LA VITA INTERIORE DEL CATTOLICO (1)

LA VITA INTERIORE DEL CATTOLICO (1)

Mons. ALBAN GOODIER S.J. (Arcivescovo di Hierapolis)

Morcelliana Ed. Brescia 1935

Traduzione di Bice Masperi

Brescia, 19 marzo 1935, Can. Ernesto Pasini, Cens. Eccl-

Brescia, 23 marzo 1935 IMPRIMATUR Aem. Bongiorni, Vic. Gen.

PREFAZIONE

 Se a questo libro è necessaria una giustificazione, l’unica plausibile è che l’autore fu invitato a scriverlo. Furono amici non cattolici a chiedergli di rivelar loro, per quanto possibile, lo spirito intimo, la vita interiore della Chiesa Cattolica. Essi conoscono, più o meno, la sua storia, e soprattutto da un determinato punto di vista; sono, inoltre, al corrente di tutte quelle manifestazioni di vita attiva della Chiesa medesima che, quasi ovunque, cadono sotto il loro controllo quotidiano. Conoscono pure buona parte del suo insegnamento che in alcuni punti coincide con quello accettato da loro stessi, mentre altri punti, quali essi li intendono, sono loro estranei o ripugnanti addirittura. Eppure essi sentono, anzi son persuasi, che l’idea della Chiesa Cattolica contiene qualche cosa di più, qualche cosa che va oltre la sua storia e il suo insegnamento, che a quella ha dato origine in passato e questo tuttora vivifica, e che è perciò superiore in importanza ad entrambi per una esatta valutazione della Chiesa stessa. Se riuscissero ad afferrare questo “quid” segreto, se potessero al pari dei Cattolici, rendersi conto del suo operare, solo allora forse si farebbe luce su tante divergenze di giudizio. Quanto appare alla superficie non può che essere manifestazione di ciò che arde dentro. Perché si diano questi segni esteriori di vita cattolica, è necessario vi sia uno spirito interiore ad animare e a permeare tutto il Cattolicesimo, a dargli quella unità, consistenza e solidarietà che innegabilmente possiede. E lo spirito che si manifesta non senza entusiasmo nella vita di ogni vero Cattolico praticante, lo spirito al qual  sono da attribuirsi i frutti prodotti dalla Chiesa Cattolica in ogni luogo e in ogni tempo. Ecco perché, secondo l’autore, spiriti avidi di conoscere questa vita interiore si sono rivolti precisamente a chi di essa già partecipa, in essa respira e di essa, come umilmente e sinceramente spera, già vive. È questo senza dubbio l’unico mezzo per poter afferrare anche un semplice barlume della verità. Nessuno che voglia veramente penetrare l’anima dell’Inghilterra si rivolgerà per ciò ad un Soviet russo; allo stesso modo, nessuno che sinceramente desideri di conoscere la Chiesa Cattolica nella sua realtà andrà ad informarsene presso uno la cui penna sia intinta nel fiele, le cui labbra stillin veleno, e che abbia in mente una gran confusione a questo riguardo. Uno scrittore siffatto non potrà mai dire la verità, di qualunque argomento si occupi. Poiché una comprensione giusta richiede la simpatia; e l’odio acceca sempre. E se pure manchi l’odio, nel significato peggiore della parola, il pregiudizio suo fratellastro riesce sempre ad alterare la verità e a farla servire al proprio scopo, finché il quadro finale che ne risulta si riduce ad una caricatura e nulla più. E ciò è particolarmente vero nel trattare di questioni religiose.  “Colui che conserva la carità nei costumi può comprendere tanto ciò ch’è evidente quanto ciò ch’è latente nelle questioni religiose — dice S. Agostino. — L’amore lo induce allo studio, l’amore lo guida nella ricerca, l’amore lo spinge a bussare alla porta; l’amore fa che in lui permanga quanto gli fu rivelato. » (Serm. 189, de Temp.). È dunque in risposta a una domanda di questo genere che l’autore ha compiuto il tentativo racchiuso nel presente volume, ed egli desidera che lo si legga nello spirito medesimo con cui fu scritto. Quella che noi chiamiamo teologia si affaccia talvolta inevitabilmente nelle sue pagine; eppure non è un’opera di teologia né di apologetica questa che l’autore offre. Egli non ha nessun mandato ufficiale e non ne accetta alcuno, né per difendere la sua Chiesa né per dimostrare la verità del suo insegnamento. Il suo compito è semplicemente quello di definire la posizione della Chiesa, di scoprire quasi l’anima propria o almeno di spiegare a chi desidera ascoltarlo le proprie convinzioni intime nei riguardi di Dio e dell’uomo. Egli perciò spera, anzi crede, che non sarà deluso e che i suoi lettori vorranno almeno riconoscergli il merito di una sincera fede in ciò che asserisce ed accettare poi quanto egli ha da dire, non solo come sua conclusione personale e come veduta propria particolare, ma come esponente di quella stessa fede ch’egli ha comune con i fratelli cattolici, sia esplicitamente nella forma o implicitamente nella pratica, fede basata su di una evidenza tale che, per lui almeno, è secondo ragione e quindi convincente. Se queste pagine non fossero tutto ciò, e si riducessero a una semplice esposizione del credo dello scrittore, non potrebbero essere espressione attendibile del pensiero cattolico. – Per lui che non è un convertito, la Chiesa in cui crede con fermezza e che ama di cuore, deriva direttamente dalla Chiesa del tempo in cui tutta l’Inghilterra era cattolica. Egli ringrazia Dio ogni giorno per il dono della fede goduto sin dall’infanzia, e nulla maggiormente lo addolora del fatto che tanti fra i suoi compatrioti han perduto l’eredità goduta dai loro antenati. Sa che molti, la maggior parte forse, dei suoi lettori non condividono la sua fede e il suo amore, né il suo rimpianto per la perduta eredità. Eppure, non per ciò li condanna, né si sente ad essi completamente estraneo. Ha vissuto abbastanza, e sotto le circostanze più varie, per sapere che differenze fondamentali di pensiero, specie in questioni di religione, sono dovute a cause molteplici, parecchie delle quali sfuggono al controllo dell’individuo. “Lo spirito soffia dove vuole”; “ il regno dei cieli è simile al lievito » l’azione del quale è segreta. Il metodo usato da Nostro Signore Gesù Cristo non fu mai un metodo di coercizione; ma allorché qualcuno a Lui si rivolgeva, Egli “lo guardava e lo amava” e ad uno, il quale non altro fece che mostrar di apprezzare la sua parola, Egli disse: “Non sei lontano dal regno di Dio.” – Allo stesso modo e, l’autore lo spera, nello stesso spirito, egli ha avuto ed ha tuttora molti amici, protestanti e pagani, maomettani, indù e parsi, e ha potuto personalmente constatare fra loro tutti l’opera prodigiosa della grazia di Dio. Varie volte egli ha dovuto rammentare a se stesso, dinanzi all’evidenza dei fatti, che Nostro Signore venne sulla terra « non per giudicare il mondo, ma perché il mondo fosse da Lui salvato », e che morì, versando fino all’ultima goccia del suo sangue, non per i soli Cattolici, né per i soli Cristiani, ma per gli uomini tutti, indistintamente, come bene disse S. Agostino in tempi non troppo dissimili dai nostri e con una visione che, come sempre, abbraccia il. mondo intero, “Il Redentore venne e pagò il prezzo, diede il suo sangue e con esso riscattò il mondo. Chiedete che cosa acquistò? Guardate il prezzo versato e vedrete che cosa acquistò. Il prezzo è il sangue stesso di Cristo. Che cosa è adeguato a un tal prezzo? Che cosa, se non il mondo tutto? Che cosa, se non le nazioni tutte della terra? “In verità, o svalutano il prezzo che è stato versato o sono molto orgogliosi coloro che dicono essere quel prezzo tanto piccolo da aver riscattato solo gli abitanti dell’Africa, oppure avere essi soli tanta importanza che soltanto per loro sia stato versato un tal prezzo. Che costoro non si esaltino, non insuperbiscano. Quanto Egli diede lo diede per tutti.» (in Ps 95, n. 8). In considerazione di ciò, l’autore scrive non per controbattere alcuno, ma con la sola speranza che le sue pagine servano a riavvicinare gli uomini fra loro, “affinché possiamo conoscerli ed esser da loro conosciuti”, — ut cognoscamus et cognoscamur —, com’ebbe a dirgli or non è molto l’attuale Pontefice. Egli, dunque, di proposito si astiene da ogni parola che voglia essere di controversia o influire sulle convinzioni, le vere, le genuine convinzioni, altrui; e se una frase di questo genere gli sfugge non avrà altro scopo che quello di illustrare il suo pensiero per via di contrasto. Egli non scrive che la verità positiva, quale essa gli consta, per amici che lo hanno pregato di far ciò, e desidera che le sue parole vengano lette e interpretate come si leggono e s’ interpretano le parole di un amico. Alcuni non cattolici troveranno forse che l’interpretazione data dall’autore all’anima della Chiesa Cattolica non le appartiene esclusivamente ma è in gran parte comune a tutta la Cristianità, e condivisa anche dalla chiesa particolare della quale essi son membri. A questi l’autore non può che rispondere: “Dio sia ringraziato! Vuol dire che non siamo poi così fondamentalmente separati come credevamo.” Potessero davvero le affermazioni di questo volume riferirsi a tutti e a ciascuno di noi, a come un tempo si poteva riferirle ai nostri antenati senza distinzione! Allora la riunione della Cristianità non sarebbe più tanto lontana. Se la scoperta di un vasto campo comune sarà l’unico frutto di questo libro, esso non sarà stato scritto invano.

INTRODUZIONE

Nel rileggere quanto abbiamo esposto nei capitoli seguenti ci rendiamo conto della barriera che divide oggi gli uomini in due campi sempre più distinti. Da una parte, coloro che, senza distinzione di credo, accettano il soprannaturale come una realtà; dall’altra, tutti i negatori del soprannaturale. Per questi ultimi non esiste un aldilà o, se esiste, è cosa che non li riguarda, come non li preoccupa né minimamente li interessa il problema dell’esistenza di Dio. Ne viene di conseguenza che ogni principio fondamentale di vita deve, per loro, trovare la sua spiegazione e la sua definizione indipendentemente da Dio. La vita stessa e il suo fine, il dovere e le sue obbligazioni, la libertà e le responsabilità che ne derivano, l’amore dato e ricambiato, il sacrificio e il suo premio; il male, il suo significato, la sua responsabilità, il suo castigo e il suo rimedio; il bene, il suo valore, la sua nobiltà, la sua ricompensa, i suoi frutti; le relazioni dell’uomo con se stesso, coi fratelli, con la patria, con gli amici e coi nemici, infine con tutta l’umanità; il possesso, la potenza, il piacere, il diritto e la giustizia, la verità e il vizio, tutte queste cose esigono per coloro che non riconoscono al soprannaturale alcun diritto di cittadinanza definizioni affatto diverse da quelle che i credenti accettano. Anzi, definizioni vere e proprie non possono darsi: quando l’uomo si è fatto ideale e misura di se stesso, proprio giudice e proprio fine, tutte le realtà sopra elencate debbono servire a lui solo, e, per quanto si voglia dissimularlo, debbono ridursi a strumenti per la sua personale soddisfazione. Chi abbia questa mentalità troverà il nostro libro privo di ogni significato. Se ne sentirà anzi irritato e spinto forse a disprezzarlo. Lo giudicherà empirico (termine questo che non è proprio soltanto della generazione presente) e antiquato, un insieme di illusioni, un sogno vuoto di senso comune, non confermato dall’esperienza, forse addirittura una invenzione dei preti per adescare e asservire le anime libere. Chi non sapesse vedere altro in questo libro sarebbe pregato di metterlo da parte: esso non è fatto per lui. Ma noi vorremmo almeno dirgli che la vita e gli ideali ch’esso ha cercato di descrivere sono stati per ben quindici secoli ideali indiscussi, e che, per quanto antichi, hanno ancora la novità e la freschezza dei fanciulli e dei giovani che ogni anno, a milioni, continuano ad assorbirli e ad edificare, su quelli, la loro vita. E non basta: oltre ai trecentocinquanta milioni di credenti Cristiani ve ne sono altre centinaia di milioni, che noi talvolta chiamiamo pagani, pei quali il soprannaturale è una grande realtà e pei quali l’ideale descritto in queste pagine ha un significato pieno ed accettabile. La miscredenza moderna è un fenomeno molto isolato; tende a diffondersi, ma, in confronto della estensione della razza umana e dello stesso Cristianesimo nel cui seno sorge, è ancora poca cosa, ristretta in un alveo tutto suo. Le danno il nome di nuovo paganesimo; in realtà, per render giustizia ai veri pagani, dovremmo chiamarla in altro modo, ché i pagani autentici la condannano ancor più dei Cristiani. Ma nell’altro campo sono coloro pei quali Iddio e il soprannaturale sono una grande realtà, coloro che sanno in chi hanno riposto fede e che hanno la certezza di non essersi ingannati. Essi credono, e la loro non è una semplice opinione, di appartenere a Dio, e sanno ch’Egli si prende cura dei suoi. Credono che Dio ha parlato e ci ha detto cose che mai avremmo potuto scoprire da soli, e ch’Egli ci ha dato delle leggi e dei precetti per la regola della nostra vita. Per essi quindi, dal momento che Dio ha parlato, la vita e il dovere, l’amore e il sacrificio, il male e il bene, il diritto e la giustizia hanno significati e definizioni assai più chiari e sicuri di quelli che l’uomo avrebbe mai potuto da sé immaginare; hanno delle sanzioni che rendono quei principî, come la civiltà su di essi imperniata, molto più saldi di qualunque cosa l’uomo possa da sé solo costruire. È per costoro in primo luogo che fu scritto questo libro, possano essi, o no, convenire in tutto ciò che contiene; il loro consenso, per lo meno, riposerà sui principî primi intorno ai quali autore e lettori sono d’accordo. Senza questa intesa iniziale diverrebbe impossibile ogni ulteriore comprensione reciproca.

LA VITA INTERIORE DEL CATTOLICO (2)