UN’ENCICLICA AL GIORNO TOGLIE GLI USURPANTI APOSTATI (ANCHE CON CAZZUOLA E GREMBIULINO) DI TORNO: S. S. PIO IX – “EXORTÆ IN ISTA”

Ancora e sempre il nemico infernale viene snidato dal Santo Padre, Pio IX, anche in questa parte del Nuovo Mondo, ove il serpente diabolico si era rifugiato ed annidato onde attaccare celato ai più, e portare colpi alla santa Chiesa di Cristo. In effetti la Massoneria ha trovato da subito ampi spazi nel continente americano, ove ha potuto sperimentare forme di azione lontano dalle società europee ove era già abbastanza nota, detestata ed in qualche modo combattuta. Non a caso è nelle Americhe che hanno potuto sferrare colpi mortali i personaggi più corrotti e malefici in assoluto della storia, mascherati da presidenti, reali, alti dignitari, ministri, “eroi nazionali”, etc. etc., aderenti alle logge di obbedienze varie, ma tutte guidate dai nemici del genere umano, i c. d. “superiori sconosciuti”, assoggettati a Lucifero, come – a mo’ di esempio – i nostri Garibaldi, Mazzini, e via discorrendo, fino agli attuali finti gesuiti dei Paesi caldi che hanno in tutta tranquillità potuto “generare” figure abominevoli, e così sferrare un colpo mortale alla già oltremodo saccheggiata Chiesa Cattolica. Il Santo Padre Pio IX ancora una volta ricorda le scomuniche riservate alla Sede Apostolica che sia i suoi predecessori, lui stessi ed i suoi successori hanno poi confermato e che tutta sono in vigore a dannazione di aderenti iscritti, sostenitori a qualunque titolo, in qualsiasi ambito, a qualunque livello, sia pure come votanti alle elezioni politiche ove si sostengono canditati di chiara estrazione massonica, ed oggi intrufolati pure nelle strutture ecclesiastiche di tutto l’orbe. Il loro vero obiettivo, nell’infiltrare tutta la società civile, politica, finanziaria ed ecclesiastica, è la distruzione della Chiesa Cattolica, in particolare nella persona del Vicario di Cristo, onde poggiare la “corona-lucifero” sul capo dell’anticristo e dei suoi adepti infernali, gli uomini che vogliono sottomettere le bestie-cristiane e portarle, per disposizione demoniaca, al fuoco dell’eterna perdizione. Ma come sempre, anche questa volta, benché il piano sia stato più scaltro ed articolato del solito, per la contraffazione della Chiesa di cui è rimasta una vuota conchiglia, e si è trasformata nell’apparenza in una vera e propria sinagoga satanica, guidata da mostri abominevoli e sacrileghi, il loro piano si incepperà e “Dio … irredebit eos” e la Vergine Immacolata … conteret capita eorum, .. aspettare per credere, oramai ci siamo!

S. S. PIO IX

EXORTÆ IN ISTA

– Epistola de massonica secta

Forte richiamo a vigilare contro le insidie delle sette e della massoneria inparticolare. Rinnova il divieto di aggregarsi a questa sotto pena di scomunica maggiore riservata al Romano Pontefice.

[Pii. IX, 29 aprilis 1876, P. M. Acta, I/7. Pp. 210-214; ASS 9(1876), PP. 338-342]

Venerabilibus fratribus Episcopis Brasilianæ regionibus

I disordini originati in questa giurisdizione negli anni scorsi da persone che, benché adepte della setta massonica, si introdussero nelle comunità dei pii cristiani, come condussero voi, venerabili fratelli, soprattutto nelle diocesi di Olinda e Belem do Para, a un grave tormento, così, come sapete, riuscirono molto moleste e dolorose al nostro animo. Infatti non potevamo considerare senza dolore il fatto che la peste letale, di quella setta si era diffusa fino a corrompere le predette comunità, e di conseguenza le istituzioni disposte per rinforzare lo spirito sincero della fede e della pietà, dopo che vi era stata sparsa sopra la funesta messe della zizzania, erano precipitate in una misera condizione. Noi perciò, richiamati dal Nostro dovere apostolico e sotto lo sprone della paterna carità, con la quale seguiamo questa parte del gregge di Dio, ritenemmo di dover affrontare senza esitazione questo male e con la lettera del 29 maggio 1873 facemmo giungere a te, venerabile fratello di Olinda, la nostra voce contro questo deplorevole pervertimento entrato dentro le comunità cristiane, osservando tuttavia un criterio di indulgenza e clemenza verso quanti erano diventati seguaci della setta massonica perché ingannati e illusi, quello cioè di sospendere per un tempo congruo la riserva delle censure nelle quali essi erano incorsi, volendo che essi approfittassero della nostra benignità per esecrare i loro errori e abbandonare, condannandole, le associazioni in cui erano entrati. Ti incaricammo inoltre, venerabile fratello di Olinda, di sopprimere e di dichiarare soppresse le predette comunità se, trascorso quel periodo di tempo, non si fossero ravvedute e di ricostituirle integralmente con le modalità che avevano all’origine, inserendo nuovi membri immuni da ogni contaminazione con la massoneria. Noi inoltre, desiderando mettere in guardia – come è nostro dovere – tutti i fedeli contro le astuzie e le insidie dei membri delle sette, nella lettera enciclica indirizzata ai vescovi di tutta la cattolicità il 21 novembre 1873, richiamammo con chiarezza in quella occasione alla memoria dei fedeli le disposizioni pontificie emanate contro le corrotte società degli aderenti alle sette e proclamammo che nelle costituzioni venivano colpite non solo le associazioni massoniche costituite in Europa, ma anche tutte quelle che si trovano in America e nelle altre regioni di tutto il mondo. Non potemmo quindi non stupirci vivamente del fatto che, essendo state tolte con la Nostra autorità e con decisioni miranti alla salvezza dei peccatori gli interdetti a cui in queste regioni erano state sottoposte alcune chiese e comunità composte in gran parte da seguaci della massoneria, fu tratta da ciò l’occasione per diffondere tra la gente la convinzione che la società massonica presente in queste regioni era esclusa dalle condanne delle regioni apostoliche e quindi che le stesse persone aderenti alla setta potevano tranquillamente fare parte delle comunità dei pii Cristiani. Ma quanto queste opinioni siano lontane dalla verità e dal nostro modo di sentire, è dimostrato con chiarezza sia dagli atti che abbiamo ricordato prima, sia dalla stessa lettera scritta al serenissimo imperatore di codeste regioni il 9 febbraio 1875 nella quale, mentre garantivamo che sarebbe stata revocata l’interdizione gravante su alcune chiese di codeste diocesi se voi, venerabili fratelli, tenuti ingiustamente in carcere a Para e a Olinda, foste stati rimessi in libertà, aggiungemmo tuttavia una riserva e una precisa condizione, cioè che i seguaci della massoneria fossero rimossi dagli incarichi che occupano nelle comunità. E questa condotta suggerita dalla Nostra prudenza non ebbe e non avrebbe potuto avere altro proposito se non che, esauditi da parte Nostra i desideri dell’imperatore e ripristinata la tranquillità degli animi, offrissimo al governo imperiale l’opportunità di restituire all’antica condizione le pie comunità togliendone l’inquinamento portato dalla massoneria e nello stesso tempo far sì che gli uomini della setta condannata, mossi dalla Nostra clemenza verso di loro, procurassero di sottrarsi alla via della perdizione. E affinché in una questione così grave non possa restare alcun dubbio né alcuna possibilità di inganno, non tralasciamo di dichiarare nuovamente in questa occasione che tutte le società massoniche, sia di queste regioni sia esistenti altrove, delle quali da parte di molti, o tratti in inganno o traenti essi in inganno, si dice che mirino soltanto all’utilità e al progresso sociale e alla pratica dell’aiuto reciproco, sono vietate e colpite dalle costituzioni e dalle condanne apostoliche, e che quanti malauguratamente si sono iscritti alle medesime sette incorrono per questo solo fatto nel più grave provvedimento della scomunica riservato al Romano Pontefice. Né con minore sollecitudine raccomandiamo al vostro zelo che in queste regioni la dottrina religiosa venga trasmessa diligentemente al popolo cristiano con la predicazione della parola di Dio e gli opportuni insegnamenti; sapete infatti quale utilità deriva al gregge di Cristo da questa parte del ministero se viene esercitata bene, quali danni gravissimi se viene trascurata. – Ma oltre agli argomenti trattati qui, siamo costretti a deplorare l’abuso di potere da parte di coloro che presiedono le già ricordate comunità, i quali, come appunto ci è stato riferito, revocando ogni cosa secondo il loro arbitrio, pretendono di attribuirsi una illegittima autorità sui beni e le persone sacre e sulle cose spirituali, in modo tale che gli ecclesiastici e gli stessi parroci sono completamente assoggettati al potere di quelli nel compimento dei doveri del loro ministero. Questo comportamento è affatto contrario non solo alle leggi ecclesiastiche, ma allo stesso ordine costituito da Cristo Signore nella sua Chiesa; infatti i laici non sono stati posti a capo del governo ecclesiastico, ma per loro utilità e per la loro salvezza devono essere sottoposti ai legittimi Pastori ed è loro compito offrirsi come aiutanti del clero per le singole situazioni, mentre non devono intromettersi in quelle cose che sono state affidate da Cristo ai sacri pastori. Perciò non conosciamo niente di più necessario del fatto che gli statuti delle predette comunità siano redatti secondo il retto ordine e quanto in essi è fuori dalla norma e incongruo per qualche aspetto venga reso perfettamente conforme alle regole della Chiesa e alla disciplina canonica. Per raggiungere questo fine, venerabili fratelli, Noi, considerate le relazioni che intercorrono tra le comunità stesse e il potere civile, in ciò che concerne la loro costituzione e il loro ordinamento nelle cose temporali abbiamo già dato al nostro Cardinale Segretario di Stato gli opportuni mandati per agire insieme col governo imperiale e concertare con lo stesso gli sforzi utili per ottenere i risultati desiderati. Confidiamo che l’autorità civile unirà al Nostro il suo sollecito interessamento per questo e preghiamo con ogni Nostra forza Dio, dal quale provengono tutte le cose buone, perché si degni di accompagnare e sostenere con la sua grazia quest’opera attinente alla tranquillità della Religione e della società civile. Anche voi, venerabili fratelli, unite le vostre preghiere alla Nostre, perché questi desideri si realizzino e in pegno del Nostro sincero amore ricevete l’apostolica benedizione, che a voi e al clero e ai fedeli affidati alla cura di ciascuno di voi, impartiamo di cuore nel Signore.

Roma, presso San Pietro, 29 aprile 1876, anno XXX del Nostro pontificato.

PIO PP. IX

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.