IL SACRO CUORE (63)
J. V. BAINVEL – prof. teologia Ist. Catt. Di Parigi;
LA DEVOZIONE AL S. CUORE DI GESÙ-
[Milano Soc. Ed. “Vita e Pensiero, 1919]
PARTE TERZA.
Sviluppo storico della divozione.
CAPITOLO SETTIMO
DALLA MORTE DI MARGHERITA MARIA AI NOSTRI GIORNI
VI. – LE TENDENZE ATTUALI DELLA DEVOZIONE
Non mi pare che si possa segnalare, nei primi decenni del nostro secolo, né un nuovo sviluppo, né tendenze propriamente nuove della divozione. Ma, come succede ordinariamente, la scossa data alle anime dallo scatenarsi della guerra mondiale, dal pericolo imminente in cui si è trovata la patria, dai lutti innumerevoli, dalle inquietudini e calamità di ogni sorta, questa scossa ha rianimato il senso religioso e il senso patriottico; nello stesso tempo, ravvivando il sentimento dell’unità nazionale e della solidarietà fra il presente e il passato, essa ha fatto risalire alla superficie della coscienza francese (non mi occupo qui che della Francia) molte idee deposte nel corso degli anni sul fondo di questa coscienza, sempre pronte a ricomparire (se son mai scomparse) presso quelli che vivono la vita cristiana nella sua pienezza. Da ciò una intensità più grande, un orientamento particolare del movimento, visibile soprattutto per due o tre idee, due o tre pratiche, che, senza essere nuove, hanno preso nuovo rilievo in questi ultimi tempi. Voglio parlare della preghiera nazionale al sacro Cuore, dell’intronizzazione del sacro Cuore nella famiglia, delle consacrazioni militari.
I. La preghiera nazionale. — Abbiamo visto, nel corso di questo studio, il desiderio manifestato da nostro Signore a santa Margherita Maria di un omaggio regale al suo divin Cuore (edifizio, consacrazione riparatrice, stendardo) e gli sforzi fatti nel passato per rispondere alle intenzioni di Gesù. La prima parte del programma (edificio espiatorio, in cui doveva farsi la consacrazione) è stata magnificamente realizzata con la costruzione della Basilica di Montmartre. L’opera era quasi terminata e già il Cardinale Amette aveva espresso il suo desiderio e la sua speranza di consacrare solennemente la Basilica del Voto nazionale per la festa di santa Margherita Maria (17 ottobre 1914), quando la guerra scoppiò. La grandiosa cerimonia, che doveva riunire tutto l’episcopato francese e a cui tutta la Francia cattolica doveva esser rappresentata, fu rimessa a più tardi. Ma il movimento verso il sacro Cuore fu unanime fra i Cattolici ferventi. La preghiera pubblica andava a tutti i Santi protettori della patria: alla SS. Vergine, a S. Michele, a S. Dionigi e a Genoveffa, a S. Clotilde e a S. Luigi, a S. Giovanna D’Arco e ad altri ancora, secondo le devozioni locali o particolari; ma, d’ordinario il sacro Cuore aveva il primo posto. I giorni di preghiera nazionale sono stati quasi tutti contrassegnati dalla consacrazione al sacro Cuore. E questa consacrazione, si può dirlo, è stata veramente nazionale; nazionale per lo slancio unanime delle anime, nazionale per l’intenzione di tutti. – La Francia ufficiale non vi si è associata. Ma questa stessa astensione non ha fatto che rendere più sensibile la necessità dell’espiazione e dell’ammenda onorevole; non solo per le colpe individuali, ma anche per quelle della nazione. Questo carattere di espiazione è stato particolarmente segnato nella formula che fu letta in tutte le chiese di Francia, nelle cerimonie dell’11 giugno 1915 e del 26 marzo 1916. La formula ha per titolo « Ammenda onorevole e consacrazione della Francia al sacro Cuore di Gesù ». Essa esprime così bene il pensiero di tutti e rende così esattamente l’aspetto attuale della divozione nella nostra patria, che noi non sapremmo far vedere ciò che è ora la devozione dei francesi al Cuor di Gesù meglio che dandone dei larghi estratti che ne riproducano tutto il movimento. « O Gesù…, eccoci prostrati ai vostri piedi, per offrire al vostro sacro Cuore, a nome nostro e in nome della Francia nostra patria, i nostri omaggi e le nostre suppliche. Noi vi adoriamo… Noi vi riconosciamo come nostro sovrano Signore e Padrone. Noi confessiamo che il vostro dominio si estende, non solo sugli individui, ma sulle nazioni… Noi proclamiamo che Voi avete dei diritti particolari sulla Francia, a causa dei beneficî di cui Voi l’avete colmata e della missione che le avete affidato nel mondo, Vi chiediamo perdono delle colpe private e pubbliche con le quali abbiamo oltraggiato la vostra sovranità e il vostro amore. Perdono, o Signore Gesù, per l’empietà, che vorrebbe cancellare il nome di Dio e il vostro Nome benedetto dalla faccia della terra ». Il popolo rispose: « Perdono, o Signore Gesù! ».
Il celebrante continua: « Perdono per l’accecamento e l’ingratitudine di coloro che, sconoscendo la missione divina confidata alla vostra Chiesa per la felicità della società, non meno che per la salute delle anime, ha voluto separare da Essa la nostra patria e si sforzano di intralciare la sua libertà e la sua azione fra noi ». Il popolo: « Perdono, o Signore Gesù! ».
Il celebrante: « Perdono per la violazione dei vostri comandamenti, per le bestemmie di parole e di penna, per la profanazione della Domenica, per il disprezzo delle sante
leggi del matrimonio, per l’omissione del gran dovere dell’educazione cristiana, per la depravazione dei costumi, per l’amore sfrenato del lusso e del piacere ». Il popolo:
« Perdono, o Signore Gesù! ».
Il celebrante: « Per tutti questi disordini, noi vi facciamo ammenda onorevole, e vi domandiamo perdono ». Il popolo: « Perdono, o Signore Gesù! ».
Dopo l’ammenda onorevole, la consacrazione.
Il celebrante: « Al fine di riparare queste colpe, per quanto sta in noi, vi consacriamo oggi le nostre persone, le nostre famiglie, la nostra patria: che esse siano, d’ora in avanti, completamente vostre ». Il popolo: « Siano vostre, o Signore Gesù! ».
Il celebrante riprende ciascun punto di questa enumerazione, precisando come noi intendiamo in pratica questa consacrazione, questo dono delle nostre persone, delle nostre famiglie, della nostra patria a Gesù. Per le persone e le famiglie il popolo risponde: « Siano vostre, o Signore Gesù! ». Per la Francia quando il prete ha detto: « Noi vogliamo che la Francia sia vostra », il popolo risponde: « Che la Francia sia vostra, o Signore Gesù ». Segue la preghiera: « Noi ci rivolgiamo a Voi, o Cuore sacratissimo di Gesù, nelle nostre angosce; aprite per noi i tesori della vostra infinita carità. Il sangue sgorgato dalla vostra ferita, ha riscattato il mondo; che una goccia di questo Sangue divino, per la sua potenza espiatrice riscatti, ancora una volta, questa Francia che voi avete tanto amato e che non vuol rinnegare la sua vocazione cristiana. Dimenticate le nostre iniquità, per non ricordarvi altro che delle sante opere dei nostri Padri e lasciate scorrere su noi l’onda della vostra misericordia. Che la Chiesa costruita dalla Francia in vostro onore, sia per noi come una cittadella inespugnabile, che protegga Parigi e il nostro Paese tutto intiero. Benedite i nostri coraggiosi eserciti, accordateci la vittoria e la pace e fate che presto il tempio nazionale che vi abbiamo innalzato possa esservi solennemente consacrato come testimonianza del nostro pentimento e della nostra fiducia, come garanzia della nostra riconoscenza e della nostra fedeltà futura. Cuore adorabile del nostro Dio, la nazione francese v’implora: beneditela, salvatela! » Il popolo risponde: « Cuore adorabile, ecc. ». Il celebrante: « O Cuore immacolato di Maria, pregate per noi il sacro Cuore di Gesù! », il popolo riprende ancora: « O Cuore immacolato, ecc. ». È inutile dire che la parte data alla folla nell’ammenda onorevole, nella consacrazione, nella preghiera, finisce per dare all’atto la sua vera fisionomia, il suo carattere sociale. Malgrado l’astensione della Francia ufficiale e, in parte, a causa di questa stessa astensione, abbiamo avuto in questi anni terribili, una preghiera, un’ammenda onorevole e una consacrazione veramente nazionali della Francia al sacro Cuore. – Quanto all’immagine del sacro Cuore sulla bandiera di Francia, si è cercato, combattendo gli intrighi meschini, di supplirvi con la devozione privata, innalzando da per tutto e in tutti i modi, dei piccoli stendardi del sacro Cuore. Quanti soldati al fronte l’hanno portato fieramente sul petto; quante donne e uomini attraverso le vie delle nostre città e i sentieri delle nostre campagne presentano agli occhi di tutti la pia insegna! La Francia ufficiale, ahimè, continua ad ignorare Gesù o a disconoscerlo; ma mai la Francia fedele e credente ha fatto tanto per consolare il suo divin Cuore, rendendogli, per quanto sta in lei, tutti gli omaggi che Egli le ha domandato per mezzo della sua serva preferita, Margherita Maria.
2. L’intronizzazione e la consacrazione delle famiglie. Abbiamo visto, più addietro come fu arrestato ilmovimento (che d’altra parte non aveva nulla di specificamente francese) della incoronazione del sacro Cuore.Sempre viva ed attiva la devozione, si è portata in un’altradirezione. Questa volta non è più questione, almenodirettamente, di cerimonie solenni, in cui la folla affluisceda tutta una città o da tutta una regione per acclamareGesù e la sua sovranità di amore. Si tratta di unafesta intima, di una riunione di famiglia. Ma la festaha un senso profondo, la riunione si fa in vista di uno degli atti più importanti nella vita della famiglia. Questo atto consiste nell’intronizzare il sacro Cuore nella dimora familiare, nell’installarlo nel focolare, perché Egli presieda d’ora in poi, non solo come invitato, ma come padrone e re a tutta la vita domestica. Gesù aveva promesso ch’Egli avrebbe benedetto le case in cui l’immagine del suo sacro Cuore fosse esposta ed onorata. L’intronizzazione implica che ormai questa immagine (quadro o statua) avrà il suo posto, un posto d’onore nella dimora familiare e che vi riceverà gli omaggi; ma la cerimonia ha un senso più profondo e deve avere un’influenza su tutta la vita della famiglia; poiché l’intronizzazione, come l’indica la parola, consiste nell’introdurre il sacro Cuore nella casa per esserne d’ora innanzi il signore e il re. La cerimonia è semplicissima e molto bella. Si procura, se non si ha di già, una bella immagine del sacro Cuore (bella relativamente). Si fissa il giorno; naturalmente sarà un giorno di festa (festa liturgica, festa del padre o della madre, data importante per la famiglia). Ci si prepara convenientemente e, per quanto è possibile, ci si comunica la mattina del giorno scelto, Se il prete può venire facilmente, lo si invita per maggiore solennità. All’ora fissata, si mette solennemente l’immagine sul trono, in mezzo ai fiori (La camera indicata è naturalmente la sala da ricevere, quando l’intronizzazione è intesa come una professione pubblica di appartenenza al sacro Cuore; se vi si vede invece un atto intimo della vita familiare, può essere una camera interna o una specie di oratorio di famiglia.) ed ai ceri. Allora, davanti alla famiglia riunita (e conviene che in questa occasione i servitori si sentano più che mai della famiglia) qualcuno, il prete, o il capo o la padrona di casa legge la consacrazione di tutta la famiglia (padre, madre, figli, servitori) al Cuore sacratissimo di Gesù. Esistono alcune formule già fatte; ma il capo della famiglia può comporne una a suo piacere, o modificare, per adattarla meglio, quella che ha sotto mano. Anzi, se la vorrà leggere tal quale, è bene ch’egli l’abbia copiata di sua mano o fatta copiare, sia dalla madre, sia da uno dei figli. Conviene che la consacrazione sia ben scritta, su bella carta e che sia firmata da tutti quelli che, nella casa, sono in grado di firmare. Sarebbe anzi desiderabile che l’atto fosse messo in cornice, come si usa per l’immagine della prima Comunione, e restasse esposto presso l’immagine intronizzata, come testimonianza e ricordo della consacrazione solenne. D’altra parte è evidente che i particolari della cerimonia possono variare all’infinito. L’essenziale è che vi sia intronizzazione solenne e solenne consacrazione. Nella mente dei promotori, la festa deve avere un domani. Questo domani sarà tutta la vita di famiglia dominata dal grande atto ora descritto. Questo stesso atto si rinnoverà tutti gli anni (O anche, come l’’indica il « documento familiare », tutti i giorni alla preghiera della sera. Invece di rinnovare tutti i giorni la consacrazione spesso ci si accontenta d’intercalare nella preghiera qualche parola che la ricordi) nel giorno anniversario, o meglio ancora, tutti i mesi, per esempio i primi venerdì. Quando un nuovo bambino viene ad accrescere la famiglia, appena battezzato sarà presentato e consacrato al sacro Cuore; il suo nome sarà aggiunto a quello degli altri consacrati in attesa ch’egli possa ratificare lui stesso la consacrazione e firmare a sua volta l’atto. Tutti i giorni, se le circostanze e la disposizione dei luoghi vi si prestano, ci si riunirà per la preghiera presso l’immagine venerata; vi si potrebbe intercalare un ricordo della intronizzazione che fu fatta del sacro Cuore dal capo della casa e della consacrazione che fu fatta della famiglia al sacro Cuore. La vita familiare dovrà rispondere alle parole, sarà una vita solidamente, profondamente cristiana, tale da fare onore al divino Maestro; la vita intima di ciascuno dovrà realizzare l’ideale comune. Questo ideale è troppo bello, senza dubbio, se non per esser realizzabile, almeno per esser realizzato da per tutto. Dove non si può ottenere tanto, ci si accontenta di meno. Così in molte diocesi si è propagata la cerimonia della consacrazione generale delle famiglie. Essa si fa nella Chiesa parrocchiale per quelle famiglie della parrocchia, i di cui membri vogliono prendervi parte. Per supplire alla intronizzazione solenne, si distribuisce un’immagine ricordo che deve essere posta bene in vista e in un posto d’onore in ciascuna famiglia consacrata, con raccomandazione di renderle qualche omaggio e particolarmente di riunirsi davanti ad essa per la preghiera della sera in comune. Questo movimento di divozione familiare al sacro Cuore, per mezzo dell’intronizzazione e della consacrazione, ha preso in questi ultimi anni una grande estensione. Non è, credo, di origine francese, anzi forse è più in vigore nell’America latina che in Francia. Vi si possono rilevare diverse correnti distinte, partire da diversi punti, e che, finora, non si sono completamente fuse. Sembrano potersi raggruppare in due, quella che propaga il Messaggero del Cuor di Gesù, organo dell’Apostolato della preghiera, e quella determinata dal P. Matheo. Nella prima l’idea di consacrazione domina. Già da molto tempo il Messaggero spingeva alla consacrazione delle famiglie al sacro Cuore. Nel 1889 specialmente vi fu in questo senso un movimento quasi mondiale. Lo slancio pareva essersi indebolito. Da alcuni anni, forse in parte per influenza indiretta del P. Matheo, si è riacceso e il Messaggero gli presta l’aiuto possente della sua pubblicità (più di 40 organi mensili in una trentina di lingue). L’idea primitiva di consacrazione si mantiene al posto principale, ma l’intronizzazione vi ha la sua parte, sia come condizione preliminare della consacrazione, sia come conseguenza naturale di questa, sia come parte integrale di una unica cerimonia totale. Per assicurare l’effetto durevole di questo atto solenne, il P. Calot, direttore generale dell’Apostolato della preghiera, ha elaborato per « le famiglie del sacro Cuore » un piccolo regolamento di vita cristiana, semplice e pratico. Esso comprende: professione di docilità assoluta agli insegnamenti della Chiesa, e alla direzione del Papa; consacrazione al sacro Cuore, rinnovata tutti gli anni, immagine del sacro Cuore al posto d’onore nella casa, osservanza fedele dei comandamenti d’Iddio e della Chiesa, specialmente della legge cristiana del matrimonio, preghiera della sera in comune, comunione frequente, unione e pace fra gli sposi, educazione cristiana dei figli e cura cristiana del loro avvenire (vocazione, matrimonio cristiano); decenza cristiana nelle mode e negli ammobigliamenti, scelta dei libri e delle riviste, sorveglianza nella conversazione, doveri di religione e di carità verso i servitori. – L’opera dell’« intronizzazione del Cuor di Gesù, per mezzo della consacrazione delle famiglie » ha avuto, ed ha ancora, per promotore principale il R. P. Matheo Crawley- Boevey dei sacri Cuori (Picpus). Il cardinal Billot, nella lettera che scriveva al P. Matheo per raccomandarla « con entusiasmo », dopo aver preso conoscenza dell’opera, ce la spiega come avente per unico scopo « di installare nel focolare domestico la pura, semplice e franca divozione al sacro Cuore, quale ci è stata trasmessa nelle rivelazioni di santa Margherita Maria, quale la Chiesa l’ha sanzionata con la sua suprema autorità ». Egli vi vede « un modo semplice e pratico di realizzare i desideri espressi da nostro Signore » alla santa, di un culto speciale reso al suo Cuore nelle famiglie. Non è l’intronizzazione « l’allargamento del gesto, così graziosamente abbozzato » dalle novizie di Paray quando esse festeggiavano la loro santa maestra, indirizzando tutti i loro omaggi ad una modesta immagine del sacro Cuore? Il Cardinale dunque raccomanda l’introduzione della divozione al sacro Cuore nei focolari domestici. come « il mezzo più appropriato alla santificazione della famiglia, e, per essa, della società tutta intiera ». Ravvicinando a questo proposito la dottrina dei Padri intorno alla Chiesa, Sposa di Cristo. uscente dal fianco trafitto di Gesù e dal suo Cuore ferito d’amore, e la dottrina di S. Paolo sul matrimonio cristiano simboleggiato dal mistico matrimonio di Cristo con la sua Chiesa, egli conclude: « Per il sacramento che è alla sua base, la famiglia cristiana ci appare come avente le sue radici nelle profondità stesse del Cuore da cui la Chiesa ha preso la vita. E, se è così, dove dunque la divozione al sacro Cuore sarà meglio al suo posto? Dove troverà un ambiente e, se osassi dirlo, un terreno di cultura più appropriato? Soprattutto dove si troverà un mezzo più connaturale (mi si perdoni il barbarismo) di soprannaturalizzare la famiglia e d’innalzarla all’altezza dell’ideale voluto da Gesù Cristo? » Egli vi vede infine un omaggio di riparazione per i diritti di sovranità di nostro Signore misconosciuti da tutti. – Per quanto questa raccomandazione del Card. Billot possa essere preziosa ed autorevole, il P. Matheo ha ricevuto di meglio. Fin dal 1913 Pio X, in seguito alla domanda dei Vescovi del Cile, accordava un’indulgenza alle famiglie cilene che si consacrassero al Cuor di Gesù, intronizzando nelle loro case l’immagine del sacro Cuore. Benedetto XV, con una lettera del 27 aprile 1915, ha esteso questo favore alle famiglie del mondo intero. In questa occasione il Santo Padre ha caldamente raccomandato questa pratica e ne ha mostrato i vantaggi e l’opportunità. La lettera è tale che conviene darne qui la sostanza, non solo per l’autorità da cui essa emana, ma anche per le spiegazioni che contiene ed i lumi che porta. Essa indica prima di tutto con perfetta chiarezza l’idea dell’opera ed i suoi costitutivi essenziali: consacrazione della famiglia con questo particolare, che « l’immagine, installata come su di un trono, in un luogo molto in vista nella casa, presenti a tutti gli sguardi nostro Signore come il re di questa famiglia ». Leone XIII, continua il Papa, aveva consacrato al divin Cuore il genere umano intero. Ma questa consacrazione generale non rende superflua la consacrazione di ciascuna famiglia in particolare; al contrario essa vi si armonizza a meraviglia e contribuisce a realizzare la santa intenzione del Pontefice; poiché ciò che è di ciascuno in particolare, ci tocca più da vicino di ciò che è comune a tutti. E poi vi è qualcosa che convenga meglio ai tempi in cui siamo? Quanti sforzi per disfare l’opera moralizzatrice della Chiesa e riportarci al paganesimo! Quanti attacchi specialmente contro la famiglia! I nostri nemici vedono bene che, corrompendo la famiglia, corrompono la società intera. Di là la legge del divorzio; di là il disprezzo dell’autorità paterna, l’obbligo di affidare i figli alla scuola pubblica, che è quasi sempre ostile alla Religione; di là quelle campagne vergognose per arrivare ad inaridire la vita fin dalle sue sorgenti, violando con pratiche impure la santità del matrimonio. Non si potrebbe dunque far cosa migliore che lavorare per rianimare il senso cristiano nella vita domestica, installando la carità di Cristo come una regina nel focolare domestico ed attirando sulla famiglia le benedizioni promesse da nostro Signore alle case in cui l’immagine del suo cuore fosse esposta ed onorata. « Ma, aggiunge Benedetto XV, questo onore non basta, Bisogna prima di tutto conoscere Gesù, la sua dottrina e la sua vita, la sua passione, la sua gloria. Non basta accontentarsi di seguirlo con un sentimento superficiale di religiosità, che parli al cuore sensibile e faccia versare qualche lagrimuccia, lasciando i vizî intatti; bisogna attaccarsi a Lui con una fede viva e forte, che diriga e governi lo spirito, il cuore, la condotta. Gesù è così dimenticato, così poco amato, perché è sconosciuto o troppo poco conosciuto. Bisogna dunque, prima di tutto, lavorare a far meglio conoscere Gesù Cristo, la sua verità, la sua legge; l’amore verrà in seguito ». Tale è la bella lettera del Papa. Si noterà questa singolare insistenza su la conoscenza di nostro Signore e del suo Vangelo. Vi è in ciò una lezione delle quali deve penetrarsi chiunque si industri a sviluppare, in sé e negli altri, la divozione al sacro Cuore. Ecco dunque spiegate magnificamente dal cardinale Billot e da Sua Santità Benedetto XV le grandi idee che dominano questa bella opera dell’intronizzazione con la consacrazione delle famiglie al sacro Cuore. È bene aggiungere ancora qui che vi sono, fra gli zelatori dell’intronizzazione, alcune leggere differenze di vedute, che portano delle differenze in questo o quel dettaglio pratico. Gli uni la considerano avanti tutto come l’entrata del sacro Cuore nel santuario della famiglia. In conseguenza essi installano la statua in una stanza più intima o in una specie di oratorio, dove la famiglia va a renderle omaggio, nella preghiera della sera, e dove ognuno può venirla a pregare in segreto. Gli altri vi vedono più una professione pubblica di divozione al sacro Cuore, ed espongono l’immagine bene in vista, nel salotto, dove colpisce subito gli sguardi ai visitatori. Tutte e due le idee son buone e facilmente conciliabili.
3. La consacrazione dei soldati. — Durante la guerra mondiale alcuni cappellani zelanti hanno avuto l’idea della consacrazione militare al sacro Cuore. L’idea ha trovato accoglienza tanto fra i soldati quanto fra i superiori, specialmente al fronte, dove la presenza del nemico, la vita di sacrificio e il pericolo continuo di morte, la visione più netta dell’ideale patriottico, tutto infine contribuisce ad innalzare gli animi al disopra delle preoccupazioni malsane o volgari, nel mondo superiore della grazia e della religione. Hanno avuto luogo cerimonie mirabili alle quali « unità » più o meno considerevoli, cedendo alla possente attrazione del cuor di Gesù han preso parte con uno slancio ed un accordo che, senza violentare per niente la libertà degli individui, la libera, per così dire, dagli impacci del rispetto umano o delle passioni per trasportarla in alto. L’atto solenne è preparato da una specie di ritiro, con numerose Confessioni e Comunioni, ed implica, nel pensiero di tutti, l’impegno a condurre, d’ora in poi, una vita cristiana ed a collocare di nuovo il Cristo al focolare della famiglia. La moglie ed i figli sono messi al corrente del grande atto e della promessa con un documento firmato che resterà anche a far fede per l’avvenire. Il fine ed il senso della cerimonia debbono essere spiegati con cura. Prima di tutto essa ha per scopo il bene spirituale di ogni individuo, riavvicinandolo a Dio e procurandogli i vantaggi incomparabili della divozione al sacro Cuore. Di più ha uno scopo sociale: prepara, per il ritorno al focolare domestico, l’entrata del sacro Cuore nella famiglia; reintegra, per quanto è possibile, la preghiera e la Religione nell’esercito; ci permette di intravvedere, in un avvenire ancora indeciso, il tempo in cui la nazione ritornata ufficialmente cristiana, si consacrerà al cuor di Gesù e farà sventolare, sulla bandiera nazionale, l’immagine del sacro Cuore.