SAN BENEDETTO – 21 Marzo

Iddio dunque fece sorgere allora un uomo degno dell’eterna gratitudine de’ secoli, un uomo che salvò i monumenti del genio antico, e conservò la preziosa scintilla della scienza; un uomo che fu il Patriarca della vita religiosa in Occidente, o che diede almeno una forma ordinata e perfetta a quella spettabile e benefica istituzione: quest’uomo fu San Benedetto. – Egli, il padre dell’Europa incivilita, nacque verso l’anno 480 a Norcia, città episcopale del Ducato di Spoleto in Italia. Appena fu in grado di applicarsi alle scienze, i suoi genitori lo avviarono alle scuole pubbliche di Roma. L’angelico giovinetto, temendo che il mal esempio di tanti giovani giungesse a guastarlo, risolse di allontanarsi; parti perciò da Roma e si ritirò nel deserto di Subiaco, ove una caverna umida e bassa gli servì di abitazione. Il demonio ve lo segui, e lo tentò un giorno con tanta violenza che, per respingere il suo assalto, il servo di Dio dovette rotolarsi per mezzo le spine; né desisté, finché il suo corpo non fu tutto lacerato. Le piaghe che gliene derivarono, estinsero in lui le impure fiamme della concupiscenza, di cui non più mai ebbe a provare gli stimoli funesti. – Frattanto la fama della sua santità si divulgò di giorno in giorno, e crebbe a tal segno, che gran numero di discepoli accorsero a lui da tutte le parti; sicché in capo a qualche tempo fondò dodici monasteri, in ciascuno de’quali pose dodici religiosi con un superiore. Tra quei nuovi figli della penitenza si annoveravano Mauro e Placido, ambedue figli di Senatori, ed inoltre parecchi altri personaggi non meno illustri. Benedetto lasciò ben presto il deserto di Subiaco, per ritirarsi a Monte Cassino nel regno di Napoli. Colà continuava a sussistere un antico tempio e un bosco consacrato ad Apollo, che aveva tuttora in quel luogo buon numero di adoratori. Quegli avanzi d’idolatria infiammarono lo zelo del servo di Dio; egli predicò il Vangelo, e per la virtù riunita de’ suoi sermoni e de’ suoi miracoli, operò stupende conversioni. – Padrone del terreno, infranse l’idolo ed arse il bosco, e avendo in seguito demolito il tempio, innalzò sopra le sue rovine due Oratorii o Cappelle, sotto l’invocazione di S. Giovanni Battista e di San Martino. Tale fu l’origine del celebre monastero di Monte Cassino, di cui Benedetto gettò le fondamenta nel 527, in età di quarantotto anni. – A Monte Cassino compilò San Benedetto la sua Regola, e fondò l’Ordine per sempre illustre de’ Benedettini. Iddio, che lo aveva eletto come un altro Mosè per condurre un popolo eletto nella vera Terra promessa, autenticò la sua missione con miracoli e con profezie. Un giorno, alla presenza di una moltitudine di popolo, ei risuscitò un novizio, ch’era rimasto schiacciato sotto un muro. – Totila, re de’ Goti, che in allora dominava Italia, restò grandemente meravigliato dalle cose prodigiose che gli vennero narrate di S. Benedetto; e bramoso di accertarsi se egli fosse veramente quale gli era stato dipinto, mandò ad avvisarlo che lo sarebbe andato a visitare. Ma poi invece di andarvi in persona gl’inviò un suo officiale di nome Riggone, che aveva fatto vestire de’ propri abiti, e a cui aveva dato un corteggio di tre de’ primi signori della sua nazione con un seguito numeroso. Il Santo che stava in quel momento seduto, non appena lo ebbe scorto, gli disse : « Figlio mio, dimetti codesto abito, perchè non ti conviene». Riggone spaventato e confuso, per aver preteso d’ingannare quel grand’uomo, si prostrò ai suoi piedi con tutti i suoi compagni. – Al suo ritorno ei raccontò al re quanto gli era accaduto; e Totila andò allora da se stesso a visitare il servo di Dio. Giunto al suo cospetto si prostrò a terra, rimanendo in quella attitudine finché Benedetto non lo rialzò. Ma fu ben più sorpreso, quando il Santo gli disse queste parole: «Tu fai molto male, e prevedo che ne farai anche di più; tu prenderai Roma, passerai il mare, e regnerai nove anni; ma tu morrai nel decimo, e sarai citato al tribunale del Giudice giusto, per rendergli conto delle tue opere». – Tutti i punti di questa predizione furono verificati dall’evento: San Benedetto pure morì l’anno dopo che aveva ricevuto la visita di Totila. Essendogli stata rivelata l’ora di sua morte, l’annunziò a’ suoi discepoli, a’quali ordinò di preparargli la fossa. Scavata questa, fu assalito dalla febbre; al sesto giorno domandò di essere portato in Chiesa per ricevervi la santa Eucaristia; diede in seguito alcuni ammaestramenti ai suoi discepoli, poi sorreggendosi ad uno di loro, pregò in piedi colle mani sollevate al Cielo e rese tranquillamente l’anima. Ciò accadde nel giorno di sabbato 21 marzo 543, essendo il glorioso Patriarca in età di sessantatre anni, ed avendone passati quattordici a Monte Cassino. – S. Benedetto fu grande per le sue virtù, ma non fu meno per le sue opere. Grande, per le sue virtù: e tale lo abbiamo veduto nella sua vita umile, penitente e miracolosa. Grande per le opere sue: e la più bella, quella cioè che manifesta l’uomo straordinario e il Santo pieno della sapienza sovrumana, è la sua Regola, la quale ha sempre formato l’ammirazione di quelli che la conobbero. Il Pontefice San Gregorio Magno la chiama eminente in sapienza, in discrezione e in gravità, ed ammirabile in carità; molti Concili l’hanno pure chiamata santa. Il celebre Cosimo de’ Medici e parecchi altri legislatori la leggevano sovente con diletto, e la riguardavano come una miniera fecondissima di massime tutte proprie a dirigere l’uomo nell’arte di ben governare. Eccone qualche tratto. – Il Santo Fondatore comincia dallo stabilire che si riceva nel suo Ordine ogni classe di persone, senza distinzione veruna: fanciulli, adolescenti, adulti, poveri, ricchi, nobili, plebei, servi, liberi, dotti, ignoranti, laici ed ecclesiastici. Per ammirare quanto si conviene la profonda saviezza di questo primo articolo, è mestieri ricondursi alle circostanze, nelle quali Benedetto gettò i fondamenti del suo Ordine. – Un diluvio di Barbari inondava l’Europa; tutto il vecchio mondo cadeva in frantumi sotto i colpi de’ vincitori. L’Ordine di San Benedetto fu pertanto come una nuova arca di Noè, aperta a tutti quelli che avevano bisogno di salvarsi. Si può dire con certezza che questa nuova arca portava, al pari dell’antica, le primizie d’un nuovo mondo; in essa cercarono asilo le tradizioni delle scienze e delle arti; di quà uscirono gl’instancabili operai, che indi a poco dirozzarono buona parte dell’Europa e la trassero dalla barbarie. – I Religiosi di San Benedetto si alzavano a due ore del mattino; e l’Abate stesso doveva suonare la chiamata. Dopo Mattutino essi si occupavano fino al far del giorno nella lettura e nella meditazione. Dalle sei fino alle dieci antimeridiane lavoravano, quindi andavano a mensa. Non vi erano digiuni da Pasqua fino a Pentecoste, ma dalla Pentecoste fino al 13 di settembre digiunavasi il mercoledì e il venerdì, e quotidianamente dal 13 settembre fino a Pasqua. – Era perpetua l’astinenza dalla carne, da quella almeno d’animali quadrupedi. Parchi nel loro nutrimento, i Religiosi di San Benedetto erano modestissimi anche nelle vesti. Nei climi temperati portavano una cocolla, una tonaca e uno scapolare. La cocolla era una specie di cappuccio che si ripiegava sulla testa, affine di preservarsi dagli ardori del sole e da’ rigori dell’inverno. La tunica era l’abito di sotto, lo scapolare l’abito di sopra in tempo di lavoro; dopo il lavoro gli sostituivano la cocolla, che portavano pel resto del giorno. – Tutte le loro vesti erano di lana del più ordinario tessuto e del minor costo. Per togliere ogni oggetto di proprietà, l’Abate somministrava ad ogni Religioso il suo poco necessario, vale a dire, oltre le vesti di ciascuno, una pezzuola, un coltello, un ago, un punzone per iscrivere, e delle tavolette. – Il letto consisteva in una stuoia, o pagliericcio, fornito soltanto di un lenzuolo di sargia, di una coperta e di un capezzale. – Si raccoglie dalle antiche pitture, che la veste de’ primi Benedettini era bianca e lo scapolare nero. Alfine di essere ognor pronti ad alzarsi per il coro, essi dormivano vestiti. – Parlavano raramente e ricevevano i forestieri con molta cordialità e rispetto. Erano questi primieramente condotti all’Oratorio, perché vi facessero una breve preghiera, in seguito venivano introdotti nella stanza degli ospiti, ove era lor fatta una qualche lettura, e quindi ne ricevevano ogni maniera di cordiali sollecitudini. L’Abate porgeva ad essi da lavarsi e sedeva a mensa in loro compagnia: ma niuno con quelli s’intratteneva, tranne i Religiosi destinati a riceverli. Gli aspiranti che si presentavano per essere accolli nel monastero, non erano ammessi che dopo aver sostenuto molteplici prove, e non si accettavano che dopo un anno di perseveranza. Il novizio scriveva le sue obbligazioni di proprio pugno e le deponeva sopra l’altare; e se possedeva delle sostanze ei le distribuiva ai poveri o ad un monastero; dopo di che era rivestito degli abiti religiosi, ed erano conservanti i suoi onde restituirglieli, se per avventura avesse voluto abbandonare il chiostro. – La vita de’ Benedettini era divisa tra la preghiera, il lavoro materiale e l’intellettuale. Munito a vicenda della scure, della vanga, della falce e del martello, il Benedettino era taglialegna, agricoltore, muratore e architetto; abbatteva ampie foreste, donava alla coltura vastissimi tratti di terreno infruttifero, che ben tosto divenivano fertili per le savie sue cure, fabbricava in fondo a solitarie valli o in luoghi amenissimi per salubrità e per sito quelle abitazioni, la cui solidità, estensione e ordinata disposizione di parti formano tuttora l’universale meraviglia. – A lui l’Alemagna, la Francia, l’Inghilterra e una gran parte dell’Europa vanno debitrici della civiltà materiale di cui godono da tanti secoli. – Mentre il Benedettino agricoltore bagnava de’ suoi sudori il suolo coperto di rovine e di boscaglie, il suo confratello, il Benedettino erudito, chiuso nel suo Scrittoio (Scriptorium – In ogni monastero era uno Scriptorium), diradava le tenebre dell’ignoranza e della barbarie, e legava ai secoli futuri le dottrine dei secoli passati. In quell’Ordine dotto gli scrittoi costituivano una delle più importanti parti di ciascun monastero. Erano questi ampie sale costruite di pietra, regolari e ben centinate per salvarle dagl’incendi. Quivi sopra pile di Leggìi di varie dimensioni ed in bell’ordine disposti si vedevano collocati i manoscritti delle opere antiche, e ciascuno di questi era attaccato ad una catena di ferro saldamente infissa al Leggio medesimo. E quasi che una tale precauzione non fosse bastante, un’altra più infrangibile catena, vale a dire, la scomunica, li teneva immobili al loro posto. Sì, quei Papi, quei Vescovi, quel Clero cattolico, che oggi son calunniati quasi fossero nemici dei lumi, avevano proibito, sotto pena di scomunica, di trasportare da un Leggio all’altro quei preziosi manoscritti. In fatti un manoscritto poteva essere, per esempio l’unico, o quasi l’unico a quei tempi conosciuto; donde 1’esser mutato di posto o il venir trasportato altrove poteva esporlo a perire o ad essere guasto, e il danno sarebbe stato irreparabile. Ora il Benedettino passava la vita davanti a quel Leggio. Che più? qualche volta la vita d’un Religioso non era bastante per trascrivere. schiarire, mettere in ordine un’opera sola. Il Benedettino morente lasciava in legato il suo posto e il suo punzone a un fratello; questi proseguiva il lavoro incominciato, e questa vita succeduta ad un’altra, queste intelligenze che si continuavano, e si fondevano per così dire in una sola, hanno in tal guisa conservato al mondo moderno quei capolavori che noi possiamo bensì ammirare, ma che non varremo giammai a riprodurre. – I Benedettini non custodirono soltanto i libri depositari della scienza, ma furono inoltre gli apostoli d’una gran parte dell’Europa. – L’Inghilterra, la Frisia, la Germania vanno loro debitrici della fede; e noi ne parleremo in seguito. Finalmente suscitati da Dio per salvare le reliquie del mondo antico e per preparare un mondo nuovo si diffusero dappertutto con tale rapidità, dimodoché si può osservare che sotto il doppio rapporto materiale e intellettuale l’Europa è figlia de’ Benedettini. In breve non vi fu provincia, ove la Regola di San Benedetto non fosse conosciuta. I monasteri di quest’Ordine erano cotanto numerosi nel 1336, che il pontefice Benedetto XII li divise in trentasette provincie, segnando regni interi sotto una sola provincia, come la Danimarca, la Boemia, la Scozia, la Svezia, ecc. Il che mostra l’amplissima propagazione di quell’Ordine e la quantità prodigiosa dei suoi monasteri. Ma ecco alcun che più ancora meraviglioso. – Papa Giovanni XXII, che fu eletto nel 1316, e che morì nel 1334, trovò, dopo un’accurata indagine da lui ordinata, che dalla prima istituzione quest’Ordine aveva dato ventiquattro Pontefici, circa duecento Cardinali, settemila Arcivescovi, quindicimila Vescovi, quindicimila Abati insigni, la cui conferma appartiene alla Santa Sede, più di quarantamila tra Santi e Beati, cinquemila cinquecento de’quali furono monaci di Monte Cassino e vi ebbero sepoltura. – Una delle più belle conquiste dell’Ordine di San Benedetto fu quella dell’Inghilterra.

[J.-J. Gaume: Catechismo di perseveranza vol. 3, p. 253 e segg. Torino, 1888]

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

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