SALMI BIBLICI: “OMNES GENTES, PLAUDITE MANIBUS” (XLVI)

SALMO 46: Omnes gentes, plaudite manibus

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]

TOME PREMIER.

PARIS LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 46

In finem, pro filiis Core. Psalmus.

[1] Omnes gentes, plaudite manibus;

jubilate Deo in voce exsultationis:

[2] quoniam Dominus excelsus, terribilis, rex magnus super omnem terram.

[3] Subjecit populos nobis, et gentes sub pedibus nostris.

[4] Elegit nobis hæreditatem suam; speciem Jacob quam dilexit.

[5] Ascendit Deus in jubilo, et Dominus in voce tubæ.

[6] Psallite Deo nostro, psallite; psallite regi nostro, psallite;

[7] quoniam rex omnis terræ Deus, psallite sapienter.

[8] Regnabit Deus super gentes; Deus sedet super sedem sanctam suam.

[9] Principes populorum congregati sunt cum Deo Abraham, quoniam dii fortes terræ vehementer elevati sunt.

 [Vecchio Testamento Secondo la VolgataTradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

 SALMO XLVI

Vittoria e ascensione di Cristo al cielo.

Per la fine; a’ figliuoli di Core.

1. Genti, quante voi siete, battete palma a palma; onorate Dio con voci di giubilo e di allegrezza.

2. Imperocché il Signore è eccelso, terribile; Re grande di tutta quanta la terra.

3. Ha soggettato a noi i popoli, e le nazioni sotto dei nostri piedi.

4. Noi egli elesse per sua eredità, la bella porzion di Giacobbe, la quale egli amò.

5. È asceso Dio tra le voci di giubilo Signore al suono della tromba.

6. Cantate laudi al nostro Dio, cantate; cantate laudi al Re nostro, cantate.

7. Imperocché Dio è il Re di tutta la terra; con saviezza cantate.

8. Il Signore regnerà sopra le nazioni; il Signore siede sopra il suo trono santo.

9. I principi de’ popoli si son riuniti col Dio di Abramo, perché gli dei forti della terra sono stati grandemente esaltati.

Sommario analitico

Il salmista celebra in questo salmo il trionfo del Signore nel trasporto dell’arca, o una vittoria segnalata sui re nemici del popolo di Dio, e in senso spirituale, il trionfo del Salvatore che sale al cielo dopo aver stabilito il suo regno universale.

I. Egli invita, nella persona degli Apostoli, tutti i fedeli a manifestare la loro gioia:

– 1° con il battere le mani; – 2° con le loro grida di gioia ed il trasporto della loro riconoscenza (1).

II – Egli indica due cause dell’ascensione del Salvatore ed anche della gioia alla quale invita tutte le nazioni:

1° la divinità del Salvatore: a) Egli è elevato a causa della sua incomprensibile natura; b) … è terribile a causa della sua potenza; c) Egli è il grande re che governa l’universo (2).

2° la sua umanità, per la quale: – a) bisogna fare entrare i giudei nella Chiesa; – b) Egli ha vinto e sottomesso le nazioni (3); – c) ci ha acquisito come eredità al prezzo del suo sangue sparso (4).

III. – Descrive la maniera con la quale si è compiuta l’ascensione del Salvatore, cioè: nel mezzo dei trasporti di gioia di tutti i santi e della corte celeste (5).

IV. – Invita tutti gli uomini a celebrare la gloria del Salvatore:

1° come Dio (6, 7).

2° come uomo, – a) a causa della potenza che Gli è stata data su tutte le cose (8); – b) a causa dell’unione di tutti gli uomini e dei principi dei popoli con il Dio di Abramo (9).

Spiegazioni e Considerazioni

I. — 1.

ff. 1. – Che vuol dire: applaudite? Rallegratevi! Ma perché con le mani? Cioè con le vostre buone opere. Non rallegratevi con la bocca, cessando di agire con le mani. Se vi rallegrate, applaudite con la voce e con le mani. Solo con la voce, non basta, perché allora le mani non agiscono; se solo con le mani, nemmeno è sufficiente, perché la lingua resta muta. Occorre che le mani e la lingua si accordino, che l’una glorifichi Dio e le altre agiscano (S. Agost.). – Un’anima piena di contentezza, alla vista delle vittorie riportate da Gesù-Cristo sul demonio e sul peccato, non può contenere la sua gioia in se stessa, e la espande al di fuori: essa desidera vedere tutti gli uomini condividere i propri sentimenti di gioia e di riconoscenza (Dug.).

II — 2-4.

ff. 2. – Gli uomini non vedono sulla terra nulla di più grande dei re; Dio, per condiscendenza, vuole abbassarsi fino a prendere il nome di re, per darci qualche idea della sua grandezza (Duguet). – Quando sentite dire che il Signore è stato sospeso al suo patibolo, che è stato crocifisso, sepolto, non abbiate alcun timore, alcuna inquietudine, perché Egli è l’Altissimo, e lo è per natura. Ora, ciò che per natura è elevato, non può mai decadere dalla sua elevazione; ma, anche nel suo abbassamento, sussiste la sua elevazione e si fa sentire, perché è giustamente in mezzo a queste umiliazioni volontarie, è in mezzo alla sua morte, che Egli ha potuto far risplendere la tutta la sua potenza contro la morte (S. Chrys.).

ff. 3. – Le parole del Profeta sono di una esattezza perfetta. Egli predice con molto anticipo ciò che gli Apostoli diranno in seguito: « … perché ci guardate come se per nostra virtù o per nostra potenza, noi avessimo fatto camminare quest’uomo? » (Act. III, 12). Queste parole « … sotto i loro piedi », indicano ciò che era stato loro assoggettato, o piuttosto una sottomissione assoluta. Voi volete dunque misurare l’estensione di questa sottomissione? Ascoltate ciò che dice l’autore degli Atti: « Tutti coloro che possedevano delle case o dei campi, li vendevano e portavano il ricavato di quello che avevano venduto, e lo depositavano ai piedi degli Apostoli » (Act. IV, 31). – Quale autorità, quale potenza dunque negli Apostoli (S. Chrys.). – Questi popoli rivoltati che ci ha assoggettati, queste nazioni indomite che ha messo sotto i nostri piedi, sono i nostri vizi e le nostre passioni, che Egli ha vinto in noi e per noi. Finchè ci sarà una sola volontà opposta a quella di Dio, la vittoria di Gesù-Cristo non sarà completa (Dug.).

ff. 4. – Come queste parole: « … egli ci scelto per la sua eredità », possono produrre in qualche spirito il dubbio e l’esitazione, e fargli dire: perché i Giudei non Gli hanno creduto? Il Re-Profeta fa sparire questo dubbio con un correttivo. Dio ha fatto tutto ciò che dipende da Lui, scegliendoci per eredità, e sotto questo aspetto, non ha dimenticato nessuno. Se vi chiedete qual è il risultato di questa scelta, ascoltate il seguito: « … la bellezza di Giacobbe, che è stato l’oggetto del suo amore ». Il Re-Profeta ha qui in vista i fedeli, di cui San Paolo diceva: « non che la parola di Dio sia stata vana, perché tutti coloro che discendono da Israele non sono tutti israeliti, ma è Isacco che sarà chiamato vostro figlio; vale a dire, coloro che sono figli di Abramo secondo la carne, non sono per questo figli di Dio, ma sono i figli della promessa che sono ritenuti della razza di Abramo. » (Rom. IX, 6-8). È a giusto titolo che i fedeli sono chiamati la beltà del popolo. Cosa di più bello, in effetti, cosa di più splendente c’è di coloro che hanno abbracciato la fede? Il Re-Profeta chiama il suo popolo: eredità di Dio, non per escludere dalle cure della sua Provvidenza le altre nazioni, ma per esprimere l’ardente amore che Egli ha per questo popolo, l’unione stretta che Egli ha contratto con esso e la sollecitudine tutta paterna con la quale veglia sui suoi interessi. (S. Chrys.). – Noi non siamo solamente creature di Dio, ma siamo pure i suoi eletti. Egli ha fatto come una seconda scelta di noi in Gesù-Cristo; Egli ha previsto la nostra caduta, ha visto che siamo gli eredi del peccato di Adamo, al quale avremmo aggiunto i nostri peccati attuali; Egli non ha esagerato la nostra onta, ma l’ha conosciuta meglio di come tutti gli uomini e gli Angeli insieme avrebbero potuto conoscerla; Egli ha penetrato la nostra insopportabile corruzione, ne ha contemplato tutto il lordume: essa era incredibile! E questo non fu abbastanza per impedire al suo amore di sceglierci per essere bagnati nel sangue prezioso del Figlio suo incarnato, ci ha chiamato ad una magnifica eredità di grazie e alle prerogative reali della sua santa Chiesa. In virtù di questa elezione, Egli ci ha accordato il dono della fede, e ci ha aperto la porta d’oro attraverso la quale defluiscono le sorgenti vivificanti dei Sacramenti. Quando noi consideriamo chi è Colui che ci ha scelti, chi siamo noi stessi e cosa ci dà come sua elezione, il modo in cui lo dà, e il fine per il quale ci ha scelto, noi siamo forzati nel confessare che se non possiamo riconoscere degnamente la sua elezione, Gli dobbiamo almeno il fervore e la fedeltà di un amore per tutta la vita. Egli ci ha eletto in Gesù-Cristo prima della creazione del mondo, affinché fossimo santi e senza macchia ai suoi occhi, nell’amore (Faber, Il Creat. e la creat. L. II, cap. III). Non è che la bontà di Dio che ha trovato in noi ciò che ci ha meritato questa scelta e l’onore di essere i suoi eletti; ma è la scelta che ha voluto fare di noi che ci ha dato questa beltà.

III. — 5.

ff. 5. – « Dio è salito tra le voci di acclamazione ». Egli non dice: « Egli è stato elevato », ma: « … Egli è salito », per provare che non ha avuto bisogno di nessuno per elevarsi nei cieli, e che si è fatto strada da Se stesso. Elia, che non poteva seguire la stessa via di Gesù-Cristo, era condotto da una potenza estranea alla sua natura; perché la natura umana non poteva da se stessa prendere questa strada. Il Figlio unigenito, al contrario, è asceso per la potenza propria. È quanto San Luca esprime quando dice: « … e siccome essi Lo contemplavano montante verso il cielo » (Act. I, 10). Egli non dice: … era elevato o era portato, perché era Egli stesso che avanzava su questa strada. E quale stupore che abbia potuto fendere l’aria, quando riprese il suo corpo incorruttibile, Egli che prima della sua morte in croce, camminava sulle acque con un corpo passibile e sottomesso alle leggi della gravità? (S. Chrys.). Elevarci dobbiamo, per mezzo della fede e mediante il disprezzo delle creature, al di sopra di tutte le cose, … portare il nostro cuore, i nostri desideri e le nostre inclinazioni verso il cielo, per dimorarvi con Gesù-Cristo, e vivere già nel cielo come essendone cittadini. – Colui che è salito in cielo « in mezzo ad acclamazioni di gioia, è disceso dapprima fino alle parti inferiori della terra » (Ephes. IV, 9). L’ascensione del capo nei suoi membri non può compiersi che nello stesso ordine e nella stessa via, l’esempio del Capo, è una regola per le sue membra (Duguet).

IV. – 6-9.

ff. 6-7. – Cantare alla Gloria del Signore, perché è il nostro Dio, perché è il nostro Re; non solo perché è il nostro Re, ma anche perché è il Re di tutta la terra. – Bisogna cantare le lodi di Dio non solo con assiduità, ma anche con saggezza, con intelligenza, con attenzione, con rispetto. Non soltanto la lingua e la voce, ma la vita e le opere devono far parte di questo concerto (Duguet).

ff. 8. – Quando il Profeta diceva queste parole, Dio non regnava che su una sola nazione; si tratta dunque di una profezia, e non di un fatto visibile. Grazie a Dio, noi vediamo ora compiersi ciò che allora fu profetizzato. Dio, prima del tempo della paga, aveva sottoscritto a nostro favore una cambiale; giunto il tempo, Egli l’ha pagata. « … Dio regna su tutte le nazioni »; qui non c’è ancora che una promessa. « Dio è seduto sul suo trono santo ». Questa promessa è ora compiuta, noi lo riconosciamo e ne gioiamo … I cieli sono senza dubbio il santo trono del Signore. Ma volete essere anche voi il suo trono? Badate a credere che non lo possiate: preparategli un posto nel vostro cuore, Egli verrà e dimorerà volentieri.; perché è certamente la virtù di Dio e la saggezza di Dio (I Cor. I, 24). Ora, cosa dice la santa scrittura? L’anima del giusto è il trono della Sapienza. In realtà Dio non risiede e non comanda in tutti gli uomini che vivono bene, che si comportano secondo le regole di una carità pia? L’anima obbedisce a Dio che abita in essa, e a sua volta, essa regna sulle membra dei corpi. Essa dà loro degli ordini come a dei servitori; ma essa stessa obbedisce interiormente al suo Signore che risiede in essa. Essa non potrebbe ben governare colui che le è inferiore se disdegnasse di obbedire a Colui che le è superiore (S. Agost.). – Il Profeta dice a ragione. « … sul suo santo trono » ; perché non solo Dio regna, ma regna santamente, cioè in modo interamente irreprensibile. Gli uomini che pervengono al potere assoluto, se ne servono troppo spesso per commettere l’ingiustizia; ma il regno di Dio è esente da ogni ingiustizia; esso è di una purezza, di una santità inviolabile (S. Crys.).

ff. 9. – Non è soltanto sui singoli, ma anche su coloro che portano il diadema e che sono seduti sul trono, che il Vangelo ha esteso il suo impero. Qual è stata la causa di questa unione dei principi dei popoli con il Dio di Abramo? Perché gli dei potenti della terra sono stati straordinariamente elevati. Questi dei potenti sono gli Apostoli e tutti i fedeli. La loro potenza ha brillato di un così vivo splendore, che ha sottomesso loro tutti gli uomini. Come non riconoscere la forza invincibile di coloro che, anche dopo la loro morte, hanno fatto risplendere una così grande potenza, di coloro le cui parole, più dure del diamante, resistono alle ingiurie del tempo? (S. Chrys.). – Quale felicità quando i principi dei popoli, gli uomini potenti, le persone di qualità, che hanno credito, si uniscono con Dio per farlo regnare, quando essi procurano e sostengono il bene con il loro esempio e con la loro autorità! (Dug.).