Doni dello Spirito Santo: Il dono di TIMORE

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Doni dello Spirito Santo: Il dono di TIMORE.

[J. -J. Gaume, Trattato dello Spirito Santo, vol. II cap. XXVII]

   Quando Isaia fa conoscere alla terra i doni dello Spirito Santo, non li chiama Doni ma Spiriti. San Tommaso ci ha mostrato la perfetta equità di un tal linguaggio. Egli prova che i doni dello Spirito Santo, sono come il soffio permanente dello Spirito settiforme, che pone in movimento tutte le virtù e tutte le potenze dell’anima. Uno degli ultimi rappresentanti della grande teologia del medio evo, sant’Antonino, conserva la stessa denominazione. «I sette doni dello Spirito Santo, dice quest’illustre dottore, sono i sette Spiriti mandati per tutta la terra contro i sette Spiriti maligni di cui parla il Vangelo. Lo Spirito di timore caccia Io Spirito d’orgoglio. Lo Spirito di pietà caccia lo spirito dell’ invidia. Lo spirito di scienza caccia lo spirito d’ira. Lo spirito di consiglio caccia lo spirito d’avarizia. Lo spirito di forza caccia lo spirito di pigrizia. Lo spirito d’intelligenza caccia lo spirito di gola. Lo spirito di sapienza caccia lo spirito di lussuria. » [“Haec dona sunt septem Spiritus missi in omnem terram contra septem Spiritus nequam, de quibus dicitur. Matth. XII. …. Domini timoris expellit superbiam…. donum pietatis expellit spiritimi invidia…. Spiritus scientiae repellit spiritum irae…. Spiritus consilii fugat spiritun avaritiae…. Spiritus fortitudinis illuminat spiritum tristem accidiae…. Spiritus intellectus removet spiritum gulae…. Spiritus sapientiae obruit spiritum luxuriae”…. Summ. theolog., IV p., tit.. X, c. I, § 4]. – Questo sguardo luminoso ci scuopre e la natura intima dei sette doni dello Spirito Santo, e l’ufficio necessario che adempiono, e il posto immenso che occupano nell’opera dell’umana redenzione. In una parola, il santo arcivescovo rivela e giustifica tutto il piano dell’opera nostra. Difatti, due spiriti opposti si disputano l’impero del mondo. Checché egli faccia, l’uomo vive necessariamente sotto l’impero del buono e del cattivo spirito. Gesù Cristo, o Belial: non vi è via di mezzo. – Tali sono le verità, fondamenti di ogni filosofia, luce di ogni storia, che non cessiamo di dimostrare. – Ora, secondo la rivelazione dello stesso Verbo, lo Spirito maligno, satana, cammina accompagnato da sette altri spiriti più cattivi di lui. Questi spiriti ci sono noti e pei loro nomi e per le loro opere. Pei loro nomi, la lingua cattolica gli appella: lo spirito di orgoglio, lo spirito d’avarizia, lo spirito di lussuria, lo spirito di gola, lo spirito d’ invidia, lo spirito d’ira, lo spirito di pigrizia. – Per le loro opere, essi sono gli ispiratori ed i fautori di tutti i peccati, di tutti i disordini privati e pubblici, di tutte le vergogne, di tutte le bassezze, per conseguenza la causa incessante di tutti i mali del mondo. – Chi di noi non è stato in balia dei loro assalti? chi più d’una volta, non ha sentito la loro maligna influenza? Crudeli, maliziosi, infaticabili, notte e giorno ci assediano e ci travagliano. L’ uomo abbandonato a sé stesso è certamente troppo debole a sostenere la lotta: testimone la storia dei privati e dei popoli, i quali si sottraevano all’influenza dello Spirito Santo. – Inoltre, uno dei dommi più consolanti della religione è quello che ci mostra lo Spirito del bene, che viene in aiuto dell’uomo con sette spiriti, o sette potenze opposte alle sette forze dello spirito del male. Questi sette spiriti ausiliari ci sono del pari noti pei loro nomi e opere. – Pei loro nomi si appellano: Spirito di timor di Dio, spirito di consiglio, spirito di sapienza, spirito d’intelletto, spirito di pietà, spirito di scienza e spirito di forza. Per le opere loro, sono gli ispiratori di tutte le virtù pubbliche e private, i promotori di tutti i sacrifizi, di tutto ciò che onora ed abbellisce l’umanità, per conseguenza la causa incessante di tutti i beni del mondo. [“Neque enim est ullum omnino domini absque Spiritu sancto ad creaturam perveniens.” S. Basil., De Spir. Sanct., p. 66]. – Per ripeter tutto in due parole, il genere umano è un gran Lazzaro, colpito da sette ferite mortali: un debole soldato, che è, di e notte, alle prese con i sette nemici formidabili. – Lo Spirito dei sette doni diviene l’infallibile medico di questo Lazzaro, recando a lui i sette rimedi che ci vogliono per le sue piaghe; l’ausiliario vittorioso del soldato, che pone a sua disposizione sette forze divine opposte alle sette forze infernali. – Disegnando con questa precisione la condizione dell’uomo terreno, la teologia cattolica, che é altresì la vera filosofia, può dare essa una più chiara intelligenza dei sette doni dello Spirito Santo, farne meglio sentire l’assoluta necessità e ispirare alle nazioni, come agli individui un timore più serio di perderli? – Resta a spiegarsi ciascuno di questi doni meravigliosi in sé medesimi e nella sua opposizione speciale ad uno dei peccati capitali. – Il primo che si presenta è il timore. A fine di darne una pratica cognizione risponderemo a tre quesiti. che cosa è il dono di timore, quali ne sono gli effetti e quale la necessità. – 1° Che cosa è il dono di timore? Il timore è un dono dello Spirito Santo che ci fa temere Dio, come un padre, e fuggire il peccato perché dispiace ad esso. – Questo prezioso timore non è né il timore servile, né il timore mondano, né il timore carnale. Sebbene l’oggetto ne sia Dio, esso non è contrario alla speranza. – La speranza ha un duplice obietto, la felicità futura e i mezzi di pervenirvi. Duplice è pure l’obietto del timore: il male che l’uomo teme, e quel che può cagionarlo. Nel primo caso, Dio essendo la bontà infinita, non può essere l’obietto del timore; nel secondo, può esserlo. Difatti, può a causa delle nostre colpe, punirci e separarci da lui durante l’eternità. In questo senso, Dio può e deve essere temuto. Tal’è il dono di timore in sé medesimo. Eccolo adesso nei suoi rapporti con l’anima. – Nei sette giorni della creazione, i dottori della Chiesa hanno visto la figura dei sette doni dello Spirito Santo. Siccome ogni giorno della settimana primitiva, il Verbo faceva uscire dagli elementi, preparati dallo Spirito Santo, una nuova creatura; così, nella settimana che chiamasi la vita, ciascun dono dello Spirito Santo abbellisce il mondo morale, l’uomo, di una nuova meraviglia. – Al giungere di ciascun dono dello Spirito Santo in un’anima, si può con tutta verità applicare la parola del profeta: “Voi manderete il vostro spirito, e tutto sarà creato, e rinnoverete la faccia della terra”. Cosi, per l’uomo come per il mondo, la venuta del soffio divino è un’ora solenne di creazione e di rigenerazione. – Giustifichiamo questa bella armonia, e cominciamo col dono di timore. – L’uomo decaduto è talmente immerso ne sensi, che passa accanto alle più eminenti verità dell’ordine morale senza vederle, ovvero, se le intravede, n’è appena tocco. Ma allorché lo spirito di timore di Dio scende in luì, succede nella sua anima qualche cosa che rassomiglia a un tuono di fulmine in una notte oscura. Questo tuono, che fa tremare ogni cosa, è preceduto da un lampo che scinde le nere nubi e illumina l’orizzonte. – Cosi avviene nel cuore dell’ uomo, allorché lo Spirito di timore di Dio vi fa il suo ingresso. Come luce istantanea, dissipa le tenebre e mostra nella loro chiarezza la grandezza di Dio e la laidezza del peccato. Come forza, produce nell’anima una commozione che lo scuote profondamente. « Egli guarda la terra, dice il profeta, e la fa tremare. » [Ps. 103]. – Questa terra è il cuore dell’uomo. Da questa terra, istantaneamente illuminata e vivamente scossa, vedonsi uscire come due piante immortali, un profondo rispetto per Iddio, e un orrore estremo del peccato. Noi le conosceremo studiando la seconda tesi. 2° Quali sono gli effetti del dono di Timore di Dio? Come lo abbiamo indicato, il dono di timore produce due effetti: il rispetto per Iddio e l’orrore del peccato. – Rispetto per Iddio: non rispetto ordinario, ma rispetto piuttosto che di cuore, di ragione; rispetto profondo, universale, pratico. Agli occhi dell’anima, ripiena dello spirito di timore, Iddio solo é grande. Dinanzi alla sua maestà sparisce ogni maestà; dinanzi alla sua autorità, ogni autorità; dinanzi ai suoi diritti, ogni diritto; dinanzi al suo servizio, ogni servizio; dinanzi alla sua parola, ogni parola; dinanzi alle sue promesse, ogni promessa; dinanzi alle sue minacce, ogni minaccia; dinanzi ai suoi giudizi, ogni giudizio. – Questa maestà infinita, non la contempla soltanto in sé medesima, ma la vede riflessa in tutte le potenze stabilite da Dio: potenze religiose e potenze sociali; potenza paterna e potenza civile, potenze superiori e. potenze inferiori. Esso la vede in tutto ciò che porta l’impronta divina: l’uomo e il mondo. – Quindi, rispetto della Chiesa, rispetto delle sacre Scritture, rispetto della tradizione, rispetto delle cerimonie, dei templi, dei giorni e delle cose di Dio. Rispetto dell’anima e di ciascuna delle sue facoltà; rispetto del corpo e di ognuno, dei suoi sensi; rispetto del prossimo, della sua fede, dei suoi costumi, della sua vita, della sua reputazione, dei suoi beni, della sua debolezza, della sua povertà, rispetto della sua vecchiezza, della sua superiorità e de’ suoi diritti acquisiti. – Rispetto delle creature: per l’allievo della cresima,alumnus chrismatis”, tutte sono sacre; tutte vengono da Dio, appartengono a Dio, debbono ritornare a Dio. Egli usa di tutte e di ciascuna: in ispirito di dipendenza, perché nessuna è sua proprietà; in ispirito di timore, bisognando render conto di tutto; in ispirito di riconoscenza, poiché tutto è benefizio; anche l’aria che si respira. – Come vedesi, il dono di timore di Dio è il fondatore di ciò che ci è di più necessario al mondo; e soprattutto al mondo attuale: la religione del rispetto. Orrore del peccato. Mercè il dono di timore, l’anima trovasi subito in altro stato : essa non si riconosce più. I grandi dommi della maestà di Dio e dell’enormità del peccato, della morte, del giudizio, del purgatorio e dell’inferno, poco fa nell’oscurità o nel crepuscolo, brillano per lei di uno splendore cosi vivo che esclama con santa Caterina da Siena: « Se io vedessi da una parte un mare di fuoco, e dall’altra, il più piccolo peccato, mi getterei piuttosto mille volte nel fuoco, che commettere questo peccato. » – 11 cristiano, meravigliato di non aver sempre visto ciò che vede, afflitto di non aver sempre sentito ciò che sente, ma arricchito però del dono di timore di Dio, esclama con tutta la sincerità della sua meraviglia e in tutta la vivezza del suo dolore: Chi non vi temerà, o Signore, e chi oserà offendervi; voi, solo grande, solo santo, solo buono, solo potente, voi padrone sovrano della vita e della morte, giudice supremo dei re e dei popoli; voi che rivedete tutti i giudizi e giudicate le giustizie medesime; voi, tra le mani di cui è orribile il cadere; Dio vivo, il Quale, dopo aver fatto morire il corpo, potete precipitare l’anima nell’inferno; voi che, non potendo soffrire la vista medesima dell’iniquità, la perseguitate, da seimila anni, in qua, con castighi spaventosi, negli angeli o negli uomini, e che la punirete con terribili supplizi per tutta l’eternità? Tali e più energici sono i sentimenti dell’ anima penetrata dello Spirito di timore di Dio. Come nulla vi è di più nobile, cosi nulla vi è di più indispensabile. 3.° Qual’ è la necessità del dono del timore ? È chiedere, se è necessario all’ uomo di diventar saggio, e di operare la salute dell’ anima sua. Ora, il timore è la prima condizione della sapienza e della salute. [“Initium sapientiae timor Domini”. Ps. 110. — “Cum rnetu et timore salutem vestram operamini”. Philip., II, 12]. – È domandare, se è necessario all’uomo di non perder nulla di ciò che, mentre lo fa uomo, lo impedisce di confondersi con l’animale. Ora, il timore di Dio fa l’uomo e tutto l’uomo. [“Deùm time et mandata ejus observa; hoc est enim omnis homo. Eccl., XII, 13]. – È domandare, finalmente, se è necessario all’uomo di conservare la sua libertà e la sua dignità di uomo e di cristiano. Difatti, bisogna ben che si sappia, che lo Spirito del timore di Dio è il solo principio, della libertà, il solo custode della dignità umana. La ragione è che solo egli ci libera da qualunque altro timore. L’uomo, qualunque sia, è esposto a tre sorta di timori: il timore servile; il timore mondano; il timore carnale. – Uno solo basta per fare dell’uomo, imperatore o re, uno schiavo ed uno schiavo degradato. – Il timore servile è quello che fa rispettare Dio per paura, e fuggire il peccato a cagion dei castighi. [“Timere Deum propter malum poenae, est timor servilis”. Viguier, c. XIII, p. 414]. L’amore di sé ne è il principio: quest’amore di sua natura non é cattivo, non essendo contrario alla carità. Esso non é contrario alla carità, poiché in virtù pure «Iella carità, l’uomo deve amarsi, dopo Dio più che gli altri: per conseguenza temere é risparmiarsi il male dell’anima e del corpo. Nato da questo amore personale, il timore servile non è dunque cattivo in se medesimo. Cercare anche di incuterlo ai peccatori, è una delle funzioni principali dei profeti. – « Ancora quaranta giorni, grida Giona ai Niniviti, e poi Ninive sarà distrutta. » [Jon., III, 4]. E Dio approvò la loro penitenza, benché nata dal timore servile: « Razza di vipere, dice san Giovan Battista ai Giudei induriti, chi v’ha insegnato a fuggire la collera futura? Già la scure è alla radice dell’ albero. Ogni albero che non fa buoni frutti sarà tagliato e gettato nel fuoco.2 » 2 [Matt, III, 10; Luc., III, 7-9]. – Lo stesso Nostro Signore, quante volte non ha egli toccato questa libra del timore servile, per condurre i peccatori a peziitenza! – Ora, è l’inferno con le sue fornaci eterne e le sue tenebre esteriori, che ricorda loro; ora è la parabola del fico sterile e del ricco malvagio, che egli pone sotto i loro occhi; ora colpisce le loro orecchie con queste fulminanti parole : « Se voi non fate penitenza perirete tutti senza eccezione. » [Luc., XIII, 3]. – Il timore servile non è dunque cattivo di sua natura. – Esso diviene tale, quando l’uomo, ponendo il suo fine in se medesimo, non rispetta Dio, né evita il peccato che in ragione del suo personale interesse. Essenzialmente contrario alla carità, una simile disposizione costituisce la servilità del timore e lo fa schiavo! Esso dice equivalentemente: Se Dio non avesse fulmini e se l’inferno non esistesse, io peccherei. – Quest’è il ragionamento dello schiavo che teme lo scudiscio, ma che non ama il suo padrone: dell’ebreo idolatra a piè del Sinai; dei pagani della Samaria, chiamati i proseliti dei leoni; di Antioco lo scellerato, in faccia ai terrori della morte; di tanti cristiani che calpestano le leggi di Dio e della Chiesa, perché non vedono nessuna sanzione penale alle loro prevaricazioni, o che se ne astengono allorché credono intravederlo, e unicamente perché credono intravederlo. Inutile d’insistere su ciò che vi ha di vergognoso e di colpevole nel timore servile. – Il timore mondano è quello che fa apprendere la perdita dei beni del mondo, delle ricchezze, delle dignità, degli onori e altre cose simili. [“Timor mundanus est quo quis timet temporalia amittere, ut divitias, dignitates, et hujusmodi.” S. Anton,, p. IV, tit. XIV, c. II, p. 228] – Innocente di sua natura, esso cessa d’esserlo allorché porta a peccare, per evitare di perdere questi vantaggi temporali. La storia è piena delle crudeltà, delle viltà, delle bassezze, dei tradimenti, degli avvelenamenti, degli assassini! delle vendite di coscienza, dei delitti d’ ogni genere che il timore mondano ha fatto commettere. – Faraone vede i figli d’Israele moltiplicarsi: teme per il suo regno, e ordina di far perire tutti i figli neonati degli Ebrei. Geroboamo, re d’Israele, teme che le dieci tribù, andando ad adorare il vero Dio a Gerusalemme, non sfuggano al suo dominio. Ei le strascina nell’ idolatria, e sotto pena di morte, i figli d’Abramo si inginocchieranno davanti ai vitelli d’oro, cominciando da Dan sino a Bersabea. Erode viene a sapere dai magi la nascita del re dei Giudei. Il timore di perdere la sua corona gli fa scannare tutti i bambini di Betlem e dei contorni. A tempo della Passione, i grandi sacerdoti hanno paura dei Romani; e per non perdere le loro dignità, la loro fortuna e la loro potenza, decretano la .morte dei Figliuolo di Dio. Pilato riconosce e proclama l’innocenza di Nostro Signore, resiste pure al furore dei Giudei; ma Pilato ha paura di perdere l’amicizia di Cesare e, perdendola, di perdere il suo posto: Pilato tradisce la sua coscienza e abbandona il sangue del Giusto. – Non vi è un regno dell’antichità e dei tempi moderni che non presenti qualcuna ed anche un gran numero di queste iniquità pubbliche, di queste illustri ignominie, figlie del timore mondano. Se scendiamo ad un ordine meno elevato, come dire le vergognose blandizie, le abdicazioni di coscienza e di carattere, i colpevoli intrighi, le ingiustizie, le crocifissioni della verità, le devozioni ipocrite dei Pilati in piccolo, dei Giezi cupidi e coperti di lebbra, sempre tanto numerosi nelle epoche come la nostra, dove tutto si vende, perchè tutto si compra ? [S. Ambr. apud S. Anton., tit. XIV, c. II, p, 130]. – Scendiamo ancora dell’altro e domandiamo a quelle moltitudini di giovani, d’uomini e di donne, perché volgono il dorso alla religione e abbandonano perfino i più sacri loro doveri: la frequentazione dei sacramenti, la santificazione della domenica? Perché sorridono a delle parole, si conformano a delle mode e si sottomettono a delle usanze che la loro coscienza sconfessa? Non uno di questi transfughi che non sia forzato a confessarsi schiavo del rispetto umano, cioè dire del timore mondano. – Il timore carnale è quello delle incomodità corporee, delle malattie e della morte. Rinchiuso in giusti limiti questo timore non ha nulla di reprensibile: esso diviene colpevole quando, per evitare i mali del corpo, porta a sacrificare, peccando, i beni dell’anima.1 [S. Anton. ubi supra, c. III, p. 131]. – Niente di più colpevole, nulla di più degradante, né di più comune, quanto il timore carnale preso nel cattivo senso. Nulla di più colpevole. Il Salvatore è arrestato, condotto alla casa di Caifa e consegnato senza difesa agli indegni trattamenti della soldatesca. Tu sei discepolo di quest’uomo, dicono a Pietro i servi del gran sacerdote. A queste parole il timore carnale s’impadronisce di Pietro, teme per se medesimo la sorte del suo maestro; e Pietro diviene rinnegato, rinnegato pubblico e bestemmiatore. Quanti Pietro nella serie dei secoli! – Nulla di più degradante. Queste parole del Profeta trovano il loro vero posto nella bocca dello schiavo del timore carnale : « Lo spavento della morte è caduto su di me, il terrore ed il tremito si sono impadroniti di me, ed io sono stato coperto di tenebre. » [Ps. XXXIV]. – La vista dei supplizi ed anche degli strumenti di supplizio, il timore del dolore, l’apprensione della morte fanno perdere il capo. In questo stato, dinieghi, proteste, giuramenti, promesse, nulla di così indegno che non sia pronto a fare e che non faccia lo schiavo del timore carnale. Per salvare il meno, sacrifica il più ; per evitare delle pene passeggere, ei si sacrifica a pene eterne; per preservare il suo corpo, dà la sua anima, e perde la sua anima e il suo corpo. – Niente di più comune. Anche nei casi ordinari d’infermità e di malattie, di che cosa non è capace lo schiavo del timore carnale? Non 1’abbiamo visto e non lo vediamo anche ogni giorno ricorrere a mezzi vergognosi e illeciti, sia per prevenire degli incomodi corporei, sia per recuperare una salute che il padrone della vita trova buono di non lasciargliela tutta intera? Che sono, oggi più che mai, tutte quelle adorazioni della carne, tutta quella mollezza di costumi e di educazione, tutti quegli infiacchimenti dinanzi al dovere, tutti quelli orrori della pena e della mortificazione, tutte quelle ricerche anticristiane di lusso e di benessere, tutte quelle consulte mediche di medium più che sospette? Frutti del timore carnale. – Liberarci da queste vergognose tirannie è il primo beneficio del dono del timore di Dio. Il timore servile, con l’egoismo che lo inspira, con le diffidenze e gli oscuri terrori che l’accompagnano, sparisce davanti al timore figliale. Trovando in se stesso la testimonianza che esso è figlio di Dio, colui che lo possiede teme Iddio, come un figlio teme suo padre. Sempre il suo timore è accompagnato da confidenza e amore. Neppur dopo le sue colpe, questo doppio sentimento l’abbandona mai: è il fìgliuol prodigo che fa ritorno a suo padre. – Quanto al timore mondano ed al timore carnale non hanno essi più su di lui impero illegittimo. Il timore figliale gli domina, gli assorbe, oppure gli bandisce affatto. – Egli non teme, non rimpiange, non deplora seriamente che una cosa, il peccato. Ei lo teme, se ne pente, lo deplora, non per interesse egoista, ma per amor di Dio e per rispetto alla sua Maestà. La conclusione è, che il solo bel carattere, il solo indipendente, è il cristiano che teme Dio e Dio solo. In altri termini, la vera formula della libertà e della dignità dell’uomo, è quel celebre verso: “Io temo Dio, caro Abner, e non ho altro timore”. -Dal punto di visto puramente umano, vogliamo noi comprendere la necessità ed i vantaggi del dono del timore di Dio? Basta ricordarsi che l’uomo qualsiasi, non può vivere senza timore. Se ei non teme Iddio, teme la creatura. Ora, ogni uomo che teme la creatura è uno schiavo. La sua libertà, la sua dignità, la sua coscienza medesima appartiene a colui di cui ha paura: fuori di Dio, l’essere temuto non è e non può essere che un tiranno. – Ecco ciò che dovrebbe comprendere e ciò che non comprende l’uomo che ha la pretensione di diventar libero, scuotendo il giogo di Dio. Ecco ciò che dovrebbe comprendere e ciò che non comprende il nostro secolo. – Per conquistare la libertà, è sempre con la febbre di rivoluzioni. – Esse si moltiplicano e ciascuna gli ribadisce più che mai al collo ed ai piedi le catene della schiavitù. – Questa schiavitù diverrà sempre più dura, e sempre più vergognosa, più e più generale, via via che il mondo comprenderà sempre meno, che il dono del timore di Dio, è il principio della libertà morale, e che la libertà morale è madre di tutte le altre. Dove è lo Spirito Santo, ivi è la libertà, “ubi Spiritus Dei, ibi Libertas”: essa non è che qui. – Un secondo benefizio dello Spirito di timore è di armarci contro lo spirito d’orgoglio.[“ De septem donis”, etc., p. 238. — “Donimi enim timoris espelli superbiam, quia timor facit hominem humiliari ei quem timet”. S. Anton., t. X, c. I, p. 152]. – Se lo Spirito Santo ha i suoi sette doni, santificatori dell’uomo, e del mondo, il demonio altresì ha i suoi sette doni “corruttori” dell’uomo e del mondo. Ciascun dono di satana è la negazione, o la distruzione di un dono parallelo dello Spirito Santo; e nel loro complesso, i doni satanici formano il contrapposto adeguato dell’economia della nostra deificazione. Ne risulta, che la lotta all’ultimo sangue di questi spiriti contrari, è tutta la vita dell’umanità. Assistiamo per un istante a questa lotta di cui noi siamo lo zimbello. – Il primo dono che ci comunica lo Spirito Santo, è il timore. Che cosa fa il dono di timore? Prima di tutto, ci rende piccoli sotto la potente mano di Pio. Dall’intimo sentimento del nostro nulla e della nostra colpabilità, scaturisce l’umiltà. Essa come madre e custode di tutte le virtù, “mater custosque virtutum”, produce alla sua volta la diffidenza di noi stessi, del nostro giudizio, della nostra volontà; la vigilanza sul nostro cuore e sopra i nostri sensi; il fervore nei nostri rapporti con Dio; la modestia, la dolcezza, l’indulgenza riguardo al prossimo; tutte queste disposizioni, figlie del dono di timore, sono il fondamento dell’edilizio che vengono a compiere, sovrapponendosi, gli altri doni dello Spirito Santo. [S. Anselm., De Similitud., c. CXXX].Perciò, resta evidente che lo Spirito di timore costituendoci nella verità, doveva esserci dato il primo, e che il primo insegnamento uscito dalla bocca del Redentore doveva essere l’insegnamento dell’umiltà.11 [Matth. V, 3, et II, 29]. – In virtù dell’antagonismo perpetuo, da noi tante volte segnalato, non rimane però meno evidente che la prima goccia di virus che Satana ci distillerà nell’anima, sarà il contrario dell’ umiltà. Quale sarà egli? L’orgoglio. – Perché l’orgoglio? Perché il demonio é il padre della menzogna, e l’orgoglio è menzogna. Che cosa fa l’orgoglio? ci sposta dal vero e ci costituisce nel falso. – Falso, rispetto a noi stessi: noi non siamo nulla, e l’orgoglio ci persuade che noi siamo qualche cosa; ci gonfia, c’innalza, ci ispira delle ingiuste preferenze e ci riempie di confidenza e di compiacenza in noi medesimi. – Falso, rispetto a Dio e al prossimo. Quanto più l’orgoglio ci ingrandisce ai nostri propri occhi, tanto più indebolisce in noi il sentimento dei nostri bisogni e la conoscenza de’ nostri doveri. Per l’orgoglioso ci vuole più preghiera seria, più vigilanza severa e sostenuta; più consigli chiesti o accettati; pieno di sé medesimo, egli sa tutto, ha visto tutto, basta a sé in ogni cosa, lui e sempre lui. Presuntuoso, rotto, superbo, strisciante davanti al forte, despota verso il debole, egoista, querelatore, crudele, chiacchierone, odioso a tutti e ingovernabile, egli diventa la prova vivente di questa verità: che l’orgoglio è la deformità la più radicale dell’umana natura. [“Fili, sine consilio nihil facias et post factum non poenitebit. Eccli., XXX, 24. — Qui autem confidit in cogitationibus suis, impie agit. Prov. XII, 2. — “Novit justus jumentorum suorum animas; viscora autem impiorum crudelia.” Prov., XII, 10. — “Via stulti recta in oculis ejus ; qui autem sapiens est audit consilia”. Prov., XII, 15. — “Filius sapiens doctrina Patris; qui autem, illusor est, non audit cum arguitur”. Prov., XIII, 1]. – Questa deformità conduce alla dissoluzione di tutti i legami sociali e dà nascimento alla “religione del disprezzo”, negazione adeguata della religione del rispetto. Il seguace di questa religione satanica tutto disprezza: Dio, i suoi comandamenti, le sue promesse e le sue minacce: la Chiesa, la sua parola, i suoi diritti, ed i suoi ministri: i genitori, la loro autorità, le loro tenerezze, i loro capelli bianchi; l’anima, il corpo e tutte le creature. Egli usa ed abusa della vita come se ne fosse proprietario e proprietario irresponsabile. Tale fu la religione del mondo pagano; tale ridiventa inevitabilmente quella del mondo attuale, a misura ch’egli perde il dono del timore di Dio. “Religione del rispetto”, o “religione di disprezzo”; a questa alternativa non si sfugge.Però, sta scritto che l’umiliazione segue l’orgoglio, come l’ombra segue il corpo. [“Ubi fuerit superbia, ibi erit et contumelia. Prov., XI, 2]. Umiliazione intellettuale, il giudizio falso,- l’errore, l’illusione. Umiliazione morale, l’impurità con le sue vergogne. Umiliazione pubblica, Amanno spira sopra un patibolo alto cinquanta cubiti; Nabuccodonosor diventa simile a una bestia. Umiliazione sociale durante tutta la sua esistenza, l’antichità pagana che si dibatte tra il dispotismo e l’anarchia. Umiliazione religiosa, il mondo e l’ uomo pagani sono inevitabilmente prostrati ai piedi degli idoli immondi e crudeli. – Liberare l’umanità da simili ignominie, non è forse nulla? Chi la libera? Il dono del timor di Dio. Ci sarà di bisogno domandare se egli è necessario, soprattutto oggi?