DISCORSO SUL SEGRETO DELLA FRANCO-MASSONERIA (4)

DISCORSO SUL SEGRETO DELLA FRANCO MASSONERIA (4)

DI MONSIGNOR AMAND JOSEPH FAVA

VESCOVO DI GRENOBLE 

LIBRERIA OUDIN, EDITORE – 1882

PRIMA PARTE

IL SEGRETO DELLA FRANCO-MASSONNERIA CONSISTE NEL DISTRUGGERE IL CRISTIANESIMO E SOSTITUIRLO CON IL RAZIONALISMO.

D’ARANDA. – « Il Conte di Aranda – scriveva il Marchese de l’Angle, un viaggiatore avanzato nella filosofia massonica, come vedremo – è forse l’unico uomo di cui la monarchia spagnola possa essere orgogliosa al momento: è l’unico spagnolo dei nostri giorni di cui la posterità possa scrivere nei suoi annali. È stato lui a voler far incidere sui frontespizi di tutti i templi e riunire nel medesimo stemma i nomi di Lutero, Calvino, Maometto, William Penn e Gesù Cristo. Era lui che voleva vendere il guardaroba dei Santi, i mobili delle vergini, e convertire le croci, i candelabri, le patene, ecc. in ponti, locande e autostrade. » (Viaggi in Spagna, vol. 1, p. 127). « Dal 1764 – dice lo storico prussiano, il protestante Schoell – il duca di Choiseul aveva cacciato i gesuiti dalla Francia; perseguitava quest’Ordine anche in Spagna. Perseguitò l’Ordine fino in Spagna e si adoperò con ogni mezzo per renderlo oggetto di terrore per il re, riuscendo infine a farlo con un’atroce calunnia. Si dice che sia stata messa sotto i suoi occhi una presunta lettera di padre Ricci, generale dei Gesuiti, che il duca di Choiseul è accusato di aver fabbricato, nella quale il generale avrebbe annunciato al suo corrispondente di essere riuscito a raccogliere documenti che provavano in modo inoppugnabile che Carlo III era figlio di adulterio. Questa assurda invenzione fece una tale impressione al re che si lasciò convincere nell’ordinare l’espulsione dei Gesuiti. – Cfr. Les Sociétés secrètes, vol. n, p. 70). E chi fu a strappare questo ordine a Carlo III? Fu D’Aranda, che vide il Re da solo, a congedare Monino e Campomanès, suoi colleghi, dicendo: « che stava giocando con la sua testa ». « Improvvisamente le autorità spagnole in entrambi i mondi ricevettero ordini minuziosi nel gabinetto del Re. Questi ordini, firmati da Carlo III e controfirmati da D’Aranda, avevano tre sigilli. La seconda busta recitava: “Sotto pena di morte, non aprirete questo plico fino al 2 aprile 1767, al tramonto”. La lettera del re ordinava loro, pena la morte, di catturare immediatamente tutti i Gesuiti e di imbarcarli su navi da guerra. Lo storico anglicano Adam dà la stessa versione di Schoell, e aggiunge: « È possibile, senza offendere la correttezza, mettere in dubbio i crimini e le cattive intenzioni attribuite ai Gesuiti, ed è più naturale credere che un partito nemico non solo alla loro restaurazione come corpo, ma anche alla Religione cristiana in generale, abbia portato a questa rovina. » [Storia della Spagna, t. 4, p. 271]. Padre Deschamps aggiunge: « Così parla Leopold Ranke, nella sua Storia del Papato; così Christophe de Murr, nel suo diario: egli aggiunge che il Duca d’Alba ha fatto avere a Paveu, al momento della sua morte, questa presunta lettera; così parla Sismondi, nella sua Storia dei francesi; così infine dice l’inglese Coxe, nella sua Storia della Spagna sotto i Re della Casa dei Borbone, per citare solo gli storici protestanti. » – « Invano Clemente XIII prese la difesa dei Gesuiti spagnoli, come aveva preso quella dei Gesuiti portoghesi e francesi; invano prese a testimone Dio e gli uomini che il corpo, l’istituzione, lo spirito della Compagnia di Gesù erano innocenti; che questa Compagnia era pia, utile e santa nel suo oggetto, nelle sue leggi, nelle sue massime; Invano dichiarò che le azioni del re contro i Gesuiti mettevano ovviamente in pericolo la sua salvezza e che, anche se alcuni religiosi fossero stati colpevoli, non avrebbero dovuto essere colpiti con tanta severità senza averli prima accusati e convinti: tutto fu inutile. – « In seguito ai severi ordini di Carlo III a tutti i governatori dei suoi vasti regni, nel giorno e nell’ora indicati, i fulmini scoppiarono contemporaneamente in Spagna, nel nord e nel sud dell’Africa, in Asia, in America e in tutte le isole sotto il dominio spagnolo. Il segreto di questa espulsione fu così ben custodito che non solo nessun Gesuita, nessun ministro, nessun magistrato ne era a conoscenza nel giorno stesso in cui doveva avvenire. Tutte le navi da trasporto erano pronte nei vari porti indicati. Gli ordini erano uniformi: comando supremo da parte del re di gettare i prigionieri sulle coste dello Stato ecclesiastico, senza permettersi, con nessun pretesto, di depositare qualcuno di loro altrove, pena la morte. Questo fu il passo compiuto dal conte di Aranda: lo considerava il capolavoro di una politica saggia e vigorosa; gli piaceva ancora parlarne molto tempo dopo ». – [Les Sociétés secrètes; t. II, p. 71.].

POMBAL. – In Portogallo, Carvalho, detto Pombal, si era già fatto strumento delle logge massoniche per perseguitare anche i Gesuiti. Per scristianizzare il Portogallo, decise di protestantizzarlo e, collocando da un lato professori protestanti nelle università, fece tradurre e diffondere le opere di Voltaire, J.-J. Rousseau, Diderot ed altri filosofi massoni; dall’altro, consegnò il suo paese all’Inghilterra, dove era inviato come uomo d’affari, e si era affiliato, come Voltaire, ai liberi pensatori. Il panegirista di Pombal, M. de Saint-Priest, è costretto a dire la sua: Nemico del clero e dei monaci, che chiamava i parassiti più pericolosi che possano corrodere uno Stato, dice la Bibliografia Universale, si rivoltò contro i Gesuiti ancor più che contro l’aristocrazia, e le rimostranze, il patibolo eretto nella sua mente contro gli hidalghesi, la loro morte ignominiosa, erano stati per lui solo un mezzo. » Un mezzo! Sì, un mezzo per compiacere i filosofi massoni che lo chiamavano « loro adepto »: un mezzo che si adattava alla sua natura, perché, dicono gli storici, era avido, crudele e raffinato nella vendetta. Tale era il suo atteggiamento nei confronti dei Gesuiti. « Essi erano divisi in tre parti – racconta padre Deschamps. I novizi e gli scolastici dei primi voti furono sottoposti da Pombal, senza alcuna ombra di procedura, ad ogni genere di promesse, minacce e vessazioni adatte per poterli indurre a rinunciare alla loro vocazione. I professi furono gettati nelle terre del Papa in Italia con i primi che nella stragrande maggioranza rifiutarono di apostatare. Ammassati a centinaia su navi mercantili, esposti ad ogni tipo di intemperie, senza provviste, dove mancavano di proposito pane e acqua, furono gettati successivamente, spinti dai venti, nei porti della Spagna, dove furono abbondantemente soccorsi, e infine a Civitavecchia, dove furono accolti con ammirazione. Per tre volte questi trasporti furono rinnovati; l’ultimo consisteva in missionari portati da Cafreria, dal Brasile, dal Malabar, da tutti i luoghi dove si stava diffondendo la civiltà con la fede Cattolica. Solo più di duecento, la cui maggioranza erano francesi, italiani e tedeschi, furono trattenuti, per soddisfare la rabbia di Pombal, nelle prigioni del Tago, dove ottantuno persone morirono di miseria e sofferenza. « Più di cento languirono per diciotto anni in queste tombe fino alla morte del re, schiavo del suo libertinaggio e del suo ministro. Un tribunale, composto dal Consiglio di Stato e da uomini lodevoli per la loro luce ed integrità, fu incaricato dal nuovo re e dalla regina di rivedere la sentenza del presunto attentato al re, che era stato dichiarato ingiusto e infondato, e fu dichiarato quasi all’unanimità che le persone, sia vive che morte, che erano state portate in giudizio, o esiliate, o imprigionate in virtù della sentenza, erano tutte innocenti del crimine di cui erano state accusate. Le prigioni fatali furono aperte e ottocento persone, che si credevano morte da tempo, furono viste emergere dal sottosuolo e riapparire tra i vivi; erano il restante di novemila persone sottratte allo Stato dall’odio, dalla ferocia o dai sospetti del ministro, senza interrogatorio e senza processo. I Gesuiti sopravvissuti si presentarono con gli altri, seminudi, senza altri indumenti che la paglia che serviva loro come letto, con la carnagione livida, il corpo gonfio, la maggior parte di loro così debole da non poter né camminare né quasi sostenersi, molti privati dell’uso della vista per la profonda oscurità in cui erano stati immersi, alcuni con i piedi marci e rosicchiati da topi e insetti ». – Carvalho-Pombal fu condannato a restituire immense somme estorte con vari pretesti, e relegato, in considerazione della sua avanzata e delle firme del defunto re, da cui s’era fatto garantire, nella sua terra di Pombal, dove, nel 1829, i Gesuiti, richiamati da don Miguel, diedero l’ultimo saluto alla sua salma, fino ad allora priva di sepoltura. Nel frattempo arrivarono dall’India diciannove casse, indirizzate al Marchese di Pombal, piene di argento e pietre preziose sottratte alla tomba di San Francesco Saverio a Goa, che la Regina indignata fece immediatamente restituire. Confische, o meglio saccheggi di questo tipo, avevano avuto luogo in tutte le case e le chiese dei Gesuiti in Portogallo e nelle colonie. A Oporto, un parente del ministro, incaricato del sequestro, si distinse per la sua barbarie ed empietà. Egli lasciò tre Padri morire miseramente per mancanza di medicine e di soccorsi. Aggiungendo sacrilegio a disumanità, fece aprire il tabernacolo e svuotare sotto i suoi occhi la sacra pisside, che prese e mise in una bilancia da orefice per pesarla sull’altare stesso. « Chi crederebbe – dice l’orazione funebre di re Giuseppe, pronunciata a Lisbona nel 1777 – che un solo uomo, abusando della fiducia e dell’autorità del re, abbia potuto, nell’arco di vent’anni, incatenare tutte le lingue, chiudere tutte le bocche, stringere tutti i cuori, tenere celata la verità, portare la menzogna in trionfo, cancellare tutti i tratti della giustizia, far rispettare l’iniquità e dominare l’opinione pubblica da un capo all’altro dell’Europa? Solo la Massoneria può spiegarlo. Ricordiamo che nel 1858, passando per il Mozambico, abbiamo avuto l’onore di essere accolti dal governatore dell’isola con estrema benevolenza. Aveva come palazzo la casa e il collegio dei Padri Gesuiti espulsi da Pombal, e ho offerto più volte il santo Sacrificio della Messa nella loro cappella,  ancora piena di splendore e di ricchezza. Sull’isola c’erano diverse altre chiese, ma tutto stava andando in rovina, come sulle rive dello Zambesi, dove la Compagnia di Gesù aveva creato bellissimi stabilimenti. Pombal, con il suo odio, condannò queste belle regioni a rimanere selvagge e barbare. L’opera di civilizzazione cristiana, iniziata su questa costa dell’Africa orientale dai Gesuiti e da altri religiosi, fu interrotta, come abbiamo detto, ed è stata ripresa appena da qualche anno in modo serio. Ecco il misfatto di un uomo, ma quest’uomo poteva essere chiamato: Legione, perché era un seguace della massoneria, acerrimo nemico di Gesù Cristo, Egli che solo è la vita e la resurrezione dei popoli, oltre che degli individui.

CHOISEUL. – Dopo aver parlato dell’odio della massoneria contro il regno di Gesù Cristo, in Spagna e in Portogallo, non possiamo tacere ciò che ha fatto in Francia e a Napoli contro la Compagnia di Gesù, giustamente chiamata l’Avanguardia della Chiesa Cattolica. Nel suo Tableau de Paris, t. vi, 2a parte, p. 342, ecc., de Saint-Victor scrive quanto segue: « Il favore di Choiseul, già grande, si accrebbe, alla morte di M.me de Pompadour, di tutto ciò che possedeva, per non sfuggire nemmeno al sospetto, benché infondato, di aver contribuito ad accelerare la scomparsa di questa padrona il cui potere era così assoluto e che Luigi XV dimenticò così facilmente. Senza averne titolo ottenne tutti i poteri di Primo Ministro, gli onori che desiderava, le ricchezze che voleva accumulare, e divenne solo il più accanito contro i Gesuiti, che aveva ragioni particolari per odiare, ragioni che sono state ritenute molto diverse da quelle da lui pubblicamente addotte. « Legato ai capi del partito filosofico, di cui era discepolo, e spinto da essi e da una perversità pari alla loro, quest’uomo, divenuto padrone della Francia, aveva concepito il folle progetto – e le lettere di sua mano lo testimoniano – di distruggere l’autorità del Papa e della Religione cattolica in tutto il mondo. Ora, la completa distruzione di un ordine religioso così fortemente costituito e che, diffuso nei due emisferi, sosteneva e propagava da ogni parte la purezza della fede e la pienezza dell’Autorità Apostolica, diventava la prima condizione di un simile progetto: egli vi si accinse quindi con tutta l’attività della sua mente nutrita di intrighi e di frodi. » Per quanto riguarda i Parlamenti, troviamo il loro brevetto di affiliazione massonico-filosofica anche nella corrispondenza di Voltaire e d’Alembert, nei pellegrinaggi a Ferney dei consiglieri e dei relatori sui ricorsi, e nelle numerose lettere ai principali membri di queste corti, avremmo potuto dire, se fosse stato necessario aggiungere qualcosa alle prime note. « I  nemici più pericolosi dei Gesuiti – dice M. de Saint-Victor – quelli che potevano servire più efficacemente alla vendetta della favorita (riguardo all’assoluzione che le avevano negato se non avesse lasciato la corte) erano nel Parlamento. Abbiamo visto che questa era la patria del giansenismo e che anche la setta filosofica vi aveva i suoi sostenitori. I Gesuiti, infine, furono espulsi dai loro collegi, condannati dai Parlamenti a piccola maggioranza, senza indagini, senza difesa, senza ascoltare testimoni, senza essere interrogati essi stessi, come era stato fatto in Portogallo: Furono proscritti in massa e individualmente come Gesuiti; i loro beni, le fondazioni cattoliche dei loro collegi o le case fatte da loro stessi o liberamente da Cattolici, furono confiscati; questa è la giurisprudenza massonica che fu stabilita e che presto sarebbe stata applicata in larga misura a tutti i Sacerdoti e ai beni cattolici, a tutti i nobili e alla stessa famiglia reale. Quattromila religiosi, che il tiranno aveva voluto mettere tra la loro coscienza e la fame, sono stati strappati dalle loro famiglie e dalla loro patria e costretti ad andare a mendicare il pane in terra straniera. (Les Sociétés secrètes, t. II, p. 64).

TANNUCCI.- Tannucci, tanto nemico dei Gesuiti quanto della Santa Sede e della Religione, per ordine di Carlo III, che lo aveva lasciato ministro sovrano di suo figlio, re di Napoli, copiò in tutto e per tutto il ministro di Aranda. In Austria, Maria Teresa, vinta dopo una lunga resistenza dal figlio Giuseppe II, anch’egli iniziato alle logge massoniche, ai nostri misteri – scriveva Grimm a Voltaire – si arrese con le lacrime. D’ora in poi i maestri cristiani furono banditi dall’Europa: la filosofia poteva spacciare a suo agio informazioni che avrebbero preparato la Rivoluzione. A proposito della Rivoluzione, citiamo ancora una volta la testimonianza di un massone, che qui può essere preso in parola. « È importante – dice M. Louis Blanc – introdurre il lettore nella  caverna che allora veniva scavata sotto i troni, oltre che sotto gli altari, da rivoluzionari molto più profondi e attivi degli Enciclopedisti; un’associazione composta da uomini di tutti i paesi, di tutte le religioni, di tutti i ranghi, legati tra loro da convenzioni simboliche, impegnati con giuramento a mantenere inviolabile il segreto della loro esistenza interiore, sottoposti a prove lugubri, impegnati in cerimonie fantastiche, ma che praticano la carità e si considerano uguali, pur essendo divisi in tre classi, apprendisti, compagni e maestri: Questo è il senso della Massoneria. Ora, alla vigilia della Rivoluzione francese, si scopre che la Massoneria ha assunto uno sviluppo immenso; diffusa in tutta Europa, assiste il genio meditativo della Germania, agita la Francia e presenta ovunque l’immagine di una società fondata su principi contrari a quelli della società civile. »  Osserviamo bene ciò che dice M. Louis Blanc, se vogliamo capire fino a che punto il regno di Gesù Cristo sulla terra era minacciato nel momento in cui stava per scoppiare la Rivoluzione. Non era solo la Francia ad essere agitata, ma l’intera Europa. Che dire, il mondo era in potere della Massoneria. Tutti i delegati delle logge erano giunti, nel 1781, a Wilhemsbad, da tutte le regioni dell’universo:  l’Europa, l’Africa, l’America, l’Asia, le coste più lontane dove erano approdati i navigatori, zelanti apostoli della Massoneria, tutti questi Paesi avevano voluto essere rappresentati in questo convento senza eguali nella storia della setta, e tutti questi deputati, ormai penetrati dall’illuminismo di Weishaupt, la cui dottrina non è altro che il panteismo di Spinosa, cioè l’ateismo, erano tornati da coloro che li avevano mandati e avevano versato il veleno dell’incredulità religiosa con l’ardore che gli oratori del convento avevano suscitato in loro. L’Europa ed il mondo massonico erano così armati contro il Cattolicesimo. E così, quando fu dato il segnale di battaglia, lo shock fu terribile, soprattutto in Francia, Italia e Spagna, tra quelle Nazioni cattoliche che si voleva fossero separate dal Papa e gettate nello scisma, fino a quando la scristianizzazione non fosse stata completata. Questo è ciò che è provato dalla prigionia di Pio VI e Pio VII, dai Cardinali dispersi, i Vescovi strappati dalle loro sedi, i pastori separati dai loro greggi, le Congregazioni religiose distrutte, i beni della Chiesa confiscati, le Chiese rovesciate, i conventi trasformati in caserme, i vasi sacri rubati e fusi per avido sacrilegio, le campane trasformate in denaro o cannoni, i patiboli allestite da tutte le parti, e le vittime a migliaia, un’ecatombe, suscitata soprattutto tra il clero; in una parola, tutti gli orrori della cosiddetta Rivoluzione, e soprattutto il crimine che era il fine che si proponeva e il grande motivo delle sue azioni: il Cristo buttato giù dai suoi altari per essere sostituito dalla Ragione. Quel giorno, i discepoli di Socino – udite udite – i massoni, credettero che il loro maestro stesse trionfando; e, in effetti, ebbe il trionfo che Dio lascia all’errore, e che consiste nelle rovine morali e materiali accumulate dall’abuso della libertà umana, dalla libertà divenuta follemente indipendente e mutata in furia satanica; uno spettacolo strano e misterioso, in cui vediamo tutti i legami che uniscono gli uomini spezzati, e gli uomini che si sgozzano a vicenda, in attesa che l’Essere Supremo, il loro Creatore e Padre, che torna ai suoi prodighi con il suo perdono ed il suo amore infinito, con la pace delle anime, l’onore delle famiglie, la felicità e la prosperità delle nazioni, venga richiamato in mezzo a loro, stanchi di carneficine, disordine, dissolutezza ed empietà. Chi ha fatto la Rivoluzione, ancora una volta? Non saremo noi a rispondere; la risposta sarà data, questa volta, da un illustre muratore la cui voce si unirà a quella di M. Louis Blanc: Lamartine. Il 10 marzo 1848, il Consiglio Supremo del Rituale Scozzese si recò a congratularsi con il Governo Provvisorio, e Lamartine rispose: « Sono convinto che è dal profondo delle vostre logge che si sono sprigionati prima nell’ombra, poi nella penombra, e infine in piena luce, i sentimenti che hanno infine dato vita alla sublime esplosione di cui siamo stati testimoni nel 1789, e di cui il popolo di Parigi ha appena dato al mondo la seconda e, spero, ultima rappresentazione, pochi giorni fa. Lamartine non era né filosofo né profeta: era un poeta. Se fosse stato un filosofo, nel vero senso della parola, avrebbe saputo che gli stessi principii producono le stesse conseguenze. Avrebbe previsto le rivoluzioni che insanguinarono e bruciarono Parigi; senza nemmeno essere un profeta, avrebbe annunciato che la parola è un seme che fatalmente produce frutti secondo il suo genere, e che i partageux del 1848 sarebbero diventati i comunardi del futuro, soprattutto se ai seminatori, formati dalle logge, fosse stato permesso di continuare la loro opera contro la Religione, i governi e la proprietà. Questo sguardo in avanti ci mostra che la Massoneria non è rimasta sotto le rovine che si è prodotta da sola; che non ha capito nulla di fronte alle disgrazie con cui ha coperto sia la Francia sia l’Europa, dove si è stabilita con le armate trionfanti di Napoleone, sia il mondo intero, che ha sollevato, con la lotta contro Dio e l’autorità. In effetti, i nostri moderni sociniani non hanno disarmato. Dopo aver cacciato Napoleone I che, non volendo sottomettersi fu costretto a dimettersi, ricominciarono la loro guerra anticristiana nelle profondità delle loro logge. Poi hanno agito sull’opinione pubblica, il cui potere tirannico è ben noto, e hanno portato la Religione ad un tale discredito che era raro, intorno al 1830, vedere uomini in Chiesa. Hanno fatto leva, come sempre, sull’educazione, per propagare il liberalismo massonico nelle menti della gente, sotto il nome di: Libertà di coscienza. La parentela tra il liberalismo e la Massoneria, che è figlia del libero esame protestante, non è stata sufficientemente notata. I massoni ed i liberali sono tali solo perché hanno abbandonato il Magistero infallibile della Chiesa Cattolica e hanno preso come guida la propria ragione. Poi la setta non temeva di riversare le false dottrine dell’eclettismo, che dava così grande onore al maomettismo, e del panteismo di Spinosa o di Averroè. Era decisa a propagare i vari sistemi, uno più falso dell’altro, sulla proprietà, riassunti da Proudhon in queste parole: La proprietà è un furto; infine, preparava nuovi attacchi contro il Cattolicesimo.

CONGRESSO DI VERONA. – « Nel 1822 – dice p. G. Deschamps – le società segrete erano appena esplose in Spagna, a Napoli ed in Piemonte, con tanti movimenti rivoluzionari; i sovrani, per garantire sia le loro corone che la vera libertà tra i loro popoli, si erano riuniti a congresso nella città di Verona, Fu allora che il conte di Haugwitz, ministro del re di Prussia, che egli accompagnava, fece una relazione all’augusta assemblea in cui diceva: « Giunto alla fine della mia carriera, credo sia mio dovere dare uno sguardo alle società segrete il cui veleno minaccia l’umanità oggi più che mai. La loro storia è così strettamente legata a quella della mia vita che non posso fare a meno di pubblicarla ancora una volta e di fornirne alcuni dettagli. « Le mie disposizioni naturali e la mia educazione avevano suscitato in me un tale desiderio di scienza che non potevo accontentarmi della conoscenza ordinaria: io volevo penetrare nell’essenza stessa delle cose; ma l’ombra segue la luce; così si sviluppa una curiosità insaziabile a causa dei nobili sforzi che si fanno per penetrare ulteriormente nel santuario della scienza. Questi due sentimenti mi hanno spinto a entrare nella società dei massoni. « Sappiamo quanto poco il primo passo che si fa nell’ordine sia in grado di soddisfare lo spirito. È proprio questo il pericolo da temere per l’immaginazione così infiammabile dei giovani. Non avevo ancora raggiunto la maggiore età che già non solo ero alla testa della Massoneria, ma occupavo anche un posto di rilievo nel capitolo degli alti ranghi. Prima che potessi conoscere me stesso, prima che potessi capire la situazione in cui mi ero incautamente impegnato, mi trovai a dirigere la direzione superiore delle riunioni massoniche di una parte della Prussia, della Polonia e della Russia. La Massoneria era allora divisa in due partiti nei suoi lavori segreti. Il primo poneva tra i suoi emblemi la spiegazione della pietra filosofale; il deismo e persino l’ateismo erano la religione dei suoi settari; la sede centrale del suo lavoro era a Berlino, sotto la direzione del dottor Zinndorf. « Lo stesso non valeva per l’altro partito, di cui il principe F. di Brunswick era il leader apparente. In aperta lotta tra loro, i due partiti si unirono per ottenere il dominio del mondo; conquistare i troni, usare i re come l’ordine, questo era il loro obiettivo. Sarebbe superfluo raccontarvi come, nella mia ardente curiosità, sono riuscito a diventare padrone del segreto di entrambe le parti; la verità è che il segreto di entrambe le sette non è più un mistero per me. Questo segreto mi ha disgustato. « Nel 1777 assunsi la direzione di una parte delle logge prussiane, tre o quattro anni prima del convento di Wilhemsbad e dell’invasione delle logge da parte dell’illuminismo; la mia azione si estese anche ai fratelli dispersi in Polonia e in Russia. Se non l’avessi vissuto in prima persona, non saprei dare una spiegazione plausibile alla noncuranza con cui i governi hanno potuto chiudere un occhio su un tale disordine, un vero e proprio status in statu (stato nello stato); non solo i capi erano in costante corrispondenza e si avvalevano di cifre particolari, ma anche della Massoneria, se si inviavano emissari l’un l’altro. Esercitare un’influenza dominante su troni e sovrani era il nostro obiettivo… « Acquisii allora la ferma convinzione che il dramma iniziato nel 1788 e 1789, LA RIVOLUZIONE FRANCESE, IL REGICIDIO CON TUTTI I SUOI ORRORI, non solo non si era risolto allora, ma era anche il risultato di associazioni e giuramenti…, ecc. « Di tutti i contemporanei di quel tempo, me ne è rimasto solo uno… La mia prima cura fu quella di comunicare tutte le mie scoperte a Guglielmo III. Ci convincemmo che tutte le associazioni massoniche, dalle più modeste alle più alte, non possono che proporsi di sovvertire i sentimenti religiosi, di eseguire i piani più criminali e di usare i primi come copertura per i secondi. « Questa convinzione, che Sua Altezza il Principe Guglielmo condivideva con me, mi fece prendere la ferma risoluzione di rinunciare assolutamente alla Massoneria… ». – Il Congresso di Verona, senza dubbio illuminato da questa nobile confessione di M. de Haugwitz, prese provvedimenti di conseguenza, soprattutto nei confronti della Russia e dell’Austria, « Alessandro, la cui buona fede gli Illuminati erano stati a volte in grado di sorprendere, fu completamente illuminato sulle loro reali attività. Invece di proteggere la Massoneria, come nel 1807, la proibì in modo assoluto nel 1822; invece di espellere i Gesuiti, come nel 1816, si avvicinò ogni giorno di più al Cattolicesimo, e nel 1824 inviò il suo aiutante di campo, il generale Michaud, al Santo Padre per preparare il ritorno della Russia alla grande e vera unità cristiana. La sua misteriosa morte (1825) a Taganrog è da attribuire alle società segrete, che avevano sempre mantenuto affiliati nel suo entourage? C’è un mistero che forse non sarà mai chiarito; ma bisogna osservare che subito dopo la sua morte scoppiò un’insurrezione contro Nicola, il suo successore designato, al grido di “costituzione”, che allora era la parola d’ordine delle società segrete di tutti i Paesi. È stato accertato che essa era stata preparata a lungo, già nel 1819, da una società modellata su quella dei Carbonari e chiamata Slavi Uniti.  Uno scrittore ben informato su questi eventi afferma che questa società aveva avuto, come tutte le sette particolari, la sua base operativa nelle logge massoniche, che si erano dissolte solo in apparenza ». (Les Sociétés secrètes, t. II, p. 242). – I Carbonari, di cui abbiamo appena parlato, formarono, in qualità di Carbonari, l’Alta-vendita, espressione usata, come quella dei massoni, per nascondere la natura e lo scopo della società, che non era altro che la continuazione dell’ordine massonico, così come esisteva prima della grande Rivoluzione. All’inizio era composta da alcuni grandi signori corrotti e da giudei. « Sicuramente – dice padre Deschamps – tutti i massoni erano ben lungi dall’essere carbonari, ma lavoravano tutti per lo stesso obiettivo; infatti. 1° le logge, con una prima iniziazione, preparavano il personale da cui venivano reclutati: così, secondo la costituzione della Carboneria italiana, i massoni, quando chiedevano di essere iniziati, venivano esentati dal primo grado, che è quello di apprendista, per arrivare a quelli di compagni e di maestri, che esistono in tutti i riti; 2° facilitavano i passi dei loro membri; e infine, grazie alla direzione impartita alla grande mandria di sciocchi iscritti alle logge, formarono quel peso irresistibile dell’opinione pubblica da cui sono scaturite le elezioni che hanno costretto la Monarchia ad una sola carta, a un’impasse da cui solo un colpo di Stato offriva una via d’uscita. » – « Le logge erano state – dice “il Secolo” – la culla e il vivaio della famosa società dei Carbonari, che mise in pericolo la Restaurazione e contribuì in così larga misura alla rinascita del partito repubblicano. – Jean Witt, svedese, ha scritto: « I Carbonari hanno la loro vera origine nella Massoneria. Non appena Napoleone salì al trono, distrusse (?), favorendola, un’associazione che era pericolosa per lui. In questo modo perse la sua indipendenza e divenne un’istituzione di polizia che serviva solo a sorprendere i sentimenti dei seguaci che la componevano. Poi si riunirono i massoni che ancora si attenevano alla tarda Repubblica; essi formarono (all’interno della Massoneria) un’altra affiliazione. Era la sede dei Carbonari (o Buoni Cugini) e dei Massoni Filadelfi a Besançon. Il colonnello Oudet era il loro capo; la maggior parte dei membri erano militari; questi propagarono l’ordine in Piemonte e negli Stati settentrionali d’Italia. – Solo molto più tardi si affermò nel sud della penisola, dove, favorita dall’ex governo (Murat), si diffuse rapidamente. Nel 1809 fu istituita la prima Vendita a Capua, che era allo stesso tempo la principale. » Va notato che questo Jean Witt era un ispettore generale e un alto muratore elevato di tutti i riti. L’Alta Vendita era in piena attività sotto la Restaurazione, già nel 1819, due anni prima dell’assassinio del Duca di Berry, e sebbene « il suo obiettivo principale fosse la distruzione del potere spirituale della Chiesa, vediamo dalla corrispondenza dei suoi membri che si ramificava a Parigi, Vienna, Londra, Svizzera, Berlino, dove aveva affidatari di altissimo livello. Questa spingeva attivamente al rovesciamento del re Carlo X e della dinastia (Les Sociétés secrètes, t. II, p. 244.). Perciò non sorprende che, una volta terminata la rivoluzione di luglio, Dupin il vecchio, alto muratore della loggia Trinosophes, discepolo di Ragon, abbia potuto dire: « Non pensate che in tre giorni abbiano fatto tutto. Se la rivoluzione è stata così rapida e improvvisa, è perché non ha colto nessuno di sorpresa… Ma la facemmo in pochi giorni, perché avevamo una chiave da inserire nella toppa e potevamo immediatamente sostituire un nuovo e completo ordine di cose a quello appena distrutto ». (Ibid.) – « Durante i diciotto anni del governo di luglio – scrive padre Deschamps – le società segrete hanno continuato la loro opera di distruzione del Papato e di preparazione della Repubblica universale. – « Due correnti di delinearono presto tra gli uomini che perseguivano l’asservimento della Chiesa e volevano moderare il progresso della Rivoluzione a proprio vantaggio, per fissarla in governi costituzionali: era la politica dell’Alta Vendita, i rivoluzionari aristocratici che avevano guidato il movimento del 1815 e le insurrezioni del 1821. Dall’altra c’erano gli uomini nuovi che, oltre alla distruzione della Chiesa, volevano idealizzare la legalità di fatto e preparare la strada al socialismo attraverso la Repubblica universale. » Il lettore leggerà con piacere, e anche con profitto, una pagina della storia universale della Chiesa cattolica, dell’abate Rohrbacher, così nota e così apprezzata, riguardante la questione dei Carbonari. Inoltre, questa lettura sarà come una conferma di diverse intuizioni già poste da noi davanti agli occhi dei nostri lettori. « Le società segrete – scrive l’illustre storico – che si formano solo per distruggere la società pubblica, principalmente quella universale, ovvero la Chiesa Cattolica, uniscono sempre due o tre caratteri di satana: la menzogna, l’omicidio, la lussuria-impurità. Oggi ne esistono due principali: la setta dei Massoni e la setta dei Carbonari. La prima, nata in Inghilterra sotto il protestante e regicida Cromwell, ne ha importato lo spirito in Francia e nel resto d’Europa. Diversi principi, per antipatia verso la società universale del Cattolicesimo, favorirono un nemico della società pubblica e dei troni. La seconda setta, i Carbonari, che ha lo stesso scopo, si è formata tra gli italiani con il pretesto di procurare la libertà dell’Italia.

L’attuale leader è un carbonaro genovese, l’avvocato Giuseppe Mazzini, che ha dato una nuova forma al movimento sotto il nome di Giovane Italia, che doveva essere solo una branca della Giovane Europa. La Giovane Italia si differenzia dal carbonarismo per i suoi principi religiosi. I Carbonari professano l’indifferenza alla religione, o meglio il materialismo voltairiano. L’avvocato Mazzini, invece, sfoggiava una certa religione politica, un panteismo protestante, che si manifesta nella sua opera: I doveri dell’uomo. « Dio – egli dice – esiste perché noi esistiamo. Egli è nella nostra coscienza, nella coscienza dell’umanità, nell’universo che ci circonda… Lo adorate, anche senza nominarlo, ogni volta che sentite la vostra vita e quella di coloro che vi circondano… L’umanità è il verbo vivente di Dio… Dio si incarna successivamente nell’umanità. » Questa eresia o empietà è già vecchia. È il vecchio gnosticismo, la vecchia idolatria dei pagani, che confonde Dio con la creatura e la creatura con Dio. È il panteismo idolatrico dell’India, il panteismo prussiano o protestante importato oggi in Francia da Victor Cousin. È la centomillesima ripetizione di quella prima menzogna del primo sofista: No, no, non morirete di morte mangiando il frutto che Dio vi ha proibito; al contrario, sarete come dei, conoscendo il bene e il male. – « Quando Mazzini e i suoi simili sopprimono la divinità di Gesù Cristo e lo chiamano solo un grande uomo, un filosofo, non sono che un’eco di Maometto e dell’Anticristo… « In ciò che Mazzini e i nuovi settari concordano non meno con il falso profeta della Mecca, è nel secondo carattere di satana: l’essere omicida… Nel 1835, uno studente di nome Lessing fu assassinato a Monaco. In seguito, quattro rifugiati italiani, che volevano combattere contro i principi italiani, non accettarono la dottrina sanguinaria della setta mazziniana e la spiegarono apertamente. Il tribunale segreto riunitosi a Marsiglia sotto la presidenza di Mazzini, condannò due dei quattro alla forca e alle galere e gli altri due alla morte. Copia di questa sentenza è stata sequestrata ed esiste. Essendo i condannati domiciliati a Rhodez, il documento recava come capitolo aggiuntivo: Il presidente di Rhodez sceglierà quattro esecutori della presente sentenza, che ne resteranno incaricati entro il termine rigoroso di venti giorni: chi la rifiutasse incorrerebbe nella morte ipso facto. Qualche giorno dopo, uno dei condannati, il signor Emiliani, passando per le strade di Rhodez, è stato aggredito da sei suoi connazionali, che lo hanno accoltellato e sono fuggiti. Gli assassini sono stati arrestati e condannati dalla giuria francese a cinque anni di reclusione. M. Emiliani, ancora malato, stava uscendo dalla Corte d’Assise con la moglie, quando lui e la moglie furono pugnalati a morte da un uomo di nome Saviali, che fu arrestato solo con difficoltà. L’assassino, processato e condannato, ha subito la punizione per il suo crimine. Quanto a Mazzini – aggiunge l’autore che citiamo – egli tornò in Svizzera, come una tigre che torna alla sua caverna, dopo una scena di carneficina, e riprese freddamente la sua opera di distruzione sociale. » (Guerra e rivoluzione in Italia nel 1848 e 1849, del conte Edouard Lubienski, pp. 40-44). – Diciamo che l’avvocato Mazzini non nascose di dichiarare che la società da lui istituita avesse come scopo « l’indispensabile distruzione di tutti i governi della penisola, per formare un unico Stato d’Italia ». – Art. 2: « A causa dei mali derivanti dal governo assoluto e dei mali ancora maggiori delle monarchie costituzionali, dobbiamo unire tutti i nostri sforzi per costituire una repubblica unica ed indivisibile. Rohrbâcher aggiunge: « Quale sarà allora la forma della repubblica mazziniana? » Un altro leader socialista, Ricciardi, ce lo indica: « Per guidare il popolo – egli dice – non si abbisogna di un’assemblea popolare, fluttuante, incerta, lenta a deliberare; ma è necessario un pugno di ferro, che solo può governare un popolo finora abituato alle divergenze di opinione, alle discordie, e, per di più, un popolo corrotto, snervato, svilito dalla schiavitù ». Se Papa Gregorio XVI non è stato accoltellato insieme ad altri Sacerdoti, il motivo ce lo fornisce lo stesso Ricciarci. « Credo – ancora dice – credo che la nostra santa causa sarebbe macchiata dall’assassinio di un vecchio; oltre al fatto che non basterebbe sopprimere il Papa, sarebbe necessario assassinare fino l’ultimo Cardinale, l’ultimo Sacerdote, l’ultimo religioso di tutto l’universo cattolico ». Più avanti, lo stesso socialista aggiunge: « La pianta fatale nata in Giudea ha raggiunto questo alto punto di crescita e vigore solo perché è stata innaffiata da rivoli di sangue. Se volete che un errore metta radici tra gli uomini, metteteci ferro e fuoco! Volete che cada?… fatelo diventare oggetto dei vostri scherni. » È chiaro che, siano carbonari o muratori, essi hanno tutti nel cuore l’odio per Gesù Cristo: è questo il segreto di tutti loro. – Nella sua opera: l’Eglise romaine en face de la Révolution, Crétineau-Joly, a proposito dell’Alta Vendita, ci parla di un comitato di circa quaranta membri, presieduto da un giovane mirabilmente adatto al ruolo di cospiratore, e che era riuscito ad impadronirsi della direzione generale dell’Alta Vendita, oltre a Mazzini. Questo giovane aveva assunto, secondo l’usanza degli illuminati, un nome massonico, che era Nubius. Anche il suo obiettivo era la distruzione del Cristianesimo. Egli diceva che il miglior pugnale per colpire al cuore la Chiesa Cattolica è la corruzione. Depravare il Sacerdote, la donna ed il bambino, questa era la tattica di Nubius, e vediamo che alcuni di noi la ricordano. Tuttavia, Mazzini, lontano da Roma, dove si trovava la sede del suddetto comitato, vedeva arrivare gli ordini, senza che potesse conoscerne la fonte. Decise di penetrare il mistero e finalmente scoprì l’esistenza del comitato; ma quando Paolo, un amico di Nubius, informò quest’ultimo del desiderio di Mazzini di essere ammesso a questo consiglio, il presidente rispose che Mazzini non era necessario con i suoi veleni ed i suoi pugnali, e gli inviò un rifiuto formale. « Nel frattempo – dice Crétineau-Joly – Nubius fu colpito da una di quelle febbri lente che consumano con una prostrazione graduale. Di solito l’arte non può né curarli né spiegarli. Questa malattia giunta così a proposito, aveva la sua ragione d’essere. I complici di Nubius non ne cercarono la causa. Sapevano da tempo che, nelle società segrete, la sordità comanda il mutismo, e che esso deriva ancora dalle lettere di Capræa, come al tempo di Tiberio e di Sejano. Nubius colpito dall’impotenza e i suoi amici dal terrore, compresero che le società segrete non dovevano più cercare un’azione indipendente. Per questo motivo l’intero comitato scomparve e Mazzini poté assumere da solo la guida delle logge. »

DISCORSO SOPRA IL SEGRETO DELLA MASSONERIA (5)