IL SILLABARIO DELLA MORALE CRISTIANA (3)

IL SILLABARIO DELLA MORALE CRISTIANA (3)

FRANCESCO OLGIATI,

IL SILLABARIO DELLA MORALE CRISTIANA.

Soc. ed. Vita e Pensiero, XIV ed., Milano – 1956.

Imprim. In curia Arch. Med. Dic. 1956- + J. Schiavini Vic. Gen.

Capitolo primo

IL CRISTIANESIMO E L’AMORE

Senza esitazione io applicherei al Cristianesimo ciò che Goethe scriveva delle poesie: Sono simili a finestre istoriate le Poesie: finestre che, guardate dalla piazza alla chiesa, apron sui muri una fila di buchi nudi e scuri. E le guarda così la buona gente, e dice poi che non ci vede niente. Ma su, una volta alfine, penetrate per la porta del tempio, e là guardate! Ecco, figure e scene, e cielo e mare, tutto nei vetri luminoso appare.

Creature di Dio, semplici e liete, gli occhi allegrate e l’animo pascete!

(Trad. CROCE)

Chi vuol comprendere il Cristianesimo, deve entrare nella nostra cattedrale, ed allora i dogmi ed i precetti morali che, stando al di fuori, gli restavano incomprensibili e gli parevano ciò che di più strano e di più oscuro si potesse immaginare, gli sembreranno luminosamente belli e veri. Solo vivendo in questa divina cattedrale, eretta da Dio, è possibile intuire il principio di unità che, come riduce le varie scene d’un vetro istoriato ad un tutto unico e mirabile e quasi prisma che ricompone i vari raggi colorati nell’unico raggio solare, così collega insieme armonicamente i dati della rivelazione e le norme della condotta, e tutto vivifica con unico soffio, con un’identica anima. Tale principio di unità ha formato l’estasi soprattutto dei santi. I filosofi ed i teologi nostri l’hanno descritto; e mentre alcuni volgevano lo sguardo indagatore specialmente ai singoli elementi molteplici, altri abbracciavano con una occhiata comprensiva lo spettacolo sublime, ad imitazione di san Francesco di Sales, che nella prefazione del suo celebre Tratté de ramour de Dieu esclama: « Tout est l’amour, en l’amour, pour l’amour et d’amour en la sainte Eglise. – Nella Chiesa di Dio tutto appartiene all’Amore, tutto è fondato sull’Amore, tutto si riferisce all’Amore, tutto parla d’Amore ».

Una mistica moderna, la madre Maria Luisa Margherita Claret de la Touche, nel suo Libro dell’amore infinito, ha egregiamente commentato le parole del Vescovo di Ginevra. Non si tratta — ella scrive — di « un amore snervante, senza vigore, che si appoggia sulla sensibilità ed è incapace di fortificare i cuori e di far loro produrre azioni magnanime e forti virtù »; si tratta dell’Amore di Dio, considerato in Dio stesso… Si è parlato molto d’amore, si è scritto molto sull’amore, da secoli. Ma di quale amore? Sovente della corruzione dell’amore carnale; — qualche volta di quel riflesso del vero Amore, che risplende ancora nel cuore della creatura; — raramente del grande e gratuito Amore, che Iddio versa in benefici sopra la medesima creatura; — ben più raramente ancora dell’Amore eterno ed infinito che è la sostanza di Dio e la Divinità stessa. Dall’Amore di Dio, invece, bisogna partire, perchè il Cristianesimo ci appaia in tutta la sua luce piena e per potere in tal modo cogliere l’anima vera anche della morale cattolica. Bisogna, cioè, ben convincersi che tutto nel Cristianesimo è Amore; che l’Amore è la causa universale della creazione, della redenzione e della santificazione; che l’Amore, per dirla con Dante, « muove il cielo e l’altre stelle »; che il Credo, per usare una felice espressione di mons. Baunard, articolo per articolo è la successione della nostra ascesa continua verso Dio sulle ali dell’Amore, che Dio infonde in noi; che ogni colpa non è se non una volontaria ribellione all’Amore. Con questa chiave d’oro — l’Amore divino — si apre la porta di ogni verità rivelata e di ogni precetto dell’etica.cristiana.

1. – Il dogma e l’amore

Un soave Dottore della Chiesa, san Francesco di Sales, nell’opera ora rammentata, richiama gli insegnamenti sull’amore di Dio di san Paolo, « che li aveva appresi dal cielo stesso., e degli altri grandi scrittori nostri che hanno svolto questo soggetto. Gli antichi Padri, egli ricorda, « servendo amorosamente Dio, parlavano anche divinamente del suo amore… San Tommaso ne ha fatto un trattato degno di san Tommaso ». San Bonaventura, Giovanni Gersone, cancelliere dell’Università di Parigi, il cardinal Bellarmino, santa Caterina da.Genova ed Angela da Foligno, santa Caterina da Siena e santa Matilde, santa Teresa e mille altri hanno dedicato a questo argomento pagine ineffabilmente belle. Non è qui possibile riassumere i grandi principi, che mostrano come nel campo dogmatico l’Amore « è l’anima della dottrina cattolica, il suo centro, è la spiegazione di tutti i misteri di nostra fede ». Solo ci appagheremo di rapidi accenni.

Innanzi tutto, chi è Dio?

« Dio è Amore! Egli vuol essere conosciuto così e vuole che questa conoscenza si diffonda nel mondo, lo infiammi e lo rinnovi… Il suo Amore è Lui stesso. – « Mosè, — prosegue la madre Claret de la Touche — il grande legislatore degli Ebrei, il privilegiato, che con la sua dolcezza e forza aveva attirato gli sguardi di Dio, riconoscendo nel roveto ardente del deserto la presenza della Divinità, Gli aveva domandato il suo nome; e Dio aveva risposto dalle fiamme ardenti: « Io sono Colui che sono! ». Risposta profonda, che rivelava Iddio come l’Essere supremo, essenziale, unico, causa e principio degli esseri, di una stabilità e unità assoluta, senza possibilità di mutamento, di diminuzione o accrescimento. Ma risposta misteriosa, come tutte le manifestazioni divine dell’Antico Testamento, che non rivelava il segreto di Dio e teneva l’anima umana sospesa davanti a questo Essere incomprensibile ». Si camminava ancora in mezzo alle ombre; la luce piena della rivelazione era riservata per più tardi. « Spuntarono finalmente i giorni della Redenzione; la seconda Persona della Santissima Trinità s’incarnò, il Verbo divino si fece uomo, soffrì e morì per noi; poi, asceso al cielo, inviò lo Spirito Santo. È allora che sentiamo sgorgare dal cuore infiammato e dalle labbra verginali dell’Apostolo prediletto le parole rivelatrici: « Deus charitas est! », Dio è Amore! – « Iddio vedendo l’uomo purificato dal grande sacrificio del Calvario, rientrato in grazia, ritornato suo Figliuolo sottomesso e l’erede della sua gloria, non ha più segreti per Lui. « Rivelandogli il suo Nome: « l’Amore », si fa da lui conoscere per intero. Nel medesimo tempo gli svela tutti i suoi misteri, il segreto delle sue divine operazioni e la ragione de’ suoi atti ».

I grandi pensatori cristiani, da sant’Agostino a Bossuet, hanno indicato in questo Amore di Dio il perchè di tutti i misteri. Essi hanno inneggiato all’Amore infinito, che passa e ripassa in un flusso e riflusso divino fra le tre Persone della Santissima Trinità; e, come riassume il loro pensiero mons. Baunard, ci hanno dato questa sintesi degli altri dogmi cristiani: « Dio ama: amare è donarsi; e Dio ha tutto donato a noi e si è dato Lui stesso, cominciando dall’esistenza nostra e di tutti gli esseri: ecco la Creazione. «Dio ama: amare è parlare, è farsi comprendere da quelli che si ama, ed ecco la Rivelazione, la Sacra Scrittura e la sua Legge.

« Dio ama: amare è salvare, a qualunque costo, chi si ama, è morire per chi si ama: ecco la Redenzione. « Amare è voler essere continuamente con chi si ama: ecco l’Eucaristia, la presenza reale, l’altare. « Amare è donarsi a ciascuno di coloro che si amano: ed ecco la divina Comunione, la Cena. « Infine, amare è voler rendere felici, con sè e per sempre tutti coloro che si amano, ed ecco l’eterna beatitudine e il Cielo. – « Vasta sintesi dell’amore, che è pure quella di tutta la nostra fede! ».

Non per nulla l’aquila di Meaux, nella sua Oraison funèbre d’Anne de Gonzague, riferiva e commentava da pari suo un’espressione dell’illustre defunta, la quale aveva detto: « Dal giorno che piacque a Dio di mettermi in cuore che il suo amore è la ragione di tutto quello che crediamo, la risposta mi persuade più di tutti i libri ». Non per nulla i Santi e tutte le anime sentitamente cristiane trovano ovunque una delle strofe dell’Amore eterno, che li lancia in un impeto di riconoscenza verso Dio. Cos’è la natura, per il credente? Cosa dicono al suo cuore e alla sua intelligenza le montagne belle, gli oceani immensi ed il sorriso dei fiori? Risponde la mistica citata: « L’Autore Infinito aveva deciso la creazione dell’uomo per potersi effondere in lui. E come una giovane madre prepara con amore, di propria mano, la culla del bimbo che sta per dare alla luce, e si sforza di renderla, non solo dolce e comoda, ma graziosa e lieta, così Dio, che doveva essere padre e madre, preparò con amore la culla dell’uomo, l’universo, e si compiacque di onorarlo ed arricchirlo di tutto ciò che poteva servire all’utilità, al bene e alla gioia della sua creatura prediletta ». Per questo Gesù le diceva: « Dà il tuo cuore alle creature, affinchè esse amino per mezzo tuo e tu ami in loro, fa che esse glorifichino, esaltino, amino il loro Creatore. Ama con l’uccello che canta, con la nube che va vagando nello spazio, con la foglia che freme alla brezza. Dà a tutti questi esseri creati dall’Amore un’anima che conosca, un cuore che palpiti ». Per questo ella soggiungeva: « Mi pare che la creazione sia come uno strumento musicale, un’arpa; se nessuno la tocca, l’arpa non vibra: ma se il cuore dell’uomo, come un abile artista, tocca le corde di quest’arpa d’oro, allora s’innalza un suono armonioso: è un inno di amore, cantato dall’amore in onore dell’Amore infinito,. Cos’è la nostra elevazione alla stato soprannaturale? I Padri, ad una voce, con mille figure rispondono spiegando la parola dell’Apostolo della carità: « Vedete quale amore ci ha dimostrato il Padre, nel far sì che potessimo avere il nome, e fossimo in realtà figli di Dio ». Com’è stato, in ogni tempo, annunciato nella Chiesa il mistero dell’Incarnazione e della Renzione, se non come il mistero di quell’Amore, del quale san Paolo osservava che sorpassa ogni scienza? Dio ha così amato il mondo, ha esclamato il veggente di Patmos, da dargli il suo Figlio unigenito ». E la mistica di Siena, santa Caterina, ispirandosi a questa nota, eleverà la sua voce: « Da qualunque lato mi volgo, trovo ineffabile amore… L’amore fece discendere l’altezza della Deità a tanta bassezza quanta è la nostra umanità… L’amore lo fece abitare nella stalla in mezzo agli animali. L’amore lo fece satollare di obbrobri. E, per amore, il dolce Gesù sommamente si dilettò di portare la croce di molte tribolazioni… L’amore lo fece correre con pronta obbedienza fino all’obbrobriosa morte della croce… Chi l’ha tenuto fermo in croce? Non chiodi, nè pietra, nè terra tenne ritta la croce, perchè non erano sufficienti a tener ritto l’Uomo-Dio; ma l’amore ». E non aveva detto già Gesù Cristo: « Nessuno ha amore piu grande di chi dà la vita per i suoi amici? ». – Anche Dante, discorrendo nel canto VII del Paradiso del decreto della Redenzione, ha magnificamente scritto:

Questo decreto, frate, sta sepulto

Agli occhi di ciascuno, il cui ingegno

Nella fiamma d’amor non è adulto.

Tutto ciò è evidente. E non solo Betlemme e Nazaret, ma anche le parole cadute dal labbro divino di Gesù sotto gli olivi della Giudea e fra le rose di Gerico, i suoi miracoli ed i suoi esempi, ed il Cenacolo, ed il Calvario, e l’Altare, e la Pentecoste, e tutta la storia della Chiesa sono verità chiuse in sepolcro, per chi trascura la « fiamma d’Amor ». Costui non capirà mai che la Chiesa è il regno dell’Amore; non capirà il Sacerdozio, ossia la schiera dei ministri dell’Amore; non capirà la Comunione frequente e quotidiana, alimento ogni giorno dell’Amore; non capirà Paray e la devozione al sacro Cuore e riterrà quest’ultima come una semplice devozione sentimentale, mentre è la sintesi di tutto il Cristianesimo. In breve: qual è il più bell’atto di fede che il dogma rivelato esige da noi? Non io, non un teologo, neppure un santo lo ha recitato la prima volta. Fu il discepolo che Gesù prediligeva e che posò il capo sopra il suo Cuore nell’ultima Cena, che ci insegnò a dire: « Nos credidimus Charitati!… Noi abbiamo creduto, noi crediamo all’Amore! ».

2. – La morale dell’amore

Su un simile stelo, poteva forse sbocciare il fiore di una morale che non fosse la morale dell’Amore? La rivelazione all’uomo dell’Amore infinito di Dio implica come conseguenza la necessità, il dovere, il bisogno di ricondurre a Dio l’amore dell’uomo, perchè — è sempre san Giovanni che lo proclama — « chi non ama, rimane nella morte ». E sempre nei secoli echeggerà il grido delle Confessioni di sant’Agostino: « Ci hai fatto per Te, o mio Dio, ed il nostro cuore non ha pace, finchè in Te non si riposi! ». – Come l’aquila reale, per usare il paragone del Bauthier nel suo volume su il sacrificio nel dogma cattolico e nella vita cristiana, quando è prigioniera, insanguina le ali alle inferriate della sua gabbia, così il cuore, chiuso nell’egoismo, senza i voli dell’Amore, si sente necessariamente tormentato dal rimorso. – Dalla dogmatica cristiana non poteva sorgere se non la morale della carità. Gesù Cristo, come vedremo, riassumerà la sua etica in un comando: « Diliges! Amerai!.». Nè poteva esser diversamente. Ogni precetto, ogni comandamento, ogni norma dell’etica doveva essere nel Cristianesimo ispirata dall’Amore, perchè ogni dogma della fede aveva lo stesso spirito. Gesù Cristo non è venuto al mondo per sciogliere la legge data sul Sinai ed impressa, prima ancora, nella umana coscienza; è venuto per compierla, per perfezionarla, per vivificarla con l’Amore. Come nel dogma, così anche nella morale, questa è la ragione di tutto, il principio vitale che tutto ci spiegherà. Perché dovremo adorare Dio e Dio solo? perchè non dovremo bestemmiarne il Nome e non pronunciarlo invano? Perché Gli dovremo consacrare un giorno della settimana, e si vada dicendo? Per amore, perché dobbiamo amarlo sopra ogni cosa. Perché, ancora, dobbiamo compiere il nostro dovere, non mentire, non ammazzare, non dire il falso, non profanare con l’impurità la nostra mente ed il nostro corpo, non rubare, e così via? — Perché, risponde l’Apostolo san Giovanni, dobbiamo amare il Signore non con le parale e con la lingua, ma con la realtà dei fatti. Perchè negli altri, anche nei nemici, dobbiamo vedere dei fratelli? E perchè ancora, non contenti dei comandi, ci sentiremo spinti ad attuare i grandi consigli della perfezione? Sempre per amore.

Nella casa di Miriam, Sienkiewicz, nel suo Quo vadis?, ha ritratto artisticamente la figura del tribuno romano Vinicio. Stanco delle orge, del vino, del canto, delle cetre, delle ghirlande di fiori, del palazzo di Cesare, col cuore acceso da un puro affetto, Vinicio, attratto sulla via della conversione, si rivolge a Pietro ed a Paolo di Tarso e con accento rapito e commosso implora la luce:

— Vedete! Mi torturo nell’incertezza: Mi dissero che la vostra dottrina distrugge la vita, la felicità, le leggi, la potenza dell’impero. È vero? Mi dissero che siete dissennati. Istruitemi… Mi fu anche detto: la Grecia creò la sapienza e la bellezza, e Roma la forza; che cosa dunque arrecate voi? Se in voi è la luce, fate che un raggio brilli su di me. — Noi rechiamo l’Amore, disse Pietro. E Paolo di Tarso soggiunse: — Conoscessi pure la lingua degli Angeli, senza la carità io non so più parlare e divengo rame sonoro tintinnante. Così è. La sintesi del dogma è l’Amore di Dio in sè e per l’uomo. La sintesi della morale cristiana, e tutto questo Sillabario ne sarà una dimostrazione, non è altro se non l’amore dell’uomo per Dio.

Riepilogo

Prima di esporre la morale cristiana, occorre affermare il principio di unità che la vivifica e che si può esprimere con una parola: L’Amore.

1. – Tutto nel Cristianesimo è amore. Il dogma ci rivela l’Amore infinito di Dio in sè e l’amore suo per noi.

2. – E’ chiaro che la morale cristiana non poteva, di conseguenza, essere altro se non la morale dell’amore, ossia dell’amore dell’uomo per Dio. Per non confondere l’etica di Cristo con altre dottrine, non bisogna mai perdere di vista quest’anima ispiratrice dell’Amore.

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