IL SACRO CUORE DI GESÙ (37)

IL SACRO CUORE DI GESÙ

J. V. BAINVEL – prof. teologia Ist. Catt. Di Parigi;

LA DEVOZIONE AL S. CUORE DI GESÙ

[Milano Soc. Ed. “Vita e Pensiero, 1919]

PARTE PRIMA

CAPITOLO IV.

LE PROMESSE

Circola una piccola raccolta delle promesse fatte dalla beata Margherita Maria, in favore dei devoti del sacro Cuore e di tutti quelli che propagheranno questa divozione (Nel 1882 un cattolico americano fece tradurre questa raccolta in circa 200 lingue, e la fece stampare su di una graziosa immagine del sacro Cuore, che sparse con profusione in tutte le parti del mondo).

1. Io darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato.

2. Io metterò la pace nelle loro famiglie.

3. Io li consolerò in tutte le loro afflizioni.

4. Io sarò il loro sicuro rifugio in vita e specialmetnte in morte.

5. Io spanderò le più abbondanti benedizioni sopra tutte le loro imprese.

6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l’oceano infinito della misericordia.

7. Le anime tiepide diverranno fervorose.

8. Le anime fervorose s’innalzeranno rapidamente a una grande perfezione.

9. Io benedirò perfino le case ove l’immagine del mio sacro Cuore sarà esposta e onorata.

10. Io darò ai sacerdoti il dono dì commuovere i cuori più induriti.

11. Le persone che propagheranno questa divozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non ne sarà mai cancellato (A queste undici promesse si comincia a unire, da qualche anno, quella che riguarda la comunione dei nove primi venerdì consecutivi, detta « la grande promessa »).

Quando e da chi fu fatta questa raccolta? Non saprei dirlo. Non se ne trova traccia nel Croiset, nel Gallifet, nel Nicollet o in altri. Queste promesse, pertanto, rispondono esattamente al pensiero della beata e alle sue parole. Non sono, però, tratte  testualmente dai suoi scritti e, una, la più precisa, se non la più importante, non vi si trova affatto. Bisogna dunque tornare ai testi della beata. Diremo in seguito qualche parola della « grande promessa ».

PROMESSE DIVERSE

Promesse speciali e promesse generali. Il linguaggio della beata. Testi precisi, soprattutto dal 1685.

I testi sono sì abbondanti che bisogna fare una scelta. Ve ne sono che riguardano persone o circostanze particolari. – Tutte le persone che parteciperanno alle vedute della beata, che le fanno del bene, che lavorano a propagare la sua cara divozione, sono oggetto di favori speciali, avuti o promessi con sicurezza. Prima di tutti, la Madre de Saumaise, la madre Greyfìé, suor Giovanna Maddalena Joly, il P. Croiset, ecc…. Di questi favori però non abbiamo nulla di particolare a dir qui, e ci limiteremo a parlare delle promesse generali, che si riferiscono alla divozione. Il linguaggio della beata sembra aver seguito su questo soggetto, una gradazione di sicurezza e di precisione. Sino dal principio, Gesù le ha fatto comprendere che spanderebbe le effusioni della sua grazia su tutti quelli che si interesserebbero a questa amabile divozione. Non è che a datare dal 1685 o dal 1686, che le promesse divengono più precise e più sicure. – La beata varia anche nella sua maniera di esprimersi. Ora ella parla, per così dire, in suo nome; ora in nome di Nostro Signore. Ciò dipende, in parte, dalle persone a cui son dirette le sue lettere. Quando esse non sono al corrente delle sue intime comunicazioni con Nostro Signore, è più riservata. Ma si direbbe che, qualche volta, ella dica ciò che ha nello spirito, senza avere specialmente in vista qualche promessa distinta di Nostro Signore.

(Si vede questo anche in una lettera alla Madre de Saumaise, 17 febbraio 1687. Con lei non ha da nascondere nulla. Nostro Signore « vuole che le parli alla buona, a cuore aperto, come una figlia con la sua buona Madre ». E, non pertanto, si riscontra nella sua parola come una fusione di due influenze; delle idee che le vengono, e dei lumi che riceve: « Ecco quel che mi viene in mente, a proposito del nostro Istituto: che il nostro Padre, San Francesco … abbia chiesto un sostegno … e che il sacro Cuore di Gesù gli è stato accordato. Ed è per l’intercessione della santa Vergine che egli ha ottenuto questo potente protettore. Quelle che si metteranno sotto questa amabile protezione, parteciperanno abbondantemente al tesoro delle sue grazie santificanti. Mi sembra di essermi fatta comprendere. Veda, mia cara Madre, come il mio miserabile cuore le svela semplicemente i suoi pensieri, per i quali però le chiedo il segreto, perché io non desidero che si dia qualche credito ai miei pensieri, né a quel che dico, che non è né rivelazione, né visione ». Lettera XIV (XV), t. II, p. 107 (143); G. XXXV, 295, CXI, 473. E chiaro, d’altra parte, che queste cose non si possono sapere che per mezzo di comunicazioni soprannaturali, e ci vengono presentate come tali sia qui (« mi sembra essermi fatta comprendere ») sia in molti altri luoghi. Vedere per esempio, la lettera XLV (XLV), t. II, p. 87 O24); G. LI, 324).

Che ella però parli in suo nome, o in nome di Gesù, la beata non fluisce di rivelare i vantaggi della sua cara divozione. Ma noi studiamo particolarmente le promesse; ed ecco, a questo proposito, qualche passaggio caratteristico. Ella scrive alla Madre de Saumaise, il 24 agosto 1685. Egli (il sacro Cuore) le (a lei stessa) ha fatto conoscere, di nuovo, la gran compiacenza che prende nell’essere onorato dalle sue creature e le sembra che Egli le promettesse che tutti quelli che sarebbero consacrati a questo sacro Cuore, non perirebbero e che, siccome Egli è la sorgente d’ogni benedizione, così le spanderebbe, con abbondanza, in tutti i luoghi dove fosse esposta l’immagine di questo amabile Cuore, per esservi amato e onorato. Così riunirebbe le famiglie divise, proteggerebbe quelle che si trovassero in qualche necessità, spanderebbe l’unzione della sua ardente carità in quelle comunità dove fosse onorata la sua divina immagine; e ne allontanerebbe i colpi della giusta collera di Dio, ritornandole nella sua grazia, quando ne fossero decadute; e che, finalmente, accorderebbe una grazia speciale di santificazione, di salute, alla prima persona che gli procurasse la gioia di far fare questa santa immagine » (Lettera XXXII (XXXIII), t. Il, p. 64 (101); G. XXXVI. 296). – Si trova cosa analoga in una lettera alla Madre Greytié, in un estratto citato dalle Contemporaines (Lettera XXXII (XXXIV), t. II, p. (250) ; 68 (105) ; cf. t. I , p, 221; G. XXXVII, 299; cf. t. I, p. 367. 2). E così pure in un altra lettera alla stessa, nel gennaio 1686. « Mi sembra che Egli mi abbia latto vedere che molti nomi vi erano scritti, (nel sacro Cuore) a causa del desiderio che hanno di vederlo onorato; e che, per questo, non permetterà che ne siano cancellati (Lettera XXXIV (XXXV), t. II, p. 70 (107); G. XL, 303. Ella aggiunge subito: « Però Egli non mi dice che i suoi amici non avranno nulla da soffrire; perché vuole che facciano consistere la loro maggior felicità a gustare le sue amarezze ». Si vede che ella non dimentica la via cristiana e perfetta.). – Ma in nessuna altra parte la beata è più esplicita che nelle sue lettere al P. Croiset. Il 10 agosto 1689, dopo avergli parlato « del gran numero di anime che questa divozione ritrarrà dalla via della perdizione, per rimetterle in quella della salute, aggiunge: « È quello che gli dà un così ardente desiderio d’esser conosciuto, amato e onorato dagli uomini, nel cuore dei quali brama ardentemente di stabilire, per questo mezzo, l’impero del puro amore, sì che promette grandi ricompense a tutti quelli che s’impegneranno a farvelo regnare…. Io mi vorrei struggere in rendimenti di grazie e in riconoscenza verso quel divin Cuore, per le grazie grandi che ci ha fatto volendo servirsi di noi per aiutarlo a farlo conoscere, amare e onorare; a ciò Egli ha annesso dei beni infiniti per tutti coloro che vi s’impiegheranno con tutto il loro potere, seguendo le sue ispirazioni. Egli rivela questo desiderio (d’esser conosciuto, amato ed onorato dagli uomini) come sì eccessivo, che promette a tutti coloro che si daranno e consacreranno a lui, per dargli questo gusto di rendergli e procurargli tutto l’amore, l’onore e la gloria che sarà in loro potere…. che non periranno mai, e che Egli sarebbe loro un asilo sicuro, contro tutte le insidie dei loro nemici, ma soprattutto nell’ora della morte, in cui li riceverebbe amorosamente nel suo divin Cuore, assicurando la loro salute, prendendosi cura di santificarli e di (farli) tanto grandi davanti il suo eterno Padre, quanto impegno metterebbero nel dilatare il regno del suo amore nei cuori; e che, come Egli è sorgente d’ogni benedizione, così ne spanderà abbondantemente in tutti quei luoghi dove verrebbe onorata l’immagine di questo sacro Cuore, perché il suo amore lo sollecita a distribuire il tesoro inesauribile delle sue grazie santificanti e salutari, nelle anime di buona volontà, cercando i cuori vuoti per riempirli con la soave unzione della sua ardente carità, per consumarli e trasformarli interamente in lui. Egli vuole spiriti umili e sottomessi, senz’altra curiosità che di compiere il piacer suo. Di più Egli con questo mezzo riunirebbe le famiglie che fossero divise, e proteggerebbe quelle che fossero in necessità; e spanderebbe la soave unzione della sua carità in tutte le comunità religiose, dove fosse onorato, e che si mettessero sotto la sua particolare protezione, ne terrebbe tutti i cuori uniti per non farne che un sol cuore col suo e distoglierebbe da loro la folgore della divina giustizia, restituendoli alla grazia, quando ne fossero decaduti… ». – Oh! Se mi fosse permesso di manifestare le ricchezze infinite che sono nascoste in questo prezioso tesoro, e di cui arricchisce e fa godere i suoi amici fedeli! Se potessimo comprenderlo, non ci risparmieremmo in nulla, per procurargli la gioia che Egli desidera con (tanto) ardore » (Lettres inédites, II, p. 87-91 ; riveduto su G. CXXXI, 526, 529).

– Qualcuna di queste promesse sono per gli zelatori; ma altre sono per tutti, e l’insieme mostra che ciascuno ha la sua parte in tutte, secondo la misura della sua divozione. – La beata vi ritorna nella sua lettera del 15 settembre 1689. Ella riguarda questa divozione come uno dei mezzi di cui questo divin Cuore vuol servirsi per « ritrarre un gran numero di anime dalla perdizione, distruggendo in esse l’impero di satana, per rimetterle, con le sue grazie, nella via della salute eterna, come mi sembra averlo Egli promesso alla sua indegna schiava; facendole vedere questa divozione, come uno degli ultimi sforzi del suo amore per gli uomini, affinché, manifestando loro, in un quadro particolare, il suo divin Cuore, trafitto d’amore per la loro salute, potesse assicurare la loro salvezza, non lasciando perir niente di tutto quello che gli sarebbe consacrato, per il gran desiderio che Egli ha d’essere conosciuto, amato e onorato dalle sue creature, affine di soddisfare, in qualche modo, l’ardente desiderio che ha il suo amore di espandersi, distribuendo loro, con abbondanza, le sue grazie santificanti e salutari; e sarà loro un asilo sicuro nell’ora della morte, per riceverle e difenderle dai loro nemici. Ma per questo, bisogna vivere in conformità delle sue sante massime ». Questo è per tutti. – Vediamo ora quello che riguarda gli zelatori. « Per coloro che s’impiegano a farlo conoscere e amare, oh! se potessi, se mi fosse permesso di esprimere quello che mi è stato dato a conoscere, delle ricompense che riceveranno da questo adorabile Cuore, direste, come me, che sono ben felici quelli che Egli impiegherà per l’esecuzione dei suoi disegni…. E la ragione, per cui non mi è permesso parlare delle ricompense che Egli promette a coloro di cui si servirà per questa santa opera, è perché lavorino, senza altro interesse che quello della sua gloria e in vista del suo amore (Lettres inédites, III, p. 117-118; riveduto su G. CXXXII, 540-547). – E un po’ più lungi : « Non vi è nulla di più dolce né di più soave, e insieme di più forte ed efficace, che la soave unzione dell’ardente carità di questo amabile Cuore, per convertire le anime più indurite e penetrare nei cuori più insensibili, per mezzo della parola dei predicatori e suoi fedeli amici, che Egli renderà come una spada ardente che farà liquefare, nell’amor suo, i cuori più agghiacciati »  (Lettres inédites, III, p. 128; riveduto su G. 553.). – E vi ritorna pure sotto altra forma.

« Questo divin Cuore è una sorgente perenne, ove sono tre canali che scorrono incessantemente: il primo di misericordia per i peccatori, sui quali si diffonde lo spirito di contrizione e di penitenza; il secondo di carità, e si estende a soccorrere tutti i miserabili, che si trovano in qualche necessità: e particolarmente per quelli che tendono alla perfezione, che vi troveranno, per la mediazione dei santi Angeli, di che vincere gli ostacoli; dal terzo scorrono l’amore e la luce per gli amici perfetti, che Egli vuole unire a sé, per comunicar loro la sua scienza e le sue massime, affinché si consacrino interamente a procurargli gloria, ciascuno a modo suo e la Santissima Vergine sarà la speciale protettrice di questi, per farli giungere alla perfezione (Lettres inédites. Ili, p. 129-130. riveduto su G. 554). – L’insieme di queste promesse non è così bene espresso in nessuna parte come in un frammento di lettera della beata a un Padre Gesuita, forse al P. Croiset. « Perché non posso io raccontare tutto quello che so di questa amabile devozione e scoprire a tutta la terra i tesori di grazie che Gesù Cristo racchiude in questo Cuore adorabile e che intende spandere su tutti quelli che la praticheranno!… I tesori di grazie e di benedizioni che questo sacro Cuore racchiude sono infiniti. Io non so che vi sia nessun altro esercizio di divozione, nella vita spirituale, che sia più efficace, per innalzare, in poco tempo, un’anima alla più alta perfezione e per farle gustare le vere dolcezze, che si trovano nel servizio di Gesù Cristo  ». – « Sì, lo dico con sicurezza, se si sapesse quanto questa divozione è gradita a Gesù Cristo, non si troverebbe un solo Cristiano, per quanto poco amore avesse per questo amabile Salvatore, che non la praticasse subito. Fate di tutto perché le persone religiose, in particolar modo, l’abbraccino; esse ne riceveranno tanto aiuto, che non abbisognerà altro mezzo, per ristabilire il primo fervore e la più esatta regolarità, nelle Comunità le men ben regolate, e per portare al colmo della perfezione quelle che vivono nella più esatta osservanza ». – « In quanto alle persone secolari, troveranno in questa amabile divozione tutti i soccorsi necessari al loro stato, vale a dire, la pace nelle loro famiglie, il sollievo nel loro lavoro, le benedizioni del Cielo in tutte le loro imprese, la consolazione nelle loro miserie; è proprio in questo sacro Cuore che troveranno un luogo di rifugio durante tutta la loro vita, e principalmente all’ora della morte. Ah! come è dolce morire dopo avere avuto una tenera e costante divozione al sacro Cuore di Gesù Cristo! ». – « Il mio divin Maestro mi ha fatto conoscere che coloro che lavorano alla salute delle anime, lavoreranno con successo e conosceranno l’arte di commuovere i cuori più induriti, purché abbiano una tenera divozione al suo sacro Cuore, e s’impegnino a ispirarla e stabilirla in ogni dove ». « Infine, è molto visibile che non vi è nessuno al mondo che non riceva ogni sorta di soccorso dal cielo, se ha per Gesù Cristo un amore veramente riconoscente, come si è quello che gli si dimostra, con la divozione al suo sacro Cuore » (Il testo è tolto dal Croiset, Abrégé, p. 57. Cf. Lettera CXXXI1 (CXXXIV), t. II, p. 285 (334). Contemporaìnes, t. I , p. 289 (317) ; G. CXLI, 622. Fra questi testi si riscontra qualche variante d’espressione).

II.

LA GRANDE PROMESSA (*)

Testo — Importanza — Carattere unico.

(*) Si veda : A. Hamon, Le exte de la grande promesse du Sacre Cœur negli Etudes, 20 giugno 1903, t. XCV, p. 854; X. M. LE BACHELET, La grande promesse du Sacre Cœur, ibid,, 5 agosto 1901, t. LXXXVIII, p. 385, con bibliografia; A. VERMEERSCH, La grande promesse du Sacre Cceur, Paris, 1903 (in Pratique et Doctrine de la Dévotion au Sacre Cceur de Jesus, Tournai, 2 a parte, c. 3, p. 555-594); A. Boidinhon, Les neuf premiers vendredis, nella Revue du clergé, -1903, t. XXXVI, p. 113; R. DE LA BÉGASSIÈRE, nell’articolo Coeur de Jesus ; X, nel Dictionnaire apologétique, Jangey-d’Alès, t, I, col. 582-583, Paris, 1909. Il R. P. DOMENICO GALEAZZI, S. I . ha consacrato alla questione un volume considerevole : De præcìpuo e promissis SS. Cordis Jesu, seu de novem communionibus. Dissertatio historica et theologica, Roma, 1910, 237 pagine in 12. Cf. Étudès, 5 gennaio 1911, t. 126, p. 108-110 (articolo del R. P. LE BACHELET, il quale, a mio parere, non tien più le posizioni prese negli Études, 5 agosto 1901, t. 88, p. 385, posizioni attaccate dal P. VERMEERSCH, Etudes, 5 giugno 1903, t. 95. p. 593 ; la dottrina del P. VERMEERSCH è la nostra). Più recentemente: La grande promesse du Cceur de Jesus, del P. GARCIA ESTÉBANEZ, S. J., studio storico, teologico e pratico. Tradotto dallo spagnolo, da un religioso dei Certosini, Paris, 1913.)

Rimane ancora una promessa che non abbiamo incontrata sin qui, sotto la penna della beata: « La grande promessa ». Se ne parla poco nei primi trattati sul sacro Cuore (Non l’ho veduto né nel CROISET, né nel GALLIFFET. Les Contemporaìnes ne fanno menzione; lo stesso, LANGEUT e NICOLLET), e non è che i n questi ultimi tempi che ha fissato, in modo speciale, l’attenzione dei teologi. Si direbbe che si aveva paura di parlarne, sia per non dar presa agli avversari, sia per non incoraggiare una sicurezza presuntuosa. Infatti, sarebbe scandalosa, per chi non crede all’amore; ma ben la comprendono tutti coloro che hanno compreso il sacro Cuore. Si trova in una lettera alla Madre de Saumaise, di data incerta. (Le editrici dicono: maggio 1688.) Non ne abbiamo più l’autografo, e la copia ha dovuto subire qualche ritocco, però solamente grammaticale. Ecco il testo pubblicato:

« Un giorno di venerdì, nel tempo della santa Comunione, Egli disse queste parole colla sua indegna schiava, se ella non s’inganna: Io ti prometto, nella eccessiva misericordia del mio Cuore, che il suo amore onnipotente accorderà, a tutti quelli che faranno la santa Comunione per nove primi venerdì del mese, consecutivi, la grazia finale della penitenza; essi non morranno nella mia disgrazia, né senza ricevere i sacramenti, e il mio divin Cuore si farà loro asilo sicuro nell’ultimo momento.  »

(Lettera LXXXII (LXXXIII), t. I I , p. 159 (195); G. LXXXVII, 397. Le Contemporaìnes dicono « eccesso di misericordia, invece di eccessiva misericordia »: nove primi venerdì d’ogni mese di seguito; la grazia della penitenza finale, non morranno nella mia disgrazia; egli si farà loro asilo sicuro, in quell’ultima ora. I , p. 291 (318); riveduto su G. 277, p. 261. Differenze, come si vede, puramente grammaticali. A. HAMON ha trovato, in un manoscritto gentilmente comunicato da DECHELETTE, il sapiente archeologo ucciso dal nemico or sono pochi mesi) un testo che sembra essere il testo stesso della beata. Non differisce, dal testo pubblicato, che in cose insignificanti. Il testo dunque, in sostanza, è sicurissimo). La promessa è assoluta, supponendo, solo evidentemente, le comunioni ben fatte e secondo le intenzioni del sacro Cuore. Ciò che vien promesso, non è la perseveranza nel bene, durante tutta la vita, e neppure (ciò risulta dal contesto, più che dal testo medesimo) la recezione degli ultimi sacramenti in ogni ipotesi; ma bensì la perseveranza finale, che implica la penitenza e gli ultimi sacramenti, nella misura necessaria. La promessa riguarda più direttamente i peccatori che le anime pie, e non fa che precisare, fissandola a una pratica determinata di divozione al sacro Cuore, ciò che la beata ha ripetuto, mille volte in generale, che i devoti del sacro Cuore, cioè, non periranno. – Si trovano, negli scritti della beata, delle promesse che hanno una certa analogia con la grande promessa, in favore di altre pratiche.

(Ecco secondo Le Contemporaines quelle che più vi si avvicinano: « Un giorno dell’Annunziazione, Nostro Signore mi fece conoscere che io dovevo onorare i suoi abbassamenti, con 24 Verbum caro, per onorare le ore che rimase nel seno verginale della sua santa Madre, promettendomi che quelli che vi fossero fedeli non morirebbero senza ricevere il frutto della sua incarnazione, per mezzo dei SS.mi » Sacramenti ». Vie et Oeuvres. t. 1, pag. 114 (143); G. n. III, p. 115. – Un altra pratica è pure raccomandata: « Egli mi disse, amorosamente, esser suo desiderio che ogni venerdì io lo adorassi per 33 volte sull’albero della croce, che è il trono della sua misericordia, prostrandomi umilmente ai suoi piedi e cercando di mettermi nella disposizione in cui era la SS.ma Vergine nel tempo della passione, offrendo tutto questo all’eterno Padre, con le sofferenze del suo divin Figlio per chiedergli la conversione dei peccatori induriti. In quanto a coloro che si manterranno fedeli a questa pratica Egli sarà loro favorevole nel punto della morte. » Vie et Oeuvres, t. I, p. 69 (100) ; G. n. 115 p. 116; ef. t. II, p. 154.). – Ma vi sono sempre delle differenze, di cui ecco la principale: negli altri casi niente indica che la grazia sia annessa a una pratica che venga fatta. Si potrebbe fare delle serie osservazioni consimili, a proposito di promesse di tal genere, che si trovano altrove; in santa Geltrude, per esempio. La conclusione sarà sempre, se non m’inganno, che la « grande promessa » è qualcosa di unico. Chi non vede, d’altronde, che non vi è qui un incoraggiamento a fare il male, ma una grazia ammirabile e un grande aiuto per fare il bene? Gesù non dice che salverà quelli che continueranno a peccare; ma che darà una grazia efficace per non peccare, una grazia onnipotente, per uscire, infine, dal peccato (2).

 (2) Ben inteso, l’asserzione della beata non ha qui, più che altrove, valore assoluto; ma garantisce, visto la sincerità del testimone, l’esperienza psicologica di una santa anima; e poiché abbiamo delle solide ragioni per credere alla missione soprannaturale della beata, possiamo concludere che queste stesse ragioni militano per la realtà della promessa. L’autorità della Chiesa, non è impegnata direttamente nella questione. Pertanto dal fatto che la Chiesa ha beatificato Margherita Maria e che presto la canonizzerà; dal fatto che l’esame dei suoi scritti non ha arrestato il processo canonico e che le autorità ecclesiastiche lasciano predicare « la grande promessa » ; dal fatto, infine, che la santità della beata implica praticamente la realtà della sua missione, si può dedurre legittimamente: 1° che nel pensiero della Chiesa una tal promessa non ha nulla di contrario alla fede o ai costumi; 2° che non è imprudente o temerario di credervi e di farvi appello per spingere alla pratica dei nove venerdì. – L’obiezione, tratta dal Concilio di Trento, sulla incertezza della salute eterna, non ha appiglio nel caso presente e neppur quella che vi si potrebbe trovare un incoraggiamento a peccare. Non vi è dunque ragione per attenuare il senso della promessa, come ha fatto qualche teologo che, spiegandola, ha quasi reso nullo il suo vero senso.

IL SACRO CUORE (38)