IMMACOLATA CONCEZIONE

IMMACOLATA

[A. Carmagnola: “Stelle fulgide” – Discorso XXXI, detto nella Basilica dell’Immacolata a Genova – SEI Torino; 1904]

Deus præcinxit me virtute, et

suit immaculatam viam meam.

(Ps. XVII, 32).

I

« Terra tutta quanta, alza a Dio voci di giubilo, canta salmi al nome di Lui, rendi a Lui gloriosa laude: Iubilate Deo omnis terra, psalmum dicite nomini eius: date gloriavi laudi eius (Ps. LXV). Anch’io tutta inondata di vivissimo gaudio mi rallegro nel Signore, e l’anima mia esulta nel mio Dio: gaudens gaudebo in Domino et exultabit anima mea in Deo meo (Is. LXI, 10) ». E chi è mai che parla oggi con un linguaggio così entusiastico? Chi è mai che ripiena di gioia celeste invita tutta la terra a gioire con sé? Essa è Maria. E per quale ragione? « Ah! venite e udite – Ella medesima risponde – ed Io vi narrerò, o voi che temete Iddio, quanto grandi cose Egli abbia fatto per l’anima mia: Venite, audite, et narrabo, qui timetis Deum, quanta fecit animæ meæ (Ps. LXV). Io lo esalto, e lo esalterò in eterno, perché Egli mi ha preso sotto la sua difesa e non ha permesso che il nemico infernale potesse con gioia vantarsi di avermi recato danno: Exaltabo te, Domine, quotiamo suscepisti me, nec delectasti inimicos meos super me. Che più? Egli mi ha rivestita della veste di salute, e del manto di giustizia mi ha addobbata, come sposa abbellita delle sue gioie: induit me vestimentis salutis, et indumento iustitiæ circumdedit me, quasi sponsam ornatam monilibus suis (Is. LXI, 10). – E ciò Egli fece fin dal primo istante della mia concezione: fin d’allora Dio, che è onnipotente, mi ha precinta di virtù ed ha stabilita immacolata la mia via: Deus omnipotens præcinxit me virtute et posuit immaculatam viam meam ». E se è così, o Signori, non ha ragione Maria in questo dì, che ricorda l’eccelso privilegio del suo Immacolato Concepimento, di esultare Ella e di invitare all’esultanza ancor noi? Rallegriamoci, rallegriamoci adunque nel Signore e celebriamo l’opera, che per eccellenza è monumento della sua santità: Lætamini in Domino et confitemini memori sanctificationis eius (Ps. XCVI). – Così il Signore ha rivelato al mondo il capolavoro della sua redenzione, così ha manifestato al cospetto delle genti la gloria della Madre sua: Notum fecit Dominus opus sum, in conspectu gentium revelavit gloriam genitricis suæ (Ps. XCVII). Rallegriamoci e plaudiamo a Maria che oggi comparve sulla terra più splendida del Sole, più pura della luce, più vaga dell’aurora, più bella della luna, più terribile d’un esercito schierato a battaglia. Rallegriamoci e benediciamo alla memoria dell’angelico Pio IX, che cinquant’anni or sono con la definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione di Maria taceva rifulgere di vivissima luce questa gemma più eletta del diadema di Lei, questa perla la più preziosa del suo monile, questo segno più singolare dell’amore che Iddio le porta: sì, lætamini omnes in Domino et confitemini memoriæ sanctificationis eius. – Ma questo gaudio, o Signori, diventerà senza dubbio più vivo e perfetto, quando voi seguendomi con intelletto d’amore nel ragionamento che m’accingo a tenervi, abbiate con me penetrato, per quanto è possibile alla debolezza dell’umana intelligenza, nelle profondità di tale mistero e ne abbiate compresa la sublime importanza: ragionamento che tutto si compendia e si basa in questa semplicissima proposizione: « Maria doveva essere Immacolata nella sua Concezione e lo fu realmente». Ma chi son io, o Gran Vergine, che ardisca oggi celebrare la più grande delle tue glorie? Deh! O Immacolata Maria, avvalora il mio spirito, purifica il mio cuore, rinfranca la mia lingua, perché meno indegnamente io possa far conoscere a questo popolo con quanta ragione vai Tu oggi cantando che Dio ti ha precinta di virtù ed ha posta immacolata la tua via: Deus præcinxit me virtute et posuit immaculatam viam meam.

II

Miseri figliuoli di Adamo! Vi è forse alcuno fra di essi che venendo al mondo possa dire: Io sono immacolato e puro? Nessuno. Discendenti tutti di un padre prevaricatore, tutti vengono al mondo privi di quella grazia primitiva, che al nostro padre era stata conferita, epperò disadorni di quanto solo varrebbe a renderli cari a Dio e meritevoli del paradiso, e in quella vece peccatori nel loro padre Adamo, figliuoli di ira e schiavi di satana, tali rimanendo fino a che le acque salutari del Santo Battesimo li abbiano con la divina grazia rigenerati. Ora, o Signori, a questa legge di morte, che pesa sulla nostra scaduta natura, dovrà pure andare soggetta Maria? Ah! io tremo per Lei. Alla fin fine ancor Ella è figliuola di Adamo, di quella schiatta medesima, alla quale apparteniamo noi, avente la vita da quella stessa potenza attiva, da cui ogni carne è ingenerata. È bensì vero che nella sua genealogia figurano dei grandi santi: vi sono i santi Patriarchi, quali un fedele Abramo, un obbediente Isacco, un forte Giacobbe, un casto Giuseppe; vi sono i santi re, quali un penitente Davide e un religioso Giosia; vi sono santi sacerdoti, santi profeti, santi condottieri di popolo; ma anche i santi sottostanno alla legge comune non diversamente dai colpevoli, e tutti da Adamo a Gioacchino venendo alla luce mormorano lo stesso lamento: Ecce enim in iniquitatibus conceptus sum, et in peccatis concepit me mater mea (Salm. L): “Ecco che io sono concepito nell’iniquità, e nel peccato mi concepì la madre mia”. Come dunque Maria sfuggirà all’invasione universale? Ma se vi ha da tremare per Maria riguardando alla sua natura interamente identica alla nostra, vi ha di che confortarsi considerando il culto eterno e perpetuo, di cui Dio stesso la volle onorata, e ripensando i sublimi destini, che si posano sul capo di Lei.  – Ed in vero di chi sono queste voci che risuonarono testé al nostro orecchio: « Il Signore mi ha posseduto fin dal principio delle sue vie, prima ancora di metter mano ad opera alcuna di creazione. “Dominus possedit me in initio viarum suarum, antequam quidquam faceret a principio”;dall’eternità io fui ordinata, dall’antichità più remota, prima ancora che fosse fatta la terra: Ab æterno ordinata sum et ex antiquis, antequam terra fieret.” Non erano ancora gli abissi ed io era già concepita, non scaturivano ancora i fonti delle acque, non posavano ancora i monti sulla gravitante lor mole, non erano ancor le colline, non scorrevano ancora i fiumi, e già io era nella mente divina. Quando dava ordine ai cieli Io gli era presente; e quando con certa legge chiudeva nei loro contini gli abissi, quando Egli lassù stabiliva l’aere e sospendeva le sorgenti delle acque; quando rissava i suoi confini al mare e gli ordinava che non ardisse di trapassarli, quando gettava le fondamenta della terra Io era con Lui, disponendo tutte le cose, e qual lusinghiera immagine gli scherzava continuamente dinnanzi: Cum eo eram cuncta componens et delectabar per singulos dies, ludem coram eo omni tempore (Prov. VIII)? Queste voci, o signori, son di Maria e ci mostra con esse quanto fosse cara a Dio prima ancora di nascere e qual posto occupasse nella sua niente e più ancora nel suo cuore da tutta l’eternità.

III

Ma ciò è poco, o Signori, perché se Iddio stesso fin dalle profondità degli anni eterni ha voluto prestare a Maria il culto della sua compiacenza e del suo amore, lungo il corso dei secoli ha poi voluto che Ella ricevesse il culto delle figure e dei vaticinii non meno del suo divin Figliuolo. Ed in vero l’albero della vita posto nel mezzo del Paradiso terrestre, da cui germogliavano frutti di benedizione e di salute; l’arca di Noè, in cui fu salvata la seconda generazione del mondo, la scala mistica di Giacobbe, che avendo i piedi sulla terra e nascondendo il capo tra le nubi valeva a congiungere la terra al cielo, non erano, tacite sì, ma pur magnifiche figure di Maria? E non erano figure di Maria il vello di Gedeone, il roveto di Mosè, la verga di Aronne, l’arca dell’alleanza, la torre di Davide, la fortezza di Gerusalemme? E figure di Maria non erano l’iride variopinta che, stesa in cielo, annunzia pace alla terra, l’aurora mattutina che sorge foriera di bel sole, e il cedro del Libano, e il cipresso del Sion, e la palma di Oades, e la rosa di Gerico, e il platano ombroso, e il cinnamomo, e il balsamo aromatizzante, e la mirra eletta spargente soavissima fragranza? E questa ardimentosa Debora, questa nobile Giuditta, che compiono la salvezza del loro popolo, questa vaga ed amabile Ester, che calma lo sdegno del potente Assuero e prepara ai suoi connazionali il ritorno alla patria non è forse la grande e potente Signora, che il genere umano redento invocherà un giorno con questo grido: “Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra?” – Indicata agli uomini con le figure, al pari del Redentore, Maria è agli uomini preannunziata per mezzo delle profezie. Da principio è Iddio stesso che l’annunzia: perciocché non appena i nostri progenitori hanno commesso il peccato per suggestione dell’infernale serpente, Iddio giustamente sdegnato, prima ancora di profferire la terribile sentenza di morte contro dell’uomo e della donna, si volge al serpente e lo maledice, dicendogli: “Porrò inimicizia tra te e la donna, tra il seme tuo e il seme di Lei, ed Ella ti schiaccerà il capo: Inimicitias ponam inter te et mulierem, inter semen tuum et semen illius: et ipsa, conteret caput tuum” (Gen. III). – In seguito è Davide, il suo antenato glorioso, il quale con un entusiasmo ineffabile canta la bellezza di Lei, che ha invaghito il Re dei re, la gloria che riceverà da tutti gli uomini del mondo e la maestà e potenza, a cui sarà elevata: «Ascolta, o figlia, e vedi, e piega il tuo orecchio, e dimentica il tuo popolo e la casa del padre tuo: Audi filia et vide, et inclina aurem tuam et obliviscere populum tuum et domum patris sui”;perchè il Re ha preso ad amare il tuo fulgore: quia concupiva rex speciem tuam.” E questo re è quel Dio, cui serviranno tutte le genti: omnes gentes servient ei; opperò tu vedrai le figlie di Tiro recarti i doni, e i maggiorenti della plebe ammirare estasiati il tuo volto: Et filiæ Tiri in muneribus: vultum tuum deprecabuntur omnes divites plebis. Infine come Regina te ne starai assisa alla destra del tuo divin Figlio, ammantata di oro e circondata di varietà: Astistit regina a dextris tuis investitu deaurato circumdata varietate » (Psalm, XLIV). – Di poi è Salomone che nel sublime Cantico dei cantici, mentre canta le glorie, le bellezze e i santi amori di Gesù Cristo, della Chiesa che Egli fonderà, e dell’anime di Lui innamorate, canta altresì le glorie, le bellezze e i santi amori di Maria, amica, colomba e diletta dello Sposo celeste. In seguito ancora, più da vicino alla redenzione del mondo, sono Isaia e Geremia, che dichiarano il segno per eccellenza che il Signore darà al mondo della sua bontà e del suo amore, una Vergine che concepirà e darà alla luce un Figlio, il cui nome sarà Emanuele, e la meraviglia al tutto nuova della Donna che, da sola e senz’altro concorso che quello della Virtù dell’Altissimo, diventerà Madre del sospirato Redentore. E infine dappertutto non solo tra il popolo di Dio, ma pure tra i popoli gentili e barbari, Maria è predetta ed aspettata come la gran Signora dell’universo, e da tutti anticipatamente riceve l’omaggio della più profonda venerazione, non solo dai cantici melodiosi dei poeti del Lazio, che invitano il Divino Infante, speranza del mondo, a riconoscere con un sorriso la Madre: Incipe, parve puer, risu cognoscer Matrem (Egl. IV), ma eziandio dalla fiera religione degli antichi Druidi, che nel fondo delle foreste della Gallia innalzano un altare Virgini parituræ: alla Vergine, da cui si aspettano un Figlio. Così, o Signori, Maria per volere di Dio, riceve prima ancora di esistere un culto eterno e perpetuo, culto che si perfezionerà dopo la sua esistenza, e durerà per tutti i secoli, giacche si avvererà letteralmente la parola profetica della Vergine stessa: « Ecco che mi chiameranno beata tutte quante le generazioni: Ex hoc beatam me dicent omnes generationes ». Ora io domando: se Maria fu oggetto della divina predilezione da tutta l’eternità, se Ella lungo il corso dei secoli è con tanta chiarezza figurata e vaticinata, sarà egli possibile che venga assoggettata ancor alla legge comune che gravita sulla nostra natura scaduta? Se così fosse, io mi arresterei sgomentato innanzi alla economia divina. No, io non saprei conciliare questa economia con quella santità e sapienza, che in Dio si trova. Perciocché sia pure che Iddio, immediatamente dopo la Concezione, santifichi Maria, vi rimarrebbe tuttavia un istante in cui Maria, priva della grazia, dovrebbe essere oggetto d’ira al suo Fattore, e nel quale perciò non dovrebbe ricevere il minimo ossequio. E allora Dio col suo culto eterno e perpetuo ordinato a Maria avrebbe cessato sia pur per un istante di essere quel Dio santo e sapiente, che Egli è, per amare il peccato e farlo oggetto della venerazione degli uomini? Ah, miei Signori, il solo pensiero di ciò non sarebbe un’onta somma al Dio sapientissimo e tre volte Santo? Il culto, adunque eterno e perpetuo, che Iddio volle per Maria, non mi lascia tremare per Lei: ma mi conforta e mi anima a sperare e credere ch’Ella vada esente alla legge dell’universale corruzione.

IV

Ma a ciò non mi anima e conforta meno il complesso dei sublimi destini, a cui è riservata Maria. Verrà giorno, o Signori, nel quale Maria, nella povera capanna di Betlemme dato alla luce il Divin Verbo incarnato, contemplandolo coi propri occhi, toccandolo con le proprie mani, serrandolo al proprio seno gli potrà dire con gioia immensa: « Egli è Dio ed Io sono la sua Madre. Il Padre celeste, che lo genera da tutta l’eternità nello splendore dei santi, non è maggiormente suo Padre di quello che Io, la quale lo generai in questa stalla, sia la sua Madre. Questo figlio riceve dal divin Padre la divina sostanza e la divina vita, riceve da me la sostanza e la vita umana, ed è un solo medesimo Figlio. L’unico Figlio di Dio è l’unigenito Figlio mio, il Figlio mio è Figlio di Dio. O Gesù Bambino, nato di Dio prima del tempo, nato da me da pochi momenti, Io sono la tua Madre, come l’Essere increato ed infinito è il tuo Padre ». Così, o Signori, potrà un giorno con la massima precisione parlare Maria. E per tal guisa Maria venendo ad aver comune col Padre celeste l’autorità e l’amore verso Gesù Cristo, sarebbe possibile che anche per un istante solo restasse sotto il dominio della colpa? Ah! per certo, dacché ancor essa è figliuola di Eva, non potrà mai pareggiare le grandezze di Dio, ma per non apparire indegna d’essere Madre di un Figlio divino non dovrà per lo meno assomigliare alla purità di Colui, che del Figlio divino è Padre? Tanto più, o Signori, perché se Maria diventando la Madre del Verbo incarnato potrà aver comuni col Padre celeste l’autorità e l’amore su di Lui, non accadrà già secondo la legge comune, ma bensì unicamente per opera dello Spirito Santo. Gabriele annunziando a Maria il gran mistero la ammaestrerà e la renderà sicura di ciò col dirle: « Lo Spirito Santo sopravverrà in te, e la virtù dell’Altissimo ti adombrerà: Spiritus sanctus superveniet in te, et virtus Altissimi obumbrabit tibi. » Se adunque Maria per tal guisa deve pur essere la mistica Sposa dello Spirito Santo, potrà essere che questi sopravvenendo in Lei abbia a dire: Costei un giorno fu mia nemica, e da Costei fui costretto un giorno volgere altrove lo sguardo, perché oggetto per me di ira e di abominazione? – Ma ciò non è tutto, che Maria doveva essere ancora la Madre del Divin Figlio. Non appena Ella nella cameretta di Nazaret avrebbe detta all’Angelo la gran parola aspettata da tanti secoli: « Ecco l’ancella del Signore, si faccia di me secondo quello che tu hai detto »: la seconda Persona della SS. Trinità avrebbe preso un corpo ed un’anima nel seno di Lei, e poiché a questo corpo e a quest’anima fin dal primo istante di loro esistenza avrebbe unito personalmente la sua divinità, perciò Maria fin da quell’istante sarebbe stata la sede dell’increata Sapienza, il Tabernacolo di Dio, il Santuario della Divinità. E così Maria, non esente dalla legge dell’universale corruzione, avrebbe somministrato al suo Divin Figlio, per la formazione del suo corpo, un sangue infetto? Così il Figlio di Dio si sarebbe fatto Figlio di Maria discendendo in un soggiorno già posseduto e deformato dal suo più crudele avversario? Ah che tutto ciò, o Signori, sarebbe indegno dell’onore di Dio, sia pure che questo Dio abbia voluto abbassarsi fino al punto da farsi uomo per amore degli uomini. Le sublimi relazioni pertanto, che Maria è destinata ad avere col divin Padre, col Divin Figlio, col divino Spirito fanno ancor esse sperare e credere che Ella non sottostia alla legge, che gravita su tutta quanta l’umanità.

V

Ma vi è altro ancora. Maria Madre di Gesù Cristo Redentore del mondo, deve per Lui e con Lui essere la Corredentrice del genere umano. Costituita l’aiuto del secondo Adamo, Ella, seconda Eva, deve sulla vetta del Calvario immolando il suo divin Figlio e se stessa all’Eterno Padre, cooperare con Gesù Cristo ad abbattere il regno di satana schiacciandogli il capo superbo. E sarà possibile che questa Nemica capitale ed officiale di satana sia anche per un solo istante sua amica? che anche per un istante solo porti sopra di sé il suo carattere ed il suo giogo e sia sua miserabile schiava? E compiuto che Ella avrà il grande ufficio di Corredentrice vi sarà un giorno, in cui il suo divin Figlio dall’alto dei cieli, dove sarà salito, piegando a Lei lo sguardo le dirà: « Il tempo della vita mortale è compiuto: son cessate le pene, deve cominciare il gaudio; sorgi adunque o mia amata; vieni e sarai coronata: Jam hiems transiti, imber abiti etrecessit: surge, amica mea, et veni: coronaberis » (Cant. II e IV). E a questo dolcissimo invito Maria si leverà dalla tomba senza che il dente della morte abbia potuto ingenerare nella sua candida spoglia la corruzione. Gesù Cristo le si farà incontro, e ponendole la mano sinistra sotto il capo e circondandola con la destra in casto amplesso, la condurrà nel regno celeste. E superate appena le porte eternali volgendosi agli Spiriti angelici: “Ossequiatela, griderà, Ella è la vostra Regina. Non è soltanto la Regina dei patriarchi e dei profeti: non è soltanto la Regina degli apostoli e dei martiri; non è soltanto la Regina dei confessori e dei vergini, non è soltanto la Regina della terra, ma è altresì la Regina del Cielo. Benché inferiore a voi per natura, è a voi mille volte superiore per la gloria, a cui io l’ho destinata. Inchinatevi adunque e veneratela”. – E se Maria non andasse esente dalla macchia del peccato di origine, dovrebbero perciò gli Angeli del cielo inchinarsi davanti a chi è stata un giorno in potere di satana, che essi hanno vinto e cacciato nel profondo inferno? Non potrebbero essi allora levare contro di Cristo questo lamento: « Signore, voi ad operare la redenzione del mondo avete preferito la natura umana alla natura angelica e per di più ci avete comandato di adorarla in Voi: e noi le rendemmo questo ossequio allorché il Padre vostro squarciando il velo del futuro ce l’ha mostrata tutta coperta di obbrobrii, lacera ed insanguinata. Ma sebbene ridotta a tale per cagion del peccato che le pesava sopra, Ella era tuttavia Immacolata, perche Voi fattovi uomo non conosceste mai che fosse il peccato. Ed ora volete che noi c’inchiniamo dinnanzi ad una donna, che sebbene madre vostra, è stata tuttavia imbrattata dalla colpa, noi che siamo usciti purissimi dalla bocca dell’Altissimo e purissimi siamo sempre rimasti? Perché dunque volete da noi questa strana umiliazione? Ch’Ella sia Regina dei patriarchi, dei profeti, degli apostoli, dei martiri, dei confessori, dei vergini, dei santi tutti, il comprendiamo: alla fin fine tutti questi santi furono uomini come Lei soggetti alla legge del peccato. Ma ch’Ella sia Regina nostra, o Signore, noi possiamo conciliare con la vostra sapienza e con la vostra giustizia? » Così certamente in quel dì potrebbero lamentarsi gli Angeli, se Maria non fosse Immacolata fin dal primo istante di sua esistenza. – Finalmente, o Signori, Maria è destinata ad essere in cielo il trofeo più grande della Redenzione di Cristo. Poiché Ella è Madre del Redentore, Gesù Cristo deve dimostrare in Lei per tutti i secoli eterni fin dove poteva giungere l’efficacia della sua Incarnazione riparatrice. Certamente tutte le anime da Gesù Cristo salvate mostreranno per sempre la sua potenza. È Egli, che con la sua passione e morte ha vinto satana nelle anime non appena venute alla luce del mondo, sono state presentate a ricevere il Sacramento di rigenerazione. Ma ciò non è ancor tutto, perciocché satana è rimasto ancora padrone di esse fin oltre al loro nascimento. Più in là adunque deve spingersi senza dubbio la potenza redentrice di Cristo. Davide, suo antenato secondo la carne, a ciò lo invita dicendogli: ” Cingi ai tuoi fianchi la spada: con la tua speciosità e bellezza va innanzi e fa vedere che sei Re, e non arrestarti fino a che i tuoi nemici siano divenuti lo sgabello dei tuoi piedi  “. E Gesù aderirà al profetico invito. Armato della sua grazia e della sua croce vincerà il demonio anche nel punto del nascere umano. E Geremia il gran profeta della Passione, verisimilmente S. Giuseppe suo custode, incontestabilmente S. Giovanni Battista, mondati e santificati nel seno della madre prima di venire alla luce del mondo, canteranno in eterno un inno di gloria al grande vincitore di Lucifero. – Tuttavia il trionfo di Cristo non è ancora compiuto, perché satana resta ancor padrone di un momento della vita umana, del momento cioè della concezione. Bisogna dunque che di Cristo si possa cantare: « Domini est terra et plenitudo eius. Del Signore è la terra, la terra e la sua pienezza. » E Gesù Cristo nella sua marcia trionfale non farà ancora questo passo, e non andrà a guadagnare e strappare dal dominio di satana anche il punto del concepimento umano? E potendo Egli ottenere questa completa vittoria e giudicando bene di ottenerla per una persona sola non sarà Maria, la Madre sua, che Creatura privilegiata ne avrà il vantaggio onde Ella, Regina del Cielo e della terra, possa celebrare in eterno la possanza del Figliuol suo?

VI

Signori, voi lo vedete, le destinazioni altissime cui è riservata Maria, non ci lasciano tremare sulla sua sorte, ma ci fanno ben credere e sperare che Ella esente dalla legge dell’universal corruzione, comparisca sulla terra fin dal primo istante della sua Concezione al tutto Immacolata. E se le nostre speranze e le nostre credenze sono conformi alla realtà, allora non avremo che ad esclamare anche qui: ” Il Signore bene omnia fecit! ” Allora il culto eterno e perpetuo, di cui Iddio ha voluto onorata Maria, farà splendere la divina Santità e la divina Sapienza; allora l’Eterno Padre nell’atto generatore del suo Divin Figlio avrà una compagna non indegna di sé; lo Spirito Santo celebrerà con Lei delle nozze lietissime, perché scevre di ogni rimembranza amara, e il divin Verbo discendendo quaggiù per la salute degli uomini, troverà in Lei un degno abitacolo alla sua Divinità; allora satana non potrà avere su di Lei il minimo vanto; gli Angeli del Cielo, tutt’altro che umiliarsi nel riverirla come loro Regina, saranno altamente onorati, ed al trionfo finale della Redenzione di Cristo non mancherà più nulla. Tutto sarà ammirabile, tutto sarà perfetto: e Maria fin dal primo istante di sua esistenza potrà sciogliere il suo labbro al suo Magnificat, perché così il Signore l’ha precinta di virtù ed ha posta immacolata la sua via: « Deus precinxit me virtute et posuit immaculatan viam meam. » – Se non che, Signori, che cosa è delle nostre credenze e dello nostre speranze, appoggiate alle nostre considerazioni? Ah viva Dio! esse sono una stupenda realtà! La Chiesa, Maestra infallibile delle genti, ha fatto intendere la sua voce e per mezzo del suo augustissimo Capo ha pronunziato questo magnifico decreto dogmatico : « A gloria della SS. Trinità, Padre, Figliuolo e Spirito Santo, coll’autorità di Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, decretiamo e definiamo che la dottrina affermante che la beatissima Vergine Maria, per singolar grazia e privilegio di Dio onnipotente ed in vista dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, fu preservata immune da Ogni macchia dell’originale peccato, è dottrina da Dio rivelata, e per conseguenza da essere creduta con fermezza e costanza da tutti i fedeli ». Dunque non più alcun dubbio. La Chiesa insegna e proclama al mondo intero, che Maria nell’istante stesso in cui per l’infusione di un’anima ragionevole divenne una persona, ricevette l’efficacia della redenzione, e perciò. a differenza di tutti gli altri figliuoli di Adamo, possedette una natura innocente e piena di grazia. È bensì vero che la definizione che impone questa dottrina alla nostra fede, è una definizione nuova, ma la verità di tale dottrina fu creduta sempre e dappertutto: se così non fosse stato, la Chiesa avrebbe in eterno fatto silenzio sopra un tale mistero; perciocché il Magistero della Chiesa non si esercita nell’introdurre nuove verità da credere, ma nel conservare accuratamente e nello svolgere con prudenza le verità, che a lei sono pervenute dalla divina Rivelazione, la quale con Cristo ha avuto il suo compimento perfetto. Che se la Chiesa ha aspettato insino alla metà del secolo passato a porre un definitivo suggello a tale credenza, non fu altrimenti se non per accrescere maggiormente la gloria della Madre di Dio. – Durante il volgere dei secoli doveva pure svilupparsi gradatamente la pietà dei fedeli verso di Lei fino a professare non solo di moto proprio una verità per la Vergine sì onorifica, ma a far voti e preghiere insistenti all’Apostolica Sede, perché più non tardasse a proclamarla dogma di fede. Durante il volgere dei secoli, trattandosi di una verità non ancor defluita, doveva pur sorgere taluno dei cattolici a contrastarla, perché così nelle discussioni della scuola mille ingegni si levassero con instancabile studio a ricavarne le prove nei santi libri, a illustrarle con le testimonianze dei Santi Padri, a confermarle coi lumi stessi della ragion teologica, e per tal guisa apparissero alla luce del mondo migliaia di scritti, di dissertazioni, di elogi ad onore della Vergine, e dappertutto si prendesse a parlare di Lei sulle cattedre, e sui pergami, e nelle accademie. Durante il volgere dei secoli dovevasi alle prove della dottrina aggiungere la prova dei fatti, ed alla Vergine creduta del tutto Immacolata nella sua Concezione innalzarsi per ogni dove chiese, cappelle ed altari; di Lei con bella gara tra gli artefici dipingersi quadri, scolpirsi statue, coniarsi medaglie: dal suo nome fondarsi confraternite, congregazioni ed oratorii; nelle celebri università di Parigi, di Lovanio, di Salamanca e di Vienna obbligarsi tutti, sotto pena di non conseguire la laurea del dottorato, a professare il suo gran privilegio, e i prodi cavalieri di S. Giacomo, di Calatrava e di Alcantara, in mezzo al tempio di Dio, al suon delle belliche trombe, sguainare le spade e con solenne giuramento dirsi pronti a difenderlo insino al sangue. – Durante il volgere dei secoli infine doveva prepararsi quella solenne petizione, per cui le corti più splendide e più potenti, e quella di Spagna la Cattolica sotto Filippo IV, e quella di Francia la Cristianissima sotto Luigi il grande, e quella d’Austria l’Apostolica sotto Leopoldo I, e quelle di Portogallo, di Polonia, di Baviera, di Lorena e di pressocché tutti gli altri regni di Europa, facendo salire la loro voce insino a questi ultimi tempi e congiungendola a quella dei Vescovi e dei popoli cristiani di tutte le parti del mondo, si elevasse alla Cattedra di S. Pietro quel grido unanime, che valeva ad ottenere la solenne definizione della grande verità da tutti creduta. – Quando pertanto i tempi furono maturi e Dio ebbe tratto dal seno della sua provvidenza quel gran Pontefice secondo il suo cuore, che da tutta l’eternità aveva destinato ad essere il Pontefice dell’Immacolata, la Chiesa per mezzo di Lui pronunziò finalmente la gran parola, che acquetando le sante brame dei credenti suscitò dappertutto un giubilo così entusiastico da non aver altro a pari, se non quello che suscitavasi nella Chiesa di Efeso, allorché si definiva la Divina Maternità di Maria, con questo divario però, che allora il popolo cristiano si allietava per essere stato così rimosso un pericolo alla sua fede con la condanna dell’empio Nestorio, mentre invece nella definizione dell’Immacolato Concepimento allietavasi per un fatto ingenerato dall’esuberanza della fede.

VII

Maria adunque, o Signori, è Immacolata. Ecco l’eccelso privilegio, che qual singolare guadagno del preziosissimo sangue di Gesù Cristo a Lui permette di dire rivolto a Maria: « Tu sei tutta bella e non v i ha macchia in te: Tota pulchra es, et macula non est in te. » La mia morte te ne ha preservata, il mio sangue ti ha circondato come un mare insuperabile; il nemico tenuto a distanza non ha neppure potuto gettare sopra di te il suo soffio. Maria è Immacolata, ed ecco l’eccelso privilegio, che come totale vittoria della passione dolorosissima di Gesù Cristo lo andava sollevando dalle sue atrocissime pene e lo riempiva eziandio di ineffabile gioia in mezzo allo stesso patire. Maria è Immacolata, ecco l’eccelso privilegio, che pone Maria al di sopra di tutti gli uomini anche i più santi e di tutti gli Angeli del Paradiso anche i più puri, essendo che, la grazia, che Maria ha ricevuto nella sua concezione, è di gran lunga superiore a quella concessa a tutti i Santi e a tutti gli Angeli. Maria è Immacolata! Ecco l’eccelso privilegio che costituisce la perla più preziosa del suo monile di sposa, la gemma più splendida della sua corona di Regina, il segno più luminoso dell’amore che Iddio le porta. Maria è Immacolata! Ecco l’eccelso privilegio, che la Vergine stessa quattro anni dopo, dacché le era stato solennemente definito, si faceva a proclamare alla contadinella di Lourdes, apparendole sulla roccia di Massabielle e dicendole: « Io sono l’Immacolata Concezione. » – Maria è Immacolata! Ecco infine l’eccelso privilegio che Genova, città di Maria SS. e il mondo tutto, secondando la provvidenziale proposta del piissimo sacerdote Rivara (Di dar una lira per il tempio e conseguire il benefizio di dodici messe quotidiane in perpetuo), ha voluto celebrare con l’arte, innalzando ed abbellendo tuttora questo tempio, in cui l’architettura, la scultura, la pittura e la musica, disposte mirabilmente insieme sotto lo sguardo intelligente ed amoroso del suo primo zelantissimo Pastore (il non mai abbastanza lodato e compianto Mons. Giovan Battista Lanata), gareggiano nel cantare le lodi di Colei che, come Immacolata, è delle arti la ispiratrice più feconda e più pura. O Maria, o Maria, come si allieta il cuor nostro nel salutarvi tutta bella e Immacolata: « Tota pulchra es Maria et macula originalis non est in te ». Per l’eccelso privilegio del vostro immacolato concepimento voi siete la gloria di Sion, l’allegrezza d’Israele, l’onore del popolo nostro: “Tu gloria Jerusalem, tu lætitia Jsrael, tu honorificentia populi nostri.” Per questo privilegio voi siete la grande avvocata, che riconciliate Iddio con le anime peccatrici: ” Tu advocata peccatorum. ” O Maria, o Maria: per questo privilegio voi siete la Vergine più prudente e la più pietosa fra le madri: Virgo prudentissima, mater clementissima.” – Per questo privilegio voi potete con singolar efficacia presentare al vostro divin Figlio le vostre preghiere per noi. Fatelo adunque, specialmente in questo dì a voi sacro : ora prò nobis, intercede prò nobis ad Dominum Jesum Christum.