SACRATISSIMI CORDIS IESU

Tit. XI, cap. II

Indulg. septem annorum; plenaria suetis condicionibus, dummodo cotidie per integrum mensem litania, cum versiculo et oratione pia mente repetita fuerint.

Pius Pp. XI, 10 martii 1933

KYRIE, eléison.

Christe, eléison.

Kyrie, eléison.

Christe, audi nos.

Christe, exàudi nos.

Pater de cælis, Deus, miserére nobis.

Fili, Redémptor mundi, Deus, miserére.

Spiritus Sancte, Deus, miserére.

Sancta Trinitas, unus Deus, miserére nobis.

Cor Iesu, Filii Patris ætèrni, miserére.

Cor Iesu, in sinu Virginis Matris a Spiritu Sancto formàtum, miserére.

Cor Iesu, Verbo Dei substantiàliter unitum, miserére.

Cor Iesu, maiestàtis infinitæ, miserére nobis.

Cor Iesu, templum Dei sanctum, miserére.

Cor Iesu, tabernàculum Altissimi, miserére.

Cor Iesu, domus Dei et porta cæli, miserére.

Cor Iesu, fornax ardens caritàtis, miserére.

Cor Iesu, iustitiæ et amóris receptàculum, miserére.

Cor Iesu, bonitàte et amóre plenum, miserére.

Cor Iesu, virtùtum omnium abyssus, miserére.

Cor Iesu, omni laude dignissimum, miserére.

Cor Iesu, rex et centrum omnium córdium, miserére.

Cor Iesu, in quo sunt omnes thesàuri sapiéntiæ et sciéntias, miserére.

Cor Iesu, in quo habitat omnis plenitùdo divinitàtis, omiserére.

Cor Iesu, in quo Pater sibi bene complàcuit, miserére.

Cor Iesu, de cuius plenitudine omnes nos accépimus, miserére.

Cor Iesu, desidérium cóllium æternórum, miserére.

Cor Iesu, pàtiens et multæ misericórdiaæ, miserére.

Cor Iesu, dives in omnes qui invocant te, miserére.

Cor Iesu, fons vitae et sanctitàtis, miserére nobis.

Cor Iesu, propitiàtio prò peccàtis nostris, miserére.

Cor Iesu, saturàtum oppróbriis, miserére.

Cor Iesu, attritum propter scelera nostra, miserére.

Cor Iesu, usque ad mortem obédiens factum, miserére.

Cor Iesu, làncea perforàtum, miserére.

Cor Iesu, fons totius consolatiónis, miserére.

Cor Iesu, vita et resurréctio nostra, miserére.

Cor Iesu, pax et reconciliàtio nostra, miserére.

Cor Iesu, victima peccatórum, miserére.

Cor Iesu, salus in te speràntium, miserére.

Cor Iesu, spes in te moriéntium, miserére.

Cor Iesu, deliciæ Sanctórum omnium, miserére.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,parce nobis, Dòmine.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, exàudi nos, Dòmine,

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserére nobis.

V. Iesu, mitis et hùmilis Corde.

R. Fac cor nostrum secùndum Cor tuum.

Orèmus.

Ominipotens sempitèrne Deus, réspice in Cor dilectissimi Filii tui, et in laudes et satisfactiónes, quas in nòmine peccatórum tibi persólvit, iisque misericórdiam tuam peténtibus tu véniam concede placàtus, in nòmine eiùsdem Filii tui Iesu Christi:

Qui tecum vivit et regnat in sæcula sæculórum.

R. Amen.

[Litanie del S. Cuore di Gesù

(Signore, abbi pietà di noi

Cristo, abbi pietà di noi.

Signore, abbi pietà di no:

Cristo, ascoltaci

Cristo, esaudiscici.

Dio, Padre celeste, abbi pietà di noi (ogni volta)

Dio, Figlio Redentore del mondo, abbi …

Dio, Spirito Santo, ….

Santa Trinità, unico Dio …

Cuore di Gesù, Figlio dell’Eterno Padre, abbi pietà di noi (ogni volta)

Cuore di Gesù, formato dallo Spirito Santo nel seno della Vergine Madre …

Cuore di Gesù, sostanzialmente unito al Verbo di Dio …

Cuore di Gesù, di maestà infinita …

Cuore di Gesù, tempio santo di Dio …

Cuore di Gesù, tabernacolo dell’Altissimo, …

Cuore di Gesù, casa di Dio e porta del Cielo, …

Cuore di Gesù, fornace ardente di carità, …

Cuore di Gesù, ricettacolo di giustizia e di amore, …

Cuore di Gesù, pieno di bontà e di amore, …

Cuore di Gesù, abisso di ogni virtù, …

Cuore di Gesù, degnissimo di ogni lode, …

Cuore di Gesù, Re e centro di tutti i cuori, …

Cuore di Gesù, in cui sono tutti i tesori di sapienza e di scienza, …

Cuore di Gesù, in cui abita la pienezza della divinità, …

Cuore di Gesù, in cui il Padre ha posto le sue compiacenze, …

Cuore di Gesù, dalla cui abbondanza noi tutti ricevemmo, …

Cuore di Gesù, desiderio dei colli eterni, …

Cuore di Gesù, paziente e misericordiosissimo, …

Cuore di Gesù, ricco con tutti coloro che ti invocano, …

Cuore di Gesù, fonte di vita e di santità, …

Cuore di Gesù, propiziazione pei peccati nostri. …

Cuore di Gesù, satollato di obbrobrii, …

Cuore di Gesù, spezzato per le nostre scelleratezze, …

Cuore di Gesù, fatto obbediente sino alla morte, …

Cuore di Gesù, trapassato dalla lancia, …

Cuore di Gesù, fonte d’ogni consolazione,

Cuore di Gesù, vita e risurrezione nostra, …

Cuore di Gesù, pace e riconciliazione nostra. …

Cuore di Gesù, vittima dei peccati, …

Cuore di Gesù, salute di chi in Te spera, …

Cuore di Gesù, speranza di chi in Te muore, …

Cuore di Gesù, delizia di tutti i Santi, …

Agnello di Dio che togli peccati del mondo, perdonaci o Signore.

Agnello di Dio che togli peccati del mondo, esaudiscici, o Signore

Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.

V. Gesù, mansueto e umile di cuore,

R. Rendi il nostro cuore simile al tuo.

Preghiamo

O Dio onnipotente ed eterno, guarda al Cuore del tuo dilettissimo Figlio, alle lodi ed alle soddisfazioni che Esso ti ha innalzato, e perdona clemente a tutti coloro che ti chiedono misericordia nel nome dello stesso tuo Figlio Gesù Cristo, che vive e regna con te, Dio, in unità con lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.

R. Così sia.]