Un uomo forte … anzi due!

Un “uomo forte”, anzi … due!

s.giuseppe.

   In questo giorno in cui festeggiamo San Giuseppe lavoratore, vogliamo rendere omaggio al grande Santo con dei passaggi di un’omelia tenuta nel 1974 da S. S. Gregorio XVII, conosciuto dal mondo ordinario come il cardinal Giuseppe Siri. Come non notare le sottili allusioni che mettono in parallelo alcuni aspetti “nascosti” della vita di questi due “Giuseppe”!

Leggiamoli insieme:

“.. il brano di San Matteo (Cap. I, 16 e segg.) appena ascoltato, riguarda S. Giuseppe, del quale oggi celebriamo la solennità, brano che va letto anche in controluce. Ed ecco come. – Il brano presenta un momento drammatico per questo giovanissimo uomo. Egli si era sposato con gli intendimenti che tutti hanno quando si sposano. Si trova d’improvviso davanti ad un fatto che in quel momento superava la sua cognizione: Maria attendeva già Gesù. Non sa come districarsi. “Giusto”, come lo dice la stessa Sacra Scrittura – e nella terminologia biblica, la parola “giusto” indica l’onestà e la santità complessiva -, non vuole guastare nulla di lei e di altri, pensa di risolvere tutto nel silenzio. È un dramma. Ma il dramma si aggrava, perché interviene l’Angelo che gli svela la verità. E la verità per lui, l’uomo Giuseppe, è questa: per tutta la vita dovrà rinunciare ai suoi diritti maritali. Questa è la parte più grave del dramma. Egli china la testa, accetta e basta. In controluce questo appare un “uomo forte”. – Gesù più tardi avrebbe detto agli Apostoli impauriti: “Non si turbi il vostro cuore e non abbia paura” (Gv XIV, 27). Non era arrivato a tempo a dirlo a Suo padre putativo, ma quel comando, il padre putativo lo aveva già messo in pratica. – Badate bene che questo carattere di fortezza continua a dominare. Si tratta di andare, come narra S. Luca (II, 2 e segg.), a Bethlemme a fare il censimento: questo avrebbe portato a far sì che la maternità di Maria si sarebbe compiuta fuori di casa. Affronta il viaggio, affronta tutto quest’uomo, con quale stile sentiremo ora. È un “uomo forte”. Quando porta in Gerusalemme la Madre e il bambino – è ancora S. Luca (II, 22 e segg.) che lo racconta – per presentare il Bambino al Tempio e per compiere la purificazione della Madre, come era prescritto dalla Legge, si sente fare dall’ultimo dei profeti dell’Antico Testamento, S. Simeone, una profezia terribile: “tutto si sarebbe accanito contro di lui”. Egli non ha nulla da obiettare, china la testa, accetta. “Uomo forte”. – Viene la persecuzione di Erode, e qui è S. Matteo (II, 13 segg.) nuovamente che racconta. La persecuzione di Erode sarebbe stata terribile, lo sapevano tutti. Anche noi conosciamo molto bene questo Erode il Grande, attraverso le “Antiquitates Judaicae” di Giuseppe Flavio: ammazzava chiunque trovasse sulla sua strada e gli si opponesse; eliminò tutti i suoi parenti, tutti coloro che gli davano ombra; uccise con un calcio sua moglie; in previsione della sua morte, sei mesi dopo la nascita del Bambino e poco dopo l’ultimo suo delitto, la strage degli Innocenti, avrebbe fatto riunire nell’anfiteatro di Gerico tutti i notabili di Israele, facendoli circondare, dal sommo dell’anfiteatro stesso, dagli arcieri che avevano l’ordine di saettarli immediatamente, non appena avessero saputo che era morto, affinché quel giorno ci fosse pianto, ci fossero tanti morti che Gerico e tutto il regno fosse tutto cosparso di lacrime. Ora, Giuseppe sapeva con chi aveva da fare, lo sapevano tutti! – L’Angelo gli dice: “Parti”. Partire? Una donna e un bambino, indifesi, attraversare da soli tutto il tratto desertico che si estende a sud della pianura di Sharon, attraversare un tratto desertico che circonda il Mar Rosso, arrivare così alla terra opima e fertile perché bagnata dal Nilo; il viaggio era lungo, impervio, certo durò molto. -Quest’uomo non ha paura, affronta questo. Una donna apparentemente fragile, un bambino fragilissimo, la solitudine, il deserto, nessuna voce che rispondesse, solo le pietre: ha affrontato il viaggio ed è arrivato in Egitto. L’Egitto era allora economicamente prospero, non era difficile trovarvi lavoro, evidentemente ha lavorato. Ha affrontato questo con uno stile al quale vi rimando e del quale parlerò subito: l'”uomo forte”. – In tutta la sua vita mantenne il silenzio sulle cose che sapeva. Ebbe la capacità di tacere, e questo lo sappiamo, perché tanto S. Matteo (Mt 14, 54ss) che S. Luca (4, 14ss) ci narrano di un certo ritorno di Gesù, dopo cominciato il suo ministero evangelico, a Nazaret, e tutti si meravigliavano, non vedevano in Lui altro che il figlio del falegname, niente più. Il che voleva dire, ed era la prova provata, che in questa famiglia si era taciuto sempre la coerenza e la costanza con le quali il desiderio divino era stato assecondato: “Uomo forte”. -Per essere silenzioso fino a questo punto bisognava essere forti. -Non dimentichiamo che Nostro Signore ha voluto i più vicini a Sé “forti”, e i più vicini a Sé furono tre: Maria, che Lo accompagnò sul Calvario e non ebbe timore di dividere col Figlio nel cuore quanto Egli pativa nel corpo e nell’anima; Giuseppe, del quale stiamo parlando; il terzo, Suo cugino Giovanni il Battista, che per dire una verità contro un adultero ci lasciò la testa (quella tomba non sia una maledizione per quelli che vogliono il divorzio! Quella tomba guardatela bene!).

Gesù Cristo volle intorno a Sé degli uomini forti. – Gli Apostoli inizialmente lo furono un po’ meno, perché, in circostanze dinnanzi alle quali Giuseppe non scappò, essi scapparono tutti, dal primo all’ultimo. Due trovarono un po’ di forza per ritornare sui loro passi, ma con diverso esito, e tutti lo sappiamo. Ma tutto questo ci insegna che Iddio ama gli uomini forti, gli uomini che sanno essere dritti, che camminano secondo la direttiva della verità e non della moda o del comodo, che sanno prendere tutti gli strali che possono partire da qualunque parte pur di non rinnegare la dirittura della loro via, che è la via della verità. Dio ama costoro e ne ha bisogno perché è Lui che lo vuole. Chi può intenda! Di uomini molli ce ne sono anche troppi a questo mondo e rappresentano la ragione per cui il mondo rischia di andare a fondo. Non va a fondo per gli uomini forti, ma per gli uomini molli, deboli!”

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L’uomo forte! L’uomo che vive nascosto al mondo, che non appare nel suo ruolo da Dio assegnatogli. Solo Dio sa e conosce la forza, il coraggio di quel silenzio, della sofferenza amata, accettata senza “ma” e senza “se”. L’uomo “forte” si fida di Dio, l’uomo “forte” obbedisce senza intralciare la volontà dell’Onnipotente, l’uomo molle vuole spiegazioni, vuol capire ed avere sempre ragione! L’uomo “forte” si rifugia nella solitudine e nella sofferenza, l’uomo molle vuole la gloria del mondo, gli onori, la visibilità! Due “Giuseppe”, due uomini forti, nascosti, disprezzati, combattuti, esiliati: gli uomini “forti” che Dio ama!