LO SCUDO DELLA FEDE (XXXII)

[A. Carmignola: “Lo Scudo della Fede”. S.E.I. Ed. Torino, 1927]

XXXII.

I SACRAMENTI.

I Sacramenti sono sette, né più né meno — Loro natura ed efficacia. — Errori del protestantesimo. — Condizioni per l’efficacia dei sacramenti in chi li riceve. — In chi li amministra. — Il carattere impresso da certi sacramenti. — Cerimonie e lingua latina nella loro amministrazione.

— Dunque Gesù Cristo per salvarci, oltre all’aver predicato la sua dottrina ha istituito altresì dei Sacramenti?

Sì, affine di comunicarci per essi la sua grazia, quella grazia, che Egli ci ha riguadagnato coi meriti della sua incarnazione, passione e morte.

— E di ciò si è veramente certi?

Certissimi; ed è di fede. Il Vangelo ci mostra Gesù Cristo che comanda ai suoi Apostoli di battezzare le genti nel nome del Padre, del Figliuolo, e dello Spirito Santo, ed ecco il Battesimo; che promette questo Divino Spirito a tutti quelli, che dovevano credere in Lui, ed ecco la Cresima; che transustanzia il pane e il vino nel suo corpo e nel suo sangue e dice agli Apostoli : « Fate questo in memoria di me », ed ecco l’Eucaristia; che dà loro il potere di rimettere i peccati, ed ecco la Penitenza; che li manda per le ville e borgate della Giudea ad annunziare il Vangelo e ad ungere gl’infermi per risanarli, ed ecco l’Olio Santo; che li elegge come ministri della sua parola e della sua grazia, ed ecco l’Ordine; che santifica le nozze colla sua presenza, ed ecco il Matrimonio. Certamente durante la vita di Gesù Cristo, i Sacramenti non sono ancora ben determinati; ma compie e conferma tutto ciò che li riguarda in quelle ripetute apparizioni, che fece agli Apostoli suoi durante i quaranta giorni, in cui ancora si fermò sulla terra dopo la sua Risurrezione. E gli Apostoli istruiti da Gesù Cristo e investiti del suo potere, poiché ebbero ricevuto lo Spirito Santo, subito si diedero ad amministrare tutti e sette questi Sacramenti.

— E perché mai Gesù Cristo ha istituito sette Sacramenti, né di più né di meno?

Certamente perché nella sua infinita sapienza vide bene il fare così e non diversamente. È un fatto che questo numero di sette è misterioso e sacro: sette sono le epoche della vita del mondo, sette i giorni della settimana, sette i bracci del candeliere del tempio, sette i suggelli del libro dell’Apocalisse, sette gli spiriti che stanno più vicino a Dio, sette i doni dello Spirito Santo, eccetera, eccetera; dunque anche sette i Sacramenti. S. Tommaso poi ci mostra bellamente che in tal numero i Sacramenti armonizzano pienamente la nostra vita spirituale con quella corporale. Difatti la nostra vita corporale si produce per la generazione, si svolge con l’accrescimento di forze, si sostiene col cibo, si ripara con la medicina, si rinnova con speciali cure, si governa con l’autorità e si riproduce dalla convivenza dell’uomo con la donna; e la vita spirituale sì genera in noi col Battesimo, si rafforza con la Cresima, si alimenta con l’Eucaristia, si restituisce o si ristora con la Penitenza, si rimette in piena vigoria con l’Olio santo, si regge nel corpo della Chiesa per l’Ordine e si rinnovella pel Matrimonio.

— Ho inteso dire che per riguardo al numero, i protestanti non si accordano né con noi cattolici, né fra di loro.

* È così. Per molti di essi i Sacramenti si riducono a due: il Battesimo e l’Eucaristia; e per di più intesi a loro modo. L’Eucaristia è diventata in mano loro una cena volgare, in cui si mangia un po’ di pane e si beve qualche sorso di vino in memoria di Cristo. Quanto al Battesimo, quasi tutti i protestanti lo dichiarano una semplice cerimonia esteriore, indifferente quanto alla santificazione ed alla vita eterna, senz’altro scopo né altra efficacia, fuorché di attestare ufficialmente che il battezzato venne ascritto tra i membri della Chiesa.

— Ma che ragioni hanno avuto i protestanti di rigettare così i Sacramenti?

E che ragioni vuoi che abbiano avuto? Nessun’altra che la loro superbia e la loro audacia. Fino all’anno 1517 la Chiesa cattolica pacificamente, senza contrasto alcuno, in Oriente e in Occidente, in privato ed in pubblico, aveva sempre professata la dottrina dei sette Sacramenti, come dimostrano chiaramente tutti i libri liturgici, tutti i Padri della Chiesa, tutti i Concilii, tutte le memorie più antiche. Non ci voleva dunque in Lutero e in tutti i suoi seguaci un bel fegato per venir fuori a dire che i Sacramenti della Chiesa erano umane invenzioni, ritrovati dei preti, e d’un colpo solo rigettarli?

— Oh sì! senza dubbio. Ma perché mai Gesù Cristo a conferirci la sua grazia, che è cosa invisibile, ha voluto istituire dei riti sensibili?

Ti farò rispondere da S. Tommaso e da S. Agostino. Il primo dice: « È proprio dell’umana natura l’essere condotta dalle cose corporali e sensibili al conoscimento delle spirituali ed intellettuali; onde molto opportunamente la sapienza divina volle conferire all’uomo, secondo la sua natura, i mezzi della salute con alcuni segni corporali e visibili, che si chiamano Sacramenti ». S. Agostino poi a questo riguardo così si esprime: « La religione essendo fatta per l’uomo, composto di due sostanze, materiale e spirituale, deve presentarsi sotto un doppio aspetto, materiale e spirituale: e nel Sacramento c’è la grazia spirituale ed invisibile, e c’è il rito materiale e visibile ». A tutto ciò si può aggiungere che il rito materiale e visibile significando la grazia spirituale ed invisibile, che apporta all’anima il Sacramento, ci rappresenta in modo esteriore e in certa guisa ci accerta l’azione interiore della grazia; di guisa che nel vedere ad esempio nel Battesimo l’acqua a scorrere sul capo, ci si rappresenta la grazia, che discende nell’anima e la purifica, e ci accerta, per così dire, in modo pratico di tale effetto.

— Ma è proprio certo che i Sacramenti ci danno la grazia di Dio?

Anche questa è verità di fede, perché  chiaramente indicata da Gesù Cristo, riconosciuta ed insegnata dagli Apostoli. La grazia, che ci santifica, viene da Dio per i meriti di Gesù Cristo, e i sacramenti sono quali strumenti nelle mani di Dio per produrla nelle nostre anime. Epperò ben a ragione la Chiesa ha condannato l’asserzione opposta dei protestanti, i quali nei Sacramenti non vedono altro che dei segni nudi d’ogni efficacia, o tutto al più delle semplici figure della grazia divina, oppure dei segni che svegliano ed eccitano la fede, per la quale siamo giustificati.

— E com’è che i Protestanti negano la grazia dei Sacramenti?

La cosa è chiara. Secondo l’insegnamento cattolico la grazia è un’azione immediata di Dio sull’anima, mercé la quale il nostro essere viene trasformato, santificato, reso simile a Dio e a Lui annodato in modo ineffabile. Il protestantesimo invece nega questa dottrina e riguarda la grazia come alcunché di puramente esterno, una imputazione della giustizia stessa di Cristo, la quale si ottiene unicamente per la fede. E questa fede per esso non è già l’adesione del nostro spirito ai dogmi rivelati, ma è una fiducia, che ci fa credere con certezza che Dio cessa di imputarci i nostri peccati per imputarci la giustizia del Figliuol suo. – Questa fiducia supplisce tutte le opere e quindi anche i Sacramenti, che tra le opere di religione sono le più sante. Ma che cosa vi ha di più falso di questa teoria dei protestanti, secondo lo stesso insegnamento della Sacra Scrittura, che pure essi invocano a loro sostegno? – Certamente vi sono in S. Paolo varii testi, che se si prendono isolatamente, come fanno appunto i protestanti, sembrerebbero indicare che la sola fede giustifica, come ti sembrerebbero indicare ciò quel verso del Pange lingua « Sola fides sufficit », se lo pigliassi da solo senza considerare il resto dell’inno. Ma non ci vuole un gran talento per capire che i testi, a cui si aggrappano i protestanti, devono essere esaminati nel contesto del discorso. Ed esaminati in tal guisa significano chiaramente che la fede non è la fiducia del protestantesimo, ma la predicazione delle verità evangeliche e l’adesione del nostro spirito a queste verità, e che se la fede è il principio della nostra giustificazione, non ne è già il tutto, ma che per la nostra giustificazione insieme con la fede si richiedono assolutamente le buone opere, come infatti dimostrano chiarissimamente moltissimi altri testi di S. Paolo e di S. Giacomo, il quale sentenzia nel modo più esplicito che « la fede senza le opere è morta » (V. capo II, versetto 26). Le opere adunque sono necessarie alla nostra giustificazione, e tra di esse in primo luogo i Sacramenti. Tantoché Gesù Cristo ne’ suoi precetti unisce la loro distribuzione alla predicazione della fede, e ne fa come di essa una condizione di salute. « Andate, dice Egli, ammaestrate tutte le genti, battezzandole. Chi crederà e sarà battezzato andrà salvo ».

— Ho ben inteso. Ma ora mi dica un po’: se tutti i sacramenti conferiscono la grazia, non bastava che Gesù Cristo ne istituisse uno solo?

Gesù Cristo poteva anche non istituirne alcuno, e darci lo stesso la grazia sua immediatamente. Egli invece non volle fare così, ma volle invece istituire dei sacramenti per comunicarcela mediante i medesimi, e istituirne sette. Dunque sia fatto com’Egli volle. Del resto c’è anche la ragione di ciò. I Sacramenti ci danno tutti la grazia, oppure ce l’aumentano, ma oltre a questa grazia prima, ce ne danno ciascuno un’altra affatto speciale e propria di ciascuno di essi, che si chiama anche sacramentale, di quella guisa che tutti i cibi hanno l’effetto comune di nutrire, ma ciascuno nutre a seconda delle sue speciali proprietà.

— Anche questo l’ho inteso. E la grazia dei Sacramenti si riceve proprio da tutti!

No, la grazia dei sacramenti si riceve da coloro, che sono ben disposti, giacché per ricevere ogni Sacramento si richiedono delle speciali disposizioni; perciò se queste mancano, la grazia non si riceve, come una stanza che sia interamente chiusa non può ricevere la luce del sole, ancorché questo vi batta contro, oppure come in una vasca non può penetrare l’acqua che viene ad essa da un canale, se dessa è otturata.

— E quei che ricevono la grazia, la ricevono tutti nella stessa misura?

Nemmeno: ma secondo le più o meno buone disposizioni che si hanno, di quella guisa ancora che in una camera entra più o meno luce, secondo che è più o meno aperta alla medesima.

— Mi ricordo d’aver appreso che vi sono Sacramenti dei vivi e sacramenti dei morti.

Non so però che ai morti si diano Sacramenti.

Tu hai voglia di scherzare. I Sacramenti dei vivi sono quelli che si hanno da ricevere in istato di grazia, ossia di vita spirituale; e quelli dei morti, cioè il Battesimo e la Penitenza, sono quelli che danno la grazia, ossia la vita dell’anima, a quelli che per il peccato ne sono privi.

— Vuol dire adunque che per ricevere i Sacramenti dei vivi, cioè la Cresima, l’Eucarestia, l’Olio santo, l’Ordine e il Matrimonio, bisogna sempre essere in grazia di Dio, e per ricevere quei dei morti bisogna essere in peccato.

La tua conseguenza è giusta nella prima parte, riguardo ai Sacramenti dei vivi, ma falsa nella seconda riguardo ai Sacramenti dei morti. Può essere benissimo che un uomo adulto, prima di ricevere il Battesimo, o la Penitenza, facesse un atto di carità perfetta, che gli sciogliesse dall’anima il peccato, e così ricevendo quei Sacramenti si troverebbe già in grazia. Così pure chi va a confessarsi di soli peccati veniali, perché di mortali non ne ha commessi, si confessa in grazia di Dio, giacché i peccati veniali non ci tolgono dall’anima la grazia santificante.

— E in questo caso essendovi già nell’anima la grazia, questi Sacramenti ne portano ancora dell’altra?

Senza dubbio. In questo caso fanno l’effetto dei sacramenti dei vivi, vale a dire aumentano la grazia, che già si trova nell’anima.

— E se chi amministra i Sacramenti si trova in peccato mortale, chi li riceve ottiene pure la grazia di Dio?

Sì; è dottrina di fede anche questa. La ragione è manifesta. Non è già il ministro dei Sacramenti che produca la grazia, ma Iddio stesso per mezzo dei Sacramenti. « Che importa, dice S. Tommaso, che il canale, per cui passa l’acqua, sia di argento, di piombo, di ferro, di legno, o di terra? Conduce sempre l’acqua lo stesso. Così è dei Sacramenti, che sempre ci danno la grazia, qualunque sia il ministro che ce li dia ».

— E se il ministro di un Sacramento fosse un scismatico, un eretico, anche allora il sacramento conferirebbe la grazia?

Sì, anche allora, purché il ministro scismatico od eretico sia nella condizione di poter essere vero ministro di quel Sacramento, e questo sia ben amministrato. Questa verità fu riconosciuta e dichiarata dalla Chiesa fin dai tempi più antichi, quando mostrò e stabilì essere valido il Battesimo anche conferito dagli eretici. Nota però che in ogni caso chi amministra i Sacramenti deve aver l’intenzione di fare quello che fa la vera Chiesa, di amministrare cioè veramente i Sacramenti di Gesù Cristo; e perciò se un cotale amministrando un Sacramento intendesse, ad esempio, di fare uno scherzo, il Sacramento non sarebbe valido, né conferirebbe grazia alcuna.

— Supponga un po’ che un ministro eretico o scismatico conferisse i Sacramenti con l’intenzione di fare quello che fa la Chiesa eretica o scismatica, li conferirebbe egli validamente?

Sì, se egli crede che la Chiesa eretica o scismatica, cui appartiene, sia la vera Chiesa di Gesù Cristo, perché in questo caso, anche senza volerlo egli ha l’intenzione che si identifica con la vera Chiesa di Gesù Cristo, vale a dire con la nostra Chiesa Cattolica.

— Dunque i Battesimi, che si amministrano presso gli eretici e i scismatici, sono validi e conferiscono la grazia?

Sì, ma intendilo bene, quando siano ben amministrati, cioè quando siano amministrati con la debita materia, forma ed intenzione: perché altrimenti non sono validi e non conferiscono la grazia.

— Ma io ho già veduto ridare il Battesimo a qualche protestante convertito. Perché ridarglielo se già l’aveva ricevuto validamente?

Ricordati quello che già ti ho detto. Perché il Sacramento sia valido bisogna che sia ben amministrato e con l’intenzione di fare quello che fa la Chiesa di Gesù Cristo. Ora nel protestantesimo per lo più il battesimo riguardandosi solo come una cerimonia esteriore, senza efficacia alcuna per la nostra santificazione, non si può essere certi che sia stato ben amministrato. Epperò la Chiesa a quelli che si convertono dal protestantesimo (e, quando ha ragione di dubitare, anche a quelli che si convertono da altre eresie) ridà il Battesimo, sotto condizione che non sia stato valido quello che hanno già ricevuto.

— Mi ricordo pure di aver appreso che certi Sacramenti imprimono il carattere.

Sì, i Sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Ordine imprimono il carattere; è questa verità di fede, abbastanza dichiarata nella Sacra Scrittura e manifestissima dalla sacra tradizione.

— Che cos’è propriamente questo carattere?

Il carattere, dice il Concilio di Trento, è un certo segno spirituale, incancellabile, impresso nell’anima di chi lo riceve. E ciò vuol dire, come spiega S. Tommaso, che è una qualità, che distingue l’anima che l’ha ricevuto da quelle che non l’hanno ricevuto, dinanzi a Dio, agli Angeli e ai beati, per modo che altro apparisce il battezzato, altro il cresimato, altro l’ordinato da quelli che non lo sono. Questo carattere resta sempre in noi, anche allora che abbiamo peccato, ed è molto probabile che rimanga eziandio nella vita futura sia in cielo, che nell’inferno.

— Mi pare di aver abbastanza capito, Ora vorrei domandarle il perché nell’amministrare i Sacramenti si facciano tante cerimonie. Non sarebbe meglio farne a meno?

Niente affatto. Il circondare di riti e cerimonie certi atti solenni di grande importanza è cosa all’uomo troppo naturale. Nelle stesse cose umane, siano private che pubbliche, ci sono modi, usi, costumi, cerimoniali, che non si possono omettere senza essere biasimati dagli uomini di senno. E ciò perché le cerimonie esteriori ci parlano alla mente e al cuore e ci fanno meglio comprendere l’importanza degli atti che si compiono. L’adoperare perciò riti e cerimonie nel culto, e specialmente nei Sacramenti, è quasi un bisogno della natura umana e della religione. E ciò è tanto vero, che anche coloro, che respingono i Sacramenti e gli atti del culto, provano poi la necessità nei loro atti e nelle loro funzioni di scimmiottare le cerimonie stesse della Chiesa.

— Ma perché la Chiesa nell’amministrare i Sacramenti fa uso della lingua latina, che il popolo non capisce? Non sarebbe meglio che adoperasse la lingua propria di ogni paese?

Così può sembrare a primo aspetto, ma così non è. La Chiesa deve conservare presso tutti i popoli l’unità della dottrina e dei Sacramenti; ora se essa permettesse l’amministrazione dei medesimi in ciascuna lingua propria d’ogni paese, correrebbe facilmente il rischio di vederli a poco a poco alterati, giacché chi non vede con che facilità traducendo un libro da una lingua ad un’altra si altera il suo contenuto? Inoltre le lingue tutte a poco a poco si mutano: oggidì ad esempio non si parla più come nel seicento e nel cinquecento. Così la Chiesa di tratto in tratto dovrebbe mutare anch’essa le sue formule, altra cosa difficile e pericolosa assai. Di più avendo ogni lingua una fisionomia propria, certe espressioni voltate dal latino in altre lingue potrebbero suonare assai male e persino eccitare le risa. Quindi è, che per queste e per varie altre ragioni la Chiesa sapientemente ha sempre ritenuto ne’ suoi riti liturgici la lingua latina. È vero che il popolo non capisce tutto, ma molte cose gli vengono spiegate nei catechismi, e per chi vuole non mancano i libri devoti, dove dei riti della Chiesa, accanto al testo latino, vi è altresì la traduzione in lingua volgare.

— Le sue ragioni mi hanno persuaso. Intanto la ringrazio delle molte cognizioni, che mi ha dato a riguardo dei Sacramenti.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.