1 luglio: Sangue Preziosissimo di GESÙ Cristo
Incipit
In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.
Introitus
Apoc V: 9-10
Redemísti nos, Dómine, in sánguine tuo, ex omni tribu et lingua et pópulo et natióne: et fecísti nos Deo nostro regnum.
Ps LXXXVIII: 2
Misericórdias Dómini in ætérnum cantábo: in generatiónem et generatiónem annuntiábo veritátem tuam in ore meo.
Oratio
Orémus.
Omnípotens sempitérne Deus, qui unigénitum Fílium tuum mundi Redemptórem constituísti, ac ejus Sánguine placári voluísti: concéde, quǽsumus, salútis nostræ prétium sollémni cultu ita venerári, atque a præséntis vitæ malis ejus virtúte deféndi in terris; ut fructu perpétuo lætémur in coelis. [O Dio onnipotente ed eterno, che hai costituito redentore del mondo il tuo unico Figlio, e hai voluto essere placato dal suo sangue, concedi a noi che veneriamo con solenne culto il prezzo della nostra salvezza, di essere liberati per la sua potenza dai mali della vita presente, per godere in cielo del suo premio eterno.]
Lectio
Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Hebræos.
Hebr IX: 11-15
Fratres: Christus assístens Póntifex futurórum bonórum, per ámplius et perféctius tabernáculum non manufáctum, id est, non hujus creatiónis: neque per sánguinem hircórum aut vitulórum, sed per próprium sánguinem introívit semel in Sancta, ætérna redemptióne invénta. Si enim sanguis hircórum et taurórum et cinis vítulæ aspérsus inquinátos sanctíficat ad emundatiónem carnis: quanto magis sanguis Christi, qui per Spíritum Sanctum semetípsum óbtulit immaculátum Deo, emundábit consciéntiam nostram ab opéribus mórtuis, ad serviéndum Deo vivénti’? Et ídeo novi Testaménti mediátor est: ut, morte intercedénte, in redemptiónem earum prævaricatiónum, quæ erant sub prióri Testaménto, repromissiónem accípiant, qui vocáti sunt ætérnæ hereditátis, in Christo Jesu, Dómino nostro. [Fratelli, quando Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraversando una tenda più grande e più perfetta, che non è opera d’uomo – cioè non di questo mondo creato – è entrato una volta per sempre nel santuario: non con il sangue di capri e di vitelli. ma con il proprio sangue, avendoci acquistato una redenzione eterna. Se infatti il sangue di capri e tori, e le ceneri di una giovenca, sparse sopra coloro che sono immondi, li santifica, procurando loro una purificazione della carne; quanto più il sangue di Cristo, che per mezzo di Spirito Santo si offrì senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte, per servire al Dio vivente? Ed è per questo che egli è mediatore di una nuova alleanza: affinché, essendo intervenuta la sua morte a riscatto delle trasgressioni commesse sotto l’antica alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna, oggetto della promessa, in Cristo Gesù nostro Signor].
È legge stabilita da Dio fin dal principio che non vi può essere remissione dei peccati nè piena redenzione senza un sacrificio di espiazione e di riparazione, e che tale sacrificio esige l’effusione del sangue. Nell’antica Alleanza, il sangue richiesto era solo quello degli animali immolati davanti al tabernacolo del Tempio. Se esso bastava a dare una purezza esteriore, era però impotente a santificare le anime e a far entrare nel tabernacolo celeste. Ma nel giorno stabilito dalla divina Sapienza, è venuto Cristo, nostro vero ed unico Pontefice, che ha versato come sacrificio il suo preziosissimo Sangue. Con esso ci ha purificati. Ed è in virtù di quel sangue versato che egli entra e fa entrare nel santuario del cielo. Da quel momento « la sua espiazione e la nostra redenzione sono cosa acquisita definitivamente per l’eternità. Il suo sangue, veicolo della sua vita, purifica non soltanto il nostro corpo, ma la nostra stessa anima, il centro della nostra vita; distrugge in noi le opere di peccato, espia, riconcilia, sigilla e consacra la nuova alleanza e, una volta purificati, una volta riconciliati, ci fa adorare e servire Dio mediante un culto degno di Lui.
Il servizio del Dio vivo.
« Infatti, il fine della vita è quello di adorare Dio. La stessa purezza della coscienza e la santità hanno come ultimo disegno e come termine il culto che rendiamo a Dio. Non si è belli per essere belli, non si è puri per essere puri e non andare oltre. Qualunque bellezza soprannaturale è ordinata in definitiva all’adorazione. È appunto quanto vuole il Padre celeste, degli adoratori in spirito e verità: e la nostra adorazione cresce davanti a Dio insieme con la nostra bellezza e la nostra dignità soprannaturale. Così, il termine della nostra vita soprannaturale non siamo noi, bensì Dio. È Dio che in ultima analisi raccoglie il beneficio di quanto noi diventiamo gradualmente mediante la sua grazia e sotto la sua mano. Dio, in noi, opera per noi. Tutta la nostra vita, quella dell’eternità e quella del tempo, è liturgica e ordinata a Dio» (i).
[Dom Guéranger: L’Anno liturgico; Ed. Paoline, Alba. Vol. II, Imprim. 1956]
Graduale
1 Joann. V: 6; 7-8
Hic est, qui venit per aquam et sánguinem, Jesus Christus: non in aqua solum, sed in aqua et sánguine.
V. Tres sunt, qui testimónium dant in coelo: Pater, Verbum et Spíritus Sanctus; et hi tres unum sunt. Et tres sunt, qui testimónium dant in terra: Spíritus, aqua et sanguis: et hi tres unum sunt. Allelúja, allelúja.
1 Joann V: 9
V. Si testimónium hóminum accípimus, testimónium Dei majus est. Allelúja.
Evangelium
Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Joánnem.
Joann XIX: 30-35
In illo témpore: Cum accepísset Jesus acétum, dixit: Consummátum est. Et inclináto cápite trádidit spíritum. Judæi ergo – quóniam Parascéve erat -, ut non remanérent in cruce córpora sábbato – erat enim magnus dies ille sábbati -, rogavérunt Pilátum, ut frangeréntur eórum crura et tolleréntur. Venérunt ergo mílites: et primi quidem fregérunt crura et altérius, qui crucifíxus est cum eo. Ad Jesum autem cum venissent, ut vidérunt eum jam mórtuum, non fregérunt ejus crura, sed unus mílitum láncea latus ejus apéruit, et contínuo exívit sanguis et aqua. Et qui vidit, testimónium perhíbuit; et verum est testimónium ejus. [In quel tempo, quand’ebbe preso l’aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». Poi, chinato il capo, rese lo spirito. Allora i Giudei, essendo la Parascève, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era, infatti, un gran giorno quel sabato – chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e portati via. Andarono, dunque, i soldati e spezzarono le gambe al primo, e anche all’altro che era stato crocifisso con lui. Quando vennero a Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe: ma uno dei soldati gli trafisse con la lancia il costato, e subito ne uscì sangue ed acqua. Colui che ha visto ne rende testimonianza, e la sua testimonianza è veritiera].
Il Sangue del Cuore di Gesù.
[Dom Guéranger: L’Anno liturgico; Ed. Paoline, Alba. Imprim. 1956]
Nel Venerdì Santo abbiamo inteso per la prima volta questo passo del discepolo prediletto. Dolente ai piedi della Croce su cui era appena spirato il Signore, la Chiesa non aveva allora abbastanza lamenti e lacrime. Oggi trasalisce di altri sentimenti, e lo stesso racconto che le cagionava il pianto la fa esplodere, nelle sue Antifone, in gioia e in canti di trionfo. Se vogliamo conoscerne la ragione, chiediamola agli interpreti autorizzati che essa stessa ha voluto incaricare di mostrarci il suo pensiero in questo giorno. Essi ci insegneranno che la nuova Eva celebra oggi la sua nascita dal costato dello sposo immerso nel sonno (S. Agostino, Trattato 30 san Giovanni); che a partire dal momento solenne in cui il nuovo Adamo permette al soldato di aprirgli il Cuore, noi siamo veramente diventati l’osso delle sue ossa e la carne della sua carne (Discorso del II Notturno). Non stupiamo dunque se d’allora in poi la Chiesa non vede più altro che amore e vita in quel Sangue che si effonde. E tu, o anima, così a lungo ribelle ai tocchi segreti delle grazie di elezione, non desolarti; non dire: «L’amore non è più per me»! Per quanto lontano abbia potuto portarti l’antico nemico con i suoi funesti inganni, non è forse vero che non vi è traviamento, non vi è abisso, si può dire, in cui non ti abbiano seguita i rivi scaturiti dalla sacra sorgente? Credi dunque che il lungo percorso che hai voluto imporre al loro misericordioso inseguimento ne abbia esaurita la virtù? Fanne la prova. E innanzitutto, bagnati in quelle onde purificatrici; quindi, abbevera a lunghi sorsi al fiume di vita quella povera anima affaticata; e infine, armandoti di fede, risali il corso del fiume divino: poiché se è certo che per giungere fino a te non si è separato dal suo punto di partenza, è ugualmente certo che, così facendo, ritroverai la sorgente stessa.
OMELIA
Il Sangue Preziosissimo.
[A. Rey: Il Preziosissimo Sangue; Pia Unione del Prez. Sangue – Roma 1949]
È sangue di un Dio – degno dunque della nostra adorazione
Empii enim estis pretio magno (1 Cor. VI, 20)
L’uomo deve tutto a Dio: principio, essere, doni, corpo, anima, vita naturale, elevazione allo stato soprannaturale. Questa gratuita erogazione di generosi doni non ha che uno scopo per Dio: far vivere l’uomo del suo amore, sempre. Fatalmente interviene la colpa e chi era stato creato ad immagine e somiglianza del Signore, n’è allontanato per sempre, condannato in eterno alla maledizione. Ma il Verbo, spinto da quello stesso amore che mosse da prima queste cose belle (Inf. I, 40), scende ad incarnarsi, ad effondere il suo sangue per la redenzione umana, e l’uomo è riportato in grembo al suo Dio: evatis longe: facti estis prope in Sanguine Agni (Ephes. II, 13). Quel sangue fu detto prezioso da S. Pietro: non corruptibilibus auro vel argento redempti estis…, sed pretioso Sanguine tamquam Agni immaculati Christi (1 Piet. 1; 18)! “Non è pileggio da picciola barca” (Par. 23; 67) addentrarci in questa verità confortante che rappresenta l’abisso insondabile della misericordia divina. La mente s’arresta di fronte a tanto sole; il cuore trasalisce per la gioia, ma non è capace da solo ad intender l’arcano: incomprehensibilia judicia… eius, et investigabilis viæ eius (Rom. XI, 33), l’incomprensibile ci è reso chiaro dalla divina Scrittura, e le vie di Dio ci appaiono piane per correre alla scoperta del vero. Poiché due luci la investono, contenute in queste semplici parole: Sangue prezioso.
I. – Breve preludio sul sangue
Cos’è il sangue? Fisiologicamente è un umore, costituito da un tessuto di sostanza liquida intercellulare e di cellule bianche, rosse e di piastrine; partendo dal cuore, con una doppia circolazione, attraverso arterie e vene, al cuore ritorna e tien salda la vita. Se il sangue si arresta il cuor più non pulsa. È la morte. Il Sangue è vita, forza, vigore, nerbo, salute, e tien legato al corpo lo spirito immortale. Donare il sangue è dare la vita. Preziosa diciamo quella cosa che è di molto prezzo, di grande valore: una pietra rara, una gemma, l’oro, l’argento, il platino; che ci è cara per la sua bellezza, e rarità: un’opera d’arte, un poema, un palazzo. Preziosa la diciamo ancora pel vantaggio che ne deriva, per l’utile che ci dà: una eredità, un donativo regale. Or, qual cosa di maggior prezzo è il valore del sangue che è vita? Qual cosa più rara di un sangue che aderisce profondamente all’anima, creatura bella di Dio, sì da farlo commuovere? Qual cosa più bella del sangue che rivela quella mirabile opera d’arte che è il carattere dell’uomo? E quali stupendi vantaggi non derivano da un sangue offerto, donato, sborsato dall’uomo spinto dall’amore? Quale utile per quelli pei quali il sangue si effonde? Ed ecco al di sopra del misero sangue umano, il Sangue di un Uomo-Dio, che ha prezzo e valore incalcolabile, perché Sangue divino; che è caro per la sua rarità e bellezza, essendo Sangue di grazia; che reca all’uomo il supremo dei vantaggi, quello di farlo consanguineo, partecipe della sua vitalità supernaturale, della sua gloria: Sangue da adorarsi, quindi: da apprezzarsi, da amarsi.
II. – Il Sangue dei martiri
1. – Per apprezzare in tutta l’ampiezza, il valore del Sangue di Gesù è necessario porlo a fianco del sangue dei martiri. Qualche anno fa un Cattolico fervente, sul piazzale di S. Marta, prima di accompagnare i giovani delle Associazioni Cattoliche in visita al Papa, avvicinava giustamente il sangue dei martiri del Circo di Nerone al Sangue prezioso, giacché era questo che rendeva l’altro potente e glorioso.
Il martire è un testimonio che per la verità giunge fino a farsi sgozzare. Il suo sangue sigilla tutta una vita di bene e fa splendere con più evidenza la causa per cui è versato. La scienza ha i suoi martiri: medici che per lenire gli strazi dell’umanità studiano l’applicazione dei raggi ultravioletti e ne restano uccisi; areonauti che per togliere i veli misteriosi dei Poli, soccombono… L’amor patrio ha un martirologio che è patrimonio sacro per tutti i popoli: Colletta, Pellico, Filzi e Battisti … son nomi cari ad ogni cuore italiano!
Ma è la Fede soprattutto che fa del martirio la più fulgida, significativa, gloriosa testimonianza, perché all’infinito si distanzia, per dignità, da ogni altra idea, da ogni altra potente passione. Essa è al disopra della scienza e della patria!
2.) Il valore del sangue si desume dalla persona che lo versa.
Percorrete i cuniculi, gli ambulacri delle Catacombe. Sui loculi contrassegnati da simboli cristiani, c’è dei nomi, semplici nomi: Agape, Pectorio, Acilio Glabrione, Agnese, Cecilia. Accanto al loculo che racchiude i resti mortali di un senatore, di una donna aristocratica c’è quello di un oscuro bottaio, di un fabbricante di balocchi. La morte tutti ha uguagliato: in ciò il sangue di Couvier non si distingue da quello di Luigi XVI e di Maria Antonietta. Ma quei nomi contrassegnano una vita, quei corpi rappresentano tesori non tanto perché di Cristiani, ma perché di martiri. Già quei corpi son santi, unti un giorno del crisma del Cristo nel Battesimo, incorporati a Cristo nella comunione del suo corpo, del suo sangue, templi dello Spirito Santo. Non per altro Paolo chiamò Santi i fratelli nel Cristo; vedeva in essi la grazia santificante. E Damaso nella epigrafe della celeberrima martire romana Agnese, dice santi i suoi genitori: sanctos… retidisse parentes. E S. Pietro giustifica l’orgoglio gens sancta, regale sacerdotium (1 Pietr. II, 9)! Ma un alone di gloria circonda quelle ossa che pullulant de loco suo (Eccl. XLVI, 14), per la morte che la Scrittura chiama appunto preziosa: pretiosa in conspectu Domini mors sanctorum ejus (Ps. CXV, 15), per la morte non nobilitata solo dal Cristo con l’elargizione della suprema grazia, la perseveranza finale, ma resa gloriosa per l’effusione del sangue, degna risposta al Cristo che per tutti ha effuso il suo, in supremo amore! Egli dinanzi ai presidi li rese gagliardi e diede alla loro lingua le parole per confondere i sofismi, le minacce, le blandizie. Egli rese potente la loro volontà sino a farli esclamare; frangar, non flectar! (mi spezzo, ma non mi piego) Egli col suo sangue, col valore del suo sacrificio, ha impreziosito il sangue dei martiri.
« Che bisogno ha Egli di carne, rifatta ora senza macchia. Che bisogno ha Egli di un cuore che deve sanguinare e soffrire, scegliendo la parte migliore? » domandava a. se stessa l’esule poetessa italiana (C. Rossetti).La risposta è data dai martiri: prese umana carne, umanocuore perché dal suo sangue, dal suo cuore e dalle sue sofferenzegli uomini potessero avere la forza divina di patire e dare per Luiil glorioso sangue! Eccoli salgono al cielo agitando corone e palme, seguendo « i fiori dei martiri e le prime gemme della Chiesa nascente in mezzo al verno dell’incredulità e consumate dal gelo della persecuzione »: i Santi Innocenti, dei quali sì bellamente
canta Prudenzio (Inno: Salvete):
Il Redentor sue vittime
prima vi scelse: voi
della sua nuova legge
e de’ martiri suoi
siete tenera gregge;
e in olocausto offerti
sull’are insanguinate
colle palme scherzate – e con i serti.
Gli angeli si chiedono: Qui sunt hi et unde venerunt? Ed il Padre afferma deciso: Hi venerunt de magna tribulatione et laverunt stolas suas in Sanguine Agni(Ap. VII, 14). In quel loro martirio c’è il martirio stesso del Cristo; in quel Sangue lo stesso Sangue del Cristo ch’è il Rex gloriosus martyrum (Brev. Rom.). E l’uomo è sublimato sino al soglio di Dio, dopo la vittoria conseguita sul dragone pel Sangue dell’Agnello: hi vicerunt draconem propter sanguinem Agni! Laverunt stolas suas in Sanguine Agni! (Ap. XII, 11) Ideo, coronati, triumphant! (Sap. IV, 2)
3.) Ma il valore del Sangue si desume ancora dalla causa per cui il martire lo sparge.
Il sangue del martire cristiano acquista un valore più alto d’ogni martire, in quanto è sparso per una idealità suprema: la Fede: confessi sunt Christum! E l’apoteosi della virilità cristiana quel sangue. Quel sangue è sparso per un amore supremo, quello per Dio. L’olocausto del martire è il riconoscimento pieno dei diritti di Dio sulle creature, la distruzione di tutto l’essere per l’atto sublime del sacrificio; sicché Ireneo poteva dir con ragione che il martire diventa altare e sacrificio insieme. Ecco perché sotto la pietra sacra dell’altare ci sono le ossa dei martiri, ed i Greci nei Dittici ne esaltano la memoria che in benectione est (Eccl. IV, 7)!
I malvagi che li percuotono non sanno immaginare in essi che insania, vano furore, fanatismo; ma debbon poi confessare che s’allontanarono dalla via della verità: locuti sunt falsa (Ps. LVII, 4)! La Scrittura raccoglie il loro straziante lamento: Nos insensati ! vitam illorum æstimabamus insaniam et exitum illorum sine honore! Ecce quomodo completati sunt inter filios Dei, et inter sanctos sors illorum est (Sap. V, 4).
Si spiega così il culto dei martiri nelle Catacombe. Pie mani ne raccolgono i resti, li ravvolgono in preziose stoffe, li adagiano nei loculi; accanto ad essi pongono l’ampolla del sangue; li chiudono con una lapide che, dopo il loro nome, porta l’invocazione, la preghiera: Vivas in Deo… Ora pro nobis! Negli arcosoli, dominati dalla ieratica figura di una orante con le braccia stese e gli occhi grandi ripieni di Dio, son deposti sotto l’altare dell’Agnello i martiri che, come nella visione apocalittica, gridano al sommo Martire:
Usquequo, Domine, non iudicas et… non vindicas sanguinem nostrum (Apoc. VI, 10)! L’ultimo atto della loro vita non è segnato colla macabra parolache rattrista; fine, morte. La Chiesa lo definisce dies natalis, natalicium martyris (Martir. Rom.). Presso quelle membra anche Damaso Papa vorrebbe sua condere membra, ma teme di vexarecon la sua indegnitàle loro ossa gloriose!
Ecco perché i Cristiani, come il gran Papa, cantore delle gesta dei martiri, amano, desiderano ardentemente seguirli nella morte cruenta, per amor di Cristo, come la piccola Agnese che si slaccia dal grembo della nutrice per presentarsi al tiranno, sfidandone la rabbia e dichiarandosi pronta alla morte pel suo Sposo; esser sepolti ov’essi son sepolti; e – pegno di protezione altissima – conservano gelosamente sul petto, vicino al Vangelo, i lini inzuppati nel sangue spicciato dalle loro membra percosse, colato sulla terra santificata! – Pieghiamoci, in riverenza, di fronte a quei nomi, a quelle vite, a queste ossa, a questo sangue! Baciamo quelle tombe che sono are, quelle lapidi tepide ancora del sangue versato per Cristo! Veneriamo quei santi dalla purpurea aureola; preghiamo di esser degni del loro sacrificio, della loro testimonianza!
Il Sangue di Gesù
Ma cos’è questo venerando sangue di fronte a quello versato da Gesù?
Chi è Gesù? La poesia ne ha esaltato sembiante e nome. « Un agnello è innocente e mite sulla morbida erbosa zolla; e Gesù Cristo, l’Immacolato, è l’Agnello di Dio. Egli solo è immacolato sulle ginocchia di sua Madre, bianco e rosso, ahimè!.. presto sarà sacrificato per voi e per me! Eppure agnello non è parola abbastanza soave, né è giglio nome abbastanza puro, e un altro nome ha scosso i nostri cuori, avvivandone la fiamma: Gesù! Questo nome è musica e melodia; il cuore col cuore in armonia, cantiamo ed adoriamo » (C. Rossetti)! « Qual è il tuo nome? – gli chiede il Thompson – Oh! mostramelo ». E Gesù risponde: « Il mio nome non potete saperlo: È un avanzarsi di bandiere, uno sfolgorare di spade; ma i miei titoli che son grandi non sono essi nel mio costato? – Re dei R e – son le parole – Signore dei Signori »! (Poems). Storicamente è il più saggio dei sapienti; L’aquila di Stagira non ha ali sufficienti per raggiungerlo nel volo: la Sua sapienza è infinita, i n Lui sunt omnes thesauri sapientiæ et scientiæ(Col. II, 3) – Il più eccelso dei filosofi, Socrate impallidisce dinanzi a Colui che investe della sua luce tutti i problemi dello spirito, scoprendone le meraviglie: Dante te illis, omnia implebuntur bonitate (Ps. CIII, 28)! – I più grandi dei legislatori, Numa Pompilio, Licurgo, Solone paion pigmei nelle loro leggi che sovente giustificano anche il delitto, come la servitù, l’uccisione dei vecchi e dei bimbi malati, il divorzio! Egli stesso è la legge immacolata che india le anime: Lex tua immaculata, convertens animam (Ps. XVIII, 8)! Poeti, oratori, guerrieri non gli stanno a petto. Il Vangelo offusca Omero e l’acceca con la sua grandiosa semplicità. Demostene e Cicerone diventan pedestri dinanzi al Sermone della montagna. Cesare ed Alessandro si arrestano nelle loro inutili stragi di fronte ad una forza che pretende solo il suo sangue per salvare l’umanità: l’amore che ogni cosa vince, Omnia vincit amor (Virg. Ecl. 10, 69)! – Ma Gesù, vivo e vero nella sua incompresa grandezza, balza dal Vangelo. – Io ed il Padre siamo una cosa sola (Joann. X, 30)! Io sono nel Padre, Egli è in me! Chi vede me, vede mio Padre (Ibi XIV, 9))! dice a Filippo. – Io son la via, la verità, la vita (Joan. XIV, 6). Son l’alfa e l’omega (6 Apoc. I, 8). Io son la luce del mondo(Joan. VIII, 12) . Io la fonte che disseta perché contiene le acque che risalgono alla sorgente della eterna vita (Joan. IV, 14). Io sono il pane di vita disceso dal cielo (Joan. VI, 35) . Ecco le sue affermazioni apodittiche. Questi è il mio Figlio diletto nel quale ho poste le mie compiacenze! dice Dio Padre sul Giordano e sul Tabor (Luc. III, 29) . Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivente! testimonia San Pietro (Matt. XVI, 16). – Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo(Joann. I, 29)! – proclama Giovanni dinanzi alle turbe. – Avete crocifisso il Re della gloria ; voi avete ucciso Dio! (Act. III, 15)dichiarano Pietro e Paolo ad ebrei indurati. Gli Angeli stessi, vedendolo salire, possente, col segno della gloria incoronatosi chiedono: Quis est iste qui venit de Edom, tinctis vestibus de Bosra iste formosus in stola (Is. LXIII, 1)? E si senton rispondere: – Egli è il Re della gloria che sale con le vesti bagnate di sangue! – E Cristo entra nella gloria del Padre!In Lui – sappiamo dalla Fede – la divina natura è uguale a quella del Padre e dello Spirito Santo, ma la sua Persona, quella del Verbo, è distinta da quelle del Padre e del Paraclito. Questo Verbum, genitum non factum, consustanziale al Padre, Dio veroda Dio vero, eterno, ante omnia sæcula genitus(Credo – Symb. Atan.), prende, nel tempo,la umana natura nel seno immacolato di Maria; l’assume nella sua persona e diviene uomo senza lasciare di essere Dio; verus homo ex substantia matris in sæcula natus(Idem). Questa incarnazione non è una conversione della divinità nella carne, ma assunzione della umanità in Dio: non conversione divinitatis in carnem, sed assumptione humanitatis in Deum. E il Verbum caro factum (Joan. I, 14. In Cristo due nature dunque: la divina e l’umana, ma unica la Persona. Or le azioni, non son della natura ma del supposito, della persona: actiones sunt suppositorum (S. Th. Th. III, q. 19 ad 1). E poiché in Cristo la persona è divina, divine sono le sue azioni. Sicché quel Sangue purissimo natus ex Maria virgine (Symb. Apost.), è divino, perciò preziosissimo.Quando si effonde sul Calvario ha un valore divino, perciò preziosissimo. Quando si riversa sull’umanità per riscattarla e purificarla, la sua azione, la sua efficacia son divine, perciò Sangue preziosissimo!
Sono adunque preziosissime anche le ragioni per cui Egli lo versa.
a) Ripara infatti l’onore del Padre offeso dall’uomo, con l’onore a Lui reso con l’effusione del sangue: obtulit semetipsum Deo (Hebr. IX, 14), e pacifica l’uomo con Dio: pacìfìcans per sanguinem crucis ejus sive quæ in cœlis sive quae in terris sunt. (Col. I, 20). Ma una tale riparazione, una tal pacificazione sono di valore infinito.
b) Redime l’uomo peccatore. – Il Sangue ha una sua peculiare virtù redentrice. Quello di Virginia libera Roma dai Tarquini, quello di Lucrezia l’affranca dai Decemviri, quello delle rivoluzioni dà un nuovo orientamento alla storia. Ma il Sangue di Cristo ha dato l’assetto definitivo all’uomo, sciogliendolo dai vincoli del servaggio, liberandolo dalla pena eterna: redemit de domo servitutis! (Galat. III, 13). Quel Sangue è sborsato per testimoniare la verità: ad hoc veni in mundum ut perhibeam testimonium veritati(Joan. XVIII, 37). E la verità è questa: il mondo deve riconoscere Iddio per suo Padre, ed amare il Figlio che l’ha redento: hœc est vita æterna ut cognoscat mundus Patrem et quem misit, Jesum Christum(1 Joan. III, 6). L’Agnello di Dio s’immola per affermar questa verità che ha bandito solennemente dinanzi al popolo, al sinedrio, ai tribunali; ed il sangue e l’acqua che escono dal suo cuore, sulla croce, ne sigillano l’infinito amore: hic est qui venit per aquam et sanguinem; non in aqua solum sed in aqua et sanguine(Joan, XVIII, 3).
Ecco il Sangue preziosissimo!
Or, se a Dio si deve l’adorazione ed a tutto ciò che a Dio appartiene come sua essenza e natura, il Sangue preziosissimo, che al Verbo fatto carne appartiene come sua essenza e natura, è degno della nostra adorazione: Digum est Agnus accipere honorem, gloriam et benedictionem, quia occisus est et redemit nos in Sanguine suo! (Apoc. V, 12). E noi dobbiamo, tremanti, piegare i ginocchi dinanzi al prezzo di tanto valore, e cantar con la Chiesa al R e dei Martiri: Christum Dei Filium, qui suo nos redemit sanguine, venite, adoremus! (Brev. Rom.).
Esempio
L’illustre storico Cesare Baronio dell’Oratorio, discepolo insigne di San Filippo Neri, nei suoi Annali, all’anno 446 riporta questo mirabile fatto. In Costantinopoli, un ebreo, di notte, preso un Crocifisso ch’era avanti la casa di un Cristiano l’immagine sfregiò sul volto, e da questa spiccò tepido sangue. Atterrito il sacrilego corse a gettarla entro un pozzo vicino, tornandosene poi in fretta, a casa, ove raccontò tutto alla moglie. Il giorno dopo, la gente che andava ad attingere l’acqua vide con grande sorpresa che essa era tutta rosseggiante di sangue. Giunta la inusitata novella all’orecchio del Prefetto della città, e sospettando questi giustamente che entro il pozzo vi fossero uomini trucidati, ordinò che fosse vuotato. E vuotato che fu, ecco ritrovato il Crocifisso, che ancor versava sangue dalla ferita infertagli. L’imperatore, pur di conoscere la verità dell’accaduto, promise il condono d’ogni pena al reo, purché da se stesso si costituisse. Prima la moglie, poi l’ebreo si presentarono lagrimanti, e confessarono schiettamente il delitto. Ma quel sangue gridò misericordia, non vendetta. Compunti a tanto miracolo, chiesero il Battesimo ed abbracciarono la Fede di Gesù Cristo, divenendo così, da nemici, suoi consanguinei! – Il pozzo, essendo poco distante da Santa Sofia, vi fu raccolto con l’erezione di una nuova Cappella che si chiamò del Pozzo santo. Su questo fu posto un coperchio d’oro, sormontato dal prodigioso Crocifisso. Ancora una volta Gesù aveva mostrato di qual valore infinito fosse il suo Sangue! E come Egli è disposto, anche dopo il Calvario, a versarne, per nostro amore, dell’altro ancora!
Anima mia, vedi quanto tu vali? Pretium sanguinis es! (Matt. XXVII, 6). Fedeli, non con oro od argento corruttibili voi siete stati redenti, ma col Sangue del Figlio di Dio, col suo Sangue preziosissimo: non corruptibilibus auro vel argento redempti estis, sed pretioso sanguine quasi Agni immaculati Christi (1 Piet. I, 18).
Preghiera
O sangue che i martiri esaltano nel Cielo perché il loro, prezioso divenne per la tua preziosità, pel tuo valore; o Sangue che fosti per essi forza e resistenza, gaudio, gloria, Sangue di un Dio, perché unito alla Persona santissima del Verbo, Sangue che fosti versato per amore supremo onde placare il Padre, redimere il peccatore, render testimonianza alla verità, sii tu benedetto ed adorato! Ai tuoi piedi non Giuda, che lo sprezza, ma Giovanni che se ne abbevera, nei figli che riconoscono la preziosità che ogni anima ha reso preziosa, per gridarti: – Misericordia, perdono, amore! – Con tutti i santi del Cielo, coi martiri, con gli Angeli ti lodiamo ed adoriamo; e se indegna è ancora pel peccato la nostra anima, mondala, o prezioso Sangue. È tua! Mondala col tuo bagno salutare che ci renda Cherubini innanzi al tuo trono. Ognuno di noi ti prega, o Agnello santo, con la strofe mirabile di Tommaso: Pie pellicane. Jesu Domine, me immundum munda tuo Sanguine (Adoro Te). e tutti, con la voce della Chiesa, nell’inno del ringraziamento: Te ergo quæsumus, tuis famulis subveni, quos pretioso Sanguine redemisti (Te Deum) – Amen!
Risoluzione
In riparazione della crudele indifferenza di tante anime verso il Redentore, cercate di parlare ogni giorno di questa devozione ed inculcarne la pratica.
(S. Gaspare del Bufalo)
Fiorellino spirituale
O Sangue, medicina delle nostre anime, guariteci!
(S. Caterina da Siena).
Credo…
Offertorium
Orémus
1 Cor X:16
Calix benedictiónis, cui benedícimus, nonne communicátio sánguinis
Christi est? et panis, quem frángimus, nonne participátio córporis Dómini est? [Il calice dell’eucarestia che noi benediciamo non è forse
comunione del sangue di Cristo? Il pane che noi spezziamo non è forse comunione
col corpo di Cristo?]
Secreta
Per
hæc divína mystéria, ad novi, quǽsumus, Testaménti mediatórem Jesum accedámus:
et super altária tua, Dómine virtútum, aspersiónem sánguinis mélius loquéntem,
quam Abel, innovémus. [O Dio onnipotente, concedi a noi, per questi
divini misteri, di accostarci a Gesù, mediatore della nuova alleanza, e di
rinnovare sopra il tuo altare l’effusione del suo sangue, che ha voce più
benigna del sangue di Abele]
Communio
Hebr IX: 28
Christus
semel oblítus est ad multórum exhauriénda peccáta: secúndo sine peccáto
apparébit exspectántibus se in salútem [Il
Cristo è stato offerto una volta per sempre: fu quando ha tolto i peccati di
lutti. Egli apparirà, senza peccato, per la seconda volta: e allora darà la
salvezza ad ognuno che lo attende]
Postcommunio
Orémus.
Ad
sacram, Dómine, mensam admíssi, háusimus aquas in gáudio de fóntibus
Salvatóris: sanguis ejus fiat nobis, quǽsumus, fons aquæ in vitam ætérnam
saliéntis: [Ammessi, Signore, alla
santa mensa abbiamo attinto con gioia le acque dalle sorgenti del Salvatore: il
suo sangue sia per noi sorgente di acqua viva per la vita eterna]