LA SITUAZIONE (13)

LA SITUAZIONE (13):

DOLORI, PERICOLI, DOVERI E CONSOLAZIONI DEI CATTOLICI DEI TEMPI PRESENTI

OPERA DI MONSIGNORE G. G. GAUME PROTONOTARIO APOSTOLICO

Custos, quid nocte?

Sentinella: che è della notte?

DOVERI

Lettera Decimaterza

Caro Amico

Sapere come il demonio, discacciato dal suo impero per opera del Figlio di Dio, abbia trovato modo di rientrarvi, e riprendervi autorità quasi tanto assoluta, com’era altre volte; è ciò dovere capitale dei Cattolici d’oggigiorno. Che da questa conoscenza dipende tutto il successo della lotta. Or come acquistarla? Interrogandone forse gli accademici, i sapienti, i letterati? no, per fermo. Chi dunque? la prima buona donna in cui v’incontriate; o, il vostro portiere, un lavoratore, un operaio qualunque, tanto solo che sia dotato della facoltà elementare di unire due idee. Domandate: come avviene che un campo si copre di zizania? Purché non prendano la vostra questione per celia, essi vi risponderanno; un campo si copre di zizania, perché vi si è seminata la zizania. Dite loro: Io ho viaggiato in un paese che si chiama l’Alemagna; questo paese è luterano. Sapete Voi, perché vi si professi il luteranismo, e non un’altra eresia? Ed e’ vi risponderanno ancora: Si professa il luteranismo in Alemagna, perché vi si è insegnato il luteranismo. Voi aggiungete: Io ho visitato un paese che professa una religione totalmente diversa; questo paese si chiama là Turchia: essa è maomettana. Perchè? Essi vi risponderanno sempre: L a Turchia professa il maomettanismo, perché vi si è insegnato il maomettanismo. – In questa risposta del più volgare buon senso sta quella che noi cerchiamo, e che tutti debbono cercar e con noi. Si domanda come il paganesimo, o il satanismo (poiché è tutt’uno) si trovi oggidì in piena fioritura nel campo d’Europa? E noi rispondiamo arditamente con tutte le buone donne di Francia e di Navarra: « L’EUROPA DI OGGIDÌ È PAGANA , PERCHÈ SI è SEMINATO IL PAGANESIMO ». Tutti gli assiomi di matematica sono meno certi di questa risposta dell’ignoranza. Che per verità, in fatto di idee, di costumi, di arti, di politica, di tendenze sociali, l’Europa d’oggidì sia già per metà paganizzata; che la rivoluzione che la domina miri a ricondurci agli splendori, alle glorie, alle ,libertà dei tempi antichi, vale a dire pagani, ben noi il vediamo cogli occhi nostri, il tocchiamo colle nostre mani, e Pio IX ne gitta solenne grida a tutto il mondo. Ma come si fanno in seno alle società le seminagioni del bene e del male, della verità e dell’errore? A mezzo dell’insegnamento. L’anima che viene al mondo, dice S. Tommaso, è tavola rasa, tabula rasa. Se vi scrivete il Cristianesimo, essa sarà cristiana; se scrivete il paganesimo, il giudaismo, il maomettanismo, sarà pagana, giudea, maomettana. Se ad un tempo vi scrivete il Cristianesimo e il paganesimo, essa sarà parte cristiana e parte pagana, sino a che, aiutando le passioni, essa non sia più niente di netto e riciso, o meglio tutto pagana. Per tal modo si rende manifesto che buono o cattivo, Cristiano o pagano, giudeo o maomettano, L’ UOMO È IN SOMMA UN ESSERE AMMAESTRATO; e non è altro, che questo. In qual tempo si dà l’insegnamento, i cui frutti vengono più abbondanti e più durevoli? Quando l’anima dell’uomo ancor fresca riceve con facilità, e ritiene con fedeltà tutto quello che le si gitta dentro: dai dieci ai venti anni, giustamente appellato dallo Spirito Santo il tempo decisivo della vita: adolescens (e non già puer) juxta viam suam, etiam cum senuerit non recedet ab ea. Quali poi sono le classi della società che tramandano alle altre ciò che esse ricevettero mediante l’insegnamento,e si le si fanno loro immagine? Un uomo che ben se ne intende, il sig. Thiers, ha detto: l’istruzione secondaria formar quelle che si chiamano le classi illuminate di una nazione. Or se le classi illuminate non sono la nazione intera, esse la caratterizzano. I loro vizi, le loro qualità, le loro inclinazioni buone o cattive, sono bentosto quelle della nazione intera; esse fanno tutto il popolo infetto del contagio delle loro idee e dei loro sentimenti. Da quello che è detto sin qui, nasce questa conseguenza irrepugnabile: il paganesimo abbondare in Europa, perché è stato seminato con abbondanza in cuore alla gioventù letterata. – Se inoltre vi prenda desiderio di sapere quando, come, e per cui opera ciò venne operato, vi dico che non è già una lettera che mi domandate, ma piuttosto un libro. (Questo libro esiste, scritto dall’autore; ed intitolato la Rivoluzione, ricerche istoriche sull’origine e la propagazione del male m Europa dall’epoca del rinascimento fino ai giorni nostri. 12. vol. in 8. Tradotta nelle principali lingue dell’Europa. Opera veramente classica, e degna di  essere letta e meditata). – Ma di quale maniera il paganesimo si è sì esteso da macchiare tutto, o si è allargato come il cancro da rodere fino alle parti vitali delle società cristiane? In altri termini: come l’antico principe di questo mondo, rientrato vittorioso nel suo impero, procede oggi al capo di una potente armata, per assalire e racquistare la sua antica città capitale, di cui spera e non senza ragione, di presto vedersi aprire le porte dinanzi? Si legge nell’istoria di un antico popolo che un re del paese venne spodestato e bandito in perpetuo. E bene egli sei meritava, essendo un Usurpatore, un libertino, un ipocrita, un despota senza fede né legge. Tutta la gente fece plauso alla rivoluzione; e giurò che il tiranno non rimetterebbe mai più piede nell’impero. Il principe legittimo, dotato di tutte buone qualità, era risalito sul trono, e formava la felicità dei suoi sudditi. Nessuno pensava più all’esule; quando un giorno certi amatori di curiosità artistiche e letterarie trovarono in sgombrando certe macerie, non so che statue ed alcuni manoscritti della data del suo regno. Ed e’ le riconobbero opere di artisti e letterati cortigiani del despota, e non meno corrotti di lui. Fra le statue, alcune lo ripresentavano cogli attributi della forza, del coraggio, e della saggezza; le altre ripresentavano le sue imprese, ed ancora le sue azioni più delittuose. Molte figuravano i membri della sua infame e numerosissima famiglia, una ai complici delle sue iniquità, sin nelle più turpi attitudini di voluttà! Tutte codeste statue furono giudicate degne di favore; trovate di lavoro squisito. Soli i vecchi avvisarono che quello che oltraggia il pudore non è mai bello né moralmente, né fisicamente. I vecchi vennero pertanto trattati da rimbambiti, dicendosi loro che la sensazione è il criterio del bello, e che il bello è ciò che piace ai sensi. Or come le sensazioni più vive sono quelle della carne e della voluttà, fu ammesso che la carne a nudo è il tipo del bello. Si propose al re di conservarle, ove altro non fosse, come oggetti di arte. Ed egli lasciò fare. Si collocarono adunque quelle statue nei palazzi reali, nelle abitazioni principesche. I manoscritti non furono meno ammirati che le statue. Si dichiarò solennemente che essi erano capi lavori inarrivabili di gusto e di stile; tesori di filosofia, di poesia e di eloquenza; che ivi solamente si trovava in tutta sua purità la lingua nazionale. Tutte queste opere, cantavano, è vero, la gloria del tiranno, la grandezza e prosperità del suo regno; ma si fece intendere al re non esservi alcunché di sconcio a conservarle come modelli di letteratura. E si aggiunse: purgandoli da certe oscenità, possono venir messi nelle mani della gioventù non solo senza danno, ma ancora con vantaggio. Sotto la direzione di maestri virtuosi e devoti alla monarchia, i giovani non prenderanno altro, che la forma, e ripugneranno la sostanza. Bene i vecchi scossero la testa; ma il principe lasciò fare. Mentre alcune legioni di giovani artisti copiavano le statue del tiranno, di cui si popolavano le case particolari, i giardini e le pubbliche piazze, altre legioni di scolari studiavano con ardore nei monumenti del suo regno. Ei bisogna dirlo! gli uomini più rispettabili del regno erano incaricati dell’educazione. Sino allora il loro insegnamento scritto o parlato, aveva avuto a scopo il glorificare, come meritava, il principe legittimo, facendone rilevare le buone qualità, e i benefizii. Al certo come ebbero essi a spiegare i libri nuovi, questi maestri onesti e dabbene non mancarono di dire ai loro allievi: « L’usurpatore era un miserabile, uno scellerato. I suoi artisti ed i suoi letterati non valevano di meglio. Ma ei fa d’uopo confessare che erano uomini di prim’ordine. Il regno del tiranno che essi hanno cantato, e sotto il quale hanno vissuto, è stato per molti riguardi l’epoca più brillante della nostra storia nazionale. Ed allora fu che si vide sorgere tutta una plejade di uomini grandi in ogni genere, fondarsi le instituzioni le più forti, apparire i caratteri più maschi, risplendere le virtù più eroiche. Egli è ben dispiacevole che il regno dei nostri principi legittimi non abbia prodotto nulla di somigliante soprattutto in poesia, in eloquenza, in belle arti. Ciò dicendovi, noi adempiamo ad un penoso dovere; ma voi avete diritto «alla verità. » – Questi eccellenti maestri insegnavano tutte queste cose colla migliore buona fede del mondo, fino al punto di trattare da barbari coloro che tenevano il contrario. I giovinetti intesero tali elogii giornalmente per lo spazio di dieci anni. Tutti impararono a mente la vita del tiranno, e le glorie del suo regno. Onde una delle loro grandi occupazioni fu ripeterle in verso ed in prosa. Ed affine d’identificarle colle idee, cogli usi, e cogli uomini di quell’età loro si insegnò a rappresentarle perfino nel teatro; il che essi fecero con applauso di numerosi spettatori. Sempre devoti al principe legittimo, i maestri avevano cura di ripetere ai loro allievi almeno una volta a settimana che essi dovevano ben ringraziare Iddio e del discacciamento del tiranno, e della cessazione del suo regno. Ma la gioventù, stimolata in senso contrario, accettò gli elogii, ed esaminò le eccezioni. E come essa non conosceva altrimenti i delitti dell’usurpatore che a detta di altri, pensò che, forse, si era voluto calunniarlo; e che in ogni caso, un regno sì fecondo in capi lavori ed in grandi uomini non era poi così tristo come si diceva. Questa opinione si sparse insensibilmente nel popolo, fattoglisi già familiare la fama di queste cose, mediante le statue, gli oggetti di arte, i teatri, ed i libri. – Si era a tale, quando improvvisamente il tiranno si appresenta alle frontiere. Egli lancia una grida, nella quale ricordando tutte le glorie del suo regno, annunzia che viene a riportare i lumi, le scienze, le arti, e la brillante civilizzazione, di cui i monumenti, ad onta delle calunnie dei suoi nemici, facevano ancora l’ammirazione di tutti. Di subito il re legittimo a capo dell’armata muove contro l’usurpatore. Ma l’armata tradisce: la gioventù acclama il tiranno: le città gli aprono le loro porte: e il tiranno risale sul trono, in quella che il sovrano legittimo in piccol corteggio di sudditi fedeli, ripiglia tristamente il cammino dell’esilio. – Se io non m’inganno, caro amico, quest’antica storia rende chiaramente ragione del come, che voi cercate. Meditatevi sopra; datela a leggere ai vostri vicini; e dite loro francamente, cento volte il giorno, se accade, che l’insegnamento è una seminagione, e che si raccoglie inevitabilmente quello che si semina. Ed affine di meglio applicare questa verità alle circostanze presenti aggiungetevi gli aforismi come appresso. La rivoluzione è un principio, un’idea, anzi un insieme di idee. La trasmissione di un principio, d’un’idea, di un cumulo d’idee, si opera mediante l’insegnamento. Dunque l’insegnamento considerato nel suo più largo concetto è quello che ha fatta la rivoluzione. Quello che l’insegnamento ha fatto, sol esso l’insegnamento può disfare. – Il Cattolicismo è la sola perfetta negazione della rivoluzione.Se l’Europa ha mai un avvenire di pace e di felicità,ella il dovrà al Cattolicismo applicato a tutto, ilpiù intimamente che si possa.Ma sarebbe veramente fanciullesco il pretendere diapplicare intimamente il Cattolicismo alla società, continuandoun sistema d’insegnamento, il quale, se nonha applicato il paganesimo all’Europa, non ha almeno impedito di applicarglielo sino a incancrenirla dentro alle ossa, e sì condurla all’agonia. Se i Cattolici accettano con grande serietà questi veri elementari; se ne fanno regola invariabile alla loro condotta, essi avranno compito il più grande dei doveri imposto loro dalle presenti occorrenze. Io so bene che a ciò fare, come per il resto, è tardi. Se la questione capitale del paganesimo nell’educazione cristiana, anziché esser messa da parte come disputatone inutile, dannosa, intempestiva, allorché fu proposta, fosse stata presa seriamente, e sì la riforma fosse stata prontamente applicata, saremmo noi forse ove siamo di presente? Quanti errori sarebbero stati prevenuti, quante false ammirazioni estinte, quante idee vere seminate nella società! in altri termini, quanti elementi di restaurazione preparati! Nel cataclismo, cui tutto il mondo ormai teme, noi vedremmo una tavola di salvezza che ci manca. Già si vedrebbe sorgere da servire di punto d’appoggio all’ordine sconcertato, e di addentellato all’avvenire, una generazione ben diversa da quella, che a nome delle rimembranze pagane, sconvolge oggidì l’Italia, ed in difetto di Inni a Giove, fa di entrare nelle Chiese di Roma a cantare i Te Deum in onore di Mazzini e di Garibaldi. Ma checché ne sia, gli è tempo di pentirsi; e sempre è bello l’abbracciare la verità, allorché si conosce. Da tutti i punti di veduta, la salvezza si vede essere a questo prezzo: Veritas liberabit vos.

Il vostro etc.

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