I SERMONI DEL CURATO D’ARS: SULLA PUREZZA

I SERMONI DEL CURATO D’ARS

(Discorsi di s. G. B. M. VIANNEY Curato d’Ars – vol. IV, 4° ed. Torino, Roma; Ed. Marietti, 1933)

Sulla Purezza

Beati mundo corde, quoniam ipsi Deum videbunt

(MATTH. V, 8).

Leggiamo nell’Evangelo che Gesù Cristo, volendo istruire il popolo, che accorreva in folla per imparare da Lui quanto occorreva fare per avere la vita eterna, sedé, ed aperta la bocca disse loro : “Beati quelli che hanno il cuor puro, poiché vedranno Dio. „ Se noi avessimo un gran desiderio di vedere Dio, Fratelli miei, queste sole parole dovrebbero farci comprendere quanto la purità ci renda accetti a Lui, e quanto sia per noi necessaria questa virtù; poiché, secondo la parola di Gesù Cristo, senza di essa non lo vedremo mai. “Beati, ci dice Gesù Cristo, quelli che hanno il cuor puro, poiché vedranno Dio. „ Si può forse sperare una più grande ricompensa di quella che Gesù Cristo dà a questa bella ed amabile virtù, cioè il godimento eterno delle tre Persone della Ss. Trinità?… S. Paolo che ne conosceva bene il valore, scrivendo ai Corinti, dice loro: ” Glorificate Dio, poiché voi lo portate nei vostri corpi, e siate fedeli nel conservarlo con grande purità. Ricordatevi, figli miei, che le vostre membra sono le membra di Gesù Cristo, e che i vostri cuori sono i templi dello Spirito Santo. Guardatevi dal non contaminarli con quel peccato che è l’adulterio, la fornicazione e tutto ciò che può disonorare il vostro corpo ed il vostro cuore davanti a Dio, che è la purezza in persona. „» (I Cor. VI, 15-20). – Oh ! F . M., quanto questa virtù è bella e preziosa non solo agli occhi degli uomini e degli Angeli, ma altresì agli occhi di Dio. Egli la tiene in tal conto che non cessa di lodarla in tutti coloro che sono abbastanza fortunati di conservarla. Inoltre questa virtù inestimabile forma il più bell’ornamento della Chiesa e, per conseguenza, dovrebbe essere la più amata dai Cristiani. Noi, F. M., che nel santo Battesimo siamo stati lavati nel Sangue adorabile di Gesù Cristo, che è purezza per essenza; in questo Sangue adorabile che ha generato tanti vergini dell’uno e dell’altro sesso; (Frumentum electorum, et vinum germinans virgines. Zach. IX, 17) noi che Gesù Cristo ha messo a parte della sua purità facendoci sue membra e suo tempio… Ma, ahimè! F. M., in questo disgraziato secolo in cui viviamo non si conosce più questa virtù, questa celeste virtù che ci rende simili agli Angeli!… Si, F. M., la purezza è una virtù necessaria per tutti, poiché, senza di essa, nessuno vedrà Dio. Io vorrei farvene concepire un’idea degna di Dio e dimostrarvi: 1° come essa ci renda accetti ai suoi occhi, dando un nuovo grado di santità a tutte le nostre azioni, e 2° ciò che dobbiamo fare per conservarla.

I. F. M., per farvi ben comprendere la stima che dobbiamo avere di questa incomparabile virtù, per farvi il panegirico della sua bellezza, e farvene apprezzare il valore davanti a Dio, occorrerebbe non un uomo mortale, ma un Angelo del cielo. Sentendolo voi direste con stupore: Come mai tutti gli uomini non sono pronti a sacrificare ogni cosa piuttosto che perdere una virtù che ci unisce così intimamente a Dio? Cerchiamo tuttavia di concepirne qualche idea considerando che questa virtù viene dal cielo, che essa fa discendere Gesù Cristo sulla terra, che essa eleva l’uomo fino al cielo, per la rassomiglianza che gli dà con gli Angeli, con Gesù Cristo medesimo. Ditemi, F. M., dopo tutto questo, non merita essa di essere chiamata virtù preziosa? Non è essa degna di tutta la nostra stima e di tutti i sacrifici necessari per conservarla? Dico che la purità viene dal cielo, perché non vi era che Gesù Cristo, capace di insegnarcela e di farcene sentire tutto il valore. Egli ci ha lasciati meravigliosi esempi della stima che ebbe per questa virtù. Avendo deciso, nella grandezza della sua misericordia, di redimere il mondo, prese un corpo mortale come abbiamo noi, ma volle scegliere una vergine per Madre. Chi fu, F. M., questa incomparabile creatura? Fu Maria santissima, la più pura di tutte, e che, per una grazia accordata a nessun’altra, fu altresì esente dal peccato originale. Ella, fin dall’età di sette anni consacrò la sua verginità a Dio e, offrendogli il suo corpo e la sua anima, gli fece il sacrificio più santo, più caro, più gradito che Dio abbia mai ricevuto da una creatura sulla terra. E lo mantenne con una fedeltà inviolabile nel custodire la sua purezza ed evitare tutto ciò che potesse anche menomamente offuscarne il candore. Quanto poi la S. Vergine stimasse questa virtù vediamo anche da questo, che ella non volle acconsentire di essere la Madre di Dio prima che l’Angelo non l’ebbe assicurata che la sua purezza non avrebbe sofferto detrimento. Ma avendole detto l’Angelo che diventando Madre di Dio, ben lungi dal perdere o dall’offuscare la sua purità, che tanto Ella stimava, diventerebbe anzi più pura e gradita a Dio, acconsentì volentieri per aggiungere nuovo splendore alla sua verginale purezza. Vediamo ancora che Gesù Cristo scelse a proprio padre putativo un uomo povero sì, ma la cui purità superò quella di ogni altra creatura, esclusa la S. Vergine. Fra i suoi discepoli ne preferì uno, al quale attestò un’amicizia e una confidenza singolare, e che mise a parte de’ suoi più grandi segreti; ma scelse il più puro di tutti, quello che si era consacrato a Dio fin dalla sua giovinezza. S. Ambrogio ci dice che la purità ci eleva fino al cielo e ci fa abbandonare la terra, quanto è possibile ad una creatura abbandonarla. Essa ci eleva al di sopra di ogni creatura corrotta, e per i suoi sentimenti ed i desideri ci fa vivere la vita stessa degli Angeli. Secondo S. Giovanni Crisostomo la castità di un’anima ha più valore dinanzi agli occhi di Dio che quella degli Angeli, poiché i Cristiani non possono acquistare questa virtù se non combattendo; mentre gli Angeli l’hanno per natura. Gli Angeli non hanno nulla da combattere per conservarla, mentre un Cristiano è obbligato di fare a se stesso una guerra continua. S. Cipriano aggiunge, che non solo la castità ci rende simili agli Angeli, ma ci dà anche un carattere di rassomiglianza con Gesù Cristo stesso. Sì, dice questo gran Santo, un’anima pura è un’immagine vivente di Dio sulla terra. – Più un’anima si distacca da se stessa, resiste alle sue passioni, più si attacca a Dio; e per un felice ricambio, più il buon Dio si attacca  a lei; Egli la custodisce e la considera come la sua sposa e la sua diletta; ne fa l’oggetto delle sue più care compiacenze e fissa in lei la sua dimora per sempre. “Beati, ci dice il Salvatore, quelli che hanno il cuor puro, poiché vedranno il buon Dio (Matth. V, 8). Secondo S. Basilio, se noi troviamo la castità in un’anima, noi vi troviamo tutte le altre virtù cristiane; essa le praticherà con una grande facilità, “perché – egli dice – per essere casti bisogna imporsi molti sacrifici e farci una grande violenza. Ma una volta riportate simili vittorie sul demonio, sulla carne, sul sangue, tutto il resto costa ben poco; perché un’anima che comanda con autorità a questo corpo sensuale, supera facilmente tutti gli ostacoli che incontra nel cammino della virtù. „ Perciò vediamo, F. M., che i Cristiani casti sono i più perfetti. Noi li vediamo riservati nelle loro parole, modesti nel loro tratto, sobrii nei pasti, rispettosi nel luogo santo, ed edificanti in tutta la loro condotta. S. Agostino paragona coloro che hanno la grande fortuna di conservare il loro cuore puro, ai gigli che s’innalzano diritti al cielo e spandono intorno un soavissimo profumo; il solo vederli ci fa pensare a questa preziosa virtù. – Così la S. Vergine ispirava purezza a tutti coloro che la guardavano… Virtù beata, F. M., è questa che ci mette nelle file degli Angeli e che sembra persino elevarci al di sopra di essi! Tutti i santi ne hanno avuto la più grande stima, ed hanno preferito perdere ogni loro bene, la loro reputazione e la stessa vita piuttosto che offuscare così bella virtù. Ne abbiamo un bell’esempio nella persona di S. Agnese. La sua beltà e le sue ricchezze l’avevano fatta chiedere in isposa, all’età di dodici anni, dal figlio del prefetto di Roma. Essa gli fece conoscere che si era già consacrata a Dio. Fu subito arrestata, sotto pretesto di essere Cristiana, ma in realtà affinché consentisse ai desideri del giovane… Era talmente unita a Dio che né le promesse, né le minacce, né la vista dei carnefici e degli strumenti disposti davanti a lei per ispaventarla, le fecero cambiare risoluzione. I suoi persecutori non potendo nulla guadagnare su di lei, la caricarono di catene e vollero metterle un giogo al collo e anelli di ferro pesantissimi alle mani: ma fu fatica sprecata; non si piegò quel collo, non cedettero quelle sottili manine innocenti. Ella restò ferma nel suo proposito in mezzo a quei lupi infuriati, ed offrì il suo corpicciuolo ai tormenti con un coraggio che stupì i carnefici. Fu trascinata ai piedi degli idoli: ed ella confessò ad alta voce che riconosceva per suo Dio soltanto Gesù Cristo e che i loro idoli non erano che demoni. Il giudice, barbaro e crudele, vedendo che nulla egli riusciva a guadagnare, pensò che Agnese sentirebbe più vivamente la perdita della purezza da lei tanto stimata, la minacciò di farla esporre in un luogo infame. Ma ella con fermezza gli rispose: “Voi potrete benissimo farmi morire, ma non potrete giammai farmi perdere questo tesoro: Gesù Cristo stesso ne è troppo geloso. „ Il giudice furente di rabbia la fece condurre in un luogo di bruttezze infernali. Ma Gesù Cristo che vegliava su di lei in modo particolare, ispirò per lei sì grande rispetto ai custodi, che questi la guardavano con una specie di terrore, e comandò ad uno dei suoi Angeli di proteggerla. I giovani che s’accostavano a quel luogo accesi di fuoco impuro, vedendo un Angelo accanto a lei, più splendente del sole, ne uscivano infiammati di amore divino. Solo il figlio del prefetto, più malvagio e corrotto degli altri, penetrò nel luogo ove era S. Agnese. Senza badare a tutte queste meraviglie, si avvicina a lei nella speranza di accontentare gli infami suoi desiderii; ma l’Angelo che custodiva la giovane martire, colpì il libertino che cadde morto ai suoi piedi. Subito si sparse per Roma la voce che il figlio del prefetto era stato ucciso da Agnese. Il padre furibondo accorse presso la Santa, e si lasciò andare a tutto ciò che il suo dolore e la sua disperazione potevano ispirargli. La chiamò furia dell’inferno, mostro nato per la desolazione della sua vita, giacché gli aveva fatto morire il figlio. S. Agnese gli rispose tranquillamente: “Perché egli volle farmi violenza, il mio Angelo gli diede la morte. „ Il prefetto un po’ raddolcito le disse: “Ebbene! prega il tuo Dio che lo faccia risuscitare, perché non si dica che l’hai fatto morire tu. „ — “Certamente, risponde la Santa, voi non meritate questa grazia; ma perché sappiate che i Cristiani non si vendicano mai, anzi, al contrario, rendono bene per male, uscite di qui, ed io pregherò il buon Dio per lui. „ Agnese si gettò in ginocchio colla faccia prostrata verso terra. Mentre pregava le apparve l’Angelo e le disse: “Fatti coraggio. „ E nel medesimo istante quel corpo esanime riprese vita. Il giovane risuscitato per le preghiere della Santa, si precipita fuori, corre per le vie di Roma gridando: “No, no, miei amici, non v’ha altro Dio che quello dei Cristiani: tutti gli dèi che adoriamo sono demoni i quali ci ingannano e ci trascinano all’inferno. „ Non ostante un sì grande miracolo, Agnese venne condannata alla morte. Allora il luogotenente del prefetto comandò che si accendesse un gran fuoco, e che vi si gettasse dentro la Santa. Ma le fiamme aprendosi non le fecero alcun male, e bruciarono invece gli idolatri accorsi per essere spettatori del suo combattimento. Vedendo che il fuoco la rispettava e non le faceva male alcuno, il luogotenente ordinò che le fosse tolta la vita con un colpo di spada che le recidesse il capo; fu visto il carnefice, uomo crudele, tremare come una foglia. I genitori di Agnese piansero la morte della loro diletta; ma ella apparve loro, dicendo: “Non piangete la mia morte, ma rallegratevi invece, perché io ho acquistata gloria ineffabile nei cieli. „ (RIBADENEIRA, 21 Gennaio). . – Vedete, F. M., quanto questa vergine ha sofferto piuttosto che perdere la sua verginità. Intendete ora la stima che dovete avere della purezza, e come Dio si compiaccia di far miracoli per mostrarsene il protettore ed il custode. Come quest’esempio confonderà un giorno quei giovani che fanno così poco conto di sì bella virtù. Essi non ne hanno mai conosciuto il pregio. Lo Spirito Santo ha dunque ben ragione di esclamare: “Quanto è bella codesta generazione pura; la sua memoria è eterna, e la sua gloria brilla davanti agli uomini ed agli Angeli. „ (Sap. IV, 1). E certo, F. M., che ciascuno ama i suoi simili; quindi gli Angeli, che sono puri spiriti, amano e proteggono in modo particolare le anime che imitano la loro purità. Leggiamo nella S. Scrittura (Tob. V-VIII) che l’Angelo san Raffaele, il quale accompagnò il giovane Tobia, gli rese mille servigi. Egli impedì che venisse divorato da un grosso pesce e strangolato dal demonio. Se questo giovane non fosse stato casto, certamente l’Angelo non l’avrebbe accompagnato e non gli avrebbe reso tanti servigi. Quanta gioia prova l’Angelo custode che è guida ad un’anima pura! Non vi ha virtù, per la conservazione della quale Dio faccia miracoli così numerosi come quelli che prodiga in favore di chi conosce il pregio della purità e si sforza di conservarla. Vedete ciò che fece per S. Cecilia. Nata a Roma da ricchissimi genitori, era assai istruita nella religione cristiana; docile all’ispirazione di Dio, consacrò a Lui la sua verginità. I genitori che nulla sapevano la promisero in isposa a Valeriano, figlio d’un senatore della città. Era, secondo il mondo, un buonissimo partito. Ella domandò ai genitori il tempo di pensarvi; e passò questo tempo nel digiuno, nella preghiera, nelle lagrime, per ottenere da Dio la grazia di non perdere il fiore di quella virtù che ella stimava più della vita. Dio le rispose di nulla temere, e di obbedire ai suoi genitori; poiché non solo non perderebbe questa virtù, ma convertirebbe colui che ella avrebbe sposato … Acconsentì adunque al matrimonio. Il giorno delle nozze, allorché Valeriano si presentò, gli disse: “Mio caro Valeriano, ho un segreto da comunicarvi. „ Quegli rispose: “Qual è questo segreto?„ — “Ho consacrata la mia verginità a Dio, e giammai uomo alcuno mi toccherà, perché io ho un Angelo che veglia alla custodia della mia purità, e se voi tentaste qualche cosa, egli vi colpirebbe di morte. „ Valeriano fu assai sorpreso di questo linguaggio perché, pagano, nulla comprendeva di tutto ciò. E soggiunse: “Fatemi vedere quest’Angelo, il quale vi custodisce. „ Replicò la santa: “Per ora voi non potete vederlo perché siete pagano. Andate, a mio nome, da Papa Urbano, e domandategli il battesimo; poi vedrete il mio Angelo. ,, Valeriano partì subito. Dopo essere stato battezzato dal Papa ritornò presso la sposa, ed entrando nella camera di lei, scorse l’Angelo che vegliava su S. Cecilia. Lo vide sì bello, sì raggiante di gloria che ne fu abbagliato e commosso. Non solo egli permise alla sua sposa di restare consacrata a Dio, ma egli pure fece voto di verginità… Essi ebbero ben presto, l’una e l’altro, la felicità di morire martiri (RIBADENEIRA, 22 Novembre). Vedete dunque, come Dio prende cura di chi ama questa incomparabile virtù e si adopera di conservarla? Leggiamo nella vita di S. Edmondo (RIBADENEIRA, 16 Nov. S. Edmondo era arcivescovo di Cantorbery), che essendo egli a studiare a Parigi, si trovò una volta con persone le quali tenevano discorsi osceni: egli le abbandonò subito. Questo atto fu così gradito a Dio, che gli apparve sotto la forma di un bel fanciullo e lo salutò con aria graziosissima, dicendogli che con soddisfazione l’aveva visto abbandonare i compagni che tenevano discorsi licenziosi; e per ricompensarnelo gli promise che starebbe sempre con lui. Di più, S. Edmondo ebbe la somma ventura di conservare la sua innocenza sino alla morte. Quando S. Lucia andò sulla tomba di S. Agata per domandare a Dio, per intercessione di lei, la guarigione della madre, santa Agata le apparve e le disse che ella da sola poteva ottenere ciò che domandava, perché colla sua purità aveva preparato nel cuore una dimora graditissima al suo Creatore (RIBADENEIRA, 5 Febbr.). Questo ci mostra che il buon Dio nulla può rifiutare a chi ha la somma ventura di conservare puri il corpo e l’anima… Ascoltate il racconto di ciò che accadde a S. Potamiena, che viveva nel tempo della persecuzione di Massimiano (RIBADENEIRA, 28 Giugno). Questa giovinetta era schiava di un padrone corrotto e libertino che non cessava di sollecitarla al male. Essa preferì soffrire ogni sorta di crudeltà e di supplizi piuttosto che acconsentire alle sollecitazioni dell’infame padrone. Questi vedendo che nulla poteva ottenere, infuriato la consegnò, quale Cristiana, nelle mani del governatore, al quale promise una grande ricompensa se riusciva a guadagnarla. Il giudice fece condurre la vergine davanti al suo tribunale, e vedendo che tutte le minacce non le facevano mutar decisione, le fece patire tutto ciò che la rabbia poté ispirargli. Ma Dio, che giammai abbandona chi a Lui si è consacrato, diede alla martire tanta forza che ella sembrava insensibile a tutti i tormenti. L’iniquo giudice non potendo vincere la sua resistenza, fece mettere su un ardentissimo fuoco una caldaia ripiena di pece e disse alla martire: “Guarda ciò che ti si prepara se non ubbidisci al tuo padrone. „ La santa giovinetta senza turbarsi rispose: “Io preferisco soffrire tutto quanto il vostro furore potrà ispirarvi, piuttosto che obbedire alla infame volontà del mio padrone; del resto io non avrei mai creduto che un giudice fosse così ingiusto da voler farmi obbedire ai capricci di un padrone corrotto. „ Il tiranno irritato da questa risposta, ordinò che fosse gettata nella caldaia. “Almeno comandate, gli disse essa, che io vi sia gettata vestita. Vedrete quale forza il Dio che noi adoriamo dà a chi soffre per Lui. „ Dopo tre ore di supplizio, Potamiena rese la bell’anima al suo Creatore, e così riportò la doppia palma del martirio e della verginità. Ahimè! F. M., quanto poco questa virtù è conosciuta nel mondo, quanto poco noi la stimiamo, quanto poco ci curiamo di conservarla, quanto poca premura abbiamo di domandarla a Dio, giacché non possiamo averla e conservarla da noi stessi. No, noi non conosciamo questa bella ed amabile virtù, che guadagna così facilmente il cuore di Dio, che dà così vivo splendore a tutte le nostre opere buone, che ci eleva al di sopra di noi stessi, che ci fa vivere sulla terra come gli Angeli in cielo!… No, F . M., essa non è conosciuta da quei vecchi infami impudici che si trascinano, si avvoltolano, si tuffano nel fango delle loro turpitudini, il cui cuore rassomiglia a quei… sull’alto delle montagne… arsi e divorati dai loro fuochi impuri. Ahimè! lungi dal cercare di estinguerlo, essi non cessano di alimentarlo e di accenderlo in se stessi coi loro sguardi, coi loro pensieri, coi desideri, colle azioni. In quale stato si troverà quell’anima quando comparirà davanti a un Dio, che è la stessa purità? No, F. M., questa bella virtù non è conosciuta da colui, le cui labbra sono come il canale, lo scolo, di cui l’inferno si serve per vomitare le sue impurità sulla terra; e che se ne nutrisce come di un pane quotidiano. Ahimè! Quella povera anima non è più che un orrore pel cielo e per la terra. No, F. M., non è conosciuta questa amabile virtù da quei giovani i cui occhi sono insozzati di sguardi innominabili, e le cui mani… O Dio, quante anime questo peccato trascina all’inferno… No, F. M., questa bella virtù non è conosciuta da quelle giovani mondane e corrotte che usano tante cure e precauzioni per attirare su di sé gli sguardi del mondo; che, coi loro abbigliamenti ricercati ed indecenti annunciano pubblicamente di essere infami strumenti, di cui l’inferno si serve per perdere le anime, quelle anime che a Gesù Cristo hanno costato tante fatiche, tante lacrime e tanti tormenti!… Guardatele, quelle disgraziate, e vedrete che mille demoni circondano la loro testa ed il loro petto. O mio Dio, come può la terra sopportare queste cooperatrici dell’inferno? E, cosa ancor più strabiliante, come possono le madri tollerarle in uno stato indegno di una Cristiana! So io non temessi di andar troppo lontano, direi a queste madri che esse non valgono di più delle loro figlie. Ahimè! quel cuore disgraziato e quegli occhi impuri non sono che una sorgente avvelenata, che dà la morte a chi le guarda o le ascolta. Come osano simili mostri presentarsi davanti ad un Dio santo e così nemico dell’impurità? Ahimè! la loro povera vita non è altro che un mucchio di untume, che esse accumulano per alimentare il fuoco dell’inferno per tutta l’eternità. Ma, F. M., abbandoniamo una materia così disgustosa e ributtante per un Cristiano, la cui purità deve imitare quella di Gesù Cristo stesso; e ritorniamo alla nostra bella virtù della purezza, che ci eleva fino al cielo, che ci apre il cuore adorabile di Gesù Cristo, ed attira su noi ogni sorta di benedizioni spirituali e temporali.

II. — Ho detto, F. M., che questa virtù ha un grande pregio agli occhi di Dio; aggiungo che essa non manca di nemici, i quali si sforzano di farcela perdere. Possiamo anzi dire che quasi tutto quanto ci circonda lavora a rubarcela. Il demonio è uno dei nostri più accaniti nemici. Siccome egli vive nella laidezza dei vizi impuri, sa che non vi è peccato che tanto oltraggi il buon Dio, e conosce quanto gli è gradita un’anima pura; così ci tende ogni sorta di insidie per toglierci questa virtù. D’altra parte, anche il mondo che cerca solo i suoi comodi ed i suoi piaceri, lavora anch’esso a farcela perdere pur fingendo sovente di mostrarci amicizia. Ma possiamo dire che il nostro più crudele e pericoloso nemico siamo noi stessi, cioè la nostra carne, che essendo già stata guastata e corrotta dal peccato di Adamo, ci porta con una specie di furore alla corruzione. Se noi non ci teniamo continuamente in guardia, essa ben presto ci abbrucerà e divorerà colle sue fiamme impure. — Ma, mi direte voi, giacché è così difficile conservare questa virtù, tanto preziosa agli occhi di Dio, che cosa bisogna dunque fare? — F. M., eccovi i mezzi. Il primo, è quello di vegliare attentamente sui nostri occhi, sui nostri pensieri, sulle parole, sulle azioni; il secondo, di ricorrere alla preghiera; il terzo, di frequentare spesso e degnamente i Sacramenti; il quarto, di fuggire tutto quanto può portarci al male; il quinto, di avere una grande devozione alla Ss. Vergine. Se noi facciamo ciò, malgrado tutti i nostri nemici, o malgrado la fragilità di questa virtù, possiamo essere sicuri di conservarla.

1° Dobbiamo anzitutto vegliare sui nostri sguardi; di ciò non vi ha dubbio, poiché noi vediamo che tanti sono caduti in peccato per un solo sguardo e non si sonoo più rialzati. Non permettetevi mai la menoma libertà senza una vera necessità. Soffrite qualche incomodo piuttosto che esporvi al peccato…

2° S. Giacomo ci dice che questa virtù viene dal cielo e che giammai l’avremo se non la domandiamo al buon Dio. Dobbiamo dunque spesso domandare a Dio di darci la purità degli occhi, delle parole, di tutte le nostre azioni.

3° In terzo luogo se vegliamo conservare questa bella virtù, dobbiamo spesso e degnamente frequentare i Sacramenti, senza di che, non avremo mai tale preziosa fortuna. Gesù Cristo non ha istituito il sacramento della Penitenza per rimettere solo i nostri peccati, ma anche per darci la forza di combattere il demonio; ciò che è facilissimo a comprendersi. Chi è colui che avendo fatto oggi una buona confessione potrà lasciarsi trascinare dalla tentazione? Il peccato, anche con tutte le sue seduzioni gli fa orrore. Chi è colui che essendosi comunicato da poco, potrà acconsentire, non dico ad un’azione impura, ma ad un solo cattivo pensiero? Ah! il divin Gesù, che ha stabilito la dimora nel suo cuore, gli fa troppo ben comprendere quanto questo peccato è infame, quanto gli dispiaccia e come l’allontani da Lui. Sì, F. M., un Cristiano che degnamente frequenta i Sacramenti può ben essere tentato; ma peccare è per lui un’altra cosa. Infatti, quando noi abbiamo la somma ventura di ricevere il Corpo adorabile di Gesù Cristo, non sentiamo dentro di noi estinguersi questo fuoco impuro? Quel Sangue adorabile che scorre nelle nostre vene, può forse fare a meno di purificare il nostro sangue? Quella Carne consacrata che si mescola colla nostra, in certo qual modo non la divinizza? Il nostro corpo non sembra ritornare nel primo stato, in cui era Adamo prima del peccato? Ah! Questo Sangue adorabile, che ha generato tanti vergini.. (Vinum germinans virgines. Zach. IX, 171). Stiamo ben certi, F. M., che, se non frequentiamo i Sacramenti cadremo ad ogni istante nel peccato. Dobbiamo altresì, per difenderci dal demonio, fuggire le persone che ci possono portare al male. Vedete ciò che fece il casto Giuseppe, tentato dalla moglie del suo padrone: le lasciò il mantello nelle mani, e fuggì per salvare la sua anima (Gen. XXXIX, 12) . I fratelli di S. Tommaso d’Aquino non potendo soffrire che egli si consacrasse a Dio, per impedirnelo, lo chiusero in un castello, e vi fecero venire una donna di cattiva vita per tentare di corromperlo. Vedendosi posto ad estremo cimento dalla spudoratezza di quella cattiva creatura, prese un tizzone in mano e la cacciò vergognosamente dalla sua camera. Avendo visto il pericolo al quale era stato esposto, pregò con tante lagrime che il buon Dio gli accordò il prezioso dono della continenza, cioè non fu mai più tentato contro questa bella virtù (RIBADENEIRA, 7 Marzo). – Vedete ciò che fece S. Girolamo per avere la fortuna di conservare la purezza; vedetelo nel suo deserto, abbandonarsi a tutti i rigori della penitenza, alle lagrime ed a macerazioni che fanno fremere (Vita dei Padri del deserto).

2. Questo gran santo ci racconta (S. Hieron, Vita S. Pauli, primi eremitæ.) la vittoria che riportò un giovane in un combattimento, forse unico nella storia, al tempo della persecuzione, che l’imperatore Decio scatenò contro i Cristiani. Il tiranno dopo aver sottoposto questo giovane a tutte le prove, che il demonio poté suggerirgli, pensò che se gli faceva perdere la purezza, allora più facilmente lo indurrebbe a rinunciare alla vera religione. Con questo intendimento comandò che il giovane fosse condotto in un giardino di delizie, in mezzo ai gigli ed alle rose, vicino ad un ruscello che scorreva con lieve mormorio e sotto alberi agitati da un leggero venticello. Là fu messo su di un letto di piume, vi fu legato con funicelle di seta e fu lasciato solo. Si fece poi venire una cortigiana vestita riccamente, ed anche il più indecentemente possibile. Essa cominciò a sollecitarlo con tutta la spudoratezza e tutte le lusinghe che la passione può ispirare. Il povero giovane, che avrebbe dato mille volte la vita piuttosto che macchiare la purezza della sua bell’anima, si vedeva senza difesa, poiché aveva mani e piedi legati. Non sapendo più come resistere agli attacchi del piacere, spinto dallo spirito di Dio, si taglia la lingua coi denti, e la sputa in faccia alla donna. Il che vedendo, questa si confuse talmente che fuggì. Questo fatto ci mostra che mai il buon Dio ci lascerà tentare al di sopra delle nostre forze. – Vedete ancora quanto fece S. Martiniano, che viveva nel IV secolo (Ribadeneira, 13 Febbr.). Dopo aver vissuto venticinque anni nel deserto, fu esposto ad un’occasione assai prossima di peccato. Di già aveva acconsentito col pensiero e colle parole. Ma il buon Dio venne in suo soccorso, e gli toccò il cuore. Concepì egli un così vivo pentimento che, rientrato nella cella, accese un gran fuoco e vi mise dentro i piedi. Il dolore che provava, ed il rimorso del suo peccato, gli facevano mandare grida dolorosissime. Zoe, quella cattiva donna che era venuta per tentarlo, accorse alle sue grida, e ne fu così commossa che, invece di pervertirlo, si convertì. Ella passò tutto il resto di sua vita nelle lacrime e nella penitenza. S. Martiniano restò sette mesi steso a terra e immobile, poiché i suoi piedi erano bruciati. Quando fu guarito si ritirò in un altro deserto, dove non fece che piangere per tutto il resto della sua vita, al ricordo del pericolo che aveva corso di perdere la sua anima. Ecco, F. M., ciò che facevano i Santi; ecco i tormenti che essi hanno patito piuttosto di perdere la purezza della loro anima. Ciò forse vi stupisce; ma dovreste piuttosto stupirvi del poco conto in cui avete questa bella ed incomparabile virtù. Ahimè! Questo deplorevole disprezzo di sì bella virtù dipende da ciò che non ne conosciamo il pregio! Finalmente dobbiamo avere una grande divozione alla Ss. Vergine, se vogliamo conservare sì bella virtù; di ciò non v’ha dubbio alcuno, poiché essa è la Regina, il modello, la protettrice dei vergini… S. Ambrogio chiama la S. Vergine la padrona della castità; S. Epifanio la chiama la principessa della castità, e S. Gregorio la regina della castità… Ecco un esempio che ci mostrerà la grande cura che prende la Ss. Vergine della castità di coloro che hanno confidenza in Lei, al punto che non sa mai nulla rifiutare di quanto essi le domandano. Un gentiluomo che aveva una grande devozione alla Ss. Vergine aveva fatto fare una piccola cappella in suo onore in una camera del castello che egli abitava. Nessuno sapeva dell’esistenza di questa cappella. Ogni notte, dopo alcuni momenti di sonno, e senza avvertire la moglie, si alzava, per andare dinanzi alla Ss. Vergine e restarvi sino al mattino… La sua moglie n’ebbe gran dispiacere perché credeva che uscisse per andar a trovare qualche donna di cattiva vita. Un giorno non potendo più resistere, gli disse che s’era accorta ch’egli le preferiva un’altra donna. Il marito, pensando alla Ss. Vergine, le rispose affermativamente. Ciò l’afflisse in modo tale, che non vedendo alcun cambiamento nella condotta del marito, si uccise. Il marito al ritorno dalla sua cappella, trovò la moglie immersa nel proprio sangue. Estremamente afflitto a quella vista, chiude a chiave la porta della camera, ritorna nella cappella della Ss. Vergine, e tutto piangente si prostra davanti alla sua immagine esclamando : “Voi vedete, Ss. Vergine, che mia moglie si è data la morte, perché io veniva di notte a tenervi compagnia ed a pregarvi. Nulla è per voi impossibile, giacché il vostro Figlio vi ha promesso che non vi negherà mai nulla. Vedete che la mia povera moglie è dannata; la lascerete voi tra le fiamme, giacché a causa della mia devozione per Voi nella sua disperazione ella si uccise? Vergine santa, rifugio degli afflitti, rendetele, per carità, la vita; mostrate che Voi volete far del bene a tutti. Io non uscirò di qui prima che mi abbiate ottenuto questa grazia dal vostro divin Figliuolo. Mentre era assorto nelle lagrime e nelle preghiere, una serva che andava in cerca di lui, lo chiamò, dicendo che la padrona lo desiderava. Le rispose: “Siete ben sicura che ella mi chiama? „ — “Udite la sua voce, „ replica la fantesca. Il giubilo del gentiluomo era sì grande che egli non poteva allontanarsi dalla S. Vergine. Finalmente si alzò piangendo di gioia e di riconoscenza. Ritrovò la moglie in piena salute; e delle ferite non le restavano che le cicatrici, affinché non perdesse mai il ricordo di un tal miracolo operato dalla protezione della Ss. Vergine. Vedendo essa entrare il marito l’abbracciò dicendo: “Ah! amico mio, vi ringrazio di aver avuto la carità di pregare per me. Io era nell’inferno e condannata a bruciare eternamente, perché mi ero data la morte. Ringraziamo dunque insieme la Vergine santa che mi ha strappato da un tale abisso. Ah! quanto si soffre in quel fuoco! chi potrà dirlo e soprattutto comprenderlo?„ Fu così riconoscente di questo prodigioso favore, che passò tutta la vita nelle lagrime, nella penitenza e non poteva raccontare la grazia che la Vergine le aveva ottenuto dal suo divin Figlio senza piangere a calde lagrime. Avrebbe voluto far sapere a tutti quanto la Ss. Vergine è potente per soccorrere coloro che in Lei confidano.  – M. F., se la Ss. Vergine ha il potere dì strappare le anime perfino dall’inferno, potremo dubitare che Ella non ci ottenga le grazie che le domanderemo; noi che siamo sulla terra, dove si esercitano la misericordia del Figlio e la compassione della Madre? Quando abbiamo qualche grazia da domandare al buon Dio, rivolgiamoci adunque con gran confidenza alla Ss. Vergine e saremo sicuri di essere esauditi. Vogliamo toglierci dal peccato, F. M.? andiamo a Maria: essa ci prenderà per mano e ei condurrà al suo Figliuolo per ricevere il perdono. Vogliamo perseverare nel bene? Indirizziamoci alla Madre di Dio; essa ci coprirà col manto della sua protezione, e tutto l’inferno nulla potrà contro di noi. Ne volete la prova? Eccola: leggiamo nella vita di S. Giustina, (RIBADENEIRA 26 SETT.) che avendo un giovane concepito un grande amore per essa, e vedendo che nulla poteva guadagnare colle sue premure, ricorse ad un certo Cipriano, che aveva relazioni con il demonio. Gli promise una somma di danaro se induceva Giustina ad acconsentire a quanto egli desiderava. Subito dopo la giovinetta si sentì fortemente tentata contro la santa virtù della purità; ma quando il demonio la sollecitava, subito ella ricorreva alla Ss. Vergine. Tosto il demonio fuggiva. Avendo il giovane domandato, perché  non poteva guadagnare la giovinetta, Cipriano si rivolse al demonio stesso e gli rimproverò il suo poco potere in quella circostanza, mentre in simili casi aveva sempre potuto coronare i suoi disegni. Il demonio gli rispose: “È vero, ma essa ricorre alla Madre di Dio; e da quando ella prega io perdo le mie forze e non posso più nulla. „ Cipriano stupito che una persona che ricorreva alla Ss. Vergine fosse così terribile a tutto l’inferno, si convertì e morì da santo dando la vita per Gesù Cristo. – Finisco, dicendo che se vogliamo conservare la purità d’animo e di corpo, ci occorre mortificare la nostra fantasia; e non lasciare mai che si aggiri nella nostra mente il pensiero di quegli oggetti che ci conducono al male, o procurare di non essere mai occasione di peccato agli altri, sia colle parole, sia col modo di vestirci, massime se trattasi di persone di altro sesso. Se noi ne vediamo alcuna indecentemente vestita, dobbiamo presto allontanarcene, e non fare come coloro che hanno occhi impudici, e vi si soffermano finché il demonio lo vuole. Bisogna mortificare le nostre orecchie; e non dilettarci mai di sentire parole o canzoni oscene. Ah! mio Dio, come mai avviene che padri e madri, padroni e padrone, che ascoltano nelle serate canzoni le più infami e vedono commettersi azioni che farebbero orrore agli stessi pagani, possano tollerarle senza dir nulla, sotto pretesto che sono fanciullaggini? Ah! disgraziati, il buon Dio vi aspetta al gran giorno delle vendette! Ahimè! Quanti peccati i vostri figli ed i vostri servi avranno commesso per causa vostra! Beati, ci dice Gesù Cristo, quelli che hanno il cuor puro, poiché vedranno Dio. „ Quanto sono felici coloro che hanno la somma ventura di possedere questa virtù! Non sono essi gli amici di Dio, i diletti degli Angeli, i figli prediletti della Ss. Vergine? Domandiamo spesso al buon Dio, F. M.. per l’intercessione di questa Ss. Madre di darci un’anima ed un cuore puro, un corpo casto; ed avremo la fortuna di piacere a Dio durante la nostra vita, e di andarlo a glorificare per tutta l’eternità: ciò che vi auguro…