Preparazione dello Spirito Santo

Preparazione dello Spirito Santo

[mons. J.-J. Gaume: Trattato dello Spirito Santo, vol. II ,Cap. X]

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   Iddio non si contentava di promettere il Desiderato delle nazioni, nè di dipingerlo in una grande varietà di figure eloquenti, nemmeno di dare il suo contrassegno esatto, mediante quella lunga serie di profezie che tennero gli sguardi del mondo antico costantemente volti verso l’Oriente. La sua ammirabile provvidenza coordinava tutti i fatti sociali alla fondazione del regno immortale del suo Figliuolo. Tale è l’evidenza di questa preparazione evangelica, che la vera filosofia riepiloga tutta la storia anteriore al Messia con queste due parole: Tutto per il Nascituro di Betleem. Ora, ciò che ebbe luogo per la seconda Persona dell’adorabile Trinità, si compì con lo stesso splendore per la terza; né poteva essere altrimenti. L’opera della rigenerazione del mondo, sebbene differente nei suoi mezzi, essa è comune alle due Persone inviate: tutto ciò che prepara il Figliuolo, prepara lo Spirito Santo.

Se era d’uopo che il popolo ebreo fosse scelto tra tutti i popoli per conservare il deposito della vera religione; se occorreva che intorno a lui e contro lui si sollevassero le quattro grandi monarchie degli Assirii, dei Persi, dei Greci e dei Romani ; se bisognava che queste monarchie racchiudessero nel loro ampio seno l’Oriente e l’Occidente e fossero alla lor volta assorbite dall’impero romano; se faceva d’uopo che quest’impero ponesse, senza saperlo, l’ultima mano al compimento delle profezie messianiche, con tuttoché s’innalzasse al più alto grado di potenza la Città del male: se bisognavano infine tutte queste cose per il compimento dei divini consigli intorno al Verbo incarnato; con la stessa asseveranza devesi affermare che tutte erano necessarie, ed allo stesso titolo, per l’effettuazione dei disegni provvidenziali rispetto allo Spirito Santo. La sua missione suppone quella del Verbo di cui essa é il coronamento. Lo Spirito Santificatore non doveva venire che dopo l’incarnazione del Verbo, dopo la sua predicazione, la sua passione, la sua risurrezione, il suo ritorno in cielo; immensi avvenimenti per i quali Iddio sommoveva il cielo e la terra da quattro mila anni. “Lo Spirito, dice san Giovanni, non era ancora stato dato, perché Gesù non era stato per anco glorificato”. [Joan., VII]. – « La gloria di Gesù, aggiunge san Crisostomo, era la croce. Noi eravamo peccatori, nemici di Dio e privi della sua grazia. La grazia é il pegno della riconciliazione ora, il dono non si fa ai nemici ma agli amici. Cosi era d’uopo innanzi tutto che il Verbo offrisse per noi il suo sacrificio, e che immolando la sua carne distruggesse l’inimicizia, a fine di renderci amici di Dio e capaci di ricevere il dono divino, lo Spirito Santo. [“Oportebat prius prò nobis offerri sacrifìcium et inimicitiam in carne solvi, nosque Dei amicos effiei, et tunc donum accipere”. In Joan. Homil. IV, n. 2, opp. t. VIII, p. 346]». Chiaro risulta che tutta la preparazione del Desiderato delle genti si inferisce al Santificatore delle medesime, e che è per Lui come per il Figliuolo che si compiono tutti gli avvenimenti del mondo antico.

Oltre a questa preparazione generale, havvene una che è speciale allo Spirito Santo; la quale consiste negli atti particolari, mediante i quali la terza Persona dell’augusta Trinità prelude, sin dall’origine del mondo, all’atto sovrano del giorno della Pentecoste. Il magnifico Artefice che dee rigenerare il mondo, illuminarlo, condurlo, santificarlo, annunzia come in tante prove da lungo tempo rinnovate, il capolavoro che Egli medita. A questo modo Egli prepara le intelligenze e le volontà ad amarLo, e adorarLo, di un amore e di una adorazione simili a quelle con cui Egli onora il Padre ed il Figliuolo. Niente di più importante di questa preparazione che fa di se medesimo lo Spirito Santo. In ragione alle meravigliose operazioni che la compongono, essa è eminentemente propria a trarlo dall’oblio nel quale noi Lo lasciamo. Mercé sua, noi Lo vediamo non punto inoperoso in seno dell’eternità; ma operante perpetuamente sul mondo, e preludente con opere particolari più o meno splendide, a creazioni più generali e più magnifiche. Per intendere questa preparazione, fa d’uopo rammentarsi che l’opera grande dello Spirito Santo era la rigenerazione dell’Universo mediante la Chiesa. Bisogna ricolmarsi ancora che tanto nell’ordine della grazia che nell’ordine della natura, Iddio non opera bruscamente ed a sbalzi. Tutte queste opere al contrario si fanno con dolcezza e si svolgono per via di insensibili progressi. « Ora la Chiesa, dice san Tommaso, tiene il mezzo tra la Sinagoga e il cielo. La società cristiana molto più perfetta della società mosaica, lo è molto meno dell’eterna società degli eletti. Nella Sinagoga veli senza verità; sotto il Vangelo la verità con dei veli; in cielo la verità nuda affatto. » [“Status novae legis medius est inter statim i veteris legis, cujus figurae implentur in nova lege, et inter statum gloriae in qua omnis nude et perfecte manifestatibur veritas”. I, II, q, 61, art. 4, ad 1]. Cosi l’antico mondo è la preparazione del nuovo. Per l’antico mondo bisogna intendere i suoi uomini, le sue leggi, i suoi avvenimenti, il suo culto, i suoi profeti. Tutti stanno al mondo nuovo, come il bozzetto sta al ritratto, o come il fanciullo sta all’uomo maturo. Il pittore divino che doveva realizzare il ritratto, lavora per quattromila anni a formarne l’abbozzo, entriamo nella sua officina e vediamolo all’opera. – Il quadro del ritratto è il mondo materiale. Chi forma questo quadro magnifico? chi lo fa risplendere di splendide bellezze ? È lo Spirito Santo. Uscendo dalle mani del Padre e del Figliuolo, la terra non era che una massa informe, inzuppata d’acqua e coperta di tenebre. Sotto la meravigliosa azione dello Spirito Santo gli elementi confusi si disciolgono, le tenebre si dissipano, e dal seno del caos escono come per incanto, milioni di creature una più dell’altra graziose. [“Superferebatur huic materiae…. excellentia et eminentia dominantis super omnia voluntatis, ut omnia conderentur.S. Aug. D. divers. quaest lib. II, n. 5]. All’eterno principio di loro bellezze, devono esse il movimento e la vita. «Lo Spirito Santo, dice un Padre, è l’anima di tutto ciò che vive. Con tanta liberalità egli concede della sua pienezza, che tutte le creature ragionevoli e non ragionevoli gli debbono, ciascuna nella propria specie, e il loro essere proprio e il potere di fare, nella loro sfera particolare, ciò che conviene alla natura loro. Senza dubbio non è l’anima sostanziale di ciascuna e in essa dimorante; ma come distributore magnifico dei suoi doni Ei gli diffonde e gli distribuisce, secondo il bisogno di ciascuna creatura. Simile al sole, riscalda tutto, e senza alcuna diminuzione di sé medesimo Ei presta e distribuisce ad ogni essere ciò che è necessario e ciò che basta ». – San Basilio aggiunge; « Voi non troverete nelle creature alcun dono di qualsiasi natura che non venga dallo Spirito Santo. » [Lib. de Spir. sanct., c. XXVI, n. 55.]. – La parte più bella della creazione materiale, come il firmamento, deve ad Esso le sue magnificenze. Quando l’occhio contempla l’innumerevole esercito dei cieli, l’abbagliante splendore delle sue schiere, l’ordine del loro cammino, la incomprensibile rapidità e la precisione dei loro movimenti; il cuore non dimentichi d’indirizzare l’inno della riconoscenza alla terza Persona dell’adorabile Trinità. Tutte queste bellezze, tutte queste grandezze gridano a lui ; Ipse fecit nos, è lui che ci ha fatte.3 [Verbo Domini coeli firmati sunt, et Spiritu oris eius ominis virtus eorum. Ps. XXXII, 6. — Spiritus ejus ornavit coelos. Job., XXXVI, 13]. – Non men grande è la riconoscenza del mondo angelico. Gli ineffabili splendori di cui brillano le celesti gerarchie, come astri viventi dell’empireo, anch’ esse vanno debitrici allo Spirito Santo: « Se col pensiero, dice san Basilio, voi togliete lo Spirito Santo, tutto è caos nel cielo. Non vi sono più cori angelici, non più gerarchie, non più legge, non più ordine, né più armonia. Come faranno gli Angeli a cantare: “Gloria a Dio nei cieli”, se essi non ricevono la potestà dallo Spirito Santo? Una creatura qualunque, può ella dire “Signore Gesù”, se non è ispirata dallo Spirito Santo? E quando essa parla mediante lo Spirito Santo, nessuno dice anatema a Gesù. Che gli Angeli ribelli abbiano pronunziato quest’anatema, la loro caduta prova che per perseverare nel bene, le intelligenze celesti avevano bisogno dello Spirito Santo. «Secondo me, Gabriele non ha potuto annunziare l’avvenire che mediante la prescienza dello Spirito Santo. E n’è prova che la profezia, è uno dei doni dello Spirito divino. Quanto ai Troni e alle dominazioni, ai Principati ed alle Potestà, come goderebbero della beatitudine se non vedessero sempre la faccia del Padre che è nei cieli? Ora la visione beatifica non esiste senza lo Spirito Santo. Se durante la notte voi togliete i lumi da una casa, tutti gli occhi sono colpiti da cecità: tanto organi che facoltà, tutto diviene inerte. Non si distingue più, né la bellezza, né il pregio degli oggetti ; per ignoranza l’oro è calpestato, come il ferro. Cosi nell’ordine spirituale è tanto impossibile che la vita beata del mondo angelico sussista senza lo Spirito Santo, quanto è impossibile ad un esercito di rimanere ordinato senza un generale che lo mantenga, ad un coro conservare l’armonia senza un capo che regoli gli accordi. – « Ed i Serafini come potrebbero dire: Santo, Santo, Santo, se lo Spirito non insegnasse loro quando bisogna cantare l’inno di gloria? Sia dunque che gli angeli lodino Dio e le sue meraviglie, essi lo fanno mediante il soccorso dello Spirito Santo; ossia che schierati dinanzi a lui migliaia di milioni di essi eseguiscano i suo ordini, non adempiono degnamente le loro funzioni se non che per virtù dello Spirito Santo. Insomma, né la sublime e ineffabile armonia degli angeli nel culto di Dio, né l’accordo meraviglioso che regna tra queste intelligenze celesti, non esisterebbero senza lo Spirito Santo. » S. Basil., lib. de Spir, sanct c. XVI, opp. t. III, p. 4445. — S. Greg, Nazian., homil. In Pentecoste]. – Non è questo un provare chiaramente l’azione dello Spirito Santo sugli Angeli? Grazia, perseveranza nel bene, conoscenza dell’avvenire, beatitudine, armonia, bellezza, tutto deve il mondo angelico alla terza persona della SS. Trinità. Penetriamo ancor più addentro. Lo Spirito dei sette doni, per insegnare a tutte le generazioni ch’Esso è l’autore di tutte le bellezze del cielo e della terra, dichiara nelle sue opere eh’ egli fa tutto mediante il numero sette. Come testimoni della sua azione e predicatori della sua futura venuta, sette pianeti principali risplendono nel firmamento. Nel mondo inferiore il tempo si divide in sette giorni. Da Adamo a Noè, sette grandi patriarchi biffano la strada dei secoli. Sette volte sette giorni, aumentati dall’unità misteriosa che congiunge il tempo coll’eternità, formano lo spazio tra l’immolazione dell’Agnello pasquale e la promulgazione della legge. – Alle settimane di giorni succedono le settimane di anni terminati dall’anno del giubileo, anno di remissione, di liberazione, di restaurazione e di riposo : nuova figura del giubileo eterno, creazione meravigliosa dello Spirito Santo. Sette giorni di preghiere consacrano i sacerdoti, sette giorni di purificazione rendono il lebbroso alla vita civile; sette trombe suonate da sette sacerdoti, fanno cadere le mura di Gerico. A pasqua, per sette giorni si nutrivano di pani azzimi. Al settimo mese si celebra la festa dei Tabernacoli che dura sette giorni. Sette anni sono impiegati nella costruzione del tempio di Salomone, e sette dì nella sua consacrazione. Sette bracci e sette lumi adornano il candelabro del santuario. Sette moltiplicato per dieci forma il numero dei sacerdoti, associati al ministero di Mosè e degli anni in cui il popolo sarà schiavo in Babilonia. – Queste cosi frequenti ripetizioni del numero sette nell’Antico Testamento non sono arbitrarie. Come opere dell’infinita sapienza, esse rappresentano (lo mostreremo più tardi) le meraviglie settennarie che doveva effettuare nel Nuovo, il divino Autore, delle fine e delle altre. – Imprimendosi lo Spirito Santo col numero sette nella fronte di tutte le creature e di tutti gli avvenimenti figurativi, vi imprimeva seco le altre due Persone dell’adorabile Trinità, e preparava cosi il genere umano a contemplarle nello splendore della loro manifestazione. – « Il numero sette, dice san Cipriano, si compone di quattro e di tre. Degno di rispetto a causa dei suoi misteriosi significati, egli lo è infinitamente più a ragione delle parti di cui è composto. Per il tre e per il quattro sono espiassi gli elementi primitivi di tutte le cose, l’artefice e l’opere, il Creatore e la creatura. Il tre indica la Trinità creatrice, quattro 1′ universalità degli esseri, compresi in sostanza nei quattro elementi. Nella persona dello Spirito Santo, il Quale procede dal Padre e dal Figliuolo, si vede nei primi giorni del mondo, il tre riposare sul quattro. La Trinità sopra i quattro elementi, confusi nella massa informe del caos: poi nella sua bontà, il Creatore abbraccia la sua creatura; essendo bello, egli la rende bella; santo, egli la santifica e se l’unisce coi legami di un amore indissolubile. » – Egli crea i patriarchi. Dopo aver creato e abbellito i cieli e la terra, soggiorno della sua immortale Città: dopo avere del pari creato e dotato di incomprensibili bellezze i principi incaricati di governarla, lo Spirito Santo crea, abbellisce, educa e protegge i cittadini che debbono abitarla. Patriarchi, avvenimenti, istituzioni, profeti, grandi uomini mosaici, son altrettanti saggi coi quali il Re della Città del bene predispone a delle operazioni più complete intorno al popolo cattolico. I figli di Adamo peccatore, e peccatori essi medesimi, sono la materia ch’egli manipola. Come il fuoco coglie l’oro e lo purifica, così Egli li prende, li nobilita, e riempiendoli di qualcuno dei suoi doni, ne forma tanti patriarchi. – Quel che è il gigante per l’altezza della statura in paragone agli uomini ordinari e per la forza muscolare, lo è il patriarca, per le sue virtù, in mezzo ad uomini dell’antico mondo. Si provi qualcuno a trovare presso gli Egizi, presso gli Assiri, presso i Persi, presso i Greci e presso i Romani, uomini da paragonarsi ad Enoch per fedeltà al vero Dio; a Noè per la giustizia, ad Abramo per la fede, a Giuseppe per la castità ed il perdono delle ingiurie, a Mosè per la dolcezza e la perseveranza, a Giosuè per il coraggio, a Giobbe per la pazienza, a Davide per le regie doti, a Salomone per la scienza e la saviezza, a Giuda Maccabeo per le virtù guerresche; a tutti questi giusti dallo sguardo sereno, dalle forti e modeste virtù, dalla semplicità dei costumi, dalla bontà ed elevata ragione, e la cui immagine si dipinge nella fantasia, come quei quadri a grandi prospettive che estendono le loro proporzioni via via che lo sguardo se ne allontana. Chi è l’autore di questi miracoli viventi i più belli senza dubbio che l’antico mondo abbia contemplati? Lo Spirito dai sette doni. – Egli crea il popolo ebreo, lo dirige e lo conserva. Dai Patriarchi, lo Spirito Santo fa uscire un popolo eccezionale, come i suoi padri, e come figura di tutti i popoli. Invano l’ingrato e sospettoso Egitto vuole ritenerlo nei ferri. Lo Spirito onnipotente lo trae dalla sua misteriosa servitù. Tale è lo splendore dei miracoli, con cui Egli colpisce questa terra indurita che i maghi di Faraone si confessano vinti, e sono costretti a riconoscervi, non il Padre o il Figliuolo, ma proprio lo Spirito Santo. [San Cyp. Serm. De Spirit. Sanct.]. – Le catene della schiavitù sono cadute: Israele è in cammino per ritornare nella sua patria, ma il mare gli oppone i suoi abissi. Alla voce dello Spirito Santo il terribile elemento si agita, e, come due montagne a picco, le sue acque sospese aprono un passaggio: seicentomila combattenti scendono in quelle ignote profondità e le attraversano a piè asciutto. Dall’altra parte, all’ingresso del deserto, gli attende lo Spirito Santo. Egli sarà in quella solitudine immensa il loro precettore e la loro guida: magnifico preludio della futura direzione del popolo Cattolico attraverso il deserto della vita. [Non dimisisti eos in deserto… Spiritum tuum bonum dedisti qui doceret eos. II Esdr. IX, 19, 20]. Altro preludio non meno eloquente. Egli è desso che sulla vetta del Sinai, inciderà la legge mosaica su due tavole di pietra, e del pari scolpirà la legge evangelica nel cuore dei cristiani; costituendo in tal modo quanto allo stato sociale e il popolo antico e il popolo nuovo. – Viaggiatore con Israele, Jehova vuole un santuario, dove rendere i suoi oracoli e ricevere le adorazioni dei figli di Giacobbe. Chi sarà incaricato di edificare al Dio del cielo una abitazione sulla terra? Un operaio dello Spirito Santo. « Il Signore disse a Mosé: Io ho chiamato pel suo nome Beselul, figliuolo di Uri, e l’ho ripieno dello Spirito di Dio, di sapienza, di intelligenza e di scienza per ogni maniera di lavori; e costui farà il Tabernacolo. » In questo capolavoro di tutte le arti riunite non vi è parte che non sia una figura, un saggio della Chiesa cattolica, tabernacolo immortale che lo Spirito Santo doveva costruire all’augusta Trinità. – Occorre un capo abile e coraggioso che introduca la santa nazione nella terra promessa? Lo Spirito Santo forma Giosuè figlio di Nun. [Num., XXVIII, 18]. – Magistrati supremi che con una mano dettino giudizi pieni di equità, e dall’altra respingano con la loro spada vittoriosa i re di Siria, i Madianiti, i figli di Ammone, i Filistei e gli altri nemici d’Israele? Lo Spirito Santo suscita successivamente Otoniel, Gedeone, Jefte, Sansone, Samuele, e quella lunga schiera di savi e di guerrieri ai quali gli altri popoli non hanno niente da porre a paragone. Il popolo figurativo ha egli bisogno nelle differenti epoche della sua esistenza, di un prodigio di forza, di sapienza, di scienza, di pietà? Lo Spirito dai sette doni lo fa apparire ben presto: sotto la sua mano nessuno elemento è ribelle. « Egli prende un bifolco, dice un Padre, e ne fa un suonatore d’arpa che incanta gli Spiriti maligni. Egli vede un pastore di capre che sta sbucciando i sicomori, e ne fa un profeta. Ricordatevi di Davide e di Amos. Egli scorge un bel giovine, e lo costituisce giudice degli anziani: testimone Daniele. «Nemico degli avari e dei falsari, egli colpisce Giezi con una lebbra pestifera. Impone silenzio a Balaam, pagato per maledire, lo fa riprendere dalla sua asina, gli fa troncare la gamba e lo rimanda nel suo paese pieno di confusione con le mani vuote, e azzoppito. È Esso che mantiene il bell’ordine che ammiriamo presso la santa nazione, che crea i re ed i principi, che consacra i pontefici e che elegge i sacerdoti. » Siccome lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa, così era l’anima della Sinagoga. Nei secoli di preparazione Lo vediamo di continuo preludere con una grande varietà di figure alle realtà che doveva operare nei secoli di compimento: “Haec omnia operatur unus atque idem Spiritus”. – Ma razione dello Spirito Santo non si manifesta sull’antico mondo in nessuna parte, con più lucentezza e perseveranza, come nelle ispirazioni dei profeti. Questi uomini divini, i quali per venti secoli si succedono senza interruzione, sono incaricati di riprendere a un tempo Israele, per le sue prevaricazioni, e di annunziare al genere umano le future meraviglie della misericordia infinita. Chi dà ad essi la forza di parlare arditamente ai re ed ai popoli? Chi pone sulle loro labbra le reprimende, le minacce e le promesse? Chi apre ai loro occhi gli orizzonti dell’ avvenire, e mostra loro nella lontananza delle età, gli immensi avvenimenti, or consolanti, or terribili, di cui i fatti mosaici non sono che i preludi rudimentali? Per bocca di David tutti i profeti rispondono: « Lo Spirito del Signore ha parlato per me, e la sua parola è uscita dalle mie labbra. » [Spiritus Domini locutus est per me, et sermo ejus per linguam meam. II Reg.; XXIII, 2]. – San Pietro, a nome di tutti gli apostoli, dichiara che la profezia non è nata mai dalla volontà umana. «Ma, dice egli, gli uomini di Dio ispirati dallo Spirito Santo hanno parlato.» [II Petr., I, 21]. E tutti i padri greci e latini per organo di san Crisostomo e di san Girolamo aggiungono: « E un fatto ammesso da tutti, che lo Spirito Santo fu dato ai profeti… Che nessuno s’immagini che un altro Spirito Santo fosse dato ai santi, anteriori alla venuta del Messia, e un altro agli Apostoli e ai discepoli del Signore. » [S. Chrys., homil. LI , in Joan., n. 2]. Finalmente nella sua professione di fede la Chiesa canta, da un capo all’altro del mondo, lo Spirito Santo, che ha parlato per bocca dei profeti, “qui locutus est per prophetas”. Perché l’ispirazione dei profeti è ella attribuita allo Spirito Santo, e non al Padre, come principio dei lumi, Pater luminum; ovvero al Figliuolo, Sapienza eterna, Sapientia Dei? È qui il luogo di risolvere una questione che si presenta naturalmente allo spirito. Ricordiamo da prima con san Leone, che la maestà dello Spirito Santo non è mai separata dall’onnipotenza del Padre e del Figliuolo ; e che tutto ciò che la divina Sapienza fa nel governo dell’ universo, è opera della Trinità tutta intera. – « Se il Padre o il Figliuolo o lo Spirito Santo, aggiunge il gran dottore, fa qualche cosa che gli sia propria, si dee attribuirla alla necessità della nostra salute. La santa Trinità si è divisa l’opera della nostra redenzione. Il Padre ha dovuto essere pacificato, il Figliuolo pacificare e lo Spirito Santo santificare. Di più, dandoci certi fatti o certe parole sotto il nome del Padre o del Figliuolo o dello Spirito Santo, la Scrittura vuole preservare da errore la fede dei cristiani. Difatti, essendo la Trinità inseparabile, non intenderemmo mai che sia Trinità, se Essa fosse sempre nominata senza distinzione di Persone. – Ciò posto, ecco la ragione fondamentale per cui l’ispirazione profetica viene attribuita allo Spirito Santo. Qual’ è il fine di tutte le profezie dell’Antico Testamento? È di annunziare il Nuovo. E il Nuovo Testamento che cos’è? L’Incarnazione del Verbo e la formazione della Chiesa. E l’ Incarnazione del Verbo e la formazione della Chiesa? L’opera per eccellenza dell’amore divino. Lo Spirito Santo è l’Amore divino in persona; a giusto titolo dunque si attribuisce ad esso la incarnazione del Verbo e la formazione della Chiesa. Le profezie sono l’annunzio e la preparazione dell’uno e dell’altra. Che cosa di più ragionevole che l’attribuirle allo Spirito Santo? Sarebb’egli ancora possibile di concepire che essendo incaricato del fine, non fosse incaricato dei mezzi? Parimente, le parole e le azioni ispirate dai profeti, sono l’opera dello Spirito Santo; e come abbiamo notato, esse formano nell’antico mondo il doppio preludio delle meraviglie analoghe, ma assai più grandi, che egli doveva compiere nella pienezza dei tempi. – Ascoltiamo gli interpreti e i dottori: « Per lunghi secoli, dicono essi, lo Spirito Santo preludeva alla formazione del Verbo incarnato: ogni profeta, ogni azione profetica ne è un disegno, uno schizzo. Chi altri che Lui è raffigurato in Isacco che porta le legna del suo sacrificio? Chi altri che Lui nel montone impacciato tra le spine è offerto in olocausto? Chi altri che Lui nell’angelo che lotta con Giacobbe, e per cui benedice la posterità rimasta fedele? È Lui, Giosuè, che introducendo il popolo nella terra promessa; Sansone che uccide il leone, e che va a cercare una sposa straniera, figura della Chiesa dei Gentili. – « Chi è Gioele, donna piena di fiducia che uccide Sisara generale degli eserciti di Giabin, e che ficca nelle tempie il chiodo della sua tenda? È la Chiesa la quale armata della croce, schiaccia il demonio, e rovina il suo impero. Che cosa è quella pelle ricoperta di rugiada sulla terra asciutta, quindi la pelle asciutta sulla terra umida? il Messia, da prima nascosto nel mistero della legge giudaica, mentre il resto del mondo rimane come una terra senz’acqua; poi il mondo che possiede la divina rugiada, della quale l’Ebreo si è reso indegno. Che cosa è Elia, che moltiplica la farina e l’olio alla povera vedova, oppure Eliseo che risuscita un morto? Il Cristo futuro! – Così l’Antico Testamento è la sementa, il Nuovo la messe; e l’uno come l’altro, è opera dello Spirito Santo. » [Corn. Alap. Proem. in Proph.] [S. Aug., lib. XII contra Faust. c. xxvi, xxxi, xxxii, xxxv. — Satores fuerunt Prophetae, messores Apostoli. S. Chrys. homil. XXXIV, in Joan., 4.]. – In questo sbozzo, se vi aggiungiamo mille tratti, facili a raccogliersi, avremo il quadro delazione dello Spirito Santo sul mondo angelico, sul mondo fisico e sul mondo morale, per tutta la durata dell’antica alleanza. – Lungi dall’essere lo Spirito Santo inerte in seno all’eternità, ci apparirà invece come il Principio sempre operoso nella creazione, e come il preparatore instancabile dell’Alpha e dell’Omega delle opere divine: Gesù Cristo e la Chiesa.