Catechismo dogmatico (X)
[Giuseppe Frassinetti, priore di S. Sabina di Genova:
Ed. Quinta, P. Piccadori, Parma, 1860]
CAP. VII
DEI SACRAMENTI.
§ IV.
Della Ss. Eucaristia.
— La Ss. Eucaristia è un Sacramento della nuova Legge?
⁕ È un vero Sacramento della nuova Legge, e che sia tale è un espresso articolo di Fede (Conc. Trid. sess. VII, c. 1).
— È pure un vero Sacrificio?
⁕È similmente un espresso articolo di Fede che sia un vero Sacrifizio ( Conc. Trid. sess. XXII, cap. 1).
— Come si definisce la Ss. Eucaristia in quanto è Sacramento?
⁕ Un Sacramento della nuova legge, che contiene realmente il corpo e il sangue di Gesù Cristo sotto le specie del pane e del vino istituito a spirituale refezione dei fedeli. »
— Qual è la materia di questo Sacramento?
⁕ Il pane fatto di frumento e il vino fatto di uva.
— Quale ne è la forma?
⁕ Sono le parole della consacrazione che proferisce il Sacerdote sopra il pane e il vino nella S. Messa.
— Proferite le parole della consacrazione, quale cangiamento si fa nel pane e nel vino?
⁕ È articolo di Fede che tutta la sostanza del pane si cambia nel corpo di Gesù Cristo, e tutta la sostanza del vino si cambia nel suo sangue.
— Perché si dice: tutta la sostanza?
⁕ Perché è articolo di Fede dichiarato dalla Chiesa contro alcuni eretici, che fatta la Consacrazione non vi resta più nulla della sostanza del pane e del vino, ma si cangia tutta nel Corpo e Sangue di Cristo; e per denotare che restano le specie, cioè il colore, l’odore, il sapore e la quantità tanto del pane quanto del vino; e perciò cangiandosi quelle sostanze nel Corpo e Sangue di Cristo, restano le apparenze del pane e del vino.
— Dunque nell’ostia consacrata vi è solo il corpo, e nel calice consacrato vi è solo il sangue di Cristo?
⁕ Questa sarebbe una eresia ( Conc. Trid. Sess. XIII, c. 3); giacché è di Fede che tanto sotto le specie del pane, quanto sotto le specie del vino, vi è Cristo intero, e perciò vi è anche la sua anima e la sua Divinità. Si dice che il pane si cambia nel corpo di Cristo, e il vino nel sangue di Lui, perché in virtù delle parole della Consacrazione il pane si cambia nel suo corpo, che come corpo vivo ha il suo sangue, e perché in virtù delle parole della Consacrazione del calice il vino si cambia nel sangue di Cristo, che come sangue vivo è unito al suo corpo; perciò per concomitanza insieme al corpo vi è il sangue, insieme al sangue vi è il corpo.
— Dunque tanto sotto le specie del pane quanto sotto le specie del vino si riceve Cristo vivo ed intero?
⁕ Certamente, e questo è un articolo di Fede.
— Quale sorta di pane si deve consacrare?
⁕ Qualunque pane: purché sia fatto di farina di frumento si consacra validamente; perciò sia pane fatto con lievito o senza lievito, con le parole della Consacrazione si cambia nel corpo del Signore; bisogna però avvertire, che la Chiesa ci comanda di usare il pane senza lievito, e ci è proibito di consacrare il pane fatto col lievito. Notate per altro che molti Greci, avendo l’uso antichissimo di consacrare il pane fatto col lievito, la Chiesa loro permette quest’uso; anzi non solo lo permette, ma vuole che lo mantengano (vedi Antoine, in opere morali de Euch. Append. De Orient. Ecc. etc. § 1).
— Non sarebbe cosa ben fatta che anche i secolari si comunicassero ricevendo il Ss. Sacramento sotto le specie del pane e insieme sotto le specie del vino?
⁕ Per molte savie ragioni ha proibito la Chiesa che si amministri ai secolari il Ss. Sacramento sotto le specie del vino; anzi sotto le specie del vino non si possono comunicare né meno i sacerdoti, quando non celebrano la S. Messa. Di più sarebbe eresia, condannata dal S. Concilio di Trento (sess. XXI, c. 1), il dire che i Cristiani siano obbligati a comunicarsi anche sotto le specie del vino. Si noti inoltre che, ricevendosi Cristo vivo e intero tanto sotto le specie del pane, quanto sotto le specie del vino, chi lo riceve soltanto sotto le specie del pane non può restare defraudato del frutto intero del Sacramento.
— Dividendosi un’ostia consacrata che cosa succede del corpo di Cristo?
⁕ Non avviene alcuna alterazione o cambiamento nel corpo di Cristo; ma è di fede che divisa quell’ostia anche in minute particelle tutto Cristo vivo e intero è in ciascuna delle particelle medesime (Conc. Trid. sess. XIII, can. 3); e lo stesso avviene se si dividono le specie del vino nel calice anche in minute gocce.
— Per quanto tempo resta realmente presente nel Ss. Sacramento il corpo e il sangue di Cristo?
⁕ È articolo di fede che Vi resta presente finché le specie non si consumino o non si corrompano; perciò se lasciate le specie del vino nel calice, svaporassero o si cangiassero in aceto, in quel calice non vi sarebbe più il sangue di Cristo.
— Quando ci comunichiamo, per quanto tempo resta in noi la reale presenza di Cristo?
⁕ Resta in noi finché il calore dello stomaco non cambia le specie sacramentali; perciò secondo la maggiore o minore forza degli stomachi resta per più o per meno tempo Cristo in noi realmente presente.
— Quale è il ministro del Sacramento dell’Eucaristia?
⁕ Il solo Sacerdote può consacrare il pane e il vino, cosicché né meno in caso di necessità chi non è Sacerdote può consacrare validamente. Perciò se, per esempio, un Diacono dicesse Messa non consacrerebbe, e quel pane resterebbe sempre pane, quel vino sempre vino, e ciò è di fede (C. Trid. sess. XXI, c. 2). L’amministrazione poi di questo Sacramento spetta pure ai soli Sacerdoti, sicché nessun altro può comunicare, ordinariamente parlando; e si dice ordinariamente parlando, perché in caso di necessità può comunicare anche il Diacono, e perciò è ministro straordinario di questo Sacramento, non per la consacrazione, ma per l’amministrazione (Hubert de Euch. c. IV).
— Chi è il soggetto di questo Sacramento?
⁕ Ciascun uomo battezzato è il soggetto, ossia è capace di ricevere questo Sacramento; per altro per riceverlo con frutto, si richiedono le necessarie disposizioni negli adulti.
— I fanciulli adunque si possono anche essi comunicare?
⁕ Per molti secoli la Chiesa costumò di comunicare anche i fanciulli prima dell’uso della ragione; ma adesso questa consuetudine è cessata, sicché secondo l’odierna disciplina non è più lecito comunicarli. Anzi si avverta che il S. Concilio di Trento scomunicò chiunque asserisse essere necessaria la Comunione ai fanciulli prima che arrivino all’uso della ragione (Sess. XXI cap. 4).
— Quali disposizioni si richiedono negli adulti?
⁕ La grazia santificante; la cognizione del Sacramento, che cioè conoscano ciò che ricevono; tolto il caso di pericolo di morte, il digiuno da ogni sorta di cibo, e di bevanda ancorché fosse per medicamento. Queste sono le disposizioni più essenziali, ve ne sono altre che conferiscono a far ricevere questo Sacramento con maggior frutto; ma di quelle parlano i maestri di spirito.
— Chi fosse in peccato mortale e dovesse comunicarsi, basterebbe che si mettesse in istato di grazia con un atto di contrizione perfetta?
⁕ Nella risposta alla D. 14 del presente Capitolo § 1, abbiamo detto che no, essendovi il precetto di S. Paolo, il quale obbliga a premettere la Confessione ogni qualvolta chi vuole comunicarsi, è reo di qualche peccato mortale. Ciò però s’intende generalmente parlando; giacché se vi fosse urgente necessità di comunicarsi, e mancasse il Confessore, si potrebbe ricevere la S. Comunione col solo atto di contrizione perfetta; ma dei casi di tale necessità ne ragionano i moralisti, come dell’obbligo che quindi resta di confessare il peccato.
— Quali sono gli effetti di questo Sacramento?
⁕ Il primo effetto è lo spirituale nutrimento dell’anima mediante l’aumento della grazia santificante, il secondo effetto è la liberazione dai peccati veniali, il terzo il preservamento dai peccati mortali: questi effetti assegna il Sacrosanto Concilio di Trento (sess.XIII, c. 2). I Concili Fiorentino e Viennense, aggiungono il quarto effetto della dilettazione spirituale, il quale però come osserva San Bernardo (serm. de Ascens.) non si conferisce se non a quelli che sono bene staccati dagli affetti terreni, e molto fervorosi di spirito. Questi sono quelli che comunicandosi provano sensibilmente quanto soave sia il Signore (Antoine de Euch. cap. IV art. 1, q. 2).
— Quale necessità vi è di ricevere la Ss. Comunione?
⁕ Tutti gli adulti per precetto Divino, ed Ecclesiastico sono obbligati a comunicarsi, e la Chiesa ha stabilito che questo obbligo vi è una volta all’anno; perciò chi non adempisse a quest’obbligo non si potrebbe salvare: vi è pure obbligo di comunicarsi avvicinandosi il termine di morte; ma di queste obbligazioni parlano i teologi moralisti. Si osservi però che questa necessità è solo di precetto, sicché qualora un adulto si trovasse impossibilitato a ricevere la S. Comunione potrebbe, ciò non ostante, salvarsi.
— Mi ha detto che la Ss. Eucaristia non solo è un Sacramento, ma che è pure un vero Sacrifizio: vorrei in primo luogo imparare che cosa sia sacrifizio?
⁕ Il Sacrifizio si definisce « Un’oblazione, ossia offerta, di una cosa sensibile fatta a Dio dal suo legittimo ministro in ricognizione del suo supremo dominio sopra tutte le creature, e questa offerta deve importare una qualche distruzione della cosa, ossia della vittima che si offerisce; altrimenti mancando questa distruzione non è più Sacrifizio ma una semplice oblazione. Questa definizione conviene pure ai sacrifizi dell’antica legge, nei quali si offrivano a Dio gli animali per mezzo dei legittimi Sacerdoti in ricognizione della sua suprema autorità e si offrivano dando loro la morte.
— Come si può appropriare questa definizione alla Ss. Eucaristia?
⁕ Nella S. Messa vi è l’oblazione di una cosa sensibile, cioè del Corpo e Sangue di Gesù Cristo sotto le specie dei pane e del vino. Vi è il legittimo ministro che è il Sacerdote, e vi è l’immolazione ossia distruzione della vittima la quale fu fatta realmente nel Sacrifizio della Croce, quando Gesù Cristo realmente versò il suo sangue e realmente morì; questa immolazione si fa misticamente nella S. Messa, in cui Gesù Cristo non versa più il suo sangue e non muore più realmente, ma misticamente, in quanto che in forza delle parole della consacrazione il corpo di Cristo vien soltanto sotto le specie del pane, e il sangue di Cristo soltanto sotto le specie del vino, e se insieme al corpo vi è pure il sangue e insieme al sangue vi è pure il corpo, questo succede per concomitanza, non potendo più separarsi realmente il sangue di Cristo dal suo corpo; ma non succede in forza delle parole della Consacrazione. Perciò nella Messa, stanti le specie diverse del pane e del vino, si offerisce come separato il corpo e il sangue del Signore, e questo basta perché si abbia una mistica distruzione, ossia immolazione della vittima (vedi Hubert de Euch. Antoine de Sacrif. Missæ e gli altri Teologi).
— Quale Sacrifizio si dovrà dire che sia la S. Messa?
⁕ È definito dal Sacrosanto Concilio di Trento (sess. XXII cap. 2), che la santa Messa è lo stesso Sacrifizio della Croce, solo diverso da quello nel modo in cui viene offerto, perché la stessa vittima che si offrì allora si offre adesso sugli altari, cioè Gesù Cristo che si è fatto vittima per i nostri peccati e lo stesso Sacerdote, offre questa vittima perché Gesù Cristo è il principale offerente, il Quale si offre come sul Calvario, mediante però il ministero dei Sacerdoti: quando dunque si celebra la S. Messa, si rinnova il Sacrifizio della Croce che allora fu cruento, cioè con vera effusione di sangue, e adesso è incruento, cioè con mistica e non reale effusione di sangue.
— Quali sono le qualità del Sacrifizio della Santa Messa?
⁕ È Lateutrico, cioè Sacrifizio di lode, che dà a Dio una lode infinita. – È Eucaristico cioè Sacrifizio di ringraziamento, che vale a ringraziarlo di tutti i possibili benefizi. – È Propiziatorio, che cioè vale a placarlo per tutti i peccati. – É Impetratorio, che cioè vale ad impetrarci ogni grazia.
— Il Sacrifizio della Croce non ebbe tutte queste doti, e non bastò per tutto? Perché dunque si dovrà riconoscere per vero Sacrifizio la S. Messa?
⁕ In primo luogo bisogna osservare che come dimostra S. Tommaso [S. Th. 2. 2. q. 86, art. 1], la vera Religione deve avere un Sacrifizio che possa offrire a Dio; or noi non abbiamo altro Sacrificio, perché gli antichi sono stati abrogati e perciò, se non vi fosse la S. Messa, la Religione Cristiana non potrebbe offrire a Dio nessun Sacrifizio. Bisogna osservare in secondo luogo che, quantunque il Sacrifizio della Croce sia stato bastante e più che bastante per tutto, per altro con la S. Messa si rinnova a Dio l’onore che ebbe dal Sacrifizio della Croce, ed ella è un mezzo potentissimo perché ci siano applicati i meriti del Sacrifizio medesimo che offrì sulla Croce il nostro Salvatore (Antoin. pars 2 de Sacrif. Missæ q. l § 3).
— Il Sacrifizio della S. Messa giova soltanto ai vivi?
⁕ È articolo di fede definito dal S. Concilio di Trento (sess. XXII, c. 2), che il Sacrifizio della S. Messa non solo giova ai vivi ma anche ai defunti che sono nel Purgatorio.
— Si possono celebrare le Messe in onore dei Santi?
⁕ È similmente articolo di Fede, definito nella stessa sessione citata, che è cosa ben fatta celebrare le Messe ad onore dei Santi; intendesi però che il S. Sacrifizio si deve solo offrire a Dio per ringraziarlo delle grandi grazie concesse ai Santi, e per ottenere il loro patrocinio; perciò a nessun Santo si può offrire la Santa Messa, ma solo a Dio in ringraziamento delle grazie loro accordate e affinché si degni farci partecipi della loro intercessione; frattanto siccome tutto ciò ridonda ad onore dei Santi, si dice giustamente che si celebrano Messe in onore dei Santi.
— Chi può offrire il Sacrifizio della Santa Messa?
⁕ Gesù Cristo che lo istituì nell’ultima cena, e che fin d’allora, offrì in tal modo un vero Sacrifizio del suo corpo, e del suo Sangue sotto le specie del pane e del vino, è veramente e propriamente il principale offerente della Santa Messa. In secondo luogo il Sacerdote, immediatamente e propriamente come ministro, può egli soltanto offrire questo sacrifizio, come già abbiamo detto, e la S. Messa non si potrebbe celebrare validamente da qualunque altra persona che non fosse Sacerdote. In terzo luogo tutti i fedeli come membri della Chiesa quando ascoltano convenientemente la S. Messa offrono anche insieme col Sacerdote il S. Sacrifizio come consta dalle orazioni del canone (Antoin. de Sacrif. Missæ cap. ult. q. 6).
— Se anche tutti i fedeli offeriscono il Sacrifizio insieme col Sacerdote, dovranno tutti comunicarsi nella Messa che ascoltano?
⁕ É bene che tutti quelli che sono disposti si comunichino; ma non vi è alcuna necessità; anzi sarebbe scomunicato dal Concilio di Trento chi asserisse non potersi celebrare la S. Messa, senza che si comunichino i circostanti.
— É necessario nella S. Messa mettere nel vino da consacrarsi un poco di acqua?
⁕ Non è necessario per la validità, giacché per le parole della consacrazione il vino si cambierebbe nel sangue di Cristo ancorché nel calice non vi fosse stata posta quell’acqua: ma è necessario il mettervela perché, come dicono i ss. Padri, così fece Cristo nell’ultima cena, così la Chiesa ha sempre costumato, e severissimamente comanda che così si costumi. Anzi sarebbe scomunicato dal S. Concilio di Trento (sess. XXII can. 9) chi asserisse non doversi mettere nel vino quel poco di acqua. Bisogna però osservare di non mettere nel calice acqua in troppa quantità, perché il vino mescolato con tanta acqua non resterebbe materia adattata per la consacrazione.
— Non sarebbe cosa meglio fatta se la Santa Messa si celebrasse in lingua volgare e tutta a voce alta, affinché il popolo potesse intenderne tutte le preghiere?
⁕ Chi dicesse che la Messa si deve celebrare solo in lingua volgare, e tutta a voce alta, compreso il canone, e le parole della consacrazione, incorrerebbe la scomunica fulminata dal Concilio di Trento (sess. XXI can. 9). Similmente incorrerebbe la scomunica fulminata dallo stesso Concilio chi disprezzasse le cerimonie, i riti, o le vesti che si usano nel celebrare la S. Messa.
[Ogni pseudo-Messa del “Novus Ordo” ricade, oltre che in diverse altre, in questa terribile scomunica che coinvolge non solo il celebrante (oggi quasi tutti falsi preti mai validamente consacrati), ma pure i laici partecipanti, che da quella sacrilega cerimonia uscirebbero scomunicati eternamente, salvo remissione operata da un Sacerdote Cattolico con Giurisdizione e facoltà di rimozione delle censure – ndr. -]