SETTIMANA SANTA: MERCOLEDI’ (2022)

(PIO PARSCH O.S.A.

L’ANNO LITURGICO –

VOL. III – IV Ed. Soc. Ed. VITA E PENSIERO, MILANO, 1949)

L’UFFICIO DELLE TENEBRE. –

Chi ama la liturgia impiegherà ogni momento libero per prepararsi bene alle funzioni della Settimana santa. Nelle parrocchie la preparazione è certamente incominciata da molto tempo. I parroci dovettero già, durante la Quaresima, spiegare ai loro parrocchiani il contenuto spirituale della Settimana santa. Ma in questi due giorni è assolutamente necessario e urgente portare a termine la preparazione. Oggi consideriamo in modo particolare il Mattutino dei tre ultimi giorni, l’Ufficio delle tenebre. Che cosa è il Mattutino? È una parte della preghiera liturgica del Breviario e precisamente la preghiera notturna della Chiesa, che considera nel Mattutino la festa del giorno seguente. La Chiesa raccoglie in essa i pensieri e i sentimenti di tutta la giornata liturgica. E  poiché i tre ultimi giorni della settimana racchiudono per noi Cristiani gli avvenimenti più importanti dell’anno, è logico che al Mattutino relativo si debba avere una speciale ricchezza di contenuto. In realtà vi è quanto di più bello e commovente può avere la Chiesa nel tesoro delle sue preghiere. I tre Mattutini rappresentano le tre parti del dramma della Passione. La prima parte è il Mattutino del Giovedì santo; imponente introduzione al dramma grandioso, il pensiero centrale è la Passione intima del Signore, la Passione nelle sue cause. Le scene dominanti sono: l’agonia nell’orto degli ulivi; il tradimento di Giuda e l’istituzione della SS. Eucarestia. – La seconda parte è il Mattutino del Venerdì santo, il quale ci fa considerare il momento culminante del dramma della croce. L’azione si svolge sul Golgota. Questo Mattutino è anche il più impressionante e il più triste di tutti. – La terza parte ci infonde già un senso di sollievo. Dal Mattutino del Sabato santo traspira la pace dopo la tempesta; ci sentiamo trasportati a poco a poco verso le speranze della resurrezione, malgrado abbia ancora espressioni di dolore allorché considera le ferite sanguinose del grande Sacrificato! Fermiamoci, solo un momento, a considerare le Lamentazioni e i Responsori.

Le lamentazioni sono canti nei quali il profeta Geremia ha trasfuso il più amaro cordoglio per la distruzione di Gerusalemme e la prigionia del popolo di Israele. Nel Mattutino sentiamo le voci di dolore della umanità penitente, la sposa infedele, per la quale lo sposo soffre e muore. Nelle Lamentazioni, la Chiesa vuole metterci davanti la nostra anima nella quale, come in uno specchio, possiamo riconoscere la miseria spaventosa del peccato. Perciò ogni canto si chiude col grido impressionante: « Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signore Dio tuo! ». Le Lamentazioni si cantano su di una melodia piena di mestizia, la cui eco si perde nella lontananza dei tempi, forse nell’antico evo giudaico. Si ripercuotono nella nostra stessa anima le note lente e severe ripetute sempre alla stessa maniera senza mai cessare, quelle note che hanno toccato e commosso migliaia di cuori ed hanno suscitato l’estatica ammirazione dei più famosi artisti: « perché siede così abbandonata la città che fu un tempo sì popolosa? / La regina dei popoli è diventata una vedova, / la regina delle nazioni è diventata suddita… / o voi tutti, che passate per la via, guardate / se c’è un dolore simile al mio dolore… / A chi posso paragonarti, a chi dirti simile, figlia di Gerusalemme? / Chi posso mettere al tuo fianco per confortarti, vergine figlia di Sion?/ Poiché il tuo dolore è grande come il mare… ».

Anche i Responsori vengono cantati solennemente dopo le Lamentazioni. Che cosa sono i Responsori? Dopo ogni lezione la Chiesa ha cura di non passare immediatamente alla lezione successiva, ma fra l’una e l’altra intercala un canto che è al tempo stesso un’eco della lezione. Anche nella Messa, dopo l’Epistola segue un Responsorio: il Graduale. I Responsori nel Mattutino della Settima santa sono tra i passi più belli. Vi sentiamo accenti di dolore che escono, ora dalla bocca stessa del Salvatore sofferente, ora da quella della Chiesa. Sono canti sempre alternati, ora semplici, ora lirici, ora altamente drammatici. Gli esempi seguenti ci danno un’idea di questi canti. Al Giovedì santo la Chiesa dice di Giuda: « Giuda, anima miserabile, venale, / tradì il Signore con un bacio. / Il Signore, come Agnello innocente, / non ricusò il bacio di Giuda. / Per pochi denari lo consegnò ai giudei. / Meglio sarebbe stato per lui che non fosse nato ». – Al Venerdì santo la Chiesa ricorda la morte di Cristo: / « Si fece notte, / allorché i giudei crocifissero Gesù; / e verso l’ora nona Gesù gridò con gran voce: / Mio Dio, perché mi hai abbandonato? / E, chinato il capo, rese lo spirito. / Gesù gridò con gran voce: / Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito ».

Il Mattutino del Sabato santo è il lamento della Chiesa alla tomba del suo sposo: « Gerusalemme sorgi, deponi gli abiti da festa, / copriti con la cenere e col cilicio, / perché in te è stato ucciso il Salvatore d’Israele».

Quando comincia il Mattutino si mette davanti all’altare un candelabro con quindici candele, quattordici gialle e una bianca. Queste candele si spengono una per una, dopo il canto di ciascun salmo (nove nel Mattutino e cinque nelle Lodi). La candela bianca resta accesa, ma alla fine essa viene portata dietro l’altare e poi di nuovo ripresa dopo che il coro ha fatto del rumore. – Originariamente questa cerimonia aveva uno scopo pratico. Nel Medio Evo il Mattutino si recitava nella notte perciò si chiama anche Tenebræ. Allorchè si spegneva una candela, i fedeli capivano che era finito un salmo. Più tardi a quest’uso fu dato un significato simbolico: le candele gialle indicano i discepoli, i quali uno dopo l’altro se ne andarono; la candela bianca, Gesù, la cui luce fu bensì oscurata per breve tempo dalla morte, ma poi riapparve luminosa nella resurrezione. Il rumore deve significare il terremoto al momento della sua Resurrezione. È specialmente commovente la chiusa dell’Ufficio delle tenebre. Allorché tutte le candele anche quelle sull’altare sono spente e la Chiesa si trova avvolta nella completa oscurità, tutti genuflettono. Allora si canta il versetto: « Cristo si è fatto per noi obbediente fino alla morte » (al Venerdì santo si aggiunge : « fino alla morte di Croce »: al Sabato si fa una nuova aggiunta: Perciò Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è superiore a tutti gli altri nomi »). Poi si recita o si canta il salmo di penitenza, il Miserere, davanti all’immagine del Crocifisso. Tutti si alzano ed escono uno dopo l’altro, in profondo silenzio. ….

ATTIVA PARTECIPAZIONE ALLA SETTIMANA SANTA. –

Possiamo condurre i fedeli ad un’attiva partecipazione alla liturgia della Settimana santa? È già certo un buon risultato arrivare a far sì che tutti prendano parte passivamente, cioè senza spiegare una certa attività, ma col cuore e col sentimento, al dramma della Settimana santa. Anche per questo occorre una preparazione che deve cominciare almeno alcune settimane prima. Pensiamo quanti sono i salmi, le letture, le profezie. Ci sono molti cultori della liturgia che vanno a trascorrere questa settimana in qualche abbazia. Nelle abbazie la liturgia della Settimana santa si spiega in tutto il suo splendore; ed è una profonda gioia dello spirito prendervi parte. Ma il nostro desiderio vorrebbe spingersi più oltre: alla partecipazione attiva dei fedeli. Nella Domenica delle palme abbiamo già dato alcune indicazioni. Anche il laico riceve il ramo d’ulivo, anch’egli accompagna il Re dei martiri nella sua città; anch’egli lo adora dietro l’arco trionfale del tempio; anch’egli prende parte al canto drammatico della Passione: nella Domenica delle palme egli si sente il discepolo che accompagna «il Signore nella sua Passione e nella sua morte. L’Ufficio delle tenebre dovrebbe essere recitato e cantato dal popolo nelle parrocchie. -Il Giovedì santo è la vera festa eucaristica della famiglia; il parroco, i sacerdoti, tutti i fedeli intorno alla sacra mensa. Questo nella Chiesa primitiva avveniva ogni domenica. Purtroppo, attualmente, in questo giorno la maggior parte dei Cristiani riceve la S. Comunione fuori della Messa! – La cerimonia della lavanda dei piedi è ora cerimonia pontificale. Nelle parrocchie, dove essa potrebbe incontrare delle difficoltà, dovrebbe almeno essere osservato lo spirito del comandamento. (La lavanda dei piedi si chiama mandatum, comando). Sarebbe assai significativo, se il consiglio parrocchiale oppure qualche fedele potesse in quel giorno invitare a pranzo dodici vecchi, serviti a tavola dai sacerdoti o dai parrocchiani più distinti. – Nel Venerdì santo c’è la così detta predica del Venerdì santo, che dovrebbe essere inclusa nella liturgia, quale commento alla Passione dopo il Vangelo. Così, dopo le letture e i canti drammatici della Passione, i fedeli ascolterebbero la parola del sacerdote per preparare le anime all’adorazione della croce. Anche in questa edificante cerimonia il popolo non deve essere semplice spettatore. Dopo l’adorazione del sacerdote, la liturgia prevede che i fedeli vengano a baciare la croce. Le funzioni del Sabato santo appartengono invece alla notte di Pasqua.

MERCOLEDI SANTO

Stazione a S. MARIA MAGGIORE

Giuda, il traditore

Come al tempo di S. Leone I (m. 461), la Chiesa legge oggi il Passio secondo S. Luca, Le Antifone del giorno parlano di S. Pietro; la tradizione della Chiesa ricorda in questo giorno, come del resto in ogni mercoledì, il doloroso tradimento di Giuda.

Al mattino diciamo « Simone dormi? Non hai potuto vegliare un’ora sola con me? » (Lodi). Alla sera: «La serva disse a Pietro: Tu pure sei veramente uno di quelli; il tuo linguaggio stesso ti dà a conoscere (Vespro).

I. Dalla Messa (In nomine). – La stazione è oggi nella basilica di S. Maria Maggiore, una delle più grandi chiese di Roma. Questo fatto e la circostanza che la Messa ha tre letture, denota che essa è molto antica. La scelta delle letture è dovuta alla chiesa stazionale? S. Luca, l’evangelista del Passio odierno, fu quello che meglio dipinse la Madre di Dio. È certo che nessun evangelista ci diede un profilo così bello della Vergine santissima come seppe fare S. Luca. Pensiamo alla storia dell’infanzia di Gesù! Anche il profeta della nascita verginale di Gesù, Isaia, ha due volte la parola nella Messa. Un trittico dunque: nel mezzo la Madonna e ai lati Isaia e S. Luca. Ecco il quadro della Messa. L’inizio è solenne: il triplice regno di Dio si prostra, adorando, davanti al Signore obbediente fino alla morte di croce. Qui è la Chiesa, tutta la Chiesa trionfante, militante, purgante! Ma essa vede già il Redentore glorioso alla destra del Padre. Anche oggi un salmo (il salmo CI, accompagna la Messa; e questo pure è indice della sua antichità; lo conosciamo, perché appartiene ai salmi penitenziali e lo recitiamo per intero. Il canto viene messo sulle labbra del Salvatore sofferente, al quale si unisce il popolo. Osserviamo, nell’Introito, il grande contrasto tra l’antifona e il salmo: in quella vediamo il Signore che siede glorioso alla destra del Padre; nel salmo egli ci appare nel più profondo annientamento, come colui che ha obbedito fino alla morte di Croce. Alla Comunione rileviamo la relazione tra il salmo e la bevanda eucaristica: « Mescolai con lacrime la mia bevanda; perché tu dall’alto, mi scagliasti lungi da te… ». Quali dolori infatti è costata a Gesù l’eucaristica bevanda! Le due letture ci danno due profezie del profeta Isaia sulla Passione (Isai. LXII, 11; LXIII, 1-7 et LIII. 1-12). La prima parla del divino vendemmiatore: « Chi è costui che viene da Edom e da Bosra con le vesti tinte di rosso? Egli viene nel suo abbigliamento e avanza bello di potenza e maestà. Io sono (il Messia), che prometto la giustizia; io, che castigo, solo per salvare. Perché dunque è rosso il tuo vestito e le tue vesti sono come quelle di colui che pigia l’uva nello strettoio? Da me solo ho premuto il torchio e nessuna delle genti è con me. Io ho premuto i popoli nella mia collera  e li ho oppressi nel mio furore. Il loro sangue sprizzò sulle mie vesti e ne fu macchiato il mio mantello ». Cristo ha spremuto nel torchio della sua passione il vino eucaristico per noi. – Specialmente impressionante è la seconda lettura che descrive: « l’Uomo dei dolori » sul quale Dio ha caricato i peccati del mondo. « Disprezzato egli era, l’ultimo degli uomini, l’Uomo dei dolori che conosce il patire. Quasi nascosto era il suo volto e vilipeso onde noi non ne facemmo alcun conto. Veramente egli prese sopra di sé i nostri dolori e noi lo riportammo come un lebbroso e come percosso e umiliato da Dio. Ma egli è stato piagato per le nostre iniquità, è stato stritolato per le nostre scelleratezze. Per la nostra salute trovò i flagelli, per le sue lividure noi fummo sanati. Noi tutti, come pecore erranti, abbiamo deviato dalle sue vie. Il  Signore pose su di lui le iniquità di noi tutti. Egli fu sacrificato, perché ha voluto e non ha aperto bocca, come pecorella sarà condotta ad essere ucciso, come un agnello sta muto davanti a chi lo tosa ». Il Passio è il brano del Vangelo (Luc. XXII e XXIII) dell’amore misericordioso, nel quale troviamo alcune scene profondamente commoventi, per esempio, la parola di perdono rivolta da Cristo in croce al buon ladrone. Alla Comunione sentiamo per la prima volta la bella preghiera che ci accompagnerà durante il sacro triduo: « Riguarda benigno, o Signore, a questa tua famiglia, per la quale il nostro Signore Gesù Cristo non esitò a darsi nelle mani degli empi e a sopportare il tormento della Croce ».

2. Dal Divino Ufficio. –

L’Ufficio è pure pieno delle lamentazioni di Cristo. Osserviamo come oggi sono mesti i salmi, specialmente quelli delle Ore minori intonati proprio ai sentimenti del giorno. Così nel salmo LIV (a Terza) sul tradimento di Giuda: « Se m’avesse insultato un mio nemico l’avrei facilmente sopportato; se un avversario mi avesse oltraggiato, mi sarei nascosto davanti a lui. Ma tu, mio familiare, mio amico e mio confidente, che sedevi alla mensa con me e gustavi il dolce cibo, d’accordo andavamo alla casa di Dio… ». Nelle lezioni ha di nuovo la parola il profeta Geremia.

« Tutti quelli che ti abbandonano saranno confusi; quelli che si allontanano da te saranno scritti sulla sabbia, perché hanno abbandonato il Signore, sorgente di acqua viva. Risanami, Signore, e sarò guarito; perché tu sei la gloria mia!… Siano confusi quelli che mi perseguitano; essi e non io, siano presi da spavento; manda su loro il giorno dell’afflizione e percuotili con doppio flagello ».

« Signore, ascoltami; e ascolta la voce dei miei avversari. Così dunque si rende male per bene, poiché essi m’hanno scavata la fossa? Ricordati che mi sono presentato al tuo cospetto per intercedere per loro per stornare da essi l’ira tua! ».

La liturgia mette in bocca a Cristo queste parole. Anche i Responsori sono lamenti del Signore sofferente:

« Uomini empi mi circondarono e mi batterono con flagelli senza motivo. / Ma tu, Signore mia fortezza, proteggimi: / Il bisogno è estremo e non c’è alcuno che mi dia aiuto ».

3. Dal Mattutino del Giovedì santo. – Verso sera cantiamo il primo Ufficio delle tenebre. Il Mattutino del Giovedì santo è il primo della trilogia, il prologo del grande dramma. Il pensiero fondamentale è questo: La intera passione di Cristo nelle sue cause e nei suoi effetti: a) Presso i Giudei la morte di Cristo è ormai decretata; b) Giuda tradisce il suo Maestro: e di lui appunto oggi si parla diffusamente: c) l’agonia nell’orto e l’intera passione di Gesù nella sua anima e nella sua volontà; d) L’istituzione della SS. Eucarestia, è viva rappresentazione della Passione di Cristo. L’azione si svolge la sera del primo Giovedì santo: essa non prosegue secondo l’ordine cronologico come in un dramma, no: i pensieri partono di qui e sempre vi ritornano; alludono a scene della passione anche dei giorni seguenti: è come un mosaico di preghiera la cui unità è costituita dalla Passione di Cristo in generale, con speciale riferimento agli avvenimenti odierni.

I SALMI – Di solito nel Mattutino delle feste come nel Mattutino dei due giorni seguenti, i salmi sono propri, cioè dal tesoro dei 150 salmi si cercano quelli che nei pensieri e nei sentimenti s’adattano meglio alla ricorrenza. Ma oggi non è così: si recitano i salmi dal LXVIII fino al LXXVI. In una serie ininterrotta, quantunque non tutti si riferiscano alla passione (l’antico Mattutino feriale del mercoledì finiva col salmo LXVII, e perciò quello del giovedì cominciava col salmo LXVIII). – Forse si sono scelti appositamente questi salmi che non si riferiscono al pensiero della passione perché servano d’introduzione alla trilogia. – Abbiamo già parlato delle Lamentazioni. Sotto l’allegoria di Gerusalemme abbiamo sentito la sposa infedele, il lamento dell’umanità e dell’anima peccatrice che gemono sopra la propria indegnità e sul castigo meritato. Nelle preghiere dell’ufficio ascoltiamo il Signore che soffre; nelle Letture, l’umanità si batte il petto esclamando: « È per me che egli ha patito tanto! ».

I Responsori. – Nulla eguaglia la bellezza e la poesia dei Responsori dell’Ufficio delle tenebre, pur così semplici. Essi conferiscono drammaticità al Mattutino e ne mantengono l’unità d’azione. Già nel primo Mattutino si da un certo ordine e una gradazione. Nel primo Notturno si parla dell’agonia di Cristo nell’orto degli ulivi; nel secondo di Giuda; nel terzo dei discepoli addormentati e del piano di morte tramato dai Giudei. L’ultimo Responsorio di tutti e tre i Mattutini ci dà il quadro della situazione nel momento in cui l’azione arriva al parossismo. – Durante i tre giorni Geremia ha la parola nel primo Notturno; S. Agostino nel secondo; S. Paolo nel terzo. C’è anche in questo una ragione? Geremia rappresenta il Salvatore sofferente; Agostino e Paolo hanno sperimentato in loro stessi, al massimo grado, l’effetto della Passione di Cristo nella grazia della conversione. – Se consideriamo i Mattutini nel loro complesso, riscontriamo una bella unità d’azione.

4. DAI VESPERI. – L’agonia nell’orto occupa il primo posto; ce lo dicono i Salmi LXVIII, LXIX, LXX, LXXVI.

2. L’ultima Cena è ricordata nell’ottava lezione e anche nel salmo LXXI.

3. Singole scene della sera.

a) Giuda: nei Responsorî 4, 5, 6, 8.

b) Il sonno degli Apostoli: Responsorio 8.

c) I nemici: Responsorio 9.

4. Finalmente la Passione di Gesù in generale nei  Salmi LXXII, LXXIII, LXXIV, LXXV. Sesta lezione.

Passi classici: in primo luogo tutti i Responsori, belli il salmo LXVIII e l’ottava lezione. Le Lamentazioni sono sublimi.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.