IL SENSO MISTICO DELL’APOCALISSE (14)

G Dom. Jean de MONLÉON

Monaco Benedettino

Il Senso Mistico dell’APOCALYSSE (14)

Commentario testuale secondo la Tradizione dei Padri della Chiesa

LES ÉDITIONS NOUVELLES 97, Boulevard Arago – PARIS XIVe

Nihil Obstat: Elie Maire Can. Cens. Ex. Off.

Imprimi potest:  Fr. Jean OLPHE-GALLIARD Abbé de Sainte-Marie

Imprimatur: LECLERC.

Lutetiæ Parisiorum die II nov. 194

Copyright by Les Editions Nouvelles, Paris 1948

Settima Visione


LA CITTÀ DI DIO

TERZA PARTE


I DODICI FRUTTI


Capitolo XXII. (1-21)

“E mi mostrò un fiume di acqua viva, limpido come cristallo, che scaturiva dal
trono di Dio e dell’Agnello. Nel mezzo della sua piazza, e da ambe le parti del
fiume l’albero della vita che porta dodici frutti, dando mese per mese il suo frutto, e le foglie dell’albero (sono) per medicina delle nazioni. Né vi sarà più maledizione: ma la sede di Dio e dell’Agnello sarà in essa, e i suoi servi lo serviranno. ^E vedranno la sua faccia: e il suo nome sulle loro fronti. Non vi sarà più notte: né avranno più bisogno di lume di lucerna, né di lume di sole, perché il Signore Dio li illuminerà, e regneranno pei secoli dei secoli. E mi disse: Queste parole sono fedelissime e vere. E il Signore Dio degli spiriti dei profeti ha spedito il suo Angelo a mostrare ai suoi servi le cose che devono tosto seguire. Ed ecco io vengo presto. Beato chi osserva le parole della profezia di questo libro. Ed io Giovanni (sono) quegli che udii e vidi queste cose. È quando ebbi visto e udito, mi prostrai ai piedi dell’Angelo, che mi mostrava tali cose, per adorarlo: E mi disse: Guardati di far ciò: perocché sono servo come te, e come i tuoi fratelli i profeti, e quelli che osservano le parole della profezia di questo libro: adora Dio. E mi disse: Non sigillare le parole della profezia di questo libro: poiché il tempo è vicino. Chi altrui nuoce, noccia tuttora: e chi è nella sozzura, diventi tuttavia più sozzo: e chi è giusto, sì faccia tuttora più giusto: e chi è santo, tuttora si santifichi. Ecco io vengo tosto, e porto con me, onde dar la mercede e rendere a ciascuno secondo il suo operare. Io sono l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine. Beati coloro che lavano le loro stole nel sangue dell’Agnello: affine d’aver diritto all’albero della vita e entrar per le porte nella città. Fuori ì cani, e i venefici, e gli impudichi, e gli omicidi, e gl’idolatri, e chiunque ama e pratica la menzogna. Io Gesù ho spedito il mio Angelo a testificarvi queste cose nelle Chiese. Io sono la radice e la progenie di David, la stella splendente del mattino. E lo Spirito e la sposa dicono: Vieni. E chi ascolta, dica: Vieni. E chi ha sete, venga: e chi vuole, prenda dell’acqua della vita gratuitamente. Poiché protesto a chiunque ascolta le parole della profezia di questo libro, che se alcuno vi aggiungerà (qualche cosa), Dio porrà sopra di lui le piaghe scritte in questo libro. E se alcuno torrà qualche cosa delle parole della profezia di questo libro. Dio gli torrà la sua parte dal libro della vita, e dalla città santa, e dalle cose che sono scritte in questo libro. Dice colui che attesta tali cose: Certamente io vengo ben presto: così sia. Vieni, Signore Gesù. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo con tutti voi. Così sia.”

§ 1 – Il fiume di acqua viva.

La prima parte di questo capitolo completa la settima visione, cioè la descrizione della Città di Dio, come fu mostrata a San Giovanni.   E l’angelo mi mostrò un fiume d’acqua viva che sgorgava dal trono di Dio e dell’Agnello. Questo fiume è la grazia divina o, per così dire, è Dio stesso che esce dalla sua propria maestà, nel suo impetuoso desiderio di donarsi a coloro che ama; un fiume di pace, un fiume di gioia, un fiume di vita traboccante che copre, purifica ed eleva tutto ciò che incontra sul suo cammino, tutto ciò che almeno non si oppone alle sue richieste con la diga invalicabile di una volontà ostinata nel male. Quest’acqua viva, che disseta ogni sete, è il suo amore, che in cielo è la delizia degli Angeli e degli eletti di Dio; e siccome questo amore si identifica con lo Spirito Santo, si dice qui uscire dal trono di Dio e dell’Agnello, perché lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, come da un unico principio. Inoltre, se il Verbo è designato con il nome di Agnello, è per farci capire che questo fiume ha cominciato a bagnare la terra solo il giorno in cui la Santissima Umanità del Salvatore si è seduta gloriosa sul trono di Dio, dopo aver lavato i peccati del mondo con i flutti del suo sangue (A questo si allude nell’Inno Lustra sex del tempio di Passione: Terra, pontus, astra, mundus, Quo lavantur flumine! Infine, quest’acqua è detta splendida come un cristallo, perché darà ai cuori e ai corpi degli eletti una purezza abbagliante, nella cui trasparenza brilleranno tutti i bagliori del sole di giustizia; infatti essa non avrà più, come su questa terra, l’instabilità di un liquido, ma sarà ferma come un cristallo. – Se applichiamo questo passaggio alla Chiesa militante, il fiume di acqua viva designa l’acqua battesimale, che dà vita alle anime e restituisce loro l’innocenza perduta con il peccato. Nella descrizione seguente, la Chiesa trionfante e la Chiesa militante saranno, infatti, costantemente mescolate, per mostrare che non sono che un unico Tutto. Questo fiume non scorre fuori della città, perché non c’è grazia, non c’è salvezza, non c’è gloria eterna fuori della Chiesa. Esso attraversa soltanto l’ambito della sua pubblica piazza cioè l’assemblea dei fedeli quaggiù, quella degli eletti dell’eternità. Lì, almeno, è a disposizione di tutti, e ognuno ha il diritto di attingervi come vuole, e a profusione. E i dodici frutti dell’albero della vita possono essere raccolti su entrambe le sue rive.

§ 2 – L’albero della vita.

L’albero della vita rappresenta, come l’acqua viva, l’Umanità del Verbo, per farci capire che è Essa il nostro cibo e la nostra bevanda. Esso è piantato sulle due rive del fiume, perché soddisfa sia la Chiesa militante che la Chiesa trionfante. Al di qua del fiume, restano i Cristiani che sono ancora cittadini di questo mondo. Cristo li nutre con il Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, per cui possono raccogliere i dodici frutti dello Spirito, enumerati dall’Apostolo: carità, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, longanimità, mansuetudine, fedeltà, modestia, continenza, castità (Gal, V, 22, 23). Questi doni sono distribuiti per ogni mese, cioè si susseguono secondo la necessità, e si rinnovano continuamente, come i prodotti della terra, con le stagioni. Gli abitanti della Gerusalemme celeste, invece, sono al di là del fiume: essi vedono Cristo, non più sotto le specie sacramentali, ma nella bellezza abbagliante della sua Umanità glorificata. E i benefici che questa Presenza gloriosa e visibile dà loro, possono essere ridotti ai seguenti dodici: una salute che nessuna malattia può scuotere; il piacere di stare per sempre con coloro che amano; la conoscenza dei misteri più profondi, senza che il minimo dubbio turbi la loro mente; una gioia che nessun dolore potrà oscurare; una pace che niente potrà disturbare; una sicurezza che bandirà ogni sentimento di paura; la piena e completa soddisfazione di tutti i loro desideri; la felicità di vedere la giustizia divina pienamente compiuta; il bisogno continuo di lodare Dio; un riposo definitivo, senza noia né preoccupazione; una luce che non si spegnerà mai; infine, faccia a faccia e senza intermediari, la visione di Dio. Questi sono i frutti che gli eletti raccoglieranno da questo albero meraviglioso, per ogni mese, cioè in proporzione alle sofferenze che avranno sopportato qui sulla terra. E le foglie di quell’albero hanno il potere di guarire le nazioni. È lo stesso albero, come abbiamo appena visto, che nutre la gente di entrambe le sponde del fiume, i membri della Chiesa militante e quelli della Chiesa trionfante. E nessuno può sperare di entrare nella seconda, se prima non è appartenuto alla prima. – Ma come faranno le nazioni, cioè come faranno gli increduli, i peccatori, tutti coloro che vivono secondo la natura e non secondo la grazia, ad uscire dal peccato, come otterranno la loro giustificazione? – Sarà di nuovo per effetto dello albero, ma non mangiandone i frutti, bensì masticando le sue foglie, cioè gustando e assimilando le parole di Cristo, che sole hanno il potere di guarire tutti i mali del mondo. Così, come dice il profeta Ezechiele, i frutti di questo albero saranno cibo per coloro che sono sani, cioè in stato di grazia, e le sue foglie saranno un rimedio per coloro che sono infermi, cioè indeboliti e paralizzati dal peccato. (XLVII, 12).

§ 3 – Visione beatifica.

Tornando ora alla Gerusalemme celeste, San Giovanni completa la descrizione della felicità di cui godranno i suoi abitanti. « E non ci sarà nessuna maledizione », cioè nessun residuo della maledizione lanciata da Dio contro il peccato dei nostri primi genitori. Al contrario, tutto sarà una benedizione, perché Dio e l’Agnello, la Santissima Trinità e l’Umanità di Gesù, avranno la loro sede in mezzo ad essa, nei cuori degli eletti, infiammandoli continuamente d’amore e bandendo così da loro ogni possibilità di peccare. E tutti i beati, definitivamente strappati alla tirannia del diavolo, della loro concupiscenza, delle loro passioni; tutti loro, divenuti servi di Dio, come i Santi quaggiù, lo serviranno nella gioia del loro amore, senza che niente, né i desideri della carne, né gli affari del mondo, né le sollecitazioni dello spirito impuro, possono distoglierli per un momento da una sottomissione assoluta alla Sua santissima Volontà. – Lo vedranno, non più in enigma e in uno specchio (I Cor., XIII, 12), come su questa terra, ma apertamente, faccia a faccia e come Egli è (I Joann., III, 2), ciò che è l’essenza stessa della visione beatifica. Il Suo nome sarà scritto, in maniera indelebile sulla loro fronte come titolo di gloria, come ricompensa per la fedeltà con cui Lo hanno confessato quaggiù, e per mostrare che sono per sempre il suo tempio, la sua proprietà, una sua cosa, i suoi figli. E non ci sarà più notte, né tenebre, né oscurità: gli eletti non avranno più bisogno della luce di una torcia, e nemmeno di quella del sole, perché il Signore Dio stesso li illuminerà con il suo splendore. Questo deve essere inteso in senso letterale, ma anche in senso spirituale: non ci sarà più incertezza, non ci saranno più avversità, non ci sarà più ignoranza. Gli uomini non avranno più bisogno di essere illuminati da quei maestri umani la cui modesta conoscenza non getta che una debole luce, paragonata qui a quella di una torcia, nella notte della vita presente; né da quei grandi Dottori i cui insegnamenti, come i raggi del sole, illuminano tutta la terra: non avranno più bisogno di loro perché Dio stesso comunicherà loro direttamente la più alta conoscenza. E regneranno con Lui nei secoli dei secoli.

CONCLUSIONE

La settima ed ultima visione dell’Apocalisse termina con la promessa di una felicità senza fine, nella luce della gloria. Quello che segue è la conclusione di tutto il libro. A causa del carattere straordinario delle cose che ha appena scritto, e sapendo quanto gli uomini siano inclini a disprezzare ciò che non capiscono, o a distorcerne il significato, per adattarlo alla propria misura, San Giovanni garantisce ora l’autenticità del suo racconto con una solenne attestazione. Ancora oggi, quando Dio si degna di fare qualche rivelazione a un’anima scelta da Lui, quell’anima può essere creduta solo se le sue parole siano controfirmate dall’autorità della Chiesa. Per la sua dignità apostolica, rafforzata dal fatto di essere l’amico privilegiato del Signore, il discepolo che Gesù amava, San Giovanni non poteva trovare sulla terra una firma che ispirasse più fiducia della sua: afferma dunque a suo nome che quanto ha detto è espressione della verità, come farà alla fine del suo Vangelo: Egli è colui che ha visto, che ha testimoniato, e la sua testimonianza è vera (Giov. XIX, 35). Allo stesso tempo, però, per rispettare il principio stabilito dalla Scrittura che ogni affermazione deve essere sostenuta dalla testimonianza di due o tre testimoni (Deut., XIX, 15), egli inquadra la propria testimonianza tra quella dell’Angelo che gli ha parlato e quella di Cristo che interverrà di persona.

§ 1 – Testimonianza dell’Angelo.

Quello dell’Angelo innanzitutto: E l’Angelo mi disse: « Tutte le parole contenute in questo libro sono rigorosamente degne di fede e veraci. Non c’è il minimo errore in esse, e tutto ciò che dicono sarà adempiuto infallibilmente, fino all’ultimo iota. Perché è il Signore stesso, il Dio degli spiriti dei Profeti, cioè il Dio che ha istruito e ispirato i Profeti; è Lui che mi ha mandato il Suo Angelo, per mostrare, non ai potenti di questo mondo, non ai filosofi, né ai dotti, ma ai suoi servi, ciò che accadrà presto, ciò che la sua Saggezza ha deciso di compiere per il castigo degli empi e la ricompensa dei buoni. E non tarderete a vederne la prova, perché ecco, io vengo presto a compierla. State in guardia. – Voi non sapete a che ora verrà il Figlio dell’uomo, se alla sera o al mattino, a mezzanotte o al canto del gallo (Mc., XIII, 35). Il tempo presente è poca cosa, passa molto rapidamente, l’eternità si avvicina rapidamente. Siate sempre pronti: beato colui che osserva le parole di questa profezia, che non si limita a leggerle ma le mette in pratica. Perché non è a coloro che dicono: “Signore, Signore” che viene promessa la salvezza. (Mt., VII, 21), ma a coloro che fanno la Volontà di Dio. »

§ 2 – Testimonianza di San Giovanni

Ecco ora la testimonianza dello stesso Apostolo: « Ed io, Giovanni, che voi ben conoscete e di cui non potete sospettare le dichiarazioni, io che ho conosciuto Gesù, che l’ho seguito ovunque e ho appoggiato il mio capo sul suo petto, sono io che ho ricevuto questa rivelazione, che ho sentito queste cose con i miei orecchi e le ho viste con i miei occhi. E dopo averle sentite e viste, fui preso da una tale ammirazione che non potei trattenermi e caddi di nuovo ai piedi dell’Angelo che me le aveva mostrate, come per adorarlo. Ma lui mi ha fermato e mi ha detto: « Attento a non fare una cosa del genere. Non dimenticare che tu porti come me l’immagine di Dio incisa nella tua anima. Siamo entrambi creature di Dio: io sono qui come te, per servirlo e per servire i suoi servi, prima di tutto i tuoi fratelli, i Profeti, cioè coloro che predicano la verità rivelata, e anche la moltitudine di coloro che gli obbediscono ed osservano la dottrina insegnata in questo libro. È Dio solo che devi adorare ». Il messaggero celeste non intendeva impedire all’Apostolo di onorare gli Angeli, perché questa è una cosa eccellente e lodevole, ma solo mostrargli la stima in cui questi spiriti beati tengono la natura umana, poiché è stata rigenerata da Cristo. – E aggiunse ancora: « Non sigillare le parole della profezia di questo libro, cioè non metterle nello stile d’arcano, non nasconderle sotto il velo dell’allegoria, ma applicati piuttosto a renderle comprensibili a coloro che le leggeranno. » Ma perché, allora, San Giovanni ha ricevuto un po’ prima l’ordine di sigillare le parole dei sette tuoni (X, 4)? – Per farci capire che ci sono misteri nascosti nei Libri Sacri che nessuno può penetrare senza averne ricevuto la chiave; ma che ci sono anche degli insegnamenti chiari e direttamente accessibili a tutti. Se il testo sacro fosse sempre comprensibile alla semplice lettura, ci stancheremmo presto di esso e vi presteremmo poca attenzione; ma se tutto in esso fosse oscuro e misterioso, i peccatori non avrebbero difficoltà a dichiarare di non aver capito nulla e a nascondersi dietro questa impotenza del loro spirito per giustificare la loro ignoranza e la loro cattiva condotta. Le verità necessarie per la nostra salvezza sono esposte nella Scrittura in un libro aperto, e l’Angelo raccomanda a San Giovanni di attenersi a questa regola: « Perché – gli dice – il tempo è vicino, ed è essenziale che ognuno possa prepararsi al giudizio con piena conoscenza dei fatti. I malvagi devono conoscere senza alcun dubbio i tormenti che li minacciano, ed i giusti devono essere animati dalla certezza che li aspetta. Dio non costringe nessuno, rispetta scrupolosamente il nostro libero arbitrio, e ognuno tiene nelle sue mani il suo destino eterno: chi fa il male è libero di rifarlo, se vuole; e chi si macchia di vizi può macchiarsi ancora di più, se vuole. D’altra parte, che i giusti sappiano che è sempre possibile per loro salire ancora più in alto, per ottenere nuovi meriti, e che il Santo lavori per diventare ancor più santo. » Dio ci giudicherà secondo le nostre azioni: ci dice solo che Egli verrà presto, portando con sé la sua ricompensa, e tratterà ciascuno secondo ciò che merita. Il giudizio che Egli pronuncerà allora su ciascuno di noi sarà infallibile, definitivo; nessun ricorso potrà prevalere contro di esso. Infatti,  Egli dice: « Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, il principio da cui tutte le cose procedono e il fine a cui tendono. » Niente mi è sconosciuto, niente mi è impossibile, niente può fermare la mia volontà. Preparatevi, dunque, con la penitenza ed il rammarico per le vostre colpe, per comparire davanti a Me. Beati davvero coloro che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello, per essere ammessi un giorno a mangiare il pane della vita; per entrare nella città attraverso le porte che ho preparato per loro. affinché possiate entrare nella città attraverso le porte che io ho preparato per voi e alle quali vi conducono gli insegnamenti dei miei Santi. Ma al contrario, coloro che rifiutano di fare penitenza sappiano che non hanno nulla da aspettarsi da non hanno nulla da aspettarsi dalla Mia Misericordia; essi rimarranno fuori: Fuori i cani; fuori i detrattori, i maldicenti, gli spiriti critici che sanno solo abbaiare contro tutti invece di correggersi; e ancora quelli che continuano a tornare incessantemente al loro vomito. Fuori anche gli avvelenatori, gli impudichi, gli omicidi, quelli che adorano gli idoli, quelli che amano sentire le bugie e dirle loro stessi. » Queste espressioni devono essere prese entrambe in senso letterale e in senso spirituale: tra gli avvelenatori ci sono quelli che infettano gli altri con il veleno dei loro cattivi esempi o con i loro consigli perniciosi; tra gli impudichi ci sono quelli che non hanno ritegno nel male; tra gli omicidi, non solo quelli che uccidono, ma anche quelli che odiano; tra gli idolatri, non solo i pagani, ma con essi gli avari e tutti quelli che fanno un dio del denaro e dei beni mondani. Infine, tra coloro che amano sentire la menzogna, ci sono i vanitosi, gli orgogliosi, gli uomini pieni di sé, che amano essere lodati e adulati. Tutti questi, quindi, se non fanno penitenza, devono aspettarsi di essere esclusi senza remissione dalla città di Dio.

§ 3 – Testimonianza di Cristo.

Finora era un Angelo che parlava a San Giovanni, a volte a nome proprio e a volte in nome di Dio. Ma ora Cristo stesso entra in scena e parla per garantire la verità di tutto ciò che è stato detto: « Io, Gesù, ho mandato uno dei miei Angeli per spiegare tutte queste cose a Giovanni, il mio discepolo prediletto, affinché egli a sua volta le faccia conoscere nelle sette chiese. E sono venuto a sanzionarli con la mia autorità. Ascoltatemi bene: Io sono il Figlio di Dio fatto uomo; sono la radice di Davide, perché sono il suo Creatore; e sono allo stesso tempo il suo discendente, attraverso la Vergine Maria da cui sono nato. Io sono Colui che i Profeti hanno predetto; la stella che ha illuminato la notte di questo mondo, la splendida stella il cui splendore fa impallidire tutte le altre, perché la mia gloria supera infinitamente quella di tutti i Beati; la stella del mattino, il cui solitario splendore nel cielo annuncia il sorgere del giorno, perché la mia Risurrezione annuncia e vi promette il grande giorno in cui tutti risorgerete… Avete sentito le minacce contenute in questo libro: esse erano necessarie per far uscire gli uomini dal loro incredibile torpore. Tuttavia, non voglio che vi lasciate sgomentare da loro, non voglio che l’ultima parola di questa profezia sia giustizia, voglio che sia Amore. Comprendete con quale ardore Io desideri la vostra salvezza. Ascoltate ciò che il mio Spirito e la mia Sposa, cioè la mia Chiesa, vi dicono. – Essi vi dicono: Vieni… Vieni con l’adesione del tuo spirito alla mia dottrina, vieni con la conversione dei tuoi costumi, con la pratica della penitenza, con la riforma della tua condotta. E se questo è ancora troppo difficile, vieni almeno con il desiderio, con il rimpianto delle tue colpe, con i sospiri del tuo cuore. Ma, a tutti i costi, vieni… Il più grande male che tu possa fare a Dio è allontanarti da Lui, dubitare della sua misericordia, credere che ti stia respingendo. Anche quando i tuoi peccati fossero numerosi come i granelli di sabbia nel mare (Job, VI, 3); quando anche fossero rossi come lo scarlatto e come il vermiglio, come parla il profeta Isaia (Isa. I, 18.); quando anche sentissi in te una assoluta impotenza a scuoterti dalle tue cattive abitudini, a uscire dai tuoi vizi, ascolta ciò che ti dicono lo Spirito e la Sposa, ed essi ridicono: Vieni, vieni, con la supplica del tuo cuore. E se vedi l’ira di Dio scatenata contro gli uomini in generale, o contro di te in particolare; se le apparenze ti mostrano che Egli è sordo alle tue preghiere, indifferente alle tue sofferenze, insensibile alle disgrazie dei giusti, alle persecuzioni degli innocenti, non ascoltare la voce delle apparenze, ascolta la voce dello Spirito che sussurra nel profondo del tuo essere, e ti dice: Vieni! Ascolta cosa ti dicono le spose, le anime che hanno meritato di essere unite al Verbo perché hanno intuito il segreto del suo Cuore, il suo bisogno di perdonare, di avere misericordia: e ti diranno: Vieni… Perché il nostro Dio è un Dio di pace e un Dio d’amore. Egli non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (Ezech., XXXIII, 11). Egli ci colpisce solo per costringerci a cambiare la nostra condotta e recuperare così la salute e la vita. E chi intende il senso delle mie parole, entri nelle vedute dello Spirito di Dio; diventi anche lui una voce della Sposa, e dica a sua volta agli altri: Vieni! Non chiedo né oro nè argento per i miei doni; li distribuisco gratuitamente per pura generosità. Chiedo solo che si abbia sete. Chi vuole sinceramente tornare a Me, venga e riceva l’acqua viva gratuitamente, senza che gli sia richiesto altro se non la sua buona volontà.

§ 4. – Avvertimento ed augurio finale.

San Giovanni, infine, sapendo che ogni uomo è un mendace (Ps. CXV, 11) e prevedendo che molti avrebbero cercato di volgere le parole della sua profezia a proprio vantaggio; che altri, non comprendendo il suo carattere trascendente, avrebbero pensato di fare un’opera pia adattandola a modo loro per l’edificazione dei fedeli; San Giovanni conclude quindi la sua opera con un’affermazione solenne ed una minaccia di scomunica: Io lo dichiaro espressamente, e sotto giuramento: che chiunque ascolti le parole della profezia di questo libro deve stare attento a non cambiare in esse qualsiasi cosa. E se qualcuno si permettesse di aggiungere la minima cosa a ciò che è scritto, sappia che Dio lo colpirà con le sette piaghe descritte in questo libro, nei capitoli XV e XVI. E se qualcuno osasse togliere qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, per alterarne il significato, sappia che Dio taglierà la sua parte di eredità dal libro della vita: cioè, non gli darà le grazie che aveva preparato per lui, e lo lascerà così cadere nel peccato. Egli lo allontanerà dagli abitanti della Città santa e lo priverà per sempre della contemplazione delle meraviglie e del godimento dei beni che sono stati descritti in questo libro. Ancora una volta, non pensate che Io vi dica queste cose dal fondo del mio cuore. Colui che le dice è Colui di cui vi ho già dato testimonianza, Colui che un giorno dovrà giudicarci tutti. State dunque in guardia, non dormite nella sicurezza ingannevole: quel giorno non è lontano, perché è Lui stesso che ci dice ancora: « Ecco, io verrò presto ». Ma scrivendo queste parole, San Giovanni è come ferito al cuore con un colpo d’amore. Egli ha raggiunto da tempo quelle regioni superiori della vita mistica dalle quali è bandito il timore, dove regna solo la carità (1 Jo., IV, 18). Anche se aveva annunciato la venuta di Cristo piuttosto come una minaccia, la gioia lo invade improvvisamente al pensiero di vedere questo Amico che adora, questo Maestro a cui ha dato tutto il suo cuore, venire da lui e non lasciarlo mai. E lascia che il fervore del desiderio che era diventato tutta la sua vita, scoppi in un’ardente supplica: « Oh, così sia! Vieni, Signore Gesù. Poi, secondo l’usanza degli Apostoli, termina il suo scritto con un augurio di benedizione a tutti coloro che lo leggeranno: Che la grazia del Signore Nostro Gesù Cristo sia con tutti voi. Così sia.

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È con lo stesso desiderio che chiediamo ai nostri lettori il permesso di rivolgerci loro alla fine di quest’opera, chiedendo loro di mettere in conto la nostra ignoranza, e di perdonarci per tutto ciò che vi troveranno di oscuro e di inopportuno. Attraverso un cammino irto di difficoltà, attraverso le immagini che ci rappresentano le dure lotte che la Chiesa deve intraprendere, – e con lei, ogni anima che vuole amare Gesù Cristo, – li abbiamo condotti alla visione di quella città benedetta per la quale siamo stati fatti, che è la nostra vera patria, l’unico luogo dove possiamo trovare la gioia incondizionata, la pace perfetta di cui abbiamo sete e che cerchiamo invano quaggiù. Che Dio ci conceda d’ora in poi di nutrirne incessantemente il ricordo nel profondo dei nostri cuori; che ci conceda soprattutto di entrarvi un giorno per regnarvi eternamente con Lui, per i meriti infiniti di Gesù Cristo, nostro Salvatore, al quale sia data gloria, onore e azione di grazia nei secoli! Così sia.

FINE