CONVERSANDO CON UN “FIGLIO DELLA VEDOVA”

CONVERSANDO CON UN “FIGLIO DELLA VEDOVA”

[Da: F. Bellegrandi: “Nichita Roncalli, controvita di un papa”  pag. 61- 62]

… Il conte Sella stava riordinando alcune carte sul basso tavolino davanti a sé. Il tramonto irrompeva dal Monte Mario a indorare gli scaffali di noce gremiti di antichi volumi dalle costolature di pergamena, e i raggi rossastri del sole, filtrando tra le tende appena mosse dalla brezza serale, animavano i ritratti degli antenati che guardavano severi, dalle pareti, quel loro erudito discendente, seduto in una poltrona, davanti a me. Poi, il conte, alzando il viso e fissandomi con le sue iridi grigie, prese a parlare: “… Nel settembre del 1958, all’incirca sette, otto giorni prima del Conclave, mi trovavo ne santuario di Oropa, a uno dei consueti pranzi del gruppo di Attilio Botto, industriale biellse che amava riunire intorno a sé competenti di vari rami, per discutere su diversi problemi. Quel giorno era invitato un personaggio che conoscevo come un’altà autorità massonica in contatto con il Vaticano. Costui mi disse, riaccompagnandomi a casa in automobile, che “… il prossimo Papa non sarebbe stato Siri, come si mormorava in alcuni circoli romani, perché era un Cardinale troppo autoritario. Sarebbe stato eletto un papa di conciliazione. È già stato scelto il patriarca di Venezia Roncalli”. Replicai sorpreso: “scelto da chi? – “Dai nostri massoni rappresentati nel Conclave”, mi rispose serenamente il mio cortese accompagnatore. Al che mi venne detto: “Ci sono massoni nel Conclave?” “Certo! … – mi sentii rispondere – “la Chiesa è in nostre mani”. Incalzai interdetto: “Allora chi è che comanda nella Chiesa?” Dopo un breve silenzio, la voce del mio accompagnatore scandì precisa: “Nessuno può dire dove sono i vertici. I vertici sono occulti”. – Il conte Sella il giorno dopo trascrisse in un documento ufficiale che oggi è conservato nella cassaforte di un notaio, il nome ed il cognome di quel personaggio e la sua stupefacente dichiarazione completa dell’anno, del mese, del giorno e dell’ora. Che di lì a pochi giorni si rivelò assolutamente esatta! …

[cfr. L’incredibile storia/exsurgatdeus.org].

N.B. Il libro di F. Bellegrandi narra l’episodio qui riportato. Per il resto il libro racconta la vita del massone 33° Roncalli, considerandolo erroneamente ed ereticamente Papa della Chiesa Cattolica, il che è assolutamente contrario a tutte le definizioni magisteriali e canoniche, … proprio in base all’episodio riferito, … quindi eresia palese!

GREORIO XVII – IL MAGISTERO IMPEDITO: “la comunità”.

LA COMUNITÀ

[«Renovatio», IV (1969), fasc. 2, pp. 189-190.]

 La Chiesa è una comunità. Non ci può essere dubbio. Ma è una comunità speciale, caratterizzata dalle sue quattro note: unità, santità, cattolicità, apostolicità. Chi negasse queste note, parzialmente o totalmente, sarebbe, senza discussione alcuna, nella eresia. – Le quattro note esprimono di per sé (come è direttamente affermato nei documenti ecclesiastici) la visibilità e il carattere gerarchico, definito nei suoi gradi e nelle sue attribuzioni. E difficile o più raro che qualcuno neghi esplicitamente le quattro note della Chiesa. Più spesso si comincia da un’altra parte. Si comincia cioè dalla «comunità», interpretata, più o meno sussurrando, ad un certo modo. Ma dove si vuole arrivare? Ecco. Lo sappiamo da una serie di pubblicazioni. – Si vuol affermare che la Chiesa è peccatrice e che in tutta questa faccenda c’entra lo Spirito Santo; che la Chiesa non ha un corpo visibile (ripresa di un concetto nettamente gnostico); che non ha una struttura istituzionale visibile e storica; che non esiste una unità dell’ordine divino ed umano nel Cristo in quanto egli non ha avuto un corpo reale dalla Vergine madre (ritorna la vecchia idea gnostica). Si tratta insomma di abolire la Chiesa. – Naturalmente non sempre da tutti, subito e chiaramente, si dicono queste cose. Si va cauti. Si dice di ridurre il diritto canonico, magari ad una serie di semplici fervorini, di trovare una gestione più semplice e popolare dell’autorità, di restringere la potestà del Romano Pontefice. Tutto questo è solo la copertura di un disegno più ampio. Ma lo strumento, più facilmente utile al sopraddetto disegno, è rappresentato dalla confusione e dalla mitizzazione del concetto di «comunità». Anche perché di questa si può fare un esperimento pratico, prima ancora di enunciarne la teoria e gli scopi ultimi, riuscendo ad ingaggiare persino quelli che, davanti agli scopi ultimi, distruttivi, si troverebbero in imbarazzo gravissimo di coscienza. – Lo strumento «comunità», inteso come sopra, funziona in questo modo. Si comincia col voler assemblee; poi, se non si incontrano reazioni, si inizia a dare a delle assemblee, comunque convocate e composte, una funzione a scopo purificatore (si dice, ma non è vero) di critica e giudizio su tutto quello che fa la Chiesa. Se il gioco riesce, si tenta di trasferire ogni potere dalla Chiesa gerarchica a questa comunità di base, ossia ad un regime semplicemente assembleare. Se questo stile (dimenticando tutto il Vangelo e la sua carità) attecchisse, il gioco sarebbe fatto. Dio non permetterà, oltre un certo limite. – Lo scopo di questo breve scritto è quello di avvertire come cose, a prima vista poco preoccupanti, siano in realtà nella scia, consapevolmente od inconsapevolmente, di finalità più grandi, più lontane e più oscure. Il pericolo più grave si ha quando la manifestazione del male non è netta ed affulgente, ma, stemperando colori e luci, diventa coperta e non eccita la difesa. I piani strategici di distruzione sono nella mente di pochi generali d’esercito. I fantaccini hanno questa caratteristica: di non conoscere in genere i piani strategici, ma di eseguirli. Forse inconsapevoli di agire in direzioni errate. – La parola «comunità» esprime per sé qualcosa di venerabile, se bene intesa. Essa può rifrangersi in tante iniziative particolari, le quali non indeboliscono la struttura ecclesiale, anzi la corroborano. Il pericolo è quando della sua onestà qualcuno si serve per nascondere altro. – II taglio deve essere netto. Gesù Cristo e la Sua Chiesa, così come Lui l’ha voluta, non si possono separare. Insieme si accettano, insieme si respingono.