LO SCUDO DELLA FEDE (152)

P. F. GHERUBINO DA SERRAVEZZA

Cappuccino Missionario Apostolico

IL PROTESTANTISMO GIUDICATO E CONDANNATO DALLA BIBBIA E DAI PROTESTANTI (21)

FIRENZE DALLA TIPOGRAFIA CALASANZIANA

DISCUSSIONE XVIII

La Confessione Sacramentale.

116. Prot. Eccomi dunque vinto abbattuto, e per mia propria sentenza, dalla Cattolica Chiesa anche riguardo al culto dei Santi! Ma ora mi faccio ad accusarla al vostro gran tribunale di tale una enormità, che certamente ne sentirete orrore. Essa pertanto ha inventato pel suo tornaconto, un nuovo Sacramento, che appella – Sacramento della Penitenza, o Sacramental Confessione; – e quello che è peggio, asserisce che è d’istituzione divina, e quindi dichiara eternamente dannati tutti coloro che, potendo, non vogliono confessarsi, da un sacerdote approvato, dei loro peccati, almeno mortali, commessi dopo il battesimo, onde ricevere l’assoluzione, per la potestà che dice esserle conferita dal Redentore! «Ma sebbene antichissimo sia l’uso della Confessione, resto però maravigliato con qual fronte si osi sostenere che essa sia di diritto divino!…. La confessione auricolare (nel senso cattolico) è cosa sommamente pestilenziale e nociva per molti capi alla Chiesa; onde come tale la rigetto e condanno. » (Calvino, lib, 3, Instit. Cap. 4, § 7, 19)-

Bibbia. Sta scritto: « Gesù poi rispondendo disse a lui… E io dico a te che tu sei Pietro:… e a te darò le chiavi del regno de’ ieli, e tuttociò che avrai legato sopra la terra, sarà legato anche ne’ cieli: e tuttociò che avrai sciolto sopra la terra, sarà sciolto anche ne’ cieli. » (Matth. XVI, 17 segg.).

 Dipoi disse a tutti gli Apostoli: « In verità vi dico: Tutte quelle cose che avrete legate sulla terra, saranno legate anche nel cielo: e tutte quelle che avrete sciolte sulla terra, saranno sciolte anche nel cielo. » (ivi, XVIII, 18). Non facendosi qui eccezione di sorta, è fuor di dubbio che la gran potestà di sciogliere e di legare si estende incontrastabilmente anche ai peccati. Che se ancora ne dubiti, ascolta.

« Disse loro di nuovo Gesù: Pace a voi: Come il Padre mandò me, anch’io mando voi. E,detto questo, soffiò sopra di essi, e disse: Ricevete lo Spirito Santo: Saran rimessi i peccati a chi li rimetterete: e saran ritenuti a chi li riterrete. (Giov. XX, 21, 22, 23). Ecco dunque concessa da Gesù Cristo agli Apostoli, ed in essi ai Sacri Ministri della sua Chiesa, la divina potestà di perdonarci i peccati, e quindi, ecco la divina istituzione del Sacramento della Penitenza, e conseguentemente della Confessione; poiché ognun vede che non potendo né dovendo i Sacri Ministri operare a caso, alla cieca, ma dovendo assolutamente procedere con retto e maturo giudizio, e quindi con piena cognizione di causa nel rimettere o ritenere i peccati; ciò sarebbe loro impossibile senza la Confessione dei medesimi. Che poi questa sia auricolare, non è di necessità, e però se a te piace di farla pubblicamente, serviti pure, non cesserà per questo di esser valida: purché una Confessione vi sia. e sia fatta al sacerdote approvato, siccome è scritto: « Se confesseremo i nostri peccati: egli Dio, è fedele e giusto per rimettere i nostri peccati, e mondarci da ogni iniquità. » (I Giov. I, 9).

« Il tutto a Dio, il quale.,., ha dato a noi il ministero della riconciliazione. Dappoiché Iddio era, che seco riconciliava (nell’Antico Testamento) il mondo in Cristo, non imputando ad essi i loro peccati. » (II Cor. V, 18). « Tutti compresi furono da timore,… e molti di quelli che avevano creduto venivano (da Paolo) a confessare e manifestare le opere loro. » cioè i loro peccati. E qui devi avvertire che l’espressione del testo originale, cioè, – « αναγγέλλοντες » – significa manifestare, etc. dettagliatamente; onde potrebbe tradursi: venivano a confessare e manifestare ad una ad una le opere loro, ossia le loro colpe. Ora cosa ne dici, mentre vedi che la Confessione è praticata, dai fedeli presso gli Apostoli, e dagli Apostoli sì chiaramente asserita necessaria, e inculcata? Rispondi!

117. Prot. Non ho che rispondere in contrario, sono con voi: ascoltatemi. – S. Giacomo dice: – Confessate l’uno all’altro i vostri peccati –  perché non si dà remissione di peccati senza la Confessione, quando vi è luogo di potersi confessare; né basta condurre i preti all’infermo, se questi non si confessa. Dunque, – Confessate l’uno all’altro i vostri peccati – cioè, l’uomo all’uomo, non solamente a Dio. dice la Glossa. E così è manifesto che vi è il precetto di confessarsi. Il Signore comandò implicitamente la Confessione, dicendo: – Matt. IV. – Fate penitenza – Dipoi gli Apostoli la comandarono espressamente, e distintamente, come nel luogo sopraccitato. Parlandosi dunque di peccati mortali, quel – Confessate l’uno all’altro i vostri peccati – indica che la Confessione non è di consiglio, e deve farsi confessandosi al maggiore, cioè al Sacerdote. » (G. Hus, Comment in Epist. Jacob, cap. V).

« S. Paolo dice: – I Cor. XI. 28. – Provi perciò l’uomo sé stesso,  etc. cioè provi sé stesso nella contrizione, se cordialmente siduole dei commessi peccati: nella Confessione, se di tutti siasi confessato: nella soddisfazione, se fa o vuole o no compire la penitenza ». (Il medes. lib. De cœna Domini, in illudProbet autem seipsum homo.)

«Imperochè tre sono, come dicono i Dottori, le parti dellapenitenza perfetta (del Sacramento della penitenza), cioè, Contrizione, Confessione e Soddisfazione. Dunque la seconda parte della Confessione, la quale è una ricognizione dei peccatidavanti al sacerdote, e la quale deve esseree piana e intera: piana, affinché il sacerdote intenda: intera, cioè che il confitente non nasconda scientemente alcun peccato; imperocché sta scritto – Prov. XXVIII. 13. – Chi nasconde i suoi peccati non avrà bene. » (G. Hus, Tract, de pœnit. pro Jacobo.).

« Fra quello che di bello e di amabile ha la Religione cristiana, bellissima e amabilissima cosa è nel vero l’istituzione della Confessione in Sacramento, la quale attirava pure a sé gli sguardi de’ popoli della Cina e del Giappone. Conciosiachè quel dover dire di necessità i propri falli al sacerdote, ritiene molti dall’atto di peccare, e massime quei che non hanno ancora un cuor di macigno; oltreché molto consola quei che sono andati errati. Un Confessore savio, prudente e pio, a ragione da essi si reputa quale strumento potente mandato da Dio per la conquista delle anime. Quello che egli avvisa, e ci comunica co’ suoi consigli, oh! Quanto giova a porre ordine e modo nelle nostre inclinazioni, a conoscer per entro la bruttezza loro, le nostre mancanze, a fuggire da tutto ciò che ci potrebbe perdisavventura presentare occasione al peccato. Cifa rimediare altresì in qualche guisa aimali di cui fummo altrui cagione, ne fa restituire le cose messe a ruba, scioglie i dubbi e illumina l’intelletto: leva ad alti desii lo spirito venuto meno, e finalmente (che è tutto) cancella dall’anima tutti i segni del peccato, e ne medica le ferite. » (Leibniz, Teodicea, p. 265 e nel Sist. Teolog., p. 120 e segg.).

« La coscienza di un fallo commesso è già molto. Basta un appello solo di avere errato, perché l’anima se ne affligga, e ne senta il peso. Solo quando il peccato si trasforma, per così dire, in abitudine e natura di ogni ingiustizia, essa non ha più alcun tema né reminiscenza del mal fatto che la tormenti. In queste congiunture tristissime, gli uomini mossi da naturale istinto, (non senza impulso della grazia) sogliono esser presi da forte desio di liberarsi alla fine dal peso che gli affatica e gli opprime con tanto dolore, e di scemar la paura dell’anima propria, comunicandola in certa guisa nel seno di un’altra persona, la quale nel silenzio e nella segretezza ispiri loro fiducia. Bene avverrà che discorrendo in quella confessione le mancanze proprie, un improvviso rossore colorirà santamente le gote, il che pertanto non rimarrà senza un subito premio; imperocché una quiete soave s’ingenera soavemente nell’anima, e ne caccia la smania irrequieta, e sarà frutto, secondo che accade, della fiducia e della simpatia così di prima giunta nata nel cuore. Essi godono di quella consolazione che è una delle più forti dell’animo, di non aver perduto ad ogni guisa il diritto alla stima altrui, ben avvedendosi che se la loro vita fu manchevole e e degna di biasimo infino a quel punto, pure molto si commenda al presente, e si fa festa al sentimento dell’animo loro. » (Smith, Teoria de’ sensi umani, p. 562).

«Infatti a gran fatica ed appena si può narrare quanti uomini malvagi, e quante donne dissolute abbiano per siffatta istituzione riacquistata la speranza di salvezza, e conosciuti se stessi, e lo stato loro; e quel che è più, vennero sollevati, a così dire, con questa mano,  dall’orlo degli abissi, in cui altrimenti sarebbero una volta per sempre caduti. » (Plank, Opere varie di argomento teologico. T. 2, p, 176).

« Non voglio che alcuno mi tolga la Confessione, non la darei per il tesoro di tutto il mondo. Quanto essa possa, non lo conosce se non chi ha combattuto spesso e molto col diavolo. Tempo fa sarei stato ucciso dal diavolo, se la Confessione non mi avesse salvato (Lutero, presso Cocleo: Ad Joan. Abbat. Coloniens.).

«Oggimai è pienamente conosciuto che l’idea del perdono dei peccati, e della giustificazione (alla protestante), sebbene con tanto apparato di parole messe in campo da Lutero, in opposizione di quello che insegna la Chiesa Romana, pure è distrutta dall’antica dottrina di Cristo. E su di questo punto i Cattolici dettero nel segno, quando in mezzo ciò che di favorevole trovarono nella cristiana antichità » (W. Macuscher, Compendio storico della Religione. T, 2, p. 186).

« Una confessione pubblica (alla protestante) fatta così in generale non merita neppur questo nome. Essa è come non fosse. » (Steffens, Il tempo presente, T. 1, p. 176)

« Domandate ad un uomo di campagna, che cosa abbia mai tratto di buono dalla Confessione pubblica generale. A mala pena saprà dirvi cosa; e se pur gli vorrà fatto di rispondere, che ne udrete? Che essa si fa più presto. E bene sta. Perciocché questo è il solo utile che egli conosca, e se ne ripromette. » (Bretschneilder. Manuale di dogmatica, T. 2, p. 870).

« Mi duole al vivo, che ciò nonostante sia così piccolo il novero di quelli che desiderano di presente la Confessione privata (auricolare) troppo precipitosamente voluta togliere da noi Luterani. » (C. T . Nitzsh, Studii teologici, 1832, T. 2, p. 451).

« L’uso della Confessione fatta in segreto al sacerdoti oltre ad essere una cosa di gran vantaggio, esisteva altresì nella Chiesa antica. » (Montague, Appel., c. 32).

« È necessario che nella Confessione si ritenga V l’assoluzione particolare; il rigettarla è un errore condannato e proprio de’ novatori. Questa assoluzione è un vero Sacramento propriamente detto. Il poter delle chiavi rimette i peccati non solo davanti alla Chiesa, ma anche davanti a Dio » (Confess. Ausburg, Art. XI, p. 12, 22).