I SERMONI DEL CURATO D’ARS (Venerdì Santo)

VENERDI SANTO

Il peccato rinnova la passione di Gesù-Cristo.

[Discorsi di San G. B.M. VIANNEY curato d’Ars – Vol. II.; IV. Ediz. Totino-Roma, Ed. Marietti 1933]

Prolapsi sunt: rursum crucifigentes sibimetipsis Filium Dei.

Coloro che peccano crocifiggono in se stessi nuovamente il Figlio di Dio.

(S. Paolo: agli Ebrei, VI, 6.)

Possiamo, F . M., concepire un delitto più orribile di quello che commisero i Giudei, quando fecero morire il Figlio di Dio, che essi aspettavano da quattro mila anni, Lui che era stato l’ammirazione dei profeti, la speranza dei patriarchi, la consolazione dei giusti, la gioia del cielo, il tesoro della terra, la felicità dell’universo? Alcuni giorni prima, l’avevano ricevuto in trionfo nella sua entrata in Gerusalemme, manifestando così chiaramente che lo riconoscevano pel Salvatore del mondo. Ditemi, F. M., è possibile, che ciò nonostante lo vogliano far morire dopo averlo satollato d’ogni sorta d’oltraggi? Qual male aveva dunque loro fatto il divin Salvatore? O piuttosto qual bene non faceva loro, liberandoli dalla tirannia del demonio, riconciliandoli col Padre suo, aprendo la porta del cielo, che il peccato di Adamo aveva loro chiusa? Ahimè! di che non è capace l’uomo che si lascia accecare dalle sue passioni! Pilato lascia loro la scelta di aver libero Gesù o Barabba, un famoso assassino. Essi liberano il ladro carico di delitti: e Gesù, la stessa innocenza, anzi il loro Redentore, vogliono che sia fatto morire! Mio Dio qual preferenza indegna! Ciò vi sorprende, F. M., ed avete ragione: eppure vi dirò che noi facciamo questa preferenza ogni volta che pecchiamo. E per meglio farvelo sentire, vi mostrerò quanto è grande l’oltraggio che facciamo a Gesù Cristo, preferendo la via delle nostre passioni alla via di Dio. – Sì, F. M., la malizia degli uomini ha fatto trovar loro dei mezzi per rinnovare i patimenti e la morte di Gesù Cristo, non solo allo stesso modo crudele adoperato dai Giudei, ma altresì in un modo sacrilego e orrendo. Gesù Cristo sulla terra non aveva che una vita, ed un Calvario, sul quale venir crocifisso: ma dopo la sua morte, l’uomo coi suoi peccati gli fa trovar tante croci quanti sono i cuori sulla terra. Per meglio convincercene, esaminiamo la cosa più davvicino. Che cosa scopriamo nella passione di Gesù Cristo? Non è un Dio tradito, abbandonato persino dai suoi discepoli: un Dio messo a confronto con un infame assassino: un Dio esposto al furore dell’empietà, e trattato come un re da burla? Infine, non è un Dio posto su di una croce? Tutto ciò, ne converrete, era ben umiliante e crudele nella morte di Gesù Cristo. Eppure, F. M., non esito a dire che quanto avviene ogni giorno fra i Cristiani è assai più doloroso per Gesù Cristo di quanto gli fecero soffrire i Giudei.

1° So bene che Gesù Cristo fu tradito ed abbandonato dai suoi Apostoli: forse fu questa la ferita più dolorosa pel suo Cuore così buono. Ma affermo altresì che per la malizia dell’uomo e del demonio viene rinnovata ogni giorno questa ferita così dolorosa da un numero in finito di cattivi Cristiani. Se Gesù Cristo, F. M., ci ha lasciato nella santa Messa il ricordo ed i meriti della sua Passione, ha pur permesso che vi fossero ancora uomini e Cristiani che portano il carattere di suoi discepoli, e tuttavia lo tradiscono e l’abbandonano quando se ne presenta l’occasione. Non si fanno scrupolo alcuno di rinunciare al Battesimo e di rinnegare la loro fede: e ciò pel timore di essere derisi o sprezzati da qualche libertino o da qualche miserabile ignorante. Di questo numero sono tre quarti degli uomini d’oggigiorno, che non osano mostrare coi loro atti d’essere Cristiani. Ora noi l’abbandoniamo il nostro Dio ogni volta che tralasciamo di pregare al mattino od alla sera, e manchiamo alla santa Messa, ai Vespri, e alle altre funzioni della Chiesa. Abbiam abbandonato il buon Dio da quando non frequentiamo più i Sacramenti. Ah! Signore, dove sono coloro che vi sono fedeli, e vi seguono sino al Calvario? … Gesù Cristo, durante la sua passione, prevedeva già che ben pochi Cristiani lo seguirebbero dappertutto, non lasciandosi separare da lui né dai tormenti, né dalla morte. Fra tutti i suoi discepoli, allora vi fu solo la sua santa Madre e S. Giovanni che ebbero abbastanza coraggio d’accompagnarlo sino al Calvario. Finché nostro Signore colmò di benefizi i suoi discepoli, essi furono sempre pronti a soffrire. Così erano S. Pietro, S. Tommaso: ma giunto il momento della prova, tutti l’abbandonarono. Immagine evidente di tanti Cristiani che fanno a Dio le più belle promesse, ma alla minima prova lo lasciano e l’abbandonano: non vogliono riconoscere né Dio né la sua provvidenza: una piccola calunnia, un piccolo torto ricevuto, una malattia un po’ lunga, il timore di perdere l’amicizia di alcuno dal quale ricevettero o sperano di ricevere qualche favore, fa loro considerare la Religione come un nulla: la mettono da parte, e giungono persino a scagliarsi contro chi la pratica. Pigliano tutto in mala parte, maledicono coloro che stimano causa dei loro malanni. Ahimè! mio Dio, quanti disertori! quanto pochi Cristiani vi seguono, come la santa Vergine, sino al Calvario! … Ma, mi direte, come possiamo noi conoscere se seguiamo Gesù Cristo? — F. M., niente di più facile a sapersi: quando osservate fedelmente i suoi comandamenti. Ci è ordinato di pregar Dio mattino e sera con grande rispetto: ebbene lo fate voi in ginocchio prima di mettervi al lavoro, coll’intenzione di piacere a Dio e salvar l’anima vostra? ovvero, al contrario, lo fate per abitudine, per usanza, senza pensar a Dio, senza curarvi che siete in pericolo di perdervi, e quindi avete bisogno delle grazie del Signore per non dannarvi? I comandamenti di Dio vi proibiscono di lavorare in giorno di domenica. Ebbene! vedete se vi siete fedeli, se avete passato santamente questo giorno nella preghiera, oppure confessando i vostri peccati, per timore che la morte vi sorprenda in tale stato da farvi cadere nell’inferno. Esaminate il modo col quale assistete alla santa Messa, per vedere se siete ben penetrati della grandezza di questa azione, se avete veramente pensato che era Gesù Cristo stesso, come uomo e come Dio, presente sull’altare. Vi siete venuti colle disposizioni che aveva la Ss. Vergine sul Calvario, giacché è lo stesso Dio, ed il medesimo sacrificio? Avete detto a Dio quanto eravate pentiti di averlo offeso, e che avreste preferito, coll’aiuto della sua grazia, di morire, anziché di peccare ancora? Avete fatto tutto il possibile per rendervi degni dei favori che Dio voleva accordarvi? Gli avete domandato che vi facesse la grazia di ben approfittare delle istruzioni che avete avuto la buona fortuna di udire, e che hanno solo il fine di istruirvi sui doveri verso di Lui e verso il prossimo? I comandamenti di Dio vi proibiscono di bestemmiare: vedete quali parole escono dalla vostra bocca, consacrata a Dio pel santo Battesimo: esaminate se pronunciate invano il santo nome di Dio, se avete l’abitudine di dire parole cattive? Dio vi ordina con un comandamento di amare il padre o la madre… Dite di essere figli della Chiesa …; vedete se osservate quanto vi comanda (citarne i precetti). Sì, F. M., se siamo fedeli a Dio come la santa Vergine, non temeremo né il mondo né il demonio: saremo pronti a sacrificare tutto anche la vita. Ecco un esempio. – La storia racconta che dopo la morte di S. Sisto tutte le ricchezze della Chiesa furono affidate a san Lorenzo. L’imperatore Valeriano fece venire il santo alla sua presenza, egli ordinò di consegnargli tutti quei tesori. S. Lorenzo, senza scomporsi, domandò una dilazione di tre giorni. Frattanto, raccolse quanti poté ciechi, storpi, ed altri poveri ed ammalati, colpiti da infermità o coperti di ulceri. Passati i tre giorni, S. Lorenzo li mostrò all’imperatore dicendogli che quello era il tesoro della Chiesa. Valeriano, sorpreso e irritato dalla presenza di quella folla, che sembrava riunire tutte le miserie della terra, s’infuriò, e voltandosi ai soldati ordinò di caricar intanto S. Lorenzo di catene di ferro, riservandosi poi il piacere di farlo morire di morte lenta e crudele. Infatti lo fece battere con verghe, gli fece lacerar la pelle e subire tormenti d’ogni sorta: il santo si burlava di queste torture, sicché Valeriano, fuori di sé, fece stendere Lorenzo su d’un letto di ferro sotto il quale fu acceso un piccolo fuoco di carboni, per farlo arrostire adagio adagio, e render la sua morte più crudele e più lenta. Quando il fuoco ebbe consumato una parte del suo corpo, S. Lorenzo, sempre ridendosi dei supplizi, si volse all’imperatore, col viso ilare e tutto splendente: “Non vedi, dissegli, che la mia carne è abbastanza arrostita da un lato? voltala adunque dall’altro, onde sia ugualmente gloriosa in cielo. „ D’ordine del tiranno, i carnefici voltarono il martire. Dopo un po’, S. Lorenzo s’indirizzò all’imperatore. “La mia carne è ora ben arrostita; puoi mangiarne. „ Non riconoscete, F. M., a questi segni un Cristiano che, imitando la Ss. Vergine e S. Giovanni, seppe seguire il suo Dio sino al Calvario? Ahimè! che sarà di noi, quando Dio ci metterà in faccia a questi Santi, che preferirono di tutto soffrire anziché rinnegare la loro religione e la loro coscienza?

2° Noi non ci contentammo di abbandonare Gesù Cristo, come gli Apostoli che, dopo essere stati ricolmati di benefizi, fuggirono quando Egli aveva maggior bisogno di consolazione; ahimè, quanto grande è il numero di coloro che preferiscono Barabba, cioè preferiscono seguire il mondo e le passioni, anziché Gesù Cristo carico della sua croce! Quante volte lo ricevemmo come in trionfo nella santa Comunione, e poco dopo, sedotti dalle passioni, abbiamo preferito a questo Re di gloria, ora il piacere di un momento, ora un vile interesse, cui andiamo dietro nonostante i rimorsi della coscienza! Quante volte, F. M., non ci siamo divisi tra la coscienza e le passioni, ed in questa lotta abbiamo soffocato la voce di Dio per non ascoltar che quella delle nostre cattive inclinazioni! Se ne dubitate, ascoltatemi un istante, e lo capirete assai chiaramente. La coscienza, che è il nostro giudice, quando facciamo qualche cosa contro la legge di Dio, ci dice internamente: “Cosa fai? … ecco il tuo piacere da una parte, ed il tuo Dio dall’altra: non puoi piacere a tutt’e due insieme: per chi vuoi dichiararti?… Rinuncia o al tuo Dio o al tuo piacere.„ Ahimè! quante volte facciamo come i Giudei: diamo la preferenza a Barabba, cioè alle passioni! Quante volte abbiam detto: “Voglio il mio piacere ! „ La coscienza ci ha risposto: “Ma del tuo Dio, che cosa sarà? „ — “Ne sia pur quel che gli garberà, rispondono le passioni; io voglio soddisfarmi. „ — “ Sai bene, ci dice la coscienza coi rimorsi che ci fa sentire, che gustando quel piacere proibito, fai morire una seconda volta il tuo Dio! „ — Che m’importa, risponde la passione, se il mio Dio vien crocifisso, purché io mi accontenti?„ — 8 Ma che male t’ha fatto il tuo Dio, e qual ragione hai d’abbandonarlo? Sai bene che ogni volta lo hai disprezzato, te ne sei pentito: e elle seguendo le cattive inclinazioni perdi l’anima tua, il cielo ed il tuo Dio!„ — Ma la passione, che arde dal desiderio di soddisfarsi: “ Il mio piacere, ecco la mia ragione: Dio è nemico del mio piacere; sia crocifisso! „ — “Preferirai tu il piacere d’un istante al tuo mDio? „ — “ Sì, esclama la passione, avvenga che può dell’anima mia e del mio Dio, purché io goda. „ Ecco intanto, F. M., ciò che facciamo ogni qual volta pecchiamo. E vero che non ce ne rendiam sempre conto così chiaramente: ma sappiam benissimo che ci è impossibile desiderare e commettere il peccato, senza perder Dio, il cielo e l’anima. Non è vero che ogni volta che siamo sul punto di peccare, udiamo una voce interna la quale ci grida di fermarci; altrimenti ci perdiamo, e facciam morire il nostro Dio? Ah! possiam ben dirlo, F. M., la Passione che i Giudei fecero soffrire a Gesù Cristo era quasi un nulla in confronto di quella che i Cristiani gli fan patire cogli oltraggi del peccato mortale. I Giudei preferirono a Gesù Cristo un assassino che aveva commesso parecchi omicidi: e cosa fa il Cristiano peccatore? Non preferisce un uomo al suo Dio, anzi, diciamolo gemendo, un miserabile pensiero d’orgoglio, di odio, di vendetta o d’impurità; un atto di golosità, un bicchier di vino, un miserabile guadagno di appena cinque lire; uno sguardo osceno, od una azione infame: ecco che cosa preferisce al Dio tutto santità! Ah! disgraziati, che facciamo noi? Quale sarà il nostro orrore quando Gesù Cristo ci mostrerà ciò che gli abbiam preferito!… Ah! F. M., possiamo spinger tant’oltre il nostro furore contro un Dio che ci ha tanto amati?… Non meravigliamoci se i Santi che conoscevano la grandezza del peccato, anziché commetterlo, preferirono soffrire quanto può inventare il furore dei tiranni. Ne vediamo un mirabile esempio in santa Margherita. Il padre suo, sacerdote idolatra e di gran reputazione, sapendola cristiana e non potendo farle rinunciare la sua religione, la maltrattò nel modo più indegno, poi la scacciò di casa. Margherita non si scosse e nonostante la nobiltà sua, andò a condurre vita umile e oscura presso la sua nutrice, che sin dai suoi primi anni le aveva ispirato le virtù cristiane. Un prefetto del pretorio, di nome Olibrio, colpito dalla sua bellezza, se la fece condurre innanzi per farle rinnegare la fede e sposarla. Alle prime domande del prefetto, gli rispose che era cristiana, e che intendeva restare per sempre sposa di Gesù Cristo. Olibrio, irritato dalla risposta della santa, comandò ai carnefici di spogliarla delle vesti e stenderla sul cavalletto. Ivi la fece battere a colpi di verga con tanta crudeltà che il sangue scorreva da tutte le membra. In mezzo a questi tormenti, le si diceva di sacrificare agli dèi dell’impero, affine di non perder la bellezza e la vita con la sua ostinazione. Ma tra i supplizi ella gridava: “No, no, giammai lascerò il mio Dio per un bene perituro ed un piacere vergognoso! Gesù Cristo, mio sposo ha cura di me e non mi abbandonerà. „ Il giudice vedendone il coraggio, che chiamava ostinazione, la fece percuotere sì crudelmente che, barbaro com’era, fu obbligato a distogliere da essa gli sguardi. Temendo soccombesse, la fece condurre in prigione. Il demonio apparve alla vergine sotto forma di orribile dragone, pronto ad ingoiarla. Ma avendo ella fatto il segno della croce, il dragone morì ai suoi piedi. Dopo questo terribile combattimento, vide una croce splendente come un globo di luce, ed intorno ad essa una colomba d’una bianchezza meravigliosa si aggirava. Si sentì tutta confortata. Poco dopo, il giudice iniquo, vedendo che nulla poteva su di essa, malgrado le torture che atterrivano gli stessi carnefici, le fece alfine tagliar il capo. Ebbene, F. M., facciamo anche noi come S. Margherita, noi che preferiamo un vile interesse a Gesù Cristo? noi che anziché dispiacere al mondo preferiamo trasgredire i comandamenti di Dio e della Chiesa? noi che per piacere ad un amico empio, mangiamo carne nei giorni proibiti? che per render un servigio al vicino, non ci facciamo scrupolo di lavorare o di favorire le nostre bestie nel santo giorno di domenica? che infine, passiamo una parte di questo giorno ed anche il tempo delle funzioni sacre al giuoco ed all’osteria, anziché disgustare qualche miserabile amico? Ahimè! F. M., i Cristiani disposti a fare come S. Margherita, a tutto sacrificare, i loro beni e la vita, piuttosto che dispiacere a Gesù Cristo, sono così rari come gli eletti, cioè così rari come coloro che andranno in cielo. Mio Dio, quanto il mondo è cambiato!

3° Gesù Cristo fu esposto agli insulti dell’empietà, e trattato come un re da burla da una turba di falsi adoratori. Vedete quel Dio, che il cielo e la terra non possono contenere, e che volendolo, con un solo muover di ciglia potrebbe annientare il mondo: gli si getta sulle spalle un vil manto di porpora, gli si mette una canna in mano, ed una corona di spine sul capo; lo si abbandona ad una coorte di insolenti soldati. Ahimè! in quale stato è ridotto Colui che gli Angeli adorano tremando! Piegano il ginocchio davanti a lui per rendere la derisione più amara: prendono la canna che tiene in mano, e gli percuotono il capo sanguinolento. Oh! quale spettacolo! quale empietà!… Ma la carità di Gesù Cristo è così grande, che malgrado tanti oltraggi e senza alcun lamento, muore volontariamente per salvarci tutti. Eppure, F. M., questo spettacolo, che non possiamo considerare senza fremere, si riproduce ogni giorno nella condotta di gran numero di Cristiani. Consideriamo il contegno che questi sventurati tengono durante le sacre funzioni, alla presenza d’un Dio che si è annientato per noi, che sta sui nostri altari e nei nostri tabernacoli solo per colmarci d’ogni sorta di beni: quali adorazioni gli rendono! Ditemi, Gesù Cristo non è forse trattato più crudelmente dai Cristiani che dai Giudei, i quali non avevano come noi la fortuna di conoscerlo? Vedete quei sensuali: appena piegano un ginocchio negli istanti più solenni del mistero: fate osservazione a quei sorrisi, a quelle parole, a quegli sguardi gettati in ogni parte della chiesa, a quei segni che si fanno quei piccoli empi ed ignoranti: e questo è solo l’esterno: se potessimo penetrare sino al fondo del cuore, ahimè, quanti pensieri di odio, di vendetta, d’orgoglio! Oserei dire, quanti pensieri impuri divorano e corrompono quei cuori! Quei poveri Cristiani non hanno spesso né libri né rosario durante la santa Messa, e non sanno in che occuparsi durante le sacre funzioni. Quindi ascoltateli mormorare e lamentarsi di esser tenuti troppo a lungo alla santa presenza di Dio. O Signore! quale oltraggio e quale insulto vi si fa nel momento stesso in cui aprite con tanta bontà ed amore le viscere della vostra misericordia!… Non mi meraviglio, F. M., che i Giudei abbiano colmato Gesù Cristo di obbrobrio, l’abbian considerato come un delinquente, anzi abbian creduto di fare un’opera buona; perché “se l’avessero conosciuto, ci dice S. Paolo, non avrebbero mai fatto morire il Re della gloria. „ (I Cor. II, 8). – Ma i Cristiani i quali sanno benissimo che Gesù Cristo in persona è presente sugli altari; e quanto il loro poco rispetto l’offenda, e la loro empietà lo oltraggi! … O mio Dio! i Cristiani, se non avessero perduto la fede, potrebbero entrare nei nostri templi senza tremare e senza piangere amaramente i loro peccati? Quanti vi sputano in faccia colla loro troppa cura d’abbellire il lor volto; vi incoronano di spine col loro orgoglio; vi fanno sentire i crudi colpi della flagellazione colle loro azioni impure che ne profanano il corpo e l’anima; vi danno, ahimè, la morte coi loro sacrilegi; vi tengon confitto in croce, restando nel peccato!… O mio Dio! Quanti giudei trovate tra i Cristiani! . ..

4° Non possiamo pensare senza fremere a quanto avvenne ai piedi della croce: là il Padre eterno aspettava il suo Figlio adorabile per scaricare su di lui tutti i colpi della sua giustizia. Possiamo dire del pari che ai piedi degli altari Gesù Cristo riceve gli oltraggi più sanguinosi. Ahimè! quanto disprezzo per la sua santa presenza! quante confessioni mal fatte! quante messe ascoltate male! quante comunioni sacrileghe! Ah! F. M., non potrei dire con S. Bernardo: “Che pensate del vostro Dio, quale idea ne avete? Disgraziato: se aveste l’idea che dovete averne, verreste voi sino a’ suoi piedi ad insultarlo? „ È un insultar Gesù Cristo il venir nelle chiese davanti agli altari con lo spirito distratto e tutto occupato degli affari del mondo: è insultar la maestà di Dio lo stare alla sua presenza con meno modestia che in una casa dei grandi del mondo. Lo oltraggiano, quelle donne e quelle giovani mondane, che sembrano non venir ai piedi degli altari se non per sfoggiare la loro vanità, attirare gli sguardi, e rubare la gloria e l’adorazione dovute a Dio solo. Dio è paziente, F. M., m a verrà l’ora sua… Lasciate che venga l’eternità! … Se altre volte Dio si lamentava che il suo popolo gli era infedele e profanava il suo santo nome, quali rimproveri non dovrebbe farci ora, che non contenti di oltraggiare il suo santo nome con bestemmie da far fremere l’inferno, si profana il Corpo adorabile del suo Figlio, ed il Sangue suo prezioso! O mio Dio, a che siete ridotto! … Prima non avevate che un solo calvario: ora ne avete tanti, quanti sono i cattivi Cristiani!. .. Da tutto ciò, F. M., che cosa concluderemo, se non che siamo ben disgraziati a far tanto soffrire il nostro Salvatore che tanto ci ha amato? No, non facciamo più morire Gesù Cristo coi nostri peccati, lasciamolo vivere in noi, e viviamo noi stessi della sua grazia. Così avremo la sorte di tutti coloro che hanno evitato il peccato e fatto il bene, col solo fine di piacergli.

E quanto vi auguro…