UN’ENCICLICA AL GIORNO TOGLIE GLI USURPANTI APOSTATI DI TORNO – S.S. LEONE XIII – “INSIGNES”

“Ho dedicato me stesso e il mio regno interamente alla Santa Romana Chiesa e alla vostra Beatitudine. Il Vicario di Dio in terra, anzi Dio stesso, non può comandare alcuna azione così difficile per me, o così pericolosa, che io non ritenga doveroso e salutare intraprendere, che io non tenti senza timore, soprattutto quando si tratta di rafforzare la fede cattolica e di schiacciare la perfidia degli empi …. Qualunque nemico della Religione sia necessario incontrare in battaglia, ecco che Mattia insieme all’Ungheria… rimangono devoti alla Sede Apostolica e alla vostra Beatitudine e lo rimarranno per sempre”. Stupenda testimonianza del Re d’Ungheria Mattia, resa al Romano Pontefice ed alla Chiesa Cattolica tutta ricordata in questa lettera Enciclica inviata da S.S. Leone XIII ai Vescovi della Nazione ungarica, tenacemente legata alla fede Cattolica ed al suo reggente, il Vicario in terra di N. S. Gesù Cristo. Questa fede rimane ancora unica oggi nel panorama della nazioni europee tutte vergognosamente apostate dalla fede dei loro padri, fede che ne ha reso possibili progressi civili, materiali e spirituali. Tra tutte le nazioni apostate dal Cattolicesimo ed immerse in un terrificante paganesimo di stampo liberal-massonico anticristiano, effettivamente ancor oggi l’Ungheria resta un baluardo piccolo, se vogliamo, ma resiliente allo strapotere demoniaco dei satrapi globalisti luciferini disseminati in tutti i governi mondiali e nelle istituzioni sovranazionali. Ma si sa, a Dio bastano dodici uomini rozzi per diffondere la sua dottrina evangelica in tutto il mondo, trecento uomini male armati per sbaragliare eserciti agguerriti di migliaia di uomini, per cui non c’è da temere per la barca di Pietro anche se combattuta e quasi affondata dalle tempeste suscitate dai nemici di Dio, della sua Chiesa unica e vera, e di tutti gli uomini… se stessi compresi.

INSIGNES

ENCICLICA DI PAPA LEO XIII SU

IL MILLENNIO UNGHERESE

Ai Vescovi dell’Ungheria.

Avete giustamente decretato che un ringraziamento speciale e gioioso sia offerto all’eterno Dio dell’Ungheria. Infatti, la vostra nazione, al di là di tutte le altre, è tenuta a ricordare la grande abbondanza di benefici che ha ricevuto da Dio, il più provvido costruttore e preservatore di regni, nel corso di molti secoli e di prove difficili. L’anniversario del vostro Paese, come felicemente ritorna, è un momento molto adatto per “ricordare e celebrare queste benedizioni”, poiché ricorre il millesimo anno da quando i vostri antenati stabilirono le loro case e residenze in quelle terre e iniziò la storia dell’Ungheria.

Celebrazione del millesimo anniversario dell’Ungheria

2. Non abbiamo dubbi che le celebrazioni previste avranno un esito degno dell’occasione e saranno produttive dei più nobili vantaggi. Infatti, non ci può essere cittadino con un amore puro che non sia colpito dalle glorie del Paese di cui fa parte e a cui le antiche glorie del passato ricordate pubblicamente suscitino un vivo desiderio di imitarle. A tutto questo si aggiungerà l’approvazione unanime di tante nazioni civili che, mentre si rallegrano in amicizia, si congratuleranno sicuramente con un regno fondato su leggi e istituzioni appropriate, preservato dalla sua prudenza civile e dal suo valore in guerra e portato da molte azioni di eccellenza alla sua attuale longevità e crescita.

3. La vostra prosperità ci colpisce nel modo più piacevole possibile e non desideriamo altro che essere presenti con voi tra il vostro popolo, Venerabili Fratelli, e dimorarvi con la mente e lo spirito. Questo Nostro desiderio è motivato principalmente dalla Nostra speciale attrazione e dalla Nostra amorevole cura per l’Ungheria cattolica e dai loro sentimenti devoti verso questa Sede Apostolica e verso Noi stessi. Tra le altre indicazioni di devozione, negli ultimi anni Roma ha visto un gran numero di ungheresi venire, sotto la vostra guida, a venerare le tombe dei Principi degli Apostoli. Hanno presentato belle testimonianze di fede, obbedienza e amore a nome di tutti i loro connazionali. Hanno ottenuto la nostra benevolenza e un discorso esortativo per rafforzare il loro spirito nei doveri della loro santa professione. In effetti, avevamo manifestato di proposito questa Nostra benevolenza a tutta la nazione nella prima e nella seconda lettera che vi abbiamo inviato. Ora, però, ricordando la modestia e il favore con cui il clero e tutti gli uomini di buona volontà hanno accolto le Nostre istruzioni, ancora una volta questa lettera trasmetta il Nostro amore e accresca la gioia della celebrazione secolare e ne raddoppi i frutti.

4. Nella preparazione delle vostre celebrazioni, risplende la forza della Religione cattolica come eccellente promotrice della sicurezza pubblica e come fonte o sostegno del bene tra i popoli. Certamente, come affermano i vostri storici più saggi, la nazione ungherese non avrebbe tenuto a lungo o con grande prosperità le zone occupate se il Vangelo non l’avesse portata, liberata dal giogo della superstizione, ad accettare questi noti principi: rispettare la legge naturale, non fare del male a nessuno, essere misericordiosi, perseguire la pace, essere soggetti ai Principi come a Dio e praticare la fratellanza in patria e all’estero.

Gli inizi del Cattolicesimo in Ungheria

5. In modo meraviglioso, gli inizi della fede cattolica nel vostro Paese sono stati consacrati nelle persone del principe Geza e dei condottieri della nazione, soprattutto grazie agli sforzi del santo vescovo Adalberto, un uomo famoso per le sue fatiche apostoliche ed infine per la sua corona di martire. Questi inizi, tuttavia, erano tanto più notevoli in quanto, considerando i tempi e la posizione dei loro territori, si trovavano pericolosamente esposti alla deplorevole separazione dalla Chiesa romana che stava scoppiando tra gli orientali. Stefano, Principe cristiano esemplare, continuò e portò a termine ciò che suo padre aveva iniziato. Egli è quindi giustamente celebrato come il principale pilastro e la luce della vostra nazione; non solo la istruì nel raggiungimento della salvezza eterna, ma ne aumentò anche l’estensione e la fama.

Importanza di Stefano

6. Sotto questo stesso Principe, che offrì e dedicò il suo scettro alla Madre di Dio e al beato Pietro, iniziò quello scambio di atti di zelo e di dovere tra i Pontefici romani e i Re ed il popolo d’Ungheria, che abbiamo già lodato. Simbolo permanente di questo legame fu la corona reale ornata con le immagini di Cristo Salvatore e degli Apostoli che il nostro predecessore Silvestro II inviò in dono a Stefano, quando gli conferì il titolo di Re perché “aveva molto diffuso la fede di Cristo”(Clemente XIII nel discorso Si qui militari, I ottobre 1758.) nel vostro Paese. Questo famoso episodio dimostra la costanza degli ungheresi nell’obbedienza a Pietro, perché questa corona ha sopportato indenne le burrasche mutevoli e pericolose dei tempi critici, risplendendo ancora dell’antico onore; di conseguenza è sempre stata considerata come la grande gloria e la difesa del regno, e quindi protetta religiosamente.

7. Così accadde che l’Ungheria, man mano che cresceva nelle sue risorse, imboccò le stesse strade che percorrevano i popoli della giovane Europa cristiana; grazie al carattere eccezionale della razza, raggiunse più rapidamente la virtù e l’umanità. Per questo motivo, nacquero molti uomini che portarono vera fama al loro Paese ed a loro stessi grazie alla santità di vita, all’insegnamento, alla letteratura, alle arti e all’adempimento dei loro doveri.

La Chiesa come custode della libertà

8. Abbiamo saputo che è stato intrapreso un progetto che approviamo pienamente per l’attuale celebrazione. Si prevede di pubblicare le antiche testimonianze dimenticate dei servizi conferiti dalla Religione. Inoltre, le lettere, sia quelle che provengono da voi sia quelle che si trovano nei nostri archivi apostolici, testimoniano concordemente che la Religione ha portato benefici all’umanità. È di grande importanza riflettere su questo, soprattutto nel momento attuale. Considerate quali funzioni ha svolto la Chiesa per i vostri antenati nell’istituire e amministrare il diritto pubblico; certamente la sua saggezza, l’ordine e l’equità hanno permeato ovunque, su richiesta di tutte le classi. Inoltre, i Pontefici romani si sono dimostrati custodi e difensori della libertà civile ogni volta che è stata messa in pericolo, sia su richiesta che di propria iniziativa. Anche il vostro popolo non ha mai smesso di lottare per questa libertà. Questo è accaduto molte volte in passato, soprattutto quando si sono dovuti respingere gli attacchi degli acerrimi nemici della santa fede. Quando i Turchi invasero, tutti, senza eccezione, concordano sul fatto che la terribile sconfitta che minacciava la maggior parte dei popoli occidentali fu evitata dal coraggio inespugnabile degli Ungheresi. Tuttavia, i Nostri predecessori contribuirono notevolmente al successo degli eventi fornendo denaro, inviando rinforzi, organizzando trattati di alleanza e pregando efficacemente per ottenere il sostegno del cielo.

Innocenzo XI

9. Innocenzo XI, in particolare, diede il suo aiuto in questa lotta. Il suo nome è famoso in relazione a due azioni straordinarie: la liberazione di Vienna dall’assedio nemico e la grande liberazione di Buda, il vostro capoluogo, dopo una lunga oppressione.

Gregorio XIII

10. Allo stesso modo Gregorio XIII rese un servizio imperituro alla vostra nazione quando la vostra Religione era pericolosamente afflitta dall’influenza dei movimenti rivoluzionari che si diffondevano dai popoli vicini. Egli intraprese per l’Ungheria la sana misura che aveva già portato a termine per altri Paesi. Ci riferiamo naturalmente al Collegio che istituì per voi a Roma e che poi unì al Collegio tedesco, nel quale gli studenti prescelti sarebbero stati istruiti a fondo nell’apprendimento e nelle virtù degne del sacerdozio. Poi, in seguito, avrebbero lavorato con maggiore efficacia nelle vostre chiese. E questo fu il risultato più fruttuoso, poiché molti di coloro che furono istruiti lì ricoprirono anche il grado episcopale e portarono uguale gloria alla Chiesa e allo Stato.

Giovanni Hunyadi

11. Questi e altri benefici derivanti dal continuo favore della Chiesa non sono tanto ricordati nei libri di storia quanto impressi profondamente nella mente dei vostri cittadini. Un testimone la cui credibilità è pari a tutti gli altri è il famoso Giovanni Hunyadi nel XV secolo, la cui strategia e il cui coraggio l’Ungheria ricorderà e loderà sempre. Egli dichiarò in modo gradito ed eloquente: “Questo Paese non sarebbe mai rimasto saldo sulle sue risorse, credo, se non fosse rimasto saldo nella sua fede”. E mentre lo stesso uomo era governatore del regno, tutte le classi in una lettera comune a Nicola V professarono: “Qualunque sia la nostra condizione, è soprattutto grazie al sostegno del vostro favore apostolico che ci reggiamo”. Lungi dal ridurre l’importanza di queste testimonianze, le epoche successive le hanno chiaramente aggiunte in modo sostanziale, man mano che i loro benefici aumentavano.

Re Mattias

12. Gli ungheresi si sono sempre sforzati di mantenere il loro regno legato il più possibile alla Sede Apostolica come “proprio e devoto possesso”. Il registro degli atti pubblici ne riporta molte prove, sia sotto forma di lettere scritte da Re e nobili ai Pontefici romani, sia sotto forma di esempi di virtù eroica ed energica che hanno aiutato la Chiesa a proteggere i suoi diritti o a vendicare la perdita dei diritti sui suoi nemici. Questo prima ancora che iniziasse la lotta contro le forze d’invasione dei musulmani. Il rapporto di reciproco servizio tra il re Luigi il Grande e Innocenzo VI e Urbano V lo dimostra. E quando Paolo II chiese con urgenza che la causa cattolica fosse fortemente aiutata contro l’attacco degli Hussiti in Boemia, il re Mattia rispose: “Ho dedicato me stesso e il mio regno interamente alla Santa Romana Chiesa e alla vostra Beatitudine. Il Vicario di Dio in terra, anzi Dio stesso, non può comandare alcuna azione così difficile per me, o così pericolosa, che io non ritenga doveroso e salutare intraprendere, che io non tenti senza timore, soprattutto quando si tratta di rafforzare la fede cattolica e di schiacciare la perfidia degli empi …. Qualunque nemico della Religione sia necessario incontrare in battaglia, ecco che Mattia insieme all’Ungheria… rimangono devoti alla Sede Apostolica e alla vostra Beatitudine e lo rimarranno per sempre”. L’evento non venne meno alle parole del re né alle aspettative del Papa e rimane una prova di grande importanza per i tempi successivi.

Maria Teresa

13. Inoltre, la collaborazione tra Nazione e Chiesa è dimostrata da quegli encomi, né pochi né deboli, con cui questa Sede Apostolica ha onorato il vostro popolo, e anche dagli straordinari titoli d’onore e privilegi che ha conferito ai vostri re. Desideriamo, tuttavia, ed è del tutto adatto alla presente celebrazione, produrre una pagina gloriosa del lungo documento ufficiale con cui Clemente XIII, in conformità al suo potere, ha confermato a Maria Teresa, regina d’Ungheria, e ai suoi successori nello stesso regno, il titolo di Re Apostolico. Tale titolo sostituiva i privilegi e le consuetudini precedenti. Così come hanno già fatto i loro padri e i loro nonni, anche i nipoti si rallegrano di questa proclamazione papale: “Il fiorente Regno d’Ungheria è stato accuratamente considerato il più adatto di tutti ad estendere i confini dell’autorità e della gloria cristiana, sia per il coraggio di una nazione intrepidissima che per la natura dei suoi territori. In effetti, tutti conoscono le numerose azioni eccezionali compiute dagli ungheresi per la protezione e l’espansione della nostra Religione. Hanno spesso ingaggiato battaglia con nemici terribili; bloccando come con il proprio corpo l’avanzata degli stessi nemici, che erano intenzionati a distruggere lo Stato cristiano, hanno strappato loro grandi vittorie. Questi famosi eventi sono stati pubblicati in note opere letterarie. Ma non possiamo assolutamente passare sotto silenzio Stefano, quel santissimo e coraggioso Re d’Ungheria, consacrato con onori celesti e posto tra il numero dei Santi. L’impronta della sua virtù, della sua santità e del suo coraggio sopravvive nel vostro Paese a lode eterna del nome ungherese. E tutti i suoi successori nella regalità hanno sempre imitato i suoi splendidi esempi di virtù. Non dovrebbe quindi sembrare strano che i Pontefici romani abbiano sempre onorato con grandi elogi e privilegi la nazione ungherese e i suoi capi e Re per i loro eccellenti servizi alla fede cattolica e alla Sede romana. Il principale segno di onore, naturalmente, è il diritto di far portare la Croce davanti ai Re in processione pubblica come il simbolo più splendente dell’Apostolato; questo per mostrare che la Nazione ungherese e i suoi Re si gloriano solo della Croce di Nostro Signore Gesù Cristo e che in questo segno sono abituati a combattere sempre per la fede cattolica e ad essere vittoriosi”(Epistola Quum multa alia, 19 agosto 1758).

Esortazioni all’Ungheria

14. Ci piace molto abbellire le vostre feste religiose con questi ricordi di uomini famosi e delle loro gesta. Ma questo evento stesso ci spinge a compiere qualche azione supplementare, che porterà un reale miglioramento per il bene comune. L’Ungheria dovrebbe riflettere su se stessa e, ispirata dalla coscienza della nobiltà dei suoi antenati più religiosi e dalla conoscenza del tempo presente, dedicare i suoi sforzi a fini degni. L’esortazione dell’Apostolo vi chiama certamente in causa, qualunque sia il vostro rango: “Rimanete saldi nella fede, agite virilmente e siate forti”(1 Cor XVI,13). A questo tutti dovrebbero rispondere con una sola mente e una sola voce: “Manteniamo salda la confessione della nostra speranza senza vacillare”(44. Eb X, 23.) “Non abbiamo motivo di mettere in dubbio il nostro onore”(1 Mc IX, 10.).

15. Se osserviamo la tendenza di quest’epoca nel suo complesso, è deplorevole che alcuni uomini cattolici non pratichino la Religione Cattolica come dovrebbero, né nel pensiero né nell’azione. È anche deplorevole che gli uomini rendano il Cattolicesimo quasi uguale alla forma di qualsiasi altra religione e, di fatto, nutrano persino sospetto e odio per la prima. Non serve a nulla dire che tipo di atto sia rifiutare con spirito degenerato questa eccezionale eredità dei loro antenati. Né serve a nulla notare quanto sia segno di una mente ingrata e inconcussa, sia il non voler riconoscere i benefici di lunga data della Religione Cattolica, sia il trascurare quelli previsti. Nella saggezza e nella dottrina cattolica sono insiti un potere e un’efficacia assolutamente meravigliosi, che operano in molti modi per il bene della società umana. Poiché non svanisce con il passare del tempo, è sempre la stessa e vigorosa; allo stesso modo, è probabile che sia benefica anche nei tempi moderni, purché non venga soffocata.

16. Per quanto riguarda ciò che riguarda più da vicino il vostro popolo, in lettere precedenti e in pronunciamenti analoghi, abbiamo denunciato pericoli da cui la Religione dovrebbe essere protetta e abbiamo proposto aiuti che portassero più adeguatamente alla sua libertà e dignità. E poiché gli affari civili non possono essere separati da quelli religiosi, siamo stati estremamente desiderosi di prestare la nostra attenzione e il nostro aiuto anche ai primi, poiché ciò è chiaramente parte integrante del nostro dovere apostolico. Infatti, i frequenti consigli e comandi che vi abbiamo dato a seconda delle circostanze, hanno contribuito non poco, come giustamente ricordate, anche alla sicurezza e alla prosperità pubblica. Ma se, proprio in questo popolo, le azioni degli uomini buoni si conformano ogni giorno di più ai Nostri consigli e ai Nostri avvertimenti, perché non dovremmo accogliere la speranza che fiorisce più abbondantemente in occasione di questa commemorazione secolare e che prelude a un rapido adempimento delle preghiere di tutti gli uomini? Perché sicuramente tutti i buoni cittadini pregano affinché, eliminando le cause di disaccordo, non venga negato alla Chiesa il suo giusto onore. Allora anche il giusto onore dello Stato risplenderà più brillantemente in alleanza e sotto la guida della Religione ancestrale. Questo farà sì che l’autorità dei governi, i doveri reciproci delle classi, l’educazione della gioventù e molte altre questioni come queste si mantengano nella verità, nella giustizia e nell’amore: perché soprattutto da questi fondamenti e sostegni gli Stati dipendono e prosperano.

Risultati attesi

17. Non il mezzo meno efficace per farvi godere di questa combinazione di cose buone, come fecero i vostri famosi antenati, è permettere che il vostro sentimento di pietà verso la Chiesa romana sia ispirato dal loro esempio, come sotto nuovi auspici. La corona più onorevole di Stefano sarà portata in un giorno stabilito attraverso la capitale in una processione insolitamente solenne; ciò avverrà nel corso dei festeggiamenti pubblici per la dedicazione della Casa dell’Assemblea. In effetti, nulla è più strettamente legato alla gloria della vostra Nazione e dei vostri Re, nulla è così adatto alla giusta organizzazione degli affari civili, di questo sacro simbolo del potere reale. Ma prevediamo che da questa occasione scaturirà senza difficoltà un duplice risultato permanente: innanzitutto che tra la nobiltà e il popolo comune si rafforzerà l’obbediente e fedele fedeltà all’augusta Casa d’Asburgo. Questa Casa ha sempre portato questa stessa corona, che le è stata conferita dai vostri antenati di loro spontanea volontà. Il secondo risultato atteso è che il conseguente ricordo delle strettissime relazioni dei vostri antenati con la Cattedra di Pietro, chiaramente approvate e consacrate da questo dono papale, possa aggiungere fermezza e forza a questi stessi legami.

18. Sappiano però gli illustri ungheresi che possono e devono affidarsi completamente all’Autorità e al favore della Sede Apostolica. Questa Sede non dimenticherà mai le loro celebri gesta per la causa cattolica; conserva e continuerà a conservare la sua antica disposizione di lungimiranza e di materna benevolenza nei loro confronti.

19. Se finora vi abbiamo aiutato, Dio vi aiuti a prosperare ancora di più. In particolare, durante questa celebrazione, si preoccupi per il vostro Re Apostolico, per la nobiltà, per il clero e per tutto il popolo, e li faccia abbondare di quei beni che Egli stesso ha promesso alle Nazioni e ai Regni che conservano la giustizia e la pace. Anche la vostra grande signora Maria si preoccupi per tutti voi, insieme a Stefano e Adalberto, che sono apostoli e Patroni celesti del vostro Regno. Sotto la loro salutare protezione, che i vostri antenati hanno sperimentato, gioite di frutti sempre più abbondanti con il passare dei giorni. Aggiungiamo una preghiera speciale con il più grande amore: possano tutti i cittadini che un unico amore per questo Paese ispira, e che questa occasione di pubblico ringraziamento unisce in modo fraterno, essere un giorno legati da una stessa fede nell’abbraccio benedetto della Madre Chiesa.

20. Voi, invece, Venerabili Fratelli, continuate come state facendo in modo vigile e attento per meritare il bene del vostro popolo e dello Stato: ricevete, come auspicio di ricompense divine e come testimonianza della Nostra speciale benevolenza, la Benedizione apostolica che impartiamo con grande amore a ciascuno di voi e a tutta l’Ungheria nella sua gioia.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 1° maggio 1896, nell’anno diciannovesimo del Nostro Pontificato.

LEO XIII