L’APOCALISSE INTERPRETATA DAL BEATO B. HOLZHAUSER (VI)
INTERPRETAZIONE DELL’APOCALISSE
Che comprende LA STORIA DELLE SETTE ETÁ DELLA CHIESA CATTOLICA.
DEL VENERABILE SERVO DI DIO BARTHÉLEMY HOLZHAUSER
RESTAURATORE DELLA DISCIPLINA ECCLESIASTICA IN GERMANIA,
OPERA TRADOTTA DAL LATINO E CONTINUATA DAL CANONICO DE WUILLERET,
PARIS, LIBRAIRIE DE LOUIS VIVÈS, ÉDITEUR RUE CASSETTE, 23 – 1856
LIBRO PRIMO
SEZIONE III
SUL CAPITOLO III
DELLE TRE ULTIME ETÀ DELLA CHIESA MILITANTE.
§ I.
La quinta era della Chiesa militante, chiamata era di afflizione, iniziata dopo Leone X e Carlo Quinto, va fino al Pontefice santo ed al Monarca potente.
Cap. III. VERSETTI. 1-6.
Et angelo ecclesiæ Sardis scribe: Hæc dicit qui habet septem spiritus Dei, et septem stellas: Scio opera tua, quia nomen habes quod vivas, et mortuus es. Esto vigilans, et confirma cetera, quae moritura erant. Non enim invenio opera tua plena coram Deo meo. In mente ergo habe qualiter acceperis, et audieris, et serva, et pœnitentiam age. Si ergo non vigilaveris, veniam ad te tamquam fur et nescies qua hora veniam ad te. Sed habes pauca nomina in Sardis qui non inquinaverunt vestimenta sua: et ambulabunt mecum in albis, quia digni sunt. Qui vicerit, sic vestietur vestimentis albis, et non delebo nomen ejus de libro vitæ, et confitebor nomen ejus coram Patre meo, et coram angelis ejus. Qui habet aurem, audiat quid Spiritus dicat ecclesiis.
[E all’Angelo della Chiesa di Sardi scrivi: Queste cose dice colui che ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle: Mi sono note le tue opere, e come hai il nome di vivo, e sei morto. Sii vigilante, e rafferma il resto che sta per morire. Poiché non ho trovato le tue opere perfette dinanzi al mio Dio. Abbi adunque in memoria quel che ricevesti, e udisti, e osservalo, e fa penitenza. Che se non veglierà! verrò a te come un ladro, né saprai in qual ora verrò a te. Hai però in Sardi alcune poche persone, le quali non hanno macchiate le loro vesti: e cammineranno con me vestiti di bianco, perché ne sono degni. Chi sarà vincitore, sarà così rivestito di bianche vesti, né cancellerò il suo nome dal libro della vita, e confesserò il suo nome dinanzi al Padre mio e dinanzi ai suoi Angeli. Chi ha orecchio, oda quello che dica lo Spirito alle Chiese.]
VERSETTO 1. – Scrivi all’Angelo della Chiesa di Sardi: Ecco ciò che dice Colui che ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle: Conosco le tue opere.
I. – La quinta età della Chiesa è iniziata sotto l’imperatore Carlo V ed il Papa Leone X intorno all’anno 1520 e durerà fino al Santo Pontefice e al potente Monarca che verrà nella nostra epoca e che sarà chiamato l’Aiuto di Dio, cioè restaurando tutte le cose. La quinta età è un’età di afflizione, desolazione, umiliazione e povertà per la Chiesa, e può essere giustamente chiamata un’età purgativa. (purgativus). Infatti, in quest’epoca Gesù Cristo ha purgato e purgherà il suo frumento con guerre crudeli, con sedizioni, con carestie e pestilenze, ed altre orribili calamità, affliggendo ed impoverendo la Chiesa latina con molte eresie, e anche con cattivi Cristiani che le toglieranno un gran numero di vescovadi, un numero quasi innumerevole di monasteri, ricchissime prepositure, etc. La Chiesa sarà sopraffatta e impoverita dalle imposizioni e dalle esazioni dei principi cattolici, così che possiamo giustamente gemere ora, e dire con il profeta Geremia, nel suo libro delle Lamentazioni, (I, 1.): « La regina delle città è tributaria. » Poiché la Chiesa è umiliata e svilita, poiché è bestemmiata dagli eretici e dai cattivi Cristiani, i suoi ministri sono disprezzati e non c’è più onore né rispetto per loro. In questo modo Dio purificherà il suo grano e getterà la pula nel fuoco, mentre raccoglierà il buon grano mettendolo nel suo granaio. Infine, questa quinta epoca della Chiesa è un’epoca di afflizione, un’epoca di sterminio, un’epoca di defezione piena di calamità. Saranno pochi i Cristiani rimasti sulla terra ad essere risparmiati dal ferro, dalla carestia o dalla pestilenza. I regni combatteranno contro i regni, e tutti gli stati saranno desolati per le lotte intestine. Principati e monarchie saranno rovesciati; ci sarà un impoverimento quasi generale ed una grande desolazione nel mondo. Queste disgrazie si sono già in parte compiute e si stanno compiendo ancora. Dio le permetterà con un giustissimo giudizio, a causa della piena misura dei nostri peccati che noi ed i nostri padri avremo commesso nel tempo della sua liberalità nell’aspettarci di fare penitenza. La Chiesa di Sardi è un tipo di questa quinta epoca. Perché la parola “Sardi” significa principio di bellezza, cioè principio della perfezione che seguirà nella sesta età. infatti la tribolazione, l’impoverimento e le altre avversità sono l’inizio e la causa della conversione degli uomini, come il timore del Signore è l’inizio della sapienza. Ecco che noi temiamo Dio ed apriamo gli occhi, quando le acque e i flutti della tribolazione vengono su di noi. Quando invece siamo nella felicità, ognuno sotto il suo fico, nella sua vigna, all’ombra degli onori, nella ricchezza e nel riposo, ci dimentichiamo di Dio, il nostro Creatore, e pecchiamo in tutta sicurezza. Ecco perché la divina provvidenza ha saggiamente ordinato che la Sua Chiesa, che Egli vuole conservare fino alla fine dei secoli, sia sempre irrorata dalle acque della tribolazione, proprio come un giardiniere che innaffia le sue piante in tempi di siccità. A questa epoca è anche legato il quinto Spirito del Signore, che è lo Spirito di consiglio. Infatti, Egli usa questo spirito per allontanare le calamità o per impedire mali maggiori. Lo usa anche per conservare il bene o per procurare un bene ancora maggiore. – Ora la Saggezza divina comunicò lo spirito di consiglio alla sua Chiesa, principalmente nella quinta età:
1°. Affliggendola, affinché non fosse corrotta interamente dalle ricchezze, dalla voluttà e dagli onori, e per evitare che perisse.
2°. Interponendo il Concilio di Trento come una luce nelle tenebre, affinché i Cristiani che la vedessero sapessero in cosa credere nella confusione di tante sette che l’eresiarca Lutero diffuse nel mondo. Senza questo Concilio di Trento, molti più Cristiani avrebbero abbandonato la fede cattolica, tanto grande era la divergenza di opinioni a quel tempo. Gli uomini sapevano a malapena a cosa dovessero credere.
3°. Opponendosi diametralmente a questo eresiarca ed alla massa degli empi di quel tempo, Sant’Ignazio e la sua Società, con il loro zelo, la loro santità e la loro dottrina, impedirono che la fede cattolica si estinguesse completamente in Europa.
4°. Con il Suo saggio consiglio, Dio fece anche in modo che la fede cattolica e la Chiesa, che era stata bandita dalla maggior parte dell’Europa, fosse portata in India, in Cina, Giappone ed in altre terre lontane dove ora fiorisce e dove il santo Nome del Signore è conosciuto e glorificato. – Questa quinta età è anche rappresentata dalla quinta epoca del mondo, che durò dalla morte di Salomone alla cattività babilonese compresa. – In effetti: a. Come in quella quinta epoca del mondo Israele cadde nell’idolatria per il consiglio di Geroboamo, e solo Giuda e Beniamino rimasero nel culto del vero Dio; così nella quinta epoca una grandissima parte della Chiesa latina abbandonò la vera fede e cadde nelle eresie, lasciando in Europa solo un piccolo numero di buoni Cattolici. b. Come a causa della sua condotta, la sinagoga e l’intera nazione giudaica furono afflitte dai gentili e furono spesso lasciate alle rapine, così ora i Cristiani, l’Impero romano e gli altri regni da quali calamità non sono afflitti? L’Inghilterra, la Boemia, l’Ungheria, la Polonia, la Francia e gli altri stati d’Europa non ci servono come testimoni e non devono deplorare i loro mali con lacrime amare e persino con lacrime di sangue? – c. Proprio come Ashur venne da Babilonia con i Caldei per impadronirsi di Gerusalemme, distruggere il suo tempio, bruciare la città, spogliare il santuario e condurre il popolo di Dio in cattività, ecc.; così, in questa quinta epoca, non dobbiamo forse temere che i turchi irrompano presto e covino sinistri piani contro la Chiesa latina; e questo a causa della ricolma portata dei nostri crimini e delle nostre più grandi abominazioni? d. Come nella quinta età il regno d’Israele e il regno di Giuda furono molto indeboliti, e divennero sempre più deboli, finché alla fine, prima il regno d’Israele e poi quello di Giuda, furono completamente distrutti; così anche, in questa quinta età, vediamo che l’Impero romano fu diviso, ed è ora in un tale tumulto, che dobbiamo temere che perisca, come l’impero orientale perì nell’anno 1452. – Infine, a questa quinta età si riferisce anche il quinto giorno della creazione del mondo, quando Dio comandò che le acque producessero tutti i tipi di pesci e rettili, e quando creò gli uccelli dell’aria. Ora questi due tipi di animali figurano la più grande libertà. Perché cosa c’è di più libero del pesce nell’acqua e dell’uccello nell’aria? Così troviamo metaforicamente in questa quinta età la terra e l’acqua piena di rettili e di uccelli. Infatti vi abbondano gli uomini carnali che, avendo abusato della libertà di coscienza, e non essendo contenti delle concessioni che erano state loro accordate in precedenza nel trattato di pace, strisciano e volano dietro gli oggetti della loro voluttà e della loro concupiscenza. Ognuno crede e fa quello che vuole. È a loro che si riferiscono le parole dell’Apostolo San Giuda, al v. 10 nella sua Epistola Cattolica, quando dice: « Questi bestemmiano tutto ciò che non conoscono, e si corrompono in tutto ciò che conoscono naturalmente, come bestie irragionevoli. Il disordine regna nei loro festini; mangiano senza ritegno, pensano solo a nutrir se stessi, vere nuvole senza acqua che il vento porta qua e là, alberi autunnali, alberi sterili due volte, morti e sradicati, onde furiose del mare che spargono la loro confusione come schiuma; stelle erranti, alle quali è riservato un turbinio di tempeste per l’eternità….. Mormoratori inquieti, che camminano secondo i loro desideri, e la cui bocca proferisce orgoglio; ammiratori di persone secondo il profitto che ne sperano… Uomini che si separano da se stessi, uomini sensuali che non hanno lo spirito di Dio. » – Ed è così che in questa miserabile epoca della Chiesa, ci si rilassa sui precetti divini e umani, la disciplina è indebolita, i sacri Canoni non contano nulla, le leggi della Chiesa non sono meglio osservate dal clero delle leggi civili tra il popolo. Perciò da questo noi siamo come rettili sulla terra e nel mare, e come uccelli nell’aria: ognuno è portato a credere e a fare ciò che vuole, secondo l’istinto della carne.
II. Da cui segue: Questo è ciò che dice Chi ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle. Questi sette Spiriti di Dio sono i sette doni dello Spirito Santo, che Gesù Cristo mandò in tutto il mondo e rivelò alle nazioni nella verità della fede. Le sette stelle designano l’universalità dei Vescovi e dei Dottori, come dimostrato sopra. Questo è ciò che dice Colui che ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle; cioè, che Gesù, il Figlio di Dio, al quale è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra, ha in suo potere i sette spiriti della verità della fede, e le sette stelle: i prelati ed i Dottori, che Egli può toglierci e portare nelle Nazioni lontane, a causa dei nostri grandi crimini e a causa della durezza dei nostri cuori e della nostra incredulità. Questo è quello che fece quando permise alla luce della fede di lasciare la maggior parte dell’Europa e di essere portata fino alle più lontane Indie, che erano immerse nelle tenebre del paganesimo. Egli illuminò queste Nazioni attraverso il ministero di San Francesco Saverio e di altri dottori. Se non facciamo penitenza al più presto, conformando la nostra vita a quella di Gesù Cristo, c’è da temere che questa luce della fede ci venga completamente tolta. Con queste parole, Cristo vuole suscitare nella sua Chiesa un timore salutare, perché il timore del Signore è l’inizio della sapienza. E poiché Dio non può mandarci un flagello più grande come quello di accecare il suo popolo togliendogli il dono della vera fede per mezzo di falsi dottori, che Egli suscita al posto di quelli veri, come punizione delle nostre abominazioni e dei nostri cuori impenitenti, dobbiamo dunque, mossi da santo timore e coperti di sacco e cenere, venire a prostrarci umilmente ai piedi di Gesù Cristo, e dirgli, con il profeta Re, Sal, L; 13: « Non cacciarmi dalla tua presenza e non ritirare il tuo spirito da me. Ridammi la gioia che viene dalla tua salvezza e rafforzami con uno spirito di potenza, ecc. » Conosco le tue opere. Con queste parole Egli rimprovera le opere di questa quinta epoca. Io conosco, cioè: le vostre opere malvagie non mi sono nascoste, le vostre opere piene di imperfezioni, le vostre opere false ed ipocrite, che hanno l’apparenza della pietà, ma non hanno la verità della carità. Le tue opere, cioè il tuo fasto, il tuo splendore e la tua santità esterna. Io conosco le vostre opere: Io, che sono il cercatore di cuori, non ignoro che in generale le vostre opere sembrano buone all’esterno, ma all’interno sono cattive e mortali. Per questo dice e aggiunge: Tu hai il nome di vivente, ma tu sei morto. Ora, possiamo acquistarci nome di vivere spiritualmente in Gesù Cristo, come principio di vita, in tre modi: – 1° dalla fede in Gesù Cristo, e da questo portiamo il nome di Cristiani; – 2° dalle opere di giustizia e carità in Gesù Cristo, della cui vita vive chiunque non sia in stato di peccato mortale, ed è in grazia di Dio; – 3° dall’osservanza dei consigli evangelici, dai sacri Ordini dell’Episcopato, del Sacerdozio, ecc. Con i voti che si fanno dedicandosi specialmente alla vita religiosa, abbandonando i fasti, le ricchezze ed i piaceri del mondo, e consacrandosi a Dio solo e al suo Cristo. Ora, Gesù Cristo rimprovera soprattutto la quinta età di essere macchiata dal vizio particolare di attribuirsi falsamente il nome di vivere in Lui, mentre si vive ben diversamente. Questo è dimostrato per induzione: – 1°. Tutti gli eretici, che nella quinta epoca sono numerosi come le locuste sulla terra, si vantano del nome di Cristo; dicono di essere veri Cristiani e di vivere in Gesù Cristo, eppure sono tutti morti e moriranno eternamente a meno che non facciano penitenza e rientrino in se stessi. Hanno solo Dio ed il Figlio suo Gesù sulle loro labbra, mentre hanno il diavolo nei loro cuori ed il mondo tra le loro braccia. 2°. Quante migliaia di Cristiani si sono raffreddati in questa epoca calamitosa, che, considerando solo il felice successo ottenuto in ogni cosa dagli eretici, e osservando malignamente i costumi degli ecclesiastici ed il loro modo di vivere, conservano il nome di cattolici per un certo timore e rispetto umano, ma che sono morti dentro nell’ateismo e nell’indifferentismo, nel calvinismo e nello pseudo-politicismo, e nel loro odio per i preti? Essi hanno il nome di viventi, perché pretendono di avere la religione, perché affettano pietà, fanno sembiante di aver religione, si pretendono come persone coscienziose, comunicando con i Cattolici e confessando di appartenere alla vera fede, alla presenza dei principi e dei grandi. Si lasciano persino impegnare in opere pie e le promuovono; vedono i religiosi e li frequentano, fanno mostra di zelo con le loro parole, con i loro consigli, e anche con un certo zelo esteriore per la costruzione di monasteri e collegi, per esempio; ma essi fanno tutto questo per avere il nome di esseri viventi, e per mettersi nel favore presso gli uomini ed i grandi. Cercano di conquistare la fiducia del mondo con questa apparenza di pietà e religione, per riuscire più facilmente nelle loro trame e nei progetti oscuri. 3°. Se esaminiamo in dettaglio il piccolo numero dei Cattolici, la loro rettitudine ci apparirà disgustosa come la biancheria sudicia; perché la maggior parte di loro non è dedita ad altro che alla voluttà, ed è morta nel peccato. Essi badano solo le apparenze; si gloriano delle cose esteriori, e sembrano ignorare il fatto che “non possa una pecora senza lana”; la loro carità cristiana, infatti, è diventata fredda, e ricercano solo il loro benessere ed i propri vantaggi. Di solito non c’è né giustizia né equità nei tribunali, ma piuttosto l’accettazione di persone e di regali, che porta a processi interminabili. L’umiltà è quasi sconosciuta in questo secolo, e ha ceduto il passo al fasto ed alla vanagloria, giustificati dalla convenienza e dal rango. La semplicità cristiana è ridicolizzata come stoltezza e stupidità, mentre è considerato come sapienza l’elevato sapere ed il talento di oscurare con questioni insensate ed argomenti complicati tutti gli assiomi della legge, i precetti della morale, i santi canoni ed i dogmi della religione; così che non c’è più alcun principio sì santo, sì autentico, sì antico e sì certo possa essere, che sia esente da censure, critiche, interpretazioni, modifiche, di delimitazioni e di discussioni da parte degli uomini, etc. si frequentano le verità della Chiesa, ma non si mostra rispetto alla presenza di Dio onnipotente, ridono, parlano, guardano qua e là, scherzano, si provocano a vicenda con i loro sguardi, ecc. – Il corpo è adornato da begli abiti, mentre l’anima è macchiata dalle lordure del vizio. La parola di Dio è trascurata, disprezzata e ridicolizzata. La Sacra Scrittura non è più tenuta in considerazione; solo Machiavelli, Bodin e tutti i loro simili sono stimati e apprezzati. Solo la mente, non il cuore, viene coltivata nell’educazione dei bambini, che divengono così disobbedienti, dissoluti, chiacchieroni, litigiosi e irreligiosi. I genitori li amano con un amore disordinato, nascondendo i loro difetti, non correggendoli e non facendo lor rispettare la disciplina domestica. Si dovrebbe fare del bambino un figlio semplice, buono, amante della verità, un Cristiano vero, retto e giusto; ma ci si preoccupa invece molto di più che diventi un politico o un sapiente. Solo quando parlerà diverse lingue e sarà stato addestrato nei costumi stranieri, sarà considerato un giovane di buone speranze e un cittadino di successo. Si esigerà da lui il saper fingere, il dissimulare, il parlare e sentire in modo nuovo, il fare tutto e imitare tutto, come un istrione. Infine, non dovrà cercare i suoi piaceri che nelle novità, etc. Ora, è così che quest’epoca fa consistere la sua giustizia e la sua vita nella falsità, nel fasto esterno, nella moda e nell’applauso degli uomini, mentre trascura la vera ed interiore giustizia, che sola possa piacere a Dio. 4°. Non dirò nulla su come sono miserabili gli ecclesiastici ed i religiosi; ecco perché molti di loro hanno nome di viventi, ma sono morti, etc. Questo dettaglio dovrebbe bastare per provare che Gesù Cristo rimprovera giustamente questa quinta età della Chiesa, dicendole: Tu hai il nome di un vivente, ma sei morto. Oh! quanti pochi uomini ci sono in quest’epoca che sono veramente vivi, servono il Signore loro Dio e sono amici del suo Cristo! Il significato di queste parole è dunque: Hai il nome di un uomo vivo, ma sei morto nella falsa dottrina, sei morto nell’ateismo e nello pseudo-politicismo, sei morto nell’ipocrisia e nella pretesa giustizia, tu sei morto nei tuoi peccati occulti, nel segreto delle tue abominazioni, sei morto nelle voluttà e nelle delizie, sei morto nella sfrontatezza, nella gelosia e nell’orgoglio; tu sei morto nei peccati della carne, nell’ignoranza dei misteri e delle cose necessarie alla salvezza; sei morto nell’irreligione e nel disprezzo della parola di Dio, perché ogni carità, che è l’unica vera vita in Cristo Gesù, si è raffreddata in te.
III. Vers. 2. – Sii vigilante, e conferma tutti coloro che sono vicini alla morte. Con queste parole esorta i Pontefici, i Prelati e i Dottori alla vigilanhza e alla sollecitudine pastorale, che deve essere tanto più grande perché i tempi sono peggiori e più difficili, e perché molti lupi si sono insinuati nel mondo tra le pecore. Le pecore sono dunque più esposte alla corruzione, all’avidità ed al pericolo di perire, se non trovano un solido sostegno nella vigilanza e nella sollecitudine dei Prelati. È dunque con disegno che dice: Sii vigilante nel pregare Dio per quelli che ti sono stati affidati e per quelli che sono deboli nella fede; sii vigilante nell’amare i peccatori. Ora, il fondamento della vera vigilanza e della sollecitudine pastorale consiste nel pregare frequentemente, umilmente e devotamente per il proprio gregge: per i buoni, perché si conservino; per i deboli, perché siano alleviati e fortificati; per i cattivi, perché siano ricondotti alla verità e alla giustizia, ecc. – Sii vigilante sulla tua persona, affinché i tuoi pensieri, le tue parole e le tue opere siano sante ed irreprensibili; affinché tu sia casto, sobrio, modesto; e affinché tu non sia collerico, focoso e tiranno. Sii vigilante sulla tua casa e sulla tua famiglia, affinché la tua casa sia santa e pura da ogni fornicazione e dallo scandalo. Sii vigilante nel mantenere la sana ed ortodossa dottrina, in modo da poterla predicare agli adulti ed insegnarla ai bambini. Sii vigilante, e che ognuno faccia il suo dovere; il Vescovo, il Prelato, etc. Sii vigilante ed abbi cura di visitare, esaminare, correggere, esortare, consolare e proteggere i prelati, i curati ed i predicatori che sono sotto la tua giurisdizione. Sii vigilante nel procurare a che tutti i tuoi subordinati siano nella sana dottrina, dei buoni Vescovi, dei buoni Prelati, dei buoni parroci e altri buoni pastori delle anime. Sii vigilante contro la malizia degli eretici, contro i cattivi libri, contro i falsi Cristiani, contro i costumi depravati, i vizi pubblici, lo scandalo, il furto, l’adulterio, ecc. e conferma; vale a dire, conserva ciò che resta dei Cattolici che, cadendo a poco a poco nell’eresia e nell’ateismo, stanno morendo per mancanza di vigilanza pastorale, ecc. – Il testo dice deliberatamente in senso condizionale: Conferma tutti coloro che erano vicini alla morte; perché: – 1° come è stato detto, i resti dei Cattolici sono stati conservati in Europa con l’aiuto del Concilio di Trento, della Compagnia di Gesù e altri uomini pii; e senza questi rimedi tutti sarebbero caduti nell’eresia e sarebbero morti spiritualmente. – 2º Queste parole sono poste in senso condizionale, affinché i Vescovi, i prelati e gli altri pastori di anime comprendano che non è dal caso o da una cieca predestinazione di Dio che dipende la salvezza o la morte delle anime redente dal prezioso sangue di Gesù Cristo, come possono immaginare i lassi e gli empi. Sappiano, al contrario, che la vita delle anime dipende dalla vigilanza e dalla sollecitudine, e che la morte eterna viene dallo scandalo e dall’incuria dei pastori.
IV. Sii vigilante e conferma tutti coloro che erano vicini alla morte. Qui di nuovo, Gesù Cristo ci intima, attraverso la voce del profeta, la necessità di vegliare, perché siamo in tempi malvagi ed in un’epoca piena di pericoli e di calamità. L’eresia sta prendendo il sopravvento ovunque e sta alzando la testa; il suo corpo sta diventando più forte che mai ed i suoi seguaci hanno guadagnato potere quasi ovunque. Essi sono trionfanti nell’impero, nei regni e nelle repubbliche, e si sono arricchiti con il bottino della Chiesa. Questo è ciò che fa sì che molti Cattolici diventino tiepidi, che i tiepidi disertino e che molti concepiscano lo scandalo nei loro cuori. La guerra è anche causa di ignoranza, anche nelle cose essenziali della fede. La corruzione della morale è in aumento nei campi e tra i soldati, che raramente ricevono buoni pastori, buoni predicatori e buoni catechisti. Da ciò deriva che, la generazione resta rude grossolana ed inflessibile, ignorante di tutto o di quasi tutte le cose; dimentica di Dio e dell’onestà; non conoscente altro che la rapina, il furto, la bestemmia e la menzogna, e in studio solo per aggirare il suo vicino, ecc. Nella fede cattolica, la maggioranza è tiepida, ignorante ed aggirata dagli eretici, che applaudono e si rallegrano della propria felicità, e deridono i veri fedeli, che vedono afflitti, impoveriti e desolati. Allo stesso tempo, nessuno studia le scienze sacre, perché i genitori sono poveri e non c’è altro che desolazione nella maggior parte dei seminari, che non godono più delle entrate e delle rendite delle loro fondazioni. Da ciò che è stato appena detto, e anche da altre miserie, è chiaro quanto grande sia il pericolo per la fede cattolica nell’Impero Romano. – Siate dunque vigili, o voi Vescovi e Prelati della Chiesa di Dio! Prendete consiglio da voi stessi e riflettete attentamente con il vostro gregge sui mezzi di procurare loro, in questa urgente necessità, dei sacerdoti pii, zelanti e dotti che, con le loro sane parole ed i buoni esempi, brillino come una luce agli occhi delle loro pecore, per condurle al buon pascolo e confermarle nella fede cattolica. Sii vigile e conferma tutti coloro che erano vicini alla morte, perché non trovo le tue opere piene davanti a Dio. Qui Nostro Signore Gesù Cristo parla come uomo e come capo invisibile della Chiesa. La Divinità, nell’infinito abisso della sua eterna prescienza, gli rivelò le colpe ed i peccati dei pastori e degli altri futuri membri della Chiesa, e allo stesso tempo conferì la missione di correggerli. – Gesù Cristo basa dunque il suo rimprovero sulla mancanza di vigilanza e di sollecitudine pastorale di cui sopra, che Dio tuttavia esige dai Vescovi e dai prelati della Chiesa. Ecco perché si serve della congiunzione “perché”, che unisce ciò che precede con ciò che segue; cioè: sii vigilante …; perché non trovo le vostre opere piene davanti al mio Dio. Cioè, non fai il tuo dovere come potresti e dovresti; non sei abbastanza vigilante, e non hai abbastanza sollecitudine per le pecore che ti sono state affidate; perché le tue opere non sono piene, cioè perfette nella carità; e perché hai poca cura della salvezza delle anime. Perché non trovo le tue opere piene, per quanto riguarda le ordinazioni, le istituzioni, le promozioni, le visite pastorali e la disciplina. Non trovo le tue opere piene, perché tu non cammini come mi è stato comandato dal Padre mio, e come Io stesso ho camminato nell’umiltà, nella povertà e nell’abnegazione delle pompe del secolo. Perciò Gesù Cristo dice: … perché non trovo piene le tue opere, per esprimere che esse: non sono gradite alla sua volontà, contro la quale tu agisci, preoccupandoti solo di te stesso, usando indulgenza verso la tua persona nell’accecamento del tuo amor proprio e delle tue voluttà. Tu sei affezionato ai fasti, sei gonfio di onori, profondi il mio patrimonio nel lusso della tavola, nella brillantezza delle corti, nello splendore dei palazzi, in una numerosa servitù; nel lusso dei cavalli e delle carrozze; nei mezzi per esaltare e arricchire i tuoi parenti; in una parola, nella pompa del secolo. Mentre, al contrario, dovresti usare le tue entrate per nutrire i poveri, per consolare le vedove e gli orfani, e per aiutare i Cattolici nei paesi dove sono stati impoveriti e derubati dalle depredazioni degli eretici e degli altri nemici della Religione, e dove gemono sotto il giogo privi di soccorso umano. Dovresti anche usare i tuoi profitti per promuovere gli studi dei giovani che non hanno mezzi, onde compensare la penuria di buoni pastori; e anche per restaurare le chiese in rovina. E poiché tutte queste opere appartengono al dovere pastorale, e tuttavia non le fai, non trovo le tue opere piene davanti al mio Dio, che conosce le tue colpe, che ti renderanno inescusabile al suo giudizio.
V. Vers. 3 – Da cui prosegue: Ricordati, dunque di ciò che hai ricevuto e di ciò che hai udito, e conservalo, e fa’ penitenza. Qui applica il rimedio al male. Questo rimedio è composto da cinque cose: – 1°. Ricorda dunque … Queste parole raccomandano la frequente meditazione di una verità grave ed importante, ed il costante e fermo ricordo del dovere pastorale. Questo ricordo e questa meditazione sono un dovere tanto serio quanto importante per i Vescovi, i prelati e gli altri pastori, che dovrebbero farne il soggetto abituale delle loro riflessioni e inciderle profondamente nella loro memoria. Il fondamento ed il primo rimedio, quindi, è che i prelati correggano le loro colpe e negligenze, che studino e conoscano i doveri del loro ufficio. Ecco perché dice in secondo luogo: … Ricordatevi dunque di ciò che avete ricevuto. Con queste parole Gesù Cristo designa la qualità dell’ufficio e del dovere episcopale e pastorale, che sono santi, e sono stati ricevuti dal ministero degli Angeli; e che Dio ha affidato agli uomini, non come un regno o per un vantaggio terreno, ma per la salvezza delle anime, per le quali Io – Egli dice – l’eterno Figlio di Dio, il Re dei re ed il Dominatore dei dominatori, sono disceso dal cielo, mi sono fatto uomo, sono nato in una stalla, ho vissuto tra gli animali, ho vissuto in povertà ed umiltà, conversando con gli uomini sulla terra per trentatré anni, e sono stato crocifisso tra due ladroni. – O tu, dunque, prelato e pastore, non hai ricevuto questo ufficio per essere onorato e lodato dagli uomini, per indulgere nei piaceri e nelle delizie dei festini, per accumulare oro e argento, per esaltare ed arricchire i tuoi parenti, né per cercare il fasto del secolo o la vanità del mondo, ma per essere mio imitatore. Se vuoi essere ammesso nel numero dei miei eletti, devi essere puro ed immacolato tra gli uomini, dei quali devi essere un modello tanto più distinto, poiché il ministero che hai ricevuto in eredità è più alto, più santo e più perfetto. Il tuo fardello è pesante, pieno di lavori, sollecitudini e pericoli. Esige una vigilanza esatta, il timore di Dio, una preghiera continua ed instancabile, una casta sobrietà, ecc. – Ricordati dunque di ciò che hai ricevuto, cioè per quale scopo sei stato nominato Pontefice, Vescovo e prelato, cioè per pascere il gregge che ti è stato affidato, per brillare come una luce nelle tenebre, per essere il sale della terra e per condire spiritualmente le anime e gli spiriti degli uomini; infine per essere il capo o la guida che dà vita ai membri e al corpo ecclesiastico. Ricordati, dunque, di ciò che hai ricevuto dal mio Dio: tanti doni di natura, di fortuna e di grazia dati gratuitamente, non per godere arbitrariamente di questi vantaggi, ma per farli fruttare come un servo fedele ed utile. Tu non hai ricevuto questi doni per nasconderli nel lino (espressione biblica) del tuo amore, o per sotterrarli nella terra dei piaceri e degli onori, ma per farli fruttificare e beneficiare spiritualmente il mio Dio con le tue opere di misericordia e di carità: tu devi servirtene per le vedove e gli orfani, per sostenere i poveri e gli indigenti sull’esempio dei vostri santi. – Da questo deriva il terzo ingrediente del rimedio: Ricordati, dunque, di ciò che hai ascoltato nel mio Vangelo: come sono andato tra gli uomini e ho dato la mia vita per le mie pecore. Ricordati … di quello che hai sentito negli atti e nella vita dei miei Apostoli, di come si sono comportati. Di quello che hai sentito dai tuoi padri, dai tuoi predecessori: i Pontefici, i Vescovi ed i prelati della mia Chiesa. Perché tu sai che erano umili, poveri, prudenti, sobri, casti, solleciti ed adorni di ogni virtù. Perciò, seguendo l’esempio del tuo Signore e Maestro, degli Apostoli, degli altri Santi ed amici del mio Dio, devi vivere come essi hanno vissuto, e comportarti come essi si sono comportati in questo mondo. Ricorda … quello che hai sentito, la vita e la condotta che i santi Canoni, gli scritti dei santi Padri, i Concili generali, provinciali e diocesani prescrivono. Ricorda … ciò che hai sentito recentemente nel Concilio di Trento, tutti i suoi statuti sulla vita, l’onestà e la riforma che devono essere osservati. Perciò aggiunge immediatamente il – 4° quarto rimedio: … e conservalo. Queste parole ci esortano ad osservare ciò che è stato detto sopra, e allo stesso tempo contengono un rimprovero particolare sul vizio di questa epoca, che consiste nel fatto che quasi nessuno di questi doveri viene osservato. Perché il nostro secolo è carnale e delicato; si vanta di molte cose, specialmente delle sue sublimi scienze. E poiché sa così tanto, pensa di avere il diritto di non osservare nulla. Noi abbiamo in effetti, tanti santi Canoni, tanti salutari Concili generali e sinodali, tante buone leggi civili, tanti libri spirituali, tanti interpreti delle Sacre Scritture, tanti scritti dei santi Padri pieni di forza e di dottrina; infine, tanti esempi di Santi. Eppure facciamo così poco nelle opere buone! Ah, è perché siamo figli di un’epoca carnale! – È per questo che Cristo ci esorta ed esorta ad imitare e seguire con le nostre azioni il giusto cammino che conosciamo e nel quale Lui e i suoi Santi hanno camminato, servendoci da esempio. – 5° Il quinto rimedio è contenuto nelle seguenti parole: E fai penitenza. La penitenza che egli prescrive qui contiene tre punti, cioè: 1° L’uomo deve riconoscere e confessare la sua colpa. 2. Deve chiedere perdono a Dio con un cuore contrito e umiliato. 3. Deve correggere i suoi peccati, riformare la sua vita e la sua condotta, e pagare la soddisfazione dovuta per le sue colpe. Ora, poiché la generazione perversa di questa quinta epoca della Chiesa non fa niente di tutto questo, ecco perché Cristo esorta la sua Chiesa sopra ogni cosa a fare una salutare penitenza, che ci propone non solo come l’unico rimedio necessario per restituire alla vita spirituale le nostre anime morte nel peccato, ma anche come mezzo per placare l’ira di Dio, per allontanare da noi i mali che Egli ha riversato su questa generazione, e che ancora riverserà a torrenti all’infinito, se non facciamo penitenza! Nonostante tutto questo, nessuno vuole convertirsi, come si può dimostrare per induzione. Infatti: 1. Gli eretici che sono morti nei loro errori disprezzano la penitenza e non riconoscono o non vogliono riconoscere il loro stato miserabile, anzi se ne vantano e dicono che stanno bene anche se … sono morti. 2. Tra i Cattolici, sono pochi quelli che riconoscono le proprie colpe ed i loro peccati. Tutti i Vescovi, prelati e pastori di anime dicono che fanno sempre bene il loro dovere, che vegliano e vivono come si addice al loro stato. Allo stesso modo, gli imperatori, i re, i principi, i consiglieri ed i giudici, si vantano di aver agito bene e di continuare ad agire bene. Tutti gli ordini sacri si proclamano innocenti. Infine, il popolo stesso, dal primo all’ultimo, è abituato a dire: … cosa ho fatto di male e cosa faccio di male? Ed è così che tutti si giustificano. Così, affinché la Sapienza e la Bontà divine riportassero alla penitenza questa generazione pervertita e corrotta al massimo grado, essa mandò quasi continuamente su di essa i mali della guerra, della peste, della carestia ed altre calamità. Fu per questo motivo che afflisse di nuovo tutta la Germania con trent’anni di continue e straordinarie calamità, per farci finalmente aprire gli occhi e obbligarci a riconoscere i nostri peccati e ad implorare il perdono e la misericordia di Dio con un cuore contrito ed umiliato; e anche per impegnarci a riformare la nostra vita e la nostra condotta, ognuno secondo gli obblighi del suo stato. Ma invece di far tutto questo, siamo diventati peggiori, e siamo così accecati che non vogliamo nemmeno credere che siamo immersi in questi mali a causa dei nostri peccati, mentre la Sacra Scrittura dice: « Non ci sono mali in Israele che il Signore non abbia mandato. » Perciò c’è da temere che il Signore si esasperi ancora di più nella sua ira, di cui ci minaccia con le parole che seguono:
VI. Vers. 3. … perché se tu non veglierai, io verrò a te come un ladro e tu non saprai a che ora verrò. 1° Dopo la prescrizione del rimedio segue una terribile minaccia contro la Chiesa di Dio. Perché se non vegliate, dopo che vi sarete finalmente svegliati dal sonno profondo della vostra voluttà, della vostra pigrizia e dei vostri peccati, in cui avete dormito fino ad ora, io verrò da voi e vi porterò sventura. Si esprime al tempo futuro, perché, come è stato spesso detto, l’ira di Dio, nella longanimità della sua bontà spesso ci minaccia da lontano e per molto tempo. Ma poiché non pensavamo di essere al sicuro dai suoi colpi a causa della sua lentezza, egli dice: Verrò a voi in modo sicuro e infallibile. La Scrittura ci avverte allo stesso modo, (in Abacuc II, 3): « Aspettatelo; egli verrà e non tarderà. » 2 ° Verrò a voi ….. come un ladro. Qui paragona la sua visita e l’invio dei suoi mali all’arrivo di un ladro. Infatti, – a. il ladro è solito arrivare all’improvviso e senza preavviso; – b. arriva durante il sonno; – c. irrompe nella casa; – d. infine, saccheggia e ruba tutto. Ora, tale sarà il carattere del male che Dio solleverà contro la Sua Chiesa. Questo male saranno gli eretici ed i tiranni, che arriveranno all’improvviso e inaspettatamente, che irromperanno nella Chiesa mentre i Vescovi, i prelati ed i pastori dormono; che si impadronirà e ruberà o saccheggerà i vescovadi, le prelature, i beni ecclesiastici, come vediamo con i nostri occhi che hanno fatto in Germania e nel resto d’Europa. Ed è anche pericoloso che essi continuano a dominare e portare via tutto ciò che rimane. Verrò a voi come un ladro, suscitando contro di voi le nazioni barbare ed i tiranni, che verranno come un ladro, improvvisamente e inaspettatamente, mentre voi dormite nelle vostre vecchie abitudini di voluttà, di impurità e di abominio. Irromperanno e penetreranno anche nelle fortezze e nelle guarnigioni. Entreranno in Italia, devasteranno Roma, bruceranno i templi e mineranno tutto, se non farete penitenza e se non vi sveglierete finalmente dal sonno dei vostri peccati. E tu non saprai a che ora verrò. Gesù Cristo lo indica qui, come di passaggio, l’accecamento con cui Dio è solito colpire i governanti del popolo, in modo che essi non possano prevedere, e di conseguenza prevenire, i mali che li minacciano. Perché nasconde ai loro occhi, intorpiditi dal sonno della voluttà, i mali e la vendetta che li deve colpire. È in questo senso che dice: … e tu non saprai a quale ora Io verrò; cioè, il tempo della sua visita sarà nascosto ai tuoi occhi; e tu non potrai prevenire il male, né prepararti alla battaglia, perché il nemico verrà rapidamente, e inonderà tutte le cose come le acque di un fiume impetuoso, come una freccia scoccata nell’aria, come un fulmine e come un cane veloce.
Vers. 4 – Tu hai pochi uomini a Sardi che non hanno contaminato le loro vesti. Ora segue la lode ordinaria dei pochi, in relazione alla moltitudine di uomini che sono sulla terra. Perché per quanto afflitta e desolata possa essere la Chiesa, e per quanto malvagio possa essere il mondo, il Signore Dio ha sempre riservato per sé, e sempre riserva per sé, alcuni dei Santi suoi amici, che brillano come una luce o un faro in mezzo al mondo, per impedire che tutte le cose siano corrotte e tutte le cose siano avvolte nelle tenebre. Tu hai un piccolo numero di uomini a Sardi che non hanno contaminato le loro vesti. Con queste parole, Egli indica il tipo di iniquità di cui tutto l’universo è macchiato e infettato, con poche eccezioni. Egli designa questa specie d’iniquità per la sua somiglianza con gli indumenti contaminati. Ora, si contaminano le proprie vesti: 1°. con il fango e lo sterco che si trovano camminando per le strade 2°. Col sudiciume di diverse immondizie che si usano per la conservazione della propria vita. 3°. Con la peste e con la lebbra. Queste tre metafore significano l’universalità dei gravi peccati e delle iniquità in cui il mondo quasi intero è miseramente piombato e nelle quali langue di malattie spesso mortali. In effetti, questa generazione è completamente perversa, delicata, effeminata, molle, carnale, avara e superba. È da lì che è sprofondata nel pantano della voluttà e del piacere, nell’eresia e nella dimenticanza di Dio suo Creatore. Tra i tanti stati diversi ed i tanti uomini nel mondo, ce ne sono solo alcuni che fanno eccezione e che credono ancora con tutto il cuore nel Signore Dio, che è in nei cieli. Sono pochi quelli che sperano nella sua provvidenza, che servono Gesù Cristo secondo la loro vocazione e che amano Dio ed il prossimo. Perciò dice: pochi! Il testo latino esprime i nomi (nomina), cioè così pochi da poter essere chiamati facilmente con i loro nomi. Come è detto nella Scrittura, « Quelli i cui nomi sono scritti nel libro della vita », a causa del piccolo numero di coloro che saranno salvati. « Perché ci saranno molti chiamati e pochi eletti (in relazione alla massa degli empi e degli increduli) ». E cammineranno con me vestiti di bianco, perché ne sono degni. L’Apostolo indica qui la condotta di Cristo sulla terra, il cui esempio questi pochi amici seguiranno. Cristo camminava in bianco, 1°. Perché visse tra gli uomini nella più grande mitezza, purezza, umiltà, povertà, pazienza ed abbandono; e tutte queste virtù di Gesù sono rappresentate dalla sua veste bianca. 2°. Camminava in bianco, quando, essendo disprezzato da Erode nella sua beata passione, Erode lo fece rivestire di una veste bianca, e dopo averlo fatto sembrare pazzo, lo rimandò a Pilato. Ora questo è il modo in cui i pochi eletti che rimangono immacolati in mezzo al mondo camminano come Cristo sulla terra, in grande umiltà, in povertà e mitezza, e gemono nei loro cuori davanti al Signore loro Dio. Hanno molto da soffrire e sono disprezzati e derisi dal mondo, perché la loro vita e la loro condotta non sono considerate altro che follia. Perché è così in effetti che il mondo ha sempre trattato i Santi di Dio, e come li ha sempre giudicati, e non si è vergognato di giudicare lo stesso unico Figlio di Dio, sceso dal cielo per la salvezza degli uomini. Ecco perché Gesù Cristo disse, per consolare i suoi amici, Jo. XV, 17: « Quello che vi ordino è che vi amiate gli uni gli altri. Se il mondo vi odia, sappiate che ha odiato me prima di voi. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; ma poiché non siete del mondo, e Io vi ho scelti dal mondo, ecco perché il mondo vi odia. Ricordate quello che ti ho detto, che il servo non è più grande del padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. » Perché l’amicizia di questo mondo è inimicizia davanti al Signore, e l’amicizia con Dio è inimicizia con il mondo. Perciò il testo dice: Camminano con me vestiti di bianco, perché ne sono degni. L’amicizia e la stima di Dio per i suoi giusti e i suoi amici ci stupisce, in quanto Egli vuole e permette che essi vaghino per il mondo coperti di pelli di pecora, disprezzati, impoveriti, vili, in mezzo a tribolazioni, persecuzioni, insulti, offese, tentazioni, freddo, nudità, ecc. Al contrario, il mondo e coloro che appartengono al mondo prosperano nelle delizie, vivono nella gloria e nelle ricchezze, ridono e si rallegrano nell’abbondanza di ogni bene. Ora questa è l’amicizia di Dio per i suoi eletti, di cui il mondo non è degno. Da qui questo passo di San Paolo agli Ebrei, XI, 35: « Alcuni furono crudelmente tormentati, non volendo riscattare la loro vita presente per trovarne una migliore nella risurrezione. Altri hanno subito insulti e flagellazioni, catene e prigioni; sono stati lapidati, sono stati segati, sono stati sottoposti alle prove più dure; sono morti a fil di spada; hanno condotto una vita errante, coperti di pelli di pecora e di capra, abbandonati, afflitti, perseguitati, loro di cui il mondo non era degno. » Questo lo sapevano bene i santi Apostoli di Dio, che tornarono dal sinedrio pieni di gioia, perché erano stati trovati degni di subire oltraggi per il Nome di Gesù.
VII. Vers. 5. – Colui che vincerà sarà vestito di bianco. Queste parole contengono la promessa di una ricompensa, ricompensa e piena consolazione nell’altra vita. È con questa promessa che Egli esorta noi, i suoi soldati, e ci sprona alla vittoria. Colui che vince il mondo, la carne e il diavolo; colui che vince sfuggendo al giogo del diavolo, al quale era precedentemente sottomesso a causa dei suoi peccati e delle sue voluttà, e che fa penitenza; colui che vince praticando la carità verso Dio ed il prossimo, che cancella la moltitudine dei nostri peccati; colui che vince perseverando nella vera fede cattolica in mezzo a tante defezioni, scandali e afflizioni tra i Cristiani; Chi vince le persecuzioni, le tribolazioni, le angosce e le calamità inflitte dagli eretici e dai cattivi Cristiani; chi vince le astuzie, gli inganni e le falsità con prudenza e vera semplicità cristiana; infine, chi vince, perseverando nella sana dottrina, con santi costumi e la sincerità della carità, sarà vestito di bianco, cioè sarà pienamente ricompensato secondo la misura delle sue sofferenze. Perché quanto uno è stato disprezzato in questo mondo, tanta gloria gli sarà data nell’altro; tanta tribolazione, … tanta consolazione. Quanto più uno è stato oppresso nell’umiltà, povertà, nudità, sete, miseria, persecuzioni, tribolazioni e avversità di questo mondo, tanto più sarà esaltato nell’altra vita. Si abbonderà di ricchezze celesti, si sarà rivestiti della stella dell’immortalità, saziati della pienezza di tutte le delizie, che non saranno mai più tolte. È dunque per una maggiore consolazione degli afflitti che aggiunge la postilla: “E non cancellerò il suo nome dal libro della vita“. Il libro della vita è la predestinazione, cioè la prescienza eterna di Dio, con la quale egli ha disposto il suo regno per i suoi eletti, da tutta l’eternità, in modo certo ed infallibile, secondo le opere di ciascuno. – Così, tale è la promessa che fa qui per la consolazione dei suoi amici e dei giusti: Io non cancellerò il suo nome dal libro della vita; cioè, egli sarà scritto come erede nel testamento dell’eredità eterna, che nessuno gli toglierà per i secoli dei secoli. E confesserò il suo nome davanti al Padre mio e ai suoi Angeli. La confessione di Cristo sarà il più grande onore dei Santi in cielo. Questa confessione, che è spesso ripetuta dagli Evangelisti, è promessa qui a coloro che hanno confessato il suo santo Nome sulla terra, e che lo hanno conservato non solo con la bocca, ma anche con il cuore e le azioni. Ora, questa confessione degli uomini per il santo Nome di Gesù davanti al mondo, è del tutto estranea alla generazione perversa del nostro tempo; poiché quasi tutti confessano con la bocca di conoscere Cristo, e Lo negano con le loro azioni. Ma questa confessione di Cristo davanti a Suo Padre è promessa qui solo ai Suoi servi fedeli, come una ricompensa speciale, come uno stimolo ai suoi soldati alla vittoria, e come il più grande onore che riserva loro: essere lodati e confessati da Lui, anche davanti a Suo Padre il Re dei re, il Signore dei signori, ed alla presenza di milioni di Angeli e tutti i Santi di Dio.