SALMI BIBLICI: ” NOTUS IN JUDEA, DEUS” (LXXV)

SALMO 75: “NOTUS IN JUDÆA DEUS”

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]

TOME DEUXIÈME.

PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 75

[1] In finem, in laudibus. Psalmus Asaph, canticum ad Assyrios.

[2] Notus in Judæa Deus;

in Israel magnum nomen ejus.

[3] Et factus est in pace locus ejus, et habitatio ejus in Sion.

[4] Ibi confregit potentias arcuum, scutum, gladium, et bellum.

[5] Illuminans tu mirabiliter a montibus æternis;

[6] turbati sunt omnes insipientes corde. Dormierunt somnum suum, et nihil invenerunt omnes viri divitiarum in manibus suis.

[7] Ab increpatione tua, Deus Jacob, dormitaverunt qui ascenderunt equos.

[8] Tu terribilis es; et quis resistet tibi? ex tunc ira tua.

[9] De cælo auditum fecisti judicium: terra tremuit et quievit

[10] cum exsurgeret in judicium Deus, ut salvos faceret omnes mansuetos terrae.

[11] Quoniam cogitatio hominis confitebitur tibi, et reliquiæ cogitationis diem festum agent tibi.

[12] Vovete et reddite Domino Deo vestro, omnes qui in circuitu ejus affertis munera terribili,

[13] et ei qui aufert spiritum principum; terribili apud reges terræ.

[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI,Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

SALMO LXXV

Profezia della vittoria che sopra Sennacherib riportò Ezechia; e di quella che gli eletti di Dio riporterannosopra tutti i loro nemici visibili ed invisibili.

Per la fine: per lodare; salmo di Asaph;cantico sopra gli Assiri.

1. Dio è conosciuto nella Giudea; in Israello è grande il suo nome.

2. E sua sede è nella pace, ed ha sua abitazione in Sionne.

3. Ivi egli ha distrutta la forza degli archi, lo scudo, la spada e la guerra.

4. O tu, che spandi mirabilmente tua luce dalle alte montagne, son rimasti conquisi tutti gli stolli di cuore.

5. Dormirono il loro sonno, (1) e nulla trovarono nelle loro mani questi uomini tesoreggiatiti.

6. Al tuono delle tue minacce, o Dio di Giacobbe, si addormentarono i cavalieri.

7. Terribile se’ tu, e chi a te farà resistenza? L’ira tua è antica.

8. Dal cielo facesti sentire il tuo giudizio; tremò la terra, e si tacque;

9. Allorché Dio si levò su per far giudizio, per tutti salvare i mansueti della terra.

10. L’uomo che rifletterà, darà a te laude; e la fine de’ suoi pensieri sarà di onorarli con giorni festivi. (2)

11. Offrite voti al Signore Dio vostro, e scioglieteli, o voi tutti, che stando intorno a lui gli presentate dei doni;

12. A lui terribile, a lui che toglie lo spirito ai grandi, a lui che è terribile a’ re della terra.

(1) « Essi hanno dormito il loro sonno », il sonno della morte: essi furono sterminati durante la notte, e dormirono senza discontinuità passando dal sonno naturale al sonno della morte. – « Coloro che cavalcavano i cavalli » per esprimere l’orgoglio degli Assiri, che confidavano nella loro numerosa cavalleria.

(2) Nell’ebraico si legge: « Quoniam ira hominis confitebitur tibi », etc., vale a dire gli uomini che si erano irritati contro di te, i nemici, si convertiranno e ti loderanno; coloro tra essi che tu non avrai distrutto, i resti dei tuoi nemici celebreranno una festa in tuo onore (Weitenauer e Le Hir.). – Questo versetto molto oscuro può ricevere questo altro senso. Il Profeta viene giustamente a parlare di Dio, e ne considera qui il risultato: il pensiero dell’uomo renderà gloria al Signore nel giorno di questo giudizio, e ciò che resta di questo pensiero del ricordo della liberazione del popolo di Dio, e non cesseranno di celebrare le grandezze di questo Essere supremo.

Sommario analitico

Questo salmo, in cui l’autore ispirato predice la vittoria dei Giudei contro Sennacherib, contro gli Assiri e, in seguito alla vittoria, una pace perfetta in Gerusalemme, può essere considerato, in senso non meno vero, come un canto trionfale della Chiesa cristiana, vittoriosa dei suoi nemici.

I. Il profeta celebra i frutti di questa vittoria che sono:

1° La conoscenza e la gloria di Dio, diffusa dappertutto (1),

2° L’affermazione della pace in seno alla Chiesa (2);

3° L’idolatria e l’eresia vinta (3);

4° La dottrina celeste che chiarisce tutti gli spiriti con la sua luce divina (4).

II.- Enumera gli effetti prodotti da questa vittoria sui nemici.

1° Essi saranno turbati a causa del loro follia (5);

2° spogliati a causa della loro avarizia (5);

3° rovesciati ed abbattuti a causa del loro orgoglio (6);

4° spaventati e ridotti in silenzio davanti al giusto Giudice, tuonante dall’alto dei cieli, che fa tremare la terra, reprimendo gli empi, giudicando tutti gli uomini e salvando i giusti (7-9).

III. Celebra il ricordo di così grandi benefici;

1° Con una pubblica confessione e con delle feste di gioia (10);

2° con voti fatti e compiuti con dei doni (11);

3° per il timore di un Dio così terribile, anche per i potenti della terra (12).

Spiegazioni e Considerazioni

I. — 1-4.

ff. 1. – Dio è conosciuto nella Giudea, e noi lo diremo con i Giudei, se essi sapessero comprendere che cosa sia questa Giudea. Coloro che ora si glorificano del nome di Giudei, e che ne hanno perso le opere, hanno degenerato rispetto ai loro padri, e per questo restano Giudei secondo la carne e pagani secondo il cuore. Nell’avvicinarsi la venuta del Signore, il regno dei Giudei fu sconvolto e tolto ai Giudei. Ora essi non hanno più un regno perché si rifiutano di riconoscere il vero Re. Vedete se essi debbano essere considerati ancora Giudei. Ora non si può più chiamarli con questo nome, essi stessi vi hanno rinunciato, sebbene non meritino più di essere chiamati Giudei, se non secondo la carne. In quale momento si sono separati da se stessi da questo nome? Nel momento stesso in cui con il loro grido assassino, hanno operato contro il Cristo, essi la razza di Giuda, contro la discendenza di Davide; nel momento in cui hanno risposto a Pilato: « noi non abbiamo altro re che Cesare » (Giov. XIX, 15).  O voi che siete chiamati figli di Giuda e che non lo siete, se non avete altro re che Cesare, Giuda cessa dunque dal darvi un re? Colui che è l’erede delle promesse è dunque venuto? Costoro piuttosto hanno il diritto di essere chiamati Giudei, che da Giudei sono divenuti Cristiani. Gli altri Giudei che non hanno creduto al Cristo hanno meritato di perdere anche questo nome. La vera Giudea è dunque la Chiesa di Cristo, che cede a questo Re, venuto dalla tribù di Giuda dalla Vergine Maria … Noi dobbiamo interpretare il nome di Israele come quello di Giudeo, e dire che i Giudei non sono più il vero Israele ed i veri Giudei. In effetti chi è che merita di portare il nome di Israele? Colui che vede Dio. E come essi hanno visto Dio, questi uomini in mezzo ai quali Dio è vissuto nella carne e che, non avendolo scambiato che per un uomo, lo hanno crocifisso? D’altra parte, dopo la sua Resurrezione, Egli non ha manifestato la sua divinità che a coloro a cui è piaciuto mostrarsi? Costoro sono dunque degni di essere chiamati col nome di Israele, questi che hanno meritato di comprendere che il Cristo, nella sua carne mortale, era Dio; di modo che essi non hanno disprezzato quello che vedevano in Lui, ma al contrario hanno adorato ciò che non vedevano (S. Agost.). –  La conoscenza di Dio è stata per lungo tempo il privilegio del popolo giudeo, essa fu la sua gloria, in mezzo all’accecamento di tutte le altre nazioni. Essa ritornerà sua eredità, quando infine aprirà gli occhi alla luce pura del Vangelo. Fino a questa epoca gloriosa, che sembra avvicinarsi, è alla Chiesa cristiana, alla Chiesa dei gentili che si applica questo semplice e magnifico elogio del santo Profeta: « il Signore è conosciuto nella Giudea ».  La “conoscenza di Dio”: queste due parole racchiudono tutti i tesori della scienza, tutti i segreti della felicità, tutti gli splendori della gloria; ed è la ciò che Dio aveva dato ai Giudei, a preferenza di tutte le altre nazioni; è là che Egli ha dato, con più grande magnificenza ai Cristiani, ciò che Egli donerà agli eletti con una generosità smisurata ed infinita. (Rendu). – Tutto il dovere dell’uomo, tutto il suo soggetto, tutta la sua natura, tutta la sua Gloria è il conoscere Dio. Ecco la parola del Signore: « che il saggio non si glorifichi per la sua saggezza, che l’uomo forte non si glorifichi per la sua forza, che il ricco non si glorifichi delle sue ricchezze; ma colui che vuole glorificarsi, si glorifichi unicamente nel conoscermi, perché Io sono il Signore, ed è a me che appartiene il fare misericordia e giustizia » (Gerem. IX, 23, 24).  – Questa verità, così semplice, così chiara, così essenziale, che è una delle prime che la Chiesa Cattolica insegna ai suoi figli, è quasi sconosciuta ora alla maggior parte dei Cristiani. Conoscere Dio è il minore dei suoi pensieri, e l’ultima delle sue occupazioni. – Dai tempi più remoti, ma soprattutto dai giorni di Abramo, Dio e la verità non erano stati conosciuti sulla terra che in seno ad una sola famiglia, ad una sola discendenza, che ben presto era diventata una nazione. Ora tutte le pagine della Scrittura avevano annunciato come uno dei più importanti avvenimenti dell’avvenire, il ritorno del resto dell’universo alla verità, alla conoscenza del vero Dio. – Dunque, ciò che il Profeta reale diceva della Giudea e di Israele, noi possiamo dirlo a maggior ragione della Chiesa della legge nuova, della Chiesa Cattolica Universale. – Il Dio è conosciuto, là il suo nome è riverito e glorificato, là è acclamata la sua Regalità, la sua legge osservata, in una parola, secondo la bella definizione del Concilio di Trento spiegando l’inizio della Orazione domenicale, « il regno di Dio e del Cristo, è la Chiesa »,  Regnum Christi est Ecclesia  (Mgr PIE, Disc, et Instr. t. VI, 445; III, 445.).

ff. 2. – La Chiesa Cattolica è il luogo della vera pace; fuori dal suo seno, non c’è che turbolenza, tumulto e confusione. – Il cuore dei giusti è esente da turbamenti, dal tumulto e dall’agitazione delle passioni, è un vero luogo di pace che Dio ha scelto per sua dimora. Se noi vogliamo diventare luogo dell’abitazione del Signore, suo tabernacolo e suo tempio, siamo vigilanti all’esempio dei Santi, ed applichiamoci a conservare la pace. (S. Gerol. Ep. XXXVI).

ff. 3. –  « Là Egli ha distrutto la potenza degli archi e lo scudo e la spada e la guerra ». Dove li ha distrutti? In questa pace eterna, in questa perfetta pace. E da ora, coloro che hanno una fede perfetta vedono come non debbano presumere di essi stessi, e distruggano, con l’aiuto di queste fede, tutta la potenza delle minacce che sentono in se stessi e tutto ciò che non ha in sé armi capaci di nuocere, e tutto ciò che essi considerano prezioso per preservarsi dai mali temporali, e la guerra che sostengono contro Dio difendendosi dai loro peccati: Dio ha distrutto tutto in Sion (S. Agost.). –  la pace costituisce il carattere della dimora dell’Altissimo: pace nell’antica Israele, finché essa sappia stimare il vantaggio di appartenere a Dio; pace nell’anima dei Cristiani, fintanto che si tengano uniti a Gesù-Cristo infine, pace eterna ed inalterabile negli abitanti del cielo, perché essi sono stabiliti nel soggiorno in cui non c’è più né timore, né lutto, né dolore. (Berthier). – I nemici della Chiesa, come la maggior parte dei Cristiani sono terribili e formidabili, sono numerosi e forti, si uniscono con la forza per perderci; ma poiché Dio ha scelto la Chiesa e l’anima del giusto, né gli archi, né le spade sono capaci di cacciarlo; e se la guerra non cessa completamente in questa vita, la pace perfetta essendo solo per il cielo, Nostro Signore ci ha dato l’assicurazione che annienterà tutta la forza dei nostri nemici e vincerà in noi il mondo ed il principe del mondo, come lo ha vinto Egli stesso (Duguet).

ff. 4. – Quali sono queste montagne eterne dall’alto delle quali Dio diffonde una luce ammirabile? Quelli che Dio ha reso eterni; coloro che sono le grandi montagne, i predicatori della verità. Voi diffondete la luce, ma per le vostre eterne montagne. Le alte montagne ricevono per prime la vostra luce, e tutta la luce è ben presto inondata dalla luce che le montagne ricevono. Gli Apostoli sono le alte montagne che hanno ricevuto la luce, gli Apostoli hanno ricevuto come i primi fuochi di questa luce al suo levarsi (S. Agost.). –  E ciò che essi hanno ricevuto lo hanno tenuto per sé? No, esso li hanno diffuso nell’intero universo: « Voi spandete una luce ammirabile con le eterne montagne ». Attraverso coloro che avete reso eterni, Voi avete promesso agli altri la vita eterna. È con giustezza e magnificenza che il Profeta ha detto: «  Voi spandete » affinché nessuno si possa dire illuminato dalle sole montagne. La luce che viene da queste montagne è una luce riflessa e bisogna attaccarsi alla Luce primitiva, a Colui che ha illuminato queste montagne (S. Agost.). – La preghiera, il mezzo più semplice ed il più facile per dissipare l’oscurità da cui la nostra anima è spesso avvolta. Che fa il sole per dissipare le nuvole? Si mostra, e si fa luce. Allo stesso modo, nei dubbi che attraversano l’animo, preghiamo invece di dissertare, ed un raggio di grazia cambierà il crepuscolo in una luce serena. Attacchiamoci a Dio con amore, e l’intelligenza troverà sempre tanta luce. I chiarori non mancheranno mai ai cuori puri, in questi sentieri che conducono alle montagne dell’eternità, ed in ogni anfratto oscuro, la verità brilla sempre per coloro che non hanno interesse a sviarsi.  (Mgr. LANDRIOT, Prière I, 25)

II. — 5-9.

ff. 5, 6. – « Tutti coloro il cui cuore è insensato, sono stati turbati ». La verità è  stata predicata, la vita eterna è stata annunciata, si è insegnato che esiste un’altra via che non appartiene a questo mondo; gli uomini illuminati dalle montagne che Dio aveva rischiarato, hanno disprezzato la vita presente ed amato la futura, al contrario coloro il cui cuore è insensato sono stati turbati. Da cosa? Dalla predicazione del Vangelo. Che cos’è dunque la vita eterna? Chi dunque è resuscitato dai morti? Gli ateniesi si sono meravigliati, si sono turbati quando S. Paolo ha parlato loro della resurrezione dai morti, ed essi hanno creduto che egli raccontasse loro non so qual favola (Act. XVII, 18-22), perché diceva che c’era un’altra vita che l’occhio non può vedere, e l’orecchio sentire, e le cui gioie non sono entrate nel cuore dell’uomo (1 Cor. II, 9) – (S. Agost.). – Vi sono due tipi di follie: la follia dello spirito e la follia del cuore: la prima fa che si vedano delle cose diversamente da come sono, la seconda fa che conoscendo il prezzo dei veri beni, non li si lasciano per preferire loro degli altri che non li valgono. « Gli uomini di ricchezza hanno dormito il loro sonno e non hanno trovato nulla nelle loro mani ». Essi hanno amato le cose della vita presente, e vi si sono addormentati e queste cose sono divenute per loro deliziose. Ugualmente, colui che vede in un sogno che ha trovato un tesoro, è ricco finché non si svegli: il sogno lo fa ricco, il risveglio lo fa povero. Forse il sogno si è manifestato in lui quando era steso a terra, coricato sul duro, quando era povero e mendicante; in sogno, quest’uomo si è visto disteso su di un letto d’oro o di avorio, su cumuli di mollezze; nel sonno, egli dorme deliziosamente, ma al risveglio si ritrova sul duro giaciglio, così come quando il sonno lo aveva colpito. È lo stesso di questi ricchi: essi sono venuti in questa vita ed i piaceri e le cupidigie temporali li hanno addormentati. Essi si sono lasciati prendere dalle vane ricchezze e da un fasto passeggero che ben presto è sparito. Essi con hanno compreso qual buon uso potevano fare di queste ricchezze; perché essi non avevano conosciuto l’altra vita e si erano fatti un tesoro dei beni che periranno quaggiù (S. Agost.). – Terribile risveglio è quello della morte: essi tenderanno le mani a tutto ciò che li circonda, non stringeranno che fantasmi, una fumata che si dissipa, e che non lascia nulla di reale nelle mani. – Il supplizio dei grandi e dei ricchi della terra, così fieri dei loro cavalli e dei loro equipaggi, è il dormire nella loro grandezza immaginaria, e di esserne sorpresi nella morte. È con ragione che il salmista dice: « gli uomini di ricchezze – e non le ricchezze degli uomini – per dimostrarci che essi non possiedono le loro ricchezze, ma che le loro ricchezze in realtà li possiedono ». In effetti, il posseduto deve appartenere al possessore e non il possessore a ciò che è posseduto. Colui dunque che non usa del suo patrimonio come di un bene che possiede, che non sa darne ad un povero, è schiavo piuttosto che padrone delle sue ricchezze: egli le considera come un servitore guarda i beni che non gli appartengono, e non come ne userebbe un padrone. E parlando di tali uomini, noi diciamo che questi sono gli uomini delle loro ricchezze, e non che le ricchezze appartengono loro (S. Ambrogio-De Nab.). – I peccatori si sono addormentati, ecco l’assopimento delle coscienze criminali; ed in questo stato, arriva loro ciò che succede ogni giorno ad un uomo che dorme: povero com’è, immagina talvolta delle ricchezze immense di cui diviene possessore, aumenta le sue tenute, accumula tesori su tesori; ma tutto questo non è che un’idea, perché al suo risveglio si ritrova con le mani vuote, e più povero che mai. Lo stesso avviene al peccatore: il peccatore, praticando le buone opere, crede di arricchirsi davanti a Dio, e tuttavia nulla gli è di profitto. Egli è assiduo al servizio divino, è caritatevole verso i poveri, è duro con se stesso; ma, nel sonno del peccato in cui è sepolto, tutto questo non è che un sogno, e quando viene la morte, che è come il risveglio dell’anima, egli non stringe nulla nelle sue mani  (Bouan., Etat du péché et état de grâce).

ff. 7-9.« Voi siete terribile e chi vi resisterà nel momento della vostra collera? »Essi dormono ora e non sentono che Dio è irritato; ma il loro sonno anche è effetto della sua collera. Ciò che essi non sentono, ora che dormono, lo sentiranno alla fine; perché allora il Cristo apparirà come Giudice dei viventi e dei morti: « … E chi vi resisterà al momento della collera? ». Ora, in effetti, essi dicono ciò che vogliono; essi disputano contro Dio e dicono: cosa sono i Cristiani? O ancora, … che cos’è il Cristo? … quanto insensati sono coloro che credono ciò che non vedono, che abbandonano le delizie che vedono, e mettono la loro fede in delle cose che non appaiono ai loro occhi? Voi dormite, vi divagate sognando, voi dite contro Dio tutto ciò che vi viene nello spirito. « Fino a quando Signore, fino a quando i peccatori si glorificheranno? Fino a quando risponderanno e parleranno il linguaggio dell’iniquità » (Ps. XLIII, 3). Quando cesseranno di parlare se non quando saranno costretti a rivoltarsi contro se stessi, come è predetto nel libro della Sapienza (V, 3)? Essi diranno, vedendo la gloria dei Santi: « Ecco coloro che noi prendevamo in giro ». E voi che  avete dormito un sonno profondo vi svegliate ora e vi trovate le mani vuote. Voi vedete quanti di coloro che voi burlate per la loro pretesa povertà, hanno le mani piene della gloria di Dio (S. Agost.). –  San Paolo insegna la stessa verità del Profeta: « … è terribile cadere nelle mani del Dio vivente » (Ebr. X, 32). Nessuna potenza, nessuna forza creata può darci l’idea della giusta collera di Dio e degli effetti che essa opera. La stessa Parola che ha fatto uscire l’universo dal nulla distrugge tutto ciò che è oggetto delle sue vendette. Lo spettacolo della collera di Dio si esercita sul proprio Figlio, sul Calvario: questo è il mezzo più grande che noi abbiamo di giudicare del rigore dei giudizi dell’Essere infinito. Si – potremmo dire ai piedi di questa croce – Voi siete terribile Signore, ed il vostro Figlio stesso, che vi è uguale in dignità ed in potenza, non vi resisterà (Berthier). – « Signore, Voi siete terribile, chi potrà resistervi? » Senza dubbio in nostro potere è il cancellare in noi l’immagine di Dio, e detronizzarlo lontano da noi; noi siamo liberi di avvilirlo oltraggiando la sua bontà, di corromperci violando la sua rettitudine, e di rivolgere contro di Lui questo magnifico dono che è la libertà che Egli ci ha dato a nostra perfezione e per sua gloria. Ma Lui, che è tutta forza e tutta santità, avrà senza dubbio il diritto di vendicare il suo onore, e non soffrire che la sua volontà santa sia vinta dalla volontà ribelle dell’uomo. E che? Tutto nella natura è docile sotto la sua mano, e l’uomo solo avrebbe il diritto di essere ribelle! No, no, non è affatto così: se l’uomo peccatore non vuole sottomettersi a Lui per amore, gli si sottometterà con la forza; egli scuote il giogo della legge benefattrice, cadrà nell’ordine della giustizia rigorosa. (De Boulogne, Sur la justice de Dieu). « Dall’alto del cielo, voi avete fatto intendere il vostro giudizio, la terra ha tremato, e poi è restata a riposo ». La terra si agita e si scuote ora, essa parla molto, fa dei progetti senza numero, ma verrà il momento in cui, colta da paura e da tremore, sarà obbligata o far silenzio alla presenza del sovrano Giudice. Meglio varrebbe per essa che si occupasse di meditare nel silenzio questo giudizio così terribile, e di prevenirne i soggetti con un ritorno sincero a Dio che tutto conosce e che chiederà conto di tutto (S. Agost.).

III. — 10 – 12.

ff. 10. – Il primo pensiero salutare che è come il primo atto della conversione, è quello del peccatore che condanna la sua vita passata e prende la risoluzione di rinunciarvi. Il resto di questi pensieri sono come il ricordo di questi grandi benefici, ricordo pieno di riconoscenza che l’uomo giustificato conserva con cura, e che lo porta ad onorare Dio con dei giorni di festa, vale a dire con delle azioni di grazie continue. Il primo pensiero è dunque quello che ci porta alla confessione delle nostre colpe ed all’abbandono della nostra vecchia vita … questo primo pensiero non deve dissolversi nel nostro spirito; le conseguenze di questo pensiero devono restare profondamente incise nella nostra memoria. In effetti il Cristo ci ha rinnovato, ci ha rimesso tutti i nostri peccati e noi ci siamo convertiti: se noi dimentichiamo ciò che ci sia stato perdonato e Chi lo abbia perdonato, noi dimentichiamo ciò che ha fatto il Salvatore: ed infatti al contrario – se noi ne conserviamo il ricordo – non è il Cristo che si immola per noi tutti i giorni? Il Cristo è stato immolato una sola volta per noi, quando noi abbiamo creduto; allora noi abbiamo avuto il primo pensiero. Ora le conseguenze di questo pensiero primario sono quelle di ricordarci Chi è Colui che è venuto a noi, e quali sono le colpe che ci abbia rimesso; e l’effetto di queste conseguenze del pensiero primario, o l’effetto del nostro stesso ricordo, è che il Cristo è tutti i giorni immolato per noi, come se ci rinnovasse per così dire ogni giorno, dopo averci rinnovato con la sua prima grazia … Se oggi non c’è più il pensiero primario che è in voi, abbiate almeno in voi le conseguenze del vostro primo pensiero, per paura che il ricordo di Colui che vi ha guarito non sfugga alla vostra memoria; perché se obliate le vostre antiche piaghe, il resto, le conseguenze del pensiero primario, non saranno più in voi (S. Agost.).

ff. 11, 12. – Che ognuno faccia i voti che sono in suo potere e se ne appaghi. Non abbiate timore di fare questi voti; perché non è con le vostre forze che li compirete. Voi cadrete se presumete di voi stessi; ma se mettete la vostra fiducia in Colui al quale si indirizzano i vostri voti, fateli, sicuri di potervene acquistare.  « Fate dei voti al Signore nostro Dio, e compiteli ». Quali sono i voti che tutti indistintamente devono fargli? Di credere in Lui, di sperare da Lui la vita eterna, di ben vivere secondo la regola comune. C’è in effetti una regola comune a tutti: il voto, ad esempio, non è una cosa proibita alla vergine consacrata a Dio e permessa alla donna sposata. Ugualmente è impedito a tutti l’ubriachezza, abisso in cui l’anima si perde, peccato con il quale essa sporca in sé il tempio di Dio. È a tutti prescritto di non inorgoglirsi. A tutti è prescritto similmente di non commettere omicidio, di non odiare il proprio simile e non voler nuocere a nessuno. Ecco tutte le cose che noi dobbiamo evitare senza riserva. Ci sono poi dei voti propri di ciascuno. Ognuno faccia quel voto che vorrà, ma una volta fatto il voto stia attento ad acquistarne fedelmente. Qualunque voto si faccia a Dio, è una gran colpa guardarsi indietro (S. Agost.). – Non mancare di parola a Colui che è terribile nei suoi giudizi e del quale è scritto: « Non vi ingannate, non ci si burla impunemente di Dio » (Galat. VI, 7). Egli non è solo terribile allo sguardo dei particolari, ma pure al riguardo dei principi e dei re che sono terribili per gli altri uomini, e a cui Dio toglie la vita  quando a Lui piace, con la stessa facilità che agli ultimi dei suoi soggetti (Duguet). – È soprattutto negli ultimi giorni che Dio apparirà terribile ai re ed ai grandi della terra.