
IL CATECHISMO DI F. SPIRAGO (XII)
CATECHISMO POPOLARE O CATTOLICO SCRITTO SECONDO LE REGOLE DELLA PEDAGOGIA PER LE ESIGENZE DELL’ETÀ MODERNA
DI
FRANCESCO SPIRAGO
Professore presso il Seminario Imperiale e Reale di Praga.
Trad. fatta sulla quinta edizione tedesca da Don. Pio FRANCH Sacerdote trentino.
Trento, Tip. Del Comitato diocesano.
N. H. Trento, 24 ott. 1909, B. Bazzoli, cens. Eccl.
Imprimatur Trento 22 ott. 1909, Fr. Oberauzer Vic. G.le.
PRIMA PARTE DEL CATECHISMO:
FEDE (8).
2-7 Art. del Simbolo: Gesù Cristo. (3)
6. LA VITA DI CRISTO
III La Passione.
III. LA PASSIONE DI CRISTO.
La domenica precedente la Pasqua, Gesù Cristo fece il suo ingresso solenne a Gerusalemme, e passò i giorni ad insegnare nel tempio.
Prima della sua passione, Cristo apparve ancora una volta nella sua gloria per mostrare che stava morendo liberamente. – Liturgia: Le funzioni della Domenica delle Palme respirano gioia e dolore: gioia per il trionfo di Gesù, dolore per la sua imminente passione. In memoria di questo trionfo, la Chiesa ha istituito la benedizione dei rami e la processione con i rami benedetti. Nella Messa solenne, la Passione secondo S. Matteo viene recitata all’altare dal Sacerdote e cantata dal coro. In questo modo la Chiesa ci ricorda che il trionfo del cielo può essere raggiunto solo attraverso la sofferenza. I rami benedetti vengono fissati nelle campagne o alle porte per chiedere a Dio la fertilità dei campi e il successo delle nostre imprese. Questi atti di devozione hanno la loro ragion d’essere nelle preghiere di benedizione della Domenica delle Palme, quando il sacerdote chiede a Dio di proteggere dal diavolo e da ogni tipo di disgrazia.
La settimana dopo la Domenica delle Palme è chiamata Settimana Santa, o Settimana di Passione.
La sera del Giovedì Santo, Gesù Cristo mangiò l’agnello pasquale con i suoi discepoli, istituì l’Eucaristia, e poi si recò nell’Orto degli Ulivi, dove iniziò la sua agonia.
Prima dell’istituzione dell’Eucaristia, Gesù Cristo lavò i piedi ai suoi Apostoli, per insegnarci l’amore per la bassezza e l’umiltà. Nell’Orto degli Ulivi, ci ha insegnato l’umiltà nella preghiera, l’abbandono alla volontà di Dio e la mitezza verso i nostri persecutori; ha preso su di sé la nostra tristezza per darci la sua gioia. (S. Ambr.) Vedo, diceva S. Bernardo, che il più grande eroe rabbrividisce per la paura, che la gallina soffre per amore dei suoi pulcini: i tuoi brividi, Signore, dovrebbero rafforzarci e la tua angoscia darci gioia. – Liturgia. In molte regioni, la campana dell’agonia viene suonata ogni giovedì sera per pregare in questa occasione. – Le cerimonie del Giovedì Santo sono le seguenti: Il Papa lava i piedi a 12 sacerdoti, 2 Vescovi e alcuni monarchi cattolici, a volte anche Sacerdoti, lavano i piedi a 12 anziani. Durante la Messa solenne vengono suonate tutte le campane a gloria, e il popolo e il clero ricevono la comunione solennemente, in ricordo dell’istituzione del Santissimo Sacramento. Tuttavia, la Chiesa non si lascia prendere dalla gioia, perché subito dopo la Messa il Santissimo Sacramento viene portato su un altare laterale o in una cappella per simboleggiare la partenza di Gesù verso il Monte degli Ulivi. La spogliazione degli altari e il silenzio delle campane sono un segno di lutto. in cui la Chiesa è impegnata a causa dell’agonia di Gesù Cristo. Nelle cattedrali, il Vescovo consacra gli Oli Santi. I teologi sostengono che Gesù Cristo abbia istituito altri sacramenti durante l’Ultima Cena. – Nella Chiesa primitiva, il Giovedì Santo era anche il giorno della riconciliazione dei penitenti pubblici.
Nell’Orto degli Ulivi, Gesù fu fatto prigioniero dai soldati, poi fu portato dai sommi sacerdoti che lo condannarono a morte
Liturgia. Nelle serate di mercoledì, giovedì e venerdì della Settimana Santa è cantato l’ufficio delle tenebre (il mattutino). Davanti all’altare si trova un triangolo con 15 candele, che rappresentano i discepoli e N. S. Dopo ogni serie di salmi e di lamentazioni si spegne una candela per rappresentare la fuga dei discepoli. La candela centrale di cera bianca viene portata dietro l’altare alla fine della funzione, e viene riportata indietro accompagnata dal suono dei sonagli. Questo vuole rappresentare la morte e resurrezione di Cristo, con le scosse subite dalla natura in questa occasione. – Il venerdì mattina presto i Giudei portarono Gesù da Ponzio Pilato, il procuratore romano, per far approvare la condanna a morte. I Giudei non avevano il diritto di eseguire le esecuzioni capitali; avevano bisogno dell’approvazione del governo romano. (S. Giovanni XVIII, 31). Ma Ponzio Pilato non trovò Cristo colpevole e tentò vari mezzi per salvarlo: lo mandò da Erode, diede ai Giudei la possibilità di scegliere tra lui e Barabba, e lo presentò loro orribilmente sfigurato dalla flagellazione. (Ecce homo). Ponzio Pilato flagellò Cristo per placare l’ira dei Giudei e voleva mandarlo via libero, perché non lo riteneva colpevole. Gesù Cristo fu maltrattato dai soldati e coronato di spine.
Quando i Giudei minacciarono Ponzio Pilato di denunciarlo dell’imperatore, egli condannò Gesù al supplizio della croce.
La strada che porta dal Pretorio al Calvario è di circa 1.300 passi ed è ricordata come la Via Crucis, con le sue 14 stazioni. A mezzogiorno di venerdì, Gesù fu crocifisso sul Calvario, fuori Gerusalemme, e morì sulla croce alle 3 del pomeriggio. – Il supplizio della croce era a quel tempo la punizione più infame e dolorosa (Cicerone); vi erano condannati solo i peggiori criminali, come i briganti e gli assassini. La croce era allora ciò che oggi è la forca. La dottrina del crocifisso era uno scandalo per i Giudei e una follia per i Gentili (1 Cor. I, 23); ma la croce è diventata un segno d’onore, adorna le corone dei re e i petti degli uomini illustri. – Il primo peccato fu commesso ai piedi di un albero, è sull’albero della croce che è avvenuta la redenzione di ogni peccato (S. Athan.) La vita è venuta da dove era venuta la morte (Prefazio della Croce). Cristo non volle essere decapitato o mutilato, per dimostrare che non ci deve mai essere alcuno scisma nella Chiesa. Egli chinò il capo per baciarci, ha steso le sue braccia per abbracciarci, ha aperto il suo cuore per amarci. (S. Aug.). – Il cuore di Gesù è stato trafitto perché questa ferita ci mostrasse la ferita del suo amore. (S. Bernardo) Non sono stati i soldati, ma il suo immenso amore a legarlo alla croce.. Si dice che la croce si trovasse nel luogo in cui era stato sepolto Adamo, da cui le teste morte ai piedi dei crocifissi.
In quelle tre ore si verificò un’eclissi totale di sole su tutta la terra, sebbene al momento della luna piena questo fenomeno sia impossibile.
Il sole nascondeva i suoi raggi, incapace di sopportare l’obbrobrio del suo Creatore. (S. G. Cris.) Questo miracolo indicava anche che la luce del mondo era appena stata spenta. Questa eclissi è menzionata da autori pagani, tra cui Flegonte.
Quando Cristo morì, la terra tremò, le rocce si spaccarono, il velo del tempio si squarciò e molti dei morti risorgono per apparire a Gerusalemme.
Tutte le creature soffrono con Gesù; solo il peccatore non vuole soffrire, Questi miracoli fecero riconoscere a molti la divinità di Cristo; il centurione, ad esempio, gridò: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!” (S. Matth. XXVII, 54). Ancora oggi sul Calvario c’è una profonda fenditura tra il luogo dove si trovava la croce di Cristo e quella del cattivo ladrone.
Sulla croce, Gesù pronunciò 7 parole:
1. Padre, perdona loro. 2. Oggi sarai ancora con me in paradiso.3. Ecco tua madre 4. Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? 5. Ho sete. 6. Tutto è finito. 7. Padre, nelle tue mani affido la mia anima. Con il grido violento che Gesù ha emesso prima dell’ultimo respiro, ha mostrato che stava morendo liberamente; perché avrebbe avuto forze sufficienti per vivere ancora più a lungo. Per la stessa ragione che prima chinò il capo e solo dopo esalò il suo ultimo respiro. – La croce, dunque, non è solo lo strumento di tortura, ma il pulpito dell’insegnamento di Cristo (S. Aug.) dove predica l’amore per i nemici, la mitezza, la pazienza, l’obbedienza, la misericordia di Dio, la sua bontà, la sua giustizia, la sua onnipotenza, l’immortalità dell’anima, il giudizio particolare e la risurrezione dei morti. Liturgia. In molte chiese la campana viene suonata alle 3 del pomeriggio del venerdì per ricordare la morte di Gesù Cristo. È anche in memoria del sacrificio del corpo di Gesù che la Chiesa ci proibisce di mangiare carne il venerdì. Nelle cerimonie del Venerdì Santo la Chiesa esprime con forza i suoi sentimenti di lutto. Gli altari sono spogli, la lampada del santuario si spegne, le campane tacciono, il Sacerdote si prostra a faccia in giù sui gradini dell’altare. Il Sacerdote prega solennemente per tutti gli uomini, anche peri pagani ed i Giudei, perché in quel giorno Cristo si è offerto per tutta l’umanità. Il crocifisso viene sollevato e scoperto in ricordo dell’elevazione di Cristo Poi il Sacerdote depone il crocifisso a terra, bacia le ferite dei suoi piedi e il popolo si avvicina per venerare le ferite del Salvatore. Il Venerdì Santo non viene offerto il Santo Sacrificio. Si celebra un ufficio simile alla Messa con un’ostia consacrata il giorno precedente e consumata dal celebrante. (messa presantificata). Nelle chiese, il corpo di Gesù, un’ostia santa, è riservato nel Santo Sepolcro.
Il venerdì sera il corpo di Cristo è stato tolto dalla croce e posto in una tomba scavata nella roccia. Questa tomba apparteneva a Giuseppe d’Arimatea.
IL SABAT DI PASQUA, LA FESTA GUUDAUCA PIÙ GRANDE GESÙ FU DEPOSTO NELLA TOMBA.
Liturgia: il Sabato Santo, il fuoco tratto dalla pietra viene benedetto davanti alla porta della chiesa, esso viene poi utilizzato per accendere una candela triangolare e la lampada del santuario, Un’estremità del triangolo viene accesa all’ingresso della chiesa, l’altra al centro, e la terza davanti all’altare maggiore, per indicare che la Santissima Trinità è stata conosciuta solo successivamente dall’umanità. Segue la benedizione del cero pasquale. Con i suoi cinque grani di incenso, ricorda il Salvatore sepolto e risorto. Esso rimane acceso durante le funzioni solenni fino all’Ascensione. In origine, questa benedizione avveniva il Sabato Santo, e la Chiesa la usava per simboleggiare il trionfo di Cristo risorto, luce del mondo, sull’inferno, il potere delle tenebre. La benedizione del fonte battesimale ricorda il battesimo solenne dei catecumeni, che nella Chiesa primitiva avveniva il Sabato Santo; a quei tempi non si celebrava la Messa al mattino, quando i catecumeni venivano battezzati, Cristo doveva ancora riposare nel sepolcro, si cantava solo a mezzanotte. La funzione del sabato mattina funge ora da transizione tra il profondo lutto del Venerdì Santo e l’immensa gioia della Pasqua. La sera del Sabato Santo, molte chiese celebrano la solenne processione della resurrezione, in ricordo della resurrezione di Cristo e come simbolo della nostra stessa resurrezione.
IV. L’Esaltazione del Cristo
Cristo si è umiliato e si è fatto obbediente fino alla morte, ed alla morte di croce. Se Cristo si è umiliato e si è fatto obbediente fino alla morte di croce, per questo Dio lo ha esaltato” (Fil. II, 8). Questa esaltazione non si riferisce che alla sua umanità, perché come Dio, Gesù Cristo godeva di una felicità infinita e non poteva essere esaltato. Non era l’Altissimo, ma solo l’umanità dell’Altissimo ad essere esaltata. (S. G. Cris.). – Immediatamente dopo la morte di Cristo, la sua anima vittoriosa discese nel luogo in cui si trovavano i giusti dell’Antico Testamento. (IV Concilio Lateranense). Questo luogo è chiamato inferi (limbo). Gli inferi sono un luogo diverso dal purgatorio; in entrambi, è vero, non si vede Dio, ma nel purgatorio le anime subiscono pene che non esistono negl’inferi; essi non vanno confusi nemmeno con l’inferno: anche lì si è privi della visione di Dio, ma si soffre comunque di tormenti eterni. Negli inferi, le anime non soffrivano di alcuna sofferenza (Cat. rom,) e non erano prive di un po’ di felicità, come vediamo nella parabola in cui il povero Lazzaro viene consolato (S. Luc. XVI, 25); poiché nel giudizio particolare era stata assicurata loro la felicità eterna. Tuttavia, non potevano ancora entrare nelle gioie eterne del cielo perché il paradiso non era ancora aperto (Eb. IX, 8). Perciò sospiravano continuamente verso il Salvatore. Il ricco malvagio chiamava gli inferi “seno di Abramo” (S. Luc. XVI, 22); essi portano anche il nome di prigione, cioè stato di prigionia, perché le anime erano impotenti a lasciarlo prima della morte di Cristo. (1 S. Pietro III, 19). Il Salvatore sulla croce chiamò questo luogo Paradiso (S. Luca. Luca. XXIII, 43), perché con il suo arrivo questa prigione si trasformò in un luogo di delizie. (Cat. rom ), In effetti, si può immaginare l’entusiasmo dei Patriarchi e dei Profeti (ib.). Dopo la morte del Cristo, gli inferi hanno cessato di esistere. – Tra gli altri abitanti dell’oltretomba, possiamo nominare i seguenti uomini giusti: Adamo ed Eva, Abele, Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Davide, Isaia, Daniele, Giobbe, Tobia, Giuseppe, il padre adottivo di Cristo, e molti altri, compresi i contemporanei non credenti di Noè, che tuttavia si convertirono quando iniziò il diluvio (I. S. Pietro. III, 20).
Cristo ha visitato le anime del limbo per annunciare loro la loro redenzione e liberazione.
Cristo discese agli spiriti degl’inferi per annunciare loro che aveva portato al termine la redenzione (I. S. Piet. III, 19); l’anima di Cristo era unita alla sua divinità (S, Epif.). Il Signore rimase nel limbo fino al terzo giorno. (S. Iren.). Egli scese da solo, ma risalì circondato da una folla innumerevole. (S. Ign. Ant.) Cristo era come un re che si è impadronito di una fortezza dove il suo popolo era prigioniero. (S. Cipr.) Questa uscita dal limbo è un’immagine dell’ingresso trionfale di Cristo. con gli eletti in cielo dopo il Giudizio Universale. Cristo si è anche rivelato anche ai reprobi dell’inferno e li ha costretti ad adorarlo. (Fil. II, 10).
La mattina della domenica di Pasqua, prima dell’alba, Cristo è risorto gloriosamente dal sepolcro con la sua stessa forza.
Cristo aveva spesso predetto la sua risurrezione il terzo giorno (S. Luc. XVII, 33), aveva paragonato se stesso a Giona (S. Matth. XIT, 40) e aveva detto alla festa della purificazione (parlando del suo corpo) … e lo ricostruirò in tre giorni” (S. Giovanni II, 19). – Aveva anche detto che era in suo potere dare la vita e riprenderla (id. X, 18). Se dunque si dice (Rm. VI, 4; VIII, 11) che è risorto dal Padre, è perché Cristo è della stessa natura del Padre, e che Egli è della stessa natura del Padre. il Padre fa tutto ciò che fa Cristo. – La risurrezione di Cristo è un fatto indubitabile; “il merito del cristiano non consiste nel credere nella morte di Cristo, ma nella sua risurrezione dai morti.” (S. Amb.) I Giudei sostenevano che i discepoli di Gesù avessero trafugato il suo cadavere (S. Matth. XXVIII, 13), ma questi discepoli erano troppo timorosi per mettere in atto un simile inganno, e anche troppo onesti. Inoltre, è impossibile che nessuna delle guardie avesse sentito il rotolamento della pietra, e inoltre i testimoni che affermano di essere addormentati non contano (S. Aug.). È anche notevole che questi soldati non siano stati puniti per la loro negligenza. – Alcuni liberi pensatori sostengono che la morte di Gesù sia stata solo apparente , e che si sia ripreso dall’incoscienza il terzo giorno e abbia lasciato il sepolcro. Ma l’orribile tormento, la considerevole perdita di sangue durante la flagellazione e la crocifissione, erano di per sé sufficienti a dare la morte, senza contare la ferita nel costato, che era abbastanza grande perché Tommaso potesse metterci la mano. Anche mentre saliva sul Calvario, Gesù era già incapace di portare la croce; come avrebbe potuto, 36 ore dopo, liberarsi dalle pesanti bende (S. Giovanni XIX, 39), rotolare via la pietra e fuggire in fretta, con i piedi trafitti? Bisogna essere sciocchi per credere a queste supposizioni. Per di più, la morte di Cristo è stata ufficialmente confermata dal resoconto della relazione del centurione a Pilato (S. Marco XV, 45); anche i soldati, visitando il crocifisso, non gli avevano spezzato le gambe, perché lo vedevano morto (S. Giovanni XIX, 33). Il sangue e l’acqua (ib. 34) che uscirono dal cuore di Gesù, trafitto dalla lancia, sono una prova della sua morte. Inoltre, la Madre di Gesù e i suoi amici non lo avrebbero sepolto e non avrebbero chiuso il suo sepolcro con una grande pietra, se non avessero visto che fosse morto. La morte di Cristo è confermata da tutti gli evangelisti.
Il Salvatore risorto conservava nel suo corpo le cinque ferite; questo corpo era splendente, sottile, agile ed immortale.
Il Cristo risorto portava le 5 ferite, poiché ordinò all’incredulo Tommaso di di mettere le sue dita nelle ferite dei chiodi e la sua mano nella ferita del suo fianco (S. Giov. XX, 27). Egli conservava le ferite nel suo corpo, come segno del suo valore e di vittoria, l’ornamento più glorioso di un eroe; le conservò, inoltre, per convincerci che non ci avrebbe dimenticati in cielo, dal momento che ci teneva nelle sue mani con il suo sangue (S. Bern.), per presentare a suo Padre il prezzo della nostra redenzione, e così rinnovare permanentemente in cielo il sacrificio della croce. (Eb. VIII, 1-6). Gesù ha conservato la ferita nel suo fianco per mostrare quanto le le sue sofferenze ci abbiano dato accesso al suo cuore (S. Bem.).
Il Salvatore è risorto dai morti per dimostrare la sua divinità e la certezza della nostra stessa risurrezione (S. Bem.).
Cristo è diventato la primizia di coloro che dormono (I. Cor. XV, 20), ed è il nostro modello in tutto. (Deharbe). Come Cristo, nostro capo, è risorto, così risorgeremo tutti. (S. Iren.); prima ha risuscitato il proprio corpo, poi risusciterà anche le membra del suo corpo. (S. Athan.) La futura risurrezione era la più grande consolazione di Giobbe nella sua profonda miseria. (Giobbe XIX, 25). – Liturgia: In ricordo della risurrezione di Gesù, celebriamo la festa di Pasqua. Nell’Antico Testamento, la Pasqua era celebrata in ricordo della liberazione dalla schiavitù in Egitto. I Cristiani celebrano la Pasqua la 1° domenica dopo il plenilunio che segue l’equinozio di primavera; ciò fu deciso dal Concilio di Nicea (325). Tuttavia, se la Pasqua coincidesse con la Pasqua ebraica, avrebbe luogo 8 giorni dopo. La Pasqua è quindi una festa mobile e cade tra il 22 marzo e il 25 aprile. – A Pasqua, i pagani risorgevano spiritualmente attraverso il battesimo; Per questo motivo la benedizione del fonte battesimale è stata mantenuta per il Sabato Santo. I Cristiani devono risorgere spiritualmente attraverso la Confessione e la Comunione pasquale (Rm VI, 4), prescritte dal 3° e 4° precetto della Chiesa; perché per risorgere un giorno dalla tomba, bisogna prima risorgere dal sepolcro del peccato. (S. Amb.) Le uova di Pasqua sono un simbolo della risurrezione; come il pulcino esce dal guscio, così l’uovo di Pasqua è un simbolo della risurrezione. Come il pulcino esce dal guscio, così l’uomo uscirà dal sepolcro. In alcune regioni regioni, a Pasqua si benedicono il pane e la carne, ricordando l’agnello pasquale ed il pane azzimo mangiato dagli israeliti prima di lasciare l’Egitto. Intorno a Pasqua anche la natura sembra risorgere dai morti. – La Quaresima ci ricorda la vita mortale, piena di tribolazioni e tentazioni, mentre la Pasqua rappresenta la felicità che seguirà la morte e la resurrezione; per questo motivo utilizziamo il tempo che precede la Pasqua per il digiuno e la penitenza, e durante il periodo pasquale per cantare inni di gioia (S. Aug.), l’alleluja.
Il Salvatore risorto rimase sulla terra per 40 giorni e apparve spesso ai suoi Apostoli.
Cristo apparve senza dubbio a sua Madre (S. Amb.), poi agli Apostoli e a tutti gli altri, a Pietro (S. Luc. XXIV, 34); la domenica mattina apparve a Maria Maddalena sotto le sembianze di un giardiniere (S. Marco XVI, 9; S. Giovanni XX, 15), poi alle sante donne, dopo la loro partenza dal sepolcro (S. Matth. XXVIII, 9); la sera della domenica apparve a due discepoli che si recavano a Emmaus (S. Luca, XXIV) e subito dopo ai discepoli riuniti nel Cenacolo, davanti ai quali mangiò del pesce con una torta di miele e ai quali concesse il potere di perdonare i peccati. (S. Giovanni XX). La domenica successiva, apparve loro nello stesso luogo e rimproverò Tommaso per la sua incredulità (ibid.). Gesù riapparve a sette dei suoi discepoli sulle rive del lago di Gènézareth e diede a Pietro il primato sugli altri Apostoli e su tutti i fedeli, poi preannunciò a lui e a Giovanni il loro tipo di morte (ibid. XXI). La sua apparizione più solenne fu su un monte in Galilea, dove si mostrò agli 11 Apostoli e a più di 500 discepoli, comandando loro di insegnare e di battezzare tutte le nazioni. (8. Matth. XXVII, 12). Durante questi 40 giorni parlò spesso con i suoi discepoli del regno di Dio. (Act. Ap. I, 3). L’ultima apparizione fu quella dell’Ascensione. – Quindi Cristo è apparso solo in pieno giorno, non nelle tenebre della notte; non in un solo luogo, ma in molti; nel giardino del Calvario, nel Cenacolo, nel lago di Galilea, sul Monte degli Ulivi. Le sue apparizioni non durarono solo un momento, ma si prolungarono, perché Egli conversò a lungo con i suoi Apostoli Gli Apostoli verificarono attentamente la risurrezione,
all’inizio non credettero alle donne che erano tornate dal sepolcro e avevano raccontato loro la visione dell’Angelo e il colloquio con lui (S. Luc. XXIV, 11). Essi credettero che si trattasse di un’illusione quando Cristo apparve loro, e fu costretto a lasciarsi toccare le sue ferite, a lasciarsi palpare, a mangiare davanti a loro (ibid.). Tommaso non volle credere nemmeno agli altri Apostoli (S. Giovanni XX, 25). Tommaso serve a rafforzare la nostra fede più della fede degli altri Apostoli (S. Grég. Gr.). La risurrezione era la verità di cui gli Apostoli erano più fermamente convinti. È la verità che misero a capo della loro predicazione, a Pentecoste, davanti al Sinedrio, nel tempio dopo la guarigione del paralitico dalla nascita.
IL 40° GIORNO DOPO LA SUA RISURREZIONE CRISTO ASCESE DAL MONTE DEGLI ULIVI AL CIELO E ORA SIEDE ALLA DESTRA DI DIO PADRE.
Cristo ascese al cielo verso mezzogiorno; prima di farlo alzò le mani, benedisse i suoi Apostoli e ordinò loro di predicare il Vangelo a tutte le nazioni, promettendo loro la sua assistenza fino alla fine dei tempi (S. Matth. XXVIII, 18; S. Luc. XXV, 50). Dopo l’ascensione apparvero poi due Angeli per consolare gli Apostoli (Act. Ap. I, 9). I pellegrini venerano ancora le impronte di Gesù (S. Girol.). Ma oggi si vedono solo le vestigia del piede sinistro; quella di destra è stata asportata con le forbici dai turchi. Secondo la direzione di questi resti, Gesù Cristo si sarebbe girato verso l’Europa al momento dell’ascensione, come fece durante la crocifissione. Egli è salito in cielo, dove era iniziata la sua passione, per mostrarci che la via della sofferenza è anche quello del cielo. Egli salì al cielo non come Dio, ma come uomo, perché come Dio non lo aveva mai abbandonato. Egli salì con le sue forze, senza l’aiuto di nessuno, non su un carro come Elia (4 Re II, II), né sostenuto dagli Angeli come il profeta Abacuc (Dan. XIV, 36), ma la potenza della sua natura divina portò il suo corpo glorificato nei cieli (S. Cipr.). Gesù Cristo portò con sé le anime che aveva liberato dal limbo. (Ef. IV, 8). Da quel momento Gesù Cristo, nonostante le sue apparizioni a vari santi, non è più sceso corporalmente sulla terra, se non all’elevazione della santa Messa; è l’opinione comune di tutti i padri (Scaramelli). – Liturgia: Il 40° giorno dopo Pasqua, la Chiesa celebra la festa dell’Ascensione, che è preceduta dai tre giorni di Rogazioni con le loro processioni, nelle quali alcuni autori vedono un’imitazione del percorso compiuto da Gesù Cristo con i suoi discepoli da Gerusalemme al monte dell’Ascensione.
Il Cristo è salito al cielo per portare la sua umanità nella sua gloria, (Ef. IV, 10) per inviare il suo Spirito Santo (S. Giovanni XVI 7), per intercedere per noi presso il Padre (ibid. IV, 16). e di prepararci la via del cielo (ibid. XVI 2). Cristo è mediatore tra Dio e gli uomini (I. Tim. II , 5) e nostro avvocato presso il Padre (I. S. Giovanni II, 1). “Perciò -dice San Bernardo – coloro che non osano rivolgersi al Padre, devono rivolgersi al Figlio che ci è stato dato come mediatore”. Cristo è spesso paragonato alla luce, è il vero sole degli spiriti, e così come il sole non perde nulla della sua forza quando si alza sopra l’orizzonte, ma raggiunge la sua massima potenza a mezzogiorno, così l’influenza di Cristo sugli uomini è aumentata lungi dal diminuire con la sua ascensione. (Wenninger).
Cristo è seduto alla destra di Dio, il che significa che come uomo, possiede in cielo il massimo grado di gloria e il massimo potere su tutte le creature.
Colui che vogliamo onorare in modo particolare è seduto alla sua destra. (III Rois II, 19). Le parole: Cristo è seduto alla destra di Dio, significano quindi che Cristo (nella sua umanità) ha il primo posto d’onore presso Dio; Egli è quindi esaltato al di sopra di tutti gli Angeli (Ef. I, 21). La mano destra del Padre non è altro che la felicità eterna; la sinistra, la sventura eterna destinata ai reprobi. (S. Aug.). Dio Padre, non essendo corporeo, non ha la mano destra, e designo gloria della divinità, che l’umanità del Figlio ha posseduto. (S. Giovanni Dam.) L’espressione: è seduto, significa che Gesù Cristo possiede l’autorità regale e giudiziaria. Anche i re sono sui loro troni quando esercitano il loro potere e ricevono l’omaggio dei loro sudditi. Anche i giudici pronunciano le loro sentenze seduti. (Anche il confessore; e Gesù Cristo dice di Sé che sarà seduto al Giudizio Universale). Così disse Gesù Cristo al momento della sua ascensione: “Mi è stato dato potere in cielo e in terra”. (S. Matth., XXVIII, 18). Per questo tutte le creature devono adorarlo. (Fil. II, 9-1.
IL DECIMO GIORNO DOPO LA SUA ASCENSIONE, GESÙ CRISTO MANDÒ LO SPIRITO SANTO AI SUOI APOSTOLI.
Lo Spirito Santo discese sugli apostoli una domenica alle ore 8 del mattino. (Act. Ap. II, 25). I fenomeni che accompagnarono la discesa dello Spirito Santo simboleggiano le operazioni dello Spirito Santo: il vento impetuoso significa il rafforzamento della volontà; il fuoco, l’illuminazione della mente; le lingue, il dono delle lingue dato agli Apostoli e la diffusione del Vangelo tra tutte le nazioni.
La Pentecoste è il giorno in cui è stata fondata la Chiesa, perché 3.000 fedeli sono entrati attraverso il Battesimo. Pentecoste, quando gli apostoli ricevettero il dono delle lingue, contrasta con la torre di Babele, dove le lingue erano confuse. – Liturgia. La Pentecoste si celebra il 50° giorno dopo la Pasqua. (Pentecoste deriva da una parola greca che significa 50). Nell’Antico Testamento, la Pasqua si celebrava il cinquantesimo giorno dopo l’uscita dall’Egitto, in ricordo della promulgazione della legge al Sinai e sul Monte Sion apparve un fuoco celeste e si sentì un rumore violento. La volontà di Dio si manifesta in entrambi i casi e ogni volta, il cinquantesimo giorno dopo la liberazione da una schiavitù corporea o spirituale). Nel sabato precedente la Pentecoste, il Battesimo veniva conferito solennemente in memoria dei tremila fedeli battezzati nel giorno di Pentecoste. Il fonte battesimale è ancora utilizzato in questo giorno. La veglia di Pentecoste è da sempre un giorno di rigoroso digiuno per prepararci alla venuta dello Spirito Santo. – La domenica successiva alla Pentecoste è la domenica della Trinità che riassume le tre grandi feste dell’anno, il Natale (quando il Padre ci ha dato suo Figlio), la Pasqua (quando il Figlio è risorto dai morti) e la Pentecoste (quando lo Spirito Santo è sceso dal cielo). A rigore, la Trinità dovrebbe essere la festa più grande ma la Chiesa vi ha rinunciato per dimostrare che non è in grado di approfondire questo mistero per celebrarlo degnamente. – Il giovedì successivo si celebra la festa del Corpus Domini con la sua processione molto solenne. Questa festa fu istituita da un Vescovo belga nel 1250, su richiesta di una suora che aveva ricevuto rivelazioni in merito. Nel 1264, il Papa la estese a tutta la Chiesa. Essa viene celebrata dopo la Pentecoste, perché gli Apostoli vi iniziarono a distribuire il corpo di Nostro Signore e perché il S. Sacramento deve consolarci per la partenza di Gesù Cristo nella sua ascensione.
Alla fine del mondo, Gesù Cristo tornerà per giudicare tutti gli uomini.