SALMI BIBLICI: “BENEDIC, ANIMA MEA, DOMINO: DOMINE” (CIII)

SALMO 103: “BENEDIC, ANIMA MEA, DOMINO: Domine”

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]

TOME DEUXIÈME.

PARIS

LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR

13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 103

Ipsi David.

[1] Benedic, anima mea, Domino: Domine

Deus meus, magnificatus es vehementer. Confessionem et decorem induisti,

[2] amictus lumine sicut vestimento. Extendens cælum sicut pellem,

[3] qui tegis aquis superiora ejus; qui ponis nubem ascensum tuum, qui ambulas super pennas ventorum;

[4] qui facis angelos tuos spiritus, et ministros tuos ignem urentem.

[5] Qui fundasti terram super stabilitatem suam, non inclinabitur in sæculum sæculi.

[6] Abyssus sicut vestimentum amictus ejus; super montes stabunt aquae.

[7] Ab increpatione tua fugient, a voce tonitrui tui formidabunt.

[8] Ascendunt montes, et descendunt campi in locum quem fundasti eis.

[9] Terminum posuisti quem non transgredientur; neque convertentur operire terram.

[10] Qui emittis fontes in convallibus; inter medium montium pertransibunt aquae.

[11] Potabunt omnes bestiæ agri; expectabunt onagri in siti sua.

[12] Super ea volucres caeli habitabunt; de medio petrarum dabunt voces.

[13] Rigans montes de superioribus suis; de fructu operum tuorum satiabitur terra;

[14] producens fœnum jumentis, et herbam servituti hominum: ut educas panem de terra.

[15] Et vinum lætificet cor hominis; ut exhilaret faciem in oleo, et panis cor hominis confirmet.

[16] Saturabuntur ligna campi, et cedri Libani quas plantavit;

[17] illic passeres nidificabunt, herodii domus dux est eorum;

[18] montes excelsi cervis, petra refugium herinaciis.

[19] Fecit lunam in tempora; sol cognovit occasum suum.

[20] Posuisti tenebras, et facta est nox; in ipsa pertransibunt omnes bestiæ silvæ;

[21] catuli leonum rugientes ut rapiant, et quærant a Deo escam sibi.

[22] Ortus est sol, et congregati sunt, et in cubilibus suis collocabuntur.

[23] Exibit homo ad opus suum, et ad operationem suam usque ad vesperum.

[24] Quam magnificata sunt opera tua, Domine! omnia in sapientia fecisti; impleta est terra possessione tua.

[25] Hoc mare magnum et spatiosum manibus; illic reptilia quorum non est numerus, animalia pusilla cum magnis.

[26] Illic naves pertransibunt; draco iste quem formasti ad illudendum ei.

[27] Omnia a te expectant ut des illis escam in tempore.

[28] Dante te illis, colligent; aperiente te manum tuam, omnia implebuntur bonitate.

[29] Avertente autem te faciem, turbabuntur; auferes spiritum eorum, et deficient, et in pulverem suum revertentur.

[30] Emittes spiritum tuum, et creabuntur; et renovabis faciem terrae.

[31] Sit gloria Domini in sæculum; lætabitur Dominus in operibus suis.

[32] Qui respicit terram, et facit eam tremere; qui tangit montes, et fumigant.

[33] Cantabo Domino in vita mea; psallam Deo meo quamdiu sum.

[34] Jucundum sit ei eloquium meum; ego vero delectabor in Domino.

[35] Deficiant peccatores a terra, et iniqui, ita ut non sint. Benedic, anima mea, Domino.

[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

SALMO CIII.

Celebra Davide i beneficii di Dio nella natura: le meraviglie che Dio operò in cielo, nell’aria, in terra ed in mare.

Dello stesso David.

1. Benedici il Signore, o anima mia: Signore Dio mio, tu ti sei glorificato potentemente. (1)

2. Ti se’ rivestito di gloria e di splendidezza; cinto di luce come di veste. (2)

3. Tu stendi il cielo come un padiglione, e di acque cuopri la parte sua superiore. (3)

4. Tu che monti sopra le nuvole, e cammini sulle ali de’ venti. (4)

5. Che i tuoi Angeli fai (come) venti, e i tuoi ministri fuoco fiammante.

6. Tu che la terra fondasti sopra la propria stabilità: ella non varierà di sito giammai.

7. L’abisso quasi veste la cinge; s’innalzeranno le acque sopra de’ monti.

8. Alle tue minaccie elleno fuggiranno? Si atterriranno al tuono delle tua voce.

9. Si alzano i monti e si appianan le valli nei luoghi che tu loro assegnasti.

10. Fissasti un termine alle acque, cui elle non trapasseranno; e non torneranno a coprire la terra. (5)

11. Tu nelle valli fai scaturir le fontane, filtreranno le acque pel seno dei monti.

12. Con esse saranno abbeverate tutte le bestie dei campi; quelle sospirano gli asini salvatici, quando sono assetati.

13. Presso di esse abitano gli uccelli dell’aria: di mezzo a’ sassi fanno udire 1e loro voci.

14. Tu da’ superiori luoghi innaffi i monti: dei frutti, che son tuo lavoro, sarà saziata la terra;

15. Tu produci il fieno per le bestie e gli erbaggi in servigio degli uomini: (6)

16. Per trarre dalla terra il pane e il vino letificante il cuor dell’uomo, e perch’ei possa esilarar la sua faccia coll’olio, e col pane le sue forze corrobori.

17. Avranno a sazietà nutrimento gli alberi della campagna e i cedri del Libano, i quali egli piantò: ivi faranno i loro nidi gli augelli. (7)

18 La casa della cicogna sovrasta ad essi; gli alti monti servono di asilo a’ cervi, i massi agli spinosi.

19. Egli fece la luna per la distinzione dei tempi; il sole sa dove abbia da tramontare. (8)

20. Tu ordinasti le tenebre, e si fe’ notte; nel tempo di essa vanno attorno le bestie selvagge.

21. I leoncini ruggiscono bramosi di preda, da Dio chieggono il loro nutrimento.

22. Ma spunta il sole, ed essi si ritirano in truppa, e nelle tane loro si sdraiano.

23. Se ne va l’uomo alle sue faccende, e ai suoi lavori infino alla sera.

24. Quanto grandiose son le opere tue, o Signore! ogni cosa hai tu fatto con sapienza, la terra è piena di tue ricchezze.

25. Questo gran mare ò spazioso nelle sue braccia: in esso animali che non han numero.

26. Animali piccoli e grandi: ivi cammineranno le navi.

27. Ivi quel dragone, cui tu formasti perché vi scherzi; tutte le cose aspettan da te che tu dia loro sostentamento nel tempo opportuno.

28. Tu lo dai, ed elleno lo raccolgono; quando tu allarghi la mano, tutte le cose son ricolme di bene.

29. Ma quando tu rivolgi altrove la faccia, tutte le cose sono in turbamento; tu le privi di spirito, e vengon meno, e ritornano nella lor polvere.

30. Manderai lo spirito tuo, e saranno create; irinnovellerai la faccia della terra. (9)

31. Sia celebrata pei secoli la gloria del Signore: Si allegrerà il Signore nelle opere sue;

32. Ei che mira la terra, e la fa tremare; tocca i monti e gettan fumo.

33. Io canterò il Signore finche viverò; a Luii darò laude fino che io sarò.

34. Sieno accette a lui le mie parole; quanto a me, il mio diletto sarà nel Signore.

35. Spariscano dalla terra i peccatori e gli iniqui, talmente che più non sieno; benedici, anima mia, il Signore.

(1) Hengstenberg pensa che il primo semi-versetto di questo salmo sia stato staccato dal salmo precedente e posto a legare i due salmi.

(2) In ebraico: voi che fate delle acque i travi del vostro appartamento, cioè: voi che costruite con le acque il vostro appartamento superiore, al di sopra del firmamento. L’appartamento di sopra si trovava in tutte le case (III Re, XVII, 19), ed è per questo che viene paragonato al cielo, soggiorno di Dio, che è al di sopra del firmamento (D’Allioli).

(3) Questo versetto può ricevere due sensi: Voi che date ai vostri Angeli, dei quali vi servite per il compimento dei vostri ordini, la rapidità dei venti e la forza del fuoco; o secondo l’ebraico, Voi che fate dei venti i vostri messaggeri, e dei fulmini i vostri servitori. Benché il senso della Vulgata sia ammesso da un gran numero di interpreti, noi consideriamo il secondo come più verosimile ed in rapporto con il contesto.

(4) Super stabilitatem, sulle basi. La fermezza è la base della terra.

(5) Le anime selvagge, stanno qui per tutti gli animali in generale.

(6) L’olio, come tutte le sostanze grasse, dà lucidezza e bellezza.

(7) Gli aironi fanno il loro nido più che i passeri.

(8) In tempora. Egli ha fatto la luna, per fissare le epoche delle stagioni. In effetti le fasi ed i cambiamenti della luna presentano un mezzo molto comodo per la divisione del tempo; di là viene che i popoli antichi, come pure gli ebrei, avevano degli anni lunari (S’Alliou).

(9) Dio lascia perire gli essere che ha creato per un tempo, e con la stessa facilità con cui li ha lasciato perire, dà l’esistenza ad altri esseri, e rinnova la faccia della terra. – La Chiesa applica queste parole al rinnovo morale della terra per mezzo dello Spirito Santo.

Sommario analitico

Questo salmo, forse il più rifinito di tutti, a giudicare secondo le regole di una critica umana, è una delle più belle produzioni di Davide, al quale ci si può ricondurre con i Settanta, la Vulgata e la versione siriaca, per la magnificenza ed i colori dello stile.

Il Re-Profeta, abbracciando in un’unica visione le opere della creazione, contempla la sovrana saggezza di Dio, invita la sua anima a benedirlo, a lodarlo, a proclamarlo mirabile:

I. – Nel cielo:

1°  Nel cielo empireo, a) ove Dio ha il suo trono (1), b) ove è rivestito di luce come di un mantello (2);

2° Nel cielo degli astri: a) che ha spiegato come un padiglione sopra la terra. b) di cui ha ricoperto di acqua le altezze come di un rivestimento (3);

3° Nel cielo atmosferico nel quale: a) raduna le nubi sulle quali siede come un carro; b) agita i venti, sulla ali dei quali cammina (4); c) eccita le tempeste delle quali fa suoi messaggeri e suoi ministri (5).

II.– Sulla terra,

1° Egli considera la creazione prima:

a) Quando Dio l’ha stabilita sulle sue fondamenta (6);

b) quando ha circondato di acque le montagne come di un vestito, fino al momento in cui esse si sono retratte alla sua voce imperiosa (7, 8);

c) quando le montagne si sono elevate e le vallate discese nei luoghi loro fissati;

d) quando le acque, rispettando i limiti loro posti, non sono più tornate ad inondare la terra (9).

2° Le sorgenti e le fontane:  – a) esse scorrono dalle montagne nelle valli per bagnarle (10); – b disseteranno gli animali dei campi (11); – c) esse offrono sui loro bordi un dolce luogo di riposo agli uccelli del cielo (12);

3° la pioggia che feconda la terra: (13) – a) essa produce l’erba per le greggia, e le piante per servire agli uomini (14); – b) essa fa uscire dal seno della terra il pane come nutrimento per l’uomo, ed il vino per rallegrarlo, l’olio per far brillare il suo viso (15, 16); essa bagna ugualmente e fa crescere gli alberi dei campi, i cedri del Libano, ove gli uccelli, grandi e piccoli, fanno il loro nido, come le alte montagne lo sono per i camosci e le cime delle rocce servono di asilo ai ricci (17, 18).

4° la mirabile successione dei tempi: – a) Dio ha fatto la luna per presiedere la notte ed il sole al giorno; – b) Egli provoca le tenebre e la notte perché gli animali della foresta si riposino sulla terra (20); – c) alla notte succede il giorno perché gli animai si ritirino elle loro tane e l’uomo torni al suo lavoro; – d) il Profeta ammira le opere di Dio: 1) a causa della loro grandezza (21-23); 2) a causa della saggezza divina che riluce in esse; 3) a causa della loro moltitudine (24). 

III. – Nel mare

1° Egli considera la sua immensa estensione: – a) stende in lontananza le sue braccia: .- b) nel suo seno si muovono pesci senza numero, animali grandi e piccoli (25); – c) là vagano i vascelli, là è la balena che Dio ha creato per poter scherzare con essa (26).

IV. – Egli celebra la provvidenza di Dio che veglia sulla conservazione di tutte le sue creature, le quali dimorano nella più stretta dipendenza di Colui che le ha tratte dal nulla:

1° tutti questi esseri attendono il nutrimento da Dio, nel tempo stabilito (27, 28);

2° se volge il suo sguardo essi si turbano, spirano (29);

3° se invia il suo Spirito, rinascono a vita nuova (30, 31);

V. – Dopo aver considerato tutte queste meraviglie del cielo, dell’aria, della terra, del mare e la sovrana saggezza di Dio che brilla in ciascuna di essa,

1° egli conclude che bisogna rendere gloria a Dio per tutti i doni dei quali ci ha colmato, perché tutte le opere di Dio sono state fatte con tanta saggezza che Dio stesso si compiace, e le dirige con tanta potenza che con un solo sguardo fa tremare la terra e fumare le montagne (32).

2° Dopo questo invito a lodare il Dio, dichiara ciò che egli stesso farà: – a) canterà le lodi di Dio (33); – b) farà in modo che la sua lode gli sia gradita (34); – c) metterà in lui tutta la sua gioia, tutte le sue delizie; – d) egli predice la rovina dei peccatori e degli empi (35). 

Spiegazioni e Considerazioni

I. — 1-5.

ff. 1-5. – « Signore, mio Dio, Voi siete magnificamente glorificato. » Quale magnifico discorso annuncia questo inizio, discorso magnifico che non avrà altro scopo che lodare l’Autore di tutte le magnificenze. O Signore mio Dio, come siete stato magnificamente glorificato? Non siete sempre grande? Magnifico? Non siete perfetto, e potete mai divenire più grande? Potete essere indebolito e risentire di qualche diminuzione? E, ammettendo che si possano spiegare queste parole in questo senso: Signore mio Dio, Voi siete magnificamente glorificato da me! … che cos’è Dio glorificato da me magnificamente? Si ingrandisce forse con le mie lodi? No, così come anche pregando tutti i giorni che il Nome di Dio sia santificato, noi chiediamo che il vostro Nome, sempre santo in se stesso, sia santo tra gli uomini, per coloro agli occhi dei quali non è ancora santo Colui che è Santo da se stesso, in se stesso e nei suoi Santi … così colui che canta questo salmo, ha la visione dei benefici di cui Dio ha ricolmato il genere umano, che in precedenza negava la sua esistenza o almeno non ne conosceva la grandezza, ed esclama: « Mio Dio Voi siete magnificamente glorificato; » Vale a dire: io comprendo, come non ho mai compreso fino ad ora, quanto siete grande. Voi siete sempre grande, anche quando siete nascosto; ma ora Voi siete grande per me, perché la vostra grandezza esplode ai miei occhi (S. Agost.). – Questa luce di cui Dio è rivestito come da un abito, non è quella della quale è detto: « Dio è luce, ed in Lui non c’è alcuna tenebra, » ? (S. Joan I, 5) Questa luce inaccessibile che Dio abita, che nessuno ha mai visto e non può vedere; ma questa luce che brilla nelle sue pere e che è altronon è che la lode che continuamente canta tutta la natura al suo Creatore. Niente di più bello, di più splendente di questo concerto, di questa pubblica professione di lode che esce da tutta la creazione, che questo splendore di gloria e di luce che brilla in tutte le opere di Dio (Bellarm.). – « Egli ha steso il cielo come una tenda. » Il Profeta, con questo paragone ha voluto mostrare con quale facilità Dio operi: quanto facile per voi sia stendere una tenda, così per Lui è stato facile stendere l’immensa volta dei cieli. (S. Agost.). – Dio, Autore della luce, è tutta luce in se stesso; la luce è l’abito di cui si riveste; la luce che Egli abita è inaccessibile (I Tim. VI, 16) in se stessa, ma essa si estende, quando gli piace, sulle creature intelligenti, e si tempera per accomodarsi ad occhi deboli; Egli è bello ed abbellisce; Egli risplende e fa risplendere, illumina con la sua luce, oscura ed impenetrabile, conosciuta e sconosciuta insieme. (Bossuet, Elév. III, S. VII, E.).  – Acque materiali al di sotto del cielo, figura delle acque spirituali della grazia da cui fluiscono. – Dio è l’Autore di tutte le cose, è con il suo impulso che si muovono tutte le nubi e soffiano i venti. – Dio è l’anima e la vita della natura inferiore ed irragionevole, riempie la creazione con la sua presenza, percorre incessantemente tutte le parti, e le abbraccia tutte in una uguale sollecitudine ed eguale potenza. – “Nubi”, figura dei predicatori che effondono nelle anime la pioggia celeste della parola divina; “venti”, figura dello Spirito divino che soffia dove vuole e distribuisce i suoi doni e le sue grazie come vuole. – Sotto questo emblema dei venti, noi possiamo ragionevolmente comprendere le anime. Non che il vento sia un’anima, ma perché il vento è una cosa invisibile … Ma allora cosa sono le ali dei venti o le ali delle anime se non ciò che eleva verso il cielo? Le piume delle anime sono dunque le virtù, le buone opere, le azioni rette. Tutte queste piume sono contenute nelle due ali, perché due comandamenti comprendono tutti gli altri. Colui che ama Dio ed il prossimo ha un’anima provvista delle sue piume, le sue ali sono libere e nello slancio di un santo amore, ella vola verso il Signore (S. Agost.). Ma, in qualunque grado posseggano la carità, cos’è il loro amore in confronto a quello che Dio nutre per loro? L’amore di Dio verso di noi è dunque più grande del nostro amore verso di Lui, il nostro amore, ecco le nostre ali: « Ma Dio cammina sulle ali dei venti. » – Gli Angeli sono degli spiriti: in quanto spiriti, non sono degli Angeli: ma quando Dio li invia, essi diventano Angeli: il nome di Angelo è il nome del loro ministero, e non quello della loro natura. Voi domandate il nome che devono alla loro natura: essi sono spiriti; voi chiedete il nome che devono al loro ministero, essi sono degli Angeli: spiriti perché tali sono, Angeli per ciò che fanno. (S. Agost.). – Nel senso allegorico, Dio fa scelta di uomini spirituali per farne suoi Angeli, messaggeri e predicatori della sua parola, e ne fa fiamme ardenti, cioè uomini ferventi, per farne suoi ministri. (S. Prosp). – Ogni ministro di Dio, di spirito fervente, è dunque una fiamma ardente. Stefano non era ardente? Di qual fuoco bruciava? E qual fuoco non era egli stesso quando lo lapidavano ed egli pregava per coloro che lo lapidavano? (Act. VII, 59), (S. Agost.). – Gli Angeli, le creature più eccellenti uscite dalla mano di Dio, e sono anche le più pronte ad eseguire i suoi ordini, le più ferventi nel compiere i propri doveri che Egli impone loro. – Dunque, il merito più grande delle creature, è conformarsi alle volontà del Creatore (Berthier).

II. — 6-25.

ff. 6-9. – La terra è sostenuta dalla mano di Dio, essa non ha altri fondamenti se non la parola divina, altri appoggi se non la sua immutabile volontà. Essa si bilancia armoniosamente nello spazio; mirabili leggi di equilibrio la sostengono, senza appoggio apparente, nell’immensità. – Applicare a queste parole a questa terra sarebbe, io temo, entrare in una via senza uscita; perché, come dire che essa non sarà inclinata nei secoli dei secoli? … io comprendo dunque qui la Chiesa. Qual l’indistruttibile appoggio sul quale essa riposa, se non è il fondamento sul quale riposa, se non è il fondamento che essa ha ricevuto. Qual è il fondamento? « Nessuno, dice l’Apostolo, può porre altro fondamento che quello che è stato posto, il quale è il Cristo Gesù (I Cor. III, 11). È dunque in Lui che noi abbiamo un indistruttibile appoggio, e siccome siamo fondati su di Lui, non saremo ribaltati nei secoli dei secoli, perché nulla è più solido di questo fondamento. » (S. Agost.) – L’abisso copriva la terra fino al giorno in cui la voce del Signore gli comandò di riempire le cavità, ed allora apparvero le montagne e le vallate. Quale saggezza ha fatto sorgere le montagne dalle viscere della terra, e create le valle che ondulano ai loro piedi? Vedete, da un lato, queste montagne che servono alla terra da struttura portante, che sono per esse ciò che sono le ossa per il corpo umano, e che nascondono nelle nubi le loro cime innevate da neve eterna; ed ai loro piedi le valli fertili che riuniscono a migliaia nei loro contorni opulenti gli uomini che nutrono, durante i secoli, la loro inesauribile fecondità. – Le montagne e le vallate occupano il luogo che Dio loro ha fissato, eccellente figura della Chiesa, dove ogni fedele deve tenersi nella condizione in cui Dio l’ha posto, che sia elevato in onore come una montagna, o abbassato e modesto come una vallata. « Voi avete alle acque dei limiti che non lasceranno. » L’immensità del mare, che sembra in ogni istante minacciare le sue rive e che le rispetta sempre, manifesta principalmente all’uomo la potenza di Dio: «  Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando erompeva uscendo dal seno materno, quando lo circondavo di nubi per veste e per fasce di caligine folta? Poi gli ho fissato un limite e gli ho messo chiavistello e porte e ho detto: « Fin qui giungerai e non oltre e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde » (Giob. XXXVIII, 8-12). – Imitiamo dunque le acque del mare, ci dice S. Ambrogio: Dio comanda alle acque di assemblarsi, ed esse si raccolgono; Egli dà lo stesso comando agli uomini ed essi non obbediscono. Imitiamo queste acque, e come esse si riuniscono per non essere che un unico mare, allo stesso modo, mediante una santa unione, non formiamo che una sola Chiesa. (Hexam. III, 1). – Regola inviolabile stabilita dalla Chiesa è conservare il deposito sacro della tradizione, di non oltrepassare i limiti antichi posti dai nostri padri (Prov. XXII, 28), ed evitare le novità profane che una falsa scienza cerca di introdurre tra i fedeli.

ff. 10-12. – Le cime dei monti coperte di neve e di ghiaccio diventano inesauribili riserve; i fiumi ed i ruscelli scorrono dalle loro riserve aeree; le fontane si formano e le acque vi sgorgano perpetuamente, per bagnare e fecondare la terra. I cieli diffondono le loro acque sulle montagne, questa acque scorrono e scendono fino a fondo valle: « Signore, Voi conducete le fontane nelle vallate, e fate scorrere le acque tra le montagne. » Le acque sgorgano dalle montagne, dice San Gregorio, perché le verità divine abbandonano gli spiriti superbi, ma l’acqua fluisce nelle vallate, perché gli umili ricevono volentieri la predicazione del Vangelo (Homél. Sur l’Ev.). – Le colline e le montagne sono come i rigonfiamenti della terra; le vallate e le pianure sono gli abbassamenti; non disprezzate questi abbassamenti; è di la che sgorgano le sorgenti (S. Agost,). – Acque materiali che abbeverano gli animali dei campi, figura delle acque celesti delle divine Scritture che dissetano coloro che sono santamente assetati. Che queste acque scorrano in mezzo alle montagne e passino; ma nel passare, beviamo di queste acque nella nostra strada perché la sete non ci faccia perire durante il cammino (S. Agost.). È sulle montagne che gli uccelli del cielo abiteranno. Ci sono certi uccelli che non abitano se non in montagna. Questo nome rappresenta certe anime spirituali. Gli uccelli del cielo sono le anime spirituali che volano nell’aria in piena libertà; questi uccelli si beano della sicurezza del cielo; pur tuttavia il loro nutrimento è sulle montagne, è là che essi abitano … Le montagne sono i profeti, gli Apostoli, tutti i predicatori di verità. Ogni uomo che vuole essere spirituale deve abitare queste montagne, e non seguire gli errori del proprio cuore; che si abitino e vi si portino volando. (S. Agost.). – Santi solitari, illustri penitenti che si ritirano in mezzo alle rocce, dove innalzano la loro voce, i loro sospiri ed i loro lamenti, che sono ascoltati da Dio, e che predicano la penitenza con la voce del loro esempio. (Duguet).

ff. 13-15. – « Voi bagnate le montagne di acque che cadono dall’alto. » Indipendentemente dai fiumi che bagnano le vallate, Dio spande le piogge del cielo per rinfrescare e fecondare i luoghi più elevati, e così la terra bagnata in ogni luogo, produce il nutrimento di tutto ciò che vive. (Bellarm.). – Queste montagne, nell’ordine della grazia, sono le figure delle anime elevate, che sono bagnate per prime dalle acque celesti che cadono dall’alto e le diffondono poi alla anime meno perfette ancora legate alla terra (Dug.). – Questa rugiada del cielo, riposandosi sulle montagne per discendere poi nelle valli in ruscelli abbondanti che li coprono di fertili messi, simbolo dell’effusione dei beni del cielo sui pontefici e sui sacerdoti del Signore, e mediante loro, sui popoli affidati alla oro sollecitudine. – Mirabile provvidenza di Dio che provvede abbondantemente al nutrimento degli animali, e condanna l’impazienza e l’inquietudine delle cure per le quali i Cristiani sono troppo sovente agitati. Dio produce l’erba, i legumi, le vivande che servono all’uso dell’uomo. La sua provvidenza è impegnata a fornire all’uomo il necessario, ma non le delizie della vita (Dug.). – Dio e non l’uomo, è l’autore di tutto ciò che la terra produce, benché l’uomo sia obbligato, per rendere fertile la terra a lavorarla, a seminarla, a piantare la vigna e gli alberi ed a potarli. È Dio, perché è Lui solo che dà il sole e la pioggia, la fecondità alla terra e la forza alle braccia dell’uomo; Egli potrebbe fare tutto immediatamente e senza  le cause seconde, e queste nulla potrebbero senza di Lui (Belarm.). – Noi non possiamo che ammirare questa saggezza provvidenziale di Dio, che fa produrre alla terra la vigna, dalla quale esce il vino che rallegra il cuore dell’uomo; l’olio che spande la gioia sul suo volto; il frumento soprattutto che sostiene le sue forze indebolite e che, come il più necessario all’uomo ci è dato con inesauribile munificenza. – Esso è un pane uscito dalla terra, benché disceso dal cielo: è Gesù-Cristo, Figlio di Dio nell’eternità e Figlio dell’uomo nei tempi, pane divino, corpo adorabile di Gesù-Cristo, che nutre non i corpi ma l’anima. La santa Scrittura nomina spesso insieme i due simboli eucaristici, il frumento ed il vino. Quando Isacco benedice Giacobbe che è la figura del Salvatore, esclama: « Che Dio ti conceda l’abbondanza del frumento e del vino. » (Gen. XXVII, 8). – Il vero Giacobbe, che è Gesù-Cristo, ha ricevuto in effetti, questa abbondanza di vino e frumento, ed egli lo ha sparso sui nostri altari. Quando Mosè annunzia al suo popolo che sarà stabilito nella terra promessa, « Dio vi ha fatto entrare, egli dice, perché si nutra del midollo del frumento e beva il sangue più puro dell’uva. » (Deuteron. XXVII, 14). E nella Chiesa, ogni giorno il popolo cristiano si nutre del fior del frumento divino e si disseta col sangue della vera vigna. Dove trovare in effetti il pane che fortifica ed il vino che rallegra, se non nella terra della vostra Chiesa, o mio Dio, ai piedi del Tabernacolo? – Il salmista dice qui che il vino rallegra il cuore dell’uomo ed allora: « date del vino a coloro che hanno il cuore triste. » (Prov. XXXI, 6). Questa verità dell’ordine naturale sussiste malgrado gli abusi della perversione umana, ed è una delle ragioni per le quali Gesù-Cristo ha preso il frutto della vigna per stabilire il Sacramento del suo amore, perché il vino, dice S. Tommaso, conviene meravigliosamente per esprimere l’effetto dell’Eucaristia, che è la gioia spirituale. – Si, c’è del vino che rallegra veramente il cuore e non sa che rallegrare il cuore. Ma, per timore che non pensiate che si tratti di un vino spirituale, ma vero, e di un pane ordinario, il Profeta spiega che questo pane è ugualmente spirituale. «Ed il pane – egli dice – fortifica il cuore dell’uomo. » Interpretate dunque questo pane come interpretate questo vino. (S. Agost.). – Nel frumento c’è il sostegno necessario, nel vino c’è il coraggio, la forza, la gioia, l’ubriacatura spirituale, il trasporto dell’anima di cui le effusioni erano figura nei sacrifici. « Con il vino, noi sacrifichiamo a Dio la gioia sensibile e la cambiamo nella santa gioia che ci dà il sangue inebriante e trasportante di Gesù-Cristo, che ispira l’amore che lo ha fatto versare. » (Bossuet, Méd. sur l’Ev.).

ff. 16-18. – Un uomo pieno di Dio, come era Davide, trova Dio in tutti gli oggetti che si presentano ai suoi occhi. Egli considera tutti gli alberi della campagna ed i cedri del Libano, non solo come opere della mano di Dio che li ha piantati, ma come essendo nutriti incessantemente per effetto di questa divina Provvidenza che, spandendo la pioggia sulla terra, disseta, per così dire, questi alberi con l’abbondanza della linfa e dei succhi che vi producono. (Dug.). – Provvidenza ammirabile, questa, di Dio che, senza il soccorso di nessun uomo, fa nascere, crescere questi grandi alberi che ci forniscono così inesauribili materiali per le nostre opere, e dove gli uccelli, grandi e piccoli, trovano un rifugio sicuro, e che prepara, sulle cime inaccessibili delle montagne, un riparo agli animali che l’uomo non potrebbe asservire ai suoi bisogni! Quale varietà di personaggi su questo gran teatro della natura, di cui il profeta sta per descrivere la magnificenza! « Voi guidate le fontane nelle valli e fate scorrere le acque tra le montagne. » Le montagne sono i grandi predicatori della parola, gli angeli sublimi di Dio. Essi sono elevati, non per forza propria, ma per grazia di Dio; essi sono delle vallate che ricevono umilmente le fonti. Ora, dice il Profeta, « Le acque discenderanno in mezzo alle montagne; » Cioè le predicazioni della parola di verità passeranno in mezzo agli Apostoli. Che significa in mezzo agli Apostoli? Chi dice in mezzo, dice “in comune”. Un « bene comune, »  del quali tutti vivono egualmente, è in mezzo a tutti; esso non mi appartiene in proprio, non appartiene personalmente né a voi né a me … Ascoltate come le acque scenderanno dalle montagne. Essi avevano in comune la stessa fede e nessuno di essi possedeva le acque come sua particolare proprietà. Se, in effetti, queste acque non sono in mezzo a tutti, esse diventano come una proprietà privata: io ho la mia, un altro la sua, ciò che io ho o un altro ha, non è in mezzo a noi, ma tale predicazione non sarà pacifica. Ascoltate ciò che diceva una montagna per fare scorrere le acque in mezzo alle montagne: « Che Dio vi doni di essere uniti nei sentimenti gli uni con gli altri. » (Rom. XV, 5). « Abbiate tutti i medesimi sentimenti e non vi siano divisioni tra voi. » (I Cor, I, 10). Ciò che io sento voi lo sentite; l’acqua scorre in mezzo a noi, io non ho niente che mi sia proprio, e voi non abbiate nulla che vi sia proprio. Che la verità non sia né mia proprietà, né vostra, affinché essa appartenga ugualmente a voi e a me … Discendendo le acque in mezzo alle montagne, non si avrà, sul soggetto delle acque, nessuna discordia tra le montagne, ma la pace che nasce da un comune accordo e l’unione della carità. Se qualcuno ebbe a predicare altra cosa, ebbe a predicare del suo proprio fondo e non del fondo comune a tutti … perché queste acque colino in voi, siate delle valli e mettete in comune tutto ciò che ricevete da Dio. Che le acque scorrano in mezzo a voi, … non le inviate a nessuno; bevete, saziatevi, e quando sarete sazi, fate scorrere queste acque spirituali. Che l’acqua data a tutti da Dio sia dappertutto glorificata, e non le menzogne particolari degli uomini (S. Agost.). – Dove scorrono le acque di preferenza? È nelle valli. Chi non vede che i torrenti che scendono con impetuosità dalle montagne, non si arrestano sui loro fianchi, ma cercano di scorrere nelle umili vallate. Così Dio resiste ai superbi e non è che agli umili che dona la sua grazia … così è nelle vallate che di preferenza piantiamo; è nelle vallate che la terra è grassa e feconda; è la che le piante crescono e si elevano, che le spighe si riempiono, chele messi producono il centuplo secondo queste altre parole del salmista (Ps. LXVI): « La vallate strariperanno di frumento ». così dappertutto la Scrittura fa l’elogio delle valli, dappertutto raccomanda l’umiltà (S. Bern. Serm. de S. Bened.). – « La cima delle montagne appartiene ai cervi. » I cervi sono i grandi, gli uomini spirituali che attraversano di corsa le spine dei cespugli e delle foreste. « Dio ha reso i miei piedi leggeri come quelli dei servi », dice il Profeta e mi stabilirà sulle alture (Ps. XVII, 34). Quelli che abitano sulla cima delle montagne, coloro che osservano i precetti più elevati, che meditano i misteri più sublimi, che salgono fino alle sommità delle scritture, e che si sacrificano in queste alte regioni, perché la cima delle montagne appartiene ai cervi. Ma che diventeranno gli animali più umili, le lepre debole e paurosa, il riccio coperto di spine, emblema del peccatore? Perché colui che pecca ogni giorno, anche se i peccati non sono i più gravi, è coperto di piccole spine, non può dunque elevarsi alla perfezione? Che mai? Questi uomini periranno? No. « … La pietra è il rifugio dei ricci. »  (S. Agost.). La pietra è dunque utile dappertutto ed a tutti: essa offre un rifugio al riccio, immagine del peccatore; essa serve di asilo alla colomba che rappresenta l’anima fedele; essa serve di base alla montagna, di cui i cervi occupano la sommità. Più siamo docili ai Comandamenti di Dio, più troveremo la nostra felicità ed il nostro riposo nel nasconderci e seppellirci nella più profonda cavità della pietra. 

ff. 19-23. La stessa saggezza provvidenziale di Dio elargisce all’uomo la successione del giorno e della notte. « Voi avete fatto la luna per discernere i tempi: avete insegnato al sole l’ora del suo tramonto; siete Voi che avete creato le tenebre da cui si forma la notte. » Dio ha fatto dunque la luna per il tempo che gli appartiene, la notte; il sole ha così conosciuto il suo tempo, il giorno, ed il tempo che deve lasciare alle tenebre tramontando. Ma il sole sorge e la Provvidenza ha voluto che tutti gli animali carnivori si rintanassero nelle loro caverne, per lasciare all’uomo ogni facilità onde portarsi ai suoi lavori ed alla coltura della terra. Ora, la notte è stata data alle bestie feroci, perché è il tempo delle insidie; il giorno all’uomo, come animale ragionevole; li insidie e le violenze gli sono state evitate. Egli deve vivere del lavoro legittimo delle sue mani (Bellarm.). – L’uomo è dunque il re del giorno, il sovrano del mondo e per diritto di nascita, e per diritto di natura. – Tutti coloro che cercano la loro vita nelle tenebre con gli inganni, con la furberia, con il furto, con la morte, invertono l’ordine della divina Provvidenza. « Egli ha diffuso le tenebre ed è venuta notte: è allora che le bestie delle foreste scivolano nell’ombra. » I leoncelli ruggiscono dietro la loro preda, sono cioè i tentatori dei quali si serve il demonio per cercare di divorarci. Essi non hanno indubbiamente che il potere determinato che è stato loro dato, ecco perché il salmista aggiunge: « Essi cercano il nutrimento che Dio ha loro destinato. » In questa notte del mondo, sì feconda di pericoli e piena di tentazioni, chi non viene preso dal timore, chi non trenerebbe fin nel midollo delle ossa, per paura di meritare di essere gettato in preda alla voracità di un nemico sì crudele? (S. Agost.). Il giorno è fatto per il riposo delle bestie feroci e per il lavoro dell’uomo; la notte è per il nostro riposo … è pertanto uno sconvolgimento ed un disordine fare, come molti fanno, del giorno la notte, e della notte il giorno (Dug.). – Le tenebre materiali, sono la figura delle spesse tenebre che, in un altro ordine di cose, l’eresia e l’empietà diffondono nel mondo. – Dio permette talvolta, in effetti, per punire le nazioni, che l’ateismo, l’empietà e gli errori più funesti, stendano su di quelle la loro ombra malefica, le ricoprano delle tenebre più spesse. Con il favore di questa profonda e spaventosa notte, tutti questi mostri indegni del nome di uomini, somiglianti essi stessi a bestie inferocite, delle quali invidiano la sorte e che sorpassano in ferocia, escono in folla dai ripari in cui si nascondono: simili a leoni affamati, essi si lanciano ruggendo sulla società per divorarla come una preda. Ma, Signore, prima che si siano saziati di carne, fate sorgere di nuovo il sole, fate brillare attorno ad essi la luce della Religione e della verità che essi credono spenta; spaventati nel rivedere il giorno, fuggano e si rintanino nelle loro caverne. L’umanità rientra allora nei suoi diritti, l’uomo dabbene riappare con fiducia, l’ordine rinasce e tutte le cose riprendono il loro corso (Maccart., Crime de l’incréd.).

ff. 24. – Dappertutto dunque appare, nelle opere della creazione, una saggezza divina, la sola capace di ordinare così perfettamente un così immenso insieme, di contenere una varietà così infinita in una unità tanto assoluta; in una parola di reggere con leggi così potenti e meravigliosamente appropriate, degli esseri così numerosi, così diversi ed in apparenza tanto opposti. « Quanto grandi e magnifiche, Signore, sono le vostre opere. » Questo è il grido di ammirazione che fa scaturire dall’anima la vista di queste grandi scene della natura. « Signore, Voi avete fatto tutto con saggezza. » Tutto ciò che Dio ha fatto, lo ha fatto nella sua saggezza, e lo ha fatto per la sua saggezza, e la saggezza di Dio è il suo Verbo eterno (S. Agost.). – La terra è piena dei beni di Dio, e quanti uomini tuttavia mormorano contro la Provvidenza e non hanno mai compreso che tutti i beni che sono nel mondo sono di Dio solo, e tutti i mali dei quali ci si lamenta, o non provengono da Lui, o sono beni previsti della sua saggezza, e che infine per ogni uomo che segue le luci della ragione e della fede, tutti i mali diventano dei beni. (Berthier).

III. 25 – 30

ff. 25, 26. – A questo quadro dell’immensità dei cieli, succede quello dell’immensità dei mari. Questo vasto mare, pieno di pesci di ogni specie e di ogni grandezza, che si trovano là tutti insieme, senza divisione, senza alcuna barriera che possa proteggere i piccoli contro i grandi, è stata concepita evidentemente su un altro piano diverso dalla terra, come nel mare non crescono né frutti, né grano, né altre piante nutritizie, e non si può dubitare che Dio non abbia voluto dare i piccoli pesci in preda ai grandi e che abbia acconsentito a che i piccoli si facciano una guerra continua e si divorino gli uni gli altri. Ma la sua Provvidenza ammirabile ha previsto nello stesso tempo, per la conservazione delle specie, una incredibile fecondità che non ha alcuna proporzione con la fecondità degli animali della terra e dell’aria. – « Un mare vaso e spazioso in cui i rettili abbondano. » Mare terribile, ci dice S. Agostino. In effetti in questa vita del secolo, le insidie ci circondano da ogni parte, e se non stiamo in guardia ci circonvengono facilmente. Chi dirà il numero delle tentazioni che strisciano come i rettili? Non lasciate che si impadroniscano di noi! (S. Agost.). – Confessiamolo, il cuore dell’uomo decaduto è come un campo in cui i rovi e le spine sono il prodotto naturale e spontaneo; là c’è il ricettacolo di tutti i mostri: « illic reptilia quorum non est numerus. » Io parlo dello stesso giusto: egli ha le sue ore cattive, in cui gli istinti perversi rialzano la testa, ove le più deplorevoli ispirazioni germinano nel suo cuore, in cui le blasfemie non so per quali gioie o per quale odio satanico vengono ad attraversare il suo spirito e talvolta a sfiorare la sua volontà (Mgr. Pie, ton. VII p.44). – La falsa coscienza è mare profondo ed orribile del quale si può ben dire che racchiuda rettili senza numero. Perché i rettili? Perché, come il rettile si insinua e striscia sottilmente, così il peccato scivola come impercettibilmente in una coscienza in cui sono entrati la passione e l’errore. E perché rettili senza numero? Perché, così come il mare, con una prodigiosa fecondità, è abbondante di rettili, di cui produce specie innumerevoli, e di ogni specie un numero infinito, così la coscienza erronea è feconda in ogni sorta di peccati che nascono da essa e si moltiplicano in essa. (S. Bern.). –  Altra figura della grandezza di Dio, è questo mostro marino, questa grande balena, che si diverte con il mare quando più è furiosa. – Questo dragone, nostro vecchio nemico, infiammato di furore e pieno di inganno nelle insidie che tende, è in mezzo al gran mare. « Là è il dragone che Voi avete fatto per servire da giocattolo ». Che il dragone sia al presente un vostro giocattolo, poiché quando è divenuto dragone, non ha altra sorte: decaduto per il suo peccato, dall’alto dei cieli dove dimorava, da Angelo divenuto demone, è stato relegato in questo grande e vasto mare. Voi credete che questo sia il suo regno, la sua passione. Molti in effetti dicono: perché il demone ha ricevuto un sì grande potere col quale domina questo mondo, ed è così forte e potente? Cos’è dunque la sua forza e la sua potenza? Egli non può niente se non ne abbia ricevuto il permesso. Vivete dunque nel modo che non gli sia permesso nulla contro di voi, o che, se gli è permesso di tentarvi, sia vinto e messo in fuga. (S. Agost.).

ff. 27-30. – Dio solo è padrone della vita, e solo Egli la dispensa a tutti gli esseri; solo, Egli, Creatore e vivificatore perpetuo del mondo, sostiene tutto con la parola della sua potenza, impedendo agli esseri di ricadere nel loro niente; se Egli apre la sua mano e ne lascia cadere gli alimenti, tutti vivono; se Egli volge lo sguardo e rifiuta ciò che sostiene la vita, tutti decadono e tornano nella polvere. – Ciò che è vero nell’ordine naturale, lo è infinitamente più nell’ordine della grazia. – Un Cristiano deve riconoscere che non può raccogliere se non quando Dio gli comunicherà i suoi doni, e che, se Dio ritira da lui il suo spirito, egli cadrà ben presto nella decadenza e tornerà nella polvere del suo niente e nella corruzione del suo peccato (Dug.). – « Voi inviate il vostro spirito e saranno nuovamente creati. » Voi toglierete il loro spirito ed invierete loro il vostro. « … Voi toglierete il loro spirito; » essi non avranno più il loro spirito. Li abbandonerete dunque? No, voi manderete il vostro Spirito ed essi saranno creati di nuovo, « … e rinnoverete la faccia della terra; » e la popolerete di uomini nuovi, che confesseranno che sono stati giustificati e che non sono giusti da se stessi, affinché la grazia di Dio sia in essi. (S. Agost.).

IV. – 31-35.

ff. 31-35. – Il Profeta conclude questa magnifica numerazione dei prodigi del Signore sulla terra, nell’aria, nel cielo e nel mare, perché forma l’oggetto della prima domanda dell’orazione domenicale: « … sia santificato il tuo nome. » – « Che la gloria del Signore resti in eterno », non la vostra gloria, non la mia, non la gloria di tale o talaltro uomo. « Che la gloria del Signore, duri non per un tempo, ma per l’eternità. » (S. Agost.). – « Il Signore gioirà nelle sue opere. » A Dio solo appartiene gloriarsi delle sue opere, perché Lui solo fa opere perfette. All’inizio del mondo , « … Dio vide le cose che aveva fatto, ed esse erano molto buone, non solo ciascuna in se stessa, ma ancora e soprattutto nel rapporto che esse hanno le une con le altre, e con questa armonia e questa proporzione che le unisce totalmente insieme così da cospirare tutte al medesimo fine. » – « Il Signore gioirà nelle sue opere, » non nelle vostre opere, come se esse fossero vostre: perché se le vostre opere sono cattive, son fatte dalla vostra iniquità, se esse sono buone sono fatte dalla Grazia di Dio. (S. Agost.). – Tale è la potenza di Dio sulle creature, che al suo solo apparire la terra trema, al solo suo contatto, le montagne vacillano. – O terra, tu trionfi della tua bontà, ti attribuisci le forze della tua opulenza, ecco che il Signore ti guarda, … tu trema! Che Egli ti guardi e ti faccia tremare: meglio è il tremare con umiltà che il vanto dell’orgoglio. « Se Dio guarda la terra, la fa tremare, se tocca le montagne, ne fa uscire fumo. »  Le montagne erano orgogliose, si vantavano, Dio non le aveva toccate; Egli le tocca e ne fa uscire del fumo. Che cos’è questa fumata? È la preghiera offerta a Dio che le alte montagne, orgogliose della loro grandezza, non si degnano di indirizzare a Lui, (S. Agost.). –  1° Noi dobbiamo cantare dei cantici e dei salmi in onore di Dio; è ciò a cui ci esorta il Re-Profeta in un gran numero di questi salmi. È dai salmi religiosi che S. Agostino fu convertito e reso a Dio; è con gli inni sacri che Sant’Ambrogio ricondusse e mantenne in popolo cristiano nella vera fede; è con i santi cantici che San Crisostomo pose ostacolo ai progressi dell’eresia ariana. 2° Noi dobbiamo cantare questi cantici durante tutta la nostra vita: « Io canterò finché vivrò. » Confessate Dio prima della morte, perché i morti non lodano più utilmente il Signore, confessate Dio durante la vostra vita, confessatelo nella vostra forza e nella gloria; confessate Dio e glorificatelo nelle sue misericordie. » (Eccli. XVII, 20, 27). 3° Noi dobbiamo lodare Dio con il canto dei salmi: « Io canterò dei salmi in onore del mio Dio finché vivrò. » Davide è per noi un dolce compagno di viaggio, mentre percorriamo le strade varie di questa vita; – per come si adatta bene a tutte le età spirituali della nostra esistenza; – per come è in rapporto con tutti i gradi di perfezione ai quali noi possiamo elevarci in questa vita. Non c’è nessuna parte e nessuna circostanza della vita umana per la quale egli non riservi i suoi doni ed i suoi benefici. (S. Greg. di Nissa, Or. in Christ. Ascen.). 4° Noi dobbiamo cantare i suoi cantici santi con dolcezza e soavità. « Che la mia preghiera sia dolce al suo cuore. » 5° Infine, bisogna cantare questi divini salmi in maniera da trovarvi noi stessi del fascino, della dolcezza, della gioia. « Per me, io metterò la mia gioia nel Signore. » Ora, i Santi trovano la loro gioia nel Signore, intrattenendosi con Lui mediante l’intelletto, i santi desideri della volontà, esponendo i propri desideri interiori, rendendogli grazie per i suoi benefici, sedendosi alla sua tavola e prendendo parte al suo divino banchetto, dimorando sempre con Lui con l’unione stretta del loro spirito e del loro cuore. – « Io canterò tutta la mia vita al Signore. » Cosa canterà? Tutto ciò che è Dio, sarà l’oggetto dei suoi canti. Cantiamo tutta la nostra vita a gloria del Signore. La nostra vita attuale non è che speranza, la nostra vita a venire sarà l’eternità. La vita della vita mortale non è che una speranza, la nostra vita a venire sarà l’eternità. La vita della vita mortale è la speranza della vita immortale. « Io canterò al mio Dio finché vivrò; » e poiché io vivrò in Lui senza fine, finché io vivrò, io canterò al Signore. E quando avremo cominciato a cantare nella Città santa, non crediamo che dovremo fare altra cosa: tutta la nostra vita sarà un cantare a gloria di Dio (S. Agost.). – Vogliamo che le nostre parole, le nostre preghiere gli siano gradite? Facciamo in modo che le nostre opere siano loro conformi. Dio vuole essere onorato con le preghiere che escono dalla bocca, ma ancor più con quelle che escono dal cuore. – Cantare le sue lodi è un’occupazione santissima, dal momento che la vita le canta a suo modo (Dug.). – Zelo dei Santi che fa loro ardentemente desiderare che i peccatori, lontani dall’onorare Dio, e che lo disonorano con la sregolatezza dei propri costumi, cessino di essere peccatori e si convertano, o che siano cancellati da sopra la terra per non più insozzarla con la corruzione della loro vita. (Dug.).