Mons. J.- J. GAUME: STORIA DEL BUON LADRONE (18), cap. XXXI

CULTO DEL BUON LADRONE

Unione dei Santi con noi. — I Santi non muoiono. — Il ciclo appellato la Terra dei viventi. — Amor di Dio pei santi. — Onorando questi si piace a Dio. — Culto speciale per quei santi che a Lui sono più cari. — Di questo numero è s. Disma .—

Elogio che ne fa s. Atanasio. — Privilegi di s. Disma, fondamento della nostra ardente devozione e della nostra fiducia. — Festa del Buon Ladrone in Oriente ed in Occidente. — Suo Officio negli antichi Breviari. — Suo culto nella maggior parte delle Chiese. — Molte Congregazioni religiose ne fanno l’officio. — Motivi che ne hanno. — A Napoli, bella cappella in suo nome. — In tutta l’Italia meridionale cappelle ed oratorii del Buon Ladrone. — Protettore della città di Gallipoli.— Devozione molto popolare, ed antica. — Miracolo operato da s. Disma.

La morte non rompe i vincoli che uniscono i cristiani del Cielo a quelli della terra, i santi del tempo a quelli dell’eternità. I santi col morire non muoiono; anzi incominciano a vivere di quella che è vera vita. Il Cielo è appellato la terra dei viventi : Terra viventium. Questo stesso linguaggio trovasi in bocca della Chiesa, la quale caratterizza il giorno della morte di un Santo con la parola natività; poiché per un Santo, morire è veramente nascere. Parlando di Abramo, di Isacco, e di Giacobbe, Gesù Cristo diceva : « Dio non è il Dio dei morti, ma dei vivi.1 » Or se i santi vivono, ne segue che essi vedono, ascoltano, amano, agiscono ; se sono nostri fratelli, membri di una medesima famiglia, essi riguardano come loro propri i nostri interessi. « Sicuri come sono della loro esterna felicità, siccome dice s. Cipriano, essi son pieni di sollecitudine per la nostra salvezza. – Tutti i secoli cristiani hanno avuto questa fede; la quale, anziché dispiacere a Dio e nuocere in nulla ai meriti del nostro unico Redentore, è stata sempre da Dio rimunerata. Sarebbe un voler intraprendere a numerare le stelle del cielo il voler contare le glorie segnalate, i miracoli autentici ottenuti mediante l’intercessione dei Santi. Ma se Iddio si degna di onorare i Santi con l’associarli alla sua potenza; vi può esser cosa più legittima del culto di cui essi sono l’ oggetto per parte dei loro fratelli tuttora dimoranti in questa valle di esilio? Il protestantismo con aver cercato di rompere i vincoli di famiglia che ci uniscono ad essi, ha mostrato di esser senza cuore, come è senza ragione. – Se Dio ama tutti i Santi, come un padre che è veramente padre ama tutti i suoi figli, tra quelli però ve n’ha alcuni, che i loro meriti collocano più vicini al suo cuore, ed in un più alto grado di gloria. Or il desiderio del nostro Padre celeste, non meno che il nostro personale interesse, ci fanno un dovere di onorare specialmente questi che sono i privilegiati della grazia. – A questa classe senza dubbio appartiene s. Disma ; come ce lo ha dimostrato la sua storia, la quale si compone in gran parte degli elogi che i più eloquenti Dottori dell’ Oriente e dell’ Occidente non hanno cessato di fare all’illustre compagno di Gesù Crocifìsso. A tutto quello che già ne sappiamo, contentiamoci di aggiungere alcuna delle invocazioni, colle quali il grande s. Atanasio esprime la sua ammirazione e la sua fiducia pel Buon Ladrone, e c’invita ad imitarlo. « O beato Ladrone! Tu fosti più abile del primo Adamo a guadagnare il Cielo. II padre della stirpe umana mal consigliato stese la mano al frutto dell’albero vietato, ed il veleno della morte si diffuse in lui ed in tutta la sua posterità: tu assai meglio ispirato, con lo stendere la mano verso il santo albero della croce, ricuperasti il Cielo che i tuoi peccati ti avevano fatto perdere, e guadagnasti la via. » – « O beato Ladrone! che per mezzo di un segreto sin allora sconosciuto, trovasti il mezzo di scoprire e d’impadronirti del più meraviglioso dei tesori.» « O beato Ladrone! che imitato hai il tradimento di Giuda, ma il tradito è stato il demonio tuo nemico astuto ed implacabile. » – « O beato Ladrone! che con le tue virtù eroiche hai fatto della tua croce uno sgabello per salire al Cielo, ed una cattedra eloquente, donde con una sovrumana energia prendesti la difesa del tuo prediletto Redentore. » – « O beato Ladrone! che mostri a tutti i peccatori del mondo la potenza della fede, l’efficacia istantanea di una confessione ben fatta, e di un pentimento sincero. » [Serm. in Parasc., apud Gretzcr, t. II, p. 415.] – I cinque privilegi del Buon Ladrone precedentemente spiegati, giustificano questi elogi, e debbono svegliare la nostra devozione. La potenza dei Santi è in proporzione della loro elevazione nel Cielo; poiché più un Santo è elevato nella gloria, e più si avvicina a Dio che è la potenza infinita. Or se v’ha chi possa misurare la gloria del Beato Disma, questi solo potrebbe dirci la fiducia che esso ci deve inspirare. La Chiesa nostra madre lo dice a suo modo a tutti i suoi figli; poiché in Oriente ed in Occidente la vediamo onorare il Buon Ladrone con pubblico culto. – La Chiesa di Siria e di Mesopotamia celebrano la sua festività il nono giorno dopo il Venerdì dei dolori, cioè il Sabato della settimana di Pasqua. [Herbelot, Bibl. orient., p. 512.] I Greci mettono la sua festa al 23 Marzo, i Latini al 25 dello stesso mese. Anticamente si .celebrava nella maggior parte delle Diocesi. Tutte le belle tradizioni relative a questo gran Santo, facevano parte dell’officio. Si trovavano particolarmente nelle lezioni del Breviario di Quiemper; eranvi egualmente nel martirologio di Usnardo. Il dotto Molano ed il B. Pietro Canisio assicurano che l’officio del Buon Ladrone si faceva religiosamente nell’antica cattedrale di Bruges, e nella maggior parte delle Chiese. – Tale era ancora nel secolo XVI il culto del Buon Ladrone. Ai nostri giorni è meno diffuso; ma non si può dire che sia cessato dappertutto. E qui aggiungiamo, che avuto riguardo allo stato del presente secolo XIX, non vi sarebbe cosa più desiderabile che di restituirgli la sua antica popolarità. Alla fine del secolo XVI, come abbiam detto altrove, 1’ordine della Mercede per la redenzione degli schiavi ottenne dal Papa Sisto V l’approvazione d’un officio del Buon Ladrone. – Lo stesso favore fu nel secolo XVIII domandato ed ottenuto dalla Congregazione dei Pii Operai La domanda che ne fece era motivata sul gran numero di conversioni strepitose che si ottenevano, durante il corso delle missioni, mediante l’intercessione del Buon Ladrone; e quei zelanti missionari, a testimonianza della loro riconoscenza, lo hanno scelto per loro avvocato presso Dio, e per protettore speciale dei loro istituto. [La critica moderna ha rigettato la più parte delle tradizioni relative al Buon Ladrone. La questione è di sapere se divenendo più ragionatrice, ella sia divenuta più ragionevole. Noi non lo pensiamo.] – A Napoli la loro Chiesa di s. Giorgio possiede una magnifica cappella dedicata al Buon Ladrone, le cui mura ripiene di un gran numero di ex voto presentano la testimonianza autentica dei favori miracolosi ottenuti mediante la di lui intercessione. I buoni padri che la officiano ricevono continue lettere di ringraziamento per i favori dovuti al Beato, e ricevono pure innumerevoli domande delle sue immagini. Per gli stessi motivi di questi missionari Italiani, gli Oblati di Maria, apostoli dell’antico e del nuovo mondo, recitano ancora ai dì nostri l’officio del Buon Ladrone. I Serviti onorano allo stesso modo colui che fu il consolatore dell’augusta Madre ed il compagno di tutti i suoi dolori. Lo stesso dicasi dei Chierici Regolari. Questi pii figli di s. Gaetano Tiene, che fu l’anima della restaurazione cattolica nel secolo XVI, fanno la festa del Buon Ladrone ai 26 marzo con rito doppio. I salmi sono del comune dei confessori non pontefici: s. Gian Crisostomo e s. Ambrogio forniscono le lezioni del secondo e del terzo notturno: l’orazione è propria, e sembra che la riconoscenza, l’umiltà, e la fiducia siansi accordate per comporla : « Dio onnipotente e misericordioso, che giustificate gli empii, noi umilmente vi supplichiamo di eccitarci ad una vera penitenza, facendo cadere su di noi quello sguardo di bontà, col quale il vostro unico Figliuolo attirò il Buon Ladrone, e di accordarci la gloria eterna che gli promise. » [« Omnipotens et misericors Deus, qui justificas impios, te supplices exorarnus, ut nos benigno intuitu, quo Unigenitus tuus beatum traxit Latronem , ad dignam pœnitentiam provoces, et illam, quam ei promisit, tribuas nobis gloriam sempiternam. » – La devozione a s. Disima non rimase ristretta nei recinti delle case religiose; ma è popolarissima nell’Italia meridionale; ove si invoca questo gran Santo per essere preservato dai ladri. Molte famiglie ne serbano l’immagine collocata dietro la porta d’ingresso delle loro case; e si citano una quantità di prodigi ottenuti per la di lui intercessione. Fra tutte le altre, la città di Gallipoli, città molto commerciante, posta sul golfo di Taranto, l onora con un culto fervoroso, e lo venera come suo Protettore. I marinari di quella costa non intraprendono mai alcun viaggio, né mai ritornano dai paesi lontani, senza visitare il loro santo Protettore. Questa devozione rimonta ai tempi i più antichi, ed ebbe origine dai pericoli incessanti che le incursioni dei pirati barbareschi facevano correre agli abitanti di quella marittima contrada. In tutti i paesi s’ incontra un gran numero di oratorii e di cappelle dedicati a s. Disma. Allorché il viaggiatore francese vi entra per visitarle, domanda a se stesso, perché la Francia ne possiede sì poche, se pur ne possiede? Perché la devozione a questo gran Santo, canonizzato da Gesù Cristo medesimo, entrato prima di tutti gli altri in paradiso, e collocato in un posto sì alto di gloria, si è perduta tra i francesi? Vi può essere per il secolo XIX in particolare un protettore meglio scelto, un protettore più sensibile ai mali che minacciano 1’Europa, o che già la divorano? Non v’ha niente da temere dai pirati rivoluzionari? D’altronde, il Buon Ladrone non è forse stato quello che noi siamo, cioè un gran peccatore; e tutto il suo desiderio non è forse che noi diventiamo quello che ora egli è? Perché mai la cattedra cristiana rimane troppo abitualmente muta sulla potenza di questo Santo illustre, e sulla fiducia che egli deve inspirare a tutti, specialmente ai peccatori moribondi, ed a coloro che hanno l’obbligo di prepararli al decisivo passaggio dal tempo alla eternità? – Questo amico del Salvatore, questo suo glorioso compagno d’armi: Commilito regni, come lo appella s. Atanasio, si è compiaciuto in ogni tempo di manifestare il suo credito presso Dio; e questo suo credito è sempre lo stesso. Fra gli altri suoi miracoli, ci basti di riportare il seguente, che è celebre nella storia dei Santi. – Verso la fine del quarto secolo viveva sulle sponde del Giordano un solitario, che divenne uno dei più grandi personaggi del suo tempo; questi è s. Porfirio vescovo di Gazza. Colpito da un scirro al fegato, la sua vita andava di giorno in giorno sensibilissimamente mancando. Desiderando di morire sul luogo ove il Salvatore del mondo aveva lasciata la sua vita, si fece trasportare a Gerusalemme; ove, malgrado la sua estrema debolezza, ogni giorno, appoggiato ad un bastone, andava a visitare qualcuna delle stazioni della via dolorosa. Siccome credessi prossimo a morire, era preoccupato dal pensiero che nell’abbandonare il mondo egli aveva lasciato nella sua patria Tessalonica un immensa fortuna, che non aveva distribuita ai poveri a motivo della giovinezza dei suoi fratelli. Egli dunque spedì a Tessalonica Marco suo intimo amico per dar sistema ai suoi affari. Il fedele mandatario con la più religiosa fedeltà esegui la sua commissione, ed a capo di tre mesi tornò in Gerusalemme. — Ma lasciamo che racconti egli stesso questo suo viaggio. – « Munito d’una lettera del santo, io m’imbarcai ad Ascalona, e dopo tredici giorni di navigazione giunsi a Tessalonica. Mostrai la mia procura, e divisi tutte le sostanze tra il mio buon Maestro ed i suoi fratelli; vendei quanto spettava a lui in beni fondi per tre mila scudi di oro; e riportai con me le stoffe preziose e l’argenteria, più una somma di mille e quattrocento scudi di oro. Dopo undici giorni di mare, fui di ritorno in Ascalona, ove presi dei cammelli e dei muli per portare tante ricchezze, e partii per Gerusalemme. Ivi giunto, al vedermi il pio maestro mi abbracciò con tenerezza paterna, e mi bagnò di lacrime di gioia; poiché anche la gioia fa piangere. — In quanto a me, io non lo riconosceva più essendo la sua persona in buon essere, le sue guancie paffute e rubiconde, talché non mi ristava da riguardarlo. Accortosi della mia esitanza si pose a sorridere, e mi disse dolcemente: Marco, mio fratello, non ti sorprenda se mi vedi così fresco e robusto: apprendi solamente la causa della mia guarigione, ed ammirerai con me l’ineffabile bontà di Nostro Signore Gesù Cristo, il quale può facilmente guarire le malattie le più disperate. « Io lo pregai che mi dicesse egli stesso in qual maniera avesse ricuperato la sanità. Sono quaranta giorni, mi rispose, che la vigilia della santa domenica fui preso da un dolore intollerabile: impiegai tutte le poche forze che mi restavano per trascinarmi sul Calvario, e colà mi gettai disteso in terra. In una sorta di estasi occasionata dal dolore, vidi il Salvatore inchiodato in croce, ed al di lui fianco un dei ladroni su di un’altra croce. A tal vista, mi metto a gridare ed a ripetere le parole del Buon Ladrone : Ricordati di me, o Signore, quando sarai nel tuo regno. Per risposta alla mia preghiera il Salvatore disse al Ladrone: discendi dalla croce, e salva quest’ammalato, come fosti salvato tu stesso. Il Ladrone allora discese dalla Croce, mi abbracciò e mi baciò. All’istante io sono in piedi; corro a Nostro Signore, e vedo che egli stesso è disceso dalla croce. Allora presentandomi la sua Croce, mi dice: Ricevi questo legno, e conservalo. Avendo ricevuto e portato quel prezioso legno, io rinvenni dall’ estasi, ed all’istante ogni dolore disparve, e non rimase più traccia di alcuna malattia. – « Questo discorso mi riempì di ammirazione, ed io mi attaccai più inviolabilmente che mai al mio beato maestro. » [Apud Sur. et Bolland. in vit. S. Porphyr., 36 febr. Sur., t. II, p. 1058.]. E noi pure, attacchiamoci più che mai al gran Santo che fu lo strumento benedetto di questa miracolosa guarigione. Se fino al presente l’abbiamo obliato di soverchio, facciamoci un dovere di praticare sia per noi, sia per tanti peccatori induriti, l’esercizio di devozione che la pietà cattolica gli ha consacrato.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.