SALMI BIBLICI: “DEUS, LAUDEM MEAM, NE TACUERIS” (CVIII)

SALMO 108: “DEUS, LAUDEM MEAM, NE TACUERIS”

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]

TOME DEUXIÈME.

PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 108

In finem. Psalmus David.

[1] Deus, laudem meam ne tacueris,

quia os peccatoris et os dolosi super me apertum est.

[2] Locuti sunt adversum me lingua dolosa, et sermonibus odii circumdederunt me, et expugnaverunt me gratis.

[3] Pro eo ut me diligerent, detrahebant mihi; ego autem orabam.

[4] Et posuerunt adversum me mala pro bonis, et odium pro dilectione mea.

[5] Constitue super eum peccatorem; et diabolus stet a dextris ejus.

[6] Cum judicatur, exeat condemnatus; et oratio ejus fiat in peccatum.

[7] Fiant dies ejus pauci, et episcopatum ejus accipiat alter.

[8] Fiant filii ejus orphani, et uxor ejus vidua.

[9] Nutantes transferantur filii ejus et mendicent, et ejiciantur de habitationnibus suis.

[10] Scrutetur foenerator omnem substantiam ejus, et diripiant alieni labores ejus.

[11] Non sit illi adjutor; nec sit qui misereatur pupillis ejus.

[12] Fiant nati ejus in interitum; in generatione una deleatur nomen ejus.

[13] In memoriam redeat iniquitas patrum ejus in conspectu Domini, et peccatum matris ejus non deleatur.

[14] Fiant contra Dominum semper, et dispereat de terra memoria eorum:

[15] pro eo quod non est recordatus facere misericordiam,

[16] et persecutus est hominem inopem et mendicum, et compunctum corde mortificare.

[17] Et dilexit maledictionem, et veniet ei; et noluit benedictionem, et elongabitur ab eo. Et induit maledictionem sicut vestimentum; et intravit sicut aqua in interiora ejus, et sicut oleum in ossibus ejus.

[18] Fiat ei sicut vestimentum quo operitur, et sicut zona qua semper praecingitur.

[19] Hoc opus eorum qui detrahunt mihi apud Dominum, et qui loquuntur mala adversus animam meam.

[20] Et tu, Domine, Domine, fac mecum propter nomen tuum, quia suavis est misericordia tua.

[21] Libera me, quia egenus et pauper ego sum, et cor meum conturbatum est intra me.

[22] Sicut umbra cum declinat ablatus sum, et excussus sum sicut locustae.

[23] Genua mea infirmata sunt a jejunio; et caro mea immutata est propter oleum.

[24] Et ego factus sum opprobrium illis; viderunt me, et moverunt capita sua.

[25] Adjuva me, Domine Deus meus; salvum me fac secundum misericordiam tuam.

[26] Et sciant quia manus tua hæc, et tu, Domine, fecisti eam.

[27] Maledicent illi, et tu benedices; qui insurgunt in me confundantur, servus autem tuus lætabitur.

[28] Induantur qui detrahunt mihi pudore, et operiantur sicut diploide confusione sua.

[29] Confitebor Domino nimis in ore meo, et in medio multorum laudabo eum;

[30] quia astitit a dextris pauperis, ut salvam faceret a persequentibus animam meam.

[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI].

SALMO CVIII.

Profezia, a morto di imprecazione, contro Giuda traditore e contro i Giudei persecutori del Cristo.

Per la fine: salmo di David.

1. Non tener celata, o Dio, la mia lode; perocché la bocca dell’iniquo e del traditore si èspalancata contro di me.

2. Han parlato contro di me con lingua bugiarda, e con discorsi spiranti il mal animo mi hanno circonvenuto e impugnato senza cagione.

3. Invece di amarmi, mi nimicavano; ma io orava.

4. E rendettero a me male per bene, e odio per l’amor mio.

5. Soggetta colui al peccatore, e il diavolo gli stia alla destra.

6. Quand’egli è chiamato in giudizio, ne esca condannato; e l’orazione di lui diventi un peccato.

7. I giorni di lui siano pochi, e il suo ministero sia dato ad un altro. (1)

8. Divengano orfani i suoi figliuoli, e vedova la sua moglie.

9. I suoi figliuoli errino vagabondi, e mendichino, e sieno discacciati dalle loro abitazioni.

10. Le sue facoltà rintracci tutte l’usuraio e sien depredate dagli stranieri le sue fatiche.

11. Non sia per lui chi l’aiuti, nè sia chi dei suoi pupilli abbia pietà.

12. I figliuoli di lui sieno sterminati; in una generazione sola resti cancellato il suo nome.

13. Torni in memoria dinanzi a Dio l’iniquità dei suoi padri, e il peccato di sua madre non sia cancellato l.

14. Sieno (i loro peccati) sempre davanti al Signore, e sparisca dalla terra la memoria loro; perché egli non si èricordato di usare misericordia. (2)

15. E ha perseguitato un povero e un mendico, e uno che aveva il cuore addolorato, per metterlo a morte.

16. E ha amato la maledizione, e gli verrà; non ha voluto la benedizione, e sarà lontana da lui.

17. E si è rivestito della maledizione quasi di un vestimento ed ella ha penetrato come acqua nelle sue interiora, e come olio nelle sue ossa. (3)

18. Siagli come la veste che lo ricuopre, e come la cintola con cui sempre si cinge.

19. Questo è presso Dio il guadagno di coloro che mi nimicano e macchinano sciagure contro l’anima mia.

20. E tu, Signore, Signore, sta dalla parte mia per amor del tuo nome; imperocché soave ell’è la tua misericordia.

21. Liberami, perché io son bisognoso e povero; e il mio cuore è turbato dentro di me.

22. Svanisco com’ombra, che va declinando; e mi agitano come si fa delle locuste. (4)

23. Le mie ginocchia sono snervate per lo digiuno, ed è stenuata la mia carne, priva di umore.

24. Ed io divenni il loro ludibrio: mi miravano, e scuotevano le loro teste.

25 Aiutami, Signore Dio mio; salvami secondo la tua misericordia.

26. E sappiano che in questo vi è la tua mano, e che questa cosa da te è fatta, o Signore.

27. Eglino malediranno, e tu benedirai; quelli che si levano contro di me siano svergognati; ma il tuo servo sarà nell’allegrezza.

28. Sieno coperti di rossore quelli che mi nimicano; e sieno rinvolti nella lor confusione come in un doppio mantello.

29. Celebrerò altamente colla mia bocca il Signore, e nella numerosa adunanza a lui darò lode.

30. Perché egli si è messo alla destra del povero, per salvar da’ persecutori l’anima mia.

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(1) Episcopatum ejus, secondo l’ebraico, il suo incarico, la sua carica, la sua intendenza.

(2) Siccome i padri sono stati santi, si può utilmente fare il ricordo dei loro meriti in favore dei loro figli colpevoli; ma, se al contrario, anche i padri sono stati colpevoli, quale difesa resta ai loro figli, che non possono ricorrere né alla loro giustizia, né a quella dei loro avi? (Bourd.)

(3) Tre gradi progressivi: il vestito, l’acqua, l’olio.

(4) « Io sono stato di qua e di là come la cavalletta ». La cavalletta non resta mai in un solo posto.  

Sommario analitico

L’Apostolo san Pietro, citando un versetto di questo salmo come essendo di Davide (Act. I, 16-20), non ci lascia alcun dubbio sul suo autore e, applicando questo testo al tradimento di Giuda, ci dà, per così dire, la chiave che deve servirci per entrare nell’intelligenza dell’intero salmo. In questo salmo, composto da Davide durante la persecuzione di Saul, o di Assalonne, o secondo delle tradizioni di Doeg l’idumeo, o di Architofel, il Profeta, parlando a nome del Messia nella sua passione, ricorda il crimine odioso di Giuda e dei Giudei deicidi dei quali Giuda fu il capo, ed i castighi che ne sono stati la sequela per questo discepolo traditore e per tutta questa perfida nazione.

I. – Egli chiede a Dio suo Padre che la sua innocenza non sia confusa dagli sforzi dei suoi nemici, vale a dire:

1° dalle loro empietà e menzogne (1); – 2° dai loro inganni e violenze (2);

3° dal loro odio immotivato (3); – 4° dalla loro piùnera ingratitudine, che fa loro rendere il male per il bene (4).

II. – Ne predice il castigo:

1° ne fa vedere la severità; – a) nella loro anima, 1) il demonio costituito sopra di essi (5); 2) Dio divenuto per essi un giudice inesorabile (6);  – b) nel loro corpo, la loro vita distrutta, i loro giorni ridotti ad un piccolo numero (7); – c) nel loro onore, l’apostolato di Giuda trasferito ad un altro; – d) nei loro figli, divenuti orfani, erranti e mendicanti, cacciati dalle loro dimore, spogliati dei loro beni (8-10); – e) nei loro amici, nessuno che venga in loro soccorso (11); – f) nei loro discendenti, la distruzione della loro posterità e l’oblio completo del loro nome in una sola generazione, ed i figli che portano la pena dovuta ai crimini dei loro padri (12-14);

.2° Egli ne indica la causa: – a) il difetto di misericordia (15); – b) il loro eccesso di crudeltà (16); – c) la preferenza che essi hanno dato alla maledizione sulla benedizione (17, 18); – d) le loro calunnie e le loro menzogne (19).

III. – Implora il soccorso da Dio e ne dà come motivo:

1° La potenza di Dio e la sua bontà sovranamente misericordiosa;

2° la sua povertà, la sua indigenza, l’esaurimento delle sue forze, lo stato di debolezza al quale è ridotto, la perdita del suo onore e della sua reputazione (20-24);

3° Dio attesterà così la sua misericordia e la sua potenza (25, 26);

4° Egli coprirà di confusione i suoi nemici, e diffonderà la gioia nel cuore del suo servitore (27, 28).

IV. – Promette a Dio solenni azioni di grazie, in riconoscenza di un sì grande beneficio (29, 30).

Spiegazioni e Considerazioni

I. — 1—4

ff. 1, 2. – « Dio, non tacete la mia lode; » cioè: Giuda mi ha tradito, i Giudei mi hanno perseguitato ed inchiodato alla croce, ed hanno creduto di avermi perso senza speranza di ritorno; ma Voi, « … non tacete la mia lode. » La Chiesa intera, su ogni punto del pianeta, canta le lodi del Signore, e così si trova compiuta questa preghiera che Egli faceva a suo Padre: « O Dio, non tacete la mia lode. » Vedete quanto sia grande la dignità di un prete; i preti aprono la bocca, ed è per il loro ministero che Dio non tace sulle lodi di suo Figlio (S. Gerol.). – La gloria dell’anima giusta è inseparabile dalla gloria di Dio, essa non può cercarla che in Dio. « È in Dio che la anima sarà glorificata. » dice allora il Salmista. » (Ps. XXXIII, 3) « Chi si glorifica si glorifichi nel Signore. » (I Cor. I, 31) – È dunque permesso cercare in Dio la sua gloria, la sua giustificazione e la sua lode, e rimettere nelle sue mani la difesa della propria innocenza oppressa. Egli sarà ben parlare quando sarà tempo. –  Il peccatore qui è distinto dall’uomo ingannatore, perché quest’ultimo costituisce una specie particolare in materia di calunnia, quando tenta di essere amico di colui che distrugge crudelmente in sua assenza (Dug.) – « Essi mi hanno come assediato con i loro discorsi pieni di odio, etc. » Qual eccesso di perversità, quale colpevole complotto, quale premeditazione nel crimine! Ecco ciò che provoca soprattutto l’indignazione di Dio: è questa combinazione sapiente e riflessiva del crimine nei malvagi che lo commettono. –  Grande differenza c’è tra colui che la seduzione ed l’occasione fanno cadere nel crimine, e colui che ne fa professione, che lo commette a sangue freddo, e soprattutto chi va fino all’ultimo limite esercitando la sua malvagità sulla stessa innocenza (S. Chrys.). – Come i giusti amano Gesù-Cristo gratuitamente, così gli empi lo odiano gratuitamente; perché come i buoni ricercano la verità per se stessa e senza interesse personale, così i malvagi ricercano l’iniquità; ciò che fa dire ad un autore profano di un celebre cospiratore (Sallustio, Catilina), che egli era malvagio eternamente senza motivo (S. Agost.). – È la prova più grave della pazienza: si cede più facilmente tra gli altri mali in cui non si cela la malizia degli uomini; ma quando la malignità dei nostri nemici è la causa della nostre disgrazie, si ha difficoltà a trovar pazienza. E la ragione è, ad esempio, che nelle malattie, un certo corso naturale delle cose ci apre più chiaramente l’ordine di Dio, al quale la nostra volontà, benché indocile, vede bene non di meno di doversi adattare; ma quest’ordine, che ci viene mostrato nelle necessità naturali, ci è nascosto al contrario, dalla malizia dell’uomo. Quando noi siamo circuiti dalle frodi, dalle ingiustizie, dagli inganni; quando vediamo che i nostri nemici ci hanno come assediato e circondati con parole di odio; così come parla il divin salmista, che le uscite per fuggire, le venute in nostro soccorso, sono chiuse da una circonvallazione di iniquità, e che da qualunque lato ci volgiamo, la loro malizia ha preso di fronte, e ci ha chiuso da ogni parte, allora è disagevole riconoscere l’ordine di un Dio giusto tra tante ingiustizie che ci opprimono; e ci sembra che per la malizia degli uomini che ci ingannano e che ci opprimono, il nostro cuore creda di avere il diritto di rivoltarsi; ed è qui che si può essere spinti agli ultimi eccessi. O Gesù, Gesù crocifisso tra gli empi! O Giusto perseguitato nella maniera più oltraggiosa! Venite in nostro soccorso e fateci vedere l’ordine di Dio nei mali che noi sopportiamo per la malizia degli uomini. (Bossuet, IV Serm. sur la Passion).

ff. 3, 4. – « Invece di amarmi, mi hanno calunniato. Vi sono sei tipi di procedimenti nei riguardi del prossimo: rendere il bene per il male, non rendere il male per il male; rendere il bene per il bene, rendere il male per il male; non rendere il bene per il bene, rendere il male per il bene. I due primi sono propri dei giusti, e la prima delle due è la migliore; le due ultime sono proprie dei malvagi, e l’ultima è la peggiore delle due; i due intermedi sono propri dei malvagi che vivono tra il bene ed il male, ma il primo appartiene piuttosto ai buoni ed il secondo ai malvagi (S. Agost.). – Così i due estremi sono: rendere il bene per il male, e questo fu il processo di Gesù-Cristo; e rendere il male per il bene, questo fu il crimine dei Giudei. Il Salmista riunisce questi due estremi e fa intendere con questo che non parla che di Gesù-Cristo, che ha reso il bene più grande per il male più grande, e che dei Giudei, che hanno reso il male più grande per il bene più grande. – « Ed io, tuttavia pregavo. » Vedete che saggezza! Qual moderazione, qual dolcezza, qual pietà! Io non prendevo le armi, non marciavo per combatterli, per vendicarmi; è presso di Voi che mi rifugiai, in questa fortezza inespugnabile, in questo porto inaccessibile alla tempesta, nell’asilo assicurato dalla preghiera, per la quale tutte le cose più difficili diventano facili e leggere. Io imploravo la vostra alleanza, la vostra protezione, queste armi invincibili, questo soccorso al quale niente può resistere. (S. CRHYS., in hunc Ps. et hom. xxix, in Gen.). – « Ed io, tuttavia, pregavo. » Ecco le armi del Signore: la preghiera; tali devono essere anche le nostre armi. Se siamo perseguitati, se siamo oggetto di invidia, di odio, diciamo: « … invece di amarmi, essi mi disprezzano con le loro maldicenze; ed io, che facevo? Io pregavo. » questo per trionfare dei miei nemici? A Dio non piace. Il Signore non pregava per ottenere la vittoria sui suoi nemici. « Da parte mia, io pregavo. Qual era l’oggetto della mia preghiera? « Padre mio, perdonate loro, perché non sanno cosa fanno. » – Qual bene hanno ricevuto? Qual male hanno reso?  Egli risponde: « odio per l’amore mio. » Ecco il loro crimine tutto intero, ed è grande. In effetti, qual male potevano fargli i suoi persecutori, a Lui che moriva per sua volontà, e non per necessità? Ma il crimine più grande del persecutore era l’odio stesso, benché il supplizio fosse volontario (S. Agost.). – Il salmista ha spiegato per bene la sua prima parola: « Invece che amarmi, » e dimostrato che si trattava per essi, non di dare un amore qualsiasi, ma di rendere l’amore che Egli portava loro (S. Agost.) – Considerate, Cristiani, prete o religioso, l’esempio del Signore vostro: è con il bacio che Egli ha accolto il discepolo traditore che veniva a consegnarlo ai suoi aguzzini; se Egli apre la bocca, è solo per pregare suo Padre per coloro che lo crocifiggono, e noi cosa dobbiamo fare riguardo ai nostri fratelli? (S. Gerol.).

II. — 5-19.

ff. 5-14. – Il Profeta predice il castigo che riceveranno a causa della loro empietà, e sembra, per la forma che utilizza, desiderare, come per desiderio di vendetta, che questi castighi si compiano, mentre che non fa che annunciare pene certissime, giustamente meritate da tali uomini, e che saranno loro inflitte dalla giustizia di Dio. C’è chi non comprendendo questa maniera di profetizzare l’avvenire sotto l’apparenza di una imprecazione, crede che il Profeta rende ai malvagi odio per odio. In effetti ci sono pochi uomini capaci di distinguere il piacere che causa il castigo dei malvagi ad un accusatore che brucia nel soddisfare il suo odio, dalla soddisfazione tutta diversa di un giudice che nella rettitudine della sua volontà, punisce un crimine. Il primo rende il male per il male; ma questo giudice, anche quando colpisce, non rende il male per il male, poiché rende ad uno ingiusto, ciò che è giusto. Ora, ciò che è giusto è certamente buono; egli non punisce per il piacere della sofferenza altrui, ciò che è il rendere male per il male, ma per amore della giustizia, ciò che è rendere il bene per il male. (S. Agost.). –  Giusta punizione del peccatore è quella che nello stesso tempo che crede di essersi assoggettato i giusti che ha oppresso, è egli stesso sottomesso al potere del principe dei peccatori; perché noi diventiamo schiavi di colui che ci ha vinto (II. Piet. II, 19). – Egli non ha voluto vivere sotto le leggi di Cristo e sottomettersi al suo impero, è condotto dal demonio che si tiene sempre alla sua destra, perché ordinariamente si mette alla destra ciò che si preferisce: « Io pongo sempre innanzi a me il Signore, sta alla mia destra, non posso vacillare. » (Ps. XV, 8) – (S. Agost.). – Davide non dice: che venga in giudizio; ma, quando lo si giudicherà, che esce condannato, perché dove c’è il giudizio si dubita della colpevolezza; ma quando c’è condanna, il crimine è manifesto (S. Gerol.). – Cosa importano a noi i giudizi degli uomini, a noi che dobbiamo poter dire con san Paolo: «Io non mi prendo pena dell’esser da voi giudicato, o da un tribunale umano, ma il Signore è il mio giudice. » Ciò che noi dobbiamo temere è questo tribunale del Giudice sovrano, la cui sentenza è senza appello, perché essa è conforme alle leggi della eterna Verità. – « E che pure la sua preghiera gli sia imputata a peccato. » Il pentimento di Giuda è stato un nuovo e più grande crimine. E come questo? Egli se ne andò e si pentì; » dopo aver tradito il suo Maestro diede la morte a se stesso. Io lo dico ad onore della clemenza e della misericordia del Signore, Giuda offese Dio più gravemente dandosi la morte che traendo il suo divino Maestro. La sua preghiera sarebbe servita come sua penitenza, essa però si è rivoltata in un nuovo peccato, così è per coloro che si sono separati volontariamente dalla Chiesa, o che perseverano volontariamente nel crimine: essi pregano e la loro preghiera si cambia in peccato. Il sovrano dolore dell’uomo è che la sua preghiera non sia esaudita; ma il malore peggiore che possa arrivargli, è che la sua preghiera gli sia imputata come peccato, che divenga un peccato. Ora la preghiera diventa un peccato o in ragione della sua forma, o in ragione della sua materia, o in ragione delle circostanze che l’accompagnano. – 1° a motivo della forma, è un peccato quando non è diretta a Dio; 2° a motivo della materia, essa diventa peccato quando si chiede a Dio ciò che non gli si deve domandare, come la morte di un nemico o delle cose nocive per la salvezza; 3° a motivo delle circostanze che l’accompagnano, essa è un peccato: a) quando il peccatore prega con l’intenzione formale di perseverare nel suo peccato: « se ho considerato l’iniquità nel mio cuore, Dio non mi esaudirà (Ps. LXXV, 18); « c’è una preghiera esecrabile, quella dell’uomo che chiude l’orecchio per non ascoltare la legge, »;  b) quando la preghiera è fatta con negligenza affettata: « maledetto è colui che ha fatto l’opera di Dio con negligenza. » (Ger. XLVIII, 10); c) quando è fatta in mezzo ai tumulti delle passioni e delle affezioni che tengono il cuore attaccato alla terra: « Allora prostrata parlerai da terra e dalla polvere saliranno fioche le tue parole; sembrerà di un fantasma la tua voce dalla terra, e dalla polvere la tua parola risuonerà come bisbiglio, » (Isai. XXIX, 4); d) Quando la preghiera è congiunta ad un sentimento di arroganza o di ambizione, tale era la preghiera del fariseo (Luc. XXIII); e) quando è frammista all’ipocrisia: « quando pregate, non siate come gli ipocriti che amano pregare in piedi nelle sinagoghe e sulle pubbliche piazze, per essere visti dagli uomini; in verità, Io vi dico, essi hanno già ricevuto la loro ricompensa. » (S. Matt. VI,5); f) infine quando parte da un cuore chiuso alla misericordia ed alla carità fraterna; « lasciate il vostro dono davanti all’altare, ed andatevi prima a riconciliare con il vostro fratello, ed allora verrete ad offrirmi la vostra offerta. » (S. Matt. XXIII, 14). La preghiera diventa un peccato nella bocca di colui che maledice il suo nemico. Ecco un Cristiano che domanda la morte del suo nemico, e persegue nella sua preghiera colui che non ha potuto raggiungere con la sua spada. Colui che egli maledice vive ancora, ma colui che lo ha maledetto è già colpevole della sa morte. Pregare in tal modo, è combattere nelle proprie preghiere contro il Creatore di tutti gli uomini, ciò che fa dire al Re-Profeta parlando di Giuda: « che la sua preghiera gli sia imputata a peccato. » – La vita degli empi e dei peccatori è breve. « Alcun bene c’è per l’empio; Dio abbrevierà i suoi giorni; coloro che non temono il volto del Signore passeranno come l’ombra; » (Eccli. VIII, 13); e visse un gran numero di anni, ma la sua vita è sempre breve, perché la maggior parte dei giorni sono inutili per la salvezza, e non solo inutili, ma opposti alla salvezza, e materia stessa di eterna riprovazione. (Berthier). – Qual soggetto di tristezza e di lacrime eterne, quando un altro viene a prendere il posto e la corona che ci erano destinate! – Dio punisce spesso i figli per i peccati dei loro genitori, e non, in verità, di una punizione interiore che riguarda l’anima, perché qui ciascuno porta il suo fardello, ma con una punizione esteriore che riguarda i mali di questa vita, che si estendono talvolta fino alla terza e quarta generazione ed oltre. Lungi dall’accusare qui Dio di ingiustizia, bisogna piuttosto lodare la sua misericordia e la sua saggezza del fatto che punendo con pene temporali, fin nei bambini di coloro che lo hanno offeso con i loro crimini, spaventano salutarmente tutti gli altri ai quali questi castighi servono da lezione. (Duguet). –  « Che l’usuraio ricerchi ogni suo bene. » Voi gli avete dato una somma di denaro come agli altri, Signore, … che ne ha fatto? Non lo ha conservato in un panno, non lo ha sotterrato nella terra, senza preoccuparsi di farlo fruttare, ma dato che fu in possesso del talento del suo padrone, ricevette dai suoi nemici trenta denari e se ne servì per vendere il suo Maestro. Ecco perché io vi supplico Signore, esigete da lui l’usura del vostro denaro (S. Gerol.). – Il peccatore, al momento della morte, prova tutto ciò che dice qui il profeta, con la differenza che, in rapporto a lui, le conseguenze di questo stato di abbandono e di riprovazione, sono eterne. Tutto ciò che possedeva di virtù puramente umane, non può supplire alla sua indigenza spirituale: questi sono come lavori perduti per lui. Egli non trova alcuna risorsa né nella stima pubblica, né nel talento che ha avuto nel trattare i grandi affari, né nell’amore dei suoi prossimi, né nei rimpianti dei suoi amici. I suoi veri figli dovevano essere le opere di pietà cristiana, l’esercizio dell’amore di Dio, la carità del prossimo, lo zelo della Religione, l’imitazione di Gesù-Cristo e dei Santi. Tutto questo gli manca. È forse un saggio del mondo, un filosofo forse riverito nel paganesimo; ma nel tribunale di Dio questi nomi non sono ammessi. Egli non conosce il Vangelo, ed è questo Vangelo che lo accuserà. Gesù-Cristo non è venuto per acquistare filosofi per il regno di suo Padre, ma per popolare il cielo di uomini che abbiano disprezzato il fasto della filosofia e l’orgoglio del mondo, che abbiano combattuto l’amor proprio, fatto la guerra ai loro sensi, praticato l’umiltà e la rinunzia, che abbiano sopportato in spirito di fede, le tribolazioni di questa vita, e che non abbiano sospirato se non il soggiorno dei Santi. (Berthier).

ff. 15-19. –  Giuda non si è ricordato di far misericordia a Colui che l’aveva accolto con tanta bontà, nel momento stesso in cui stava per tradirlo con un bacio. (S. Girol.). – « Egli ha perseguitato l’uomo povero ed indigente, e cerca di far morire colui il cui cuore è affranto dal dolore. » L’ultimo grado della crudeltà, il colmo della disumanità, è attaccarsi a colui per il quale dovrebbe piuttosto nutrire sentimenti di pietà e di commiserazione. Colui che è giunto a questo grado, scende fino agli istinti delle bestie feroci, e le sorpassa anche in crudeltà. Gli animali per natura possiedono questo istinto di ferocia; l’uomo al contrario, che ha la ragione, prostituisce al crimine questa nobile facoltà (S. Chrys.). – Nessuno presenta la maledizione come l’oggetto dei suoi desideri e del suo amore; ma tutti i peccatori commettono, per scelta e piena convinzione, delle azioni che essi sanno dover essere seguite dalla maledizione. – « Ecco che io oggi metto davanti a voi la benedizione e la maledizione: la benedizione se obbedite ai Comandamenti del Signore vostro Dio; e la maledizione se non obbedite ai precetti del Signore vostro Dio, e se volgete via lo sguardo dalla via che Io vi mostro ora per camminare in luoghi stranieri che non conoscete. » (Deuteron. XI, 26-28). – Diversi sono i gradi di maledizione: 1° essere coperto come da un vestito: sono le maledizioni esteriori, che non colpiscono che al di fuori; – 2° la maledizione « che entra come l’acqua nelle viscere »: queste sono le maledizioni esteriori che entrano fin dentro l’anima; – 3° « Come l’olio nelle ossa: »  sono le maledizioni che penetrano fino in fondo, nel più intimo dell’anima, fino al cuore; – 4°  « essere cinto per sempre come da una cintura: » è questa la terribile ed eterna maledizione che Dio lancerà contro i riprovati, nel grande giorno del giudizio finale (Duguet) – Il peccato ha questo di proprio, che imprime una macchia nell’anima, che ne sfigura tutta la beltà, e passa la spugna sui tratti dell’immagine del Creatore che è rappresentato in essa. Ma un peccato reiterato, oltre a questa macchia, produce ancora nell’anima una tendenza ed una forte inclinazione al male, per il motivo che entrando nel fondo dell’anima, mina tutte le sue buone inclinazioni, e la spinge, con il suo peso, verso gli oggetti della terra. La scrittura si serve di tre paragoni potenti per esprimere il danno di questa malattia: « Egli si è rivestito di maledizione come di un vestito; essa vi è penetrata come l’acqua dentro di lui e, come l’olio, fin nelle sue ossa. » La maledizione è, nel peccatore d’abitudine, come un vestito perché essa riempie tutto il suo esterno, tutte le sue azioni, tutte le sue parole; la sua lingua non fa che proferire menzogna; essa entra come l’acqua al suo interno e ne corrompe i pensieri in modo tale che non ne abbia più se non di ambizione, etc.; ed infine essa penetra come l’olio nelle sue ossa, vale a dire ciò che sostiene la sua anima e gli dà solidità. Egli spegne tutti i sentimenti della fede, perché infine tutto svanisce in questi grandi attaccamenti che ha al peccato; egli affossa la speranza, perché tutto il suo sperare è nella terra; egli spegne la carità, perché l’amore di Dio non può accordarsi con l’amore delle creature; orbene il vestito rappresenta la tirannia, l’acqua l’impetuosità, l’olio una macchia che si spande dappertutto e non si cancella quasi mai (BOSSUET, Sur le péché d’habitude. « Ecco l’opera di coloro che mi calunniano davanti al Signore. » Il Profeta non ha detto: « Ecco la ricompensa, » ma: « … ecco l’opera ». In effetti è evidente che questo vestito di cui l’empio si riveste e di cui si copre, questa acqua, quest’olio, questa cintura, significano le opere con le quali l’empio acquista l’eterna maledizione (S. Agost.).

III. — 20-28.

ff. 20-27. – Tutte le condizioni di una santa preghiera sono in questi versetti: una grande idea di Dio e del suo santo Nome; la piena fiducia nella sua bontà e nella sua misericordia; un sentimento profondo della propria miseria, della propria indigenza, delle piaghe della propria anima. C’è molta forza e tante istruzioni in queste parole: Signore, fate insieme a me; se io sono solo, io non posso niente; con Voi io posso tutto. Gesù-Cristo solo poteva servirsi di questa espressione in tutta la sua estensione; perché Egli stesso dice che è sempre con suo Padre, che suo Padre fa tutto con Lui, che le sue operazioni sono quelle di suo Padre. Ma S. Paolo dice anche: « Io sono, per grazia di Dio, ciò che sono; … io ho lavorato più degli altri, non solo da me stesso, ma la grazia di Dio con me. » Il grande segreto della pace e del benessere, è che Dio faccia tutto con noi. Se Egli è l’agente principale in tutto e dappertutto, non si dovrà temere che noi facciamo male ciò che facciamo o ciò che noi vogliamo fare. (Berthier). – Vediamo nello stesso tempo la religione e l’umiltà del Profeta; i mali che egli subiva, erano un titolo legittimo per ottenere il soccorso di Dio … Tuttavia, egli non fa uso di questo titolo, e non mette la fiducia se non nella bontà di Dio: « Agite per me a causa del vostro Nome. » Non è perché io ne sono degno, ma perché Voi siete buono e misericordioso. Egli aggiunge: « Perché la vostra misericordia è piena di dolcezza. » Non è lo stesso della misericordia degli uomini, che diventano, sovente, con le loro mani, strumento di distruzione e di morte, mentre Dio non è mai misericordioso se non per i nostri interessi. « Liberatemi perché io sono povero, etc. » Egli prega Dio di nuovo di liberarlo, non perché ne sia degno, né perché sia giusto, ma perché egli è tutto spossato in preda ad innumerevoli dolori. (S. Chrys.). – « Io sono sparito come l’ombra al suo declinare. »  È la figura della morte. Così come, in effetti, la notte viene al declinare delle ombre, così la morte giunge al declinare della carne mortale. (S. Agost.). –  « Io sono stato gettato qua e là come le cavallette: » io ero venuto per proteggere il mio popolo, e gli ho detto: « Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che vengono a te inviati, quante volte ho dovuto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali. » (Matth. XXIII). Io ero venuto come una chioccia per proteggerli, ed essi mi hanno accolto con le disposizioni più ostili; io ero venuto come una madre, ed essi mi hanno messo a morte come un omicida. « Io sono stato gettato qua e là come cavallette. » Cosa vuol dire? Essi mi hanno perseguitato, mi hanno rigettato, io abitavo a Nazareth e mi hanno perseguitato. Io sono venuto a Cafarnao ed il loro odio mi ha seguito. Da Cafarnao sono venuto a Bethsaida, e vi ho trovato nuovi persecutori. Io sono venuto a Gerusalemme, non potevo permettermi di separarmi dal mio popolo, e vi ho trovato persecutori ancora più accaniti:  « Io sono stato gettato qua e là come le cavallette. » (S. Gerol.). –  Stato di un uomo oppresso da mali è questo: la sua vita si estingue, erra da una parte all’altra come le cavallette, le sue ginocchia non possono più sostenerlo, la sua carne è disseccata. Gesù-Cristo, durante la sua passione, fu ridotto in questo stato deplorevole. Egli era l’Eterno, e la sua vita sulla terra gli sfuggiva come l’ombra; Egli era il centro di tutti gli esseri, di tutti i beni, di tutte le perfezioni, immutabile nella sua felicità, invariabile nei suoi decreti, e sulla terra fu esposto a tutte le tempeste, l’oggetto di tutte le contraddizioni, il trastullo di tutte le passioni degli uomini. La fine di tanti contrasti fa la gloria ed il trionfo di Gesù-Cristo. Questa roccia – dice S. Agostino – è battuta dalle tempeste, ma tutte queste onde si sono infrante contro di Lui; i suoi nemici sono periti, e Lui solo sussiste. Ecco il nostro modello: « Siamo in questo secolo, che è un mare pieno di burrasche, siamo pronti ad affrontare con coraggio tutte le tempeste; non cederemo ad alcun uragano, sosteniamo tutti gli assalti, sussistiamo con Gesù-Cristo. » (Berthier). – Gesù-Cristo non è stato solamente oppresso, ma riempito di obbrobri; I Giudei lo hanno trattato da samaritano, e dicevano: « è nel nome di belzebuth, principe dei demoni, che Egli caccia i demoni; non è il figlio di Giuseppe? I suoi fratelli e sorelle non sono forse in mezzo a noi? » E ancora « Tu che distruggi il tempio di Dio e lo ricostruisci in tre giorni, scendi ora dalla croce. » (S. Gerol.). –  Siamo ben lieti di essere trattati come Gesù-Cristo, che il mondo non approvi niente di ciò che noi facciamo, scuota la testa nel vederci, come lo ha scosso vedendo Gesù-Cristo sulla croce (Dug.). – « Tutti sappiano che la vostra mano è là, e che siete Voi, Signore, che fate queste cose. » Comprendano i Giudei che il loro odio omicida non ha prevalso contro di me, ma che è per effetto della vostra volontà e della mia che Io ho sofferto, e per questo ho detto, in quanto uomo: mio Dio, Io sono venuto per fare la vostra volontà; è la vostra volontà e la mia, e non la loro volontà, che sono state causa delle mie sofferenze. Ciò che Voi avete voluto, l’ho voluto anch’Io. Era necessario che arrivasse lo scandalo, ma maledizione a colui mediante il quale esso è arrivato (Matth. XVIII), (S. Gerol.). – Tre cose hanno concorso alla redenzione del genere umano: la volontà di Dio, l’accettazione di Gesù-Cristo, la malvagità dei Giudei; ci sono dei prodigi in questo avvenimento: un prodigio di giustizia e di misericordia da parte di Dio, un prodigio di sottomissione e di amore da parte di Gesù-Cristo, un prodigio  di accecamento e di furore da parte dei Giudei. Un quarto prodigio è che gli uomini si perdono, dopo essere stati riscattati a così gran prezzo. (Berthier).

ff. 28. « Essi malediranno e voi benedite. » È dunque questa una vana e fallace maledizione, come quella dei figli degli uomini, che amano la vanità e cercano la menzogna (Ps. IV, 3). Dio al contrario quando benedice, agisce così come parla (S. Agost.). –  Il Re-Profeta ci insegna che tutte le maledizioni dei suoi nemici non possono prevalere contro la benedizione di Dio; non solo esse non faranno alcun male, ma questi oltraggi ed obbrobri, ricadranno con tutto il loro peso sugli autori. « Ma  il vostro servo gioirà in Voi. »  La sorgente della gioia è la stessa dalla quale si riversano su di lui tanti beni. (S. Chrys.). – Non è solo il castigo, ma l’umiliazione, l’onta che richiama su di essi, affinché sia per essi una correzione ed una occasione per divenire migliori. (S. Chrys.).

IV. — 29-30

ff. 29-30. – Per tutti questi beni che ha ricevuto da Dio, egli offre un inno, un cantico di lode, di azioni di grazie; egli annuncia a tutti gli uomini le opera della sua Potenza, e rende pubblico, come in un teatro, i benefici di cui Dio lo ha ricolmato. Ecco il sacrificio, ecco l’offerta che Dio gradisce: conservare sempre il ricordo dei suoi benefici, inciderli profondamente nella propria anima, renderli continuamente pubblici, e portarli a conoscenza di tutti gli uomini. (S. Crys.). – È facile fare violenza al povero, perché egli è povero; ma più sembra disprezzabile ed abbandonato, più si deve temere di fargli violenza, perché credendo di attaccare un uomo, si attacca Dio, « … che si pone a destra del povero, » e si dichiara il sostegno dei poveri ed il difensore degli oppressi (Berthier). 

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.