LO SCUDO DELLA FEDE (249)

LO SCUDO DELLA FEDE (249)

LA SANTA MADRE CHIESA NELLA SANTA MESSA (18)

SPIEGAZIONE STORICA, CRITICA, MORALE DELLA SANTA MESSA

Mons., BELASIO ANTONIO MARIA

Ed. QUINTA

TORINO, LIBRERIA SALESIANA EDITRICE, 1908

CAPO III

IL SACRIFICIO DIVINO

SECONDA PARTE DEL CANONE.

ART. VI

ORAZIONE VI DEL CANONE:

NOBIS QUOQUE PECCATORIBUS Etc.

Orazione.

Il sacerdote colla mano destra si percuote il petto e dice con voce poco alzata: « A noi pure peccatori, vostri servi, che speriamo nella moltitudine delle vostre miserazioni, degnatevi di donare qualche porzione e società coi vostri santi Apostoli e martiri (Alcuni autori osservano la differenza tra la invocazione fatta dei Santi nell’orazione Communicantes, e quella di questa orazione. Nella prima la Chiesa ha nominato gli Apostoli che fondarono la Religione, e quelli che la difesero col sangue; in questa mette innanzi i nomi dei Santi che la onorarono colle loro virtù nei differenti stati della. vita: quindi s. Giovanni, o il Battista, come il più santo degli uomini, a capo di tutti i Profeti, o Giovanni Apostolo, come vuole Innocenzo III, pel privilegio della verginità; Stefano, come il primo dei Diaconi, Mattia, che rappresenta gli Apostoli e che non fu nominato nell’altra commemorazione, perché non era ancor Apostolo nel tempo della Passione, e si nomina qui dopo Stefano, che lo ha preceduto nel martirio; Barnaba che rappresentamtutti i discepoli; Ignazio tutti i Vescovi; Alessandro tutti i successori di s. Pietro; Marcellino tutti i Sacerdoti; Pietro Esorcista, tutti i ministri minori; Felicita, Perpetua rappresentano le madri e tutte le sante donne; le altre vergini e martiri, gloria del loro sesso vengono rappresentate dalla fanciulla Agata, da Lucia, da Agnese, da Cecilia, da Anastasia. Così la Chiesa conforta tutti i fedeli, e fa loro osservare che in cielo il santo Padre celeste ha preparati molti seggi nell’eterna sua magione, Pigli conforto anche il minimo dei figliuoli; perché mentre l’uno si santifica coll’esercizio delle eroiche virtù, gli altri si santificheranno colla fedeltà nelle opere più minute; e tutti insieme renderanno quella bella varietà, di cui è decorata la Sposa del Signore. Questa è la dottrina insegnata da Gesù Cristo, che i minimi agli occhi del mondo sono talvolta i più grandi eroi agli occhi di Dio, che misura i suoi doni e pesa i meriti colla bilancia della sua giustizia. Sicché nel gran giorno delle rivelazioni vedremo forse, che chi ha convertito i regni, sono le preghiere di una femminetta, che, piangendo a piè dell’altare, diceva sovente col Sacerdote: Nobis quoque peccatoribus), con Giovanni, Stefano, Mattia, Barnaba, Ignazio, Alessandro, Marcellino, Pietro, Felicita, Perpetua, Agata, Lucia, Agnese, Cecilia, Anastasia, e tutti i vostri Santi: fra il consorzio dei quali ammetteteci, vi preghiamo, non estimando Voi il merito nostro; ma concedendoci il vostro perdono. (Qui giunge le mani e continua) Per Cristo Signor nostro. » « Per cui Voi, o Signore, sempre create tutti questi beni, (fa tre segni di croce sopra la SS. Ostia ed il SS. Calice nel dire): li + santificate: li + vivificate: li + benedite: e li donate a noi. » (scopre il Calice, genuflette, prende il Sacramento colla destra, tenendo colla sinistra il Calice, fa tre segni di croce coll’ Ostia SS. da un labbro all’altro del Calice, mostrandolo come nostro, dice: « Per + Esso, e con + Esso, ed in + Esso (fa due segni di croce tra il calice ed il proprio petto) a Voi Dio Padre onnipotente nell’unità dello Spirito + Santo (eleva per poco il SS. Calice colla SS. Ostia,) è ogni onore e gloria. (Ripone la SS. Ostia, copre il Calice, genuflette, sorge e dice:) Per tutti i secoli dei secoli. » al popolo risponde:) « Sia così! »

Esposizione dell’orazione Nobis quoque peccatoribus.

Alto silenzio! Si rappresenta l’ora dell’agonia di Gesù in croce. Allora fremeva la natura inorridita: era un tetro silenzio tutto d’intorno: oramai il deicidio era compiuto, e il popolo cominciava a sentirsi atterrito nel vedersi le mani bagnate del Sangue d’un innocente, del Sangue, ah! come lo mostravan quei segni, del Figliuol di Dio. Pur taluni briachi di rabbia insultavano ancor sotto alla croce a Gesù: ed Esso nell’atto di spirar l’anima santa fa quasi causa comune coi suoi nemici: e così come era, colle braccia allargate anche sopra di loro, rompe quel tristo silenzio coir questa preghiera divina: « Padre, perdonate a tutti, anche a questi, ché non sanno ben ciò che fanno! » Fatta questa preghiera, al ladro che gli gemeva allato in quell’ora, da Lui veniva assicurato il paradiso; ed i crocifissori si battevano il petto anch’essi! Con questo pensiero il Sacerdote, in ispirito crocifisso in Gesù Cristo, sta colle braccia prostese sopra tutti i fedeli; e pensando in quell’istante a tanti peccati, che gridano vendetta innanzi al trono di Dio, e fra quelli sentendo anche le sue proprie colpe, lascia cadere giù le braccia sull’altare; e a questo attaccandosi, come ferito nel cuore, alza la voce, si chiama con tutti in colpa e mette tale gemito: « siam peccatori! » Ma che? appunto pei peccatori grida misericordia questo Sangue effuso sull’altare da Gesù. Sangue propiziatore! Mentre il sangue di Abele giusto e di molti Profeti e santi chiama vendetta dalla terra, che ne fu bagnata; questo Sangue di Gesù fa sentire dall’altare accenti di propiziazione! Così mentre per noi grida sull’altare il Sangue di Gesù Cristo, pigliamo cuore e gridiamo noi pure qui d’intorno: « Anche a noi, o Signore, anche a noi peccatori degnatevi dare una parte di paradiso! » Una parte di paradiso adunque cogli Apostoli, coi Martiri, coi Confessori, colle Vergini, colle Madri sante, con tutti i Beati. Nomina qui i santi, i cui nomi sono nell’orazione. (Noi cercammo di esporre la ragione del nominare quelli particolarmente nella nota di sopra). Noi dobbiamo far con essi un vero commercio, una comunione di santi. Hanno essi tanti e così grandi meriti; e noi, per noi, mettiamo innanzi i meriti di Gesù. Perciò giunge le mani il Sacerdote, attaccandosi vivamente a Gesù, quasi dicesse ancora con maggior istanza: « Per Cristo Signor nostro vogliamo coi Santi e con Maria il paradiso, benché peccatori; perché appunto proprio pei peccatori si è sacrificato Gesù. » Qui adunque abbiam ragione di esclamare ancora: « Fortunati i peccatori convertiti quando hanno tale Redentore divino! » – Ora non possiamo a meno di fermarci a considerare la più miracolosa operazione di Dio, vogliam dire la ristorazione e rinnovazione della povera umanità, operata a piè della croce con tale prodigio della creazione assai più grande, come osserva l’Angelico (S. Th. 1, 2, q. 113, a. 9). Poiché, se per creare l’universo bastò la parola onnipotente di Dio; per redimere gli uomini dalla caduta e ristorarli dai veri mali, che sono i peccati, ci volle il Sangue di Dio medesimo. Questo Sangue poi gli restituisce all’innocenza ed alla santità con infinito vantaggio quando si convertono. Ben ora è da parlare colle lagrime, più che colle parole, osservando con s. Cipriano, come appiè della croce anche i malfattori hanno parte alle consolazioni degli innocenti. Appiè della Croce diffatti, si trovava Maria SS. ed il ladro condannato al patibolo, così sotto la croce l’uomo della colpa veniva ravvicinato alla creatura più innocente e più santa; tanto che Gesù or parla col ladro, come parla con Maria SS.; anzi col ladro con maggior pietà; perché, com’egli è più miserabile, cosi ha bisogno di più grande misericordia: e se dice a Maria: « Madre, ecco i vostri figli, ora che mi perdete per loro; » rivolto al ladro: « Figliuolo, gli dice, piglia cuore, oggi tu meco sarai in paradiso! » Così il rimorso, che senza la redenzione doveva terminare nella disperazione, distrutto il peccato sotto la croce di Gesù Cristo, anche il rimorso si cangia in dolore consolante, anzi si solleva a speranza di paradiso! Noi non crediamo di poter spiegare meglio questo pensiero di così grande conforto, che col mettere innanzi tradotta in atto tanta misericordia in un peccatore riottoso fino al punto di morte. Allora quando l’uomo indurito sente il nulla dell’umana impotenza, sopra l’abisso dell’inferno mette un grido di terrore e chiama aiuto!… Accorre il Sacerdote e trova l’anima sepolta in una invecchiata carnalità, dentro un cuore di macigno. Allora quest’operatore di prodigi di grazia, che sull’altare s’indentifica con Gesù Cristo, innalza il Crocifisso a lato del letto: e con Gesù dalla croce mostra al cielo le mani piene di Sangue; con Gesù grida al Padre: « Perdonate a questo meschino: esso ignorava ciò che faceva; e se in esso si è consumata l’umana perversità, noi abbiamo per esso consumato il sacrificio: Consumatum est. » Allora apre misticamente il Costato di Gesù Cristo, e dal Cuor di Gesù fa scendere col Sangue l’Acqua di grazia ristoratrice. – Poi con Gesù chinando come dalla croce il capo a lui sul letto, gli giura all’orecchio, che già in cielo si fa gaudio maggiore pel suo ritorno alla grazia, che non si faccia pel possesso di cento giusti. Si; si fa gaudio perché oggi il figliuolo perduto torna al Padre suo in cielo!… Il moribondo fidato a quel labbro sacramentale e nella serena confidenza con cui gli parla l’uomo di Dio, sul letticciuolo della morte vede brillarsi un raggio di luce celeste…; fino sulla sponda della bara respira un’aura di consolazione… e trova un po’ di riposo nell’agonia!… Poi con un moto di pentimento osa stendere le braccia rassegnate a Dio. Oh! ve’ che una lagrima insanguinata riga le guance riarse dalla morte! Il Sacerdote pronto la raccoglie, e la presenta nel calice di Gesù Cristo al Padre del gran perdono. Il perdono! consoliamoci è già concesso…. Ecco il Sacerdote sclama nella cameretta: « Pace a quelli che abitano in questa casa: è vero che noi non siamo degni: ma fa coraggio, o fratello, accogli il Figliuolo divino, che ti manda il Padre per condurti seco a vita eterna… » (Rit. Rom.). Oh… Oh! Chi è mai allora in quella camera paurosa? Allora là è Gesù crocifisso: e vi è il Sacerdote bagnato del suo Sangue nel Sacrificio: vi sono gli angeli che aspettano: vi sarà certo Maria che guarda dal cielo, e si abbassa appiè della croce col Figlio dei suoi dolori: vi è finalmente il peccatore giustificato, che spira in morte, o meglio! respira nella vita eterna, portatovi nel Costato di Gesù Cristo! L’ uomo non ha egli bisogno di questa fede? Noi benediciamo i bravi Sacerdoti che non risparmiano disagi per correre, forse con pericolo della vita, ad assistere i moribondi. Oh i santi uomini! essi imitano Gesù che pur nelle angosce della sua agonia, dimenticando i suoi tormenti assisteva il ladro morente, con divino amore.

L’ OFFERTA.

Esposizione del!’orazione: Per quem omnia etc.

« Pel Quale Voi sempre tutti questi beni create ecc. ecc. »

Gesù Redentore col distruggere il peccato ristora non solo e ricrea l’umana natura, ma riordina e rinnovella. la creazione, in cui venne il disordine per lo peccato. Il Sacerdote già consolato della riconciliazione dei peccatori, in questo sublime e santissimo istante cogli occhi della fede domina tutto il creato, e lo contempla nel Verbo divino, che tutto sostiene con la parola dell’onnipotenza. Dal Redentore divino vede come effondere si debba su tutte le creature l’influsso vivificante del suo Sangue ristoratore in sacrificio. Questa è l’opinione di molti Padri. Origene diceva (Uezio. Orig, lib. 2, cap. 2, q. 3, n. 20): il Sangue sparso sul Calvario non è stato utile solamente per gli uomini, ma anche agli Angeli, agli astri, ad ogni creatura. S. Gerolamo asseriva (Ep. 59, ad Avitum), che la croce del Salvatore aveva le cose che sono in terra, ed anche quelle che in cielo, pacificate. Al dolcissimo s. Francesco di Sales era di gran consolazione affermare che Gesù Cristo aveva sofferto per gli uomini e per gli Angioli (Lett. lib. 5, p. 38). Finalmente all’uopo nostro diceva s. Giovanni Grisostomo: « noi offriamo pel bene della terra, del mare e di tutto l’universo. » Perché noi saldiamo questo pensiero con tante autorità? Perché ci annoia fermarci in inutili e minute questioni di certi espositori dei riti così santi e di alti misteri significanti.  Su, su per man colla madre, e nella luce del suo tempio, giacché ci è dato vedere nell’intelligenza delle cose divine mentre andiam roteando su questo piccolo mondo, diciam con Origene ancora: l’altare era in Gerusalemme, e il Sangue della vittima bagnò l’universo. Perché piacque a Dio, dice s. Paolo (Colos. I, 20, Eph. I, 10), riconciliar tutte le cose per mezzo di Colui, che è il principio della vita, il primogenito dei morti, avendo pacificato pel Sangue sparso sulla croce quanto è in terra e quanto è in cielo. Basti! Noi adoriamo l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo, e cantiamo colla Chiesa: Terra, pontus, astra, mundus quo lavantur flumine (Inno del ven.). Oh si! la terra, il mare, le stelle, e l’universo tutto, si! tutto s’ha da purificare nel Sangue di Gesù Cristo, Redentore del cielo e della terra: e con tanta abbondanza di redenzione dinanzi, che farà il Sacerdote? Accenna Gesù misticamente crocifisso, e prega il Monarca dell’universo di rinnovar per Gesù tutta la creazione, cioè d’immergerla per Esso nella fiamma del vivificator suo Spirito, e riordinarla tutta a gloria del Creatore, a Sé; ed in essa a noi somministrare tutti i beni, secondo il disegno dell’eterna bontà nella misura della misericordia divina, di cui dà spettacolo sull’altare.

« Pel quale Gesù Voi tutti questi beni create ecc. ecc. »

Bene a ragione: perché è Gesù il Verbo onnipotente; e come per Esso sono fatte tutte le cose, e senza di Esso niente fu fatto; così per Esso solo devesi ristorare, e quasi ricreare la creazione. E lo farà volentieri secondo i segreti disegni di sua sapienza il Padre, che nel primo istante del tempo, nel creare l’universo, mirava già al Sacrificio, che il Verbo suo Figlio gli avrebbe offerto. Egli per questo con tanto amore lavorava la creta, che del suo soffio animava (Apoc. XIII); fino d’ allora pensava che vedrebbe sotto la specie di quei doni presentarsi in offerta l’Unigenito; e già divinamente se ne compiaceva. Bene osserva s. Tommaso, che nel nominare l’atto della creazione il Sacerdote non fa il segno di croce coll’atto di benedire, perché la benedizione di Dio a noi non viene dal primo atto della creazione, ma sì dalla redenzione operata dal mistero della croce (Tetul.) « Li santi+ficate, li vivi+ficate, li bene+dite e li donate a noi ecc. ecc. » Fa tre croci nel pronunciare queste parole. L’abbiamo già detto: la Redenzione è la ristorazione della creazione, che nel ministero della croce fu rinnovellata. « Li santificate » adunque vuol dire: « grande Iddio, per questo vostro Figlio tutte le creature riordinate a servire alla gloria di Voi,Creatore santissimo: così che fino un po’ di pane e un po’ di vino per Lui santificati non sono più dessi, ma diventano Corpo e Sangue suo; restandone solo le specie distinte e separate, a rappresentare la memoria della sua morte in croce: nel cui mistero tutte le cose riordinate e raddrizzate a servizio vostro; e in questo servizio ordinato consiste appunto la santità degli esseri tutti. » – « Li vivificate: » mentre il Verbo spira e mantien negli esseri la vita, qual mistero si opera qui? … I doni di Dio pel Redentore diventano alimento, che vivifica all’immortalità le nostre persone. « Li benedite e li date a noi; » per Gesù Redentore nostro si diffondono di fatto in tutte le creature le benedizioni, e massimamente in noi, a cui col dare il Figlio con bontà meravigliosa e al tutto divina, ci donate l’Autore, e la sorgente di tutte le benedizioni: il quale ricevendo noi degnamente, saremo da Lui santificati, vivificati e benedetti. Il Sacerdote continua l’azione; e pare a noi qui, che ci dica d’attaccarci a Gesù e di contemplare con tutta l’anima in Lui crocifisso il compimento del mistero ineffabile della Redenzione. Grande Iddio! E questo appunto l’istante, in cui si ricorda l’agonia di Gesù! Il Sacerdote si addentra nel mistero , e per farsi più presso, come Maria ss. sotto la croce, e cospergersi l’anima del Sangue di Gesù Cristo, scopre il calice! Alla vista di quel preziosissimo Sangue si prostra per terra adorandolo in compunzione. Con un cuor tutto pieno d’inesprimibili affetti, gettatosi fra le braccia di Dio, gli prende nel seno il Corpo del suo divin Figlio, e tenendolo sollevato sopra quel Sangue, a rappresentarlo così come era agonizzante in croce, fa con esso tre croci in segno delle tre ore di sua agonia (D. Thom. 2 p., q.83, a 5, et Bonav. in expos. Miss.). Vogliamo aggiungere ancora col Dottore angelico, come quelle tre croci ricordano anche le tre orazioni, piene di tanta pietà, che fece Gesù sulla croce. La prima in quella preghiera di carità al tutto divina, in cui diceva al Padre: « perdonate a questi; essi non san ciò che fanno. » La seconda quando disse con tanta tristezza: « Dio mio, Dio mio, m’avete adunque abbandonato? » La terza quando disse con maggior tenerezza: « nelle vostre mani, o Padre, raccomando lo Spirito mio! » Aggiungeremo altre spiegazioni seguenti. Eccoci adunque rappresentato qui innanzi agli occhi Gesù, per tutte quelle tre ore pendente in croce, che gronda vivo Sangue da tante lacerazioni. Segna ancor due croci fuor del calice, per indicare che da quel corpo esce il Sangue, e si separa l’anima nel momento della morte. Inoltre queste tre croci mettono dinanzi all’anima nostra da contemplare Gesù, che patì nel corpo pei flagelli, e per le ferite; patì nell’anima per la tristezza, pel tedio, per l’orrore: patì nell’onore per gli scherni e per le contumelie (S. Thom. 3 p. q. 49, a 5). Poi colle due croci fuori del calice si vuol significare (Merati, lib. I, p. I, pag. 571, et D. Thom. loc. cit.), che nel Redentore santissimo patì Dio impropriamente per l’unione ipostatica del vero Dio e del vero uomo nella sola Persona di Gesù Cristo.. – Patì adunque sì veramente Dio Figlio ma non il Padre e lo Spirito Santo: perciò fa le due croci fuori del calice, per significare che queste due Divine Persone non isparsero il sangue, perché non s’incarnarono. Diciamo ancora a consolazione delle anime devote, che quelle croci (D. Thom., 2 p., q. 85, a. 5.) danno a divedere, che la consacrazione del Corpo ss., e l’accettazione di questo Sacrificio e le grazie copiose che ne derivano, sono frutto della passione divina. Così si può trovar pascolo di tenera pietà nel considerare quelle tre croci fatte e questo punto. Insomma, tutte le create cose con noi debbono dar gloria a Dio. L’uomo, direm con Bossuet, impresta il suo cuore alle creature a lodar Dio umanamente; Gesù impresta il suo cuore a noi uomini a rendergli gloria e grazie divinamente.

Alza fra le mani il ss. Calice e sopra esso il ss. Corpo.

Esposizione di questa ultima Elevazione.

In quest’istante alza il Corpo ss. che là sulla croce pendeva svenato, alza anche di sotto nel calice il Sangue, che appunto sul Calvario grondava sotto la croce, e restava là sparso per terra! Il canone è per terminare. È questo forse il più tenero istante: popolo, popolo, e voi, anime buone, contemplate in silenzio il morente Gesù, che, come spirante misticamente, dall’altare vola in seno al Padre, e gli va a dire tante cose, proprio tutte per tutti noi! Deh! che dirà mai Gesù mostrandosi in quest’atto come una vittima svenata innanzi al Padre?… Padre santo, crediamo che grida col Cuore squarciato Gesù, questi meschinelli che mi ho intorno, sono figlioli del mio Sangue, mi costano tanti dolori, me li copro colle mie Piaghe, me li voglio salvi in paradiso!… » E noi qui con Gesù? Deh, che fortunato istante!… Ecco Gesù elevato dal Sacerdote che stringendo tra le mani la Santa Ostia par si tenga a Lui vivamente attaccato. Si è proprio Gesù che di mezzo a noi gettandosi in braccio al Padre, abbassa a noi l’amorevole sguardo per dirci: O figliuoli del mio Sangue, su qui con me, e sia pur grande l’altissimo Iddio, fate coraggio, insieme con me, colla mia parola istessa chiamatelo col nome di Padre…. e noi affrettiamoci di alzare le grida intorno a Gesù: « o Padre santo! Noi infelici abbiamo la testa tutta piena di cattivi pensieri; ma deh guardate Gesù; vi presenta la testa che fu coronata di spine per noi! Padre! abbiamo gli occhi e la bocca brutti di peccati; guardate il vostro Figlio; vi presenta gli occhi grommati di Sangue per le nostre cattive occhiate, la sua bocca pesta di pugni per le bestemmie, piena di Sangue per gli indegni discorsi! Padre, abbiamo le mani piene d’opere male: guardate Gesù; vi presenta l’una e l’altra mano squarciata e piena di Sangue per le cattive nostre azioni! Padre, abbiamo i piedi contaminati, perché andiamo colle persone pericolose nei luoghi cattivi, andiamo lontani dalla Chiesa, dai Sacramenti, ci andiamo a perdere; guardate il vostro Figlio, vi presenta l’uno e l’altro piede trafitto dai chiodi per noi! Ah Padre santo! Abbiamo il cuore guasto noi; ma Gesù ha qui il Cuore che geme Sangue, il Cuor che arde, e tien sempre viva questa ferita, fin che non ci abbia tutti con Lui ad ardere nell’eterno amore in paradiso » (Alla beata vergine Margarita Alacoque, quando Gesù in una apparizione ordinava che s’istituisse la festa del sacro Cuore suo (come si fece), compariva Egli col Cuor aperto dalla ferita e ardente di fiamme; e tale si vuole dipinto dalla pietà de’ fedeli, che sentono la verità del Mistero, e lo contemplano innamorati, lasciando i giansenisti a cinguettare!). Sarà questa sempre la più amabile preghiera. L’eterno Padre, contemplando sull’altare questo spettacolo del Figliuol suo, che in tanto abisso di umiltà, al cospetto della terra e del cielo, buttandosi sacrificato dinanzi alla Maestà sua divina, La glorifica di così infinita soddisfazione, abbraccia sull’altare il suo Gesù; e vedendosi fra le braccia il Figlio come svenato pei peccati degli uomini, che sono poi alla fine creature così da poco, stringendo fra le mani il Capo languente del suo Gesù: » Figliuol mio, Figliol mio! par che debba esclamare, è troppo ciò che tu fai pel Padre, restituendogli, anche quei figliolini che aveva perduto; » e bacia in volto tremante per amore il Figliuolo, in che si compiace eternamente. Qui è da richiamare alla mente, che nell’atto dell’offerta, nel calice col vino, che doveva diventare Sangue di Gesù, si mescolava un po’ d’acqua, per significare il popolo dei fedeli, che qui si hanno da unire con Gesù, come l’acqua si è col vino mischiata, confusa e insieme offerta. Ora adunque qui Gesù (come dalla croce spirava l’anima in braccio al Padre) si getta dall’altare in braccio al Padre, e gli porta seco in seno le anime dei redenti. Il Padre bacia in fronte il suo Figliuolo e in Lui abbraccia e bacia in fronte anche le povere nostre persone… Ma oimè che tentiam noi…. meschini! con così povere parole umane spiegare cose così sante e al tutto divine?… É meglio nel silenzio del labbro rapiti in cielo contemplare i beati con noi estatici a tanta bontà divina che provano gaudio di sempre nuova beatitudine nel vedere Gesù gettarsi dall’altare in seno al Padre, e dirgli con parola divina: « Padre, questi figliuoli noi vogliamo in beatitudine in paradiso! » – Ecco, ecco, tutti i beati adorano genuflessi, acclamano col loro cantico immortale all’Agnello divino, a Gesù Cristo, e per esso al Padre onnipotente nell’Eterno Amore, onore e gloria per tutti i secoli in paradiso (Apoc. III, 12). Per tutti i secoli in paradiso?… Ah non solo là in paradiso, ma il Sacerdote per dare avviso, che in quest’istante si compie invisibilmente tanto mistero, quanto appunto compie anch’esso il canone santo, alza la voce e ripete: « per tutti i secoli dei seccai, » invitando il popolo di terra a far eco al paradiso. Il popolo risponde: « Amen » Si sì, a Gesù Redentore, Primogenito dei morti, Principe dei re della terra, che così ci ha amati, e ci ha lavati dei nostri peccati col proprio Sangue; che fece noi regno e Sacerdoti suoi: a Dio suo Padre gloria ed impero per tutti i secoli dei secoli (Apoc. 1, 5, 6.). Deh! ammessi a partecipazione di tanto mistero, ascesi sul monte delle divine agonie, immersi nel lavacro del Sangue di Gesù Cristo, fermiamoci sulla sacra vetta un istante col cuore che scoppia, e con Gesù che si slancia in Paradiso, per la via del cielo, rispondiam colle lacrime: « Amen, Amen, sì verremo, sì veniamo a benedirlo là con parole che… ancor non conosciamo! »

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.