UN’ENCICLICA AL GIORNO, TOGLIE GLI USURPANTI APOSTATI DI TORNO: S.S. BENEDETTO XIV – “

Questa breve lettera, come già nella precedente Inter omnigenas, il S. Padre Benedetto XIV, ricorda ai Cristiani residenti in paesi infestati dalla barbarie musulmana e turca, nello specifico l’Albania e le regioni balcaniche, di non assumere nomi musulmani per evitare le tassazioni ed immunità ivi vigenti o i commerci liberi, imitando all’inverso i costumi che i marrani iberici avevano già tenuto in altri tempi nei confronti dei Cristiani, poiché «… questa simulazione comporta una menzogna in materia gravissima, e comprende una virtuale negazione della Fede con grandissima offesa a Dio e scandalo al prossimo: per cui si offre ai Turchi stessi l’occasione propizia di considerare tutti i Cristiani ipocriti e ingannatori, tali che vanno a buon diritto e giustamente perseguitati… » Naturalmente oggi, la questione dei nomi non si pone solo nei confronti dei musulmani, ai quali è stato permesso libero accesso nelle Nazioni un tempo cristiane, ed oggi apostate dalla fede in Cristo, ma pure nei confronti degli “idoli” comunisti, atei, dei buffoni dello spettacolo d’oltreoceano, e senza che ci sia nessun pretesto se non il gusto di essere anticristiani, perché moderni, progressisti e “tolleranti”, il tutto favorito da conniventi giullari in talare che si atteggiano a “santoni” e guide spirituali … certo, ma guide per il fuoco eterno. Oramai i nomi imposti ai Cristiani in onore dei grandi santi, dei martiri della fede, delle vergini cristiane o della Santa Vergine nei suoi attributi, sono praticamente spariti dalla circolazione, conservandosene l’oso solo in famiglie o comunità tradizionali, sostituiti da nomignoli spesso ridicoli od impronunciabili, solo perché alla moda e secondo i modelli falso culturali attuali. E molti vengono pure battezzati accompagnando ipocritamente questi obbrobri con nomi di Santi che hanno più che altro un sapore di sacrilegio, e che gli interessati spesso non conoscono neppure.

Benedetto XIV
Quod provinciale

Il Concilio Provinciale della vostra Provincia di Albania, Venerabili Fratelli, Diletti Figli, celebrato l’anno 1703 sotto il Papa Clemente XI di felice memoria, nostro Predecessore, aveva santissimamente stabilito, fra le altre cose, al canone terzo, che nel Battesimo non fossero imposti né ai bambini né agli adulti nomi Turchi o Maomettani, e che i Cristiani non tollerassero di essere chiamati con nomi Turchi o Maomettani che mai erano stati loro imposti, per qualunque esenzione da tributi o immunità, o per facilitazioni nel commerciare liberamente, o per evitare pene. Raccomandando anche Noi le stesse cose, le confermammo, e comandammo di osservarle nella nostra Lettera Enciclica che inizia con le parole Inter omnigenas, edita per il Regno di Serbia e regioni vicine, su diversi punti di Religione e di disciplina, il giorno 11 febbraio 1744, anno quarto del Nostro Pontificato.

Quanto fu stabilito con sapienza e religione dai vostri Predecessori fu veramente provvidenziale e salutare, esempio luminoso della Fede Cattolica e della Vostra sincera pietà Cristiana, da essere indicato ad esempio agli altri e da Noi prescritto perché sia rigorosamente osservato, a maggior gloria e prestigio della Vostra Provincia e a maggiore utilità per conseguire l’eterna salvezza delle anime: tanto che se per caso capitasse che venisse trascurato, ridonderebbe a maggior disonore della vostra stessa Provincia e ad aperto danno delle anime.

1. Quindi Noi, che nella predetta nostra Lettera proclamammo quell’abuso una turpe occultazione della Fede cristiana, somigliante all’infedeltà, abbiamo appreso, col più grande dolore del nostro animo Pontificale, che moltissimi di codesta Provincia, trascurato il pensiero dell’eterna salvezza, continuano ad adoperare i medesimi nomi Turchi o Maomettani, non solo per essere considerati immuni e liberi da quei tributi e oneri che furono imposti ai Cristiani, ma anche con lo scopo che non si creda che essi stessi o i loro parenti abbiano apostatato dalla religione Maomettana, e non siano puniti con le pene inflitte in questi casi. Infatti tutte queste cose, anche se la Fede di Cristo viene conservata nel cuore, non si possono fare, senza la simulazione degli errori di Maometto, contraria alla sincerità Cristiana; questa simulazione comporta una menzogna in materia gravissima, e comprende una virtuale negazione della Fede con grandissima offesa a Dio e scandalo al prossimo: per cui si offre ai Turchi stessi l’occasione propizia di considerare tutti i Cristiani ipocriti e ingannatori, tali che vanno a buon diritto e giustamente perseguitati.

2. Si aggiunge inoltre ad aumentare sempre più il nostro dispiacere e dolore, che alcuni di Voi stessi, Venerabili Fratelli, e anche alcuni di Voi, diletti figli Parroci e Missionari, non badando affatto ad una simulazione tanto malvagia e detestabile, ma anzi conniventi, e spinti da motivazioni che non sono sufficienti a scusare i peccati, non hanno timore di ammettere alla partecipazione ai Sacramenti, senza nessun travaglio di coscienza e con pubblica offesa dei buoni Cristiani, quei fedeli affidati alle vostre cure che assumono i suddetti nomi Turchi o Maomettani e procurano di farsi chiamare così.

3. Ne consegue che Noi, che (per la sollecitudine di tutte le Chiese a Noi imposta, e per la soprintendenza suprema del Sacrosanto Apostolato), siamo obbligati a ricondurre tutti i Cristiani sulla via della salvezza e a presentarli a Dio puri, sinceri, procedenti in spirito e verità e senza macchia, dopo avere ascoltato su questo argomento i nostri Venerabili Fratelli Cardinali di Santa Romana Chiesa Inquisitori generali contro la malvagità eretica, col loro consiglio, rinnovando dapprima il lodato Canone del Concilio Albanese della vostra Provincia, colla nostra Apostolica autorità, a tenore della presente Lettera lo confermiamo, e comandiamo che sia osservato rigorosamente. Colla stessa autorità e tenore estendiamo anche alla Vostra Provincia, e comandiamo che siano ugualmente osservati, i decreti della ricordata nostra Lettera. Quindi proibiamo rigorosamente che qualunque Cristiano, per qualunque motivo o pretesto o in qualsivoglia immaginabile circostanza, osi assumere i medesimi nomi Turchi o Maomettani per farsi credere Maomettano.

4. Inoltre, Venerabili Fratelli, Diletti Figli, vi preghiamo ed esortiamo nel Signore affinché, considerando seriamente il vostro ministero e i conti severi che dovrete rendere al Supremo Principe dei Pastori ed Eterno Giudice Gesù Cristo sulle pecore affidate a ciascuno di Voi, Voi stessi curiate di assicurare la vostra elezione colle vostre buone opere, e non omettiate (la qual cosa non può avvenire senza gravissima Vostra colpa di incuria e negligenza) di rimproverare, scongiurare e sgridare con ogni pazienza e dottrina i medesimi Cristiani della vostra Provincia affinché, tenendo un buon comportamento fra i Pagani, in ogni cosa si mostrino esempio di buone opere, perché coloro che sono avversari, si vergognino, non avendo niente di male da dire su di loro, quasi fossero malfattori: essi, che per turpe guadagno parlano diversamente da come pensano. Se alcuni poi non ubbidiscono alle vostre esortazioni e ai nostri ordini, secondo la norma della disciplina Apostolica, devono essere obbligati con le maniere forti: su di loro devono essere applicate interamente le sanzioni e le pene del vostro Sinodo Albanese e della suddetta nostra Lettera, e sia loro dichiarato che non potranno ricevere, in vita, i Sacramenti, e dopo la morte, se saranno deceduti senza ravvedersi, i suffragi. Quelle pene Noi rinnoviamo e infliggiamo di nuovo, per quanto ce n’è bisogno, e vogliamo e ordiniamo che siano mandate a debita esecuzione da Voi. Questo poi non deve sembrare odioso a nessuno di voi, Venerabili Fratelli, Diletti Figli, poiché se la Vostra giustizia non supererà quella degli Scismatici ed Eretici, nessuno dei quali osa prendere un nome Maomettano, non entrerete nel Regno dei Cieli.

5. Infine, coloro che si sono fatti Cristiani dal Maomettanesimo, o che sono figli di convertiti, nel caso in cui diffidino della propria costanza nella Fede e abbiano timore di incorrere nelle pene dei loro Governanti se lasciano i nomi Turchi, e abbiano paura di subirle, esortateli seriamente ad abbandonare di nascosto quelle regioni e a venire a rifugiarsi nelle terre dei Cristiani, nelle quali non mancheranno ad essi né Dio che dà il cibo ad ogni vivente, né la carità dei fedeli, specialmente se saranno muniti di lettere di raccomandazione dei Vescovi.

Frattanto a Voi, Venerabili Fratelli, Diletti Figli, doniamo affettuosamente la Benedizione Apostolica, la quale vogliamo che sia data a Nostro nome ai Cristiani di retta fede da ogni Venerabile Fratello Vescovo nella sua Diocesi.

Dato a Roma, presso Santa Maria Maggiore, il 1° agosto 1754, anno quattordicesimo del Nostro Pontificato.

DOMENICA IV DOPO PASQUA (2021)

DOMENICA IV DOPO PASQUA (2021)

(Messale Romano di S. Bertola e G. Destefani, comm. di D. G. LEFEBVRE O. S. B; L. I. C. E. – R. Berruti & C. Torino 1950)

Semidoppio. – Paramenti bianchi.

La liturgia di questo giorno esalta la giustizia di Dio (Intr., Vang.) che si manifesta col trionfo di Gesù e l’invio dello Spirito Santo. « La destra del Signore ha operato grandi cose risuscitando Cristo da morte » (All.) e facendolo salire al cielo nel giorno dell’Ascensione. È bene per noi che Gesù lasci la terra, poiché dal cielo Egli manderà alla sua Chiesa lo Spirito di verità (Vang.), per eccellenza, che viene dal Padre dei lumi (Ep.). Lo Spirito Santo ci insegnerà ogni verità (Vang., Off., Secr.), esso « ci annunzierà » quello che Gesù gli dirà e noi saremo salvi se ascolteremo questa parola di vita (Ep.). Lo Spirito Santo ci dirà le meraviglie che Dio ha operate per il Figlio (Intr., Off.) e questa testimonianza della splendida giustizia resa a Nostro Signore consolerà le anime nostre e ci sarà di sostegno in mezzo alle persecuzioni. Siccome, secondo quanto dice S. Giacomo, «la prova della nostra fede produce la pazienza e questa bandisce l’incostanza e rende le opere perfette », noi imiteremo in tal modo la pazienza del nostro Dio « e del Padre nostro », nel quale « non vi è né variazione né cambiamento » (Ep.), e « i nostri cuori saranno allora là dove si trovano le vere gioie » (Or.). Lo Spirito Santo convincerà inoltre satana e il mondo del peccato che hanno immesso mettendo a morte Gesù (Vang., Comm.) e continuando a perseguitarlo nella sua Chiesa.

Incipit

In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

Introitus

Ps XCVII:1; 2
Cantáte Dómino cánticum novum, allelúja: quia mirabília fecit Dóminus, allelúja: ante conspéctum géntium revelávit justítiam suam, allelúja, allelúja, allelúja.

[Cantate al Signore un cantico nuovo, allelúia: perché il Signore ha fatto meraviglie, allelúia: ha rivelato la sua giustizia agli occhi delle genti, allelúia, allelúia, allelúia.

]Ps XCVII: 1
Salvávit sibi déxtera ejus: et bráchium sanctum ejus.

[Gli diedero la vittoria la sua destra e il suo santo braccio.]

Cantáte Dómino cánticum novum, allelúja: quia mirabília fecit Dóminus, allelúja: ante conspéctum géntium revelávit justítiam suam, allelúja, allelúja, allelúja.

[Cantate al Signore un cantico nuovo, allelúia: perché il Signore ha fatto meraviglie, allelúia: ha rivelato la sua giustizia agli occhi delle genti, allelúia, allelúia, allelúia.]

Oratio

Orémus.
Deus, qui fidélium mentes uníus éfficis voluntátis: da pópulis tuis id amáre quod prǽcipis, id desideráre quod promíttis; ut inter mundánas varietátes ibi nostra fixa sint corda, ubi vera sunt gáudia.

[O Dio, che rendi di un sol volere gli ànimi dei fedeli: concedi ai tuoi pòpoli di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti; affinché, in mezzo al fluttuare delle umane vicende, i nostri cuori siano fissi laddove sono le vere gioie.]

Lectio

Léctio Epístolæ beáti Jacóbi Apóstoli
Jas I 17-21
Caríssimi: Omne datum óptimum, et omne donum perféctum desúrsum est, descéndens a Patre lúminum, apud quem non est transmutátio nec vicissitúdinis obumbrátio. Voluntárie enim génuit nos verbo veritátis, ut simus inítium áliquod creatúræ ejus. Scitis, fratres mei dilectíssimi. Sit autem omnis homo velox ad audiéndum: tardus autem ad loquéndum et tardus ad iram. Ira enim viri justítiam Dei non operátur. Propter quod abjiciéntes omnem immundítiam et abundántiam malítiæ, in mansuetúdine suscípite ínsitum verbum, quod potest salváre ánimas vestras.


[Caríssimi: Ogni liberalità benéfica e ogni dono perfetto viene dall’alto, scendendo da quel Padre dei lumi in cui non è mutamento, né ombra di vicissitudine. Egli infatti ci generò di sua volontà mediante una parola di verità, affinché noi siamo quali primizie delle sue creature. Questo voi lo sapete, miei cari fratelli. Ogni uomo sia pronto ad ascoltare, lento a parlare e lento all’ira. Poiché l’uomo iracondo non fa quel che è giusto davanti a Dio. Per la qual cosa, rigettando ogni immondezza e ogni resto di malizia, abbracciate con ànimo mansueto la parola innestata in voi, la quale può salvare le vostre ànime.]

L’Apostolo S. Giacomo, detto il Minore, era venuto a conoscere che tra i Cristiani convertiti dal Giudaismo e disseminati fuori della Palestina serpeggiavano gravi errori, nell’interpretazione della dottrina loro insegnata, specialmente rispetto alla necessità delle buone opere. Inoltre, in mezzo alle tribolazioni cui andavano soggetti, c’era pericolo che riuscissero a farsi strada le vecchie abitudini. Per premunire contro l’errore questi suoi connazionali dispersi, e per richiamarli a una vita più austera, S. Giacomo scrive loro una lettera. In essa si insiste sulla necessità che alla fede vadano congiunte le buone opere. Si danno, poi, varie norme, perché tanto nella vita privata, quanto nelle relazioni sociali siano guidati da uno spirito veramente cristiano; e vengono confortati nelle loro tribolazioni. L’Epistola è tolta dal cap. 1 di questa lettera. Da Dio deriva ogni bene. Da Lui abbiamo avuto il dono inestimabile della vita della grazia, per mezzo della predicazione del Vangelo, parola di verità. Questa parola di verità ciascuno deve accogliere con prontezza, con semplicità, con spirito di mansuetudine.

Alleluja

Allelúja, allelúja.
Ps CXVII:16.
Déxtera Dómini fecit virtútem: déxtera Dómini exaltávit me. Allelúja.

[La destra del Signore operò grandi cose: la destra del Signore mi ha esaltato. Allelúia.]
Rom VI:9
Christus resúrgens ex mórtuis jam non móritur: mors illi ultra non dominábitur. Allelúja.[Cristo, risorto da morte, non muore più: la morte non ha più potere su di Lui. Allelúia.]

Evangelium

Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Joánnem

Joannes XVI: 5-14

In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Vado ad eum, qui misit me: et nemo ex vobis intérrogat me: Quo vadis? Sed quia hæc locútus sum vobis, tristítia implévit cor vestrum. Sed ego veritátem dico vobis: expédit vobis, ut ego vadam: si enim non abíero, Paráclitus non véniet ad vos: si autem abíero, mittam eum ad vos. Et cum vénerit ille, árguet mundum de peccáto et de justítia et de judício. De peccáto quidem, quia non credidérunt in me: de justítia vero, quia ad Patrem vado, et jam non vidébitis me: de judício autem, quia princeps hujus mundi jam judicátus est. Adhuc multa hábeo vobis dícere: sed non potéstis portáre modo. Cum autem vénerit ille Spíritus veritátis, docébit vos omnem veritátem. Non enim loquétur a semetípso: sed quæcúmque áudiet, loquétur, et quæ ventúra sunt, annuntiábit vobis. Ille me clarificábit: quia de meo accípiet et annuntiábit vobis.

[In quel tempo: Gesú disse ai suoi discepoli: Vado a Colui che mi ha mandato, e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? Ma perché vi ho dette queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico il vero: è necessario per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito, ma quando me ne sarò andato ve lo manderò. E venendo, Egli convincerà il mondo riguardo al peccato, riguardo alla giustizia e riguardo al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché io vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il príncipe di questo mondo è già condannato. Molte cose ho ancora da dirvi: ma adesso non ne siete capaci. Venuto però lo Spirito di verità, vi insegnerà tutte le verità. Egli infatti non vi parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito: vi annunzierà quello che ha da venire, e mi glorificherà, perché vi annunzierà ciò che riceverà da me.]

OMELIA

(OMELIE PANEGIRICI E SERMONI DEL PREVOSTO PAROCO IN SANTO STEFANO DI MILANO FRANCESCO MARIA ZOPPI – Томо II. – MILANO – TIPOGRAFIA DI GIUDITTA BONARDI – POGLIANI MDCCCXLII.)

VANTAGGI CHE APPORTO’ AL MONDO LA PARTENZA DI GESÙ CRISTO.

Ogni volta che il divin Redentore parlava a’ suoi discepoli della sua partenza, questi si mostravano curiosissimi di sapere dove egli se ne andasse, non avendo essi ancora inteso che volesse significare la misteriosa partenza di Lui. Quindi allorché disse loro, Figliuoli miei, mi resto ancora un poco con voi, ma poi mi cercherete, e dove Io vo, voi non potete venire; l’apostolo san Pietro si fece tosto ad interrogarlo, dicendo, Signore, dove andate? E quando tornò a dir loro, Io vo a prepararvi il luogo, e dove Io vado, voi lo sapete, e non ne ignorate la strada; l’apostolo s. Tommaso gli rispose subito, Signore, noi ignoriamo dove ve ne andate, e come possiamo saperne la strada? Ma poiché ebbero inteso che la partenza del divin Maestro volea significar prima la morte, indi l’ascensione di Lui al cielo; poiché ebbero pensato che così sarebbero rimasti orfani e privi dell’amata presenza di Lui; poiché ebbero ascoltato dalla sua bocca medesima, che dopo di Lui sarebbero stati essi pure com’Egli aspramente perseguitati, fu sì grande la tristezza onde sono stati compresi, che più non lo interpellarono ove se ne andasse. Tanto è vero, o miei dilettissimi, che sono ben rari coloro che amino la croce, o che non si rattristino quando se la vedono avvicinare. Epperò Gesù Cristo, quasi rimproverandoli dolcemente, disse loro, come si legge nell’odierno Vangelo: Ora Io me ne vado a chi mi ha mandato, e nessuno di voi mi domanda, dove Io me ne vada? ma perché  vi ho detto queste cose, vi lasciate occupare il cuore dalla tristezza. Nunc vado ad eum qui misit me, et nemo ex vo bis interrogat me, Quo vadis? sed quia hæc locutus sum vobis, tristitia implevit cor vestrum. Ma il divin Maestro non si lagna così della tristezza de’ cari suoi discepoli, che loro non ne porga prontissima e molta la consolazione. Vi dico la verità, così prosegue a parlar loro, torna bene per voi ch’Io me ne vada; perché se Io non me ne vo, non verrà a voi il Consolatore; che se io me ne andrò, ve lo manderò: Sed ego veritatem dico vobis: expedit vobis ut ego vadam; si enim non abiero, Paraclitus non veniet ad vos; si autem abiero, mittam eum ad vos. – Ecco come li consola, riflette s. Giovanni Crisostomo: Non vi parlo in modo lusinghiero, e quantunque vi rattristiate fuor di modo, fa d’uopo che ascoltiate ciò che è espediente; ed è proprio di chi ama veramente, il non aver riguardo al desiderio degli amati, quando così conviene, ma l’essere piuttosto sollecito di ciò che può tornare a loro vantaggio. Quando Egli sarà venuto, prosegue a dire Gesù Cristo, convincerà il mondo, Arguet mundum; insegnerà a voi tutte le verità, Docebit vos omnem veritatem; e glorificherà me stesso Ille me clarificabit. Eccovi tre vantaggi: l’uno del mondo, l’altro degli Apostoli e il terzo di Gesù Cristo; ed eccovi tutto il Vangelo d’oggi. Sarebbe di troppo il volere in oggi parlare di tutti partitamente: lasciando dunque per ora quello degli Apostoli e di Cristo, accontentiamoci di esaminare sulle tracce del santo Vangelo in che consista quello del mondo che ci riguarda. – Venuto che sarà il Paraclito, convincerà il mondo, Cum venerit ille, arguet mundum. Intorno a che cosa il convincerà, o dilettissimi? Il convincerà intorno al peccato ed alla giustizia ed al giudizio, Arguet de peccato et de justitia et de judicio. Di quale peccato, di quale giustizia e di qual giudizio? chi sia il peccatore, chi il giusto, chi il giudicato, onde qui parla Gesù Cristo, varii essendo i sentimenti de’ santi Padri, a quello mi attengo che sembrami il più conveniente ed il più utile a nostra istruzione. Il mondo tutto era in peccato anziché Gesù Cristo venisse a liberarnelo: tutti aveano peccato in Adamo, ed al peccato di origine quant’altri ne aggiungevano enormissimi de’ proprj e personali? Fa orrore il leggere nelle sacre Scritture a quale eccesso fosse arrivata la universale corruzione degli uomini: fa orrore il pensare che per punire i peccati degli uomini ha dovuto Dio Creatore, quando o colle guerre o colla peste o colla fame distruggere intere nazioni, quando col fuoco consumare città popolatissime, quando sommergere nell’acque il mondo tutto, e pentirsi d’aver fatta la migliore delle sue creature: fa orrore l’ascoltare l’apostolo s. Paolo, che dichiara, essere stati allora gli uomini ripieni d’ogni iniquità, di malizia, di fornicazione, di avarizia; pieni d’invidia, di omicidio, d’inganno; maligni, seminatori di falsi rapporti, detrattori e nemici di Dio; contumeliosi, superbi, altieri, inventori di sempre nuove maniere di far male; indocili, insensati, senza regola e senza affezione; senza patti, senza sentimento di compassione e di umanità: il quadro è tutto dell’Apostolo. Ma pure quanto erano più perversi di cuore, erano altrettanto più ciechi di mente; e mentre erano pieni di delitti da capo a piedi, non sapevano persuadersi d’essere in peccato, e ricusavano di riguardarsi come peccatori. E così pur troppo avviene tuttavia di chiunque è guasto di cuore. Al venire di Gesù Cristo doveansi poi diradare queste nubi, doveano questi ciechi aprire gli occhi alla luce vivissima che Gesù Cristo veniva a spargere per tutto il mondo: l’esemplare santità della sua vita, l’alta sapienza di sua dottrina, la luminosa evidenza de’ suoi miracoli doveano finalmente disingannarli. Ma quanto pochi furono coloro che siansi dati convinti delle loro colpe, e, credendo in Gesù Cristo, lo abbiano riguardato come il loro liberatore! Voi sapete che per lo contrario il tradussero per un indemoniato, per un impostore, per un peccatore, per un trasgressore della legge, e lo trattarono quale il più perverso ed il più infame de’ malfattori. È d’uopo adunque ch’egli si tolga dagli occhi di questi uomini materiali e carnali, e mandi lo Spirito Santo a convincerli del loro peccato. Erano allora sufficienti le opere di Lui a chiuder loro la bocca – dice san Giovanni Crisostomo – ma quanto più convinti saranno e condannati, quando vedranno rinnovarsi le opere stesse dallo Spirito Santo, e rendersi più perfetta e chiara la dottrina, ed operarsi miracoli più strepitosi, e tutte e sì grandi cose farsi in nome di Lui, ch’essi hanno sì barbaramente trattato! Quanto più manifesta si renderà la gloriosa risurrezione di lui! Finora, prosegue lo stesso santo Dottore, potevano riguardarlo come il Figliuolo del falegname, come quello di cui conoscevano il padre e la madre, e non curarlo, vilipenderlo anzi e maltrattarlo: ma quando vedranno sciogliersi i vincoli della morte, sanarsi le malattie, mandarsi in fuga i demonj, emendarsi i vizj della natura e diffondersi un’immensa pienezza di spirito, e tutte queste cose operarsi coll’invocare soltanto il nome di Gesù, che cosa diranno, Quid dicent? Come il Padre (è sempre lo stesso santo Dottore che parla) ha reso testimonianza di Lui, così la rende lo Spirito Santo; e sebbene l’abbia resa sino dal principio, or pure la renderà, e convincerà il mondo di peccato, Arguet de peccato: non gli lascerà cioè alcun appiglio, e dimostrerà che ha peccato senza che v’abbia luogo a scusa alcuna: Hoc est, omnem auferet excusationem, et sine venia peccasse demonstrabit. Al vedere pertanto le opere meravigliose dello Spirito Santo, forz’è che il mondo si riconosca legato ancora dai vincoli antichi del suo peccato; forz’è che confessi, che non poteva essere sciolto fuorchè dalle mani di Gesù Cristo; forz’è che pianga di non esserne stato da lui liberalo per non avere creduto in Lui: Arguet de peccato, quia non cre diderunt in me. Non tardò diffatti il mondo a darsi per convinto e per colpevole. Investito appena l’apostolo s. Pietro dello Spirito Santo, insegna altamente e pubblicamente a tutta la casa d’Israele, che Cristo, quello stesso ch’essi hanno poco prima messo in croce, è il solo . Salvatore, il vero Messia. Un siffatto parlare dovea concitargli contro l’odio di tutti: tutte le passioni de’ Giudei ne venivano fortemente irritate,e si sarebbe creduto che Pietro dovesse restar vittima di quell’odio stesso che di fresco avea sacrificato il suo divin. Maestro. Ma no, dilettissimi: parla Pietro, ma non è Pietro che parla, è lo Spirito Santo che parla in Lui, e talmente illumina e muove chi lo ascolta, che già si danno per rei, e computi nel cuore e premurosi di riparare il loro delitto, e a Lui e agli altri Apostoli si rivolgono affannosi, dicendo, Fratelli, fratelli, che cosa abbiamo a fare: Quid faciemus, viri Fratres? Predica Pietro per la prima volta, e predica la penitenza e predica il battesimo in nome dell’odiato Gesù; ma non è Pietro che predica, è lo Spirito santo che predica in Pietro, e porta a’ piedi di lui ben tremila persone, che, sinceramente pentite, domandano é ricevono il santo battesimo nel nome di Gesù. Predica Pietro per la seconda volta, e la parola di lui diviene più feconda di prima, ma è lo Spirito Santo che dà la forza e l’efficacia alla parola di Pietro, e penetrando nel cuore di altre ben cinquemila persone, le fa credere in quel Gesù ch’elleno stesse hanno crocifisso.Ma non erano queste che le prime prove della vittoria che lo Spirito Santo anto riportava sul cuore degli uomini: non meno efficace della predicazione di Pietro fu la predicazione di tutti gli altri Apostoli ripieni dello stesso divino Spirito. Si sparsero questi per tutto il mondo, e dappertutto predicarono la stessa fede, lo stesso Vangelo, Gesù Cristo, e questo crocifisso; ed a fronte di ostacoli e molti e fortissimi ei insormontabili, la fede e la religione di Cristo si sparse, si stabilì dappertutto rapidamente, e tutto il mondo confessò il suo peccato di non aver creduto in Gesù Cristo, riconobbe in lui il suo liberatore, e rese pienissima testimonianza col fatto siccome allo Spirito Santo che operava questo grandissimo prodigio, così a Gesù Cristo che lo avea predetto: Arguet de peccato, quia non crediderunt in me. Che se lo Spirito santo così convince il mondo intorno al suo peccato, perché non ha creduto in Gesù Cristo, il convince nello stesso tempo e per la stessa ragione intorno alla santità e giustizia di Gesù Cristo, nel quale non hanno creduto: Arguet de justitia. E qual prova può aggiungere più convincente di quella di andarsene egli al Padre suo e togliersi per sempre agli occhi loro? Quia vado ad Patrem, et jam non videbitis me. Imperciocchè, come osserva il nostro santo Padre, erano soliti i Giudei di accusare Gesù Cristo,che non venisse da Dio, e che fosse però un peccatore, un trasgressore della legge, e tale il credevano, e così bassamente pensavano di Lui, perché il vedevano affatto simile ad ogni altro uomo, vestito della stessa carne, soggetto alle stesse infermità, perché conversavano con ogni confidenza con Lui,e trattavano con Lui come con chicchessia: avranno quindi detto fra loro … Possibile che costui, in tutto simile a noi, sia il Figliuol di Dio, il Salvator del mondo, il vero Messia? Ma ascendendo egli ne’ cieli, e togliendosi per sempre agli occhi loro, conviene che ogni calunnia sia rimossa e confusa: Hinc omnis calumnia amovebitur. – Perocchè, così continua ragionando il santo Padre, se per ciò il credono trasgressore della legge, perchè non sia egli da Dio, quando lo Spirito Santo avrà dimostrato che se ne è da qui partito ed è asceso al cielo non già per un’ora, ma per rimanervi per sempre, come il significa con quelle parole, Già più non mi vedrete, Jam non videbitis me; che cosa mai diranno? Quidnam dicent? Può egli un peccatore restarsene per sempre con Dio Padre? Ecco come con questi due argomenti si toglie dall’animo de’ Giudei ogni mal concepito sospetto. Imperciocchè un peccatore non può operare miracoli a suo capriccio; i miracoli sono un effetto soltanto della virtù di Dio, della quale non vuole e non può usarne ad inganno degli uomini: un peccatore non può restarsene per sempre appresso Dio; anzi non può essere con Lui neppure per un momento, essendo riservata la beata presenza di Lui ad essere il premio e la felicità eterna de’ giusti: Ne que enim peccator miracula facere, neque esse apud Deum perpetuo protest. Dunque lo Spirito Santo li convincerà chi io mi sia, né possono più chiamarmi peccatore, e dirmi ch’io non venga da Dio: Quare non possunt me amplius peccatorem et a Deo non esse dicere: li convincerà ch’Io sono l’Agnello di Dio, l’Agnello senza macchia, quale sono stato loro predicato dal mio precursore Giovanni; che sono il Figliuol di Dio, il Salvatore del mondo, quale Io stesso mi sono dichiarato e confermato sempre sino sulla croce; li convincerà ch’egli stesso è mandato da me di là, dove sono ritornato, e ch’Io siedo alla destra di mio Padre; li convincerà finalmente ch’Io sono il santo, il giusto, la santità, la giustizia stessa; e non solo il santo, il giusto, ma la sola sorgente d’ogni santità e giustizia, Arguet de justitia. Imperciocchè non mi vedranno essi più; e tolta sarà dagli occhi loro quella carne inferma, di cui hanno voluto prendersi scandalo, Jam non videbitis me; ma dalle opere dello Spirito santo che io manderò, conosceranno ch’io non sono, quale appariva agli occhi loro, uomo infermo e peccatore, ma Dio onnipotente e giusto, quale il Padre appresso cui sono asceso, Arguet de justitia, quia vado ad Patrem. Vedranno rozzi pescatori parlare le lingue tutte e confondere i saggi del secolo; uomini timidi ed inermi affrontare l’alterigia e le minacce de tiranni, e farli impallidire; uomini deboli ed impotenti comandare alla natura, cangiarne le leggi a loro arbitrio ed operare non mai più veduti prodigi. Ma per virtù di chi, o dilettissimi, se non per virtù di Lui, che prima di ascendere al cielo, già li avea mandati per il mondo a predicare il Vangelo, e muniti d’ogni sua podestà, e costituiti a stabilire il suo regno e la sua fede sulle rovine di tanti imperi e di tanti errori? Vedranno il mondo tutto cangiare in breve tempo maniera di pensare, cangiare costume e abbracciare la religione di Cristo , cui, siccome contraria ai pregiudizi dell’educazione, agli impegni del partito, alle mire della prudenza carnale e a tutte le passioni, avea prima sommamente abborrita e contraddetta. Ma per forza di chi? se non per forza di Lui che già avea predetto, che non lo avrebbero più veduto, ma spedito avrebbe il suo Spirito a rinnovare la faccia della terra? Arguet de justitia, quia vado ad Patrem, et jam non videbitis me. S’alzerà questo mondo e il principe di lui; s’alzerà quel mondo, come riflette sant’Agostino, di cui sta scritto che non lo conobbe, Et mundus eum non cognovit, gli infedeli, cioè, onde tutto il mondo è pieno, hoc est, homines infideles, quibus toto orbe terrarum mundus est plenus: s’alzerà il principe di questo mondo, che dall’Apostolo S. Paolo si appella il principe di queste tenebre, cioè degli infedeli: Princeps tenebrarum harum, hoc est, infidelium: il demonio, in una parola, si alzerà contro questi alti disegni della divina Sapienza. E quanto già prevalse la forza e l’insidia di lui contro Gesù Cristo! Ei gli sovvertì un apostolo e glielo cangið in un traditore; ei gliene avvilì un altro e lo rese uno spergiuro; egli pervertì il cuore de’ sacerdoti, de’ seniori, de’ Giudei, e li rese ingiusti contro di lui e sacrileghi violatori delle leggi e della religione; egli concitò contro Lui l’odio ed il furore del popolo, che poc’anzi lo avea proclamato suo Re, e lo convertì in carnefice, in crocifissore di Lui; egli finalmente arrivò a conficcarlo su di una croce. Poteva sopra di Lui dimostrare potenza maggiore e menare maggior trionfo? Ma ora appunto che sembra giunto al colmo del suo potere e delle sue vittorie, lo Spirito Santo convincerà il mondo intorno al giudizio, alla condanna pronunziata contro di Lui, Arguet de judicio, e dimostrerà ch’Egli è debellato, vinto, giudicato: Arguet de judicio, quia Princeps hujus mundi jam judicatus est. Imperciocchè al solo segno di quella croce, che già fu il grande trofeo di Lui, non daranno più risposta gli idoli, muti si renderanno gli oracoli, e fugati saranno i demonj non solo da’ corpi degli ossessi, ma fuori da tutta la terra, e cacciati negli eterni abissi; e la voce sola di un discepolo di Gesù crocifisso farà rovinare i tempi, rovesciare gli altari degli déi fallaci, e più non si rammenterà l’impero del principe di questo secolo che con fremito e con orrore. Egli si opporrà alla forza ed alla sapienza dello Spirito Santo vincitore, e contro Lui dai profondi abissi, ov’egli è irrevocabilmente cacciato, adoprerà potere ed arte; userà della propria seduzione, userà del ministero di quanti seguaci egli ha nel mondo, ma vani saranno gli sforzi, inutili gli attentati di lui: contro tutte le passioni del cuore, ch’egli risveglierà e ravviverà più che mai, si promulgherà e si abbraccerà la morale evangelica di Gesù Cristo, che ne impone il freno e la mortificazione: sotto la spada onde armerà egli i tiranni per sacrificare nella sua culla, dirò così, la Chiesa di Cristo ancor bambina, crescerà questa vigorosa, e moltiplicherà i suoi figliuoli senza numero: la violenza di ostinate fierissime persecuzioni, colle quali egli si sforzerà di distruggere ne’ suoi principj la Religione di Gesù Cristo, gioverà anzi a stabilirne e dilatarne l’impero; e la crudeltà de’ persecutori, di cui egli si servirà a terrore de’ Cristiani, diverrà pe’ Cristiani – come dice Tertulliano – un allettamento: In christianis crudelitas illecebra facta est; e quanto più ne mieterà colla falce dei tiranni dal campo della Chiesa, diverrà questo tanto più fertile e coperto di messe sempre più abbondante: Quo plures metimur, eo plures efficimur. Stabilita così e dappertutto estesa la santa Chiesa di Gesù Cristo per virtù dello Spirito Santo da dodici pescatori, contro gli sforzi di questo mondo congiurato, e del principe di lui, resterà convinto il mondo, che il demonio co’ suoi seguaci già è giudicato, condannato, e, come dice sant’Agostino, irremissibilmente destinato al giudizio del fuoco eterno, Judicio ignis æterni irrevocabiliter destinatus est; che ogni potere di lui è distrutto, annientato ogni impero, e che verificandosi va la promessa di Gesù Cristo a Pietro, che le porte dell’inferno non prevaleranno giammai contro la sua Chiesa: Arguet de judicio, quia princeps hujus mundi jam judicatus est. Ormai l’opera grande dello Spirito Santo è compiuta. Siamo noi, o dilettissimi, convinti di tutto ciò di cui venne Egli a convincere il mondo? Io non dubito che alcuno di noi non lo sia. Ma dimostriamo poi tutti di esserlo coi fatti? Ahi! che forse non pochi sono bensì convinti e confessano, come dice l’Apostolo, di conoscere Dio, ma lo negano co’ fatti, e colla vita loro smentiscono la loro fede, la loro persuasione: Confitentes se nosse Deum, factis autem negant. Guardinsi costoro, conchiude sant’Agostino, guardinsi dal giudizio che li aspetta, perché, imitando essi il principe di questo mondo già giudicato, devono a tutta ragione temere di non essere con lui condannati: Caveant futurum judicium, ne cum mundi principe damnentur, quem judicatum imitantur.

IL CREDO

Offertorium


Orémus.
Ps LXV:1-2; LXXXV:16
Jubiláte Deo, univérsa terra, psalmum dícite nómini ejus: veníte et audíte, et narrábo vobis, omnes qui timétis Deum, quanta fecit Dóminus ánimæ meæ, allelúja.

[Acclama a Dio, o terra tutta, canta un inno al suo nome: venite e ascoltate, tutti voi che temete Iddio, e vi narrerò quanto il Signore ha fatto all’ànima mia, allelúia.]

Secreta

Deus, qui nos, per hujus sacrifícii veneránda commércia, uníus summæ divinitátis partícipes effecísti: præsta, quǽsumus; ut, sicut tuam cognóscimus veritátem, sic eam dignis móribus assequámur.

[O Dio, che per mezzo degli scambi venerandi di questo sacrificio ci rendesti partecipi dell’unica somma divinità: concedici, Te ne preghiamo, che come conosciamo la tua verità, così la conseguiamo mediante una buona condotta.]

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Joann XVI:8
Cum vénerit Paráclitus Spíritus veritátis, ille árguet mundum de peccáto et de justítia et de judício, allelúja, allelúja.

[Quando verrà il Paràclito, Spirito di verità, convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio, allelúia, allelúia]

Postcommunio

Orémus.
Adésto nobis, Dómine, Deus noster: ut per hæc, quæ fidéliter súmpsimus, et purgémur a vítiis et a perículis ómnibus eruámur.

[Concédici, o Signore Dio nostro, che mediante questi misteri fedelmente ricevuti, siamo purificati dai nostri peccati e liberati da ogni pericolo.]

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (2)

ORDINARIO DELLA MESSA