TEMPO DELL’EPIFANIA

TEMPO DELL’EPIFANIA

Dal 14 Gennaio alla Domenica di Settuagesima.

I . Commento Dogmatico.

Il ciclo di Natale è come un dramma grandioso in tre atti, che ha il fine di rappresentare in tre modi distinti l’Incarnazione del Verbo e la divinizzazione dell’uomo.

Il primo atto del ciclo di Natale si svolge durante le quattro settimane dell’Avvento. Ci rivela, con figure e parole profetiche, il grande dogma di un Dio fatto uomo e ci prepara a partecipare a questo grande mistero.

Il secondo atto, che comprende, con il Tempo di Natale, tutti i misteri della fanciullezza di Gesù ci fa « vedere con i nostri occhi e toccare con le nostre mani il Verbo di vita che era nel seno del Padre, e che ci è apparso, perché possiamo entrare in comunione con il Padre, e con il Figlio Gesù Cristo, e perché la nostra gioia sia perfetta (S. Giov. I, 4)

Il terzo atto, che si svolge durante il Tempo dopo l’Epifania, è la continuazione del Tempo di Natale. La divinità di Gesù continua ad affermarsi. Non sono più gli Angeli del « Gloria in excelsis », né la stella dei Magi, e neppure la voce di Dio Padre e l’apparizione dello Spirito Santo, come al Battesimo di nostro Signore, ma è il Cristo stesso che agisce e parla come Dio. Egli vorrà, come vedremo nel ciclo di Pasqua, la sottomissione del nostro spirito e del nostro cuore al suo insegnamento e alla regola di condotta ch’Egli ci detta; bisogna dunque che prima di tutto le sue parole e i suoi atti manifestino la sua autorità divina. Cosi, i Vangeli della 2a 3a e 4a Domenica dopo l’Epifania, sono tratti dalla serie di miracoli che San Matteo riferisce, e quelli della 5a e 6a domenica dalle parabole chi lo stesso Evangelista riporta per dimostrare che Gesù è il Messia: Gesù comanda alle malattie, al mare, al vento, cambia l’acqua in vino, guarisce a distanza, o con un semplice gesto. Egli è dunque Dio. Gesù parla anche come solo un Dio può farlo. Questo Tempo dopo l’Epifania è, come tutto il ciclo di Natale, il tempo consacrato all’Epifania, o manifestazioni della divinità di Gesù.

Le parole di Cristo, sono l’espressione diretta e sensibile dei pensiero di Dio. « Le cose che Io dico, le dico come il Padre me le ha dette » (S. Giov., XII, 50). E come le Sante Specie, che sono l’oggetto della nostra adorazione, perché contengono la divinità, la dottrina di Gesù esige da parte nostra fede e rispetto, perché è una piccola parte della verità eterna. « Colui che riceve con indifferenza la santa parola, non è meno colpevole di colui che lascia cadere a terra il Corpo del Figlio di Dio » (S. Cesano, Appendice opere S. Agostino, Sermo CCC, 2). Ciò che S. Paolo dice dell’Eucarestia: « Colui che mangia indegnamente il Corpo del Signore, mangia la propria condanna ». (I ai Corinti, XI, 29). Gesù l’ha detto con la sua parola sacra: « Colui che non riceve le mie parole, ha chi lo giudica: la parola annunciata da me, questa sarà suo giudice nel giorno estremo » (S. Giov., XII, 48). Perché restringerla, è respingere il Verbo che si manifesta a noi sotto questa forma. Ma Gesù non ha soltanto « detto la verità » (id. VII, 40), secondo la sua bella espressione, egli ha « fatto la verità » (id. III, 21). Possedendo la natura del Padre, ne possiede non solo la dottrina, ma anche l’Onnipotenza. – Il Figlio non può far niente da sé, se non quello che vede fare dal Padre, perché tutto ciò che il Padre fa, il Figlio lo fa egualmente (id. V, 19); E allora, come le sue parole, cosi i suoi miracoli sono una manifestazione della sua divinità. « Le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste rendono testimonianza di me (id. X, 25). Un uomo non saprebbe parlare e agire come Gesù, se non fosse Dio; così Egli aggiunge: « Se Io non fossi venuto e non avessi parlato loro, essi non avrebbero peccato, ma ora essi non hanno scuse per i loro peccati. « Se io non avessi fatto fra loro opere tali, che nessun altro mai fece, sarebbero senza colpa » (id. XV, 22-24). Queste due frasi riassumono, in rapporto a Gesù, tutto il Tempo dopo l’Epifania. E, quanto a noi, dobbiamo cercare nelle Epistole tratte dalle lettere di S. Paolo ai Romani, quale sia lo Spirito di questo stesso Tempo. Non soltanto Dio, fedele alla sua promessa, invita i Giudei ad entrare nel regno di cui il suo Figlio è re, ma pieno di misericordia, chiama tutti i Gentili a far parte di queste regno, in modo che, divenuti anche noi a nostra volta membri del Corpo mistico di Cristo, dobbiamo amarci l’un l’altro come fratelli in Gesù Cristo e sottometterci in tutta umiltà al Figlio di Dio, che è nostro Re.

II. Commento storico

Al tempo di nostro Signore, la Palestina era divisa in Quattro ProvincieAd Est del Giordano, la Perea; ad Ovest ed a Sud laGiudea; al centro, la Samaria; al Nord, la Galilea.In questa ultima regione, dove furono un tempo le tribù di Aser di Neftali,, di Zàbulon, di Issachar, si svolsero gli avvenimenti narrati nei Vangeli delle Domeniche dopo l’Epifania. A Cana Gesù fece il suo primo miracolo (2° Dpm. Dopo l’Epifania). Poi nella Sinagoga di Nazaret, tornando nella Galilea, predicò la sua sublime dottrina, « che rapiva tutti coloro che l’ascoltavano » (Comm. delle Dom. 4°, 5°, 6° dopo l’Epifania). Ancora in Galilea Gesù guarì il lebbroso(Vang 3a Dom. dopo l’Epifania). Ma a Cafarnao soprattutto,a una giornata di cammino da Nazareth, per una stradache discende attraverso le collinedi Zàbulon, Gesù predicò la suadottrina ed operò i suoi miracoli.Dopo il discorso della montagna, che alcune tradizioni diconcofosse quella di Kùrum Hattin, al Nord-Ovest di Tiberiade, Crist:odiscese a Cafarnao dove guari il servitore del centurione (Vang. 3aDom. dopo l’Epifania). Sopra una barca presso la riva del Iago, chedeve il suo nome di Genezaret, o valle dei fiori, ai prati fioriti, checircondano le sue sponde, Gesù narrò la parabola del seminatore (Ev. 5a Dom. dopo l’Ep.). Le fertili colline che si stendono da Cafarnao a Chorozain gliene offrirono gli elementi. Quanto alle parabole delle quali ci parla il Vangelo della 6 a Dom. dopo l’Epifania, furono dette poco dopo. Alla fine di questa continuata predicazione, una sera, il Salvatore, non potendo riposare, volle attraversare il lago di Tiberiade, formato dalle acque del Giordano, il quale è sovente sconvolto da frequenti e forti uragani. Qui Gesù calmò miracolosamente la tempesta e mostrò ancora una volta agli Apostoli di essere Dio (Vang. 4″ Dom. dopo l’Ep.).

III. — Commento Liturgico.

Il Tempo dopo l’Epifania comincia il domani dell’Ottava di questa festa e va per il Ciclo del Tempo fino al tempo di Settuagesima e per il Ciclo dei Santi, fino al 2 febbraio, Festa della Purificazione. Mentre le feste del Natale e dell’Epifania che cadono sempre il 25 dicembre e il 6 gennaio danno al Ciclo di Natale un carattere di stabilità, il Ciclo di Pasqua che si svolge in gran parte sotto la luna pasquale, è necessariamente mobile. Cosi, quando la festa della Risurrezione, che può cadere tra il 22 marzo e il 25 aprile, cade presto, la 9a Domenica che precede e cioè quella di Settuagesima, viene ad occupare il tempo dopo l’Epifania, il quale mentre conta normalmente 6 domeniche è talvolta ridotto a una o due domeniche (ved. p. 271). Il color verde, simbolo della speranza, è quello del Tempo dopo l’Epifania, come sarà quello del Tempo dopo la Pentecoste. Il verde è infatti il colore che predomina nella natura. San Paolo dice che colui che scava il solco, deve farlo con le speranza di raccogliere i frutti. Allo stesso modo in questo Tempo dopo l’Epifania, il campo della Chiesa, seminato con la dottrina e con le opere, di Gesù, si copre di verdi steli, promessa di abbondante raccolto. Facendo eco a quello di Natale, questo Tempo ha dunque la caratteristica di una santa gioia; la gioia di possedere nella persona di Cristo, un Dio « potente in opere ed in parole » (S Luca, XXIV, 79); la gioia anche di far parte del suo regno sulla terra in attesa che al suo ritorno ci faccia partecipi per sempre del regno eterno.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.