SALMI BIBLICI: “CANTATE DOMINO CANTICUM NOVUM” (XCV)

SALMO 95: “CANTATE DOMINO canticum novum”

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]

TOME DEUXIÈME.

PARIS -LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878 IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 95

Canticum ipsi David, quando domus ædificabatur post captivitatem.

[1] Cantate Domino canticum novum,

cantate Domino omnis terra.

[2] Cantate Domino, et benedicite nomini ejus; annuntiate de die in diem salutare ejus.

[3] Annuntiate inter gentes gloriam ejus, in omnibus populis mirabilia ejus.

[4] Quoniam magnus Dominus, et laudabilis nimis; terribilis est super omnes deos;

[5] quoniam omnes dii gentium daemonia; Dominus autem cœlos fecit.

[6] Confessio et pulchritudo in conspectu ejus; sanctimonia et magnificentia in sanctificatione ejus.

[7] Afferte Domino, patriæ gentium; afferte Domino gloriam et honorem;

[8] afferte Domino gloriam nomini ejus. Tollite hostias, et introite in atria ejus;

[9] adorate Dominum in atrio sancto ejus. Commoveatur a facie ejus universa terra;

[10] dicite in gentibus, quia Dominus regnavit. Etenim correxit orbem terræ, qui non commovebitur; judicabit populos in aequitate.

[11] Lætentur caeli, et exsultet terra: commoveatur mare et plenitudo ejus;

[12] gaudebunt campi, et omnia quæ in eis sunt. Tunc exsultabunt omnia ligna silvarum

[13] a facie Domini, quia venit, quoniam venit judicare terram. Judicabit orbem terræ in æquitate, et populos in veritate sua.

[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

SALMO XCV

Davide compose questo Salmo nel trasporto dell’arca (1 Paralip., c. 16). Esdra che raccolse in un libro i Salmi, lo intitolò da cantare nella riedificazione del Tempio dopo la cattività. Intenzione primaria di Davide e dello Spirito Santo è la predizione del regno di Cristo (la sua Chiesa), da propagarsi in tutto il mondo.

Cantico dello stesso David, quando la casa si edificava dopo la cattività.

1. Cantate al Signore un nuovo cantico; terra tutta, canta il Signore!

2. Cantate il Signore, e benedite il nome di lui; annunziate ogni giorno la salute recata da lui.

3.Annunziate la gloria di lui tra le genti, e le sue meraviglie a tutti i popoli.

4. Imperocché il Signore è grande e grandemente laudabile; egli è terribile sopra tutti gli dèi.

5. Imperocché tutti gli dèi delle genti sono demoni; ma il Signore ha creati i cieli.

6. La gloria e lo splendore sono intorno a lui; la santità e la magnificenza nel suo santuario.

7. Presentate al Signore, voi famiglie delle nazioni, presentate al Signore gloria ed onore; presentate al Signore gloria, qual conviensi al suo nome.

8. Prendete le ostie, ed entrate nell’atrio di lui; adorate il Signore nel santo atrio di lui.

9. Dinanzi a lui stia in timore e tremore tutta quanta la terra; dite tra le nazioni: Il Signore ha preso possesso del regno.

10.Imperocché egli ha emendata la terra, la quale non sarà smossa; egli giudicherà i popoli con equità.

11. Rallegrinsi i cieli, ed esulti la terra; il mare sia in movimento con tutte le cose ond’egli è ripieno; tripudieranno le campagne e tutto quello che in esse si trova.

12. Allora esulteranno tutti gli alberi delle selve dinanzi al Signore, perché è venuto; perché venuto egli è a governare la terra.

13.Governerà la terra con equità; governerà i popoli secondo la sua verità.

Sommario analitico

Qui, come in diversi Salmi precedenti, l’oggetto differisce essenzialmente dall’occasione. In effetti non c’è nulla che abbia precisamente rapporto con il trasporto dell’arca, o con la ricostruzione del tempio, o con il ritorno dalla cattività, mentre vi si vede chiaramente indicata la vocazione dei gentili al regno del Messia. Il salmista invita dunque i ricchi, tutto il popolo, a venire ad adorare il Signore (1).

I. – Egli li invita a celebrare le sue lodi.

1° Cantando un cantico nuovo in suo onore:

2° Benedicendo il suo nome (1);

3° Annunciando la salvezza che porta alla terra (2, 3).

II. – Ne dà i motivi:

1° La grandezza di Dio e la sua eccellenza infinita al di sopra di tutti quelli che portano sulla testa il nome di dei (4, 5);

2° La sua bellezza, la sua santità, la sua magnificenza (6).

III. – Li invita ad onorarli con degli atti:

1° Egli invita le famiglie delle nazioni ad entrare nei sagrati del tempio per offrirvi il sacrificio della nuova legge (7-9);

2° Ne dà i motivi: le leggi sante del Signore, l’equità incorruttibile del Giudice sovrano (9, 10);

3° Descrive gli sforzi della venuta del Salvatore. b) la gioia del cielo e della terra per il presente (11, 12); b) la sovrana equità e la verità del giudizio futuro (13, 14).

(1) L’analogia dello stile di questo salmo e del seguente con quello di Isaia e di Asaf, li fanno ricondurre da qualche interprete ai tempi di Ezechia. Essi sembrano composti tanto per le grandi solennità di Pasqua e dei Tabernacoli, tanto si possono rapportare alla gloria delle due venute del Messia.

Spiegazioni e Considerazioni

I. — 1-3.

ff. 1, 2. – I cantici dell’antico popolo di Dio non si cantano fuori dalla terra promessa. « Come potremmo cantare i cantici del Signore in terra straniera? » dicevano gli Israeliti  prigionieri a Babilonia. Se dunque il salmista esorta tutte le nazioni a cantare le lodi del Signore, è perché questi cantici non devono essere limitati al culto della sinagoga, che non saranno di conseguenza dei cantici appropriati ad una nuova Alleanza; è l’amore – dice S. Agostino – che canta il cantico nuovo. (Berthier). – La cupidigia della carne canta ciò che è vecchio, l’amore di Dio canta ciò che è nuovo.  Cantando sotto l’ispirazione della cupidigia voi non canterete se non ciò che è vecchio, e quando anche la vostra bocca pronunciasse le parole del cantico nuovo, la lode non è bella sulla bocca del peccatore (Eccli. XV, 9). Vale più l’essere l’uomo nuovo, ed osservare il silenzio, che essere l’uomo vecchio e cantare; perché se voi siete l’uomo nuovo e tacete, le orecchie degli uomini non vi ascolteranno, ma il vostro cuore non sarà da meno nel cantare il cantico nuovo, e questo cantico arriverà fino alle orecchie di Dio, che ha fatto di voi un uomo nuovo. Voi amate e osservate il silenzio: ora l’amore stesso è una voce, è il cantico nuovo. Ascoltate la prova che è il cantico nuovo: « Io vi do, dice il Signore, un comandamento nuovo, che cioè vi amiate gli uni gli altri. » (Giov. XIII, 31), (S. Agost.). – Il cantico della gioia del secolo – dice sant’Agostino – è un linguaggio straniero che abbiamo appreso nel nostro esilio; » è il cantico dell’uomo vecchio che, cacciato dal suo Paradiso, cerca una miserabile consolazione. Se avete in voi stessi lo spirito di Gesù, non cantate più il cantico dei piaceri del mondo … cantate a Dio un cantico nuovo, cantate a Dio il cantico della nuova alleanza, cantico di allegria spirituale e di giubilo divino: « Lode a Dio, » lode a Dio nei beni, lode a Dio nei mali; lode a Dio quando ci colpisce, lode a Dio quando ci incorona, lode a Dio quando ci punisce: è il cantico dell’uomo nuovo, è quello che deve risuonare nel fondo dei nostri cuori; questo deve essere il nostro cantico: Amen, Alleluja, in questo consumazione, in questa riduzione di tutte le linee al loro centro, di tutte le creature al loro principio (Bossuet, III Serm. P. le jour de Pâques). – Tutta la terra canta dunque il cantico nuovo, ed è là che è costruita la casa di Dio … è là in effetti che ciò che era vecchio è stato gettato via, per far posto a ciò che è nuovo. E come, ciò che era vecchio è stato gettato via? Il Signore ha detto . « In verità, in verità non resterà qui pietra su pietra che non sia distrutto. » (Matt. XXIV, 2). In effetti, le pietre riunite per la nuova costruzione che si costruisce dopo la cattività, sono ammassate in una sola tutto per la carità, che non c’è più pietra su pietra, ma che tutte le pietre non sono che una sola pietra. Non ve ne stupite: è la il risultato del cantico nuovo, cioè del nostro rinnovo per mezzo dell’amore. L’Apostolo vi esorta ad appartenere a questa costruzione, ci racchiude in questa unità, e ci attacca indissolubilmente quando ci dice: « Cercate di conservare l’unità di spirito con il legame della pace. » (Efes. IV, 2, 3). Là dove si trova l’unità di spirito, non c’è che una pietra, ma una pietra unica, fatta da un gran numero di pietre. Ma con qual mezzo, fatta da un gran numero, essa diviene unica? Con il mutuo supporto dell’amore. La casa del Signore nostro Dio si costruisce, dunque, si costruisce; se essa si fa, essa si eleva: tale è l’opera delle nostre parole, tale è l’opera delle sante letture, tale è l’opera della predicazione del Vangelo nell’intero universo; perché questa casa si costruisce ancora oggi. Essa è grandemente accresciuta, ha riempito numerose nazioni, tuttavia non le possiede ancora tutte; accrescendosi, essa si è annesse un gran numero di nazioni, e deve possederle tutte. Così c’è contraddizione da parte di coloro che si glorificano di appartenervi, quando dicono. Già essa è in decremento. Essa cresce ancora, ci sono ancora delle nazioni che non hanno abbracciato la fede e che tutte l’abbracceranno (S. Agost.). – « Cantate al Signore, benedite il suo nome; annunciate con zelo, di giorno in giorno, la salvezza che viene da Lui. » Come si ingrandisce l’edificio? Il Profeta dice: « Annunziate con zelo, di giorno in giorno, la salvezza che viene da Lui; » che sia predichi ogni giorno. Così di giorno in giorno, egli dice, la casa si eleva; la mia casa – dice il Signore – si accresca, e come se gli operai gli dicessero: Dove ordinate che sia costruita? Dove volete che si ingrandisca? sceglieteci un luogo compatto, un luogo spazioso, se volete che noi costruiamo una vasta casa; dove ci ordinate di annunziare con zelo, di giorno in giorno, la salvezza che viene da Voi? Il Profeta mostra loro il luogo ove essi devono costruire: « Annunziate la sua gloria, vi dice, tra le nazioni, la sua gloria, non la vostra. O voi che costruite, annunziate con zelo la sua gloria tra le nazioni. Se pretendete di annunziare la vostra gloria, voi cadrete; se annunziate la sua gloria, voi stessi vi collocate nell’edificio elevandolo (S. Agost.). – Sembra che non ci siano che gli Apostoli e gli operai evangelici che possano annunziare le meraviglie della salvezza a tutti i popoli della terra. Ma chiunque conosca bene la costituzione della Chiesa, vede senza difficoltà che tutto è comune in questa santa società; che le opere più segrete contribuiscono alla propagazione del Vangelo ed alla santificazione di tutti i popoli; che le preghiere del solitario appoggiano la predicazione del ministero della parola, che Dio accorda sovente più alle lacrime di una vergine cristiana rinchiusa nella sua cella, che agli sforzi dello zelo più attivo. Tutti possono annunciare Gesù-Cristo con il buon odore delle virtù. L’edificio della Chiesa – dice sant’Agostino – si costruisce con l’unità di spirito, si consolida con i legami della carità, si eleva sui fondamenti dell’umiltà. « Annunziate la gloria di Dio, » dice il Profeta, non la vostra. Colui che costruisce per la sua gloria, non lavora per la casa di Gesù-Cristo, che è la Chiesa universale … occorre annunciare Gesù-Cristo e le sue meraviglie di giorno in giorno, perché la corona non è data che alla perseveranza. (Berthier). 

II.—4-6.

ff. 4-6. – Le quattro ragioni date dal Profeta, sono: – 1° che Dio è il Signore dei signori, che Egli è grande in assoluto, sia che se ne consideri la potenza, la saggezza, la bontà, la distesa della sua dominazione, l’abbondanza delle sue ricchezze, e tutte le altre cose che contribuiscono a rendere grandi; – 2° che Egli è degno di ogni lode, perché la sua eccellenza è ineffabile ed incomprensibile; – 3° perché Egli è formidabile, al di sopra di tutte le potenze della terra, o di tutti i demoni, – 4° è Egli che ha fatto i cieli, ed in questa parola sono compresi tutti i cieli, non solo quelli in cui si svolgono gli altri, ma anche quelli in cui abitano gli Angeli ed i Santi, quelli ove si trovano riuniti tutti gli eletti per gioire tutti insieme della eterna presenza di Dio, perché il Signore è grande ed infinitamente degno di lode. » – Qual è questo Signore grande ed infinitamente degno di lode, se non il Cristo? Vi sapete con certezza che Egli è apparso sulla terra in forma umana; voi sapete con certezza che è stato concepito nel seno di una donna; voi sapete che Egli è nato dal suo seno; sapete che è stato allattato e portato in braccio; che è stato circonciso, che una vittima in sacrificio è stata offerta per Lui, che è cresciuto; che è stato infine flagellato, coperto di sputi, coronato di spine e crocifisso; … che Egli è morto ed è stato trafitto da un colpo di lancia. Voi sapete che Egli ha sofferto tutti questi supplizi e tuttavia è grande ed infinitamente degno di lodi. Guardatevi dal disprezzare la sua piccolezza, e comprendete la sua grandezza. Egli si è fatto piccolo, perché voi siete piccolo; comprendete la sua grandezza e sarete grande con Lui (S. Agost.). – Ciò che in uomo sarebbe un difetto considerevole, è una grande perfezione in Dio. L’uomo immagina spesso di avere dei grandi vantaggi che in effetti non ha, e merita di essere rimproverato, e Dio non vede davanti a Lui che soggetti di gloria e di lodi, e che merita di essere adorato. Dio è dappertutto santo e magnifico; ma è principalmente in cielo, nel luogo suo santo che farà brillare la sua santità e la sua magnificenza (Dug.) – Diffidate – dice sant’Agostino – spiegando queste parole nel senso topologico della confessione dei peccati: queste due cose non si separano davanti a Dio, la confessione del peccato e la beltà dell’anima; è in queste due parole, prosegue lo stesso dottore, che voi apprendete tutto in una volta, a chi potete piacere, e come potete piacergli. A chi potete piacere: è al vostro Dio; per dove potete piacergli: per la confessione del vostro peccato (BOURDALOUE, Sur la confession.). – Amate la bellezza, volete essere bello? Confessatevi. Il Profeta non vi dice: la bellezza e la confessione, ma « la confessione e la bellezza. » Voi siete sporco, confessatevi per essere bello; voi siete peccatore, confessatevi per essere giusto. Voi avete potuto macchiarvi, non potete rendervi bello (S. Agost.).

III. — 7 – 14.

ff. 7-9. – Tutta l’economia del culto divino è descritto in questi versetti: adorare il Signore, celebrare le sue grandezze, cantare la gloria del suo Nome, rendersi assiduo nel suo tempio. Offrirgli sacrifici puro e graditi ai suoi occhi; infine soddisfare questi doveri in unione con tutti i popoli (Berthier). – Il Profeta fa allusione all’uso che avevano i Giudei di portare le vittime al tempio, quando vi salivano per adorarlo. Ma poiché qui sono evidentemente in questione nazioni pagane chiamate a far parte della Chiesa di Gesù-Cristo, bisogna vedere in queste vittime, le vittime spirituali di cui S. Pietro parla nella sua prima epistola (II), e che sono la contrizione del cuore, la confessione dei peccati, la preghiera, il digiuno, l’elemosina, etc. Ma il testo del salmo riguarda tutti i popoli, e facendo menzione del sacrificio in cui non si utilizzava che fior di farina, è certo che il Salmista ha pure in vista il Sacrificio dei Cristiani, il Sacrificio in cui il pane ed il vino sono cambiati in corpo e sangue di Gesù-Cristo. – « Adorate il Signore nel suo tabernacolo, » cioè nella Chiesa Cattolica, perché è là che vi è il suo santo tabernacolo. Nessuno dica: « il Cristo è qui, il Cristo è la, perché si leveranno falsi profeti. » (Matt. XXIV, 23) Dite loro questo: « Non resterà pietra su pietra che non sarà distrutta. » Voi mi chiamate vanamente alla vostra muraglia imbiancata, io adoro il mio Dio nel suo santo tabernacolo. (S. Agost.).

ff. 10-13. – Il Profeta, che ha già eccitato i predicatori della parola di Dio ad annunziarla al mondo intero, ed il mondo intero a riceverla, freme ora ed esorta non solo gli uomini, ma ancora tutta la natura, a ricevere il Messia con timore e rispetto. – Il regno del Signore, così dolce e gradevole per i suoi amici, è altrettanto terribile e spaventoso per i suoi nemici. – Il regno di Gesù-Cristo che, avendo trovato tutta la terra nella corruzione e nel peccato, nella confusione e nell’incostanza, ha reindirizzato, con la verità del suo Vangelo e la sua grazia, i costumi degli uomini, ed ha talmente rafforzato la Chiesa, che è la terra dei veri Israeliti, che fino alla fine del mondo sarà indistruttibile per tutte le potenze del mondo e dell’inferno, (Dug.). (È qui che diversi Padri latini hanno letto: « regnavit a ligno », dizione che la Chiesa ha consacrato ed inserita in uno dei suoi inni). –  Le stesse creature inanimate, dice san Paolo, non possono soffrire di vedersi soggette, malgrado esse, alle profanazioni dei peccatori; i cieli vedono che gli uomini studiano i loro corsi con tanta cura, senza darsi pena di studiare i mezzi propri per possederli un giorno; la terra si rattrista nell’essere un soggetto continuo di guerre tra re e popoli, e di contese tra i particolari, e vedere che non si pensa che ad essa, invece di pensare al cielo; il mare porta con pena tutti i navigli con ricchi carichi che non servono altro che a soddisfare l’avarizia degli uomini; le campagne e tutto ciò che esse contengono si dolgono nell’essere rifornimento del lusso e della sensualità degli uomini: tutte queste creature sono assoggettate, loro malgrado, alla vanità. Gli uomini, invece di riportarle a Dio come pur esse desiderano, fanno loro violenza riconducendole a se stesse.  Dice infatti il grande Apostolo: « essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. » (Rom. VIII, 21), (Duguet). – I cieli sono i predicatori, e la terra gli uditori. « Che il mare, con tutto ciò che contiene, sia scosso. » Quale mare? Il secolo! Il mare, con tutto ciò che contiene, è stato scosso: il secolo intero si è sollevato contro la Chiesa nel momento in cui si ingrandiva e si levava come un edificio in tutto l’universo. Questo traballare, il Vangelo lo ha predetto: «Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe, comparirete davanti ai governatori ed ai re a causa mia, per render testimonianza davanti a loro. » (Marc. XIII, 9). Il mare è stato scosso: ma come poteva il mare vincere Colui che ha fatto i cieli? – « Le campagne con tutto ciò che contengono, sono entusiaste per la gioia. » Gli alberi delle foreste sono gli infedeli, … perché anch’essi gioiscono? Perché sono stati staccati dall’olivo selvatico ed innestati sull’olivo verace (Rom. XI, 17). Allora tutti gli alberi della foresta saranno nell’allegria; perché i grandi alberi, i cedri, i cipressi sono stati tagliati ed i loro legni incorruttibili sono stati trasportati per la costruzione della casa. Essi erano alberi della foresta, prima di essere innestati e produrre olive (S. Agost.). – « Tutti gli alberi delle foreste trasaliranno alla vista del Signore perché è venuto, perché è venuto a giudicare la terra. » Il Signore è venuto una prima volta, e verrà di nuovo più tardi; è venuto una prima volta nella sua Chiesa, sulle nubi. Quali sono le nubi che l’hanno portato? Gli Apostoli, i predicatori, di cui San Paolo ha detto: « Noi fungiamo da ambasciatori per Cristo,  ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. » (II Cor. V, 20). – Ecco le nubi sulle quali Egli è venuto, senza parlare della sua venuta ulteriore, quando verrà a giudicare i vivi ed i morti … Egli è venuto una prima volta, portato dai suoi predicatori, ed ha riempito tutta la terra. Cerchiamo di non resistere alla sua prima venuta, per non dover terrorizzarci alla seconda … Pratichiamo ciò che ci raccomanda l’Apostolo: « … coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo. » (I Cor. VII, 29-32). San Paolo vuole vederci esenti dalle preoccupazioni di tutte queste cose. Colui che è esente da preoccupazioni attende con sicurezza l’avvento del suo Signore; perché che cos’è questo amore di Cristo, con il quale si teme la sua venuta? Non ne arrossiamo? Noi lo amiamo e temiamo la sua venuta! Ma è certo che lo amiamo? O non amiamo il nostro peccato più di Lui? Odiamo allora i nostri peccati ed amiamo Colui che deve venire a punire i peccati. Egli verrà, che lo vogliamo o non … Egli verrà, e non ne sapete il momento, e poco importa che lo ignoriate se vi trova preparati. –  Il giudizio di Dio è pieno di equità, non conforme ai giudizi ed alle ide che gli uomini si formano. Essi lo fanno a modo loro, sulla terra, un Dio tanto paziente ed insensibile come chiedono le loro passioni, che soffre tutti e disdegna di giudicare coloro che ha creati capaci di buona o cattiva scelta; ma nel grande giorno, essi saranno giudicati, non secondo la loro verità, ma secondo la sua, “in veritate sua”. – « Egli giudicherà l’universo intero secondo l’equità ed i popoli secondo verità. » Egli giudicherà l’universo intero e non una parte dell’universo, perché non ne è stato riscattato solo una parte. Egli deve giudicare la totalità, perché Egli ha pagato il riscatto della totalità. « Egli giudicherà secondo equità, secondo verità. » Perché voi siete ingiusto, il Giudice non sarà giusto? Perché voi siete mendace, Colui che è la verità non sarà veritiero? Se voi volete che Egli usi misericordia verso di voi, siate misericordioso prima che Egli venga; Se si è ommesso qualche torto verso di voi, rimettetelo e date nella vostra abbondanza. E da chi avete ciò che avete, se non da Lui? Donare del vostro, sarebbe elargire; ma dare del suo, è una restituzione. « Cosa avete in effetti che non abbiate ricevuto? » Ecco le vittimi gradite a Dio: la misericordia, l’umiltà, la confessione, la pace, la carità. Offriamole ed attenderemo con sicurezza la venuta del Giudice che giudicherà l’universo secondo l’equità, ed i popoli secondo la sua verità (S. Agost.).

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.