VIVA CRISTO-RE (2)

CRISTO-RE (2)

TOTH TIHAMER:

Gregor. Ed. in Padova, 1954

Imprim. Jannes Jeremich, Ep. Beris

 CAPITOLO II

CONCETTO DI REGALITÀ DI CRISTO (II)

Perché gli uomini rifiutano Cristo? Perché non vogliono accettare la regalità di Cristo.

Ricordiamo la scena di Betlemme: i tre Magi sono prostrati davanti alla mangiatoia…. Questo Bambino, che essi adorano ed a cui portano in dono, è il Figlio del Dio vivente, il Verbo incarnato, il Sovrano del genere umano. In altre parole, Gesù Cristo è Re, è Figlio, ma è anche Legislatore! Ci ama, ma è anche il nostro Giudice. È gentile, ma allo stesso tempo esigente. E se Lui è il mio Re, allora non posso vivere in modo frivolo come ho fatto finora. Gesù Cristo deve avere voce in capitolo nei miei pensieri, nei miei progetti, nei miei affari, nei miei divertimenti. Ah, ma questo è troppo impegnativo per noi! È troppo difficile per noi e non vogliamo ammetterlo! Perché la semplicità, la povertà, l’umiltà di questo Cristo di Betlemme è un’inesorabile accusa al nostro modo di vivere. Perché se Cristo ha ragione, è chiaro che noi abbiamo torto; il mio orgoglio, il mio incommensurabile desiderio di gloria, la mia smania di piaceri, la mia idolatria di tante cose terrene, la mia adorazione del vitello d’oro non sono giusti. Ecco perché siamo riluttanti a sottometterci al giogo di Cristo. Non voglio Cristo, perché la sua umiltà condanna la mia vanagloria. Non voglio Cristo, perché la sua povertà rimprovera il mio desiderio di ricchezza e di piacere. Non voglio Cristo, perché la sua fiducia nella Provvidenza condanna il mio materialismo e la mia autosufficienza. Ma se Cristo è il mio Re, allora la ragione, il piacere ed il denaro non possono essere i miei idoli. Se Cristo è il mio Re e il mio Dio, non posso fare della ragione o della scienza un idolo. Devo rispettare la scienza, sì, ma non elevarla al rango di divinità. La scienza non può spiegarmi tutto, tanto meno soddisfare il mio desiderio di felicità. Non ci sono mai state così tante scuole e università, così tante biblioteche, così tante risorse per la conoscenza e l’istruzione. Eppure, gli omicidi, la corruzione e la decadenza morale dilagano. La scienza, i libri, la cultura non possono supplire a tutto. E non è forse l’angelo che sapeva di più, lucifero, ad essere precipitato negli abissi più profondi? E non leggiamo forse ad ogni angolo che tra i grandi criminali ci sono uomini altamente istruiti, altamente qualificati, molto astuti e abili? Sappiamo molte cose, sì, ma cosa sappiamo? Costruiamo grattacieli, sfruttiamo le risorse naturali, ci divertiamo, ce la godiamo molto bene… ma non sappiamo essere onesti, non sappiamo perseverare nel fare il bene, non sappiamo essere felici, non sappiamo vivere una vita degna dell’uomo. Cristo è il nostro Re! Che cosa significa? Significa che l’anima è superiore al corpo; che l’integrità morale è più preziosa della conoscenza. Questa fede religiosa vale più della mia carriera o del mio lavoro professionale. Che la Santa Messa ha un valore infinito, che non può essere paragonata a un film. Che un momento di preghiera vale molto di più di un banchetto mondano! Tutto questo significa la regalità di Cristo. – Se Cristo è il mio Re, la moda non può essere il mio idolo. Dove regna Cristo non c’è spazio per la frivolezza. Chi ha Cristo come Re, non può vestirsi, ballare o divertirsi con tanta superficialità e leggerezza…. Molte donne ingenuamente non si rendono conto che il paganesimo sta cercando di rifarsi strada attraverso la moda: attraverso l’abbigliamento indecente, i balli osceni, il veleno diffuso da certi film, il lusso esorbitante…, tutto questo è paganesimo. Se Cristo è il mio Re, non posso bandirlo dalla vita pubblica, che è proprio ciò che il secolarismo sta cercando di fare: espellere il Cristianesimo dal maggior numero possibile di luoghi, strappare sempre più fedeli a Cristo. Se Cristo è il mio Re, non posso adorare il denaro o i piaceri. Perché lo spirito è al di sopra della materia, perché la mia anima è chiamata a vivere la vita di Dio. Ma ci dimentichiamo di Cristo e non abbiamo tempo per nutrire il nostro spirito. E poiché non mettiamo il nostro cuore in Cristo, finiamo per metterlo nelle religioni esoteriche orientali e abdichiamo alla fede cattolica. Ma queste religioni non hanno nulla di nuovo da dirci e sono piene di molti gravi errori. – Ecco, dunque, il motivo del rifiuto della regalità di Cristo…. Non accettiamo Cristo Re perché condanna il nostro stile di vita pagano. Secondo una leggenda, quando il Bambino Gesù era in viaggio verso l’Egitto, in fuga da Erode, tutte le statue di idoli che incrociavano il suo cammino crollarono al suo passaggio… È la stessa cosa che dovrebbe accadere a noi oggi: davanti a Cristo devono cadere tutti gli idoli! Davanti all’umile Gesù Cristo, il mio orgoglio altero deve cadere. Davanti al povero Gesù Cristo, la mia presuntuosa vanagloria e la mia smania di piacere devono scomparire. E quando adoreremo Cristo come Re, allora – solo allora – la società umana sarà guarita dai suoi innumerevoli mali. Tu sei il nostro Sole, che ci dà la vita, che ci dà luce e calore.

CAPITOLO III

I DIRITTI DI CRISTO ALLA REGALITÀ

Che cosa intendiamo per “regalità di Cristo“? Quali sono i diritti di Cristo alla regalità?

Pensiamo che la festa di Cristo Re metta in luce una grande verità: Cristo sarebbe ancora il nostro Re, anche se non l’avesse mai detto, perché ha davvero diritto alla regalità. Cristo è il nostro Re, perché è il nostro Redentore e il nostro Dio. Come Redentore, ha acquistato i suoi diritti su di noi a un prezzo molto alto. “Siete stati riscattati…, non con cose deperibili, non con oro o argento…, ma con il prezioso sangue di Cristo, come di un agnello senza difetti e senza macchia” (I Pietro I:18-19). Nostro Signore Gesù Cristo ci ha comprati “a caro prezzo” (I Cor VI, 20), così che i nostri corpi sono diventati membra di Cristo (I Cor. VI,15). Cristo è il nostro Dio. E Dio è “l’unico Sovrano, il Re dei re e il Signore dei signori” (I Tim VI,15). Dio ha dei diritti su di noi. E notate: la promulgazione dei diritti di Dio è la prima impresa che Nostro Signore Gesù Cristo ha compiuto quando è sceso in questo mondo, quando ha fatto sì che i cori angelici proclamassero la gloria di Dio nella notte della sua nascita. – La prima rivoluzione del mondo, attuata da Adamo ed Eva in Paradiso e ispirata da satana, non fu altro che la proclamazione dei diritti dell’uomo contro i diritti di Dio. Gli stessi fini sono stati perseguiti da molte altre rivoluzioni, come quella francese. Per questo la Redenzione è iniziata facendo il contrario, proclamando innanzitutto i diritti di Dio. Dio è il mio Signore, il mio Sovrano assoluto. Ma non è solo su di me che esercita il suo diritto sovrano. È anche il Signore della famiglia, della scuola, degli enti pubblici, dei media, dei luoghi di divertimento, insomma: il Signore di tutta la società! Accettare di nuovo questo fatto, farlo vivere alle anime, questo è il significato sublime della nuova festa di Cristo Re. Per questo è stata istituita, affinché i Cristiani dimostrino che Dio ha dei diritti sull’uomo e l’uomo ha dei doveri nei confronti di Dio: se Cristo è il nostro Dio, allora è il nostro Re. – Inoltre, la regalità di Cristo è in accordo con lo spirito del Vangelo, come chiariscono molte citazioni della Sacra Scrittura. Nel 2° Salmo è già annunciato che Cristo è consacrato “dal Signore re su Sion, il suo monte santo“, e riceve “in eredità le nazioni e il suo dominio si estende fino ai confini della terra“. GEREMIA dice che Cristo “regnerà come re, sarà saggio e governerà la terra con giustizia e rettitudine” (Ger XIII,5). – Nel prologo del Vangelo di San Giovanni si dice: “In principio era il Verbo…, senza di lui non è stato fatto nulla di ciò che è stato fatto” (Gv I,1.3). All’Annunciazione, l’Angelo Gabriele dice alla Vergine Maria: « Sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, al quale il Signore Dio darà il trono di Davide suo padre e regnerà sulla casa di Giacobbe per i secoli dei secoli”. E il suo regno non avrà fine » (Gv 32-33). E ricordiamo soprattutto il dialogo tra Pilato e nostro Signore Gesù Cristo: “Sei dunque un re?”, chiede il procuratore romano. E il Signore gli risponde con dignità regale: “Rex sum ego!” “Io sono il Re!” (Gv XVIII,37). È vero che prima aveva detto: “Il mio regno non è di questo mondo. Se il mio regno fosse di questo mondo, il mio popolo avrebbe combattuto perché non fosse consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di qui” (Gv XVIII,36). Cosa intende Gesù Cristo con queste parole? Cristo è Re, ma non acquisisce i suoi diritti con la forza delle armi e della dinamite; “sfila la spada” (Mt XXVI, 52.), disse a Pietro. Vuole essere il Re della nostra anima, il Re che governa la nostra volontà – Lui è la “via” -, la nostra comprensione – Lui è la “verità” – e i nostri sentimenti – Lui è la “vita”. Sì: Cristo Re è “il sovrano dei re della terra” (Ap I,5), come “ha scritto sulla veste e sulla coscia: Re dei re e Signore dei signori” (Ap XIX,16). Il Padre lo ha costituito “erede universale di tutte le cose” (Eb 1,2), e perciò “deve regnare finché non avrà messo tutti i nemici sotto i suoi piedi” (I Cor XV, 25). – Così vediamo che la Sacra Scrittura proclama esplicitamente la regalità di Cristo. Potremmo fare altre citazioni, ma per me spiccano due frasi del Signore. Voglio insistere su di essi, perché so per certo che avranno una profonda influenza su tutte le anime. Qual è la prima frase? Una frase nota e spesso ripetuta del Signore: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mt XXIV, 35; Mc XIII, 31). Che frase impressionante! Osserviamo il contesto. Era notte. Il Maestro era seduto con i suoi discepoli sulle pendici del Monte degli Ulivi…. Davanti a loro c’era il Monte Moriah, coronato dal tempio di Gerusalemme. Stavano riposando, dopo una dura giornata… Uno dei discepoli indica con orgoglio il tempio: “Maestro, guarda le pietre e il magnifico edificio“. E il Signore risponde: “Vedi tutto questo? In verità vi dico che non resterà qui una pietra su un’altra che non venga buttata giù“. Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo presero in disparte e gli chiesero: “Maestro, quando accadrà questo? E quale segno ci sarà che tutte queste cose stanno per compiersi?”…. Questa è la domanda che il Salvatore stava aspettando. Era una notte tranquilla…; il gregge stava intorno al pastore, attento. E il Signore cominciò a parlare loro. Quali persecuzioni dovevano subire per la loro fede! Ma prima li avverte che non devono essere turbati. Poi racconta della distruzione della distruzione del tempio di Gerusalemme. Infine, con molta delicatezza, passa alla catastrofe finale e tira fuori la morale, per la quale aveva detto tutte queste cose: Tutto, tutto ciò che vedete in cielo e in terra perirà: C’è solo una cosa che resiste trionfalmente alla distruzione dei secoli: Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Nessuna frase esprime meglio la regalità di Cristo. Sono passati più di venti secoli da quando Egli ha pronunciato questa profezia e, una dopo l’altra, le sue parole si sono realizzate. Alcuni Apostoli potevano ancora vedere la distruzione di Gerusalemme. L’impero greco è morto: il tempo lo ha spazzato via. Il colossale Impero romano, che, per così dire, conteneva tutto il mondo conosciuto, perì. La stessa cosa è accaduta al Sacro Romano Impero, che è andato in pezzi. Così come l’impero di Napoleone, che comprendeva praticamente tutta l’Europa. E alla fine? Napoleone finì esiliato in un isolotto…. Ed era così anche nei tempi precedenti a Gesù. Pazienti scavi hanno portato in superficie antiche rovine: quelle di Babilonia, Alessandria… Popoli, nazioni, individui, sono nati, cresciuti e passati attraverso la fase della storia… Cosa ci dicono gli antichi imperi in rovina? Il cielo e la terra passano, ma le parole di Cristo Re non passano. E se il Signore apparisse oggi in mezzo a noi e ci conducesse su un promontorio da cui ci mostrerebbe una delle città più popolose del mondo? È una bella notte, e io dico con orgoglio al Signore: “Guardate, Signore, quanti magnifici edifici…, il Parlamento, le chiese, i bei monumenti…. Guardate come sono illuminati… Guardate i grandi stadi e i centri di intrattenimento, come si agitano le folle…”. E il Signore dice: “Tutti questi alberghi, palazzi, monumenti, musei, così magnifici…, tutto, tutto perirà; di tutto questo non resterà che il ricordo…, anzi, non si conserverà nemmeno il ricordo”. E quando sentiamo queste parole, esclamiamo sorpresi: “Signore, non può essere. C’è voluto tanto lavoro…”. Ma così è successo nel corso della storia. Quindici o sedici secoli fa c’era una vita fiorente in Nord Africa, dove oggi non c’è altro che un deserto sabbioso e una o due rovine, dove un tempo c’era un popolo numeroso! Può accadere che tra qualche secolo i popoli dell’Asia invadano l’Europa…; ma anche loro porteranno in sé il germe della morte. Perché tutto ciò che l’uomo può vedere, udire e sentire perirà….. Il cielo e la terra passeranno….. – Ma, Signore, anch’io perirò senza lasciare traccia? Tutto il mio essere desidera vivere per sempre; devo forse perire senza soddisfare il mio desiderio di vita eterna? No. È il Signore che dice: « Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno…”. E chi osserva le parole del Signore vive per sempre. E « chi osserva la mia parola non vedrà mai la morte » (Gv VIII, 51), cioè vivrà per sempre. – O Cristo! Tu sei il Re del tempo e dell’eternità. Le sue parole mi riempiono di fiducia e di incoraggiamento. Cristo è il Re della vita eterna e io voglio cercare in tutti i modi di essergli fedele. Questo è uno dei pensieri che mi colpisce di più quando medito sulla regalità di Cristo. – C’è un’altra frase del Signore che mi affascina molto. Una che mi mostri in tutto il suo splendore le pretese di regalità di Cristo. La frase è questa: « A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra… » (Mt XXVIII,18), tanto che poteva arrivare a dire: « Quando sarò elevato in alto sopra la terra, attirerò a me tutte le cose » (Gv XII, 32). O Signore, come avete potuto dire una cosa del genere? Sembra che non pensiate secondo la prudenza umana. Perché, umanamente parlando, cosa ci si può aspettare? Avevate davanti a Voi la croce, le folle piene di odio, e solo dodici comuni pescatori vi hanno seguito? E questi sono coloro che devono estendere il suo regno? – Vediamo cosa ne è stato della dottrina di Cristo, come si è realizzato parola per parola ciò che Gesù ha proclamato! Il grano seminato da Gesù Cristo crebbe costantemente: Samaria, Cilicia, Cappadocia, Frigia, Atene, Roma, tutti i popoli finirono per schierarsi con Cristo. Allora i popoli barbari piegarono il loro collo rigido sotto il giogo di Cristo… Seguono nuove scoperte: coraggiosi marinai portano la croce sulle rive del Mississippi, nella regione del Gange, presso i discendenti degli Incas, presso le tribù del Rio de la Plata, nei domini della Cina e del Giappone, nelle isole del Mare del Nord, nelle regioni del Polo Sud…. Ovunque si canta lo stesso inno: “Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo…”. In verità, su tutta la terra sventolano i vessilli del Re. In verità, Egli è stato elevato in alto e ci ha attirato a sé. E se, dopo aver contemplato il passato, dessimo uno sguardo alla situazione attuale? Dove, nella storia del mondo, c’è stato un uomo, un sovrano, che ha avuto tanti vassalli come Cristo? Un dominio così vasto, che ha coperto paesi e continenti? Devo citare Cesare, Alessandro Magno, Carlo V, Napoleone? Ma i domini di questi non sono che cumuli di sabbia rispetto a quelli di Cristo. Devo ricordare la marcia trionfale del grande Costantino? Ma non è altro che una passeggiata di bambini se la confrontiamo con le processioni moltitudinarie dei Congressi Eucaristici Internazionali, in cui i bambini di tutte le nazioni del mondo, cinesi e americani, eschimesi, negri, ungheresi, italiani, spagnoli, tedeschi, francesi, inglesi, sfilano insieme, e tutti ci prostriamo con la stessa fede davanti a Cristo Re. – E non dimentichiamo i grandi ostacoli che si sono frapposti al trionfo di Cristo: l’esigente morale cristiana! Gli enormi ostacoli frapposti da ebrei, pagani, turchi, miscredenti, socialisti, massoni… Diplomazia e violenza, astuzia e inganno, falsa scienza e cattiva stampa… da duemila anni fanno di tutto per sconfiggere Cristo. Amico lettore, dimmi un solo fondatore di una religione la cui dottrina abbia combattuto battaglie così dure come quella di Cristo! – Ha solo dodici Apostoli, uomini semplici. Il Venerdì Santo, anche questi sono spaventati e turbati…. Ma arriva la Pentecoste e i suoi discepoli sono già migliaia. Erode giustizia Giacomo, gli Apostoli devono fuggire dalle persecuzioni, eppure il Cristianesimo comincia a diffondersi. Contro di essi si scaglia il più furioso dei persecutori…; ma presto Saulo diventa Paolo, che subito conquista tutta l’Asia Minore per Cristo. A Roma iniziano le persecuzioni: il sangue dei Cristiani viene versato ovunque… e, alla fine, il Cristianesimo conquista Roma e converte tutta l’Europa. – In Francia Voltaire dà l’ordine: “Écrasez l’infâme“: “Schiacciate l’infame”, riferendosi al Cristianesimo. Ma non ci riescono; al contrario, il Cristianesimo si diffonde nel Nuovo Mondo e negli altri continenti…. E come! Non c’è potere, non c’è astuzia, non c’è forza che possa fermarlo. È la marcia trionfale di Cristo Re. “Quando sarò elevato in alto, attirerò a me tutte le cose“. Tutte le cose saranno attratte da Me! E con quale potenza, con quale amore sottomette i cuori! Nessun re può essere paragonato a Lui nell’influenzare i suoi sudditi…. Cristo ha comandato: “Andate e insegnate a tutte le nazioni“; il suo comando è stato adempiuto. Anche oggi risuona la parola di Cristo. Risuona nei palazzi, nei tuguri, ovunque. Gli analfabeti e i saggi lo ascoltano. Il pescatore del villaggio norvegese, il mercante olandese, il contadino della grande pianura ungherese, il minatore inglese, l’operaio industriale tedesco, il “fazendeiro” brasiliano…, tutti ascoltano e leggono le parole di Cristo. Le leggono, le ascoltano… e diventano migliori, e riempiono la loro vita di significato. In verità, vediamo realizzate le parole del Salmista: “La giustizia e l’abbondanza di pace fioriranno nei suoi giorni… ed egli regnerà da un mare all’altro e dal fiume fino all’estremità della terra” (Salmo LXXI: 7-8).

* * *

La notte del 31 del quinto mese dell’anno 737 della fondazione di Roma, l’imperatore Augusto lasciò il suo palazzo in una brillante processione e, alla luce delle torce, attraversò le strade buie di Roma… e si diresse verso il campo di Marte. In mezzo a guerre e problemi continui, il popolo attendeva l’alba di una nuova epoca…, ed ecco che una nuova cometa apparve nel cielo: era il segno che un’epoca migliore stava arrivando, e quella stessa notte il suo avvento doveva essere solennizzato. L’imperatore uscì per offrire un sacrificio agli dei. La notte è illuminata da innumerevoli torce… Una folla addobbata a festa si accalca intorno ai tre altari eretti in onore delle dee della fortuna… Un’intera folla di sacerdoti… Le fiamme si agitano, le trombe risuonano… Improvvisamente ogni rumore cessa, arriva il momento solenne: l’imperatore si alza, va all’altare e offre il suo regno e il suo popolo alla divinità. Il popolo torna con gioia alle proprie case: “È iniziata una nuova epoca, un’epoca migliore!”. Avevano ragione. Ma non nel modo in cui lo immaginavano. – Non fu la cometa a portare un tempo migliore, ma un Bambino che nacque qualche anno dopo alla periferia di Betlemme. Un bambino povero, ma da allora gli dei pagani sono crollati e il mondo misura gli anni in base alla sua nascita. Da allora, ovunque ci siano Cristiani, si sente la preghiera fiduciosa e solenne della Chiesa: Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui vivit et regnat per omnia sæcula sæculorum… Per il nostro Signore Gesù Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli… – Sì, Cristo ha un diritto su di noi, ha un diritto di regalità. Per questo motivo, il giorno di Cristo Re non deve essere solo una festa della Chiesa, ma anche di tutta la nazione, di tutta l’umanità: “Non c’è salvezza in nessun altro, perché non c’è altro nome sotto il cielo dato tra gli uomini per mezzo del quale dobbiamo essere salvati“, si legge negli Atti degli Apostoli (IV, 12). Per questo il Santo Padre Pio XI aggiunge giustamente: « È Lui che dà la vera prosperità e felicità agli individui e alle nazioni: perché la felicità della nazione non viene da nessun’altra fonte che dalla felicità dei cittadini, perché la nazione non è altro che l’insieme concorde dei cittadini ».

È dimostrato. Senza Cristo non possiamo fare nulla. Andiamo a Lui e con Lui vinceremo.

VIVA CRISTO-RE (3)