SALMI BIBLICI: “DOMINUS REGNAVIT: IRASCANTUR POPULI” (XCVIII)

SALMO 98: “DOMINUS REGNAVIT: irascantur populi”

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]

TOME DEUXIÈME. –PARIS; LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 98

Psalmus ipsi David.

[1] Dominus regnavit: irascantur populi;

qui sedet super cherubim: moveatur terra.

[2] Dominus in Sion magnus, et excelsus super omnes populos.

[3] Confiteantur nomini tuo magno, quoniam terribile et sanctum est,

[4] et honor regis judicium diligit. Tu parasti directiones; judicium et justitiam in Jacob tu fecisti.

[5] Exaltate Dominum Deum nostrum et adorate scabellum pedum ejus, quoniam sanctum est.

[6] Moyses et Aaron in sacerdotibus ejus, et Samuel inter eos qui invocant nomen ejus; invocabant Dominum, et ipse exaudiebat eos;

[7] in columna nubis loquebatur ad eos. Custodiebant testimonia ejus, et præceptum quod dedit illis.

[8] Domine Deus noster, tu exaudiebas eos; Deus, tu propitius fuisti eis, et ulciscens in omnes adinventiones eorum.

[9] Exaltate Dominum Deum nostrum, et adorate in monte sancto ejus, quoniam sanctus Dominus Deus noster.

[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

SALMO XCVIII.

Del regno di Cristo e della sua Chiesa, di cui furono tipi il regno di Davide, Il monte di Sion e l’Arca dell’Alleanza.

Salmo dello stesso David.

1. Il Signore già regna: fremano i popoli; regna quegli che siede su’ Cherubini: sia in agitazione la terra.

2. Il Signore è grande in Sionne; egli è eccelso sopra tutti quanti i popoli.

3. Dieno gloria al nome suo grande, perché egli è terribile e santo, e il. Re glorioso ama la giustizia.

4. Tu preparasti precetti rettissimi; esercitasti il giudizio e la giustizia nel popolo di Giacobbe.

5. Esaltate il Signore Dio nostro, e adorate lo sgabello de’ piedi suoi, perché è santo.

6. Mose e Aronne suoi sacerdoti; e Samuele un di quegli che invocavano il nome di lui. (1)

7. Invocavano il Signore, e questi gli esaudiva; dalla colonna di nubi ad essi parlava. Osservavano i suoi comandamenti, e le cerimonie da lui ad essi ordinate.

8. Signore Dio nostro, tu gli esaudivi; tu, o Dio, fosti ad essi propizio, benché tu facessi vendetta di tutte le loro mancanze. (2)

9. Esaltate il Signore Dio nostro, e adoratelo nel suo monte santo; perché santo egli è il Signore Dio nostro.

(1) Mosè è stato nello stesso tempo gran sacerdote e capo politico, Aronne solo gran sacerdote, e Samuele solo capo politico, benché diversi Padri gli abbiano attribuito il titolo di gran-sacerdote. Mosè fu sommo Sacerdote istituito da Dio per dare la consacrazione sacerdotale a suo fratello Aronne ed ai suoi figli.

(2) La seconda parte di questo versetto è suscettibile di un doppio senso: Voi punite tutte le loro colpevoli affezioni, o: Voi farete vendetta di tutte le ingiustizie commesse contro di loro. Il primo senso sembra più verosimile.

Sommario analitico

In questo Salmo, Davide, nell’occasione del trasporto dell’arca sulla montagna di Sion, contemplando Gesù-Cristo regnante nella sua santa Chiesa nell’alto dei cieli (3); questo salmo si compone di tre strofe, terminanti ciascuna con la parola Sanro. Le tre cose che sono nominate in successione sante sono: 1° il nome del gran re; 2° lo sgabello dei suoi piedi, l’arca, figura dell’umanità di nostro-Signore; 3° Infine il Re stesso (1-3, 4,5 – 6-9). Un gran numero di interpreti hanno visto in questa ripetizione un’allusione alla Trinità. – Questo salmo era probabilmente cantato a due voci con un coro. La prima voce esprime un recitativo (versetto 1,3 -6,7). La seconda indirizza la parla a Dio (3, 4); infine, il coro termina ogni strofa (5, 9).

I. – Esorta il popolo:

1° A riconoscere Gesù-Cristo come proprio Re, a) superiore agli Angeli, b) egualmente al di sopra degli uomini (1, 2);

2° ad adorarlo, perché Egli è grande, terribile, santo e giusto (3, 4);

3° ad adorare la sua stessa umanità e la sua presenza sull’altare (5).

II. – Egli insegna che Dio debba essere onorato nei Sacerdoti:

1° che hanno una dignità simile a quella di Mosè, di Aronne, di Samuele (6)

2° che espletano il medesimo ufficio (7);

3° che fanno come loro l’esperienza della misericordia e della giustizia divina (8);

III. – Egli dichiara che Dio debba essere adorato sulla sua santa montagna da tutti gli uomini, a causa della sua santità (9).

Spiegazioni e Considerazioni

I. — 1-5

ff. 1, 2. – « Il Signore ha regnato, dice dunque il Re-Profeta, che la terra gioisca, che le isole più lontane trionfino con piacere. » (Ps. XCVI, 1). Ecco un regno di dolcezza e di pace. Ma o Dio, cosa sento in un altro salmo ? (XCVIII, 1) « Il Signore ha regnato – dice lo stesso Profeta – fremano i popoli e si adirino, che la terra frema e sia scossa fino alle fondamenta. » Ecco questo regno terribile, questo regno di ferro e di rigore che un altro Profeta descrive con queste parole: « Io regnerò su di voi, dice il Signore, colpendovi con man potente e rovesciando la mia ira. » (Ezech. XX, 33). Dio non regna sugli uomini se non in due maniere: Egli regna sui peccatori convertiti, che si sottomettono a Lui volontariamente; regna sui peccatori condannati, perché si assoggettano a Lui malgrado se stessi. Là è un regno di pace e di grazia, qui un regno di rigore e di giustizia; ma dappertutto è un regno sovrano di Dio, perché si pratica ciò che Dio comanda, qui si soffre il supplizio che Dio impone; Dio riceve gli omaggi di quelli, e fa giustizia degli altri (Bossuet, Serm. p. le 3° D. de l’Av., 2e p.). – Il Signore ha regnato, che i popoli siano pieni di collera; » Colui che è seduto sui cherubini, sottinteso, ha regnato, « che la terra sia scossa. » È la ripetizione, in altri termini, di queste parole: « Che i popoli siano colmi di collera. » Cosa sono in effetti i popoli, se non la terra? Che la terra si irriti quanto vuole contro Colui che è seduto nel cielo. Ma il Signore è stato anche sulla terra, ha preso della terra, al fine di essere sulla terra. Egli si è rivestito della nostra carne ed ha voluto, Egli per primo, soffrire il furore dei popoli. Perché i suoi servi non avessero paura della collera dei popoli, Egli ha voluto soffrirla prima di essi; e poiché la collera dei popoli era necessaria ai suoi servitori perché fossero guariti e purificati di tutti i loro peccati dalle stesse tribolazioni, il Medico ha bevuto per primo l’amara bevanda perché il malato non temesse di berla. « Il Signore dunque ha regnato, che i popoli siano pieni di collera, » perché dalla stessa collera Dio sa trarre molto bene. I popoli entrano in furore ed i servi di Dio sono esercitati nella sofferenza (S. Agost.). – Istituzione della Chiesa malgrado le opposizioni e le persecuzioni dei Giudei e dei Gentili; sforzi impotenti che non servono che a mostrare la debolezza di coloro che osano attaccare Colui che è seduto sui Cherubini. I popoli non hanno vinto il Cristo che abita nella Chiesa, sia trionfante, sia militante,  – chiamata qui Sion – perché il Cristo è grande e sovrasta tutti i popoli in modo che nessuno possa resistergli (Dug. – Bellar.). –  Che l’uomo lo voglia o meno, egli resta e resterà soggetto a Dio. Se qualche indipendenza può affettare l’orgoglio individuale o l’orgoglio nazionale, Dio non abdica nel suo alto dominio sulle società … il mondo è stato creato per la sua gloria! La superbia dell’uomo non vi porrà ostacolo: « Il Signore ha regnato e regnerà malgrado lo scuotersi dei popoli; se gli viene proibito di regnare con il suo amore ed i suoi benefici, regnerà con la sua giustizia ed i suoi castighi. »  (Mgr PIE, Tom. VII, p. 380). – Dio è infinitamente grande, come gli uomini potranno giungere fino a Lui? Dio è infinitamente terribile, come potranno gli uomini trattare con Lui senza essere annientati da questa terrificante Maestà? Dio è infinitamente santo, come potranno gli uomini essere tanto puri da piacergli? Dio è infinitamente giusto, come potranno gli uomini sostenere la presenza di questo Giudice sovrano? Questioni insolubili, queste,  senza Gesù-Cristo, nostro Mediatore. È Lui che ci apre la strada che conduce a suo Padre; che invoca in nostro favore la misericordia, che spegne i fulmini della giustizia; che purifica i nostri cuori, e li fa entrare nell’alleanza del Santo dei santi; che ci prepara, con la remissione dei peccati, ad attendere senza timori il giorno delle vendette. (Berthier). – « Il Signore è grande in Sion, ed è elevato al di sopra di tutti i popoli. » Noi sappiamo che Sion è la città di Dio. Si chiama Sion la città di Gerusalemme; essa ha ricevuto questo nome, secondo gli interpreti, perché Sion significa: « Chi guarda lontano. » Questo nome esprime una visione, una contemplazione. Guardare lontano, significa guardare dall’alto, è guardare intorno a sé, o applicarsi attentamente a vedere. Ogni anima merita il nome di Sion, se si applica attentamente a vedere la luce che innanzitutto bisogna ricercare; perché se essa applica la sua attenzione a considerare la propria luce, cade nelle tenebre; ma se si applica a considerare la luce di Dio, essa è illuminata. Ora dal momento che è certo che Sion sia la città i Dio, cos’è la città di Dio, se non la santa Chiesa? In effetti gli uomini che si amano gli uni gli altri e che temono il loro Dio che abita in essi, formano la città di Dio; e come ogni città ha una legge di base, la legge di questa città è la carità, e la carità è Dio (Giov. IV, 8). Colui quindi che è pieno di carità, è pieno di Dio, ed il gran numero di coloro che sono ripieni di carità, compongono la città di Dio. Questa città di Dio si chiama Sion: dunque Sion è la Chiesa. Dio è grande in Sion! Siate in essa, e Dio non sarà fuori da voi. Ora, quando Dio sarà in voi, perché sarete in Sion, membro di Sion, cittadino di Sion, appartenente alla società del popolo di Dio, Dio sarà elevato in voi al di sopra di tutti i popoli, al di sopra dei popoli che ancora si irritano, o al di sopra dei popoli che in precedenza si irritavano. Pensate in effetti che essi si irritassero allora e non si irritino più adesso? Essi si irritavano allora; ma poiché erano molto numerosi, il loro furore esplodeva apertamente; ora essi sono un piccolo numero, il loro furore si nasconde. Tuttavia distrutta la loro audacia, anche la collera finirà (S. Agost.).

ff. 3-5. – « Che confessino la grandezza del vostro Nome. » il vostro Nome era piccolo nel tempo dei loro furori; esso è divenuto grande ora che lo confessano. In qual senso diciamo che il Nome di Cristo era piccolo prima che la grandezza del Cristo non fosse proclamata in tutto il suo splendore? Perché il suo Nome non era altro che la sua rinomanza. Il suo Nome era piccolo; ma ecco che diventa grande. Qual è la nazione che non abbia inteso il nome del Cristo? Che i popoli che in precedenza esercitavano il loro furore sul vostro Nome ancora piccolo, confessino dunque la gloria del vostro Nome divenuto grande. Perché? « Perché esso è terribile e santo. » È così che è predicato Colui che è stato umiliato, così è predicato Colui che è stato giudicato, affinché Egli venga un giorno in tutta la sua grandezza, affinché venga pieno di vita, affinché venga per giudicare nella sua forza. Egli risparmia i popoli che lo bestemmiano, perché la pazienza di Dio li attiri a penitenza. « Perché Egli è terribile e santo, e l’onore del re ama il giudizio. » Che i popoli lo temano dunque, al fine di correggersi; e badino, per una falsa presunzione della sua misericordia, ad abbandonarsi a se stessi ed a vivere nel disordine; perché Egli ama la misericordia, ma ama pure la giustizia. In cosa consiste la sua misericordia? Nel predicarvi al presente la verità, nell’esortarvi al presente alla conversione. È una piccola misericordia da parte sua, malgrado i disordini della vostra vita, il non avervi eliminato nel momento in cui peccavate, e perdonare i vostri peccati nel momento in cui voi meglio credete? È una piccola misericordia? E voi credete che sarà sempre il tempo della misericordia, in modo che nessuno sia punito? Non lo pensate! « Il suo nome è terribile e santo, e l’onore del re ama il giudizio. » Ora il giudizio sarebbe ingiusto e non sarebbe neanche un giudizio, se ognuno non ricevesse ciò che avrà meritato. « E l’onore del re ama il giudizio » (S. Agost.). – Dio prova che Egli ama la giustizia, non solo dando agli uomini le leggi rettissime ed adattissime a riformare i costumi, ma anche nell’emettere giudizi molto equilibrati. Pratichiamo dunque noi stessi la giustizia, agiamo secondo equità. Ma chi agisce secondo equità? Chi pratica la giustizia? L’uomo peccatore, l’iniquo, l’uomo perverso, l’uomo che ha allontanato la sua luce dalla verità? Che deve fare l’uomo? Convertirsi solamente a Dio, perché Dio produca in lui l’equità che egli è incapace di formare da se stesso e che non potrebbe che deformare. L’uomo può ferirsi, ma può guarire; egli può si ammalarsi quando vuole, ma non esce dalla malattia quando vuole. Se lo vuole, egli eccede i limiti della temperanza, con il freddo o con il caldo, ed egli si ammala nel giorno in cui vuole; ma quando è malato per una intemperanza, si alzi allora a suo piacimento! … egli che si è messo a letto quando ha voluto, si levi ora, se può, di propria volontà. Per diventar malato, non ha avuto bisogno che della propria intemperanza; per alzarsi ha bisogno del soccorso di chi possa guarirlo. Così, dunque, per peccare, l’uomo è autosufficiente, ma per essere giustificato non lo è: egli non può essere giustificato se non da Colui che solo è giusto. Affinché gli uomini si diano a Dio per essere sottomessi alla giustizia, il Profeta, dopo aver riempito i popoli di giustizia con queste parole: « Che essi confessino la grandezza del vostro Nome, perché Egli è terribile e santo, e l’onore del re ama il giudizio, » come se i popoli affranti gli domandassero in qual modo vivere nella giustizia, perché non possono possedere la giustizia da se stessi, il Profeta fa loro conoscere Colui che può dar loro la giustizia, e dice: « Voi avete preparato le regole dell’equità; voi avete stabilito il giudizio e la giustizia in Giacobbe. Noi dobbiamo in effetti possedere da noi stessi il giudizio, dobbiamo possedere la giustizia, Egli che ci ha fatto per formarli in noi. Come dobbiamo dunque possedere il giudizio e la giustizia? Voi possedete il giudizio, quando distinguete il bene dal male; voi possedete la giustizia quando seguite il bene e vi allontanate dal male. Discernendo, possedete il giudizio; agendo possedete la giustizia. « Allontanatevi dal male, » è detto in un altro salmo, e fate il bene, cercate la pace ed impegnatevi a perseguirla. » (Ps. XXXIII, 15). Voi dovete dapprima possedere il giudizio e poi la giustizia. Ma quale giudizio? Il giudizio di ciò che è male ed il giudizio di ciò che è bene. E quale giustizia? Quella di allontanarvi dal male e fare il bene. Ma voi non li possedete da voi stessi; vedete in effetti ciò che dice il Profeta: « Siete voi che avete stabilito il giudizio e la giustizia in Giacobbe. » (S. Agost.) – « Esaltate il Signore nostro Dio. » Esaltatelo veramente, esaltatelo come conviene. Lodiamo, esaltiamo chi ha fatto la giustizia che noi possediamo, e che l’ha costituita Egli stesso in noi; perché chi ha fatto in noi la giustizia, non è Colui che ci ha giustificati? … « Ed adorate lo sgabello sul quale riposano i suoi piedi. » Quando io chiedo qual sia questo sgabello dei piedi del Signore, la Scrittura mi risponde: « La terra è lo sgabello sul quale riposano i miei piedi. » Quale ansia per me! Io temo di adorare la terra per timore di essere condannato da Colui che ha fatto il cielo e la terra; d’altro canto, io ho timore di non adorare lo sgabello  sul quale riposano i piedi del mio Dio … In questa fluttuazione, io mi rivolgo al Cristo, perché è Lui che io qui cerco, ed io trovo come la terra possa essere adorata senza empietà; come senza empietà può essere adorato lo sgabello sul quale riposano i piedi del mio Dio. In effetti il Signore ha ricevuto la terra, la terra della sua carne; perché la sua carne è di terra, Egli ha ricevuto la sua carne dalla carne di Maria; e siccome ha vissuto quaggiù nella sua carne, Egli ci ha dato questa carne da mangiare per la nostra salvezza, e nessuna la mangia se non l’ha dapprima adorata (S. Agost.).

II —6-8.

ff. 6-8. – Nulla c’è di più potente, di più efficace, dell’esempio dei Santi. Anche il Profeta, volendo ispirare al suo popolo ed ai Sacerdoti l’amore per la preghiera, per la virtù, propone loro l’esempio dei loro pii ancestri, Mosè, Aronne e Samuele, esauditi nelle loro preghiere, non soltanto a causa della loro santità personale, ma soprattutto perché essi osservavano le leggi ed i precetti che Dio aveva loro dati.- Mezzo infallibile perché Dio faccia ciò che vogliamo, è fare noi stessi ciò che Egli vuole. « Non è colui che si contenta di dire Signore, Signore che sarà esaudito, ma colui che fa la volontà di Dio. » (Dug.). – « Dio parlava loro da una colonna di nubi; » ma questa colonna non era che una figura. Noi possediamo Colui che queste ombre annunciavano, noi adoriamo lo sgabello dei suoi piedi. Dio ci ha parlato e ci parla ancora per mezzo del Figlio suo. La nostra fede è più luminosa di quella di Mosè, di Aronne e di Samuele. Dio, per sua provvidenza, diceva l’Apostolo agli Ebrei convertiti alla fede, ha disposto qualcosa di meglio per noi che per questi grandi uomini. Guardiamoci dal non ascoltare Colui che ci parla, dal rigettare il Mediatore della nuova alleanza, il cui sangue perla molto meglio di quello di Abele (Hebr. XII). – « Essi conservavano le sue testimonianze ed i comandamenti che Egli aveva loro dato. » Il Profeta lo dice e non c’è da negarlo. Erano dunque essi senza peccato? E com’è possibile? Quando essi custodivano i suoi comandamenti, custodivano le sue testimonianze. Vedete come Dio vuol formarci, così che noi non presumiamo della nostra giustizia, come se essa fosse perfetta. Ecco Mosè ed Aronne che sono nel novero dei suoi Sacerdoti; ecco Samuele che è uno di coloro che invocano il suo Nome. Dio parlava loro dal seno di una colonna di nubi; Egli li esaudiva, perché essi custodivano i suoi comandamenti; e tuttavia il Profeta prosegue in questi termini: « O Signore, nostro Dio, voi siete stato loro propizio. » Dio non è detto propizio se non riguardo ai peccati; è quando Egli perdona che si dice propizio. E cosa aveva dunque da punire in tali Santi, per essere loro propizio e perdonarli? Egli è stato propizio rimettendo loro i peccati e propizio nel punirli; perché, cosa leggiamo poi? « Voi siete stato loro propizio e li avete puniti nelle loro affezioni. » Vedete ciò che il Profeta vuole qui insegnarci. Dio è irritato contro colui che non punisce dei suoi peccati, ed è veramente propizio per colui al quale, non solo rimette i peccati che gli impedirebbero di acquisire la vita futura, ma ancora a colui al quale infligge dei castighi, affinché cessi di compiacersi nel suo peccato … « Voi li avete puniti nelle loro affezioni. » Sicuramente il Profeta ha voluto parlare così delle colpe che Dio vedeva nei loro cuori e che gli uomini non conoscevano; perché essi vivevano in mezzo al popolo di Dio, ma nessuno aveva un lamento da portare contro di essi … Ma Dio conosceva forse in essi qualcosa da purificare; perché ciò che sembra perfetto agli uomini è ancora imperfetto agli occhi della divina Perfezione … Questi Santi vivevano sotto l’occhio di Dio, in apparenza senza colpa alcuna, in una perfezione simile a quella degli Angeli; ma Dio sapeva ciò che mancava loro, ed Egli puniva finanche le minime colpe. Ora Egli li castigava non per la collera, ma per la misericordia; Egli li castigava per perfezionare un’opera iniziata, e non per condannare un’opera rigettata. Dio li ha dunque puniti di tutte le loro colpe. E come li ha puniti? Io cerco di capire come essi siano stati puniti, ma nell’ordine delle cose umane, io non trovo niente; ma se io mi riporto a ciò che so che soffrono i servi di Dio, io vedo che sono stati puniti ogni giorno. Leggete e vedete i castighi che li hanno colpiti, ed avanzate nella via del Signore, sopportate anche questi castighi. Tutti i giorni essi soffrivano le contraddizioni del popolo; tutti i giorni essi dovevano soffrire coloro che vivevano nell’iniquità, ed erano obbligati a vivere in mezzo a coloro dei quali riprendevano tutti i giorni i disordini. Tale era la loro punizione! Per colui che non è avanzato ancora nella pietà, questa punizione sembra leggera; perché l’ingiustizia degli altri vi tortura per la lontananza che avete dalla vostra giustizia (S. Agost.). 

III. — 9.

ff. 9. – Qual è questa santa montagna ove dobbiamo rendere le nostre adorazioni a Dio? È la Chiesa di Gesù-Cristo, questa montagna elevata al di sopra di tutte le altre, dove è piaciuta al Signore abitare fino alla fine dei secoli; questa montagna, visibile a tutto l’universo, che si eleva dalla terra al cielo per condurvi sicuramente coloro che non fanno altro che strisciare quaggiù; questa montagna della Chiesa unica, della Chiesa Cattolica, la sola che si possa chiamare santa e fuori dalla quale non si può sperare di essere salvati, nei riguardi soprattutto delle cose dell’eternità, secondo questa risposta che Sant’Agostino dà ad un pagano: « Non vi glorificate del fatto che se implorate pioggia, Dio vi manda la pioggia, perché Dio la fa cadere sui giusti e sugli ingiusti. » Egli vi ha esaudito per le cose temporali ma non vi esaudirà per le cose eterne, a meno che voi non lo adoriate sulla sua santa montagna. (Sacy)