DOMENICA I DI AVVENTO (2020)
(Messale Romano di S. Bertola e G. Destefani, comm. di D. G. LEFEBVRE O. S. B.; L. I. C. E. – R. Berruti & C. Torino 1950)
Stazione a S. Maria Maggiore.
Semid. Dom. privil. di I cL. – Paramenti violacei.
A Natale Gesù nascerà nelle nostre anime, perché allora si celebrerà l’anniversario della sua nascita e alla domanda della Chiesa sua Sposa, alla quale non rifiuta nulla, accorderà alle nostre anime le stesse grazie che ai pastori e ai re magi. Cristo tornerà cosi alla fine del mondo per « condannare i colpevoli alle fiamme e per invitare con voce amica i buoni in cielo » (Inno Matt..). Tutta la Messa di questo giorno ci prepara a questo doppio Avvento (Adventus) di misericordia e di giustizia.
Alcune parti si riferiscono indifferentemente all’uno e all’altro (Intr. Oraz. Grad. All.), altre fanno allusione alla umile nascita del nostro Divin Redentore, (Comm. Postcomm.). Altre, infine, parlano della sua venuta come Re in tutto lo splendore della sua potenza e della sua maestà (Ep., Vang.). L’accoglienza che noi facciamo a Gesù quando viene a redimerci, sarà quella ch’Egli ci farà quando verrà a giudicarci. Prepariamoci dunque, con sante aspirazioni e col mutamento della nostra vita alle feste di Natale, per essere pronti all’ultimo tribunale, dal quale dipenderà la sorte della nostra anima per l’eternità. Abbiamo fiducia, perché « quelli che aspettano Gesù non saranno confusi » (Intr. Grad. Off.). – Nella basilica di S. Maria Maggiore tutto il popolo di Roma un tempo si intratteneva in questa la Domenica di Avvento, per assistere alla Messa solenne che celebrava il Papa, assistito dal suo clero. Si sceglieva questa chiesa, perché è Maria che ci ha dato Gesù e poiché in questa chiesa si conservano le reliquia della mangiatoia nella quale la Madre benedetta adagiò il suo Figlio divino.
Incipit
In nómine Patris, ☩ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.
Introitus
Ps XXIV: 1-3.
Ad te levávi ánimam meam: Deus meus, in te confído, non erubéscam: neque irrídeant me inimíci mei: étenim univérsi, qui te exspéctant, non confundéntur.
[A Te ho innalzato l’ànima mia: Dio mio, in Te confido, che io non abbia ad arrossire, né abbiano a deridermi i miei nemici: poiché quelli che confidano in Te non saranno confusi.]
Ps XXIV: 4
Vias tuas, Dómine, demónstra mihi: et sémitas tuas édoce me.
[Mostrami le tue vie, o Signore, e insegnami i tuoi sentieri.]
Ad te levávi ánimam meam: Deus meus, in te confído, non erubéscam: neque irrídeant me inimíci mei: étenim univérsi, qui te exspéctant, non confundéntur.
[A Te ho innalzato l’ànima mia: Dio mio, in Te confido, che io non abbia ad arrossire, né abbiano a deridermi i miei nemici: poiché quelli che confidano in Te non saranno confusi.]
Oratio
Orémus.
Excita, quǽsumus, Dómine, poténtiam tuam, et veni: ut ab imminéntibus peccatórum nostrórum perículis, te mereámur protegénte éripi, te liberánte salvári:
[Súscita, o Signore, Te ne preghiamo, la tua potenza, e vieni: affinché dai pericoli che ci incombono per i nostri peccati, possiamo essere sottratti dalla tua protezione e salvati dalla tua mano liberatrice.]
Lectio
Lectio Epístolæ beati Pauli Apostoli ad Romános Rom XIII: 11-14.
“Fratres: Scientes, quia hora est jam nos de somno súrgere. Nunc enim própior est nostra salus, quam cum credídimus. Nox præcéssit, dies autem appropinquávit. Abjiciámus ergo ópera tenebrárum, et induámur arma lucis. Sicut in die honéste ambulémus: non in comessatiónibus et ebrietátibus, non in cubílibus et impudicítiis, non in contentióne et æmulatióne: sed induímini Dóminum Jesum Christum” .
“È già ora che ci svegliamo dal sonno, perché al presente la salute è più vicina che quando credemmo. La notte è avanzata e il giorno è vicino: gettiam via le opere delle tenebre e vestiamo le armi della luce. Camminiamo con decoro, come chi cammina alla luce del giorno; non in crapule e in ubriachezze, non sotto coltri ed in lascivie, non nelle contese e nell’invidia; ma rivestite il Signore Gesù Cristo e non accarezzate la carne per concupiscenza „ (Ai Rom. XIII, 11-14).
S. Paolo, dopo avere spiegato in questa ammirabile lettera i principali doveri del Cristianesimo, eccita i Romani a praticar la virtù, rammentando loro la breve durata di una vita che tanti uomini passano in un tristo assopimento. Gli esorta ad uscirne, perché il tempo stringe, ed il momento definitivo della nostra salute non è molto lontano. – Che cosa si intende qui per l’assopimento, per la notte ed il giorno, e per le opere delle tenebre?
Per assopimento s’intende quella funesta tiepidezza che fa trascurare a tanti Cristiani ogni mezzo di salute. Ah! di quanti noi possiamo dire che la morte sarà il loro risvegliarsi! Per la notte s’intende il peccato, che immerge l’anima nelle tenebre allontanando da Dio, che è il vero lume; per il giorno, s’intende la fede, la grazia, la riconciliazione con Dio, la scienza della salute. Le opere delle tenebre sono i peccati in generale, ed in particolare quelli che si commettono nell’oscurità della notte da chi l’aspetta per abbandonarsi al male. – Quali sono le armi della luce, delle quali dobbiamo rivestirci? Sono la fede, la speranza e la carità, e in generale tutte le buone opere. Noi combatteremo per esse il demonio, il mondo e la carne.
Che significa camminare nella decenza come durante il giorno?
Significa il non fare e non dire alla presenza di Dio. che vede e sente tutto, nulla di ciò che non si osa fare o dire in presenza delle persone che più si rispettano.
Che vuol dire rivestirsi di Gesù Cristo?
Vuol dire pensare, parlare ed operar come Gesù Cristo.
Aspirazione: O mio divino Gesù! fate che la penitenza mi tolga dal sonno del peccato; la pratica delle buone opere mi faccia camminare alla luce delle vostre grazie, e l’imitazione delle vostre virtù mi rivesta di Voi stesso, che dovete essere l’ornamento dell’anima mia.
[P. G. Semeria: Le epistole delle Domeniche, Op. naz. Per il mezzogiorno d’Italia, Milano, 1939.]
(Nihil obstat sac. P. De Ambroggi – Imprim. P. Castiglioni vic. Gen. Curia Arch, Mediolani, 1-3-1938)
SCUOTIAMOCI.
La nostra vita di Cristiani oscilla tra un grande ricordo e una grande, immensa speranza. Non aspettiamo più nulla e aspettiamo ancora tutto. Non abbiamo l’attesa degli ebrei, i quali, come è noto, aspettano ancora la grande manifestazione di Dio; aspettano il Messia. Egli per noi è venuto. Ma Egli deve ritornare. È venuto… deve tornare; qui è il ritmo della nostra vita cristiana. – Fede nel Venuto, attesa nel Venturo. Qualcuno ha parlato dell’attesa come di uno stato psicologico proprio dei primi Cristiani. E certo essi cantavano all’indirizzo di Gesù, il Salvatore: tornerà a giudicare i vivi ed i morti. Ma lo cantiamo anche noi con la stessa tonalità interiore. Non con tristezza, con gioia, non con terrore, con fiducia. L’annuncio di questo ritorno è fatto in forma e con tono d’invocazione: Signore, vieni! La stagione ecclesiastica, (c’è un anno ecclesiastico come c’è un anno meteorologico, quello per gli spiriti, questo per i corpi), dell’avvento è l’espressione concreta, sociale, liturgica dei due sentimenti. Noi ricordiamo il primo Avvento del Cristo, riconoscenti. Lo diciamo, lo ripetiamo, lo cantiamo: è venuto. Dopo secoli di ripetute promesse, di attesa angosciosa, è venuto. E una gran gioia si diffonde nelle nostre anime… Il terreno religioso è solido sotto i nostri piedi. Le promesse di Dio non falliscono. La parola di Lui non torna indietro vuota mai. Ecco perché siamo sicuri che tornerà. La seconda promessa si adempierà come la prima si è adempiuta. Come è venuto il Salvatore, tornerà il Giudice. La sicurezza del ritorno si traduce in un’impressione di rapidità, di prontezza. Tanto più che il ritorno finale, universale, definitivo si confonde per ciascuno di noi con un ritorno parziale, individuale. Il Giudice torna quando noi gli andiamo incontro, colla morte… E allora l’attitudine è quella che la odierna epistola ci descrive d’accordo con la frase della parabola evangelica. Lo sposo è alle porte, torna, viene!… Pronti dunque a riceverlo! Sempre pronti! I veri sempre pronti siamo noi Cristiani. Sempre vigili. Fuori, nel mondo si dorme o si sonnecchia. Si fa il male, (notte, tenebre) o non si fa abbastanza alacremente il bene (sonnecchiare). In piedi, grida l’Apostolo ai dormienti e ai sonnecchianti. « Hora est jam nos de somno surgere. » E’ l’ora della sveglia, sempre… Non c’è un’ora: questa o quella: sempre desti perché lo sposo può arrivare da un momento all’altro. Tutte le ore sono buone per il Suo ritorno. Bella e balda attitudine di temperanza e di operosità. Non fare il male mai, nessun male: fare il bene sempre, tutto il bene possibile, finché è giorno, finché dura la vita. Operare con chi ha coscienza della luce che gli brilla d’attorno. Il malfattore non lavora di giorno, la luce gli dà fastidio, la teme, gli dà noia. Il male si fa di notte. È da compatirsi se lo fa il pagano, per cui non è ancora spuntata la luce, non è venuto ancora il giorno. Non il Cristiano per cui il giorno della verità, della bontà è spuntato. Il programma negativo del non fare male, l’Apostolo lo svolge analiticamente: niente lussuria, niente piaceri illeciti, niente contese reciproche e miserabili invidie. Non la bestialità molle e non la bestialità violenta: nessuna delle due forme in un Cristiano. Ma di giorno l’uomo conscio del tempo che fa, conscio della luce che brilla non sta ozioso, pago a non far male di giorno lavora, utilizza il tempo, fa bene, fa il bene. Così noi Cristiani. La luce splende sul nostro capo, ci si irradia d’intorno, profittiamone per camminare, per progredire. Attizziamo il fuoco nella lampada con cui dovremo da un momento all’altro ricevere lo Sposo: versiamoci dentro l’olio pingue, l’olio abbondante delle opere buone, « Lumbi præcincti, lucernæ ardentes in manibus. » Che bella falange questi sempre pronti alla vita morale e religiosa! Questi intransigenti col male, questi incontentabili del bene! Falange in aumento continuo, mentre i giorni passano e le generazioni si succedono, e lo Sposo pare che tardi. In realtà i tempi maturano sempre. Il ritardo rafforza l’attesa; l’attesa più intensa nutre le operosità più febbrili. E la misura del bene voluta dalla Provvidenza di Dio nella storia dell’umanità si colma. Possiamo noi avere oggi la gioia di lavorare a questo colmarsi della misura, domani la gioia di vederla compiuta!
Graduale
Ps XXIV: 3; 4
Univérsi, qui te exspéctant, non confundéntur, Dómine.
[Tutti quelli che Ti aspettano, o Signore, non saranno confusi].
V. Vias tuas, Dómine, notas fac mihi: et sémitas tuas édoce me.
[Mostrami le tue vie, o Signore, e insegnami i tuoi sentieri.]
Alleluja
Allelúja, allelúja.
Ps LXXXIV: 8. V. Osténde nobis, Dómine, misericórdiam tuam: et salutáre tuum da nobis. Allelúja.
[Mostraci, o Signore, la tua misericordia: e dacci la tua salvezza. Allelúia.]
Evangelium
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum S. Lucam.
Luc XXI: 25-33.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Erunt signa in sole et luna et stellis, et in terris pressúra géntium præ confusióne sónitus maris et flúctuum: arescéntibus homínibus præ timóre et exspectatióne, quæ supervénient univérso orbi: nam virtútes coelórum movebúntur. Et tunc vidébunt Fílium hóminis veniéntem in nube cum potestáte magna et majestáte. His autem fíeri incipiéntibus, respícite et leváte cápita vestra: quóniam appropínquat redémptio vestra. Et dixit illis similitúdinem: Vidéte ficúlneam et omnes árbores: cum prodúcunt jam ex se fructum, scitis, quóniam prope est æstas. Ita et vos, cum vidéritis hæc fíeri, scitóte, quóniam prope est regnum Dei. Amen, dico vobis, quia non præteríbit generátio hæc, donec ómnia fiant. Coelum et terra transíbunt: verba autem mea non transíbunt.
“In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: Vi saranno dei prodigi nel sole, nella luna e nelle stelle, e pel mondo le nazioni in costernazione per lo sbigottimento (causato) dal fiotto del mare e dell’onde: consumandosi gli uomini per la paura e per l’aspettazione di quanto sarà per accadere a tutto l’universo: imperocché le virtù de’ cieli saranno commosse. E allora vedranno il Figliuolo dell’uomo venire sopra una nuvola con potestà grande e maestà. Quando poi queste cose principieranno ad effettuarsi, mirate in su, e alzate le vostre teste; perché la redenzione vostra è vicina. E disse loro una similitudine: Osservate il fico e tutte le piante: quando queste hanno già buttato, sapete che la state è vicina. Così pure voi, quando vedrete queste cose succedere, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità vi dico, che non passerà questa generazione, fino a tanto che tutto si adempia. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”
Omelia
Sul giudizio finale.
[Discorsi di S. G. B. M. VIANNEY, curato d’Ars – Vol. I, 4° ed. Ed. Marietti, Torino-Roma, 1933]
Tunc videbunt Filium hominis venientem cum potestate magna et majestate.
(Allora vedranno venire il Figlio dell’uomo con grande potenza e maestà terribile, circondato dagli Angeli e dai Santi.)
Non è più, fratelli miei un DIO rivestito dalle nostre infermità, nascosto nell’oscurità di una povera stalla, adagiato in una mangiatoia, saziato di obbrobri, accasciato sotto il pesante fardello della croce; è un DIO rivestito da tutto lo splendore della sua potenza e della sua maestà, che fa annunziare la sua venuta dai prodigi più eclatanti, cioè dall’eclissi del sole, della luna, dalla caduta delle stelle e da un intero stravolgimento della natura. Non è più un Salvatore che viene con la dolcezza di un agnello, per essere giudicato dagli uomini e riscattarli: è un Giudice giustamente irritato, che giudica gli uomini con tutto il rigore della sua giustizia. Non è più un pastore caritatevole che viene a cercare le sue pecore disperse e perdonarle: è un DIO vendicatore che viene a separare per sempre i peccatori dai giusti, caricare i malvagi della sua più terribile vendetta, e deliziare i giusti con un torrente di dolcezze. Momento terribile, momento spaventoso, quando giungerai? Momento doloroso, ahimè! Forse, in qualche mattino, noi ascolteremo i precursori di questo Giudice così terribile per i peccatori. O voi, peccatori, uscite dalla tomba dei vostri peccati, venite al tribunale di DIO, istruitevi sulla maniera in cui il peccatore sarà trattato. L’empio, in questo mondo, sembra voler disconoscere la potenza di DIO, vedendo i peccatori senza punizione; egli giunge fin’anche a dire: No, no, non c’è DIO, né inferno; oppure: DIO non bada a ciò che accade sulla terra. Ma aspettiamo il giudizio e, in questo grande giorno, DIO manifesterà la sua potenza e mostrerà a tutte le nazioni che ha visto tutto e contato tutto. Qual differenza, fratelli miei, con le meraviglie che operò creando il mondo! Che sgorghino le acque, fertilizzino la terra; e nello stesso istante, le acque copriranno la terra donandole la fertilità. Ma quando Egli verrà per distruggere il mondo, comanderà al mare di lasciare le sue rive con una impetuosità spaventosa che ingoierà tutto l’universo nel suo furore. Quando DIO creò il cielo, ordinò alle stelle di attaccarsi al firmamento. Alla sua voce, il sole rischiarò il giorno, e la luna presiedette alla notte. Ma in questo ultimo giorno, il sole si oscurerà, la luna e le stelle non daranno più luce. Tutti questi astri meravigliosi cadranno con uno spaventoso fracasso. Quale differenza, fratelli miei cari. DIO impiegò sei giorni nel creare il mondo; ma per distruggerlo, sarà sufficiente un battito d’occhio. Per creare l’universo e tutto ciò che esso racchiude, DIO non chiamò nessuno spettatore di tante meraviglie; ma nel distruggerlo, saranno presenti tutti i popoli, tutte le nazioni confesseranno che c’è un DIO e che Esso è potente. Venite, empi beffardi, venite, increduli raffinati, venite a conoscere se c’è un DIO, e se è onnipotente! O DIO mio! Il peccatore cambierà linguaggio in questo momento! Quanti rimpianti! Qual pentimento per aver tralasciato un tempo sì prezioso! Ma non c’è più tempo, tutto è finito per il peccatore, tutto è senza speranza! Oh! Quanto terribile sarà questo momento! San Luca ci dice che gli uomini si disseccheranno per la paura fin dalla punta dei piedi pensando ai dolori che saranno loro preparati. Ahimè, fratelli miei, si può disseccare per la paura e morire dallo spavento nell’attesa di un malore infinitamente meno grande di quello di cui è minacciato il peccatore e che certamente gli arriverà se continua a vivere nel peccato. In questo momento, fratelli miei, io mi dispongo a parlare del giudizio in cui noi compariremo tutti per rendere conto di tutto il bene ed il male che avremo fatto, per ricevere la nostra sentenza definitiva per il cielo o per l’inferno: se venisse un Angelo dal cielo ad annunciarvi da parte di DIO che tra ventiquattro ore tutto l’universo sarà ridotto in fuoco da una pioggia di fuoco e zolfo, e voi cominciaste ad avvertire i tuoni scuotenti, i furori delle tempeste abbattersi sulle vostre case, i fulmini talmente numerosi tanto da rendere l’universo un rogo ardente, e l’inferno vomitasse già tutti i suoi riprovati le cui urla e grida si possono ascoltare da tutti gli angoli del mondo; che il solo mezzo per evitare tutti questi malanni fosse lasciare il peccato e fare penitenza; intendereste voi, fratelli miei, tutti questi uomini senza versare un torrente di lacrime e gridare: misericordia! Non vi gettereste ai piedi degli altari per chiedere misericordia? O accecamento, o incomprensibile infelicità dell’uomo peccatore! I mali che il vostro pastore vi annuncia sono ancor più infinitamente spaventosi e degni di strappare le vostre lacrime, lacerare i vostri cuori. Ahimè! Queste verità così terribili diventeranno tante sentenze che stanno per pronunciare la vostra eterna condanna. Ma la più grande di ogni disgrazia, è che voi ne siete insensibili e continuate a vivere nel peccato e non riconosciate la vostra follia se non nel momento in cui non avrete più rimedio. Ancora un momento, e questo peccatore che viveva tranquillamente nel peccato, sarà giudicato e condannato; ancora un istante ed egli porterà questo rimpianto per l’eternità. Sì, fratelli miei, noi saremo giudicati, nulla di più certo; sì, noi saremo giudicati senza misericordia; sì noi rimpiangeremo eternamente l’aver peccato.
I. — Noi leggiamo nella Sacra Scrittura, fratelli miei, che tutte le volte che DIO vuole inviare qualche flagello al mondo o alla sua Chiesa, Egli lo fa sempre precedere da qualche segno per cominciare a gettare il terrore nei cuori, e per portarlo a placare la sua giustizia. Volendo far perire l’universo con un diluvio, l’arca di Noè, che si impiegarono cento anni per costruirla, fu un segno per condurre gli uomini alla penitenza, cosicché tutti non dovessero perire. Lo storico Giuseppe ci dice che prima della distruzione della città di Gerusalemme, comparve per molto tempo una cometa in forma di falce che gettò nella costernazione il mondo. Ognuno diceva: Ahimè, cosa vuol dire questo segno? Forse qualche grande sventura che DIO vuole inviarci? La luna rimase otto giorni senza dare luce; le genti sembravano già non potessero vivere. Tutto ad un tratto comparve un uomo sconosciuto che per tre anni non faceva altro che gridare per le strade di Gerusalemme, giorno e notte: Guai a Gerusalemme! Guai a Gerusalemme! … lo si prese e lo si batté con verghe per impedirgli di gridare, ma niente lo fermò. Dopo tre anni, egli gridò: Ah! Gerusalemme: ah! guai a me. Una pietra lanciata da una macchina gli cadde addosso e lo schiacciò in quell’istante. Allora tutti i mali di cui questo sconosciuto aveva minacciato Gerusalemme, le si abbatterono addosso. La fame fu così grande, che le madri sgozzavano i loro figli per servirsene da nutrimento. Gli abitanti, senza sapere perché, si sgozzavano gli uni gli altri; la città fu presa e come annientata; le strade e le piazze erano coperte da cadaveri; il sangue scorreva a fiumi, i pochi che sopravvissero, furono venduti come schiavi. Ma, siccome il giorno del giudizio sarà il giorno più terribile ed il più spaventoso che ci sia mai stato, sarà preceduto da segno così paurosi che getteranno il terrore fino al fondo degli abissi. Nostro Signore ci dice che, in questo momento terribile per il peccatore, il sole non darà più luce, la luna sarà simile ad una massa di sangue, e le stelle cadranno dal cielo. L’aria sarà talmente piena di fulmini che sarà tutta un fuoco, e si sentiranno tuoni, il cui rimbombo sarà così grande che gli uomini disseccheranno per il terrore fin dalla pianta dei loro piedi. I venti saranno così impetuosi che nulla potrà resistere loro. Gli alberi e le case, saranno inghiottiti dal caos del mare; il mare stesso sarà talmente agitato dalle tempeste che i suoi flutti si alzeranno di quattro cubiti sopra le montagne più alte, e scenderanno così in basso da mostrare gli orrori degli inferi; tutte le creature, anche inanimate, sembreranno volersi annientare per evitare la presenza del loro Creatore, vedendo quanto i crimini degli uomini hanno lordato e sfigurato la terra. Le acque dei mari e dei fiumi gorgoglieranno come olio nei bracieri; gli alberi e le piante vomiteranno torrenti di sangue; i tremori della terra saranno così grandi che si vedrà la terra aprirsi da ogni parte; la maggior parte degli alberi e delle bestie saranno distrutti, gli uomini che resteranno saranno come insensati; le rocce, i monti crolleranno con un frastuono spaventoso. Dopo tutti questi orrori, sarà acceso il fuoco nei quattro angoli del mondo, ma un fuoco così violento che brucerà le pietre, le rocce e la terra, come un filo di paglia gettato in una fornace. Tutto l’universo sarà ridotto in cenere; è necessario che questa terra lordata da tanti crimini, sia purificata dal fuoco che sarà acceso dalla collera del Signore, di un DIO giustamente irritato. – Dopo che questa terra, fratelli miei, coperta da tanti crimini sarà purificata, DIO invierà i suoi Angeli che soneranno la tromba ai quattro angoli del mondo, e che diranno a tutti i morti: Alzatevi, morti, uscite dalle vostre tombe, venite e preparatevi al giudizio. Allora tutti i morti, buoni e cattivi, giusti e peccatori, riprenderanno le stesse forme che un tempo avevano, il mare vomiterà tutti i suoi cadaveri rinchiusi in esso, la terra rigetterà tutti i corpi seppelliti da tanti secoli nel suo seno. Dopo questa rivoluzione, tutte le anime dei santi discenderanno dal cielo raggianti di luce, ogni anima si ricongiungerà con il suo corpo dando mille e mille benedizioni. Venite – esse diranno – compagno delle mie sofferenze; se avete lavorato per piacere a DIO; se avete fatto consistere la vostra felicità nelle sofferenze e nei combattimenti, oh! Quanti beni ci sono riservati, sono più di mille anni che io gioisco di questa felicità; oh! Quale gioia per me ad annunciarvi i tanti beni che si sono stati preparati per l’eternità. Venite, occhi benedetti, che tante volte vi siete chiusi al cospetto di oggetti impuri, timorosi di perdere la grazia del vostro DIO, venite nel cielo dove non vedrete che beltà che mai in questo mondo si vedono. Venite, orecchie mie, voi che avete avuto orrore delle parole e dei discorsi impuri e calunniatori; venite ed ascolterete nel cielo questa musica celeste che vi metterà in continuo rapimento. Venite, miei piedi e mani mie, che tante volte vi siete adoperate a sollevare gli sventurati; andiamo a trascorrere la nostra eternità in questo bel cielo ove vedremo il nostro amabile e caritatevole Signore che tanto ci ha amato. Ah! voi vedrete Colui che tante volte è venuto a riposare nel vostro cuore. Ah! noi vi vedremo questa mano ancora tinta del sangue del nostro divin Salvatore, per mezzo del quale Egli ci ha meritato tanta gioia. Infine, il corpo e l’anima dei Santi si daranno mille e mille benedizioni, e questo per tutta l’eternità. Dopo che tutti i Santi avranno ripreso i loro corpi raggianti di gloria, tutti là, secondo le buone opere e le penitenze che avranno fatto, attenderanno con piacere il momento in cui DIO starà per svelare in faccia a tutto l’universo tutte le lacrime, tutte le penitenze, tutto il bene che avranno compiuto durante tutta la loro vita senza trascurarne neppure una, neppure una sola, già tutte rapite dalla felicità di DIO stesso. Aspettate, dirà loro Gesù-Cristo stesso, aspettate, io voglio che tutto l’universo veda quanto voi abbiate lavorato con piacere. I peccatori induriti, gli increduli dicevano che Io fossi indifferente a tutto ciò che voi facevate per me; ma Io voglio mostrare loro oggi che vi ho visto ed ho contato tutte le vostre lacrime versate nel fondo dei deserti; Io voglio oggi mostrare loro che Io ero al fianco vostro sui patiboli. Venite tutti e comparite davanti a questi peccatori che mi hanno disprezzato ed oltraggiato, che hanno osato negare che Io esistessi, che Io li vedessi. Venite, figli miei, venite miei diletti e vedrete quanto sono stato buono, quanto grande è il mio amore per voi. – Contempliamo, fratelli miei, per un istante, questo numero infinito di anime giuste che rientrano nei loro corpi, che rendono simili a dei soli luminosi. Voi vedete tutti questi martiri, con in mano la palma. Vedete tutte queste Vergini, con la corona della verginità sulla testa. Vedete tutti questi Apostoli, questi sacerdoti, che hanno salvato tante anime, con i raggi di gloria di cui sono abbelliti. Fratelli miei, tutti diranno a Maria, questa Madre-Vergine: andiamo a raggiungere Colui che è in cielo per dare un nuovo splendore alle vostre beltà. Ma no, un momento di pazienza; Voi siete stata disprezzata, calunniata e perseguitata dai malvagi, è giusto che, prima di entrare in questo reame eterno, i peccatori vengano a fare ammenda onorevole. – Ma, terribile e fragorosa rivoluzione! … Io sento la stessa tromba che intima ai riprovati di uscire dagli inferi. Venite peccatori, carnefici e tiranni – dirà DIO che voleva tutti salvi – venite, comparite al tribunale del Figlio dell’Uomo, a Colui del quale sì sovente avete voluto persuadervi che non vi vedesse, né vi intendesse! Venite e comparite, perché tutto quello che voi avete commesso, sarà manifestato in faccia a tutto l’universo. Allora l’Angelo griderà: Abissi degli inferi, aprite le vostre porte, vomitate tutti i riprovati, il loro Giudice li chiama. Ah! Momento terribile! Tutti queste anime maledette riprovate, orribili come demoni, usciranno dagli abissi ed andranno, come dei disperati, a cercare i propri corpi. Ah! Momento crudele! Nel momento in cui l’anima entrerà nel suo corpo, questo corpo proverà tutti i rigori dell’inferno. Ah! Corpo maledetto, dirà l’anima al suo corpo che ha rotolato e trascinato nel fango delle sue impurità; sono già mille anni che soffro e brucio nell’inferno. Venite occhi maledetti, che tante volte avete avuto piacere nel volgere sguardi disonesti su di voi od altri, venite all’inferno per contemplarvi i mostri più orribili. Venite, orecchie maledette, che avete tratto tanto piacere da queste parole, da questi discorsi impuri, venite eternamente a sentire le grida, le urla, i ruggiti dei demoni. Venite, lingua e bocca maledetta che tante volte avete dato baci impuri e che nulla avete risparmiato per accontentare la vostra sensualità e la vostra ingordigia; venite nell’inferno e non avrete che il fiele dei dragoni per nutrimento. Vieni, corpo maledetto che ho tanto cercato di accontentare; vieni, tu sarai immerso per l’eternità in uno stagno di fuoco e di zolfo, alimentato dalla potenza e dalla collera di DIO! Ah! chi potrà comprendere e raccontarci le maledizioni che il corpo e l’anima si vomiteranno per tutta l’eternità? Sì, fratelli miei, ecco tutti i giusti ed i riprovati che hanno ripreso la forma antica, cioè i loro corpi tali come ora li vediamo, che attendono il loro Giudice, ma un Giudice giusto e senza compassione, per punire o ricompensare, secondo il bene o il male che noi avremo fatto. Eccolo che arriva, seduto su di un trono, sfolgorante di gloria, circondato da tutti gli Angeli, con lo stendardo della sua croce che marcerà davanti a Lui. I dannati vedranno il loro Giudice; ah! che dico? Vedranno Colui che essi non hanno visto procurare loro la felicità del Paradiso, e che, malgrado Lui, si sono dannati: montagne, essi grideranno, schiacciateci, nascondeteci dalla faccia del nostro Giudice; rocce, cadeteci addosso; ah! di grazia, precipitateci negli inferi! No, no, peccatore, avanza e vieni a render conto di tutta la tua vita. vieni avanti maledetto, che tanto hai disprezzato un DIO così buono. Ah! Giudice mio, Padre mio, mio Creatore, dove sono mio padre, mia madre che mi hanno dannato? Ah! io vorrei vederli; ah! io vorrei loro domandare il cielo che essi mi hanno lasciato perdere. Padre mio e madre mia, siete voi che mi avete dannato, siete voi la causa della mia rovina. No, no, avanza verso il tribunale del tuo DIO, per te tutto è perduto: sì, tu sei perduto! Sì, tutto è perduto, poiché tu hai perduto la tua anima ed il tuo DIO. Ah! chi potrà mai comprendere il dolore di un dannato che si vedrà di fronte, cioè nel lato dei Santi, un padre o una madre tutti raggianti di gloria e pronti per il cielo, e vedersi riservato all’inferno? Montagne, diranno questi riprovati, fateci sfuggire; ah! di grazia cadeteci addosso! Ah! porte degli abissi, apritevi per nasconderci! No, peccatore; tu hai sempre disprezzato i miei comandamenti; ma oggi Io voglio mostrarti che sono Io il tuo padrone. Comparirai davanti a me con tutti i tuoi crimini dei quali è intessuta tutta la tua vita. Ah! è allora – ci dice il profeta Ezechiele – che il Signore prenderà questo gran foglio miracoloso, ove sono scritti e consegnati tutti i crimini degli uomini. Quanti peccati, mai comparsi agli occhi dell’universo, si vedranno apparire. Ah! tremate, voi che forse dopo quindici o venti anni, avete accumulati peccati su peccati. Ah! guai a voi! Allora Gesù-Cristo, con il libro delle coscienze in mano, chiamerà tutti i peccatori per convincerli di tutti i peccati che avranno commesso nel corso della loro vita, con il suono di un tuono spaventoso. Venite impudichi – dirà loro – avvicinatevi e leggete giorno per giorno; ecco tutti questi pensieri che hanno riempito la vostra immaginazione, tutti questi desideri vergognosi che hanno corrotto il vostro cuore; leggete e contate i vostri adulteri, eccone il luogo, il momento in cui li avete commessi, ecco la persona con la quale avete peccato. Leggete tutte le vostre mollezze e le vostre lascivie, leggete e contate quante volte avete perso delle anime che mi erano costate così caramente. Era da più di mille anni che il vostro corpo era marcito e la vostra anima all’inferno, ed il vostro libertinaggio portava ancora anime all’inferno. Vedete questa donna che avete perduto, vedete questo marito, questi figli e questi vicini! Tutti chiedono vendetta, tutti vi accusano che li avete perduti e che senza di voi sarebbero destinati al cielo. – Venite figlie mondane, strumenti di satana, venite e leggete tutte queste cure e questi tempi che avete impiegato nel prepararvi; contate il numero dei cattivi pensieri e dei cattivi desideri che avete suscitato a coloro che vi hanno visto. Vedete tutte le anime che gridano che siete state voi che li avete perduti. – Venite maldicenti, seminatori di falsi rapporti, venite e leggete, ecco dove sono segnate tutte le vostre maldicenze, i vostri insulti, le vostre ingiurie; ecco tutte le divisioni che avete provocato; ecco tutte le turbe che avete fatto nascere, tutte le perdite e tutti i mali dei quali la vostra lingua maledetta è stata la prima causa. Andate disgraziati, andate ad ascoltare le grida e le urla spaventose dei demoni. – Venite avari maledetti, leggete e contate questo denaro e questi beni fatiscenti ai quali avete legato il vostro cuore, il disprezzo del vostro DIO, e per i quali avete sacrificato la vostra anima. Avete dimenticato la vostra durezza per i poveri? Eccola, leggete e contate. Ecco il vostro oro ed il vostro denaro, chiedete ora loro soccorso, dite loro che vi traggano dalle mie mani. Andate maledetti a soffrir fame negli inferi. – Venite vendicativi, leggete e vedete tutto ciò che voi avete fatto per nuocere al vostro prossimo, contate tutte queste ingiustizie, contate tutti questi pensieri di odio e di vendetta che avete nutrito nei vostri cuori; andate, maledetti, nell’inferno. Voi siete stati ribelli: i miei ministri hanno detto mille volte che se non amate il vostro prossimo come voi stessi, non c’è perdono per voi. Ritiratevi da me, maledetti, andate all’inferno, sarete la vittima della mia eterna collera, ove conoscerete che la vendetta non è che per DIO solo. – Vieni, vieni, ubriacone, ecco là un bicchiere di vino, un pezzo di pane che tu hai strappato dalla bocca di tua moglie e dei tuoi figli; ecco tutti gli eccessi, li riconosci? Sono i tuoi, o sono quelli del tuo vicino? Ecco il numero delle notti, dei giorni, le domeniche e le feste che tu hai trascorso nelle bettole; ecco fino all’ultima, le parole disoneste che hai dette nelle tue sbornie; ecco tutti i giuramenti, tutte le imprecazioni che hai vomitato; ecco tutti gli scandali che hai dato a tua moglie, ai tuoi figli, ai vicini. Sì, io ho scritto tutto, ho tutto contato. Va, disgraziato, ad ubriacarti negli inferi del fiele della mia collera. – Venite mercanti, operai, di qualunque stato voi siate, venite, rendetemi conto fino all’obolo di tutto ciò che avete comprato e venduto; venite, esaminiamo insieme se le vostre misure ed i vostri conti siano conformi ai miei? Ecco, mercanti, il giorno in cui avete ingannato questo bambino. Ecco il giorno in cui avete fatto pagare due volte la stessa cosa. Venite, profanatori dei Sacramenti, ecco tutti i vostri sacrilegi, tutte le vostre ipocrisie. Venite, padri e madri, rendetemi conto di queste anime che a voi ho affidato; rendetemi conto di tutto ciò che hanno fatto i vostri figli, i vostri domestici; ecco tutte le volte che avete dato loro il permesso di andare nei luoghi e con le compagnie in cui hanno peccato. Ecco tutti i cattivi pensieri ed i cattivi desideri che vostra figlia ha coltivato; ecco tutti gli abbracci e le azioni infami; ecco tutte le parole impure che i vostri figli hanno pronunziato. Ma, Signore, diranno i padri e le madri, io non li ho comandati. Non importa, dirà ad essi il loro Giudice, i peccati dei tuoi figli, sono i tuoi peccati. Dove sono le virtù che hai fatto loro praticare? Dove sono i buoni esempi che hai loro dati o le buone opere che hai fatto fare loro? Ahimè! Cosa sarà di questi padri e queste madri che vedono che i loro figli, gli uni vanno a ballare, gli altri ai giochi o alla bettola, e vivono tranquilli. O DIO mio quale cecità! Oh! Da quali crimini si vedranno oppressi in questi terribili momenti! Oh! Quanti peccati nascosti che saranno manifestati alla presenza di tutto l’universo! Oh! Abissi profondi degli inferi, apritevi per ingoiare questa folla di perversi che non hanno vissuto che per oltraggiare DIO e dannarsi. Ma – voi mi direte – tutte le buone opere che abbiamo fatto non serviranno dunque a niente? Questi digiuni, queste penitenze, queste elemosine, queste Comunioni, queste Confessioni saranno dunque senza ricompensa? No, vi dirà Gesù-Cristo, tutte le vostre preghiere non erano che pratiche di abitudini, i vostri digiuni ipocrisie, le vostre elemosine vanagloria; il vostro lavoro non aveva altro scopo che l’avarizia e la cupidigia, le vostre sofferenze non erano accompagnate che da pianti e mormorii; in tutto ciò che facevate, Io non c’ero per nulla; tuttavia vi ho ricompensato con beni temporali, ho benedetto il vostro lavoro, ho dato fertilità ai vostri campi, arricchiti i vostri figli, il poco di bene che avete fatto ve l’ho ricompensato con più di quanto potevate attendere. Ma, Egli ci dirà, i vostri peccati vivono ancora, essi vivranno eternamente davanti a me; andate maledetti, nel fuoco eterno preparato per tutti coloro che mi hanno disprezzato durante la loro vita. – Sentenza terribile, ma infinitamente giusta. Cosa di più giusto? Un peccatore che per tutta la sua vita, non ha fatto che rivoltarsi nel crimine, malgrado le grazie che il buon DIO gli presentava incessantemente per uscirne! Vedete questi empi che si lamentavano del loro pastore, che disprezzavano le parole di vita, che volgevano in ridicolo quello che il loro pastore diceva ad essi? Vedete questi peccatori che si gloriavano nel non avere Religione, che schernivano coloro che la praticavano? Vedeteli, questi cattivi Cristiani che avevano così spesso in bocca queste orribili bestemmie che- essi dicevano – trovavano ancora eccellente il pane, e non avevano bisogno di Confessione? Vedete questi increduli che ci dicevano che, quando fossimo morti, tutto era finito? Vedete la loro disperazione, ascoltateli confessare la loro empietà? Li udite implorare misericordia? Ma tutto è finito, non avete più che l’inferno per retaggio. – Vedete questo orgoglioso che scherniva e disprezzava tutti? Lo vedete inabissato nel suo cuore, condannato per una eternità sotto i piedi dei demoni? Vedete quell’incredulo che diceva che non c’è DIO, che non c’è inferno? Lasciate confessare loro davanti a tutto l’universo che c’è un DIO Giudice, ed un inferno dove sta per precipitare per non uscirne mai più? È vero che DIO darà la libertà a tutti i peccatori di portare lo loro ragioni, le loro scuse per giustificarsi, se possono. Ma ahimè! Che potrà dire un criminale che non vede che crimine e ingratitudine? Ahimè! Tutto ciò che potrà dire un peccatore in questo momento doloroso non servirà che a mostrare ancor più la sua empietà e la sua ingratitudine. – Ecco, senza dubbio, fratelli miei, ciò che vi sarà di più sconvolgente in questo terribile momento; questo sarà quando vedremo che DIO non ha nulla risparmiato per salvarci; che Egli ci fa fatto partecipi dei meriti infiniti della sua morte in croce; che Egli ci ha fatto nascere nel seno della sua Chiesa; che ci ha dato dei pastori per mostrarci ed insegnarci tutto ciò che si debba fare per essere felici. Egli ci ha dato i Sacramenti per farci recuperare la sua amicizia tutte le volte che l’avessimo perduta. Non ha posto dei limiti al numero dei peccati che voleva perdonarci; se il nostro ritorno fosse sincero, saremmo stati sicuri del nostro perdono, egli ci ha atteso per un numero infinito di anni, benché non vivessimo che per oltraggiarlo; Egli non voleva perderci o piuttosto voleva assolutamente salvarci; e noi non abbiamo voluto! Siamo noi stessi che lo forziamo con i nostri peccati a fargli emettere una sentenza di eterna riprovazione: Andate, figli maledetti, andate a trovare colui che avete imitato: io non vi riconosco, se non per non schiacciarvi con tutti i furori della mia eterna collera. – Venite, ci dice il Signore per mezzo di uno dei suoi Profeti, venite, uomini, donne, ricchi e poveri, quantunque peccatori, di qualunque stato e condizione siate, dite tutti insieme, ditemi le vostre ragioni, ed Io vi dirò le mie. Entriamo in giudizio, pesiamo tutto ai piedi del santuario. Ah! momento terribile per un peccatore che da qualunque lato consideri la sua vita, non vede che peccato, ed alcun bene. DIO mio! Che sarà di lui? In questo mondo, il peccatore ha sempre qualche scusa da recare per tutti i peccati che ha commesso; egli porta finanche il suo orgoglio al tribunale della penitenza, dove non dovrebbe comparire se non per accusar se stesso e condannarsi. Per gli uni l’ignoranza; per altri le tentazioni troppo violente; infine per altri, le occasioni e i cattivi esempi: ecco, ogni giorno le ragioni che i peccatori accampano per nascondere la oscurità dei loro crimini. Venite peccatori orgogliosi, vedete se le vostre scuse saranno bene accolte nel giorno del giudizio, e spiegatevi con Colui che ha la falce in mano, che ha visto tutto, tutto contato, tutto pesato. Voi non sapevate, direte, che questo fosse un peccato! Ah! Sventurati, vi dirà Gesù-Cristo, se foste nati tra le nazioni idolatre che non hanno mai sentito parlare del vero DIO, potreste ancora scusarvi per la vostra ignoranza; ma voi Cristiani, che avete avuto la fortuna di nascere nel seno della mia Chiesa, allevati nel centro della luce, voi, ai quali si parla della vostra eterna felicità? Dalla vostra infanzia vi si insegna cosa fare per procurarvela, voi che mai si è cessato di istruire; era proprio perché non avete voluto istruirvi; era proprio perché non avete voluto profittare delle istruzioni o che voi avete rifuggito. Andate maledetti! Andate, le vostre scuse vi rendono ancor più degni di maledizione! Andate, figli maledetti, negli inferi e bruciate con la vostra ignoranza. – Ma, dirà un altro, le mie passioni erano troppo vive e grande la mia debolezza. Ma, dirà loro il Signore, poiché DIO era così buono da farvi conoscere la vostra debolezza, ed i vostri pastori vi dicevano che bisognava continuamente vegliare su voi stessi, mortificarvi, se volevate domarle; perché facevate tutto all’opposto? Perché prendevate tanta cura nel contentare il vostro corpo ed i vostri piaceri? DIO vi faceva conoscere la vostra debolezza e voi ricadevate ad ogni istante? Perché non facevate ricorso a DIO per chiedergli la sua grazia? Perché non ascoltavate i vostri pastori che non cessavano di esortarvi nel chiedere le grazie e le forze di cui avevate bisogno per vincere il demonio? Perché avete dunque tanto spesso disprezzato la parola di DIO che vi avrebbe guidato nel cammino che dovevate intraprendere per andare a Lui? Ah! Peccatori ingrati e ciechi, tutti questi beni erano a vostra disposizione, voi potevate servirvene come tanti altri. Cosa avete fatto per impedirvi di cadere nel peccato? Voi non avete pregato che per uso ed abitudine. Andate maledetti! Più avete conosciuto la vostra debolezza, più dovevate far ricorso a DIO che vi avrebbe sostenuto ed aiutato per operare la vostra salvezza. Andate maledetti, voi non siete se non più colpevoli. – Ma ci sono tante occasioni di peccare, dirà ancora un altro. Amico mio, io conosco tre tipi di occasione che possono portare al peccato. Tutti gli stati hanno i loro pericoli. Io dico che ve ne sono di tre sorta: quelli in cui siamo necessariamente esposti per i doveri del nostro stato, quelli che incontriamo senza cercarli, e quelli ai quali ci esponiamo senza necessità. Se per quelli in cui ci invischiamo senza necessità non abbiamo scusanti, non cerchiamo di scusare un peccato con un altro peccato. Voi avete inteso cantare cattive canzoni, voi dite; avete ascoltato una maldicenza o una calunnia, e perché siete andato in questa casa o con questa compagnia? Perché frequentate queste persone senza Religione? Non sapete che chi si espone al pericolo è colpevole e vi perirà? Colui che cade senza esporsi si rialza ben presto, e la sua caduta lo rende ancor più vigilante e saggio. Ma non vedete voi che DIO ci ha promesso il suo soccorso nelle tentazioni, non ce lo ha promesso però quando abbiamo la temerarietà di esporci da noi stessi. Andate maledetti, voi stessi avete cercato di perdervi; voi meritate l’inferno che è riservato ai peccatori come voi. – Ma, voi mi direte, si hanno continuamente cattivi esempi davanti agli occhi. Voi avete cattivi esempi … quale scusa frivola! Se ne avete di cattivi, non ne avete pure di buoni? Perché non avete seguito piuttosto i buoni che i cattivi? Quando vedevate che questa giovane andava in chiesa, alla sacra mensa, perché non la seguivate, piuttosto che seguire quella che andava alle danze? Quando quest’uomo andava in chiesa per adorarvi Gesù-Cristo nel santo tabernacolo, perché non avete seguito i suoi passi piuttosto che seguire le orme di coloro che si recavano alla bettola? Dite piuttosto, peccatori, che avete amato più la via larga che vi ha condotto in questo disastro in cui vi trovate, che il cammino che il Figlio di DIO ha tracciato Egli stesso. La vera causa delle vostre cadute e della vostra riprovazione, non viene dunque né dai cattivi esempi, né dalle occasioni, né dalle vostre debolezze, né dalle grazie che vi mancavano; ma soltanto dalle cattive disposizioni del vostro cuore che non avete voluto reprimere. Se avete fatto il male, è perché lo avete voluto. La vostra perdita non viene dunque, che solamente da voi. – Ma, mi direte, non ci veniva sempre detto che DIO era buono. È vero che Egli è buono, ma Egli è giusto; la sua bontà e la sua misericordia sono per voi passate: non c’è più che la sua giustizia e la sua vendetta. Ahimè! Fratelli miei, noi che abbiamo tanta ripugnanza nel confessarci, se cinque minuti prima di questo grande giorno, DIO ci concedesse dei sacerdoti per confessare i nostri peccati perché fossero cancellati, ahimè! Con quanta premura non ne profitteremmo? Questo non ci sarà mai concesso in questo momento di disperazione. Il re Bogoris fu molto più saggio di noi. Essendo stato istruito da un missionario della Religione Cattolica, ma trattenuto ancora dai falsi piaceri del mondo, per effetto della Provvidenza di DIO, un pittore cristiano al quale aveva dato la commissione di dipingere nel suo palazzo la caccia più terribile alle bestie selvatiche, gli dipinse all’opposto il giudizio finale, il mondo tutto in fuoco, Gesù-Cristo in mezzo ai fulmini ed ai tuoni, l’inferno già aperto per inghiottire i dannati, con figure tanto spaventose, per cui il re restò di stucco. Ritornato in sé, si sovvenne di ciò che il missionario gli aveva detto per evitare gli orrori di questo momento, in cui il peccatore non può che avere la disperazione per retaggio, e rinunciando in seguito ai suoi piaceri, passò il resto della sua vita nella penitenza e nelle lacrime. Ahimè! Fratelli miei, se questo re non si fosse convertito, sarebbe morto egualmente, avrebbe lasciato tutti i suoi beni ed i suoi piaceri, è vero, un po’ più tardi; ma morendo, nel volgere di secoli, sarebbero passati ad altri. Egli sarebbe invece a bruciare per sempre nell’inferno, mentre è in cielo per l’eternità, ed è contento, aspettando questo giorno, di vedere che tutti i suoi peccati gli siano perdonati e non riappariranno mai più, né agli occhi di DIO, né agli occhi degli uomini. – Fu questo pensiero ben meditato da San Girolamo che lo spinse a tanti rigori per il suo corpo e a versare tante lacrime. Ah! esclamava egli in questa vasta solitudine, mi sembra di sentire ad ogni istante questa tromba che deve svegliare tutti i morti, chiamarmi al tribunale del mio Giudice. Questo pensiero faceva tremare un Davide sul suo trono, un Agostino in mezzo ai suoi piaceri, malgrado tutti gli sforzi che faceva per soffocare questo pensiero che un giorno sarebbe stato giudicato. Egli diceva di tanto in tanto al suo amico Alipio: Ah! caro amico, verrà il giorno in cui noi appariremo davanti al tribunale di DIO per ricevervi la ricompensa del bene o il castigo del male che avremo fatto durante la nostra vita; lasciamo, amico caro mio la strada del crimine per quella che hanno seguito tutti i santi. Prepariamoci a questo giorno, fin dal momento presente. – San Giovanni Climaco ci racconta che un solitario lasciò il suo monastero per passare in un altro a farvi più penitenza. La prima notte, fu chiamato al tribunale di DIO che gli mostrò come egli fosse debitore verso la sua giustizia di cento libbre d’oro. Ahimè! Signore, egli esclamò, cosa devo fare per acquistarli? Egli restò tre anni in questo monastero, dove DIO permise che fosse disprezzato e maltrattato da tutti gli altri, al punto che gli sembrava che nessuno potesse sopportarlo. Il Signore gli apparve una seconda volta dicendogli che non aveva acquistato ancora che un quarto del suo debito. Ah! Signore, esclamò ancora, cosa devo fare quindi per farmi giustificare? Egli si finse pazzo per tredici anni, facendo tutto ciò che gli si voleva: lo si trattava duramente come una bestia da soma. Il buon DIO gli apparve una terza volta, dicendogli che era giunto alla metà. Ah! Signore, poiché io l’ho voluto, devo soffrire per poter soddisfare alla vostra giustizia. Ah! DIO mio! Non aspettate che i miei peccati siano puniti dopo il giudizio. San Giovanni Climaco ci racconta un fatto che ci fa tremare. C’era, ci dice, un solitario che dopo quarant’anni piangeva i suoi peccati in fondo ad un bosco. Alla vigilia della sua morte, tutto ad un tratto, fuor di sé, aprendo gli occhi, guardando a destra ed a sinistra del suo letto, come se avesse visto qualcuno che gli domandasse conto della sua vita, rispondeva con voce tremante: Sì, io ho commesso questo peccato, ma io l’ho confessato ed ho fatto penitenza per trenta anni, fino a quando il buon DIO mi ha perdonato. Tu hai commesso anche questo peccato, gli diceva questa voce. No, gli rispose il solitario, io non l’ho commesso. Prima di morire lo si sentì gridare: DIO mio, DIO mio, togliete, togliete i miei peccati, per piacere, da davanti agli occhi miei, io non posso più sopportarli. Ahimè! Cosa ci accadrà se il demonio ci rimprovera anche i peccati che non abbiamo commesso, a noi che siamo tutti coperti dai peccati e non abbiamo fatto penitenza; ahimè! Cosa dobbiamo aspettarci per questo terribile momento? Se i Santi appena sono rassicurati, cosa accadrà a noi? – Cosa dobbiamo concludere da tutto questo, fratelli miei? Non bisogna mai perdere di vista che noi saremo giudicati un giorno senza misericordia, e che tutti i nostri peccati saranno mostrati agli occhi di tutto l’universo; e che dopo questo giudizio, se ci troviamo in questi peccati, andremo a piangerli negli inferi senza poterli né cancellarli, né dimenticarli. Oh! Quanto siamo ciechi, fratelli miei, se non profittiamo del poco di tempo che ci resta da vivere per assicurarci il cielo. Se siamo peccatori, abbiamo la speranza del perdono; se noi invece lo aspettiamo allora, non ci saranno più risorse. DIO mio! Fatemi la grazia di non farmi mai perdere il ricordo di questo terribile momento, soprattutto quando sarò tentato, per non lasciarmi soccombere; affinché in questo giorno noi udiamo queste dolci parole uscite dalla bocca del Salvatore: « Venite, benedetti dal Padre mio, a possedere il regno che vi è stato preparato fin dal principio del mondo. »
Credo …
Offertorium
Orémus
Ps XXIV: 1-3. Ad te levávi ánimam meam: Deus meus, in te confído, non erubéscam: neque irrídeant me inimíci mei: étenim univérsi, qui te exspéctant, non confundéntur.
[A Te ho innalzato l’ànima mia: Dio mio, in Te confido, che io non abbia ad arrossire, né abbiano a deridermi i miei nemici: poiché quelli che confidano in Te non saranno confusi.]
Secreta
Hæc sacra nos, Dómine, poténti virtúte mundátos ad suum fáciant purióres veníre princípium.[Questi misteri, o Signore, purificandoci con la loro potente virtú, ci facciano pervenire piú mondi a Te che ne sei l’autore.]
Communio
Ps LXXXIV: 13.
Dóminus dabit benignitátem: et terra nostra dabit fructum suum.
[Il Signore ci sarà benigno e la nostra terra darà il suo frutto.]
Postcommunio
Orémus.
Suscipiámus, Dómine, misericórdiam tuam in médio templi tui: ut reparatiónis nostræ ventúra sollémnia cóngruis honóribus præcedámus. [Fa, o Signore, che (per mezzo di questo divino mistero) in mezzo al tuo tempio sperimentiamo la tua misericordia, al fine di prepararci convenientemente alle prossime solennità della nostra redenzione.]
PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)